Capitolo 30: Attacco
Apro la porta ed esco al sole. Verso l'una il sole dovrebbe essere più forte. Alzo la testa e chiudo gli occhi, cercando di rilassarmi. Praticamente tutti sono andati ad una specie di assemblea, dove però io non sono stata invitata. Questo mi fa pensare che parleranno di me, in un senso molto più diretto del mio destino, che - chissà perché - penso che non sarà molto positivo.
È da ieri sera che cerco il coraggio di andare su internet per cercare quella maledetta casa, per avere una mappa su come arrivarci, ma tutto mi sembra immensamente stupido. Cosa farò una volta che avrò scoperto dove si trova? Di certo quella non è una casa normale. Sicuramente ci saranno demoni che cercheranno di uccidermi. No, da sola non ce la farò mai. Dovremo essere in tanti ad entrare in quella casa. Ma come faccio a programmare tutto, se non ho nemmeno voglia di alzarmi dal letto?
Sento la pelle iniziare a bruciarmi, i polmoni rinchiudersi in sé stessi, come collassati; strizzo gli occhi sentendo il bruciore e i brividi. Eccola là, la conferma del fatto che sono ancora un demone. Il sole continua a farmi male a volte, continua a bruciarmi sia dentro che fuori. E forse è meglio così. Perché sono metà demone e metà Cacciatrice, perché io sono una Whitesun, ma il sole mi brucia. Non credo esista una cosa più sbagliata di me.
Qualcuno mi prende il braccio e mi trascina in casa. – Cosa diavolo stai facendo? – tuona Jeremy. Apro gli occhi che continuano a lacrimare. Incontro immediatamente i suoi, preoccupati e celesti come non mai. Continua a tenermi le mani sulle spalle, le dita strette sulla mia pelle. – Cosa c'è? Adesso cerchi di suicidarti?
Rimango in silenzio, guardando i suoi occhi, e il mondo mi cade addosso. Mi aggrappo a lui e scoppio a piangere. All'inizio sembra più scioccato che mai, e purtroppo non posso dargli torto, poi però mi stringe a lui con tanta forza e mi bacia la fronte. Sento il mio cuore farsi un po' più leggero e allo stesso tempo più pesante. – Non voglio morire in questo modo. Non voglio morire, aspettando che il mio corpo si spenga del tutto. Voglio morire per qualcosa di sensato, voglio morire sapendo che la mia morte non sia stata sprecata.
– Questo non è uno motivo sensato, Cassie – mormora lui, stringendomi ancora di più. – Bruciare di propria volontà non è per niente una morte motivata. È una morte sprecata.
Mi sento stupida, imbarazzata fino all'orlo dei miei capelli. Ha ragione, lo so... ma in questo preciso momento mi rendo conto che lo sto abbracciando e così mi allontano. Sento una stretta allo stomaco, come se avessi fatto qualcosa che non dovevo fare. – Lo so, hai ragione. Scusami, è stata una brutta decisione.
– Ed io so che tu lo sai – dice lui sorridendomi. – Vieni. Voglio farti vedere una cosa. – Mi prende per mano e il mio primo istinto è quello di stringergliela, il secondo è di spingerlo via. Decido di non fare nessuna delle due cose e mi faccio trascinare. Mi rendo conto solo adesso della presenza di un ascensore. Quando entriamo, mi spiega: – Non lo usiamo quasi mai. Porta a tutti i piani, quelli superiori dove ci sono le camere dei Cacciatori e degli Stregoni. – Si ferma per guardarmi e sorride ancora di più. – E quelli inferiori, dove ci sono dei demoni.
Tutto il mio corpo s'irrigidisce. – Demoni? Perché mai dovremmo avere dei demoni in casa?
Rimane in silenzio e l'ascensore si ferma. Usciamo da esso e ricomincio a respirare: questo dannato ascensore è così piccolo da farmi sentire ancora di più la presenza di Jeremy. Ultimamente... qualcosa è cambiato, dentro di me. Lo sento di più, vorrei poter mentire e dire che non mi fido, ma la verità è che sto iniziando a vedere quello che c'è di buono in lui.
Rabbrividisco e Jeremy se ne accorge, mi guarda, anzi mi analizza, ma poi inizia a fare le sue lunghe falcate, senza nemmeno girarsi: sa che lo sto seguendo. Quando apre una porta, sento il mio respiro cessare e lo sguardo di Jeremy fisso su di me. – Che te ne pare?
Entro dentro la stanza insieme a Jeremy e tutte le fate si girano e si fermano. Ci guardano, come se non potessero credere che degli uomini possano vederle, poi una fata con i capelli biondi, quasi bianchi, ci viene incontro con le sue ali. – Ma che bella sorpresa! – esclama lei. – Cosa ti porta qua, Jeremy?
– Dovrei reputarla come una seccatura, Angelina? – chiede Jeremy sorridendole. Sento la rabbia salire per qualche strano motivo, che non riesco a capire. Mi viene da tappargli la bocca, da nascondere quel sorriso cosicché solo io possa vederlo, ma non posso e non capisco nemmeno perché voglia fare una cosa del genere!
