Capitolo 3: Un pezzo della sua storia
Qualcuno bussa alla porta, cerco di fare finta di niente per continuare a dormire, ma i ricordi riaffiorano e così apro gli occhi. Non deve essere passato tanto tempo da quando mi sono buttata sul letto e sono praticamente svenuta dalla stanchezza mentre piangevo come una bambina. Due ore forse. Prima di andare a dormire avevo avuto la bellissima idea di uscire per cercare di andare a parlare con Jeremy, ma una volta là davanti mi sono dovuta fermare. Non era solo, i gemiti di una ragazza – sicuramente Biancaneve – si sentivano anche da fuori. Sento il mio cuore stringersi, mi fa male e per pochi secondi trattengo il respiro. – Non rompete. Sto dormendo e voglio continuare – borbotto quando sento un'altra volta bussare. Aprono comunque la porta, sento la rabbia svegliarmi una volta per tutte, prendo il cuscino e lo tiro verso la porta. – Non sto scherzando! – urlo io, già con le lacrime agli occhi.
Trattengo il respiro vedendo Jeremy con il cuscino in mano. – Lo so che odi essere disturbata, soprattutto quando stai dormendo, ma dobbiamo assolutamente parlare – dice lui, serio.
– Bé, parliamo domani. Adesso puoi uscire da dove sei entrato – borbotto io, arrabbiata, ma non mi ascolta nemmeno, perché entra dentro la camera sospirando e chiude la porta. Alzo le mani al cielo per poi farle ricadere lungo i miei fianchi. – Oltre a stupido sei anche sordo. Fantastico! – aggiungo quindi incrociando le braccia. – Sbrigati allora, prima che perda il sonno.
– Una persona mi ha detto che ti ha vista davanti la mia porta per un minuto circa mentre stavo con Allison – annuncia subito.
Spalanco la bocca per i primi cinque secondi, ma riesco subito a riprendermi. – Già, bé... volevo provare a chiarire la situazione con te, ma eri indaffarato – borbotto guardandolo negli occhi. Fa un sospiro e sembra sgonfiarsi come un palloncino e si siede vicino a me. Mi allontano da lui e mi copro ancora di più con le coperte. – Chi ti a detto che puoi sederti?
Jeremy sbuffa e si alza dal letto. – Stiamo messi così male? Sono stanco, Cassie, per favore...
– Ci credo! Anch'io lo sarei se avessi fatto sesso con qualcuno fino ad adesso! – esclamo io, ironica. Sento di poterlo odiare come mai prima d'ora. È debole e non mi ama.
– Smettila, Cassie – ringhia lui lanciandomi un'occhiataccia. Oh, è arrabbiato! Ha anche il coraggio di arrabbiarsi con me, dopo tutto quello che ha fatto. Non ne ha il diritto. Mi ha lasciata e non ha perso tempo: è andato dritto dritto nelle braccia di Allison. Non ha il diritto di essere arrabbiato con me solo perché io mi sto prendendo gioco di lui.
– Cosa? – chiedo io ridendo, nervosa. – Hai fatto quello che hai fatto. Basta! Non dobbiamo per forza parlare. Mi hai lasciata e l'ho accettato; sei andato a letto con Biancaneve e ho accettato anche questo, ma solo perché ormai non m'interessa più...
– Smettila! – tuona lui facendomi sobbalzare. – Solo... smettila! Metti per un solo minuto via il tuo orgoglio. Per un minuto e basta! Non credo di chiedere tanto.
– Per fare cosa? – ringhio io e questa volta sono io a guardarlo male. – Con quale coraggio ti presenti qua?
– Con quale coraggio non mi dici che hai provato a scappare con mio fratello oggi pomeriggio? – chiede lui con il mio stesso tono freddo. Il mio cuore si ferma e non sento più la mia faccia, non credo di avere più il controllo su di essa. – Sì, lo so, Cassie. Lo so perché in qualche modo sono riuscito a sentire i tuoi pensieri. Quindi adesso dimmi... perché non dovrei fare sesso con Allison dopo quello che mi hai fatto? – chiede e sta letteralmente tremando dalla rabbia. Il suo viso è completamente privo di qualsiasi emozione, ma il suo corpo sta tremando.
