Capitolo 30: La vecchia vita

Jeremy si sveglia di soprassalto, si guarda intorno e delle braccia forti lo rimettono giù, ringhia. - Lasciatemi! - esclama. - Lasciatemi! - La camera inizia a puzzare di fumo e pochi secondi dopo le fiamme fanno capolino.

- Jeremy, sono Louis! Smettila. Spegni tutto! - gli ordina Louis continuando a tenerlo sdraiato. - Smettila di combattere, sappiamo entrambi che non riuscirai mai ad alzarti fino a quando non sono io a volerlo. Smettila. - Le fiamme si spengono dopo un po', alcune prima di altre, e Jeremy inizia subito a sudare freddo per lo sforzo. - Bravo, così... calmati.

- Cos'è... Dov'è Cassie? Le ho fatto del male? - chiede Jeremy.

- Non le hai fatto del male - risponde subito Louis. - Grazie ai suoi poteri le scottature sono subito guarite, ma non erano così gravi, le avevi ferito il polpaccio. Non ti ricordi?

- Si, qualcosa mi ricordo, ma poi Scott è arrivato e l'ha portata via, quindi non sono riuscito a vedere se stava bene - borbotta Jeremy e si sente di nuovo la puzza di fumo. - Chiamatemela, per favore. Devo assolutamente parlare con lei, mi devo scusare, non ero in me...

- Jeremy, mi dispiace - mormora Louis guardandolo dritto negli occhi. - Ma non è tornata all'Istituto ieri sera, mi aveva detto che molto probabilmente non sarebbe tornata per la notte e così è successo.

La bocca di Jeremy si spalanca. - Dov'è andata? Che significa? - mormora, come scioccato.

-È andata da Austin, so solo questo. Mi dispiace - risponde Louis guardandolo con quei suoi occhioni verdi, cercando di leggergli nel pensiero.

Jeremy chiude gli occhi e la sua mascella s'irrigidisce, per un attimo le fiamme riprendono il sopravvento sulla camera ma dopo pochi secondi si spengono. - Ok. È tanto spaventata? Da me, intendo.

- Abbastanza - sussurra Louis con gli occhi di un cane bastonato.

Jeremy annuisce un'altra volta e chiude gli occhi, fa dei respiri profondi e poco dopo si mette le mani davanti alla faccia. Rimane così per un determinato arco di tempo e poi passa le sue mani nei capelli. - È tutta colpa mia.

Apro gli occhi trattenendo il respiro e una mano mi toglie i capelli da davanti gli occhi. - Ehi - mormora Austin, appena svegliato. Mi accorgo di essere appoggiata a lui e il senso di colpa fa capolino. - Che succede? - chiede Austin.

- Jeremy si è svegliato - annuncio io.

- Puoi... puoi percepirlo o cosa? - chiede Austin sbattendo più volte le palpebre.

- L'ho visto - rispondo io. - Credo che il nostro potere stia diventando più forte. Anche quando stavo nella grotta e quando... quel vampiro mi aveva presa sono riuscita a vederlo, per poco però. - Scuoto la testa, confusa. - Forse è solo la mia immaginazione.

- Perché non lo chiedi a Louis? - chiede lui stringendomi la mano.

- Non sono sicura che lui sappia qualcosa, non veramente almeno. Tutti noi sappiamo solo le cose più ovvie e basilari, perché dopotutto è veramente difficile che le anime gemelle si trovino. - Faccio un finto sorriso guardando le mie gambe. - Come con la storia della grotta. Alla fine nessuno sapeva veramente dirmi cosa sarebbe successo.

- Ami veramente così tanto Jeremy da volere tornare da lui, anche dopo quello che ti ha fatto? - chiede dopo un po' Austin.

Inizio a giocare con la coperta, nervosa. Mi manca, è strano non trovarselo davanti ogni ora, e poi sento quello che sta provando, tutta l'ansia, la preoccupazione e il senso di colpa, e mi fa stare male. - Credo di si - sussurro guardando il mio piede che continua a muoversi. - Insomma, domani è il suo compleanno. - Scuoto la testa. - Il suo potere è molto forte e quello che gli ho detto io l'ha fatto arrabbiare molto. Non era lui. Credo che quel tipo di potere possa prendere il sopravvento sulla persona, è per questo che molti lo reputano così pericoloso. Ma non so niente di questo potere, ho paura che prima o poi possa prendere veramente il possesso su di lui e non lasciarlo più. Devo parlarne con qualcuno che ne sa di più. - Guardo fuori dalla finestra e aggrotto la fronte, è notte fonda. - Ma che ore sono? - chiedo.

- Le quattro - risponde Austin prendendo il suo cellulare. - Meglio tornare a dormire. Domani dobbiamo svegliarci presto. - Annuisco per poi appoggiarmi un'altra volta sul suo petto. Una parte di me sa che è meglio non farlo, perché Jeremy ci rimarrebbe malissimo, ma stare tra le braccia di Austin ormai è una cosa che mi fa stare bene, ed entrambi abbiamo chiarito che non proviamo altro che amore quasi fraterno, quindi non c'è niente di sbagliato... no? - Ci pensi mai a noi? - chiede tutto d'un tratto Austin.

- Certo che ci penso - mormoro io, imbarazzata. - Siamo stati insieme per tanto tempo. Sei stato il mio primo ragazzo. - Rido. - E praticamente l'ultimo.

Ride. - Era bello - mormora lui accarezzandomi i capelli. - Stare con te, dico. - Lo guardo imbarazzata. - Era tutto così naturale.

