Capitolo 27: Ricordi e speranze
ColeRuterful, il mio fidanzato, entra nella mia camera, proprio mentresto guardando fuori dalla nostra finestra. Fuori è brutto tempo equesto mi rattrista; ma c'è anche qualcos'altro che miamareggia, un qualcosa che però non riesco a capire. Mi giro versodi lui e gli sorrido. – Buonasera, Cole. – Ancora una volta, misoffermo a guardare le sue labbra, che ogni volta mi ricordano ilfratello, così rude e cattivo in confronto al mio fidanzato. Il solopensiero di Jeremy Ruterful mi mette apprensione, i ricordicontinuano a farsi vivi quando ci penso e mi fanno rabbrividire, avolte anche piangere. Ancora non posso credere che due fratellipossano essere così differenti. Tocco terra ancora una volta, quandonoto la faccia di Cole tesa. – C'è qualcosa che non va? Cos'èche ti turba?
–Niente, piccola. Niente di cui ti debba preoccupare – rispondelui, facendomi un sorriso tirato. Eppure continua ad essere piùfreddo del solito. Non che di solito venga da me e mi abbracci. No,il nostro rapporto è piuttosto freddo. Non ho mai pensato che ilsentimento che provo per lui non sia ricambiato, so che lui è fattocosì e lo accetto.
–No, ti prego, prova a raccontarmi cosa c'è che ti turba tanto –rispondo io, alzandomi e prendendo una sua mano, come una bravafidanzata. – Se c'è un modo per attenuare il tuo turbamento...
–In realtà c'è – m'interrompe subito Cole stringendomi unpo' la mano. È la prima volta che dice così, è la prima voltache mi permette di far parte di questa faccenda. Ogni volta che soloprovo a chiedere, mi uccide solo con lo sguardo, tuttavia questasituazione non mi infastidisce più di tanto, perché so che èquello che vuole lui e quello che vuole è più importante di quelloche voglio io.
– Eallora dimmi, io sono qui per questo – rispondo subito, piùscioccata che mai. Sapere che finalmente Cole mi permetta di farparte della sua vita mi fa quasi piangere. È da tanto tempo chedesidero una cosa del genere e finalmente il sogno si sta avverando.Ringrazio mentalmente il mio fidanzato per questo, perché so che èuna sua decisione e di nessun altro.
–Permettimi di mostrartela – dice lui avvicinandosi a me. Le suelabbra premono sulle mie e i suoi occhi si chiudono, mentre i miei sispalancano. Alzo le mani e mi allontano da lui, spaventata.Quest'ultimo apre di nuovo gli occhi e mi fulmina; abbasso losguardo, imbarazzata. – Cosa c'è, piccola?
Scuotola testa. – Non so... Che cosa significa quello che hai appenafatto? – chiedo io, ancora spaventata. Non ho la minima idea dicosa significhi poggiare delle labbra su quelle di qualcun altro.Sono come una bambina di un anno: non sono a conoscenza di questotipo di cose.
Luiaggrotta le sopracciglia cercando di non ridere, poi però non ce lafa più e scoppia a ridere. – Che vuol dire? Non sai cosasignifica? Non sai cosa sia tutto questo? – chiede lui. Scuotoancora la testa abbassando lo sguardo, ancora più in imbarazzo e conle guance rosse. – Oh, santo Dio. Charlie forse ha esagerato un po'troppo – borbotta lui, cercando ancora una volta di non ridere. –Allora, piccola, prima lezione: questo è un bacio. – Si avvicinaancora una volta a me e posa le labbra sulle mie, cerco didistaccarmi, sentendo la paura farsi ancora più viva dentro di me,ma mi stringe a lui in modo che non possa scappargli. Apre le suelabbra e fa una cosa che non mi sarei mai aspettata. Adesso è ancorapeggio di prima, se prima ero spaventata, adesso sono morta di paura.
–Non capisco – borbotto io, cercando di distaccarmi da lui. –Perché stai facendo così? Che senso ha?
Isuoi occhi si fanno più piccoli, sta cercando di farmi spaventareancora di più e ci sta riuscendo alla grande. – Il senso te lodirò dopo. Tu adesso devi solo sapere che è quello che voglio, tidevi rilassare, vedrai che il resto verrà da sé. Non devi opporreresistenza, Cassie, non stiamo facendo niente di male. E se parliancora una volta, ti taglio la lingua.