– Assolutamente! – esclama la fata Angelina. I suoi occhi sono color ghiaccio, con le pupille bianche, esattamente come tutte le altre fate. – Sai benissimo che la tua presenza, e quella degli altri Cacciatori, non è affatto una seccatura per noi. Siamo state create per tenervi d'occhio o sbaglio?
– Non ti sbagli, Angelina – risponde lui avvicinandosi. – Questa è...
– La Whitesun – lo ferma la fata. – Lo so. È un piacere conoscerti, Whitesun. Io sono Angelina e queste – si ferma, indicando tutte le fate dietro di lei, – sono le mie amiche e i miei amici. Il tuo ragazzo è stato così gentile con noi e ha fatto costruire queste stanze per noi, cosicché fossimo protette da loro e dalla luce che, come sicuramente saprai, ci ferisce.
Ovvio che lo sapevo. Avevo studiato le fate, ma non le avevo mai viste, nemmeno da Cole Ruterful e da lui avevo visto tutti i demoni possibili ed immaginabili. Non capisco il perché Jeremy mi abbia portata qua, anche se forse ho una piccola idea in mente. Mi perdo, cercando di contarle; pensavo che fossero praticamente estinte, ma a quanto pare mi sbagliavo. Sono veramente tante e, per quanti piani inferiori ho visto dentro l'ascensore, sono sicura che molte non siano nemmeno presenti in questo salone. La casa da fuori sembra piccolissima, ma è un incantesimo: è la casa più grande che abbia mai visto, forse pure più grande dell'Istituto.
– Ci sono novità su Cole Ruterful? – chiede la fata.
– Sì. Si è alleato con gli altri demoni – risponde Jeremy, chiaramente in imbarazzo, il che mi fa capire che non si aspettava questa domanda. – A quanto pare, Cole Ruterful non vuole più proteggere Cassie, la Whitesun, quindi si è alleato con loro. Perciò adesso sono ancora di più e noi siamo in minoranza.
– Capisco – borbotta la fata. – Bene, non ci aspetta che credere negli Anziani. Mi chiedo come si faccia ad ucciderne uno. Come ben sapete, il Primo Anziano sta dalla parte sbagliata. Come facciamo ad ucciderlo?
Guardo Jeremy, più interessata di quanto dovrei essere. Lui mi guarda con la coda dell'occhio e poi borbotta: – Bisogna ucciderlo con la spada degli Anziani. L'unica spada che hanno in quel palazzo, l'unica spada che usano.
– Quella che usano per prendere anche i poteri! – esclamo io. – Quella che usano per uccidere i colpevoli, non è così?
– Si – replica Jeremy, sembra dirlo a forza. Per qualche strano motivo, non voleva dirmelo. Lancia un'occhiata strana alla fata, e poi chiede: – Quindi... Angelina, come vanno le cose? State bene?
– Certo che stiamo bene – risponde Angelina. – Questa sera ci lascerete andare via per un po'? Moriamo dalla voglia di volare, le nostre ali si stanno sciupando, devono essere usate almeno stasera. È un problema per voi?
– Assolutamente no. Potete andare, però dovete stare attenti. – Guarda tutte le fate, attentamente, ed esse non gli staccano gli occhi di dosso. – Sapete che mio fratello ha questa fissazione di rapire la gente, soprattutto i demoni che possono aiutarlo a vincere questa battaglia. So che siete leali solo e soltanto a noi, ma mio fratello è un manipolatore.
– Certo che siamo dalla vostra parte. Preferirei morire, che stare dalla parte di quel demone. Senza offesa, Whitesun. Posso capire la tua debolezza per quel ragazzo e per i suoi poteri.
Sono irritata, ma non posso farglielo capire. Dopotutto, non mi ha detto niente di offensivo, sono io ad essere suscettibile. Ogni volta che riportano a galla il mio errore, è come rivivere tutta la paura, l'insicurezza, il senso di colpa e la perdita. – Non ti preoccupare, non è un'offesa. Anche io sono da questa parte, d'ora in poi. So di aver sbagliato, ma sono qui per restare.
La fata mi sorride e mi accarezza il viso. Le sue piccole dita carezzano la mia guancia e le sento a malapena: la loro delicatezza è la cosa che le caratterizzano di più. Nonostante questo, il potere che sento derivare da questa piccola mano è molto più forte del mio, o del potere di Jeremy. – E noi siamo felici di averti qua. Sei una creatura così bella ed interessante! Metà Cacciatrice e metà demone, la tua anima è corrosa dall'oscurità e dal sentimento che sei obbligata a provare per il fratello della tua anima gemella. Mai vista una situazione del genere, e credimi quando ti dico che ho vissuto per molti, ma molti anni.
Questa volta rimango in silenzio, perché so che non riuscirei a frenare la lingua e la rabbia. Devo rimanere tranquilla; la fata sta solo cercando di farmi capire che non me ne fa assolutamente una colpa, ma odio sapere che mi guardano come un'anomalia da studiare. So di essere diversa, lo sono stata da quando mi ha detto che ero una Whitesun, ma ora sono ancora più diversa. Più andiamo avanti e più sono diversa, e non so se vederla come una cosa positiva. Di certo essere metà demone non è molto positivo.
