Capitolo 2; Per ripicca
Faccio un respiro profondo per mantenere la calma, ho ancora il biglietto di Cole in mano e l'unica cosa che riesco a pensare è che li odio entrambi, odio sia Cole sia Jeremy. Odio Cole perché mi rende insicura per quanto riguarda la mia relazione con Jeremy, mi fa pensare a cose che non dovrei pensare, mettendo così in discussione Jeremy; e odio Jeremy perché in fin dei conti è un ragazzo veramente debole. Quando mi sono svegliata, poche ore fa, Jeremy stava accanto a me. Mi ha raccontato di quello che è successo ieri sera, di come Cole in qualche modo sia riuscito a mettermi dentro la macchina e lasciarmi là, con Jeremy a pochi metri di distanza. Sono stati lui e Isaac a trovarmi e mi hanno riportato subito dentro l'Istituto. Dopo avermi spiegato tutto, ha cercato di chiarire la situazione con me, ma quando mi ha toccato anche solo la mano con la sua, ho sentito un coniato di vomito e gli ho ordinato di non toccarmi e di uscire dalla camera. Lui ha ribattuto pregandomi di fargli spiegare tutta la vicenda, ma non glie l'ho permesso e così poco dopo se n'è dovuto andare.
Abbasso di nuovo lo sguardo sul biglietto di Cole:
"Forse non è colpa mia. Perché dovrebbe? Devi capire che è colpa sua. È colpa sua se è stato così debole. Pensaci, a ogni difficoltà andrà da quella ragazza. Io no, io ti affronterei e quella di ieri ne è stata la prova. Ti prenderò quando sarò io a volerlo.
Grazie per la ferita comunque, sei una brava Cacciatrice, ma tieni sempre a mente chi sono i tuoi veri nemici, piccola.
Cole Ruterful"
A passo deciso esco dalla mia camera. Il mio corpo è ancora un po' dolorante, ma devo veramente cercare qualcuno pronto ad aiutarmi. Ogni giorno alla stessa ora ci sono più maestri che seguono un determinato gruppo di ragazzi, il mio è: Isaac, Ivy, Jeremy, Scott, Allison e Harry; quindi dovrò chiedere a uno di loro.
- Cassie! – mi chiama Ivy fermandomi. – Dove vai? – chiede lei ed io cerco di scansarla per andarmene, ma mi ferma un'altra volta. – Perché devi parlare con Isaac? – chiede dopo avermi letto nel pensiero e sento la mia rabbia bollire dentro di me. – Perché ti vuoi far allenare dal mio ragazzo? – chiede poi.
– Smettila di entrare nella mia testa, Ivy! È veramente snervante! – esclamo io fermandomi. Sto perdendo il controllo, ma dopotutto sono sempre stata una ragazza priva di autocontrollo... purtroppo.
– Se tu mi dicessi subito cosa vuoi combinare, non lo farei! Ma tu continui a non dirmi niente, quindi io non posso fare altro che... – risponde lei, rossa in faccia a causa della rabbia, ma la fermo ugualmente.
– Che? Che cosa, Ivy?! Entrarmi nella testa? Non credi sia abbastanza egoistica la cosa? Se non ti voglio dire qualcosa, non te la dico, le amiche dovrebbero capire quando mettersi da parte – ringhio io, ma so di star dicendo una cavolata, perché gli amici non si mettono mai da parte, è grazie a questo che capisci se fidarti di loro o meno.
– Mettersi da parte?! Come ieri? Se Cole non ti avesse riportato in macchina, tu adesso staresti con lui e...
– E starebbe meglio, molto probabilmente! – urlo io. – Almeno lui non mi prende per il culo come invece fa suo fratello! – continuo, ma me ne pento subito. Non posso dire una cosa del genere, non starei meglio con Cole, ma ammettere il controllo che ha Jeremy su di me e sapere che lo usa contro di me mi fa arrabbiare ancora di più.
– Non lo pensi veramente – mormora Ivy, tutto d'un tratto bianca in viso. – Ti ha fatto il lavaggio del cervello, per caso? Sai benissimo che non ci si può fidare di quel ragazzo. È malato, ha dei problemi mentali ed è oscuro.
Busso alla porta di Isaac, che apre, quasi subito e aggrotta la fronte vedendomi. – Che succede? – chiede lanciando un'occhiata a Ivy e sembra diventare ancora più nervoso.
– Mi devi aiutare – rispondo io con voce implorante e gli occhi dolci.
– No, non la ascoltare, è diventata matta – ringhia Ivy lanciandomi un'occhiata di fuoco, mette una mano sul petto di Isaac e così lui inizia a guardarla. – Non farlo.
– Non t'intromettere, Ivy! – urlo io, arrabbiata.
Ivy esclama: – invece io m'intrometto! – nello stesso momento in cui Isaac dice: – Ok, basta! Cassie, cosa ti serve? – acquistandosi così un'altra occhiataccia da parte di Ivy, che si allontana da lui con una smorfia disgustata.
– Mi devi allenare. Tutto quello che sai me lo devi insegnare, e dobbiamo fare in fretta – borbotto io e faccio finta di non sentire lo sguardo assassino di Ivy.