Spalancogli occhi, più spaventata che mai. Cole si avvicina ancora una voltaa me e faccio come dice lui: non oppongo resistenza. Ma rilassarsisembra impossibile. Poso le mie mani sulle sue spalle senza farenient'altro oltre a quello che fai lui, quindi apro un po' lelabbra.
Nonposso opporre resistenza nemmeno quando le sue mani si spostano sullamia pancia e mi slacciano la cintura della vestaglia. Essa cade aterra, mentre continuo a fare quello che fa lui con la bocca, anchese più andiamo avanti e meno capisco. Lui continua a sussurrarmi cheva tutto bene, che non stiamo facendo niente di male e questo da unaparte mi fa stare meglio, ma vorrei sapere cosa stiamo facendo.
Sidistacca da me e si toglie la maglietta, io rimango ferma con le manistrette a pugni e lungo i miei fianchi. Quando si avvicina ancora unavolta a me, sento lo stomaco fare una capriola, per qualche motivosento che stiamo facendo uno sbaglio. – Sdraiati sul letto – miordina lui, guardandomi con quegli occhi che non accettanonient'altro oltre quello che vuole che io faccia. Quindi mi sdraiosul letto e poco dopo lui mi raggiunge, mi accorgo solo quand'èsopra di me, che si è tolto anche i pantaloni. Preme di nuovo le suelabbra sulle mie e...
Misveglio di soprassalto; i capelli sono incollati sul collo e sul visoper quant'ho sudato. Mi guardo intorno, pronta ad incontrare gliocchi freddi di Cole Ruterful, ma ci sono solo io nella stanza. Mistringo le gambe al petto e inizio a singhiozzare. Sto piangendo comeuna bambina ed è giusto così. So benissimo che mi stanno ascoltandofuori da questa camera, ma proprio non riesco ad essere menorumorosa. Molto probabilmente ho svegliato tutti.
Ivyapre la porta senza bussare con l'aria assonnata. – Cassie, chesuccede? – chiede lei entrando e chiudendosi la porta alle spalle.– Ehi – mormora lei sedendosi sul mio letto. Mi guarda per moltotempo e poi mi abbraccia. – Mi dispiace così tanto, Cassie –dice stringendomi a sé. – Mi dispiace davvero tanto. Qua non tisuccederà più una cosa del genere. – Quindi capisco che èriuscita a leggermi nella mente.
--Non è successo – mormoro io stringendola a me. – Non è successoveramente. – Ho bisogno di qualcuno che mi dica che era solo unincubo, che era frutto della mia immaginazione, per quanto strano emacabro possa essere stato il sogno, e non un ricordo riaffioratograzie alla magia di Andrew.
-- Midispiace – ripete lei con una voce tremante. – Mi dispiace cosìtanto. Vorrei poterti dire che hai ragione, che non è successo, ma èsuccesso. Questo è un ricordo che Cole ti aveva fatto dimenticare,forse perché in questo modo tu non avresti avuto paura di lui.
Piangoancora più forte, con il cuore che va a mille mentre si sgretolanella gabbia toracica. – Ho sempre sperato che fossi rimastaincinta in un modo più... Pensavo che Cole avesse usato la magia perfarmi ingravidare, non... non così.
Ivysi distacca da me e mi mette indietro le ciocche di capelli che sonoattaccate sul mio viso umido di sudore e lacrime. – Sarà punitoper questo – dice lei con un tono duro, sembra quasi un ringhio. Èla prima volta che la sento così arrabbiata. – Sarà punito perogni singola cosa che ti ha fatto e che ci ha fatto. Sarà punito conla morte. – Annuisce, con gli occhi più dilatati. – Saràpunito.
Misveglio con il mal di testa, ricordandomi subito a che ora mi sonoriaddormentata dopo l'incubo che ho fatto. Guardo l'orologiodavanti a me e capisco di aver dormito solo tre ore. Mi sdraio ancorauna volta e chiudo gli occhi per cercare di rilassarmi e ritornare adormire. Per fortuna dopo quell'incubo i miei sogni erano statinormali, così normali che adesso non me li ricordo.
– Per favore, Jeremy, te lo chiedo in ginocchio se vuoi, non lasvegliare – borbotta Ivy.