– Stasera potrete uscire. È stato un piacere chiacchierare con voi. Spero che la prossima volta ci sarà un po' più tempo, così io e Cassie potremo stare di più, ma adesso dobbiamo proprio andare. Per qualsiasi cosa, sapete che dovete chiamare il piano di sopra, no?
– Certo – esclama la fata. – Il nostro telefono è acceso ventiquattro ore su ventiquattro. Se qualcosa non va, non esiteremo a chiamarvi. Grazie ancora, non sappiamo veramente come ringraziarvi.
– Non dovete. Il nostro lavoro è questo e siamo felici di aiutarvi – risponde Jeremy sorridendole, fa per andarsene quando cambia idea e si gira. Cerco di evitarlo, ma finisco con l'andargli addosso. Mi afferra le spalle, mentre perdo per qualche secondo l'equilibrio. – Ah! – esclama, con ancora le mani sulle mie esili spalle, guardando la fata. – I Pixie stanno bene, vero? Ho sentito che erano molto deboli. Le erbe che vi abbiamo procurato sono servite a qualcosa?
– Assolutamente sì. Stanno molto meglio. Ora dobbiamo solo aspettare che si riproducano per non vederli scomparire. Mi dispiacerebbe molto... Sono una razza delle fate che adoro. Sono così piccoli e così testardi! Spero che prima o poi possiate vederli, sono sicura che è solo questione di tempo.
– Ne sono felice, Angelina. Ci vediamo – li saluta lui. Mi giro per guardare le fate, quindi Jeremy mi lascia andare, facendo rallentare i battiti del cuore, e tutte mi sorridono salutandomi con le mani; alcune fate sono blu, altre verdi, o gialle, viola. I colori sono così tanti da rendere la stanza simile ad un arcobaleno, sono tutte bellissime.
– Perché mi hai portata qui? – chiedo io. Cerco di pensare ad altro, a tutto, tranne al fatto di essere rinchiusa in un ascensore piccolo, con dentro un Jeremy Ruterful che si sta rivelando essere molto più buono. Ho sempre odiato gli ascensori, sin da quando sono piccolina, ho sempre preferito fare le scale. E questo ascensore trema tanto, troppo per essere un ascensore.
– Non è ovvio? Ti volevo far vedere che anche i demoni possono essere buoni. Non tutti sono cattivi, per esempio le fate, che stanno tutte dalla nostra parte. O per esempio, alcuni vampiri e alcuni lupi mannari. Questo me l'hai detto tu tanto tempo fa, ricordi?
– Sì, mi ricordo – dico io, soprappensiero. – Eri arrabbiato con me perché continuavo a dirtelo. Non volevi ascoltarmi. Un vampiro aveva ucciso i tuoi genitori. Sono stata troppo dura con te, a volte, mi dispiace.
– No, non dispiacerti – replica lui, uscendo dall'ascensore dopo di me. – Mi ha fatto bene la tua schiettezza tanto tempo fa. Avevi ragione, ma ero troppo stupido e ottuso per darti ragione. Ero un ragazzo molto stupido un anno fa.
– Lo dici come se fossi cambiato come non mai.
– Ed è così – borbotta lui. D'un tratto, sembra assente. I suoi occhi diventano quasi lucidi, vagano per la stanza, senza mai posarsi su di me. – A volte penso veramente che questa persona che controlla il mio corpo... Il Jeremy di prima non c'entra niente con questo. Da quando ho sentito che eri in pericolo, da quando ho sentito tutto il dolore che ti stavano facendo... sono tornato a provare sentimenti, ma non ero più la stessa persona. C'è qualcosa nel mio potere, che mi spinge a cambiare. È un potere oscuro, che porta a delle azioni oscure, come quella di non provare più niente. Ma è solo l'ennesima maschera, perché non ho mai smesso di provare dolore. Se possibile, durante quel periodo, ho provato ancora più dolore, perché la parte razionale voleva emergere e quella del mio potere prevaleva su quella razionale. È stato un dolore atroce, perché non bastava il senso di colpa delle azioni precedenti. No, c'era sempre qualcosa in più, sempre un errore in più, provocato da questa parte di me, insensibile... E c'eri tu, che stavi soffrendo. Quando ho sentito il tuo dolore, tramite il collegamento, è stato come svegliarsi da un incubo.
– Quindi... sei un'altra persona?
Fa spallucce, per minimizzare la situazione. – Credo di essere Jeremy Ruterful, ma sono cresciuto tanto quanto te. Mi prendo le mie responsabilità e cerco di fare il mio meglio in tutto, esattamente come fai tu. – Mi sento in colpa vedendo il suo sguardo così orgoglioso. Vorrei dirgli che sto per deluderlo ancora una volta, che oggi andrò a far visita a quello stronzo che mi ha rapita, ma proprio non ci riesco. C'è un nodo che mi blocca, e non blocca solo le parole, ma tutto il mio corpo. – Ora devo andare. Ci vediamo oggi pomeriggio. Mi raccomando, Cassie: rimani a casa.
