Capitolo 29: I poteri dei Cacciatori
Rimango a letto per un altro po' di tempo anche se sono passati ormai cinque minuti da quando Louis ha chiesto a tutti i Cacciatori di scendere a fare colazione. Sono stanca e sconcertata, come negli ultimi giorni dopotutto. Da quando è successa quella cosa con quel vampiro non riesco a fare a meno di pensare a lui e ai miei genitori. Ma adesso sono tutti morti. È incredibile come tutta questa storia sia finita in così poco tempo. Sognavo di uccidere chi aveva ucciso mia madre dallo stesso giorno dell'accaduto, le avevo promesso che sarei stata io ad ucciderlo, per più di un anno avevo pensato al modo e al momento perfetto, per poi finire in questo modo.
La porta si apre. – Cassie? Sei pronta...? – Si ferma e mi guarda. – Che ci fai ancora a letto? – chiede venendo verso di me, mi scosta le coperte. – Dai, alzati – borbotta mentre io continuo a lamentarmi. – Bel pigiama – esclama. – Dai, alzati. – Alza gli occhi al cielo. – E va bene – borbotta prendendomi a sacco di patate.
– No, no! Jeremy, mettimi giù! – esclamo io. – Jeremy...– Scoppio a ridere quando mi mette giù, in bagno. – Ok, mi preparo, ma tu devi uscire. – Fa per dire qualcosa. – Non ci pensare nemmeno – lo fermo. – Non rimarrai in questo bagno mentre mi preparo, Jeremy Ruterful.
Fa spallucce. – C'ho provato. – Scuoto la testa e mi giro verso lo specchio. – Ehi – mormora prendendomi il viso tra le sue mani. – Quello che è successo un po' di giorni fa non è colpa tua. Non potevi vincere, avevi due pallottole conficcate nel corpo. Non potevi fare nient'altro. – Mi mette dietro l'orecchio una ciocca di capelli. – Sono morti, Cassie. Tua madre è stata vendicata. Non da te, ma è stata vendicata e questo è l'importante. – Mi da una pacca sul sedere e gli lancio un'occhiataccia. – E ora preparati. Ti aspetto di sotto insieme a Isaac e Ivy.
– Ti sono cresciuti i capelli comunque! Tanto. Dovresti tagliarteli – gli urlo dietro tanto per prenderlo in giro.
– Tanto ti piaccio ugualmente – urla lui prima di andarsene una volta per tutte.
Mi giro verso lo specchio, mi guardo per un po' allo specchio e poi scoppio a ridere, tutto d'un tratto felice. Jeremy mi rende felice, soprattutto quand'è così dolce e di buon umore. Pensavo veramente che non sarebbe cambiato niente, che avrebbe continuato a fare lo stronzo, ma da quando è successa quella cosa è sempre accanto a me, mi tira su il morale, l'altro ieri si è addirittura messo a letto con me e mi ha letto ad alta voce un libro che stava leggendo. E sapeva benissimo che non lo stavo ascoltando, ma non gli interessava poi così tanto, perché voleva semplicemente stare insieme a me e farmi capire che non ero sola.
Quando scendo per fare colazione mi siedo vicino a lui. – Ti ho preso la colazione. Sai come siamo fatti, mangiamo tutto e subito, quindi appena non vi ho visti arrivare vi ho preso la colazione – annuncia Ivy con un sorriso dolce. – Vi siete dati da fare o cosa?
– Ivy! – esclamo io, rossa in viso. Non posso credere che abbia appena detto una cosa del genere. E secondo me dice pure sul serio, dopotutto non le ho mai detto che a quanto pareva io e Cody non eravamo mai andati a letto. Lo sapeva solo Jeremy e da una parte mi piaceva, era il nostro piccolo segreto, anche se in realtà non mi vergogno affatto di essere vergine, anzi.
Jeremy fa una mezza risata. – Ed è pure brava, la ragazza qua presente! – esclama mettendomi un braccio sulle spalle, alzo gli occhi al cielo facendolo ridere. – Sei rossa come un pomodoro – mi mormora all'orecchio.
Rido e lo scanso. – Chissà perché! – esclamo io. – Comunque, Ivy, avevo solo qualche problemino a svegliarmi. Non è successo niente di niente. Jeremy sta solo scherzando.
Ivy fa spallucce. – Ok, ok, se volete tenere per voi i queste cose posso accettarlo. – Alza la forchetta verso di me. – Ma questa me la scrivo, Cassie. – Alzo le mani al cielo ridendo.