Con quella frase e quello sguardo mi fa capire che non mi devo preoccupare, così sorridendo mi metto a pancia in giù per guardarlo meglio. - È vero, era tutto tranquillo, non era pericoloso. Era naturale, goffo e dolce allo stesso tempo.

Annuisce sorridendo. - Dai - esclama sospirando. - Dormiamo.

- Ragazzi! - urla la madre di Austin. - Su, svegliatevi! - esclama aprendo la porta. - Avete scuola.

Apro gli occhi sentendo quella parola e Austin si stiracchia e sbadiglia. - Possiamo rimanere a casa oggi, mamma? - chiede lui.

- Non ci pensare nemmeno Austin! - esclama la madre togliendoci le coperte. Rido alzandomi. - Ecco, brava, Cassie. Ci pensi tu a questo scansafatiche? - chiede.

Annuisco mettendo indietro i capelli. - Dai, Austin - borbotto prendendo la sua mano, lo tiro lentamente verso il letto e quando sta per cadere si alza di scatto, arrabbiato.

- E va bene! - esclama, incazzato nero. - Ho capito. Ho capito! - esclama andando verso il bagno, ancora più nervoso.

Rido. - Sei ancora intrattabile appena svegliato - esclamo ridendo. - Ti dispiace se ti chiamo un'altra volta "uomo con il ciclo"?

- Certe cose non cambiano mai, mia cara Cassie - urla Austin dal bagno facendomi ridere ancora di più.

Dopo esserci preparati usciamo di casa e io entro dentro la mai macchina, faccio un sospiro e l'accendo. - Quindi - inizia Austin appoggiando i gomiti sul finestrino abbassato della macchina, - adesso vai dagli Anziani? - chiede, annuisco senza aggiungere altro. - Mi fai sapere? - chiede e io annuisco un'altra volta e così ride. - Ti hanno tagliato la lingua, per caso?

Rido. - Vai a scuola - borbotto guardando avanti.

Fa una smorfia. - Tra un po' ci tornerai anche tu, quindi evita di sfottere - esclama lui facendomi ridere ancora di più. Ci salutiamo e parto senza pensarci due volte.

Ormai so a memoria la strada per andare al Palazzo Antico. Parcheggio la macchina e le due guardie mi fanno entrare dentro il palazzo senza aggiungere niente, il ché significa che loro sanno che sono qua e molto probabilmente anche perché.

- Cassie Moonic - esclama una voce quando non sono ancora del tutto davanti a loro, purtroppo ancora non riesco a riconoscere le loro voci. - Che ci fai qua? - chiede infine il Terzo.

- Volevo parlare con voi - rispondo io guardandoli, faccio per parlare quando mi fermano.

Tutti fanno un sospiro e chiudono gli occhi, solo il Secondo di mette a ridere. - Vuoi veramente toglierti il marchio da Cacciatrice e tornare alla tua vecchia vita una volta che avrai ucciso il vampiro e il lupo mannaro? - chiede, così annuisco. - Che spreco - borbotta scuotendo la testa dopo essersi abbassato il cappuccio.

- Ma non solo - aggiunge il Terzo guardandomi e il mio cuore inizia a battere veloce. - Vuoi fare un incantesimo per salvare i vampiri e i lupi mannari che ancora provano qualcosa e che soprattutto non uccidono le persone innocenti.

- Cosa?! - esclama i Secondo. - Questa è una sciocchezza!

- Non del tutto - dice il Quarto alzandosi per venire davanti a me. - Sei una brava ragazza, Cassie Moonic - mormora guardandomi dritto negli occhi, sorride.

- Grazie - mormoro ricambiando il sorriso, con la voce un po' smorzata.

- Una brava ragazza? - gli fa eco il Secondo ridendo. - Non fa altro che complicarci le cose! - esclama. Abbasso lo sguardo ricordandomi quello che è successo dopo che Jeremy ha pronunciato le stesse, identiche parole. - Sappi che ti costerà l'incantesimo delle anime gemelle.

Guardo il Secondo, scioccata. - Cosa?! - esclamo quindi. - Ma non è giusto! - tuono.

- Non usare quel tono con me, ragazzina! - urla il Secondo alzandosi dal trono con gli occhi puntati su di me e il volto rovinato da una smorfia.

Stringo le mani in pugni per non scoppiare. - Sto facendo una buona azione - ribatto freddamente, - perché ci dovrei rimettere?

- Tutti gli eroi ci rimettono - risponde il Secondo facendomi un sorriso compiaciuto. - A proposito, come sta il giovane Jeremy? - chiede. Rimango in silenzio, arrabbiata. Ride. - Quel potere lo ucciderà - aggiunge ridendo. - Proprio come suo nonno.

- Basta così! - esclama il Quarto guardandolo, sembra arrabbiato. - Parli sempre troppo - ringhia, poi si gira verso di me. - Mi dispiace, Cassie, ma devi fare una decisione. Non possiamo usare così tanta magia per una sola persona. Non è giusto nei confronti dell'altre persone.

- Va bene - ringhio, arrabbiata, mi metto i capelli indietro. - Scelgo di salvare la vita ai vampiri e ai lupi mannari.

- Te ne pentirai - ringhia il Secondo, ma sorride. - Quando Jeremy impazzirà, rimpiangerai questo momento. - Trattengo il respiro. - Perché impazzirà. Non è in grado di fermare quel potere. È un potere troppo potente e oscuro.