– Tu non sai niente – sussurro io guardando le mie mani. Non ho il coraggio di vederlo mentre mi guarda in questo modo, con odio e delusione. Non sa il motivo, non sa niente, quindi non può semplicemente darmi la colpa e andarsene.
– Non so niente? – mi fa eco lui ridendo. – Non so niente, Cassie? È questo che mi vieni a dire dopo che hai cercato di scappare con mio fratello? – chiede lui iniziando ad alzare il tono di voce. – Io mi fidavo di te! – urla riuscendo a farmi chiudere gli occhi, mentre si avvicina sempre di più a me. – Continui a fare quello che ti riesce meglio: scappi prima da un fratello e poi dall'altro! – tuona. Il mio labbro inferiore inizia a tremare visto che sto cercando a tutti i costi di non scoppiare a piangere. – Come fai a dire che sono io quello che non sa niente? Come fai, Cassie? Come fai ad alzarti dal letto ogni maledetta mattina sapendo come sei fatta?! – grida, alzando sempre di più il tono di voce. Prendo un respiro profondo per cercare di tranquillizzarmi, perché sto iniziando a tremare anch'io. – Rispondimi! Per una volta fai come ti dico!
– Volevo essere d'aiuto. Volevo provare a scoprire cosa avesse in mente e dirlo agli Anziani – mormoro io guardando le mie mani sudate e tremanti. – Riguardo il fatto di scappare... è vero, ma non sono l'unica a farlo. Tu fai la stessa identica cosa, ma siccome non ho una sorella vai dalla persona che mi sta meno simpatica – aggiungo poi freddamente guardandolo negli occhi.
– O forse vado da lei perché è solo molto brava a darmi cose che tu non sei riuscita a darmi.
L'aria che ho nei polmoni esce in modo strano, i miei occhi si spalancano e subito ricompaiono anche le lacrime. Lo guardo e lui guarda me, sembra pentito ma non dice niente. – Vattene – ringhio io abbassando lo sguardo. – Se rivedo un'altra volta la tua faccia da cazzo giuro che ti uccido – continuo guardandolo di nuovo negli occhi.
– Cassie... – inizia lui e sta per scusarsi, ma lo fermo.
– Vattene via! – tuono io alzandomi dal letto. Lo afferro per il braccio e le mie unghie, che sono cresciute in quest'ultimo periodo, feriscono un po' il suo braccio, ma non m'interessa. Lo trascino via, apro la porta e lo spingo fuori. – Non farti più vedere, pezzo di merda! – urlo prima di chiudergli la porta in faccia, per poi chiuderla a chiave. Lo sento chiamarmi e bussare in continuazione. Do un calcio alla porta, che trema, e urlo: – Vaffanculo!
Faccio per girarmi quando sento un rumore assordante far tremare l'intero Istituto. Mi giro e qualcosa mi prende in pieno all'altezza dello stomaco; è peggio di un cazzotto e pian piano inizia a bruciarmi. Apro gli occhi e rimango a bocca aperta, faccio un passo indietro e vado a sbattere contro la porta, che cade a terra poco dopo. Qualcuno inizia ad urlare di uscire, così scappo fuori senza pensarci più di tanto. Le palle di fuoco fischiano mentre mi sfiorano il viso, per poi prendere in pieno le persone davanti a me.
Mi butto a terra e subito qualcuno si mette sopra di me facendomi mancare l'aria. Mi fa abbassare il viso e lo lascio fare, perché di chi si tratta. Queste mani e queste scosse ormai sono troppo familiari per me. – Sta' giù! – urla lui, ma poi inizia ad urlare a causa del dolore. Finalmente riesco a vedere cosa sta succedendo: lo stanno letteralmente uccidendo. Ma perché? Lui non si dovrebbe scottare! Eppure rimangono delle palle, sembrano pesanti e si stanno mettendo una sopra l'altra per cercare di schiacciarlo.