È ormai da un po' di tempo che sto in biblioteca per leggere il libro delle Whitesun, che ha un nome così strano che non riesco nemmeno a pronunciare. Deve essere stato tradotto perché il nome non è inglese, ma sono sicura che la maggior parte di questi libri siano stati tradotti.
– Cassie – mi chiama Ivy facendomi sussultare. – Scusami, ma mio padre dice che devi andare in salone. C'è una persona che chiede di te. Non l'ho vista ma il salone è chiuso e di solito quando fanno così è perché si tratta di un parente.
– Un parente? – chiedo io. – Com'è possibile? – Ivy fa spallucce e se ne va lasciandomi da sola con i miei pensieri. Mi alzo e vado verso il salone, ma c'è un qualcosa che non va perché sento Jeremy e il suo cuore, il ché significa che sta là dentro. Apro la porta del salone che, stranamente, era chiusa...
Il mio cuore si ferma nel momento esatto in cui vedo Jeremy e una ragazza baciarsi. Trattengo il respiro sentendo il cuore un po' più pensate, se possibile. La ragazza si distacca da Jeremy e sussulta esclamando un: – Oh! – Si alza dalla sedia e viene verso di me. – Ciao, cugina – esclama riuscendo a farmi distogliere lo sguardo da Jeremy, che continua a guardare la sedia e a sorridere come un cretino.
– Scusami? – chiedo io, arrabbiata. – Che ci facevi con lui? E perché sta così? – Vorrei tanto prendere una spada e tagliarle la gola, ma purtroppo non posso farlo. Immagino la scena nella mia testa almeno dieci volte prima di sentirla parlare ancora una volta.
– Oh! – esclama ancora una volta, sorride e si gira verso di lui. – Passatempo – continua con un gesto di mano, facendomi capire che non gli interessa niente di lui.
Aggrotto la fronte e mi avvicino a lei. – Sei una sirena – ringhio io guardandola dritta negli occhi. Odio, odio, odio le sirene. Mi ricordo Liam, mi ricordo il suo capo, come l'hanno uccisa... Ricordo le sirene, e non sono affatto dolci. Sono delle stronze. Tutte. Liam compreso.
– Si, bé... mi stavo annoiando – dice lei continuando la discussione di prima. Ancora non ha capito che non le conviene, oltre che stronza è anche stupida. – Prima avevo visto un altro ragazzo, il suo amico, pensavo di prendere l'amico ma poi ho visto lui sbucare dal nulla. – Ride. – È veramente un bel ragazzo. Perfetto, direi. E sentire una cosa del genere da una sirena non è una cosa da niente. – Sono così arrabbiata che so di poterla uccidere da un momento all'altro. – In più sta per compiere diciotto anni, quindi è pure più debole. Ma devo dire che alla fine non è stato affatto facile. Deve aver incontrato l'anima gemella, perché è stato fermante difficile entrare nel suo cervellino. Ma non potevo lasciarlo e basta, quando mi metto in testa una cosa è impossibile togliermela – dice gesticolando in un modo che, per quanto mi dia fastidio ammetterlo, è maledettamente sexy.
Chiudo le mani a pugni cercando di mantenere il controllo. – Ce l'hai davanti – ringhio io, più arrabbiata che mai. Rimaniamo per un po' a fissarci, poi scoppia a ridere come una matta. Sto in silenzio e la guardo. Sta veramente mettendo a dura prova la mia pazienza.
– Scusami – esclama ridendo, alzo gli occhi al cielo. – Ma è stata veramente una coincidenza assurda! – Batte due volte le mani e Jeremy alza lo sguardo. – Vieni qua – gli ordina e lui arriva subito, come un cagnolino. Gli ci manca solo la coda. Quasi mi viene da vomitare... – Vai, lasciaci parlare da sole. – Jeremy se ne va e chiude la porta dietro di lui, a quel punto la sirena batte un'altra volta le mani e so che Jeremy è tornato in sé.
Cassie?, mi chiama, ma non rispondo. Non è il momento. Devo prima spaccarle il naso.
Le sorrido. – Ora vattene. – Mi giro e faccio per andarmene.
– Ehi! – esclama la sirena. – No, e dai! Non volevo offenderti... Guarda che non me ne vado fino a quando non mi farai un favore!
