Capitolo 24: Errori o no

Ormai non faccio altro che incubi. Riesco a ricordarmi cose che prima non mi ricordavo e questo fa più male di quanto mi ero immaginata. Riesco a vedere ogni singola cosa, ogni singolo mostro, ogni singolo errore. Per questo motivo, quando qualcuno mi sveglia, sento la mia mano andare a contatto con il naso di quella persona.

– Oh, merda! – esclama Scott tenendosi il naso. – Cazzo! – tuona lui facendo una giravolta. – Ma io dico, sei impazzita Cassie?

Mi metto indietro i capelli per vederlo meglio. – Mi dispiace così tanto, Scott! Scusami, mi sono spaventata e stavo facendo un incubo... Mi dispiace tanto! – Lui si siede sul letto e metto una mano sopra la sua, che tiene il naso. – Fammi vedere. – Toglie la sua mano e il sangue esce dal naso abbastanza lentamente. Mi soffermo sul colore rosso del sangue, su quel colore che ormai non riesco più a collegare al sangue. – Non è niente, io credo... Andiamo in infermeria, va bene?

– Lascia stare, vado da solo. Ti ho chiamato solo perché è pronto da mangiare – dice lui stringendomi la mano e accennando un finto sorriso. – Non ti sentire in colpa, ok? Credo tu abbia già abbastanza cose per la testa. Non è stata colpa tua, mi sono preso solo un po' troppa confidenza.

Esco insieme a Scott dalla mia camera, ma una volta in salone ci separiamo e lui continua la sua strada per andare in infermeria. Lo guardo tristemente.

– Cos'è successo? – chiede Louis, più serio che mai. – Non avrete mica fatto a botte, vero?

– Oh, no no – rispondo io, cerco di coprire le guance rosse con i capelli. – No, è solo che... mi sono spaventata e... l'ho colpito. – Tutti mi guardano, stupefatti. – Stavo dormendo! Non pensavo di...

– Fammi capire. Austin è scomparso e tu ti metti a dormire? – chiede Jeremy guardandomi dall'alto al basso. Deglutisco, in difficoltà. Sento gli sguardi di tutti addosso, la pressione non fa altro che peggiorare, non riesco a pensare. So che sto per scoppiare, so che sto per dirgli la verità, e cioè che non mi sento per niente bene.

– Jeremy, silenzio – ringhia Louis lanciandogli un'occhiataccia. – Cassie, non ti preoccupare. Sono sicuro che Scott sta benissimo, proprio come il tuo amico Austin. Il pranzo è pronto, hai fame?

Solo adesso mi accorgo che sono tutti riuniti a tavola. Mi ricordo quando dovevo mangiare, anche se non avevo fame e mi dovevo sedere nello stesso momento in cui si sedevano gli altri a tavola. Ogni volta mi dimentico di non essere più a casa di Cole Ruterful, ma di essere al sicuro adesso. – Non ho... Certo, arrivo. – Purtroppo però, alcune abitudini sono troppo difficili da eliminare.

– No, ti prego, non mangiare se non ne hai voglia – ribatte subito Louis. Jeremy lo guarda come se fosse matto e questo mi da solo la conferma di dovermi sedere a tavola, possibilmente il più lontano possibile da lui.

Iniziamo tutti a mangiare, Scott compreso, tuttavia dopo pochi bocconi sento il mio stomaco fare uno strano rumore. Mi guardo in giro per capire se qualcun altro ha sentito il rumore, ma nessuno sembra avermi notato, così continuo a mangiare. Mi fermo quando sento il mio stomaco contorcersi, alzo lo sguardo verso Andrew, che si è fermato a guardarmi tanto quanto Louis e Jeremy.

– Cara, stai bene? – chiede Andrew.

Sento il terreno diventare instabile e lo stomaco farmi ancora più male. Dopo poco tempo capisco cosa sta per succedere e corro in bagno. Cerco di smettere di rimettere tutto quello che ho e non ho dentro lo stomaco, invano. Sto a occhi chiusi fino a quando non sento uno strano odore dentro la mia bocca, simile al ferro.

– Oh, mio Dio – mormora qualcuno dietro di me, convincendomi ad aprire gli occhi. Quando faccio l'errore di aprirli vedo il mio sangue - ancora misto tra il rosso acceso del sangue normale e quello nero dei demoni - dappertutto. Quando mi sento meglio, mi allontano subito dal water e guardo chi è presente in bagno. Jeremy Ruterful, Isaac, Ivy, Scott e Andrew mi stanno guardando con gli occhi spalancati.