– Usa il tuo potere! – grido io alzandomi, ma mi rendo conto che non cambierebbe niente, le palle sono già di fuoco. Altre palle si mettono sopra di lui, cerco di toglierle ma finisco per scottarmi e non è finita qua, perché le mie scottature non guariscono, il ché significa che hanno il veleno che ha il pugnale per le Whitesun. Aggrotto la fronte e cerco di ricordarmi esattamente quello che disse Cole alla demone. "Sappiamo tutti che le Whitesun sono più forti, che possono avere il loro potere anche se ancora non hanno raggiunto la maggiore età. Basta solo che lo sappiano e che lo chiedano" aveva detto Cole. Potrei provarci, che ho da perdere? Mi metto sopra Jeremy dopo aver tolto quasi tutte le palle, nonostante mi stia bruciando.
Un urlo ancora più forte esce dalla mia bocca. Tremo e poi sento una scossa fortissima percorrere tutto il mio corpo. Tremo per un po' di tempo, stordita, e poi mi rilasso. Tutto d'un tratto mi ritrovo sott'acqua e in qualche modo riesco a respirare. Ma Jeremy no, mi sta battendo le mani sulla pancia. Lo lascio andare e lui scappa mia, cerco d'inseguirlo ma mi perdo. Il corridoio è pieno di ragazzi che scappano, in cerca d'aria e questo mi fa entrare nel panico. Poco dopo l'acqua è sparita e tutti iniziano a tossire e respirare. Mi guardo in torno, tremante e ancora un po' intontita a causa della scossa.
– Chi è stato? – urla Louis per farsi sentire, ma ha lo sguardo già puntato su di me. Sa che è il mio potere, non poteva essere altrimenti. Jeremy il fuoco ed io l'acqua, ma certo! Ed ecco perché Cole era così spaventato: un potere del genere potrebbe benissimo neutralizzare il suo. Tremo un po', ma non mi sento molto stanca, anzi ho l'adrenalina a mille e mi sento particolarmente forte. Le palle ormai sono a terra, i ragazzi li stanno togliendo e mettendo da una parte. Rimango ferma a guardarlo, con un sorrisino soddisfatto. – Tesoro – sussurra Louis accarezzandomi il viso. – Sei stata bravissima. Ti ringrazio. Vieni, sediamoci un attimo a terra – aggiunge poi facendomi sedere a terra. – Tra poco ti sentirai molto stanca, la tua stanza sarà la prima ad essere messa apposto, d'accordo? – chiede, annuisco subito.
– Cassie! – urla Jeremy, è bagnato dalla testa ai piedi e ha il respiro affannato, ma quando mi raggiunge e mi abbraccia sembra stare meglio. – Tu sei matta! – esclama guardandomi con gli occhi pieni di adorazione. – Come hai fatto? Se mi avessi avvertito prima ti avrei aiutato a capire come funziona!
– Non lo volevo sbloccare, non ancora almeno – rispondo io senza guardarlo negli occhi. Quello che mi ha detto poco fa mi ferisce ancora. Ho sempre saputo di essere una ragazzina, ma sapere che Jeremy... Scuoto la testa, non voglio pensarci adesso. – Mi è sembrata l'unica idea plausibile – borbotto io facendo spallucce.
– Dio, quanto ti odio! – mormora lui posando la fronte sulla mia, mi allontano da lui e se ne accorge subito. – Cassie... mi dispiace. Sai che quando sono arrabbiato dico cose che non penso veramente. Lo so che ormai dovrei essere in grado di moderarmi, ma a volte mi risulta ancora difficile. Non puoi credere che... Quello che è successo con Allison non potrà mai essere paragonato a quello che ho fatto con te, ok? Con Allison non c'è amore, non c'è nemmeno passione; c'è solo voglia di divertirsi un po'. Con te invece c'è tutto: c'è amore, c'è passione, c'è un desiderio mai provato, c'è rispetto – anche se a volte non lo faccio vedere –, c'è paura... C'è tutto e lo adoro – sussurra guardandomi dritta negli occhi, e dalla luce che l'illumina riesco a capire che sta dicendo la verità. – È solo che quando c'è di mezzo Cole io non riesco più a rimanere lucido e diventa tutto così difficile...