- Basta! - urlo io con le lacrime agli occhi. -Jeremy è forte e coraggioso. Riuscirà a non impazzire e non impazzirà se mi perderà come lei fece con... - Mi fermo di scatto e inizio a tremare vedendo la faccia del Secondo. Tutti si alzano come per proteggermi. Sono morta, e per la seconda volta nella mia vita me la sono cercata.

- Cassie - mormora il Primo, - scappa.

Non me lo faccio ripetere due volte. Faccio per andare fuori dalla stanza ma qualcosa mi scaraventa a terra, cado a terra sbattendo la testa contro una colonna del palazzo.

- Basta! - esclama uno degli Anziani.

Mi alzo per ricominciare a correre ma mi fermo di scatto vedendo il Secondo Anziano davanti a me. Lo guardo, continuo a tremare e a blaterare qualsiasi parola mi venga in mente. - Mi dispiace - mormoro io, in preda al panico. - Non volev... Non volevo dirlo, è... - Mi mette una mano al collo e mi alza lentamente da terra non facendomi respirare. Lo guardo negli occhi, da qualche parte, cercando un qualcosa in quei occhi bianchi che non sia rabbia. Poso le mani su quella dell'Anziano per cercare di respirare, di fargli mollare la presa, ma la sua mano è come il marmo.

- Smettila! - urla un Anziano. Non capisco perché non lo sbattono da qualche parte lontano da me. - Dobbiamo fermarlo!

- No - risponde un altro. - Deve capire fino a quanto si può parlare con gli Anziani. Non siamo suoi amici. - Le voci iniziano a farsi sempre meno chiare, fino a quando non riesco più a capire niente.

- Come ci si sente? - chiede il Secondo. - Come ci si sente, in pericolo senza la tua anima gemella, eh? - Si avvicina a me, lasciandomi respirare per pochi secondi, solo perché vuole che riesca a sentirlo. - Perché è questo a cui penso io, ragazzina. Penso a quando la vidi per l'ultima volta senza nemmeno sapere che non l'avrei mai più rivista, e penso a quando stava con quel vampiro, mentre egli la stava uccidendo. Penso a quello che avrebbe potuto pensare mentre quel vampiro la stava uccidendo. - Mi lascia cadere a terra, tossisco. Mi fa male la caviglia, si è storta mentre cadevo a terra. - Pensaci, Whitesun. Pensa alla tua vita senza il tuo amore, perché tra un po' morirà e non sarà io a ucciderlo, anche se la cosa mi alletta molto. - Mi tira un calcio così forte da farmi andare a sbattere contro le scale, cerco di alzarmi ma mi butta subito a terra, poi mi prende il giacchetto di pelle e i miei piedi non toccano più a terra. - Perché succederà. Morirà. L'ho visto con suo nonno e lo vedrò con lui.

Lo guardo e così mi fa cadere un'altra volta a terra. Va verso gli Anziani che continuano a rimanere seduti su quei troni, immobili. - Penso che dovrebbe sapere una cosa - mormoro guardando con gli occhi che, scommetto, mi scintillano a causa della rabbia che sto provando. - Nella caverna l'ho vista.

Il Secondo è da me dopo un secondo e mi fa alzare un'altra volta da terra stringendomi ancora di più il collo. - Non hai il diritto di scherzare su queste cose, Whitesun.

Cerco di togliere le sue mani dalla mia gola. - Non sto scherzando, può vederlo, se vuole - mormoro io con la poca voce che esce. Mi fa cadere a terra e mi prende la mano con forza, entrambi chiudiamo gli occhi e vediamo Katherine mentre mi parla e mi dice di salutarlo e che non ce l'ha con lui, anzi. Sento il freddo arrivare fino alla testa ma dopo poco tempo la mano dell'anziano lascia la mia.

- Ti - Si ferma, la sua voce trema. - Ti toglierò io il marchio e lo farò con piacere. Sei un pericolo per tutti i Cacciatori. E riguardo l'incantesimo dei lupi mannari e dei vampiri lo faremo, ma non si svolgerà più il rituale per staccare la tua anima da quella di Jeremy. Voglio che tu soffra! Ora vattene, prima che ti uccida con le mie stesse mani.

Appena arrivo all'Istituto non riesco a fare a meno di zoppicare e fare smorfie a causa del dolore che sto provando: mi fa male tutto il corpo. Louis e Isaac mi fermano per capire qualcosa della faccenda, ma sono così stanca che non riesco a parlare più di tanto e loro capiscono e mi lasciano andare ma non senza facendomi promettere che gli dirò tutto appena possibile. Sono sicura che Isaac andrà subito da Jeremy, ma spero non si faccia vedere per un po', perché non potrei sopportare anche il suo dolore e non posso dirgli la verità, quindi mi devo inventare una storia.

Appena ho finito di farmi la doccia qualcuno bussa alla mia porta. - Un attimo - urlo prendendo l'asciugamano emettendomelo sui capelli. Apro la porta e il mio cuore fa un balzo: Jeremy, dovevo immaginarmelo.

- Ciao - dice lui, freddo, così tanto che rabbrividisco.

- Ciao - mormoro, cercando di non fargli capire quello che sto provando. Faccio un sospiro e mi faccio da parte per farlo entrare. - Entra.

- No, grazie - risponde lui e così lo guardo perplessa. - Sono venuto per vedere se stavi bene.

- Sto bene - rispondo subito guardandolo negli occhi e perdendomi per un po' di tempo in essi. - Non è successo niente. Potresti dirlo anche agli altri, per favore?