Non aspetta nemmeno una mia risposta e se ne va, lasciandomi sola e con il mio senso di colpa. Quasi cambio idea, ma non posso farlo. Ieri sera ho parlato con Floyd ed Ivy, e mi hanno detto che stamattina avremo fatto un'assemblea, per tutti quelli che ci vogliono seguire. Quando mi sono svegliata, ho trovato un foglio bianco attaccato alla porta, diceva che in molti mi capivano e volevano partecipare.
Comunque, adesso che ho scoperto come fare ad uccidere il Primo Anziano, devo andare a prendere quella spada. È lui il capo, ne sono praticamente sicura, e non posso lasciarmelo scappare. Devo ucciderlo, ma sarà difficilissimo prendere quella maledetta spada. Soprattutto non so come farlo, non so dove si trova. Non so niente.
Mi trovo nella mia stanza e mi sento soffocare a causa dell'enorme numero di persone presenti e, soprattutto, a causa del senso di colpa. D'un tratto, mi sembra tutto troppo. Sono solo una ragazza, e mi ritrovo a capo di una missione troppo grossa, con troppe poche informazioni. Per una volta, credo di aver sbagliato. – Quindi – inizia una, – come facciamo ad arrivare là?
– So dove si trova e non è molto distante da qua. Ho parlato con una nostra maga e ci porterà là con i suoi poteri. Il viaggio sarà molto scomodo, vi avverto. Essendoci solo una maga a disposizione non potrà né portarci tutti insieme, né far essere indolore e veloce il viaggio. Durerà un po', più o meno un'ora se calcoliamo il percorso che dobbiamo fare e quanti saremo.
– E andiamo là e cerchiamo di uccidere più gente possibile? Io la trovo una missione suicida – borbotta un ragazzo, guardandomi male. – Dobbiamo avere uno scopo, oltre a quello di uccidere tutti quelli che cercano di fare lo stesso con noi.
Lo guardo per un po', troppo arrabbiata per fare altro. Sono arrabbiata con lui, perché mi crede una stupida. Sono incosciente, ad oggi ne sono sicura, ma non stupida. – È ovvio che il nostro scopo non è quello di uccidere più gente possibile. Dobbiamo eliminare il capo, ma molto probabilmente il capo è il Primo Anziano, e questo significa che non può essere ucciso con le nostre spade.
– Come facciamo allora? – chiede una donna. La riconosco: una volta stava dalla parte di Alan, poi quando Cole l'ha ucciso, ha capito che forse non le conveniva stare dalla parte sbagliata. – Senza la spada che cosa facciamo? Siamo sicuri che si tratta di lui?
– No, certo che non siamo sicuri – rispondo, freddamente. Mi fa uno strano effetto, una volta era lei quella che rispondeva ed io quella che chiedevo, una volta non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia. Ha un potere eccezionale, sono sicura che ci sarà molto utile, quando arriveremo là. Salverà molti di noi.
– La domanda resta la stessa: come facciamo senza la spada? – chiede ancora una volta la donna.
– Ci ho pensato su. Non possiamo prendere la spada, non possiamo rubarla dagli Anziani, senza metterceli contro. Sicuramente quando torneremo da questa battaglia ce li troveremo contro per non averli avvertiti, soprattutto perché loro stanno dalla parte di Jeremy, e quindi pensano che sia meglio aspettare e lasciare che le cose si riscaldino ancora di più. Forse hanno ragione, ma secondo me più perdiamo tempo, più diventeranno forti. È normale che Cole abbia radunato tutti i demoni, ed è normale che tutti i demoni abbiano accettato.
– Quindi cosa succederà, quando torneremo qua? – chiede una ragazza.
– Non è ovvio? – chiede Ivy. – Gli Anziani ci puniranno. Saremo i ragazzini che non sono riusciti ad aspettare, saremo quelli che non andranno più bene, ci metteranno da parte. A me non interessa, e a voi?
– Ivy ha ragione – ribatto io. – Gli Anziani ci puniranno di sicuro, è per questo che, se avete cambiato idea, potete dirlo senza vergogna. Vi capisco. Se non fossi già così marchiata anche io avrei davvero paura. Il problema è che sono già stata punita e più della morte e sofferenza non possono farmi.
– Ci stai dicendo che molto probabilmente ci uccideranno? – trilla una ragazza.
– Non credo, già siamo in minoranza Se ci eliminano tutti, non avranno sicuramente opportunità di vincere. So quello che state pensando. Ma no, non vi uccideranno. Ora come ora, sono in pericolo anche loro e il loro potere. Se fanno un passo falso, noi Cacciatori potremmo benissimo togliergli l'incarico degli Anziani... Non che mi farebbe rattristare molto. Ma loro sì, non vogliono. Già l'ultima volta si sono scusati, è ovvio che ormai abbiano capito che molte volte hanno usato i loro poteri per usi personali; tutti sappiamo che gli Anziani devono essere privi di sentimenti ed emozioni. Esse non devono interferire nei loro lavori, e molti degli Anziani non lo sanno fare.