Poco dopo Jeremy esce dalla camera di Isaac e si mette vicino a lui. Il mio cuore fa un balzo e divento subito rossa come un peperone. – Perché non l'hai chiesto a me? – chiede lui continuando a fissarmi, facendomi così capire che pretende una risposta.
– Non capisco, a costa ti serve? – chiede invece Isaac.
– Sai benissimo a cosa mi serve. Quando Cole verrà a prendermi voglio essere pronta, preparata – rispondo io con una voce fredda e decisa, perché lo sono, so di star facendo la cosa giusta, dopotutto Isaac è bravo quasi quanto Jeremy.
Isaac guarda Jeremy, che continua a fissarmi, molto probabilmente perché sta cercando di capire se sto dicendo la verità e anche perché sta ancora aspettando una risposta che non sentirà mai. – No, non è vero, stai mentendo. C'è qualcos'altro – ribatte dopo un po' Jeremy guardandomi con gli occhi socchiusi, sospettosi come non mai.
Alzo le mani al cielo, spazientita. – Non ascoltarlo, Isaac, sto dicendo la verità – esclamo io guardando Isaac. – Per favore – mormoro poi continuando a fargli gli occhi dolci.
– Cassie, io ti voglio bene, ma se Jeremy dice che stai mentendo allora non posso aiutarti – risponde infine Isaac guardando prima me e poi Jeremy, che però non fa trapelare niente e si limita a fissare me.
Il mio cuore si ferma per un po', il colore defluisce dal mio viso e mi sento come cadere. – Isaac, tu mi devi aiutare – mormoro io avvicinandomi a lui, ma Ivy sentendo i miei pensieri mi prende e mi spinge via da lui. A quel punto io, presa da un attacco d'ira, la sbatto al muro e la tengo ferma mettendole un braccio davanti il collo e facendo un po' di forza. – Non ti devi immischiare – mormoro io con quasi le lacrime agli occhi. Tutta quest'ansia e paura mi stanno uccidendo pian piano e adesso per cercare di sopravvivere ne sto condividendo un po' con Ivy, facendole male quasi quanto sto male io adesso.
– Cassie! – esclama Isaac facendomi indietreggiare.
– Ma ti sei impazzita?! – urla Jeremy mettendosi davanti a me dopo che Isaac se n'è andato con Ivy dentro la camera.
Lo spingo ma non indietreggia nemmeno di un centimetro, questa volta se l'aspettava. – Non mi devi parlare – ringhio io guardandolo negli occhi anche se le lacrime me li velano un po'.
Rimane in silenzio per un po' a guardarmi. – Non sai quello che è successo, Cassie – sussurra Jeremy guardandomi dritto negli occhi. So che sta cercando di non toccarmi, di non accarezzarmi. Riesco a percepire lo sforzo che sta facendo.
– Sta' zitto! – urlo io, furiosa. – Non mi devi parlare, non mi devi toccare, non mi devi guardare! Non ti avvicinare mai più! – continuo per poi andarmene. Se Isaac non mi vuole aiutare allora posso scegliere tra Harry o Scott.
Busso subito alla porta di Harry e anche lui mi apre dopo pochissimo tempo. – Chi è che...? – inizia ma si ferma subito dopo avermi vista. – Ma che bella sorpresa! Dimmi tutto – esclama poi appoggiandosi alla cornice della porta, molto probabilmente per cercare di essere un po' più sexy. Sento Ivy e Jeremy urlare a Harry di non starmi a sentire, così lo spingo dentro la camera ed entriamo. – Wow! – dice lui ridendo. – Che sta succedendo qua?
– Mi devi aiutare – mormoro io e quando sento qualcuno bussare chiudo subito la porta a chiave. Mi giro verso Harry e cerco di non fargli capire che sono veramente agitata, così faccio un respiro profondo e ripeto: – mi devi aiutare.
– C'entra Cole, vero? – chiede Harry poco dopo. Rimango in silenzio e così lui annuisce. –Va bene, se c'entra lui io ci sto – risponde poi facendomi sorridere. Apro la porta e faccio per andarmene quando lo sento urlare: – Moonic, ci vediamo tra un'ora! – Rido sentendo la sua voce da professore ed è più forte di me: sorrido guardando Jeremy e Ivy, che mi guardano malissimo.
Il mio sorrisino soddisfatto scompare però quando sento Louis dire: – Cassie Moonic e Jeremy Ruterful sono pregati di venire nel mio ufficio.
Jeremy mi passa accanto senza nemmeno guardarmi, ma tutto d'un tratto è lui quello con il sorrisino soddisfatto. Mi fa male vederlo così, mi fa male stare di nuovo in guerra con lui dopo tutto quello che abbiamo condiviso in questi mesi, mi fa male tenere le distanze dopo tutti questi mesi in cui siamo stati insieme, ma devo continuare così. Non posso fare finta di niente, non ne sarei capace, mi verrebbe in continuazione in mente l'immagine di lui e Allison insieme. Gli vado dietro sbuffando ogni cinque secondi. Il solo pensiero che dovremo sederci l'uno accanto all'altro mi fa venire la pelle d'oca e il voltastomaco.
Entriamo dentro l'ufficio di Louis e ci sediamo, Jeremy è il primo a parlare. – Che succede? – chiede.
– Per prima cosa, bentornata, Cassie. Seconda cosa, ho un lavoro per voi...