- Quei lividi non mi sembrano "niente" - ringhia Jeremy. - Chi è stato? - chiede prendendo di nuovo il possesso del suo corpo e atteggiamento. - Cassie...

- Nessuno - esclamo io, tanto fredda quanto lui. Mi lancia un'occhiataccia. - Cosa? Mi vuoi baciare un'altra volta per vedere di chi si tratta? - Rimane in silenzio ma senza smettere di guardarmi, sembra sia arrabbiato che dispiaciuto. - Mi devo preparare - mormoro chiudendo la porta.

- È stato Austin? - sputa Jeremy con una smorfia disgustata.

Spalanco la porta con gli occhi sbarrati. - Assolutamente no! Non farebbe mai una cosa del genere!

Lentamente la sua faccia diventa rossa dalla rabbia. - Quindi? - chiede facendo varie smorfia. - Qualche ragazzo ti ha...

- Wo! - esclamo indietreggiando, rido. - No - rispondo sentendo il calore uscire dalla mia pelle a causa dell'imbarazzo. - Assolutamente no. Nessuno mi ha... No.

- E allora chi è stato?! - esclama, frustrato.

- Sono stanca. Non è stato nessuno, Jeremy. Basta - ribatto, più fredda possibile, cercando di congedarlo.

Ride. - Cassie, sei piena di lividi. Quello che più mi spaventa è quello sulla fronte, che di certo non ti puoi essere fatta da sola!

- Jeremy, lascia stare - dico io, stufa.

- Sono il tuo ragazzo - se ne esce e il mio cuore si ferma un secondo in più del dovuto, rimango a bocca aperta. - Ho il diritto di sapere quello che è successo.

- Jeremy, una volta che avrò ucciso un vampiro e un lupo mannaro con quel maledetto pugnale mi farò togliere il marchio da Cacciatrice e tornerò alla mia vita normale - dico alla svelta.

Jeremy sbianca. - Non dici sul serio - mormora guardandomi con gli occhi spalancati. Abbasso lo sguardo mentre il suo si fa spaventato. - Tu... mi stai lasciando.

- Io ti amo, e lo sai - sussurro per poi scuotere la testa. - Ma non posso vivere in questo mondo. - Lo guardo con le lacrime agli occhi. - Non sono abbastanza forte.

- Si, lo sei! - esclama stringendomi le spalle. - Ti prego, non mi lasciare.

Lo guardo piangendo come una bambina di cinque anni. Non può fare così, non può complicare ancora di più le cose! Il mio cuore non può reggere anche le sue, di lacrime. - Non posso. Non ce la faccio a vivere così, Jeremy!

- Ma io ho bisogno di te - mormora lui facendo fare le capriole al mio cuore.

Lo accarezzo continuando a piangere, ma sta fermo, in silenzio, guardandomi con quel distacco che ti fa tremare il cuore. L'unica cosa a cui penso è che mi ama, che io amo lui, che è stato mio tanto quanto io sono stata sua senza il bisogno di portarmelo a letto. E lui lo sa. - Potremmo vederci comunque - sussurro io, ma so che è impossibile.

- Non in quel modo - risponde togliendo la mia mano dal suo viso perfetto. - No. Io sarei sempre impegnato in questo mondo, ad uccidere demoni, e tu saresti sempre là, ad aspettarmi. - Scuote la testa. - Non posso stare con una persona che non vuole saperne del mondo in cui vivo.

- Ma non è così? - esclamo io. - Non so niente di te, non mi parli mai di te e della tua storia! Chi è tuo nonno?

Spalanca gli occhi e si allontana ancora di più da me. -Sei stata dagli Anziani - mormora. - Sono stati loro?!

Sobbalzo. Ma perché non penso più prima di parlare?! - Lascia stare, non fa niente - rispondo ancora una volta, sbuffo. - Senti, mi preparo e poi ne riparliamo, ok?

Scuote la testa e mi fa indietreggiare per entrare, chiude la porta. - No - risponde freddamente. - Ne parliamo adesso. Che ti hanno detto di mio nonno?

- Solo che è morto a causa del suo potere - mormoro io, impaurita, e mi chiamo da quanto tempo ho paura di lui.

- E perché ti hanno fatto questo? - chiede toccandomi per pochi secondi il viso. Rimango in silenzio. - Cassie! Perché diavolo ti hanno fatto questo? - chiede, arrabbiato. - Cassie, per piacere...

- Ho fatto una cazzata, ok? - sbotto urlando.

- Cosa? - chiede lui avvicinandosi a me con una voce completamente diversa, più calda. Abbasso lo sguardo verso le sue labbra e faccio per avvicinarmi a lui, come ipnotizzata, ma mi fa alzare il viso e mi sorride. - Concentrati, Cassie. Cos'hai fatto?

- Non te lo dico - ringhio allontanandomi da lui.

- Perché no? - chiede, sbuffa, esasperato.

- Perché no - borbotto andando verso l'armadio. - Ora puoi lasciarmi preparare? - Non mi dice niente così prendo i vestiti e vado in bagno.

Una volta vestita esco dal bagno pettinandomi i capelli, mi fermo vedendo Jeremy sdraiato sul mio letto, aggrotto la fronte. - Jeremy? - lo chiamo, ma non mi risponde, così trattengo l respiro e faccio cadere la spazzola. - Jeremy! - urlo io andando sul letto, ma non mi risponde nemmeno questa volta. Lo scuoto un po'. - Jeremy! - tuono con le lacrime agli occhi e a quel punto apre gli occhi. - Oh... oh mio Dio - mormoro abbracciandolo.