– Quindi... cosa facciamo? Uccidiamo pure loro? – chiede lo stesso ragazzo di prima, con uno sguardo di sfida.
– No, che non li uccidiamo – ringhio io. – Il nostro scopo adesso è quello di uccidere più demoni possibili, per cercare di avere più possibilità durante la guerra. Se il Primo Anziano è il capo, allora lo porteremo qua, per interrogarlo e farlo vedere agli Anziani, che sicuramente sapranno cosa fare con lui. In questo modo, riusciremo ad indebolirli ancora di più.
– Quando partiamo? – chiede la donna che una volta lavorava per Alan.
Sento la paura entrare in ogni vena, percorrere ogni parte del mio corpo e trasformarlo in adrenalina pura. – Appena possibile. Anche adesso.
Cadiamo tutti a terra, senza fare il minimo rumore. Sono la prima ad alzarmi ed aiuto Ivy a fare la stessa cosa. È molto nervosa e sono sicura che è pure per il fatto che, molto probabilmente quando torneremo, Isaac non le rivolgerà la parola per un bel po' di tempo. – Sai che non eri obbligata a farlo, vero?
Mi guarda con le sopracciglia aggrottate. – Io la penso come te, Cassie. Ma ero troppo impegnata con tutto il resto e non volevo essere io ad organizzare tutto questo.
– Eppure, la maggior parte delle cose l'hai fatte te – le dico io. – Sei brava, Ivy, ma non eri obbligata a farlo. Se Isaac...
– Io ed Isaac non stiamo più insieme – borbotta lei. – Può avercela con me quanto vuole, non mi importa. So che sto facendo la cosa giusta.
La verità è che so che non la stiamo facendo, non per gli altri. Ci saranno delle conseguenze sia all'interno del nostro gruppo, che all'esterno. In tutto questo, ci sarà sicuramente un risultato positivo: indeboliremo il più possibile i nostri nemici. C'è un problema: se così tante persone pensano sia giusto aspettare, un motivo ci sarà. Il problema è che io non capisco il motivo, semplicemente perché non so tutta la verità, come tutte le persone che si trovano insieme a me, in questa situazione.
Ci avviciniamo alla porta della casetta, sembra un posto così pacifico che quando tutti mi guardano con uno sguardo diffidente, sono quasi tentata di andarmene e dirgli che abbiamo sbagliato casa. Però è identica alla foto che stava nella camera di Jeremy, e nella lettera c'era scritto che gli aveva lasciato la foto proprio per riconoscerla. Quindi deve essere questa la casa.
Stranamente, non hanno messo nessuna trappola; forse si sentono troppo superiori per pensare che noi potremmo entrare dentro ed ucciderli, e questo mi fa infuriare ancora di più.
Ci avviciniamo tutti alla porta e al – Tre – di Ivy entriamo, buttando a terra la porta. Iniziano ad urlare, i demoni si girano e poco dopo sono a terra. Abbiamo appena iniziato ed io già non ci capisco più niente. Mi allontano dai miei amici e uccido più demoni possibili con la mia pistola. Li osservo, carico la pistola e sparo. Li guardo, carico la pistola e sparo. È un'azione ormai così spontanea che quasi mi fa paura. Come fa ad essere così normale per me, sparare?
Molti demoni ci vengono addosso, ci feriscono, ma non penso nemmeno alle mie ferite. L'unica cosa a cui penso è che devo ucciderne il più possibile.
Sento qualcosa prendere il mio braccio e strattonarlo, in modo tale che la pistola mi cada dalla mano. Guardo di cosa si tratta e mi trovo una lingua nera lunga attorcigliata al braccio che stringe sempre di più. Con un urlo prendo il mio coltellino e la taglio. Essa cade a terra, ma ben presto si riforma e sta per venirmi a prendere, quando individuo il demone, prendo la pistola che sta a terra e sparo. Il demone cade a terra e scompare.
È una carneficina.
Si scivola tra il miscuglio di sangue umano e demoniaco. Corro da una parte all'altra, per aiutare i miei compagni, Floyd sembra sotto shock ed ogni volta lo devo trascinare da qualche parte, prima che venga infilzato da qualche cosa. Continuo a scuoterlo, dicendogli che mi serve, che non posso stare con lui tutto questo tempo, senza fare nient'altro che proteggerlo. – Scusami – mormora lui. – Ma non ci riesco.
Gli do la mia pistola. – Spara. Sarà più facile. Concentrati e spara.
Lui annuisce e così vado da Ivy, che senza il suo compagno di battaglia è persa, esattamente come me. L'aiuto ad uccidere un che le era saltato addosso. Prendo la mia spada e la infilzo nel corpo del demone, che con un rumore strano scompare. L'aiuto ad alzarsi e la guardo per vedere se l'ha ferita ma, a parte delle scottature da parte dei demoni che sputano veleno, non ha niente.
Le gambe iniziano a farmi male, quando sono costretta a scivolare per terra per riuscire ad uccidere dei Mangiatori dei Cacciatori. In qualche modo, riesco a sentire forte e chiara la voce della mia migliore amica, che mi urla di raggiungerla: lo faccio e riesce a darmi la spinta per arrivare all'inizio della gamba destra del Mangiare di Cacciatori e tagliargliela. Il demone cade a terra e Ivy pensa ad ucciderlo.