– Ragazzi, andate – aggiunge Jeremy Ruterful continuando a guardarmi dritta negli occhi. I ragazzi annuiscono e se ne vanno. Jeremy fa per venire da me, fino a quando indietreggio.

– Non provare ad avvicinarti a me, mostro – ringhio io alzandomi nonostante mi tremino le gambe e abbia la vista annebbiata dalle lacrime. – Si può sapere cosa vuoi da me? Vattene via! Io non ti voglio qua! Questa si chiama privacy, la conoscete o siete tutti stupidi qui dentro?

– A quanto pare siamo abbastanza stupidi da tenerti ancora in vita – ringhia a sua volta Jeremy, avvicinandosi a me. Sa benissimo che non mi posso più muovere dopo che lui mi ha detto una cosa del genere. – Vieni, ti porto in stanza.

– Ho detto lasciami in pace! – tuono io spingendolo abbastanza forte da perdere l'equilibrio, eppure non abbastanza da farlo allontanare. Faccio per cadere a terra, quando stringe ancora di più la presa sul mio braccio e fa in modo di tenermi in piedi.

– Potresti smetterla per un minimo secondo di fare la grande ragazza, che riesce a fare tutto da sola, e farti aiutare? – ringhia fissandomi negli occhi. – Non è poi così difficile, devi solo mettere per un po' da parte il tuo ego e farti aiutare. Non per tanto, te lo posso assicurare.

– Da quando sei così simpatico? – chiedo io guardandolo dritto negli occhi.

– Da sempre.

– Allora è per questo – borbotto io abbassando lo sguardo, sperando che agganci.

Mi guarda male per un po' e poi mi chiede: – Cosa? "È per questo" cosa?

Accenno un sorriso. – Allora è per questo che non hai la ragazza. Perché fai abbastanza schifo a fare la parte del simpatico – rispondo io guardandolo dritto negli occhi. Eppure purtroppo non riesco a vedere nessun cambiamento d'animo in lui. Continua a guardarmi impassibile e da una parte sono felice che non lo abbia ferito più di tanto, ma dall'altra...

– Tu non sai niente di me – risponde, stringendo un po' di più il mio braccio. – Magari non ho la ragazza perché sono troppo innamorato di te per andare avanti. Immagino tu sappia che noi due abbiamo un passato.

Deglutisco a fatica. Sono appena stata colpita e sto affondando precipitosamente. Ha vinto lui, stavolta, facendomi sentire in colpa. Cerco di ricordare tutte le volte in cui lui mi ha fatto del male, ma a parte la faccenda della tortura, se ci penso bene, ha fatto tutto quello che ha fatto per il mio bene e quello degli altri. Forse gli altri hanno ragione, forse è veramente un bravo ragazzo. – Forse la ragazza che dici tanto di amare ti avrebbe creduto se solo non avessi ordinato ai tuoi scagnozzi di torturarla il più possibile. Ma tu eri là, mentre lei veniva... – mi fermo sentendo la mia voce tremare. Deglutisco ancora una volta, mentre abbassa lo sguardo, facendomi sentire per una volta più forte di lui. – Questo non è amore.

– Ho dovuto farlo – mormora lui, continuando a stringere il mio braccio. – Il bambino era la causa di tutto, Cassie. Non potevo lasciarlo in vita, anche se era il tuo bambino.

– Non prendermi in giro, Jeremy Ruterful – ringhio io lasciando uscire le lacrime. – Tu odiavi quel bambino. Tu volevi sentirti più forte di Cole Ruterful. Tu ti senti inferiore a tuo fratello. È per questo che mi avete presa. È per questo che mi avete torturata.

Scuote la testa. – Vorrei che fosse così. Vorrei poter odiare mio fratello, vostro figlio e soprattutto te. Se solo... Se solo tu non avessi scelto lui. Se solo io non fossi stato così stupido da non accettarti. – Alza l'altra mano, per accarezzarmi il viso e il mio cuore inizia a battere ancora più veloce di prima. – Ma non accettavo nemmeno me stesso, come potevo solo pensare che tu ti saresti fidata del tutto di me? Quando nemmeno io sapevo se fidarmi di me stesso.