– Io non ci vado con lui – rispondo subito freddamente guardando Louis. Jeremy sbuffa e già so che sta alzando gli occhi al cielo, ma faccio finta di non averlo sentito. – Posso andare con Harry? – chiedo poi.
– Perché? Che succede? – chiede Louis aggrottando la fronte, guarda prima me e poi Jeremy.
– Oh, niente, mi ha solo tradita – rispondo io ironicamente.
– Non...! – urla Jeremy, ma si ferma, chiude gli occhi, fa un respiro profondo e ricomincia a parlare. – Non ti ho tradita – borbotta lui tenendo lo sguardo fisso su di me.
Io invece mi limito a ridere continuando a guardare Louis. – Cassie, mi dispiace dirtelo, ma il mio è un ordine – ribatte Louis guardandomi negli occhi.
Sussulto leggermente sentendo queste parole. Non può fare sul serio, non può farmi questo, non può ordinarmi di fare una cosa contro la mia volontà, non dopo quello che mi ha fatto! Non mi merito di essere trattata così, forse sto facendo la ragazzina ma dopotutto è quello che sono e Louis non può ordinarmi di fare una missione con il ragazzo che mi ha praticamente tradita. Non può, non dopo quello che mi ha fatto mesi fa. – Ok, allora mi rifiuto. Chiama qualcun altro – ringhio quindi alzandomi dalla sedia.
– Cassie, non essere ridicola – si intromette Jeremy alzando gli occhi al cielo. – Non dobbiamo fare niente di ché, dobbiamo fare solo una missione e poi..
– Ridicola? Ridicola?! – urlo io girandomi verso di lui, le unghie che graffiano i palmi delle mani per quanto sto tenendo stretti i pugni. – Tu sei il ragazzo più ridicolo di questo mondo, non parlarmi come se fossi io la stupida che non è riuscita a tenere il suo...
– Ripeto – ringhia Jeremy fermandomi. – Non sai niente, non hai visto niente.
– Stai zitto! Mi basta quello che ho visto! – urlo io e la voglia di spingerlo, di urlare tutto quello che sto provando in questo momento diventa quasi una necessità. Rimaniamo in silenzio per un po' di tempo, guardandoci negli occhi, sotto l'occhio indicatore di Louis, mentre i miei di occhi a malapena vedono a causa delle lacrime ch sto cercando di non versare.
– Cassie, tu non hai visto niente – sussurra Jeremy e la sua voce s'incrina un po'.
– Ragazzi, vorrei ricordavi che siete nel mio ufficio. Una volta finito di discutere sul piano per la missione, potrete andare a litigare da qualche altra parte, ma per adesso dovrete mettere da parte tutte le faccende private ed essere professionali – dice infine Louis guardandomi male. Mi siedo senza dire niente e cerco di non alzare gli occhi al cielo per non mancargli di rispetto. – In realtà si tratta di una cosa abbastanza futile, ma tutti sappiamo che siete nervosi a causa di Cole del suo apparire e scomparire... Quindi vi manderò ad una festa, che si svolgerà in centro, per festeggiare non so bene cosa. Chi ha organizzato la festa sa tutta la verità, questo perché lavora per delle persone veramente importanti, e ci ha chiesto di far venire alcuni Cacciatori per controllare la faccenda – ci informa Louis e quando prendo fiato per chiedere una cosa lui già mi da la risposta: – Perché ci dovrebbero essere dei demoni in una festa qualunque? Perché ci saranno delle persone importanti, Cassie.
– È ridicolo, preferisco rimanere al sicuro dentro l'Istituto che girovagare in un locale per far contento un fanatico che credere di sapere tutto, e che grazie a questo è diventato paranoico – ringhio io alzandomi una volta per tutte e me ne vado.
– Cassie! – urla Louis facendomi sobbalzare. – Non ti ho dato il permesso di andartene. Questa storia deve finire. Sei una Cacciatrice come tutti gli altri e devi ascoltarmi! Quindi se io non ti do il permesso di uscire dal mio ufficio, tu non te ne vai. Se io non ti do il permesso di allenarti, tu non ti alleni. Se io non ti do il permesso di uscire dal mio Istituto, tu non esci! È tutto chiaro? – continua ad urlare ormai davanti a me.
Rimango zitta per un po' a guardarlo negli occhi. Ormai è diventato come uno sconosciuto per me, non lo stimo più, quindi perché dovrei prendere ordini da lui? Eppure sono troppo scioccata addirittura per dirgli questo e Jeremy lo capisce. – Louis, credo tu stia esagerando – dice quindi Jeremy alzandosi dalla sedia per venire da noi.
– No, Jeremy, deve capire una volta per tutte che le regole sono uguali per tutti, anche per le Whitesun – ribatte Louis continuando a fulminarmi con gli occhi.
Prendo un respiro profondo e caccio indietro le lacrime. – Non ho intenzione di prendere ordini da te, non ti stimo più come uomo e quindi sarebbe da ipocrita fare finta di niente. Sono stufa, Louis. Sono stufa di far finta di niente, sono stufa di recitare la parte della ragazza che ti stima, quando non è così. Questo posto non è nemmeno sicuro, quindi tanto vale andarsene – dico infine. Fa male dire una cosa del genere, perché è passato veramente tanto tempo e considero quest'Istituto come una casa ormai, ma è inutile fingere, molto probabilmente non riuscirò mai a guardare Louis con occhi diversi.