Mi fermo di scatto, più arrabbiata di prima. Questa sirena mi sta facendo veramente incazzare di brutto. – Scusami?! – esclamo. – Hai baciato il mio ragazzo e io adesso dovrei pure farti un favore? – Scoppio a ridere. – Sei fuori di testa. Vattene dall'Istituto. Voi sirene non dovreste nemmeno entrare qua dentro. E se non te ne vai entro cinque secondi sarò io a cacciarti da qua, a forza di calci nel culo!
Fa un smorfia disgustata. – Non sei molto dolce – borbotta. – E comunque sono tua cugina. Non puoi non aiutarmi. Le cugine si aiutano a vicenda.
– Allora tu aiutami a non ucciderti – ringhio io. – Non ti ho mai vista in vita mia e i miei genitori non avevano fratelli o sorelle! Quindi esci da questo Istituto prima che mi venga in mente un metodo peggiore di cacciarti fuori da qua!
– No, vedi, è qua che ti sbagli! Tuo padre aveva una sorella, ma non te l'ha mai detto, questo perché mia madre, cioè tua zia, si è sposata con una sirena. – Ride. – Stranamente una sirena si è innamorato di mia madre – mormora. – Comunque tuo padre, esattamente come te e tua madre, odiava le sirene e quindi l'ha come ripudiato. Non è stato molto carino da parte di tuo padre. – Faccio per ucciderla quando fa un passo indietro ed alza le mani in segno di resa. – Con calma. Il fatto ancora più eclatante è che i tua madre doveva essere una Cacciatrice e che tu sei una Whitesun. – Ridacchia. – Comunque, mi devi aiutare. C'è questo gruppo di sirene che mi vogliono con loro, ma non voglio essere la loro schiavetta! Io voglio prendere le mie decisioni, non voglio essere la loro schiava!
In questo caso non posso che darle ragione, deve essere veramente un inferno essere comandati a bacchetta da delle persone solo perché sono più spietate di te. Tutto questo non ha mai avuto senso e mai l'avrà, ma dopotutto stiamo parlando delle sirene e in loro non c'è niente di sensato. Perché, con quale criterio decidono di nominare il capo di un gruppo in questo modo? Non ha proprio senso. Questo è troppo addirittura per loro. – Va bene, come vuoi, ma io continuo a non conoscerti – esclamo. – Non so nemmeno se sei veramente mia cugina!
Ride. – Sono qua dentro, non ti basta? – chiede alzando le braccia, esasperata.
In effetti ha ragione anche questa volta. In un libro ho letto, un po' di tempo fa, che anche chi è imparentato con un Cacciatore può entrare nell'Istituto. – Ci devo pensare – borbotto freddamente. – Ti farò sapere.
All'inizio sembra scioccata, ma in realtà non m'interessa molto come la pensa. – Se mi uccidono – dice prima andarsene, – mi avrai sulla coscienza. – Alzo le sopracciglia per farle capire che non m'interessa e che sta ingrandendo la situazione e così se ne va.
Torno di sopra lasciando stare il libro, busso alla porta di Jeremy e apro. C'è uno strano odore, ma non riesco a capire di cosa. – Cassie – esclama alzandosi dal letto. – Sai che quello che è successo non è colpa mia, vero? Non avevo alcuna intenzione, ma mi ha preso impreparato e così è riuscita...
– Cos'è questa storia dei diciotto anni? – chiedo io lasciando stare l'argomento del bacio. So cosa significa essere sotto il completo controllo di una sirena, perché la prima volta che ne ho incontrata una sono rimasta incantata dalla sua bellezza per più di due ore. Il fatto è che l'ultima volta che una sirena ci aveva provato con lui non era riuscita a concludere niente. E allora perché oggi mia cugina c'è riuscita?
– Ecco... – Si mette una mano tra i capelli e se li spettina. Sono molto in disordine, se li deve tagliare un po' ma non è il momento esatto per pensare ai capelli di Jeremy! – Louis ti avrà detto che noi Cacciatori abbiamo dei poteri.
Annuisco. – Si. Hillary e Louis possono leggere nel pensiero. – Ma in realtà, ora che ci penso, non ho mai sentito parlare di altri poteri. Isaac che potere ha? E Scott? Non c'ho mai pensato e se voglio cercare di capire qualcosa di più so che devo chiedere anche a loro, perché a quanto pare Jeremy sembra in difficoltà e qualcosa mi dice che non mi dirà tutto.