Non ci vuole molto a capire che è distrutta tanto quanto me. Siamo troppo stanche, siamo già rallentate. Mi chiedo quanti Cacciatori siano morti per colpa nostra.
Un demone ferisce Ivy ed il sangue schizza sulla mia maglietta, mentre lei urla. Quel demone prende le sue gambe con un suo tentacolo e la trascina via. Corro per cercare di raggiungerla, anche se è praticamente impossibile. Spingo via le persone e ferisco i demoni per cercare di toglierli di mezzo, tuttavia il demone è troppo veloce.
Urlo il nome della mia amica e lei urla il mio, la sua è una preghiera: "non farmi uccidere".
Mi faccio coraggio, prendo una pistola dalla cintura di un Cacciatore e sparo. Il demone lascia Ivy con un urlo gracchiante e così si alza e lo uccide, infilzando il più possibile la spada nella sua testa.
Mi guardo in giro per cercare di capire la situazione generale, e sono felice di vedere che nessuno è morto, ma sono tutti feriti.
Quando vedo Cole Ruterful il mio respiro si spezza, non perdo tempo e corro da lui, lasciando da sola Ivy. Alzo la pistola e sparo, ma il proiettile lo attraversa e capisco che ovviamente gli hanno fatto un incantesimo - lo stesso incantesimo che ci avevano fatto la sera che la figlia di Alan ha cercato di uccidermi.
– Che piacere vederti, Cassie! – esclama Cole sorridendomi. – Ti trovo bene, se calcoliamo il fatto che hai perso tuo figlio da poco tempo.
– Tu! – tuono io alzando ancora una volta la pistola per sparare, ma decido di non farlo, sprecherei solo un altro proiettile. – Come osi presentarti così? Vigliacco che non sei altro. E tu dovresti essere un leader? – Scoppio a ridere. – E come, se non hai nemmeno il coraggio di presentarti qua?!
Inaspettatamente, mi afferra di scatto il braccio e me lo storce dietro la schiena. Urlo. – Come osi parlarmi in questo modo? È solo grazie a me se sei viva. Potrei schioccare le dita e il secondo dopo tu saresti morta, lo sai, vero?
– Fallo allora – ringhio io, prima di dargli una testata. Indietreggia fino al muro e mi fulmina con lo sguardo. – Non riuscirai a sconfiggermi, Cole Ruterful. Non sarai tu ad uccidermi e questo te lo posso garantire. Un'altra cosa che posso garantirti è che quando morirai - perché morirai, io sarò proprio davanti a te. E godrò nel vederti morire.
– Lo vedremo, Cassie. Lo vedremo. – Poco dopo sparisce, facendomi capire che non era veramente in questa stanza. Mi viene da urlare per quanto sono arrabbiata, ma non posso perdere tempo: devo assolutamente continuare a combattere.
Continuo a sparare ogni singolo demone che vedo e mi sento meglio ogni singola volta che ne vedo scomparire uno. Il problema è che continuano ad arrivarne altri dal piano inferiore e solo adesso capisco che cosa vogliono fare: ci vogliono spostare fuori, vogliono che combattiamo fuori. Ma come fanno i demoni a combattere fuori? Non riescono a stare così tanto di fuori. A meno che....
Il mio cuore smette di battere per qualche secondo: il sole sta già tramontando. Questo significa che ci abbiamo messo molto di più per arrivare qua. In molti continuavano a dire che sarebbe stato meglio combattere prima di pranzo, ma avevo pensato che dovevamo prima mangiare e riposarci. Però siamo arrivati troppo tardi, perché adesso sta facendo buio.
Poco dopo siamo fuori, il ché da una parte è meglio, visto che là dentro non si respirava più, a causa dell'odore di sangue e di demoni. Le urla non rimbombano più, il sapore metallico del sangue si sente ancora, ma molto di meno.
Cerco il Primo Anziano e quando lo trovo, faccio per andare da lui, quando sento una voce chiamarmi.
Ma non è affatto una voce qualunque, è Jeremy Ruterful.
Per me, la guerra cessa di esistere e riesco a vedere solo lui ed i suoi occhi spalancati. Solo lui. Tutto sfuma. Gli tremano le mani e sembra spaventato a morte. Vedo le sue labbra muoversi e dire: — Cosa hai fatto? – E mi sento male. Una parte di me vorrebbe andare da lui e picchiarlo, ma un'altra vorrebbe andare da lui ed abbracciarlo più forte che posso.
Lascio che gli occhi di Jeremy non m'impediscano di fare quello per cui sono venuta fino a qua. Alzo la pistola e sparo al primo demone che vedo, esso si accascia a terra. Quindi corro dal Primo Anziano, che ha gli occhi spalancati e si continua a guardare in giro. – Ivy! – tuono io. Lei si gira e le indico l'Anziano. Quest'ultimo si accorge di me e si concentra per usare uno dei suoi poteri, peccato che io abbia la donna stronza, che tanto tempo fa mi aveva portato nell'ufficio di Alan, dietro, e con il suo scudo mi protegge.