–Non può rimanere a letto. Deve continuare ad allenarsi – ringhiaJeremy Ruterful. – Ieri ha fatto pena. Si è presa un cazzotto daquell'incapace di Floyd! Deve continuare ad allenarsi, quindi tiprego di dirmi qual è il problema. Cos'ha? Non si sente bene?Perché è l'unica scusa che posso accettare.
Mimetto in posizione fetale, sperando di ricominciare a dormire al piùpresto. – No, non ha l'influenza, ma sta male – ringhia Ivy. –Non ha dormito sta notte. Si è addormentata solo verso le sei dimattina. Non svegliarla, Jeremy. Sai che è sbagliato. Non puoi nonaverla sentita piangere.
C'èun po' di silenzio e poi la voce di Jeremy si sente ancora unavolta, bella e potente. – Perché non è riuscita a dormire? Perchési è messa a piangere in quel modo? – La sua voce è di ghiaccio.Non lascia trapelare nessun emozione, come se un robot che non provaniente.
SentoIvy fare un sospiro esagerato. – Non posso dirtelo, Jeremy. È unacosa veramente personale. Io lo sono venuta a sapere solo grazie almio potere. Continuava a tremare e a sudare e... Jeremy, ha bisognodi una mano. Sta male. Non credo si alzerà da quel letto moltopresto, nemmeno io lo farei!
– Adesso stai esagerando, Ivy – ringhia Jeremy.
–Come fai a dirlo, se nemmeno sai di cosa si tratta? – tuona lei,cercando di non far tremare la voce. – Diavolo, Jeremy! Cos'èche non capisci? Ci puoi arrivare da solo, non credi? Quale puòessere il motivo? Un ricordo. Ecco che cosa può essere, razzad'idiota.
–Come faccio a sapere di cosa si tratta, se non me lo dici?! – urlalui. Il silenzio piomba ancora una volta nel corridoio, sono quasisicura che tutti gli altri stanno assistendo allo spettacolino coninteresse, senza farsi vedere o sentire. – Dimmi di cosa si tratta,Ivy. – Ancora silenzio, fino a quando Jeremy non urla: – Dimmelo!
–Ci puoi arrivare da solo, idiota – ringhia ancora una volta Ivy.
–Preferisco saperlo da te, non vorrei sbagliarmi – ringhiaJeremy. Mi immagino la sua faccia in questo momento e rabbrividisco.Ricordo che la prima volta che ho incontrato Cole Ruterful, una delleprime cose che gli ho detto è stata: "Mi ricordi una persona".E quella persona era suo fratello. Ricordo la prima volta che honotato la prima somiglianza estetica tra Cole e Jeremy. Scoppio apiangere ancora una volta e riesco a sentire il sospiro di Jeremy. –Perché ha ricominciato a piangere?
–Pensaci, Jeremy. Qual è una delle mille cose più brutte che Colepuò fare a Cassie? – chiede Ivy con una voce sicura. – Non ètanto difficile da capire, fidati. Scommetto che hai già capito, masperi di sbagliare, perché sai che questo ucciderebbe del tuttoCassie. Perché continui ad amare Cassie, nonostante tutto.Non è così, Jeremy?
–Basta – mormoro io, prendendomi la testa con tutte e due le mani. –Basta ricordi, ti prego – continuo. Scendo dal letto e vado inbagno, alzo lo sguardo per guardarmi allo specchio e mi esce ungemito. Gli occhi inquietanti sono circondati da altrettanteinquietanti occhiaie nere; i capelli sporchi e attaccati alla facciapallida e sudata; collo dove Cole si è rifugiato quando... – No! –esclamo io.
–Ti prego, Ivy, dimmi di cosa si tratta e basta – dice Jeremy, convoce tremante. La sua voce attraversa anche le pareti del mio bagno,fino ad arrivare a me.
–Come si fa un bambino, Jeremy? – chiede Ivy con voce altrettantotremante. – Tu dovresti saperlo. L'hai fatto così tante volte.Però mettici tuo fratello al tuo posto, e al posto di una delletante ragazze con cui l'hai fatto, mettici una Cassie spaventata eche non sapeva nemmeno cosa fosse un bacio.