– Lo so – ribatto io. Gli credo, ma non ne voglio parlare ora, con tutta questa gente intorno. – Jeremy, quella cosa... Gli sono uscite le palle dal petto! Non si è aperto, sembravano un'estensione del corpo che si staccava da esso!
– Andrà tutto bene. Abbiamo battuto Cole, possiamo ancora farlo – risponde Jeremy accarezzandomi delicatamente il braccio.
– Ragazzi, purtroppo vi devo dare una brutta notizia – annuncia Louis ad alta voce, sembra quasi in imbarazzo. – Sembra che tutti gli Istituti siano stati attaccati. Gli Anziani verranno qua domani mattina, se non più tardi. Per fortuna abbiamo abbastanza maghi per far mettere apposto metà delle camere e il salone. Quindi tra un po' v'inviterò ad andare in una stanza con il vostro compagno di guerra, così se le cose si mettessero un'altra volta male almeno avrete accanto lui.
Dopo circa un'ora mi ritrovo nello stesso letto insieme a Jeremy. Per quanto possa essere piccolo questo letto gli sto abbastanza lontana, anche se riesco benissimo a sentire il mio cuore e il mio corpo chiedere altro. Alzo lo sguardo verso di lui, è bellissimo, sta a pancia in su e sta guardando il soffitto senza dire niente, sembra stare in un mondo tutto suo, un mondo oscuro e pieno di pensieri non troppo positivi, la sua testa è appoggiata sul suo braccio piegato e i suoi occhi sono distanti e chiari. Deglutisco guardando i suoi capelli iniziare ad andare dove vogliono loro. Come si fa ad essere così perfetti pure quanto non hai la minima intenzione di volerlo? – A cosa stai pensando? – chiedo io, ancora presa a fissarlo, non me ne vergogno. Ho ancora mal di testa e molto probabilmente è dovuto allo sforzo che sto facendo di tenere fuori da questa camera l'acqua che cerca di uscire dal mio corpo, facendomi quasi urlare dal fastidio.
– A niente – risponde lui freddamente continuando a guardare il soffitto, sta mentendo e vorrei dirglielo ma qualcosa mi dice che forse è meglio lasciar stare. Abbasso lo sguardo, infastidita ma anche un po' in imbarazzo, perché capisco che non vuole essere disturbato. – E tu? – chiede poi. Lo fisso un altro po' senza dire niente e così lui si decide, gira la testa verso di me e mi guarda. – C'è qualcosa che ti preoccupa, lo sento.
Faccio una risata amara scuotendo la testa. – Ci sono un sacco di cose che mi preoccupano. Potrei farti una lista infinita, davvero – borbotto io, non troppo felice di quello che sto dicendo, ma è la verità e almeno uno di noi due si deve aprire.
– Per esempio? – chiede lui incitandomi a dire il suo nome. Lo sa, eccome se lo sa! Mi sta mettendo alla prova, vuole vedere se sono così coraggiosa da aprire il mio cuore e donarlo a lui, proprio dopo tutto quello che mi ha detto. Lui l'ha fatto fin troppe volte, c'è una differenza sproporzionata se calcoliamo le volte che mi sono aperta io e le volte che si è aperto lui. Sarà anche Jeremy Ruterful, ma quando decide di amare una persona non si vergogna di dire ogni volta tutto quello che prova. Questa volta però tocca a me, mi vuole sentire.
– Te – rispondo quindi io a voce bassa. Alzo lo sguardo su di lui quando non dice niente e il silenzio mi sta dando ai nervi, sono imbarazzata ma a lui sembra non interessare, perché mi sta guardando con le sopracciglia alzate, incitandomi quindi ad andare avanti. – Ho paura di perderti – sussurro quindi abbassando un'altra volta lo sguardo, è troppo imbarazzante dirlo guardandolo negli occhi. Anche questa volta non dice niente, mi guarda e basta, facendomi entrare nel panico. – Ti ho perso, non è vero?