– Già – risponde lui, sembra come impaurito. – Ognuno di noi prende il potere del padre, ma se il padre è un semplice umano allora prenderà il potere della madre.
Cerco di pensare. Chi è che aveva un potere? Mia madre o mio padre? Mio padre aveva un fratello – o era una sorella? – che si è sposato/a con una sirena, ma mia cugina mi ha detto che sua madre è umana, quindi la Cacciatrice della famiglia deve essere mia madre. Dovrei parlare con i nonni. – Ok, e il tuo qual è? – chiedo io, cercando di andare al dunque.
– Appunto – borbotta lui abbassando lo sguardo. – I nostri poteri si... appaiono a diciotto anni.
Continua a girarci intorno e mi sta facendo innervosire. – E il tuo qual è? – ripeto.
– Il fuoco – sputa lui. Rimango in silenzio per un po', troppo scioccata per fare qualcos'altro. – Posso... dare fuoco ad una persona, basta solo volerlo. -- Deglutisco e l'unica cosa a cui riesco a pensare è: ah! Bene! Vuoi dare fuoco ad una persona. Ok. Bene. – Il problema è che una settimana prima dei tuoi diciotto anni inizi ad essere meno potente, perché il tuo potere si sta... preparando, diciamo. Ma sono già riuscito ad accendere una fiamma di fuoco. E a volte non me ne accorgo nemmeno! È... è per questo che i Cacciatori devono stare nell'Istituto fino ai ventuno anni. – Si ferma per un po'. – Perché dai diciotto anni in su ci devono insegnare a controllare il nostro potere.
– Ma... ma Ivy ha solo sedici anni e ha già il suo potere – esclamo io, solo per cercare una scusa. La verità è che il potere che ha lui mi spaventa, soprattutto perché a quanto pare non riesce a controllarlo e non ci riuscirà ancora per un bel po' di tempo, per un bel po' d'anni!
– Questo è perché i poteri più deboli possono arrivare prima. Di solito succede tra i quattordici anni ai sedici – risponde lui.
– Ma ne sei sicuro? – chiedo. È una domanda stupida, è vero, ma quando ti rendi conto di avere un ragazzo che potrebbe abbrustolire tutto quello che ha intorno ti fai queste domande. Te le devi fare. Come per esempio: perché cazzo non me l'ha detto quando ci siamo incontrati? Ok, non poteva dirmi "ciao, piacere, mi chiamo Jeremy e potrei incenerirti nel vero senso della parola da un momento all'altro" ma poteva dirmelo prima di dichiararsi, per esempio.
– Se sono sicuro di essere il figlio di mio padre? Direi proprio di si – ribatte lui seccamente. È un po' irritato e molto probabilmente ha tutte le ragioni per esserlo, visto che sembro una di quelle ragazze stupide che quando tu le fai un discorso serio loro si mettono a ridere. – Hai paura? – chiede tutto d'un tratto.
Aggrotto la fronte. – Di cosa? – chiedo, perché se la domanda è se ho paura che lui si faccia del male, la risposta è sì. Non so come funzionino questi poteri, ma potrebbe essere lui quello ridotto in cenere dal suo stesso potere. Rabbrividisco al solo pensiero.
– Di me – risponde lui con una voce ferma, sta usando la tattica del non-provo-niente ma so che quando fa così in realtà è perché sta provando troppe emozioni.
Lo guardo scioccata. – Di te? – chiedo per poi sorridere e accarezzarlo. – Tu non mi faresti mai del male, Jeremy.
– Lo so – mormora. – Ma non riesco a controllarlo. Non voglio immaginare cos'accadrà a diciotto anni! Devo cercare di mantenere il controllo e devo rimanere perennemente concentrato, ma non ci riesco se ci sei tu. – Abbasso la mano guardandolo. Non mi vorrà mica lasciare! Faccio un passo indietro ma mi ferma subito. – No, non ti sto lasciando. Non ci penso nemmeno – esclama prendendomi il viso con tutte e due le mani. – Ti sto solo avvisando, perché se questa storia diventerà pericolosa allora dovremo cercare di non andare oltre alle coccole e ai baci.
Rido, imbarazzata. – Per me va bene – rispondo facendo spallucce. Di certo non sono io quella che è abituata ad andare a letto con qualcuna almeno una volta al giorno.