Mi allontano da lui. – Non mi toccare – mormoro io, lanciandogli un'occhiataccia. – Non m'interessa il nostro passato. Tu mi hai torturata. – C'è un attimo di silenzio e poi decido di andarmene.

Rimango in camera per ore. È inutile dire che sono preoccupata per Austin, ma è anche inutile dire che sono veramente troppo debole per andare a cercarlo, ora come ora. È per questo che decido di dormire ancora un po', giusto per cercare di riposarmi, per poi svegliarmi più in forze.

Mi sveglio sentendo la porta spalancarsi, mi alzo e mi ritrovo Austin, il quale mi guarda con gli occhi spalancati, fermo vicino la porta. – Oh, mio Dio, Cassie! – esclama lui venendo verso di me per abbracciarmi. – Louis mi ha appena detto quello che è successo, mi dispiace così tanto non esserci...

Lo allontano da me e così mi guarda con occhi interrogatori. – Mi avevi promesso che mi avresti detto la verità, Austin – lo rimprovero io, guardandolo dritto negli occhi. Fa per dire qualcosa, ma lo fermo prima. – Non osare dire che me l'hai detta! Perché sono venuta a sapere la verità e di certo non da te. – Ovviamente non so un bel niente, ma posso mentire, posso metterlo alle strette. Voglio averlo accanto, ma continuando a mentire in questo modo non potrà mai potuto in questa casa.

Abbassa lo sguardo ed inizia a sussultare. Spalanco gli occhi capendo che sta piangendo. – Non posso... Quando mi sono reso conto di quello che avevo appena combinato, era già troppo tardi. Mamma mi ha visto e si è spaventata così tanto che è scappata via, adesso non ho la minima idea di dove sia. Papà non mi risponde al telefono e ho paura che sia morto. Tu eri scomparsa nel nulla, Jeremy Ruterful mi aveva detto di non contattarlo più, perché non voleva avere più niente a che fare con te... Ero spaventato, Cassie. E così nei boschi ho incontrato Cole Ruterful. – Trattengo il fiato e così si allarma ancora di più. – Lo so che avrei dovuto dirtelo appena sono arrivato! Ma non mi fidavo di te, non eri tu quella! Non sei tu questa! Anche Cole Ruterful mi aveva detto che non mi potevo fidare di voi ed io gli ho creduto, come un cretino. Mi dispiace così tanto...

Qualcuno apre la porta, anzi Jeremy Ruterful apre la porta, e dice: – Mi dispiace interrompere la vostra discussione, ma gli Anziani vogliono vedere Austin. Subito.

Austin aggrotta la fronte. – Chi sono questi Anziani? – chiede, guardandomi con gli occhi pieni di paura. – Cassie, per favore... perdonami.

Scuoto la testa, con le lacrime agli occhi. – Lo vogliono interrogare? – chiedo io guardando Jeremy Ruterful. Sento una strana scossa quando i suoi occhi incontrano i miei, ma non saprei proprio dire il perché. C'è come un legame, forse, o forse mi sto solo sbagliando. Mi sto assolutamente sbagliando.

– Sì – risponde seccamente lui, in un modo che mi mette i brividi. È impossibile che questo ragazzo, un paio di ore fa, abbia usato un tono di voce dolce. Non che m'importi più di tanto, però è interessante quanto possa avere due facciate completamente diverse.

– Possono interrogare me – propongo io alzandomi.

– No, non possono – ribatte Jeremy guardando Austin. – Ehi, tu! – esclama facendo capire che sta parlando con Austin. – Vai. Ora. A loro non piace aspettare.

– Perché adesso fai finta di non conoscermi? – chiede Austin guardandolo male. – Non pensavo stessimo messi così male. – Austin aspetta una risposta acida da parte di Jeremy, che però non arriva. Tutto il contrario delle occhiatacce, ovviamente.

– Hai intenzione di fare l'uomo, una volta ogni tanto, e andare dagli Anziani, oppure farai la femminuccia come sempre? – chiede infine Jeremy, quando vede che nessuno si muove. Austin lo guarda male un'ultima volta e poi lo sorpassa per andare dagli Anziani.

Jeremy cerca di fare lo stesso, tuttavia decido di parlare. – Jeremy – lo chiamo io prendendogli il braccio. Non mi guarda nemmeno negli occhi, decido comunque di continuare. – Per favore, ho parlato con Austin e so la verità. Gli Anziani fanno paura e lui è già abbastanza spaventato. Fammi essere interrogata al posto suo. Sono sicura che mi abbia detto tutto.