Aggrotta la fronte, mi mette una mano dietro la nuca e mi fa avvicinare a lui fino a quando non appoggio la testa sul suo petto. – Per quanto odi ammetterlo, credo che non mi perderai mai – risponde lui seriamente facendo un sospiro, non sembra felice di questa cosa e lo capisco. – Abbiamo sbagliato entrambi. Abbiamo sbagliato fin dall'inizio.
Abbasso lo sguardo, un po' ferita. – Mi dispiace – inizio continuando a parlare a bassa voce. Mi guarda incitandomi ad andare avanti, me la vuole far pagare. – Mi dispiace per essere così... Non sapevo che non ti andasse bene la nostra relazione. È che io oltre ad Austin non ho mai avuto altri ragazzi, e con Austin era tutto abbastanza semplice. Era il mio migliore amico e con lui parlavo un sacco – aggiungo, ma mi fermo quando sento Jeremy irrigidirsi. – Mi dispiace essere una ragazzina, mi dispiace aver metto te e tuo fratello a confronto... – mi fermo e lo guardo, sembra essere sempre più arrabbiato. – Non so come tu faccia a sopportarmi.
– Infatti non lo faccio – risponde lui accennando un sorrisino.
Lo guardo con le labbra strette fino a formare una linea finissima, ma ad un certo punto non ce la faccio più e scoppio a ridere. Mi guarda divertito, mentre continuo a ridere un po' per il nervoso e un po' perché mi ha fatto veramente ridere. – Scusami, non volevo ridere – mi scuso cercando di trattenere l'ennesima risata mettendomi una mano davanti la bocca.
– Oh sì, che lo volevi - risponde lui sorridendomi ancora di più. – Ma tranquilla, non mi da fastidio, anzi non mi fa pensare alle cose brutte – aggiunge poco dopo.
Ricomincio a fissarlo a bocca aperta, il solo pensiero che riesco a farlo felice solo con una risata... – Posso baciarti? – chiedo io senza pensarci, divento subito un peperone dopo aver capito di aver veramente chiesto una cosa del genere. In questo momento vorrei sotterrarmi, mi basta sotterrarmi anche sotto le coperte.
– Cassie... – mormora lui, all'improvviso stanco, e il mio cuore sembra stringersi per la preoccupazione. – Certo che puoi – risponde poi sempre con lo stesso tono stanco. Non riesco ad avvicinarmi, tutto in lui mi fa rimanere ferma per paura di rovinare qualcosa, e così è lui che bacia me. Mi ritrovo sotto di lui in pochissimo tempo, alzo le mani per riuscire a scompigliare i suoi capelli già abbastanza incasinati. Glie li tiro un po' sapendo l'effetto che gli fa e un gemito esce dalla sua bocca per poi entrare nella mia, mentre continua a tenermi fermo il viso con tutte e due le mani.
Sta andando tutto benissimo finalmente, ma poco dopo ovviamente sento una secchiata d'acqua gelida. Non è una secchiata però, è solo il mio potere che ha praticamente inondato per pochi secondi la camera, bagnando sia me che Jeremy. Rimango basita, non riesco nemmeno a parlare per quanto sono imbarazzata. – Emh... scusami – bofonchio quindi.
Scoppia a ridere continuando a stare fermo sopra di me, sembra scioccato tanto quanto me e devo dire che l'acqua era molto fredda. – Non fa niente, non ti preoccupare – ribatte lui prima di darmi un bacio a stampo e rimettersi accanto a me. – È normale – aggiunge poi per tranquillizzarmi, ma non ci riesce per niente. Forse non è stata proprio una grande idea quella di sbloccarlo. – Lo sai che i poteri più forti vanno ai Cacciatori più bravi? – chiede lui girando la testa verso di me. Accenno un sorriso, timida, gli do un bacio sulla guancia e vado ad asciugarmi.