– Cassie, no – esclama Jeremy facendo alcuni passi verso di noi.
– Tu non te ne puoi andare, Cassie. Ancora non l'hai capito? – chiede Louis a voce bassa, che mi spaventa. Freme per quant'è arrabbiato, ma lo siamo tutti e due.
– Vogliamo vedere? – chiedo io a bassa voce guardandolo dritto negli occhi, sfidandolo. Lui alza il mento e si fa da parte, lasciandomi quindi andare e accettando la sfida. Esco dall'ufficio e cerco di chiudere la porta, ma non ci riesco perché pochi secondi dopo cerca di raggiungermi Jeremy, che urla il mio nome mentre io scendo le scale correndo. – Lasciami stare! – urlo io, e lo sento dietro di me, che cerca di afferrarmi il braccio, ma in questi giorni sono più veloce di lui. Arrivo in salone, le persone ci guardano ma non mi interessa. Faccio per uscire quando... sono costretta a fermarmi: c'è come un muro invisibile davanti a me, appena fuori dal portone, che emana anche delle piccole scosse. La rabbia prende il sopravvento, inizio a respirare a fatica; faccio per andare da Louis per dirgli una volta per tutte quello che penso su di lui, ma Jeremy mi ferma subito.
– Non farlo. Non farlo – mormora prendendomi per le spalle e stringendole.
– Lasciami! – urlo io ancora più arrabbiata con il cuore che va a mille.
– L'hai fatto arrabbiare abbastanza per oggi – mormora lui alzando il mio viso in modo tale da potermi guardare dritto negli occhi. – Lo so che sei arrabbiata con lui per quello che ha fatto mesi fa, ma ora basta – continua mentre io mi perdo nei suoi occhi. Sento dolore fisico, provocato dalla rabbia, dalla frustrazione, dalla delusione. – Devi smetterla. Ha sbagliato, ma stava cercando di aggiustare le cose.
– Va bene – borbotto io, così Jeremy mi lascia andare e ricomincio a correre verso le scale. Purtroppo però Jeremy questa volta riesce a prendermi per i fianchi. – Smettila! – urla lui.
– Deve pagare per quello che ha fatto! – urlo io cercando di fargli lasciare la presa. – Lasciami andare! – esclamo muovendomi, ma lui sembra accorgersene a malapena, mentre mi tiene stretta tra le sue braccia. Il contatto con il suo corpo mi fa male.
– Ti lascio appena la smetti – risponde lui con un sorriso sul viso che riesce a farmi tranquillizzare sul fatto di Louis, ma arrabbiare con lui.
– Va bene, ma lasciami ora – ringhio io, Jeremy mi da ascolto e si allontana un po' da me. Abbasso lo sguardo sulle sue labbra, che ora non sorridono più. So che mi vuole dire qualcosa, so quello che mi vuole dire, ma non voglio nemmeno starlo a sentire. – Devi seriamente starmi lontano – mormoro, ma non ne sono convinta nemmeno io. – Faccio sul serio – aggiungo quindi con voce ferma e convinta.
– Credo sia un po' impossibile, non credi? Abbiamo quasi le stanze attaccate – ribatte Jeremy. In questi mesi avevamo deciso che sarebbe stato meglio avere le camere più vicine, ma io non avevo intenzione di cambiarla, così era stato lui a farlo.
– Credimi, se lo vuoi quanto lo voglio io, è possibilissimo – borbotto io freddamente con lo sguardo rivolto a terra.
– È questo il problema: non lo voglio per niente – risponde Jeremy. Lo guardo senza aggiungere niente e nemmeno lui, ci limitiamo a guardarci negli occhi, a sfidarci, mentre io cerco con tutta me stessa di fulminarlo una volta per tutte. Fa per dire qualcosa e così me ne vado.
Entro nella sala e alcuni ragazzi si stanno già riscaldando. Jeremy si ferma a guardarmi ma non mi dice niente, Ivy fa finta di niente, mentre Harry raddrizza la schiena e viene verso di me con fare deciso, con il suo solito sorrisino soddisfatto. – Sei in ritardo, Moonic – mi sgrida a bassa voce, ammiccando un po' troppo.
Rido di gusto. – Solo di tre minuti, maestro – rispondo quindi.
– Non voglio ritardatari nella mia lezione – ribatte Harry sorridendo ancora di più. Si avvicina a me, trattengo il respiro quando avvicina il suo viso al mio e mormora: – mi piace quando mi chiami "maestro". Potrei insegnarti un sacco di altre cosette a letto...
– Harry e Cassie, siete venuti qua per prendere un caffè o per esercitarvi? – urla il nostro vero maestro, Lucas, un uomo sulla trentina veramente attraente dai lineamenti decisi, gli occhi scuri, i capelli quasi neri e la pelle olivastra. – Potrei benissimo mandarvi subito da Louis Dempson, ma decido di non farlo. E ora venite qua. Harry, smettila di fare quel sorrisino da maestro del sesso; Cassie, sei autorizzata a dargli un calcio là dove non batte il sole se continua ad infastidirti, ma qualcosa mi dice che non ti da fastidio per niente – continua Lucas, facendomi arrossire ancora di più. Harry sa benissimo che non potrei mai fare sesso con lui, ma è fatto così: deve sempre dire qualcosa di imbarazzante. Con il tempo mi sono abituata a non sentirmi offesa, ma mi mette ancora un po' in imbarazzo. Ho sentito che in compagnia di ragazzi è ancora peggio, quindi ringrazio Dio di essere nata femmina, anche se molto probabilmente un maschio avrebbe meno problemi a parlare di certi argomenti.