Alzoancora una volta lo sguardo e incontro i miei occhi grigi. Questiocchi hanno incontrato quelli verdi di Cole, del ragazzo che... Ilpugno destro spacca lo specchio in tanti pezzi e questi cadono un po'sul lavandino e un po' per terra. Guardo la parete che adesso è alposto dello specchio e mi sento meglio, non tanto, ma è sempremeglio di niente.
Laporta si spalanca e sia Ivy che Jeremy entrano in camera mia con gliocchi spalancati. Entrambi poi abbassano lo sguardo sulla mia manodestra e decido di farlo anche io. Le lacrime scendono ancora piùveloci quando vedo il sangue uscire dalla mia mano e, quando alzo losguardo verso di loro, mi rendo conto di averli veramente spaventati.Scuoto la testa mentre corrono da me e mormoro: – Vi prego,aiutatemi a fermarli.
Ivyprende la mia mano e poi guarda Jeremy. – Vai prendere qualcosa perdisinfettare e delle bende per fasciare la ferita. – Jeremy miguarda per un secondo e poi se ne va. – Cassie, guardami – miordina Ivy prendendomi la testa con tutte e due le mani. – Lo soche è difficile, ma tu sei più di questo. Sei più di una ragazzache sta a letto per non affrontare la realtà.
Jeremyarriva e sposta Ivy per disinfettarmi la mano. Cerco di non piangerequando guardo le sue labbra, pronte a sorridere per sfoggiare ilsorriso uguale al fratello. Un'idea continua a girare nel miocervello, pronta ad uscire dalla mia bocca, ma la tengo chiusa peraspettare un momento più favorevole.
Quandoha finito di bendarmi la mano, si alza. È così alto che sonocostretta ad alzare la testa per guardarlo. – Sei scalza –mormora lui indicandomi i miei piedi. – Ti devo prendere inbraccio. È pieno di vetri per terra, finirai per ferirti. – Sicapisce dal modo in cui mi guarda e dal modo in cui mi parla che hacapito cosa mi ha fatto Cole, ma non voglio essere debole, io voglioessere forte; voglio essere vista come una ragazza forte eindipendente.
Annuiscocon ancora le lacrime sul mio viso. Sento le sue mani stringermi eprendermi in braccio nel modo più innocente e delicato possibile.Sotto i suoi piedi i vetri si spezzano ancora di più, mentre miporta sul mio letto. Mi mette su di esso e mi sorride. – Tu sei piùforte, Cassie – mi mormora lui, in modo che Ivy non lo possasentire. – Sei più forte di qualsiasi altra ragazza al modo. Seipiù forte di qualsiasi cosa. È per questo che so che riuscirai adandare avanti a testa alta e con il coraggio di una guerriera. Perchéè quello che sei, tu sei una guerriera. La guerriera più forte cheio abbia mai conosciuto.
Misveglio per l'ennesima volta in un giorno, ma questo volta èperché Austin apre la porta di scatto e mi scuote. – Ti prego,Cassie. Ti prego, Cassie – dice piangendo. – Cassie, ti prego.
Aprogli occhi e incontro subito i suoi occhi scuri pieni di lacrime. Sonostata molto tempo a pensare a lui, di come ho esagerato a dirgli diandarsene dalla mia vita e tutto il resto. Aveva ragione: anche luiaveva il diritto di commettere errori e di essere perdonato. E lovolevo perdonare. Forse ora che ho scoperto cosa mi ha fatto Colesarà più difficile, ma ci sto provando tutt'ora. E comunque isuoi occhi spalancati e pieni di lacrime mi fanno preoccuparedavvero. – Austin, che succede? Sei ferito?
–N-no. No, ma ho bisogno di te. Ho fatto una cosa orribile e non socome rimediare. Pensavo che sarei riuscito a controllarmi, ma èsempre più difficile ed io non riesco a fermarmi. Non riesco adecidere quando trasformarmi, e quando succede non riesco proprio a...
–Austin, tranquillo – lo fermo io, prendendo tutte e due le suemani. – Fai un respiro profondo e dimmi cos'è successo. Lo soche è difficile, so che non lo sai controllare ancora, ed ènaturale. Vedrai che con il tempo e il giusto esercizio, riuscirai afarlo. Ma adesso dimmi cos'è successo.