Una volta asciutti ci sdraiamo un'altra volta nello stesso letto e io appoggio la testa sul suo petto senza nemmeno chiederglielo. – Non so niente di te – mormoro disegnando cose insensate sul suo petto. So che non gli piace raccontare la sua storia, ma ne sento il bisogno.
– Non mi piace parlare di queste cose – risponde lui con un tono veramente freddo.
– Per favore – dico io con una voce da bambina, alza gli occhi al cielo e così mi metto sopra di lui appoggiando il mento sul suo petto e continuando a guardarlo negli occhi. S'irrigidisce subito, ma posa le sue mani sulla mia schiena e inizia ad andare su e giù. – Per favore.
– Perché non possiamo essere sempre così? – chiede continuando ad accarezzarmi dolcemente la schiena. È serio e sembra quasi triste, lo sono anch'io perché so che la nostra felicità e il nostro equilibrio non durerà ancora per molto. È sempre stato così con noi.
Abbasso lo sguardo sul suo petto ed inizio a giocare un po' con i suoi pettorali cercando la risposta perfetta, che non trovo. – Non lo so – rispondo infine. La risposta perfetta insomma.
Mi alzo immediatamente quando sento un rumore provenire dalla finestra, sento già l'acqua sotto i piedi. C'è del sangue sulla finestra. Cerco di calmare l'acqua, ma ormai mi arriva al petto e il pavimento inizia a scricchiolare.
– No, no. Cassie – esclama Jeremy mettendosi davanti a me, quando capisce che non ho intenzione di guardarmi mi prende il viso con le sue mani. – Non farlo, devi concentrarti. Cassie, per l'amor di Dio, concentrati – dice, preoccupato. Lo guardo negli occhi e la paura sembra attenuarsi, quasi scomparire; pochi secondi dopo l'acqua si è ritirata ed io sono completamente rilassata. – Ok. Brava, così – sussurra lui prima di abbracciarmi. – Non era niente, sta' tranquilla. Non era niente – aggiunge molto probabilmente sentendo la mia paura. – Non tremare, per favore, Cassie. Sta' tranquilla – esclama lui guardandomi un'altra volta negli occhi. – Vieni, ti racconto un po' di cose su di me, va bene? – cambia argomento lui prendendomi per mano. Mi fa sdraiare un'altra volta accanto a lui, ma il mio cuore continua a martellare dentro di me, come se volesse uscire per colpa della paura che stia per accadere qualcosa di brutto e per la paura di sapere qualcosa che in realtà non voglio sapere sul ragazzo che amo. – Chiedimi qualsiasi cosa – mormora lui giocando con i miei capelli dopo che mi sono appoggiata con il mento sul suo petto per guardarlo un'altra volta negli occhi.
Ci penso un po' su: ci sono molte cose che vorrei chiedergli sulla sua vita con i suoi genitori, sulle sue abitudini, sul carattere dei suoi genitori e dei suoi nonni, ma so fin troppo bene che parlare di queste cose lo fa rattristare veramente troppo, quindi mi limito a chiedergli le cose sulle sue "esperienze". – A che età hai perso la verginità? – chiedo, imbarazzata. È una domanda che mi assilla da un po' di tempo, ogni tanto mi dice qualcosa ma sono come pezzetti di puzzle che non riesco a mettere insieme.