Dopo circa dieci minuti di tensione, in cui Jeremy non ha fatto altro che guardarmi male, riesco a concentrarmi. Iniziamo i combattimenti e così io e Harry ci allontaniamo un po', con la supervisione di Lucas. Harry mi punta subito la spada al collo quando si accorge che sto guardando Lucas, imbarazzata. Sussulto ma poco dopo riesco a fargliela abbassare, iniziando così a combattere fino allo sfinimento. Ogni tanto Lucas viene verso di noi e ci consiglia delle mosse da fare, ci fa notare pose sbagliate e altre cose del genere, ma è Harry a mormorarmi delle tecniche veramente impossibili, che solo chi è cresciuto dentro un Istituto del genere può sapere.
Dopo circa un'ora e mezzo non faccio altro che inciampare sui miei stessi piedi, ma in qualche modo riesco a non demordere. O almeno fino a quando Harry non fa una mossa strana facendomi inciampare sui miei stessi piedi e cadere quasi a terra. Dico quasi perché riesce a prendermi all'ultimo secondo. Siamo vicinissimi, i suoi occhi puntano subito le mie labbra e così il mio respiro accelerato si mozza all'istante. L'unica cosa a cui riesco a pensare è che siamo vicino tanto quanto lo erano Jeremy e Allison ieri. Dovrei allontanarlo, lo so, come so che in questo momento Harry sta soltanto facendo quello che gli riesce meglio: provarci con le ragazze. Ma la rabbia che ho provato fino a pochi secondi fa viene completamente spazzata via da questo momento e non riesco...
Una spada cade a terra con tale brutalità che sussultiamo entrambi e ci allontaniamo subito. Lucas commenta dicendo: – Finalmente vi siete distaccati, stavo per portarvi un letto. Siete ridicoli, se volete soddisfare i vostri bisogni allora non fatemi sprecare tempo! – Ma la persona che mi preoccupa di più è Jeremy, che a quanto pare ha buttato a terra la spada. – Jeremy, riprendi la tua spada e ricomincia ad allenarti. Oggi sei troppo distratto – lo riprende Lucas.
Jeremy però non lo ascolta, non raccoglie la spada, anzi mi passa davanti e va verso la porta. – Jeremy, mi dispiace... – inizia Harry, ma non riesce nemmeno a finire, perché Jeremy lo prende per il colletto della maglietta e lo sbatte al muro. Urlo il nome di quest'ultimo e faccio per andare là, ma qualcuno mi ferma: Ivy.
– Jeremy! – ruggisce Lucas correndo da loro, li divide con la forza e costringe Jeremy a fare alcuni passi indietro. – Ma dico... vi siete impazziti?! Jeremy, non puoi scagliarti contro il primo ragazzo che ci prova con Cassie! Sii ragionevole, i Cacciatori devono rimanere lucidi e obiettivi! E, Harry, smettila di provarci anche con i mobili. Senza offesa, Cassie – aggiunge poi guardandomi per pochi secondi. – Ci stiamo allenando. Cassie era concentrata, perché hai voluto rovinare tutto in questo modo?
Jeremy guarda in cagnesco prima Harry, che abbassa lo sguardo, e poi Lucas, che lo guarda senza trapelare niente, poi passa a me e anch'io abbasso lo sguardo, perché mi sento stupida e in imbarazzo. Non avevo bisogno di questo, Jeremy mi ama e, anche se a quanto pare non riesce a trattenersi quando si parla di Allison, so che ci tiene a me. Eppure quando arrivo alla conclusione che forse è più attaccato alla storia delle anime gemelle che si possiedono a vicenda, alzo lo sguardo ed incrocio il suo. Rimaniamo in silenzio per un po', fino a quando Jeremy non chiede: – Sei contenta ora? – con un tono che mi fa venire la pelle d'oca. – Ragazzina... non avevi niente da fare, non è così?
Alzo il mento, sono imbarazzata e il mio gesto non è stato di certo uno dei più maturi, ma lui è stato il primo ad andare dalla parte del torto. – Dovrei forse sentirmi dispiaciuta per te? Non lo sono, non lo sono affatto – rispondo quindi e prima di aprire la porta ringhio a bassa voce: – Non sono una tua proprietà – in modo tale che solo lui e Harry riescano a sentirlo. Gli lancio un'ultima occhiataccia e lui fa lo stesso, a questo punto ce ne andiamo entrambi, uno da una parte e una dall'altra.
– E tu saresti la Cacciatrice? – chiede l'uomo sulla cinquantina che risponde al nome di Joshua. Sarà anche una persona importante ma io non l'ho mai visto, inoltre credere di avere tutto il diritto di guardarmi in un modo veramente disdicevole solo perché sono piccola e ho più capacità di lui.