–Mi sono trasformato perché ero arrabbiato. Jeremy Ruterful sembravadistrutto e continuava a parlare male di Cole Ruterful. Sembradiventato stronzo tutto d'un tratto. Non riesce a parlarglinessuno, a parte forse quel suo amico riccio. E non riuscivo a capirecosa stesse succedendo, perché ero sicuro che fosse successoqualcosa e quando gli ho chiesto spiegazioni lui mi ha detto: "Questinon sono affari tuoi, lupo mannaro. Sei fuori dal gruppo di umaniintelligenti da quando hai deciso di tradire Cassie con quellostronzo di mio fratello". Me ne sono andato di casa e mi sonotrasformato. Ma non ero io... Non riuscivo proprio a controllarla. Ioti giuro che non mi ricordo niente, Cassie. Te lo giuro, io non fareimai del male alla gente. Lo sai, siamo cresciuti insieme e...
–Austin, chi hai ferito? È morto? – chiedo io, tappandogli la boccacon la mano.
–Un uomo sulla quarantina. Non so... Mi sono svegliato nudo accanto alsuo corpo. Quando me ne sono andato, stava respirando ancora, ma nonlo so... Non lo so proprio... Io non volevo fargli del male, Cassie.Non volevo, te lo giuro. Per favore, aiutami. Non posso aver uccisonessuno. Io non posso. Tutto questo sta diventando troppo.Tra la guerra di cui io non sapevo l'esistenza, questo dono odiosodi cui io non ero a conoscenza, mia madre scomparsa, mio padre chenon si fa vivo. Io... Io ho bisogno di te, Cassie.
–Va bene. Va bene. Solo... Dimmi dov'è. Ci andiamo insieme. – Mialzo dal letto, prendo dei pantaloni neri per andare a cacciare idemoni e me li metto da sotto la vestaglia. – Girati e nonguardarmi – dico io facendogli il gesto di girarsi. Austin lo fa e,quando mi sto per togliere la vestaglia, qualcuno apre la porta senzabussare.
–Austin, che diavolo sta succedendo...? – chiede Jeremy, ma si fermaguardando prima me e poi Austin. Chiude e apre le palpebrerapidamente e all'infinito, come se stesse cercando di svegliarsi ocome se fosse sicuro di stare diventando cieco. – Emh... – bofonchia quindi. – Ok. Brutto momento. Torno tra due minuti.
Chiudela porta e ci metto meno di due minuti per mettermi la maglietta,prendere la spada, che è nel suo fodero, e allacciarla alla cintura.– Ok, andiamo.
Aprola porta e vado quasi a sbattere contro Jeremy, il quale si giraverso di me. Sento Austin deglutire dietro di me. – Che stasuccedendo qua? – chiede Jeremy. Mi guarda dalla testa ai piedi emi chiede: —E perché hai la divisa da Cacciatrice?
–Questa – inizio alzando l'indice – è proprio una belladomanda. Ecco, diciamo che mi mancava vestirmi così e quindi hodeciso di provare, e devo dire che mi sento molto meglio. Per nonparlare...
–Non dire cazzate, Cassie – mi interrompe lui, con voce ferma efredda.
–Va bene, hai ragione – borbotto, abbassando lo sguardo. Sento leguance andare a fuoco, mentre cerco di togliermelo di mezzo. Perònon so come, e poi non credo che me ne possa andare così, senza direniente a nessuno. Anche se Austin l'ha fatto... – Posso uscire? –chiedo quindi.
–Per andare dove? – chiede lui, da bravo insegnante.
–Questa è un'altra bella domanda – borbotto io. Non respiro. –E chi lo sa? Di qua, di là. Ci sono così tanti posti dove vorreiandare. Per esempio, Miami. Dio! Chi vorrebbe non andare a Miami? Tu,Austin, vorresti andare a Miami? – Mi giro verso di lui, percercare di farmi aiutare.
Austinfa per dire qualcosa, quando Jeremy lo precede. – Stai continuandoa dire cazzate, Cassie. Dimmi dove state andando e basta, ok? – Oranon mi guarda più con quello sguardo. Non mi guarda più come unapovera bambina, ma come una guerriera. Mi guarda come se non avessibisogno di niente, oltre che della mia spada e della mia pistola; equesto mi fa sentire benissimo.
–Qualcuno è stato ferito. Dobbiamo andarlo ad aiutare – rispondoio, guardandolo dritto negli occhi. – Vuoi venire con noi, percaso? – Tutto d'un tratto mi fido di Jeremy. Mi fido di lui,perché la fiducia che riversavo a Cole, in realtà, era quella cheversavo per suo fratello. Lui aveva inverso le due cose, ColeRuterful voleva essere Jeremy Ruterful. O almeno in parte.