Jeremy s'irrigidisce subito e il suo sguardo si rabbuia. – Lo vuoi veramente sapere, Cassie? Non è una storia molto romantica – borbotta lui abbassando lo sguardo sul mio collo. Rimango in silenzio aspettando che lui continui. – Va bene. Ho perso la verginità a tredici anni – annuncia e il mio cuore sembra fare un balzo. Se ne accorge subito e mi guarda come se fosse pronto a prendermi al volo se decidessi di scappare da un momento all'altro. – Ero arrabbiato con tutti quando mi hanno portato qua, non parlavo con nessuno, all'inizio nemmeno con Isaac. Sapevo quello che era successo, è da quando sono piccolissimo che so la verità, ma il fatto che un vampiro... – gli muore la voce in gola e sento subito la necessità di accarezzargli il viso, chiude gli occhi appena gli tocco la guancia e non posso fare a meno di sorridergli e baciarli la maglietta, poco sopra il suo cuore. – C'erano un sacco di ragazze carine, i miei ormoni erano a mille, soprattutto una sera. Sono sempre sembrato più grande, così quando una ragazza si è avvicinata a me e mi ha chiesto come mai fossi sempre così arrabbiato e solo, io le ho detto che la stavo aspettando. Ho sempre saputo di essere bello e sono sempre a trarne un solo vantaggio. Comunque, quando lei ha sentito quelle parole mi ha preso subito e mi ha chiesto di andare in camera mia. Mi sono alzato e l'ho portata in camera e l'abbiamo fatto. È stato strano ma anche bello, mi sono sentito finalmente libero e rilassato. Ma è durata poco, perché subito dopo l'ho manda via, non mi sentivo più né libero né rilassato. La ragazza non c'è rimasta nemmeno male! Non mi è mai piaciuto avere le ragazze nel mio letto, sento da sempre la necessità di dormire da solo, senza sentirmi qualcuno abbracciarmi e cambiare di posto ogni cinque secondi solo per trovare un modo più sdolcinato per abbracciarmi.
Deglutisco, sento tutti i miei muscoli rigidi. – Però io ho dormito con te più volte – sussurro io, un po' timorosa di sentire la sua risposta.
Mi guarda subito e mi sorride. – Sì, con te ho dormito più di una volta. Sono felice di dormire con te, anche se mi stringi un po' troppo e praticamente ti metti in braccio a me; ma mi piace, ti voglio con me anche quando dormiamo, ormai ne sento quasi la necessità. Mi piace il modo in cui dormi, il modo in cui mi stringi, è come se mi dicessi che non vuoi lasciarmi andare.
– È vero, non voglio che te ne vada – ribatto io facendo spallucce. – Dormo benissimo con te.
Sorride ancora di più e per un momento mi sembra di sentire il mio cuore un po' più leggero. – Anch'io, molto – dice lui a bassa voce. – Prossima domanda?
– Prima ragazza? – chiedo io continuando a rimanere sempre sullo stesso argomento. Vorrei tanto chiedergli dei suoi genitori e mi prometto di chiederglielo alla fine.
– Tu – risponde subito lui, rimango in silenzio a fissarlo, sbigottita. – Ho sempre avuto storie piene di tradimenti, Cassie. Loro tradivano a me ed io ero sempre felice di ricambiare. Erano relazioni aperte. Quindi la mia prima vera ragazza sei tu, ma se vuoi saperlo la prima finta ragazza si chiamava Louren, aveva circa diciotto anni quando ci siamo incontrati ed io quindici. La questione d'età non le interessava a quanto pare – borbotta lui. Ogni volta che parla del suo passato il suo sguardo cambia, diventa freddo. Mi siedo sentendo il mio stomaco strano. – Lo so, Cassie. Non è una cosa bella, non ero un bravo ragazzo e molto probabilmente non lo sono tutt'ora. La mancanza dei miei genitori mi ha fatto impazzire. Se non fosse stato per Louis molto probabilmente sarei finito male – molto male.
– Ok – mormoro io alzando lo sguardo su di lui. Penultima domanda, penso. – Primo bacio?
Aggrotta la fronte, non si ricorda! – A... undici anni, mi sembra, con una ragazza più grande di me. Sinceramente non mi ricordo nemmeno il nome. Forse dovremmo cambiare argomento, eh? – propone ridacchiando, lo seguo subito, grata di poter cambiare finalmente argomento. Si siede e si mette proprio davanti a me. – Mi dispiace per quello che è successo con Allison. Voglio che tu sappia che l'avrei bloccata. La stavo bloccando, te lo giuro.
– Com'erano i tuoi genitori? – chiedo stringendo un po' la sua mano.