– Sì, sono io – rispondo freddamente guardandolo negli occhi. Vorrei veramente tanto guardarlo dalla testa ai piedi, rimanendo a fissare parti del suo corpo poco attraenti come per esempio la sua pancia grande quanto un palloncino, ma lascio stare.
– Non dovresti essere in giro a controllare i demoni? – chiede lui con la stessa aria superiore, continuando a guardarmi dalla testa ai piedi.
– Bé, signore, lo farei se solo sentissi un qualche tipo di pericolo – rispondo io con lo stesso tono che sta usando lui. – Ma non sento niente, questo significa che al momento non sono presenti demoni che la vogliono mangiare vivo. Con permesso – aggiungo prima di sorridergli dolcemente e andarmene.
– Non essere scortese, queste persone contano anche nel nostro mondo – mi sussurra Jeremy avvicinandosi un po'. – Non è la persona più gradevole di questo mondo, ma non lo sei nemmeno tu, quindi la prossima volta non fare battutine. – Fa finta di non accorgersi delle occhiatacce che gli sto mandando mentre ci avviciniamo al banchetto, dove prendo un pasticcino delizioso. Jeremy invece sembra osservare qualcosa di altrettanto delizioso: una ragazza che gli sta facendo gli occhi dolci da quando siamo arrivati. Alzo gli occhi al cielo e mi giro verso il banchetto. – Sei incinta per caso? È il quarto pasticcino che stai mangiando in meno di due minuti.
Faccio una mezza risata. – E chi dovrebbe essere il padre? Te o Cole? Sarebbe un bel casino, non credi?
– Non è affatto divertente – borbotta Jeremy guardandomi seriamente. Alzo le spalle cercando di fargli capire che non m'importa, ma non è così. Oggi sto facendo errori su errori, mi sto rendendo ridicola, ma sono troppo arrabbiata per darmi la colpa. – Come fai a scherzarci sopra? Devi veramente smetterla di essere così immatura, così bambina. Sei una Cacciatrice, come fai a proteggere la gente se non riesci nemmeno a fare una cosa matura?
Scoppio a ridere e finisco di mangiare l'ultimo pasticcino. – È strano detto da un ragazzo che non riesce nemmeno ad essere infedele. Credo esista una parola per descrivere quelli come te – rispondo io e faccio finta di pensarci un attimo. – Che ne dici di "incoerente"?
– Ok, basta – ringhia Jeremy prendendomi il braccio. – Tu ora mi fai spiegare. Non puoi continuare a fingere di sapere tutto. Non hai visto niente, non puoi sapere niente. Io non...
– Io non fingo – esclamo allontanandolo subito. – Io lo so.
– No, tu non sai niente, Cassie – ringhia Jeremy avvicinandosi un'altra volta a me, il suo sguardo è determinato e so che vorrebbe afferrare un'altra volta il mio braccio, ma sa anche che non gli conviene se vuole continuare a vivere.
Rido per poi bere un bicchiere di CocaCola, che Jeremy butta poco dopo, bagnandomi le scarpe. – Che problemi hai?! – urlo io, ma arrossisco subito quando mi accorgo che alcune persone si sono girate verso di noi. – Mi dovrai pulire le scarpe leccandole, sono stata chiara? – chiedo io a bassa voce.
– Io e Allison non ci siamo baciati, né abbiamo fatto niente! Lei è venuta appena ha saputo che noi due avevamo litigato ed era successo... quello che è successo con Cole. Ha cercato di essermi amica e basta! – esclama Jeremy, esasperato, eppure sta mentendo.
Lo guardo, lo fisso senza dire niente per un bel po' di tempo. È nervoso, muove i piedi, non sa dove mettere le mani, ed è perché sta mentendo. Lo anch'io, lo sento. – È inutile che mi menti, lo so che lo stai facendo. Lo sento sempre – ribatto freddamente.
– Va bene, ci stavamo per baciare – risponde Jeremy, bianco in faccia. – Ma non è successo. Tu sei entrata e...
– Anch'io mi sono quasi baciata con Harry – ribatto io guardandolo in faccia, perché so di avere ragione questa volta. – Questo lo rende più giusto? Questo mi rende in qualche modo più fedele nei tuoi confronti? No, Jeremy, non lo rende affatto più giusto, quindi figuriamoci più fedele.
– Tu l'hai fatto per ripicca – bofonchia Jeremy. – Come una bambina di cinque anni, hai deciso di farmela pagare in questo modo, ma non è così che si risolvono le cose.
– E chi te lo dice? – chiedo io. – Jeremy, tu non sei l'unico ragazzo in questo mondo. Sai come la penso, puoi anche essere la mia anima gemella ma questo non ti autorizza a fare quello che vuoi. Non ti appartengo, se non mi piace il modo in cui mi tratti allora io posso benissimo andarmene. Non ti appartengo, non sono una cosa, sono una ragazza che può decidere se stare con un ragazzo che non riesce a tenere il suo attrezzo nei suoi pantaloni, o se baciarmi con un altro ragazzo e andare avanti. – Scuoto la testa e abbasso lo sguardo. – In questo ha ragione Cole: sei debole quando si tratta di amare una persona, scappi e vai dalla prima ragazza che può darti un minimo di soddisfazione. Sei debole e io non voglio sentirmi altrettanto debole soltanto perché non mi sento all'altezza di soddisfarti.