Jeremyperò sembra non fidarsi di nessuno dei due. – Cassie, so che staifacendo tutto questo perché stai cercando di andare avanti ma, seinizierai in questo modo, sarà l'unico che userai fino alla fine.Stai cercando di trovare un altro problema per lasciare l'altro e...
–Non sto cercando di fare niente. Vivo la vita come se non avessi maiscoperto la verità. Sto cercando di comportarmi come facevo prima.Per favore, cerca di capire – ringhio io, fermandolo prima che siatroppo tardi. Forse è un bene fare finta di niente, ma si stasbagliando: sto solo cercando di vivere la vita come prima.
–Hai ragione. Ok. Vengo con voi.
–Ok, ok, è qua! – esclama Austin, facendo frenare Jeremy in modobrusco. – Gesù, Jeremy! Ma chi diavolo ti ha dato la patente?
–Non lo sai? – chiede lui, guardando Austin con un sorrisomalizioso. – Gesù!
Trattengouna risata, mentre Austin ha gli occhi spalancati. – Ok, bene...No, non va affatto bene. Guido io al ritorno. – Quando scende,Austin mi scocca un'occhiataccia. – Non posso credere che tu abbiafatto guidare un ragazzo che ha la patente falsificata! Potevamo fareun incidente o...
–Austin, tranquillo – rispondo io, posandogli una mano sulla spalla.– Tutti i Cacciatori hanno una patente falsificata. E poi non èfalsificata, semplicemente Louis Dempson ci da la patente una voltache ci vede preparati. Di certo non le da anche a quelli che nonsanno guidare. Anche a me l'ha data, sai?
–Oh, questo mi da la conferma che questo Louis Dempson sta dando lapatente anche a quelli che non sanno guidare! Come te e Jeremy, peresempio! – sbotta Austin.
–Vogliamo andare? – chiede Jeremy, girandosi verso di noi. Faccioper dirgli che stiamo andando, quando mi anticipa. – Lo so chestiamo andando, Cassie. Intendo dire che vi dovete sbrigare.
–Oh, certo! – esclama Austin andando prima di Jeremy.
Cifermiamo non appena notiamo un uomo a terra, Austin diventa biancoquanto il cadavere dell'uomo. Jeremy gli gira intorno e poi siinginocchia accanto al corpo. Alza il viso del cadavere e lo osservaattentamente. Mi avvicino anch'io, lasciando la mano di Austin, masolo dopo averla stretta il più possibile. Gli faccio segno dirimanere là dov'è e mi accovaccio davanti al corpo. Il mio cuoreperde alcuni battiti vedendo quel corpo, ma noto subito una cosa. –Non c'è...
–Sangue – finisce Jeremy. – Non c'è sangue. – Mi guarda. –Sai cosa significa, vero?
Perquanto mi faccia male stare accanto a quel corpo, mi sento meglio,perché so che non è stata colpa di Austin. Jeremy chiude gli occhiall'uomo e recita una preghiera; mi giro verso Austin e glisorrido, per quanto possa sorridere con un corpo di un uomo innocentedietro di me. – Non sei stato tu a ucciderlo, Austin.
Ilragazzo è bianco e continua a guardare prima il corpo dell'uomo epoi me. – Ne sei sicura? Come fai a saperlo?
Faccioper dire qualcosa, tuttavia Jeremy decide di parlare. – Perché nonc'è sangue. Tu l'avresti fatto morire dissanguato, o comunque cisarebbe stato molto sangue accanto al corpo, e qua c'è solo unapiccola macchiolina di sangue. – Indica la macchia di sangue, poiguarda prima Austin ed infine me. – Quindi o ci siamo sbagliati esei un vampiro, invece di un lupo mannaro, oppure è stato qualcunaltro.
–Molto divertente – ringhia Austin. – Quindi è stato un vampiro.Chiunque sia, non può passarla liscia, non credete? Lo dobbiamocercare, gli Anziani poi faranno tutto il resto.