Sorride amaramente. – Gli saresti piaciuta un sacco, ne sono sicuro. Gli sono sempre piaciute le ragazze innocenti e piccole. Ho preso molte cose da mio pdare: i capelli, il naso, la forma della mascella, il corpo e molte altre cose caratteriali. Da mia madre ho preso gli occhi e le labbra. Tutti quando ci guardavano ci dicevano che io ero la vera unione dei miei genitori, che sembravo essere loro due insieme e ogni volta rimanevano sbalorditi – risponde continuando a sorridere, fa una mezza risata al solo pensiero degli amici dei suoi genitori. – Gli saresti piaciuta. Eccome se gli saresti piaciuta! – esclama lui e non posso fare a meno di sorridere. – Eravamo una bella famiglia, andavamo d'accordo e ogni domenica facevamo un pranzo con tutti gli amici di mamma e papà. Si divertivano così tanto... Ogni domenica i loro occhi brillavano come non mai. Erano molto innamorati e mio padre aveva una specie di fissa per i capelli di mia madre – aggiunge quest'ultima cosa ridacchiando. – Diceva che erano i più bei capelli che avesse mai visto. Erano di un biondo molto chiaro e non faceva altro che ripetere: "quanto mi dispiace che tu abbia preso il mio colore di capelli e non quello di tua madre". Finivamo sempre per baciarsi quando parlavano di me – abbassa lentamente la voce sorridendo, poi mi bacia e si rimette sdraiato. – Adesso tocca a me farti delle domande. Ti farò le stesse domande che hai fatto a me. Primo bacio?
Faccio un respiro profondo, già so che questa cosa andrà a finire male. – Con Austin, una settimana prima che ci mettessimo insieme – rispondo io sorridendo un po', Austin ha quasi sempre fatto parte della mia vita e mi manca ancora molto.
– Qualcosa che non hai fatto insieme ad Austin? – chiede, nervoso.
– Bé, non ho perso la verginità con lui. In realtà credo di aver perso la verginità con un gran bel ragazzo dagli occhi fantastici di nome Jeremy Ruterful, ma non ne sono sicura – rispondo io sorridendogli maliziosamente. Quando però non cambia espressione capisco di dovergli fare un'altra volta quel discorso. – Jeremy, ci conosciamo da tanto tempo. Abbiamo fatto praticamente tutto insieme.
– C'ho fatto caso – borbotta lui, arrabbiato. Accenna un sorriso preoccupato e mi guarda negli occhi. – Non mi devo preoccupare, vero?
– Ehi – sussurro io accarezzandogli la guancia. – Tu sei la mia anima gemella. Come fai a preoccuparti di Austin? Oltretutto ancora non si è fatto sentire...
– E questo ti fa stare molto male. Lo sento, Cassie. Sento quanto ti manca e questo mi fa veramente paura. Lui c'è sempre stato per te, sin da quand'eravate piccoli, e vi dicevano che sembravate anime gemelle!
Scuoto la testa, sembra non voler capire. – Ma non lo siamo. Senti...
– Cassie, io ho paura! – sbotta lui. – Non è una cosa di poco valore quello che c'è tra noi, non per me. Mi da fastidio provare tutte queste emozioni con te, non le ho mai provate prima. Non ero mai stato geloso o... o non mi era mai capito di aver paura di perdere una persona. Non dopo la morte dei miei genitori.
– Jeremy, io amo te – esclamo io guardandolo dritto negli occhi. Ha ancora paura ed io non so veramente come fare, non so come farglielo capire, forse ci vuole solo un po' di tempo, ma mi dispiace vederlo in questo modo. Fa stare male anche me. In passato lui non aveva mai avuto a che fare con l'amore, le ragazze usavano lui tanto quanto lui usavano loro, non c'era un patto né altro oltre alla passione e al divertimento. – Devi fidarti di me, Jeremy. Austin ed io siamo molto legati e mi manca, ma io amo solo te. In questa storia ci siamo dentro tutti e due.
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