– Cassie, sai benissimo che non è così – mormora lui e la sua espressione si addolcisce. – Ma dobbiamo affrontare l'argomento, prima che sia troppo tardi. Mio fratello non c'entra niente con questo, non metterlo in mezzo solo perché non sai come ferirmi ancora di più.
Scuoto la testa ripetutamente. – Il fatto è che non credo di avere la forza necessaria per voler continuare questo discorso. Io non voglio una relazione del genere, tu mi hai fatto capire che non puoi cambiare, che sarai sempre il ragazzo che non riesce a stare con una sola ragazza e questo... Non sono disposta a mandare avanti una relazione del genere – finisco e non aspetto nemmeno un commento da parte sua, me ne vado e basta.
Affondo i piedi nella neve per andarmene ma sono costretta a fermarmi, troppo sopraffatta dalla paura per fare altro. Mi guardo intorno, sento il demone ma non riesco a vederlo! Jeremy mi afferra di scatto la mano facendomi sussultare, ma fa finta di niente e annuncia: – Un demone.
Prendiamo entrambi le nostre armi, continuo a guardarmi intorno ma non riesco ad individuarlo. – Ha le sembianze umane, perché non riesco a vedere niente di strano.
– Il ragazzo con cui sta parlando Joshua – ringhia Jeremy puntandolo. Annuisco e coordinati come sempre andiamo là, facciamo finta di non sapere niente. Accarezzo dolcemente il braccio di Joshua e gli chiedo di seguirmi per parlare di una questione importante: il mio ragazzo. Mi affretto a trascinarlo via mentre Jeremy uccide il demone con il suo potere. Quando non sento più le urla del demone sorrido al Joshua e gli dico che può andare, ovviamente l'uomo va da delle ragazze e inizia a sgridarle per qualcosa.
Sbuffo e mi guardo intorno perché non mi sento ancora del tutto protetta. Il mio cuore si ferma quando vedo Cole tra la folla che mi guarda. Vado subito da lui, ma quando sto per raggiungerlo non è più in quel punto, non lo trovo più. Mi fermo e continuo a guardarmi intorno, ma non c'è più. Qualcosa con degli artigli si posa sulla mia spalla, giro la testa e vedo l'uccello di Cole. Mi garda negli occhi senza fare nient'altro. Non so cosa voglia, inizia a fare degli strani rumori che provengono dalla sua gola; aggrotto la fronte e poi scappa.
Tutti i miei muscoli si contraggono un'altra volta. Alzo subito lo sguardo e dopo poco vedo l'uomo che mesi fa mi aveva ficcato una siringa nel collo. Trattengo il respiro sentendo tutto il mondo intorno a me girare, mi sta sorridendo e quasi inizio a tremare. Jeremy sta già andando da lui, faccio per raggiungerlo quando sento qualcuno prendermi da dietro e mettermi una mano davanti la bocca per non farmi urlare. Cerco di liberarmi, ma chiunque egli sia è più forte di me, molto più forte di me. Mi trascina dietro la casa enorme di Joshua e mi lascia. Prendo subito la spada ma qualcun altro me la sfila di mano.
Alzo lo sguardo e le mie gambe quasi cedono. Faccio un passo indietro e vado a sbattere contro l'uomo, che non si muove. – Allora – inizia Cole guardando la mia spada mentre se la rigira tra le mani. Vorrei prender glia con la forza e menarlo, perché solo io posso guardare la mia spada e toccarla in quel modo. – Hai pensato a quello che ti ho scritto?
Faccio per prendere la spada, ma Cole si limita ad alzare il braccio e così essa diventa troppo lontana dalla mia piccola mano. Per la milionesima volta rimprovero silenziosamente Dio per avermi fatta così bassa. – Non ti rispondo fino a quando non mi dai indietro la spada – borbotto incrociando le braccia. – Sì, c'ho pensato.
Cole sbuffa e mi da indietro la mia spada, che afferro subito. – E...? chiede lui guardandomi con un pizzico di felicità. Un mostro del genere può veramente provare qualcosa simile alla felicità? È un essere così particolare che mi stupisce tutt'ora.
– E niente! – esclamo io alzando la voce.
– Bene – bofonchia lui, tutto d'un tratto arrabbiato, e finalmente riesco a riconoscerlo, anche se prima mi faceva meno paura. – Allora credo che ci rivedremo molto presto – aggiunge prima di andarsene.
– No, aspetta! – lo fermo io, non si gira ma mi da ascolto. Il mio cuore batte ancora più veloce, la paura mi fa pizzicare i polsi per l'adrenalina. – E se volessi che mi prendessi ora? – chiedo dopo un po'. Ho il respiro accelerato e nel momento in cui lo dico me ne pento, ma in qualche modo mi sento io l'artefice di questa guerra e, anche se so che non è vero, mi sento come in dovere di porre fine a tutto questo. Sono l'unica persona che Cole credere di volere... in un modo del tutto inumano, ma è così.
Si gira per guardarmi, praticamente scioccato. Si avvicina a me fino a quando non siamo a pochi centimetri di distanza. Guardo i suoi occhi verdi senza dire niente, mi accarezza ma sono più concentrata sui suoi occhi. Sobbalzo sentendo le sue unghie graffiare il mio viso, lo guardo sorpresa e con gli occhi spalancati. Ora ho paura. – Non farlo, Cassie – ringhia Cole avvicinando il suo viso al mio, che tiene ben stretto. – Non ti mettere contro di me in questo modo. Sai già come andrà a finire.