–Cercare un vampiro, adesso? – chiede Jeremy, guardandolo con lesopracciglia alzate. – Assolutamente no. Tra un po' farà nottee, a quel punto, saremo noi quelli nei guai. No, dobbiamo averepazienza e cercarlo con calma. Non possiamo uccidere il primo vampiroche ci capita davanti, non è detto che sia quello.
–Quindi cosa bisogna fare? – chiede Austin.
–Dobbiamo prendere il corpo. Lo esamineranno e poi riusciremo atrovare il vampiro che ha fatto tutto questo. – Austin fa per direqualcosa. – I vampiri lasciano una specie di sostanza dentro ilcorpo della vittima. Quella sostanza permette d'immobilizzare levittime, in questo modo i vampiri riescono a bere tutto il sangue,senza che le vittime oppongano resistenza. Questa sostanza però èdiversa da ogni vampiro, è un po' come il DNA del vampiro.
–Quindi dobbiamo portare via il corpo. Chi lo esaminerà? – chiedeAustin. – No, non rispondetemi. Non lo voglio sapere. Voglio solo...Non capisco il perché. Quando mi sono svegliato ce l'avevoaccanto, come faccio a non averlo ucciso io?
–Hai detto di esserti trasformato perché eri arrabbiato – inizioio. Scrollo le spalle per cercare di tranquillizzarlo. – Magarivedendo il corpo di un uomo morto, sei rinsavito. – Guardo meglioil corpo. – Non c'è traccia di morso di un lupo mannaro. Ivestiti sono completamente intatti.
Luilo guarda e rabbrividisce. – Potrei mai fare una cosa del genere?Potrei mai uccidere un uomo innocente, senza accorgermene, o avererimorso?
–Sì, potresti – risponde Jeremy, con tono aspro. Gli lancioun'occhiataccia, ma fa finta di non notarla, e continua. – Ilvostro istinto è uccidere tutti quelli che avete davanti. Alcuniperò decidono di aiutare i Cacciatori, e di uccidere solo vampiriche hanno commesso qualche omicidio non autorizzato. Se tu uccidessiun uomo tanto per fare, molto probabilmente saresti ucciso o da unvampiro che è sotto le grazie degli Anziani o, cosa molto piùprobabile, da un Cacciatore. La tua migliore amica uccide a sanguefreddo, sai?
–Non uccido a sangue freddo – ringhio io. – Quelle Sirene se lomeritavano. Stavano spaventando mia cugina e volevano ucciderci. Nona caso, nessuno mi ha detto niente, nemmeno gli Anziani. QuelleSirene erano una palla al piede.
– Eche mi dici di tutti gli altri? – chiede Jeremy avvicinandosi a me.
–Quali altri? – ringhio io. – Cosa stai cercando di farmi capire,Jeremy Ruterful?
Sorride,allontanandosi di scatto da me. – Niente, assolutamente niente. –Ci guardiamo, cerco di capire se mi sta mentendo, ma capisco chesemplicemente mi voleva far innervosire.
Scuotola testa. – Andiamocene. Voi due portate il corpo, va bene? –Faccio per andarmene, quando Jeremy mi afferra il braccio e lanciaun'occhiataccia ad Austin, che capisce e va vicino alla macchinaper lasciarci da soli. – Cosa vuoi?
–Calmati. Sai che molto probabilmente questa è opera di uno degliscagnozzi di Cole o di quelli che ti hanno... rapita, vero? È perquesto che questa missione, d'ora in poi, sarà di qualcun altro.Tu non potrai seguirla, non saprai più niente da questo momento, èchiaro?
Scoppioa ridere. – Se è chiaro? Certo che no! Perché dovrebbe andare aqualcun altro? Cosa ho che non va? Sono in forma e... – Smettoimmediatamente di parlare, non sento più niente se non un ronzio.Quello che sto pensando... – Tu pensi che io sia una spia di ColeRuterful, non è così?
–No, non è questo – risponde subito lui, stringendo poco di più ilpolso, sono sicura che nemmeno se ne sia reso conto. – Il fatto èche ci sta di mezzo Cole, che continua a volerti. E se invece cistanno di mezzo quegli altri, molto probabilmente ti vogliono ancoramorta e...
–Tu non ti fidi – ringhio io. – Pensi che se avessi ancora unapossibilità... se Cole Ruterful mi chiedesse di andare via con lui,io direi di sì? Bé, ti sbagli.