Ivy ne approfitta e gli infilza la lama più affondo possibile, così tanto da trapassargli il corpo. La mia amica alza lo sguardo verso di me e con tutta la forza che ha estrae la spada, lasciando che l'Anziano riprenda a respirare. Io continuo ad avvicinarmi a grandi falcate, più arrabbiata che mai, e quando sono abbastanza vicina da toccarlo gli sparo dritto al cuore. L'Anziano cade a terra con gli occhi spalancati e il respiro mozzato. – Non te l'aspettavi, eh? – chiedo io abbassandomi verso di lui. – Bé, buona morte. Spero tu vada all'inferno, fino a quando non ti sveglierai. Quando ti sveglierai sì che sarà il tuo inferno.
L'odio che prova verso di me è visibile, riesco a sentirlo mentre i suoi occhi guardano i miei. Fa per dire qualcosa ma dalla bocca gli esce solo sangue e poco dopo i suoi occhi sono vitrei, senza più quella luce che ha un corpo in vita.
Faccio un sospiro, sentendomi molto meglio, e mi raddrizzo. Incontro ancora una volta lo sguardo di Jeremy, che continua a guardarmi scioccato. Per un momento, vorrei solo andare da lui e spiegargli tutto, vorrei vedere di nuovo quell'orgoglio nel suo sguardo. Accenno un sorriso e cerco Matt.
Poco dopo lo trovo, sta combattendo contro Scott. A quanto pare, Jeremy non è il solo ad essere venuto in nostro soccorso: ci sono molte persone che non avevo invitato alla nostra assemblea, perché sapevo che non avrebbero mai accettato, e tutte quelle adesso stanno qua. Corro, uccidendo demoni su demoni per arrivare al mio prossimo obiettivo. Alzo la pistola e sparo. La spada di Matt cade a terra, Isaac spalanca gli occhi e si ferma proprio come Matt. Cade a terra poco dopo, come un sacco di patate. Inspiro ancora una volta, sentendomi in qualche modo più forte.
– No, Cassie! – urla poi qualcuno. Alzo lo sguardo e noto Jeremy correre verso di me. Aggrotto la fronte, non capendo la situazione, poi però vedo una macchia nera alla mia destra. Mi giro, ma è troppo tardi. Sento Jeremy urlare ancora di più, a squarcia gola.
Apro gli occhi nonostante il dolore sia veramente troppo forte per guardare chi mi ha appena infilzata con la spada... davanti di me, mia cugina, Lucy.
– Cugina – mormoro io. D'un tratto tutto mi è chiaro: non era Matt il capo, né il Primo Anziano; è sempre stata lei. Ecco perché Jeremy era scortese quando c'era lei, non era perché non voleva farle capire che provava ancora qualcosa per me, ma perché non voleva lei pensasse che fossi ancora una minaccia. Sapeva che quello che mi diceva mi feriva, fino a farmi diventare una piccola bambina con le lacrime agli occhi.
Ecco perché Austin continuava a trasformarsi, non era per colpa mia, ma perché sentiva l'energia negativa di Lucy; perché sapeva che era lei il pericolo troppo vicino. Ecco perché nessuno si fidava di lei, tutti in verità sanno chi è. Tutti tranne me. Ecco perché Jeremy mi ha tappato la bocca, quando stavo per dire davanti a lei che voleva dire a Louis chi era il capo. – No – mormoro io, abbassando lo sguardo verso la spada che mi trafigge fino ad uscire dalla mia schiena. – No – ripeto io guardandola.
Eppure, lei mi sorride. – Ciao, cugina.
– No! Cassie! – sbraita Ivy, prima che io cada a terra. Cerco di respirare ma non ci riesco, sto piangendo per il dolore e per la delusione. Nonostante io stia per morire, riesco benissimo a pensare, ho la mente lucidissima. Riesco a vedere lo sguardo fiero di Lucy, che continua a guardarmi sorridendo. Poi però il suo sorriso scompare, i suoi occhi si spalancano e apre la bocca per dire qualcosa, ma si accascia subito a terra. Riesco a sentire il suo respiro stremato, corto, proprio come il mio. Ma lei si spegne molto prima di me.
– Cassie? – mormora Jeremy, entrando nella mia visuale. – Oh... mio Dio... No, no. Ehi. – Mi prende il viso con una mano. – Per favore, rimani con me. Non lasciarti andare, va bene? – Lo guardo, rimanendo in silenzio. Sta dicendo tutte queste cose mentre io sono lucida, non come l'ultima volta. Il mio cuore si gonfia di gioia, per qualche strano motivo, che purtroppo adesso devo approfondire. Jeremy Ruterful mi piace. E non come mi piace Isaac, o Ivy, o Scott; no, con lui è diverso. Per qualche strano motivo, riesce a farmi sentire diversa, più umana. Il suo amore per me mi fa sentire bene e male allo stesso momento, ed io non volevo nemmeno pensarci fino a un minuto fa.