– Bene – mormora avvicinandosi a me. – Almeno ad uno dei due gli sta bene. – Mi stringe un po' a lui e passa tutte e due le sue mani sulle mie braccia facendomi venire la pelle d'oca, poi si ferma sui fianchi e mi stringe ancora di più a lui. Avvicina il suo viso al mio e quando penso, e spero, che mi stia per baciare, posa la fronte sulla mia. – Hai da fare? Perché sennò potremmo...
– No, cioè si, ho da fare – balbetto io. Odio nascondergli le cose, ma devo prima vedere se quello che voglio fare è possibile, e poi Jeremy odia i vampiri e i lupi mannari. – Devo andare in biblioteca. Ci sentiamo più tardi, va bene?
– Che devi fare? Louis ti ha dato qualche altro libro da leggere? Perché potrei aiutarti, li so praticamente tutti a memoria. – Lo guardo per un po', cercando un modo per dirgli la verità, ma so che non la prenderà bene ed è già abbastanza nervoso per il potere. Non è il momento adatto. – Cassie? – mi chiama, perplesso. – Cosa mi stai nascondendo?
M'innervosisco subito, e tutto questo solo perché odio quando mi rivolge la parola in questo modo, come se ancora non si fidasse di me, e quando mi guarda in questo modo, con distacco. – Ci vediamo dopo in camera mia così ti racconto? – chiedo io.
– Perché non me lo dici adesso e basta? – chiede, ancora più innervosito.
Cerco delle frasi giuste ma non mi viene in mente niente, quindi dico tutto quello che mi viene in mente. – Perché ho da fare, Jeremy – sbuffo. Rimane in silenzio guardandomi con gli occhi socchiusi, so benissimo che fa così quando cerca di leggermi nella mente. – Tanto non ci riesci – aggiungevo con un sorrisino compiaciuto.
– Questo lo dici tu – borbotta lui continuando a rimanere concentrato. Alzo gli occhi al cielo, stufa, e me ne vado, o almeno vi provo visto che Jeremy mi prende il braccio e mi fa girare di scatto. Trattengo il respiro sentendo subito le sue labbra sulle mie, quel contatto mi fa subito sentire meglio e così lo bacio, lo stringo a me e cerco di fargli capire quanto lo amo tramite questo contatto. Per la milionesima volta mi odio per essere così bassa, mi metto in punta di piedi assaporando ancora di più il bacio e allacciando le mani dietro il suo collo. Mi serve il suo sostegno, visto che ogni volta che ci baciamo le scosse sono così forti che riesco a malapena a reggermi. Poi però si distacca da me come se si fosse ricordato qualcosa, qualcosa di orribile sul mio conto. – Tu sei matta! – ringhia lui, arrabbiato. Aggrotto la fronte, non capendo. Faccio per chiedergli spiegazioni quando mi ferma. – Se gli Anziani scoprono quello che stai facendo ti ammazzano!
Faccio dei passi indietro, scioccata, con tanto di bocca spalancata. – Ci sei riuscito – mormoro, ma non è tanto questo, quanto il fatto che ha fatto tutto questo solo per avere un contatto con me! – Lo sai che mi dà fastidio – aggiungo, tutto d'un tratto fredda nei suoi confronti.
– Non hai dato altra scelta – risponde lui con la stessa freddezza che sto usando io.
Rido, nervosa, mettendomi i capelli indietro. Cerco di mantenere la calma ma proprio non ci riesco. – Mi hai baciata per non farmi concentrare e soprattutto per aver un contatto con me, così da facilitare il tuo schifoso potere! – Annuisco più volte con le labbra diventate ormai una linea finissima. Mi sento così umiliata, sono stata così stupida da credere che volesse semplicemente baciarmi!
– Se può aiutarti non mi è dispiaciuto per niente – continua lui, con lo stesso tono se non più freddo.
– Non ti è dis...– Scoppio a ridere. – Io me ne vado – esclamo indietreggiando e alzando le mani a mo' di resa. Mi giro del tutto e me ne vado, più arrabbiata di prima. Non gli è dispiaciuto? Fantastico! Dispiaciuto. Ma per piacere! Se non gli piace poi così tanto baciarmi non capisco che ci fa ancora con me. Scuoto la testa sbattendo la porta del salone. Sono veramente arrabbiata, con me stessa e con lui. Non posso crederci. Non gli è dispiaciuto!