– Non posso farlo, Cassie – risponde lui guardando il salone. – Non ho quest'autorità. – Prende la mia mano con la sua e fa in modo che non stringa più il suo braccio, solo perché se ne deve andare.

– Almeno cerca di non fargli fare del male – alzo il tono di voce per farmi sentire, dal momento in cui continua ad avanzare per andare in salone. Sento la rabbia salire, bollire nelle mie vene. Sta facendo finta di niente? Ho bisogno di sapere che non succederà niente ad Austin! – Jer... – inizio ad urlare io.

– Ho capito! – tuona lui girandosi verso di me. Stavolta si avvicina così tanto che devo trattenere il respiro, per non sentire il suo profumo. – Come fai a fidarti di lui? – ringhia abbassando la voce.

– Esattamente come voi vi fidate di me – rispondo io guardandolo negli occhi.

– Spera che il tuo istinto non faccia schifo, allora – dice lui allontanandosi ancora una volta. – Perché il mio, invece, dice di non fidarmi di quel ragazzo.

Raggiungo il salone, dove gli Anziani parlano tra di loro, bisbigliando anche con Louis Dempson, che da la conferma di star ascoltando solo annuendo e guardandoli negli occhi. Quando anche quest'ultimo va al suo posto, vicino agli altri Cacciatori, gli Anziani si girano del tutto verso di noi.

– Austin? – chiede il Terzo Anziano. Tutti si guardano in giro, io compresa. Quando un ragazzo dai capelli neri e corti si avvicina a loro, tremando, decido di andare con lui. Lo fermo mettendogli una mano sulla spalla: mi si ferma quasi il cuore a causa del suo sguardo terrorizzato.

– Cosa sono? – bisbiglia lui guardandomi negli occhi, in cerca di una risposta, anzi di così tante risposte che non posso nemmeno fare il conto. Riesco a ricordarmi la prima volta che li ho visti, ricordo come mi aggrappavo a Jeremy, troppo spaventata dai loro occhi completamente bianchi. Ormai, invece, non mi fanno più nessun effetto.

– Andrà tutto bene. Tu di solo la verità, e loro non ti faranno del male. Di la verità, Austin – mormoro io accarezzandogli la schiena. Mi giro un po' verso Jeremy, il quale è accanto a Louis, e quindi più vicino agli Anziani degli altri, e lo guardo mentre scuote la testa con una smorfia contraddittoria. Lo ignoro ed avanzo insieme a Austin.

– E così questo è il tuo amico Austin, Cassie Moonic – dice il Terzo Anziano, guardando solo Austin. – Bene. Vediamo cosa sai, vuoi? – chiede l'Anziano accennando un sorriso ad Austin.

– Cosa devo fare? – chiede dopo un po' Austin, guardando dritto negli occhi l'Anziano. Egli non risponde, mi guarda negli occhi, come se stesse cercando di dirmi qualcosa, ma non riesco a capire. Poi Jeremy Ruterful posa le sue luride mani sulle spalle e mi trascina vicino a Louis. Cerco di dire qualcosa, ma Jeremy mi tappa la bocca con la sua mano. Glie la mordo, come al mio solito, e gli sfugge un ringhio, tuttavia fa un sospiro e torna a guardare gli Anziani, come se niente fosse.

– Devi semplicemente dirci quello che sai, Austin. Tutto quello che ti è successo. Noi dobbiamo sapere tutto quello che ti è successo in questi ultimi giorni – risponde quindi il Terzo Anziano.

Così Austin inizia a raccontare la sua storia. Comincia a dire che non era affatto a conoscenza del suo dono, che ogni tanto suo padre spariva per un mese, ma che pensava semplicemente che fosse per il lavoro, o al massimo che tradisse sua madre, non che fosse una specie di cane enorme che uccide praticamente tutto quello che incontra. Racconta di come è stato doloroso trasformarsi la prima volta, di come non si ricordi molte cose e di come altre, invece, stanno riaffiorando lentamente; di come si sia trovato tutto d'un tratto in un bosco, nudo.

Fa per dire qualcosa quando il Quarto Anziano alza la mano. – Ci stai dicendo che non hai mai incontrato nessuno, in questi giorni?