– È sempre stata lei – mormoro con una voce che non sembra la mia. – Mia cugina. Lei mi ha sempre voluta morta. Sin dall'inizio ed io... – Tossisco lasciando che il sangue esca dai miei polmoni. Jeremy mi prende e mi stringe tra le sue braccia, senza però piangere. – Ed io l'ho salvata. Pensavo fosse... fosse debole e invece è... il... il...
– No, Cassie, per favore – dice con voce strozzata. Non riesco più a parlare. La vista inizia a farsi più annebbiata, le idee più confuse. – Ho cercato di avvisarti. Il modo in cui ti parlavo quando c'era lei... Però non hai capito ed io non... non volevo ferirti in questo modo. Speravo di avere tutto sotto controllo, ma poi ti ho trovata qua... Per favore, rimani con me.
La sensibilità facciale sta diminuendo. – Ricordi cosa ti ho detto oggi? – mormoro io. – Questo è esattamente il modo in cui voglio morire.
So che non è finita. Mia cugina è una Sirena. In quello che è successo, non c'è niente di normale.
Questa volta, è diverso.
Questa volta, è speciale.
Mi ritrovo in una stanza piena di luce. Strizzo gli occhi e me li copro con la mano. – Per favore – mormoro. – Non voglio essere morta. Devo aiutarli a vincere la guerra.
– Amore mio – mi chiama qualcuno. Tolgo la mano ed intravedo mia madre, mi sorride. – Ciao, amore.
Non riesco a provare niente, è tutto strano e al di fuori del... mondo, in realtà. – Mamma – gracchio io. – Mamma, cosa sta succedendo?
– Ti sei già trovata qua, non ti ricordi? – chiede lei. – Ormai è passato un po' di tempo, ma ci siamo già trovate in questa situazione. Non ricordi?
Faccio per dire di no quando mi ricordo che una volta, quando stavo per morire, ho incontrato i miei genitori e mi avevano detto di scegliere se vivere o rimanere con loro e morire. – Devo tornare, mamma. Non posso assolutamente lasciarli là, così. Non se lo meritano. Ho sbagliato, ora devo subirne le conseguenze, non posso assolutamente morire adesso.
– Amore, questa volta non sta a te decidere – mormora lei, accarezzandomi i capelli. – Non avere paura – aggiunge, quando vede che m'irrigidisco al suo contatto. – Non spetta a te decidere, adesso. Devi rimanere qua. Io me ne devo andare tra poco, non mi è concesso stare qua.
– Che? – chiedo io, confusa.
Sorride. – È un bel posto quello dove ci troviamo io e tuo padre. Ti piacerà di sicuro. Non ti devi sentire in colpa: hai saldato il tuo debito. Hai sbagliato e hai pagato dando la tua vita. Sei una brava ragazza, Cassie. Non ce l'ho con te. Quello che è successo poteva capitare a tutti.
– Sì, ma non tutti avrebbero scelto la parte che ho scelto io – ribatto guardandola.
– Non credo, tesoro. La tua anima è attirata da entrambi i ragazzi. Qualsiasi anima legata ad un'altra sarà attratta verso di essa, anche quella di Jeremy, anche quella dei tuoi amici. Purtroppo, a volte, non si può comandare la propria vita, a volte le cose succedono e non puoi farci niente.
– Mia cugina...
– Quello è stato uno sbaglio – mi ferma lei, senza rabbia. – Sì, era veramente tua cugina, ma tuo padre non ha mai avuto niente a che fare con sua sorella. Non la voleva nella sua vita, soprattutto dopo che si era sposata con una sirena. Tutti e due dicevano che si erano innamorati, ma una sirena non si innamora di nessuno. Quello che vuole è solo avere qualcuno, il più tempo possibile.
– Come faccio a sconfiggerli? Sembra impossibile...
Mia madre si gira. – Senti, amore, devo proprio andare. Non devi avere paura. Ora loro decideranno cosa fare con te. Continua a ripetere quello che vuoi, forse ti ascolteranno. Se tornerai sulla terra, dovrai avere paura, piccola mia. Quello che sta succedendo è... – Si gira ancora una volta. – Fatti forza, amore. E usa la testa.
Mi bacia la fronte, sento le sue labbra posarsi sulla mia pelle, con un tocco così leggero da sentirlo a malapena... e il secondo dopo non c'è più.
– Mamma? No, non mi lasciare qua! – urlo io. – Ho paura! – Indosso un vestito bianco che arriva fino a terra e mi ricordo quando, tanto tempo fa, avevo lo stesso vestito e Jeremy mi aveva detto di tornare da lui. Ma adesso non c'è nessuno. Sono completamente sola. – Devo continuare a combattere. Devo combattere. Devo affrontare la guerra finale, glielo devo. Vi prego, non so se mi state ascoltando, non so nemmeno con chi sto parlando, ma credetemi quando vi dico che mi dispiace per tutto quello che ho fatto. L'unica cosa che voglio fare adesso è aiutarli, tanto quanto loro hanno aiutato me. Voglio dare una mano. Vi prego. Non voglio morire proprio adesso.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top