- Mi... Scusami, mi sono addormentato - balbetta lui, sperduto.

Faccio un sospiro. - Non ti svegliavi più - mormoro stringendolo ancora di più a me nonostante lui continui a non ricambiare l'abbraccio.

- Mi dispiace - dice lui continuando a essere freddo, mi distacco da lui. - È normale, il mio potere sta consumando la maggior parte delle mie energie. - Mi fissa per un po' di tempo. - Quindi, cos'è successo al Palazzo Antico?

Scuoto la testa sedendomi sul letto, proprio davanti a lui. Incrocio le gambe e lui abbassa lo sguardo verso di esse. - Il Secondo Anziano mi ha stuzzicata e non sono riuscita a controllarmi - rispondo, solo perché vederlo guardarmi nel modo in cui sta facendo adesso m'innervosisce.

- Ok e cosa ti ha detto? - chiede alzando lo sguardo, arrossisce un po' quando capisce che sono in imbarazzo per quello che ha appena fatto. Non è il fatto di guardare le mie gambe ma il come guardava tutto il mio corpo fino alle gambe.

- Una cavolata - borbotto posando le mani sulle gambe, nervosa.

- Se fosse stata una cavolata non avresti reagito - ribatte freddamente.

Non posso dirgli che mi aveva detto che il suo potere lo avrebbe ucciso o comunque fatto impazzire. Lo avrebbe solo scoraggiato e, di conseguenza, sarebbe successo veramente. Rabbrividisco. - Mi ha detto che non posso più fare l'incantesimo che avrebbe staccato la mia anima dalla tua - rispondo quindi, mentendo.

Mi guarda arrabbiato e perplesso. - Quindi volevi farlo comunque - mormora guardandomi scioccato. Ride. - Allora che senso ha? Perché stiamo insieme? - chiede, si alza, arrabbiato. - Tu non hai idea di quanto sia difficile per me rifiutare i continui inviti delle ragazze che prima di te mi portavo a letto di continuo! - urla lui. - Hai idea di quanta frustrazione ho nel mio corpo da quando ci siamo messi insieme? Perché sì, è bellissimo perché io ti amo, ma stiamo comunque parlando di me, Cassie! E non sono cambiato. Forse un po', ma ti devo per caso ricordare come vivevo prima del tuo arrivo?

- Se sei così frustrato a causa del sesso puoi anche andartene a fanculo - sbotto io. - Se è così frustrante per te potevi anche dirmi che non te la sentivi di stare solo ed esclusivamente con me. Mi sarei arrabbiata, è vero, ma l'avrei comunque accettato.

Ride. - Non capisci proprio, vero? - chiede. - Preferisco essere frustrato e aspettarti che andare a letto con tutte le ragazze. È difficile, perché il mio corpo chiede altro; ma non posso farlo, non posso fare sesso con tutte le ragazze che voglio, non da quando ho in testa solo te. - Rimango in silenzio a guardarlo. - A volte penso che forse quest'amore che proviamo non sia uguale.

Il mio cuore fa un balzo. Non l'ha detto veramente, non lo può pensare! Non può pensare che io lo ami di meno! - Forse è meglio se te ne vai - mormoro.

Mi guarda senza trapelare nessun sentimento. Si è calmato, ma io mi sono appena arrabbiata. - Vuoi dire che non è così? - chiede e cos'è esasperazione nel suo tono di voce, ma in questo momento nemmeno questo riesce a toccarmi.

- Te ne devi andare, Jeremy! - tuono io, sdegnata. Mi guarda con gli occhi spalancati e se ne va, senza sbattere la porta. Mi metto i capelli indietro, mi alzo dal letto e do un calcio al cestino che sta vicino alla scrivania. Esso cade a terra facendo uscire tutto il contenuto per terra. Sbuffo e mi sdraio sul letto addormentandomi subito.

Apro gli occhi sentendo il mio letto vibrare, aggrotto la fronte fino a quando non capisco che si tratta del mio cellulare. Guardo il display e vedo che è il numero di Austin. - Allora? Che ti hanno fatto? - chiede subito, ansioso.

- Ah - borbotto sedendomi sul letto. - È vero. - Mi metto una mano sulla fronte, per qualche strano motivo mi fa male la testa. - Hanno detto che va bene, appena riuscirò ad uccidere un vampiro e un lupo mannaro mi toglieranno il marchio.

- Non ci posso credere! Ti rendi conto?! - esclama Austin, entusiasta.

Scuoto la testa ricordandomi Jeremy. - No. Credo... credo che Jeremy mi abbia appena scaricata - mormoro io mettendomi una mano davanti la faccia per cercare di non scoppiare un'altra volta a piangere. Tutto questo è così stressante. Tutta la mia vita è stressante! È per questo che non posso continuare così, devo avere un po' di tranquillità e non posso averla in questo mondo.

- Perché? - chiede Austin.

- Gli ho detto che volevo tornare alla mia vita normale e si è arrabbiato, ma più di tutto si è arrabbiato quando gli ho detto che... - Mi fermo capendo quello che sto per dire. Non posso dirgli che gli Anziani mi avevano fatto quello che avevano fatto e la vera ragione. - Che volevo ancora fare l'incantesimo per slegarci. - Guardo le mie mani mentre giocano nervosamente con la coperta del letto.

- Bé... non gli puoi dare torto, Cassie - mormora lui.

Ha ragione, non posso dargli torto... se solo questa fosse la vera ragione! Guardo l'orologio. - Cazzo, manca un quarto d'ora a mezzanotte - borbotto io. - Tra un po' è il suo compleanno.