Torno in biblioteca e cerco con tutto il cuore e soprattutto la testa di concentrarmi un'altra volta. Nel libro c'è scritto come arrivare alla grotta, i pericoli che devi affrontare, che a Jeremy non è dispiaciuto affatto... No, aspetta. Vado avanti un po' di pagine per cercare gli incantesimi che si possono fare. C'è di tutto. Nella grotta lo scudo delle Whitesun non funziona e nel libro c'è un incantesimo per riacquistarlo una volta entrati là dentro. Alcuni incantesimi sono falsi, la grotta è più forte di qualsiasi incantesimo aveva detto il Terzo Anziano quando avevo deciso di dirgli che volevo prendere il pugnale.
Vado avanti un altro po' fino a quando non arrivo alla parte dove si devono uccidere i vampiri e i lupi mannari. A quanto pare il rituale lo deve fare per forza la Whitesun, se qualcun altro provasse a uccidere quel vampiro con quel pugnale morirebbe e lo stesso succederebbe con il lupo mannaro. Vado avanti dopo aver letto che devo semplicemente uccidere il vampiro o il lupo mannaro infilzando la lama dritta al cuore e che ho solo due tentativi, poi il pugnale si polverizza e così anche la Whitesun. Fantastico.
Alzo lo sguardo solo per guardare l'ora, ma è ora di pranzo quindi chiudo il libro e faccio alla signora della biblioteca che torno tra un po', annuisce e si rimette subito a leggere il libro, così me ne vado. Quando arrivo alla sala pranzo mi siedo vicino a loro dopo aver preso da mangiare, sbuffo capendo che Jeremy non c'è. – Ciao, ragazzi – borbotto sedendomi al loro tavolo.
– Ciao – esclama Ivy sorridendomi.
– Sapete dov'è Jeremy? – chiedo io, ma tutti e tre sappiamo che la domanda è rivolta solo a Isaac, che sa sempre tutto quando si parla di Jeremy. Non voglio essere una di quelle fidanzate appiccicose ma dopo quello che è successo sta mattina non so proprio che fare.
– È in camera sua, non aveva fame e aveva sonno. Mi ha detto di non disturbarlo, quindi...
Alzo le mani. – Non mi è nemmeno passato per la mente – borbotto prendendo la forchetta. Mastico il boccone con fatica. Non vuole essere disturbato, traduzione "non vuole vedermi". E pensare che quella che dovrebbe essere arrabbiata sono io, dopotutto è stato lui a forzare la situazione, e soprattutto è stato lui a dirmi che "non gli era dispiaciuto affatto" ma tutto questo solo "se poteva aiutarmi". Scuoto la testa e vorrei quasi andare in camera sua, disturbarlo, e tirargli un cazzotto in bocca.
– È successo qualcosa? – chiede Ivy guardandomi speranzosa, sa che è successo qualcosa e mi sta praticamente chiedendo in ginocchio di dirle cosa.
La uccido con lo sguardo. – No – ringhio continuando a mangiare in silenzio.
Dopo aver finito di mangiare vado in camera mia per cercare di tranquillizzarmi un po', devo parlare con Jeremy ma ho la vaga sensazione che potrei quasi staccargli le palle, quindi forse non è proprio il caso di vederlo. Chiudo gli occhi ormai sdraiata sul letto. Faccio dei respiri profondi, cercando di mantenere la calma, senza risultati. Continuo a pensare a tutto quello che è successo, a quello che mi ha fatto sta mattina. Non può capire quanto mi ha fatta soffrire e non lo capirà mai. Anch'io so di avere un certo potere su di lui, ma non per questo lo uso per scopi personali! Facile per lui, prendermi e baciarmi, sapendo che non riuscirei mai a dirgli di no. Vorrei vedere se la situazione si ribaltasse cosa succederebbe. Anch'io ho un potere su di lui ed è fisico e mentale. Potrei prenderlo e baciarlo per scopi miei, giusto per farmi alzare l'autostima un po', giusto per capire che nemmeno lui riesce a dirmi di no; ma decido di non farlo, perché so che non è giusto nei suoi confronti.
Vieni da me sento che mi dice Jeremy, e di certo non posso rifiutare. Al massimo perderà le palle.
Busso alla porta di Jeremy e apro senza aspettare un secondo di più. Jermey è in piedi e mi sta aspettando, sembra meno arrabbiato. Aggrotto la fronte capendo che l'odore che ho sentito prima era di bruciato e ci sta ancora. – Dovresti aprire un po' le finestre – dico freddamente.