Faccio per parlare, quando sento la mano di Louis stringere il mio braccio così forte da farmi male. Il suo sguardo mi fa capire che non posso parlare. E che, facendolo, non aiuterei per niente Austin, anzi. Quest'ultimo ha un attimo di esitazione. – N-no... Cioè sì, ho incontrato Cole Ruterful. All'inizio mi sono fidato di lui, ma da quando ho incontrato Cassie non l'ho più rivisto.

– Ci stai dicendo la verità, Austin? – chiede il Terzo Anziano, facendomi venire la pelle d'ora. Stringo la mano di Louis, con mia grande sorpresa ricambia.

Austin deglutisce, continuando a guardare dritto negli occhi il Terzo Anziano. – Sì, certo.

Tutti annuiscono ed abbassano la testa. Li guardo attentamente, capendo che c'è qualcosa che non va. L'adrenalina inizia a scorrere nelle mie vene, mi sento invincibile in questo momento. Devono solo provare a toccare Austin con un dito... Jeremy mi prende il braccio e Louis fa lo stesso con l'altro. Li guardo con gli occhi spalancati, entrambi fanno finta di non accorgersene.

Sento le urla di Austin, mi giro subito verso di lui. È a terra e si tiene le mani sulla testa. Gli Anziani gli dicono di dire la verità, però sembra impossibile per Austin cercare di dire qualcosa. Continua ad urlare in un modo orribile, tutta la sua pelle è rossa per il dolore che sta provando addirittura urlando. Sento il cuore farsi così pesante: mi fa male.

– No! – urlo io cercando di andare da lui, ma le strette dei due uomini accanto a me sono troppo forti. – Lasciatemi, sporchi traditori! – urlo io guardandoli. Eppure loro rimangono immobili. – Lasciatelo stare! Ha già detto tutto quello che sapeva! È inutile! Lasciatelo stare, brutti stronzi! – Jeremy mi lascia senza fiato prendendomi e trascinandomi proprio davanti a lui per tapparmi ancora una volta la bocca. – Lasciami! Avevi promesso! – urlo io contro la sua mano.

Mi viene un'idea. Faccio finta di svenire e mi lascio cadere a terra. Jeremy chiama il mio nome, ma continuo a tenere gli occhi chiusi. Quando sento il suo respiro battere sul mio viso significa che è abbastanza vicino da prendere il suo coltello, che non è per niente nascosto agli occhi di qualsiasi Cacciatore. Sfilo il coltello dalla cintura e gli faccio un taglio sul braccio. Si allontana bruscamente tenendosi la ferita, con la fronte corrugata, e ne approfitto per andare da Austin. Eppure, dopo pochi passi, le fiamme mi circondano e sono fregata.

Fregata fino a quando mi ricordo di avere dei poteri. Dei poteri che Andrew ha appena sbloccato dall'incantesimo, che mi avevano fatto gli scagnozzi di Cole Ruterful. Il problema è che non mi ricordo affatto come si far apparire un po' di qua e là... Oh, ecco l'acqua. Ho inzuppato Louis, Jeremy e non c'è più traccia nemmeno di un principio d'incendio.

Corro da Austin e cerco di rassicurarlo. Gli accarezzo i capelli e cerco di prendere le sue mani, ma mi butta a terra continuando a tremare. Faccio per ritornare da lui, quando Jeremy Ruterful mi afferra, guadagnandosi una testata. Sento il suo naso scricchiolare, a quanto pare oggi sono fissata coi nasi. Mi lascia andare, urlando delle imprecazioni verso di me. Ancora una volta, però, non riesco ad avvicinarmi più di tanto ad Austin, perché gli Anziani stanno usando i loro poteri anche contro di me.

Cado a terra, come se mi avessero fatta diventare di pietra. O meglio, è come se avessi qualcosa di pietra sopra di me, qualcosa che non mi fa respirare. Boccheggio, cercando aria da tutti gli spazi possibili ed immaginabili, senza trovare niente. Entro nel panico più profondo, facendomi mancare ancora di più l'aria. Gli Anziani iniziano a parlare ancora una volta, ma le loro voci sono così lontane per me in questo momento, che non riesco a capire niente. Le urla di Austin mi sembrano cessate.

– Questo, è quello che succede quando ti intrometti, Whitesun – annuncia dopo un po' il Quarto Anziano. Sento gli sguardi di tutti su di me, ma non m'interessa: non riesco a respirare. Non so nemmeno perché sono riuscita a sentire la voce di uno degli Anziani, molto probabilmente perché ha usato uno dei suoi infiniti poteri. – Pensavo che, dopo l'ultima volta, non ci avresti più dato fastidio. A quanto pare, mi sbagliavo.