Ride. - Come regalo di compleanno gli regalerai te con un bel completino sexy?

- Austin! - esclamo io, imbarazzata. - Smettila - borbotto trattenendo una risata nervosa. - Vado - aggiungo prima di attaccare e buttare il cellulare sul letto. Vado in bagno per controllare il mio stato. I miei capelli sembrano meno gonfi e meno ricci del solito, mi metto solo il rimmel e poi me ne vado praticamente correndo.

Faccio un sospiro davanti la porta di camera sua, ho in mano una bottiglia di champagne rubato dalla cucina e nell'altra due flute. Faccio un altro respiro profondo e poi busso alla porta cercando di non far cadere niente a terra.

- Sentite, voglio dormire... - borbotta lui aprendo la porta, ma si ferma guardandomi, perplesso. - Cassie - aggiunge guardandomi e cambiando letteralmente espressione. Potrei starlo a guardare per ore senza stancarmi.

- Pensavo - mi fermo, sono troppo agitata addirittura per parlare. - Si, insomma... - Mi fermo un'altra volta e questa volta aggrotta la fronte, mettendomi ancora di più in imbarazzo. Faccio un respiro profondo. Ok, riproviamo. - Nel mondo degli umani avere diciotto anni vuol dire essere liberi. - Lo guardo per poi fare un sorriso innocente. - Che ne dici di provare a entrare nel mondo in cui ho vissuto fino a poco tempo fa solo per una sera?

- Non credo sia una buona idea - risponde freddamente e il mio sorriso scompare. Quanto posso essere stupida? Ci siamo praticamente lasciati, ci credo che non vuole! Deglutisco senza dire niente. - Cassie, ci siamo appena lasciati! Mi hai detto che volevi fare un incantesimo, che poteva farti morire, per slegare il nostro legame! Mi hai cacciato dalla tua camera... - Si ferma guardandomi. - E ora di presenti qua, in questo modo. Non ha senso!

Abbasso lo sguardo. - Lo so - mormoro guardando i suoi piedi nudi, poi faccio un sospiro. - Va bene. Allora io me ne vado. - Accenno un sorriso tirato e senza calcolare il suo sguardo triste mi giro e me ne vado. Poi però una mano stringe forte il mio braccio e due secondi dopo mi fa girare. È Jeremy. Il mio cuore si blocca e, imbarazzato, inizia ad accelerare per l'entusiasmo.

- E va bene - dice guardandomi. Sorrido. - Entra - aggiunge facendosi da parte. Sorrido ancora di più ed entro, chiude la porta e così mi guardo intorno. La stanza è molto più pulita adesso e finalmente si può respirare aria pura. - Ho avuto un po' di tempo per pulirla - annuncia dietro di me.

Rabbrividisco sentendo la sua mano sfiorare per sbaglio la mia, o almeno questo è quello che mi vuole fare credere. Mi giro per guardarlo e siamo vicinissimi. - Lo vedo - dico sorridendo. Fa un mezzo sorriso. - È molto meglio adesso - continuo non sapendo cos'altro dire. Annuisce e sembra imbarazzato tanto quanto me, il ché è molto strano. Giro la testa verso il suo letto e guardo l'orologio. Manca solo un minuto. Sorrido guardandolo. - Vieni - esclamo aprendo la finestra, appoggio i due flute e la bottiglia di champagne.

- Non voglio nemmeno immaginarmi come hai fatto a prendere quella bottiglia - bofonchia lui con un sorriso malizioso, ricambio lo stesso sorriso e così ride.

Mi sporgo un po' a destra per riuscire a vedere l'orologio, mancano meno di venti secondi, così prendo la bottiglia di champagne e la porgo a Jeremy, che la prende subito. Prendo i flute e inizio il contro alla rovescia. - Tre... due... uno... - Il tappo della bottiglia esce andando a sbattere contro la televisione di Jeremy. Entrambi scoppiamo a ridere guardando il tappo, ormai a terra. Versa lo champagne dentro i bicchieri e la posa sul ciglio della finestra. Una volta che ha preso anche lui il bicchiere gli dico: - Auguri, Jeremy. Sei finalmente maggiorenne!

Sorride ancora di più e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che quel sorriso dovrebbe essere illegale. Lui è illegale. - Chin chin - dice sbattendo delicatamente il suo bicchiere con il mio. Inizio a bere nello stesso momento in cui inizia a bere lui e poi posiamo i flute vicino la bottiglia di champagne e l'imbarazzo s'impossessa un'altra volta di me.

- Jeremy, mi dispiace..

Mi mette un dito davanti la bocca e così mi fermo subito. - Zitta - mormora lui. - Non fa niente. - Si avvicina a me e quindi inizio a sentire quel groppo in gola che non sembra svanire nel nulla. Mette le sue mani dietro la mia schiena per farmi avvicinare a lui e trattengo il respiro. Riesco a sentire il calore che sprigiona il suo corpo per entrare nei miei vestiti, riesco a sentire addirittura ogni muscolo, ogni ossa, ogni singola cosa di lui.

Gli accarezzo il viso. - Sappi solo che l'ho fatto perché ti amo - mormoro abbassando lo sguardo verso le sue labbra. Non mi riferisco al fatto dell'incantesimo ma lui questo non lo deve sapere e non saprà mai.