– Tanto tra un'ora la puzza tornerà, quindi – borbotta, anche lui freddo. Fa un paio di passi e si mette davanti a me. – Per favore, non fare quell'incantesimo.
– Non è giusto – esclamo guardandolo, esasperata. – Perché dovrebbero morire anche i vampiri e i lupi mannari che continuano a provare qualcosa?
– Non sono affari tuoi questi! – urla Jeremy. – Devi fare il tuo lavoro e basta! Cosa c'è di difficile? Perché devi sempre complicare tutto?! Dio! Sei esasperante, te ne rendi conto, vero? Sempre a pensare a qualcosa per complicare un po' di più le cose.
– Non sto complicando un bel niente, Jeremy! – tuono. – Sto cercando di salvare delle vite innocenti! Non voglio che muoiano anche quelli che provano qualcosa, perché dovrebbero?
– Vite innocenti? – urla lui. – Come fai a dire che sono innocenti? I vampiri uccidono le persone per sopravvivere, non hanno un'anima, mentre i lupi mannari mangiano le persone durante la luna piena!
– Non tutti – ringhio io abbassando la voce. – E vedi di non urlare! Non con me. Non pensarci proprio, carino.
– Non tutti? – continua ad urlare lui. – Cassie, non esistono vampiri e lupi mannari buoni! Non è tanto difficile da capire.
– Non urlare! – urlo. – E non puoi saperlo! Tu pensi che i vampiri siano tutti cattivi solo perché sono stati loro ad uccidere i tuoi genitori... – Mi fermo di scatto capendo quello che ho appena detto, senza nemmeno pensarci, ma soprattutto senza un pizzico di tatto.
Vedo una scia di fuoco venire verso di me, indietreggio, ma mi rendo conto che ormai la scia è diventata un cerchio ed io ci sto dentro. – Jeremy? – chiedo, spaventata, guardandomi intorno. La fiamma si stringe toccandomi quasi il polpaccio. – Jeremy! – urlo io, lo guardo, più spaventata che mai. C'è qualcosa in lui, è concentrato verso le fiamme e non dice niente. Non sembra Jeremy. Il cerchio di fuoco si stringe ancora di più, urlo. – Jeremy! – Ma lui continua a non muoversi, così cerco di scavalcarla ma essa si alza nel momento esatto in cui provo a saltare. Indietreggio e una piccola fiamma riesce a bruciarmi il polpaccio. Urlo a causa del dolore e chiudo gli occhi.
La porta si apre e spunta Scott. – Jeremy! – urla appena capisce cosa sta succedendo. Va davanti a Jeremy e lo scuote un po'. – Jeremy, che cazzo stai facendo? – urla. – Jeremy! Così la bruci viva! – Le fiamme si abbassano fino a quando non si spengono del tutto. Mi rendo solo adesso che prima non stavo respirando. Guardo Scott, che ormai è girato verso di me, e sto per scoppiare a piangere quando mi abbraccia. Lo stringo a me.
– Cassie – mormora Jeremy, pallido in viso. – Mi... – Si ferma e mi guarda mentre continuo a guardare a terra, perché ora ho paura di lui e del suo potere. – Mi dispiace così tanto.
– Andiamo – ringhia Scott prendendomi il braccio e trascinandomi fuori. Guardo il polpaccio: i jeans si sono rotti ma la scottatura già non c'è più. – Stai bene? – chiede Scott prendendo il mio viso. – Stai...
– Si, sto bene. A parte il fatto che il mio ragazzo mi stava per uccidere, ovviamente – bofonchio. – Non... non era lui, Scott. Non erano i suoi occhi, quelli. – Lo guardi dritto negli occhi. – Il ragazzo che amo mi stava per bruciare viva. Ma... c'era qualcosa di sbagliato in lui. – Mi siedo per terra con il cuore a mille, mi appoggio alla parete.
– Che sta succedendo qua? – chiede Ivy attraversando il corridoio di fretta per venire da me. – Perché hai i jeans rotti?
– Jeremy – ringhia Scott continuando a tenermi stretta a lui.
– Jeremy cosa? – chiede Isaac, freddo e arrabbiato.
– Quando sono entrato la stava praticamente bruciando viva – risponde Scott guardandolo dritto negli occhi. Mi bacia la fronte e mi culla un po', come un padre con la sua bambina, e a quel pensiero mi vengono le lacrime agli occhi.
– Non è possibile – mormora Isaac, scioccato. – Non farebbe mai una cosa del genere, soprattutto a Cassie. Ti sei sicuramente sbagliato. Stiamo parlando di Jeremy!