Alla prima possibilità di respirare l'aria, mi sento quasi male. Inizio a tossire cercando di trovare altra aria e, intanto, cerco anche di alzarmi. Louis Dempson mi aiuta ad alzarmi. Lancio un'occhiataccia agli Anziani, i quali mi stanno guardando, e poi ad Austin, che è bianco come un cencio. Gli avevo promesso che non gli sarebbe successo niente. Jeremy mi aveva promesso che non gli sarebbe successo niente. Mi ha mentito, e mi sono fidata di lui. Grosso errore. A quanto pare, ancora non ho imparato la lezione, spero che lui invece l'abbia imparata.

– Austin, non hai detto la verità – dice il Terzo Anziano guardando con sufficienza Austin, che tiene lo sguardo a terra e continua a tremare come una foglia. Riesco a vedere la sua fronte bagnata di sudore. Il Terzo Anziano fa un sospiro. – Mi avete deluso. Entrambi. – Mi guarda e non posso fare a meno di ricambiare lo sguardo.

– Non c'era bisogno di fargli del male – ringhio io.

– Lascia decidere a noi cos'è giusto e cosa no, Whitesun – tuona il Secondo Anziano. – A quanto pare, continui a non rispettare le regole, dandoci la conferma di quanto tu sia poco affidabile. Ma, soprattutto, dandoci la conferma di quanto tu debba essere... estinta.

Trattengo il respiro e sia Louis sia Jeremy sembrano irrigidirsi a quest'affermazione. – Quindi a voi sembra normale torturare una persona perché non vi sta dicendo la verità? Non basta dirgli che sapete la verità? Dovete per forza farlo urlare dal dolore? – chiedo io, alzando il tono di voce ed avvicinandomi a loro. – Se mi volete estinguere, fate pure. Preferisco morire, che stare qui a vedere voi che torturate gente a vostro piacimento.

– Stiamo per affrontare una guerra! – urla così forte il Quarto Anziano, che quasi sento le mie orecchie fischiare. – Non abbiamo il tempo per prendere un tè insieme a voi, e cercare di convincervi a dirci la verità!

– Ma era vostra abitudine anche quando non c'era nessuna guerra! – urlo io, proprio come ha appena fatto l'Anziano. – Quello che manca è il rispetto verso di noi, Anziani. E non provate a dire che non è vero. Perché se così fosse, allora sareste voi a meritarvi "estinzione", e non io.

– Tu, come osi... – inizia il Secondo Anziano facendosi per avvicinarsi a me.

– Non toccatela! – urla Austin, trasformandosi in un lupo mannaro. Trattengo ancora il respiro, indietreggiando così tanto da andare a sbattere contro Jeremy Ruterful, che mi ferma ancora una volta tenendomi tutte e due le braccia dietro la schien,a con una sola mano. Mi fa avvicinare così tanto a lui che sento le mie braccia entrare a contatto con il suo petto. Poi però sento anche qualcosa di freddo vicino al collo, qualcosa di affilato.

– Austin! – urla Jeremy Ruterful, stringendo ancora di più le mie braccia. – Austin, guarda! – urla ancora più forte. Austin si gira verso di noi, dal momento che prima continuava a ringhiare agli Anziani, e fa per saltare su di noi, ma Jeremy fa un passo indietro. – Prova ad aggredirmi e, quant'è vero Dio, la uccido.

Il mio cuore parte ad una velocità inaudita, lo sento addirittura nelle orecchie e nelle punte dei miei piedi. Austin si sembra calmato, ma continua a tenere in mostra i suoi enormi ed affilati denti. Non posso credere di essere appena stata presa in giro da Jeremy Ruterful. Non posso credere che questa volta sia lui a tenermi in pugno. Sto facendo errori su errori.

– Non te lo consiglio, amico – aggiunge Jeremy RUterful. – Ritorna tra noi, piccolo cucciolo di lupo, eh? Che ne dici? Questo è il mio consiglio e, calcolando che ho il coltello premuto sulla gola della tua ragazza, ti consiglierei anche di coglierlo al volo.

– Non decide lui quando trasformarsi di nuovo in un umano, stupido – ringhio io.

– Oh, sì invece. Credimi. Ci vuole solo far credere che non lo sappia fare – ribatte lui. – E, riguardo a te, stupida, ti consiglierei di non muovere un solo muscolo o il coltello potrebbe tagliarti la gola.