- Lo so - mormora. - So che nella tua testa l'hai fatto per me. - Annuisco posando la mia fronte sulla sua, rimaniamo così per un po' di tempo, troppo confusi per fare altro, poi le sue labbra toccano le mie e il mio corpo inizia ad andare ancora più a fuoco. Si gira lentamente per appoggiarsi al ciglio della finestra e lo seguo lasciando che sia lui a reggermi. Lo stringo a me cercando un modo per unirci così tanto da diventare una sola persona, lo stringo così tanto che non c'è più una sua parte del corpo che stia toccando la mia. Poco dopo però si distacca da me per riprendere fiato. - Allora... io non posso andare più avanti di così.

- Lo so - rispondo io prima di baciarlo un'altra volta. C'è un attimo di esitazione, poi però socchiude le labbra accettando il bacio. Rimango senza fiato per un po', così tanto che per pochi secondi sono costretta a distaccarmi da lui, poi quando lo bacia ancora una volta, lo faccio con ancora più passione. Le sue mani si spostano dai miei fianchi fino ad alzare di poco la mia maglietta così da riuscire a toccare la mia schiena nuda. Rabbrividisco e rido contro la sua bocca, lo sento sorride, ma poco dopo apre un po' le labbra per baciarmi. Mi lascio trasportare dall'emozioni che sto provando e lascio che sia il mio corpo a governare, non la mia mente; stringo un po' troppo i suoi capelli e inizio a mordicchiare il suo labbro inferiore.

A quel punto inizia ad innervosirsi. Mi stringe ancora di più a lui e mi fa capire che vuole che io mi sieda sopra di lui, ma siamo su una finestra quindi non lo ascolto. Geme facendo rivoltare il mio stomaco e tremare il cuore. - Non...! - esclama allontanandomi di scatto. Rimango a bocca aperta, un po' spaventata e confusa. - Devo... devo mantenere il controllo - mormora mettendo le mani davanti il suo viso.

Annuisco avvicinandomi a lui. - Tranquillo - sussurro accarezzandogli i capelli. - Va bene - continuo prendendo le sue mani e stringendole con le mie, appoggio la mia fronte sulla sua e chiudo gli occhi. - Non sono venuta qua per fare sesso con te.

Mi mette un'altra volta le mani dietro la schiena, ormai coperta, e mi fa avvicinare ancora un po' a lui; ride. - Non so come tu faccia ad accettarlo - scherza. Si morde il labbro inferiore, soprappensiero, e così abbasso subito le sguardo sulle sue labbra e appena se ne accorge mi sorride. - Cosa c'è? Vorresti farlo tu? - chiede, scoppio a ridere e mi raggiunge subito dopo. Ma si ferma subito, affrettandosi a baciarmi, e anche la mia risata si ferma all'istante. Lo stringo ancora una volta a me e questa volta sono io a passare le mie mani sulla sua schiena nuda; ogni singolo muscolo s'irrigidisce sotto il mio tocco. Le sue mani mi stringono ancora di più a lui, se solo possibile, e capisco che mi vuole tanto quanto lo voglio io. Voglio solo far combaciare i nostri corpi in modo perfetto, ma non so come fare e questo mi fa innervosire ancora di più. Appoggio tutto il mio corpo sul suo.

- No - bofonchia e così smetto di baciarlo. - Se fai così non mi aiuti a non andare avanti, anzi.

Alzo le sopracciglia, confusa, poi capisco. - Ah! - esclamo distaccandomi completamente da lui, terribilmente imbarazzata. - Pensavo... - Faccio tre passi indietro. - Pensavo che... Non so... - balbetto io mettendomi i capelli indietro.

Ride. - Questo - inizia prendendo la mia mano e facendomi appoggiare un'altra volta a lui, - non significa che non voglia che tu lo faccia. - Sono ancora rossa per l'imbarazzo quando mi alza il viso con una mano. - È il mio compleanno. Il regalo più bello sarebbe stare con te tutta la notte e svegliarmi con te accanto. Come in Scozia, è stata la notte più bella della mia vita. - Abbasso lo sguardo sorridendo come una cogliona, non riesco nemmeno a capire tutte l'emozioni che sto provando in questo momento. - E per quanto tutto dentro di me mi stia dicendo di fare l'amore con te, un'altra parte di me ha paura. Non siamo ancora pronti. Questa volta voglio fare le cose per bene e soprattutto con calma.

Annuisco, imbarazzata. - Si, sono d'accordo con te. - Ed è vero. Io non mi sento affatto pronta, ci conosciamo da mesi, ma è ancora troppo presto. So che mi ama tanto quanto me, ma a questo punto è solo un fatto psicologo, credo, e non sono pronta. E a quanto pare nemmeno lui lo è, quindi non c'è problema... più o meno.

Continua a sorridermi e avvicina il suo viso al mio, le sue labbra toccano per pochi secondi le mie e poi si distaccano. Aggrotta la fronte, facendomi capire che è preoccupato. - Sono stato cattivo prima. Non dovevo incolparti per una cosa del genere. Ero solo molto arrabbiato, e ormai sai che quando sono arrabbiato dico cose senza senso. - Rido. - Non voglio che tu ti senta in colpa, o peggio obbligata a fare sesso con me. So che sei troppo intelligente per pensare una cosa del genere, ma so che alla fine sei molto insicura; e quindi se l'idea di non star facendo abbastanza per la nostra relazione ti è passata per la testa per almeno cinque secondi, permettimi di dissuaderti da quest'idea. - Mi lascia un piccolo bacio sulle labbra. - Permettimi di dirti che quando sono arrabbiato dico cose che tu non devi nemmeno ascoltare. - Dalle labbra passa sulla mia guancia, baciandomela. - Permettimi di convincerti di quanto tu possa essere bella. - Dalla guancia passa alla mascella mentre il mio respiro inizia a farsi sempre più pesante. Afferro le sue spalle, cerco di sedermi su di lui ma subito capisco quello che sto facendo e mi fermo. Si ferma e sento i suoi denti, segno che sta sorridendo. - Permettimi di farti sapere che quello che provo per te è così forte da essere al di sopra dell'amore. - A quel punto inizia a baciarmi il collo facendomi perdere completamente il controllo sul mio stesso corpo.