–No, non è quello. È troppo pericoloso per te, che sei una Whitesun.– Si ferma a pensare. – E comunque anche se io ti rispondessi disi, mi diresti di no? Veramente pensi che mi fidi di te, dopo che tene sei andata da lui, come se niente fosse?
–Ne sto pagando le conseguenze. Ho capito di aver sbagliato nelmomento in cui mi ha presa in braccio. E comunque non è pericolosoper me. Per te tutto quello che succede è pericoloso, seiimpossibile!
–Forse è vero – ringhia lui, avvicinandosi pericolosamente a me. –Forse sono stato sempre un po' troppo possessivo nei tuoiconfronti. Possessivo e opprimente. Ma non più. Ora so che sei unabrava Cacciatrice. Ti ho visto mentre combattevi, ma prima non mirendevo conto della tua bravura. Ora la comprendo. So che sei brava,ma questo non basta. Non quando c'è di mezzo mio fratello oquella... persona che ti vuole morta.
Escofuori dalla casa vedendo Austin, seduto sull'erba a guardare iltramonto. Mi siedo accanto a lui, non appena si accorge di me, misorride. – Cosa succede? – chiedo io.
– Ètutto diverso – mormora lui, facendo un sospiro. – Tutto troppodiverso, troppo incasinato. Ho paura addirittura della mia ombra.Prima non avevo tutta questa paura. Io... ero abituato a cacciarequelli come me. Adesso sono esattamente come loro.
–Non lo sei – lo interrompo io. – Tu non sei un vampiro. Se è unacosa di famiglia, significa che sei così perché hai la possibilitàdi aiutare il mondo. Non osare dire che sei come i vampiri cheuccidevamo di tanto in tanto.
– Etu? 'Sta mattina ho sentito Jeremy e Ivy parlare di te, sinceramentecredo che tutti abbiano capito che ti è successo qualcosa, manessuno sa cosa – dice, cercando di cambiare discorso. – Cosa tiè successo? Quel discorso di Jeremy, sul fatto di voler dimenticare...Dimenticare cosa?
Scuotola testa. – Non è importante.
–Ti sbagli. Lo è, se si parla della mia migliore amica. Lo è, se haigli occhi gonfi per avere pianto tanto. Lo è, se per la prima voltada quando sono arrivato Jeremy ti guarda come se fossi un cuccioloindifeso, e poi come una vera Cacciatrice, e non come un mostro. Loè, se la tua mano è stata ferita con qualcosa.
Loguardo con le lacrime agli occhi. – Guarda – mormoro io, alzandoun po' la maglietta e abbassando i pantaloni per mostrare lacicatrice. Lo sento trattenere il respiro. – Qui dentro c'era unbambino – dico io, con voce tremante. – Il bambino di ColeRuterful. Un bambino oscuro, così oscuro che aveva già i poteri.Nonostante fossi a conoscenza della mia situazione, non avevo idea dicome un bambino fosse entrato nel mio utero. Speravo... Speravo tantoche Cole mi avesse fatto un incantesimo o fatto ingerire qualcosa...Ma ieri sera mi sono ricordata tutto.
–Cassie... – mormora Austin, con gli occhi spalancati. – Tu...aspettavi un bambino demoniaco.
Annuisco,abbassando lo sguardo per non far vedere le lacrime. – Ero cosìingenua, Austin. Pensavo quello che Cole voleva che io pensassi. Miaveva fatto bere delle pozioni che... Non sapevo niente. Pensavo chetutto quello che lui facesse, fosse giusto. Tutto.
Austinmi abbraccia di scatto, tutto d'un tratto è troppo: scoppio apiangere. Sento piangere anche lui, per le sue avversità, per le sueperdite, per i suoi genitori, per quello che sta succedendo. Mistringe ancora di più. Decido di fare come quand'eravamo amici ofidanzati tanto tempo fa: metto le mie gambe sulle sue e mi avvicinoil più possibile per stringerlo e appoggiare la mia testa sul suopetto.
Posail suo mento sulla mia testa, come i vecchi Cassie e Austin. Comequando eravamo solo io e lui contro tutti quegli adolescenti chevolevano essere uguali. Proprio come quand'eravamo solo io e lui asapere la verità, che alla fine non lo era. Esattamente come quandoeravamo distrutti per una giornata andata male, e ci sedevamo perterra, stringendoci proprio come stiamo facendo adesso.
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