– Il coltello, non te, giusto? – mormoro io. – Codardo.

Poco dopo, Austin cambia e diventa umano. L'imbarazzo prende il posto della paura e della rabbia, quando lo vedo completamente nudo davanti a me. Jeremy, d'altro canto, fa una mezza risata. – Qualcuno gli dia qualcosa da mettersi.

– Allontanati da lei, bastardo – ringhia Austin avvicinandosi a me.

Jeremy fa spallucce. – Ok, va bene – risponde lasciandomi andare. Mi giro verso di lui, più arrabbiata che mai. – Cosa c'è? Non pensavi veramente che non te l'avrei fatta pagare dopo il naso praticamente fratturato ed il taglio sul braccio, vero? Non sei l'unica ad essere arrabbiata, mia cara Whitesun.

– Ora che sappiamo la verità – tuona il Quarto Anziano, facendo calare il silenzio nel salone, – possiamo essere completamente onesti con voi. Questo ragazzo, è una spia. – Tutti iniziano a mormorare, tutti tranne me. Sono troppo soprafatta per dire qualcosa. Quindi Jeremy aveva ragione, Austin non mi ha detto tutto. – Una spia di Cole Ruterful. Per fortuna, però, questa mattina è andato da lui e si è dissociato da loro. Per questo, non sarà punito più di quanto non sia già stato fatto. Abbiamo lasciato stare la Whitesun, quindi perché non dovremmo fare la stessa cosa con lui? – Si ferma guardandomi con rabbia. – Riguardo te, Whitesun... – si ferma per guardare Jeremy Ruterful dietro di me. – Stai attenta. Hai passato il limite già da un po', e posso assicurarti che te ne pentirai.

All'inizio la paura prende il sopravvento, dopo però mi rendo conto che devo continuare a tenergli testa fino alla fine, così alzo il mento e lo guardo dritto negli occhi.

– La terrò d'occhio e farò in modo che non possa più essere così... ribelle – s'intromette Jeremy Ruterful, venendo accanto a me. Tutto il suo corpo emana un'energia negativa, per quant'è nervoso e arrabbiato. Sono quasi sicura al cento per cento che sia arrabbiato con me, come dargli torto. Ma come dare torto anche a me? Mi aveva promesso una cosa. E non l'ha rispettata.

– Contiamo su di te, Jeremy Ruterful – risponde dopo un po' il Terzo Anziano. – Ora, con il vostro permesso, dovremmo proprio andare. – Fanno per andarsene quando si fermano ancora una volta sul ciglio della porta. Solo il Terzo Anziano prende parola. – Se aveste delle cose da obbiettare, miei cari Cacciatori, saremmo molto felici di parlarne. Ma tutto questo dovrà accadere dopo la guerra, che ormai sarà sicuramente alle porte.

– Cole Ruterful ci sta tenendo sulle spine – aggiunge il Secondo Anziano. – Sicuramente starà pensando che, prima o poi, abbasseremo la guardia. Ma questo non accadrà. – Detto questo, decidono di andarsene una volta per tutte.

Mi giro ancora una volta verso Jeremy e, proprio mentre è impegnato a guardare la porta chiudersi, gli tiro un altro cazzotto, rompendogli definitivamente il naso. Si tiene il naso, ricominciando ad imprecare. – Cos'hai che non va? – tuona lui, accendendo una fiamma vicino il mio piede.

– Che cos'ho che non va? Mi hai minacciata con un coltello dritto alla gola! – tuono io, spingendolo con le ultime forze che mi rimangono. Purtroppo non si muove di un centimetro.

– Dovevo far calmare Austin, ragazzina – ringhia lui. – O ci avrebbero pensato gli Anziani, e questa volta non si sarebbero fermati e l'avrebbero ucciso. – Rimango in silenzio, confusa. – Oltretutto, dovresti sapere che non sono così convinto che esista un Dio.

Rimango ancora una volta senza parole, ricordandomi quella giornata in cui Jeremy Ruterful aveva confessato di non sapere se credere in un Dio o meno. Ricordo quando ha sbattuto la porta solo perché avevo detto che mio padre era in un posto migliore. Ricordo.

– Non hai mantenuto la promessa – borbotto dopo un po', lanciandogli un'occhiataccia.

– Sei proprio ottusa – ringhia lui prima di andarsene.

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