Faccio in modo che si siedi del tutto sul ciglio della finestra e gli faccio appoggiare la schiena sul vetro di essa. Il modo in cui mi guarda non fa altro che farmi sentire ancora più euforica. Mi siedo a cavalcioni su di lui, si avvicina a me ed inizia a baciare ancora una volta il collo. Stringo le sue spalle chiudendo gli occhi, quando proprio non ce la faccio più afferro il suo viso e lo bacio come non ho mai fatto. La delicatezza sembra essere veramente andata via, lasciando spazio solo alla passione.

Inizio a sentire odore di bruciato e mi fermo all'istante, posa il suo viso sull'incavo del mio collo ed inizia a respirare profondamente, anche se continua ad essere pesante tanto quanto il mio. So che si è calmato solo perché fa in modo che il mio corpo attecchisca completamente al suo stringendomi contro il suo. Ci guardiamo negli occhi per un tempo indefinito, poi non ce la faccio più ed inizio a baciarlo ovunque, esattamente come lui ha fatto con me. Poso le mie mani sotto la sua maglietta e poco dopo cade a terra. Lo guardo dritto negli occhi mentre tocco ogni centimetro, ogni millimetro del suo petto e della sua schiena, e sono sicura che il suo sguardo è identico al mio. Lo bacio ancora, e ancora, e ancora, fino a quando entrambi non ce la facciamo più.

Quando penso che tutte le mie energie se ne stiano andando mi prende in braccio e si alza, allaccio le mie gambe attorno ai suoi fianchi ed inizio a baciare la sua mascella. Mi fermo solo quando mi fa sdraiare sul suo letto e mi si mette sopra. Ci guardiamo mentre lui si mette in mezzo alle mie gambe, anche quando si posa lentamente sul mio corpo tenendo tutto il suo peso sul suo braccio. Chiudo gli occhi e inarco la schiena sentendo le sue mani alzare la mia maglietta per toccare tanto quanto ho toccato prima io. Allaccio le mie gambe intorno alla sua vita e lo avvicino ancora di più a me, rimane senza fiato per un po', guardandomi dritto negli occhi.

- In questo modo sei tu che non mi aiuti a non andare avanti - mormoro io e la mia voce risulta così rauca da farmi arrossire.

- Hai appena ucciso tutta la mia volontà - mi sussurra lui all'orecchio stringendomi la coscia sinistra. Rido, più perché sono nervosa che per altro, e questo sembra non farlo fermare più. Mi toglie di scatto la maglietta, rimango in silenzio e a bocca aperta guardandolo mentre si abbassa e ricomincia la tortura dei baci ma senza fermarsi.

- Jeremy - mormoro io sentendo che stiamo andando troppo avanti, ma sembra non sentirmi, continua a baciare e stuzzicare la mia povera pelle che ormai non ce la fa più. - Jeremy - bofonchio, e lui invece di rispondere mi lascia senza fiato per pochi secondi lasciando che tutto il suo peso mi schiacci. Da una parte però capisco che è quello, che stiamo andando vicino alla posizione che stavo cercando da un po' di tempo ormai, e così capisco che in realtà facendo così non sto facendo altro che peggiorare la situazione. Il problema è che una parte di me non si vuole fermare. - Jeremy! - esclamo distaccandolo, una fiamma si alza proprio al centro della camera e sussulto.

- Scusami - mormora lui spegnendola. - Non... - Posa il suo viso sull'incavo del mio collo ed inizia a respirare profondamente. - Non riesco più a pensare. Non... - Ride e mi rendo conto che c'è troppa puzza di bruciato.

- Basta - annuncio allora togliendolo. Mi alzo dal letto e mi allontano da lui, visto che lo vedo sempre più in difficoltà. - Jeremy?

- Non riesco... - non fa in tempo a finire la frase che una fiamma enorme inizia a correre per tutta la stanza. - Cassie! - esclama poi guardandomi con gli occhi spalancati mentre io cerco di appiattirmi il più possibile sulla parere. Per fortuna dopo poco tempo la fiamma si spegne. - Scusami. Scusami. È che è stato così difficile trattenermi fino ad adesso...

- Non fa niente - sussurro vedendo l'incantesimo che proteggere l'Istituto fare quello che deve fare, lentamente le cose che sono bruciate tornano normali. Alzo lo sguardo su di lui e sembra stanco morto, accenno un sorriso e mi avvicino a lui, mi guarda e all'inizio sembra non volermi accanto a lui poi però quando gli do un bacio sulla guancia e mi metto sotto le coperte fa la stessa cosa e mi stringe a lui. Poso una gamba sulle sue e mi accoccolo. - Buonanotte.

- Buonanotte, Cassie - dice lui dandomi un bacio sui capelli.

- Ti amo - aggiungo dopo un po'.

- Ti amo anch'io - ribatte lui e dal tono di voce capisco che sta cercando di trattenere un sorriso.

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