– No, non è vero – mormoro io avvicinandomi ancora di più a lui, ma mi ferma subito stringendomi le spalle e scuotendomi. È così brutale che mi sento spossata per i primi dieci secondi.
– Non farlo! – urla lui fissandomi con gli occhi spalancati. Rimango in silenzio, incredula e ancora un po' confusa. – So già cos'hai in mente di fare. Sono veramente così stupido secondo te? Mi sono fatto fregare una volta, non succederà più – ringhia poi prima di andarsene correndo. Rimango a guardarlo per un po' di tempo e non so cosa provare, non so cosa sto provando, mi sento soltanto un vero fallimento.
Torno lentamente alla festa, dove trovo subito Jeremy, o meglio lui trova me. – Ma ti sei impazzita?! – urla attirando l'attenzione di tutti. Guardo tutti quegli occhi che ci stanno fissando con le guance che sembrano andare a fuoco e poi guardo lui. – Ti ho cercata dappertutto! – continua ad urlare. – Dov'eri? Dove cazzo eri?!
– Dietro – mormoro io e la mia voce a malapena esce a causa dell'imbarazzo. – Non pensavo di star facendo niente di ché...
– Non puoi andartene in questo modo! Dio santo, Cassie! Ma non lo capisci?! Chiunque potrebbe... – si ferma mettendosi le mani nei capelli, sembra voglia strapparseli tutti. – Dio mio, tu mi farai impazzire! – dice abbassando il tono di voce. – Sempre che non l'abbia già fatto – sussurra poi con lo sguardo rivolto verso la neve bianca. Scuote la testa e posa il suo sguardo su di me, tutto d'un tratto mi sembra tranquillo e pieno di sé. – Credo sia meglio lasciar stare la nostra relazione per un po'.
In qualche modo tutta l'aria che stavo trattenendo esce in modo brusco, facendomi fare un rumore stranissimo. Il mio cuore si sgretola e le gambe sembrano quasi cedere, sento freddo ovunque. Scuoto la testa guardandolo, continua a guardarmi con aria distaccata. Lo so che sono stata troppo fredda a volte con lui. Insomma, lui prima d'incontrarmi andava a letto con la maggior parte delle ragazze che vivevano nell'Istituto, quindi almeno una volta al giorno si trovava una ragazza nel letto. Però in questi mesi non è sempre stato con me, e a me non mi sembrava proprio il momento di fare sesso con tutto quello che stava succedendo. Ero e sono attratta da lui fisicamente, come non mi è mai successo con nessuno, ma la paura ha sempre prevalso su tutto. E a quanto pare ho fatto male a pensare che potesse bastargli solo la mia presenza. Dopotutto lui è Jeremy Ruterful. Ma non so nemmeno perché sto continuando a pensarci, dopo tutto quello che è successo dovrei pensare solo ad andare avanti e a pensare a come distruggere Cole, anche se è praticamente impossibile.
Inoltre... credo di aver perso il cervello da qualche parte, perché non riesco a dire niente. Cosa si risponde in queste situazioni? Voglio dire, con Austin non riuscivo a capire niente, stavo dando di matto per la millesima volta in un mese – il ché era comprensibile visto che mi aveva lasciata poco dopo la morte di mia madre – ma adesso sono qua, davanti al ragazzo che amo, e gli do ragione. So cosa sta facendo e so il perché. Eppure continuo a stare zitta, continuo a non sapere cosa dire. Forse un "hai ragione"? Ma no, non va bene. In preda al panico scelgo la parola più brutta: – Ok.
– Ok? – mi fa eco lui, ride tirandosi su i capelli, se li è tagliati un'altra volta ed io non me ne sono nemmeno accorta. – Ok – ripete lui per poi andarsene. Non lo seguo, né con lo sguardo né con il corpo.
Non ci parliamo per tutto il resto della festa, lui è rosso dalla rabbia ed io sono ancora sconvolta, sia per quello che è successo con Cole che per quello che è successo con Jeremy. Arriviamo all'Istituto stanchi morti, decidiamo tutti e due di andarcene in camera nostra, ognuno nella propria ovviamente visto che non ci parliamo nemmeno nell'ascensore.
Sto per entrare in camera mia ma mi fermo e guardo Jeremy. Sembra non accorgersene e una parte di me si sente meglio, ma l'altra si sente come tradita. – Buonanotte – dico semplicemente, Jeremy rimane in silenzio ed entra nella stanza senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Il cuore mi fa veramente male e non riesco a trovare il coraggio di entrare dentro la mia camera e lasciarlo andare. Il mio tentativo di chiacchierare è appena fallito, quindi devo solo entrare in camera mia.
Sento la voce di Allison e quando una porta si apre sono sicura che si tratti di quella di Jeremy. Chiudi gli occhi e mi sento ancora più male, ma sono anche arrabbiata e terribilmente gelosa. Guardo fuori dalla finestra sapendo che Cole mi sta guardando. Ecco fatto, vorrei dirgli. Ci sei riuscito. Ci hai indeboliti tutti e due. Perché è questo vuoi farci, vero? Indebolirci.
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