– Sta per compiere diciotto anni, vero? – chiede Scott e quando nessuno risponde aggiunge: – Allora è possibile.
– Io vado da lui – ringhia Isaac aprendo la porta della camera di Jeremy. E poco dopo esce urlando: – Chiamate Louis!
– Perché? – chiede Ivy, preoccupata tanto quanto me.
– Perché è svenuto, ma... non capisco... ha il battito debole! – balbetta Isaac. Trattengo il respiro continuando a guardare Isaac, scioccata. – Correte! – tuona ancora una volta. Mi alzo di scatto e inizio a correre per andare a chiamare Louis.
Entro nell'ufficio di Louis senza bussare. – Che succede?! – urla Louis, arrabbiato. – Non si bussa...? Che succede?
– Jeremy è svenuto, e... non... non lo so – balbetto io. Louis si alza di scatto e inizia a correre da Jeremy.
Busso alla porta della casa di Austin. Dopo essere stata ore davanti alla camera di Jeremy, aspettando che si svegliasse, Louis mi ha detto che era meglio se andavo a risposarmi, ma non ce la facevo ad entrare di nuovo in camera mia e sdraiarmi, così ho deciso di andare a casa di Austin. Ho aperto la porta abbastanza per guardarlo dormire, sono stata un po' là a guardarlo e poi me ne sono andata.
– Chi è? – chiede la madre di Austin.
– Cassie Moonic – rispondo io ad alta voce.
La porta si apre e la madre di Austin mi sorride. – Ciao, tesoro. Stai bene? – chiede, annuisco. – Non sembra – mormora prendendomi la mano, mi fa entrare dentro casa. – Sei pallida... Austin, corri! – urla al figlio. – Allora, che succede?
– Ma niente, veramente. È solo che... ho il ciclo, quindi...
– Ah, capisco – dice lei sorridendomi, ma entrambe sappiamo che non se l'è bevuta. Il bello di questa donna è che non ti fa tante pressioni, quando capisce che non vuoi parlare delle tue cose semplicemente si fa gli affari suoi, e tutti sappiamo quanto sia difficile per lei.
– Cassie – esclama Austin guardandomi, preoccupato. – Vieni.
Seguo Austin in camera sua e appena chiude la porta inizio a raccontargli quello che è successo. Dopo avergli spiegato tutto sembra quasi scioccato. – Non ci posso credere – mormora mettendosi una mano sulla fronte. – Non voglio nemmeno immaginare quello che ti sarebbe successo se non fosse entrato quel ragazzo! – È pallido quanto me ora. – Rimani qua.
– Cosa? – chiedo, scioccata, perché so che la sua non è una richiesta che vale una sera, ma tutta la vita.
– Rimani qua, da noi – esclama lui prendendomi la mani e stringendole un po', entusiasta.
– Sai che non è possibile – mormoro scuotendo la testa.
– Si, invece! – dice lui, pieno di speranza. – Cassie, ti ricordi com'era la tua vita prima di tutto questo? Prima d'incontrare Derek? Prima d'innamorarti di Jeremy? Prima di...
– Certo che me lo ricordo, Austin – borbotto interrompendolo. – Ma non credo che potrò mai tornare alla mia vecchia vita... Devo fare questa cosa, poi forse riuscirò a convincerli a farmi rimanere qua. – Austin mi sorride e faccio un finto sorriso anch'io. Lo posso fare veramente? Posso veramente tornare alla mia vecchia vita? È possibile? – Devo parlare con gli Anziani, ma non posso far eun altro patto con loro. – Scuoto la testa. – Ne ho già fatto uno, quando ho accettato di uccidere un vampiro e un lupo mannaro...
– Si, me l'hai detto – mi dice subito Austin.
Annuisco. – Quindi... devo semplicemente dirglielo. Mi devo togliere il marchio – mormoro, soprappensiero.
Austin annuisce. – Ti rendi conto? – mormora sorridendo ancora di più. Lo guardo sentendo l'adrenalina nel mio corpo per quanto sono felice. – Ritornerai alla tua vecchia vita!
Rido, felice. – Si. Si, forse ci riuscirò.
– Dai, dormi un po' – dice baciandomi la fronte. – Gioco un po' alla play e poi ti raggiungo.
Annuisco, mi sdraio e dopo pochissimo tempo mi addormento.
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