Capitolo 27: Andrew
– Cassie! – urla Austin così forte che apro gli occhi di scatto, è con le lacrime agli occhi. – Oh, mio Dio – mormora lui abbracciandomi. – Santo Dio, pensavo stessi per morire. Non credo di aver mai sentito qualcuno scottare così tanto.
– Da quant'è che sto dormendo? – chiedo io.
– Da un bel po', per fortuna mia madre ancora non è tornata a casa, mi ha mandato un messaggio con su scritto che rientrava a casa in ritardo... In questi ultimi mesi sta facendo molto lavoro extra – borbotta Austin, poco convinto.
– Lo dici come se fossi sicuro che in realtà vada a fare altro – ribatto io, con il cuore in gola. Conosco questa famiglia da molto tempo, il padre non si fa vedere quasi mai a causa del lavoro che lo porta all'estero ventotto giorni su trenta, ma la madre è sempre stata innamorata di lui, lo si capisce da come parla di lui e da come lo difende quando ogni tanto il figlio dice un qualcosa di troppo. Austin ci sta male per la faccenda del padre, perché è comunque un padre assente e lui un adolescente, e ora sapere che forse la madre sta tradendo il marito con un altro... mi viene semplicemente da piangere.
– Non ne sono sicuro, ma ho paura che sia così – continua Austin. – E non la posso nemmeno sgridare per questo, dopotutto suo marito è sempre fuori a fare Dio solo sa cosa.
– Austin, conosco tuo padre e so che lui non tradirebbe mai tua madre. L'ama più di sé stesso e lo sai anche tu, ma ce l'hai con lui per altre ragioni.
– Basta, cambiamo discorso. – Austin si alza dal letto, infastidito. – Jeremy dovrebbe arrivare a momenti. Mi ha chiamato, non chiedermi come ha fatto ad avere il mio numero perché non lo so... e sinceramente non lo voglio nemmeno sapere. – Rabbrividisce. – Quel ragazzo ha un po' di problemi. Comunque mi ha chiesto come stavi, poi mi ha detto che è riuscito a convincere Louis a portarlo con lui dal mago. – Ride. – Esistono veramente? – Annuisco ridendo. – Mi ha detto che sarebbe arrivato in serata e, visto che sono le 19:23 direi proprio che stia arrivando. – Qualcuno citofona alla porta. – Parli del diavolo... – borbotta Austin prima di alzarsi e andare ad aprire la porta, poco dopo entrano in camera Jeremy e un uomo con dei capelli castani che arrivano fino alle spalle.
– Come ti senti? – chiede Jeremy guardandomi ma rimanendo distante.
– Male – risponde l'uomo al posto mio avvicinandosi a me. – Dovevate chiamarmi prima. – Posa una mano sulla fronte e fa una smorfia disgustata. – Quanto tempo è passato? Un giorno?
– No, poche ore – risponde Jeremy avvicinandosi, sembra molto nervoso e il fatto che si sia avvicinato solo dopo l'uomo significa che è nervoso a causa sua, che non si fida affatto di lui. – Smettila – ringhia Jeremy prendendogli di scatto la mano quando quella dell'altro mi stava togliendo le ciocche dei capelli da davanti gli occhi. – Sei qua per guarirla, non per pettinarle i capelli.
L'uomo mi guarda e sorride facendo finta di non aver sentito Jeremy e riesce a far allentare la presa di Jeremy senza problemi, quest'ultimo fa una smorfia disgustata e subito dopo guarda male il mago. – Io sono Andrew – si presente il mago porgendomi la mano, che la stringo senza pensarci due volte. – Un po' sudaticcia ma va bene – borbotta.
– Sai com'è... non mi sento molto bene – bofonchio io.
– Non te lo ripeterò un'altra volta: smettila – ringhia intanto Jeremy.
Andrew alza le mani in segno di resa. – Come vuoi – borbotta Andrew. – Voi piccioncini siete così schifosamente super-protettivi. Mi fate quasi venire da vomitare – mormora a bassa voce accarezzandomi distrattamente il viso. Sfortunatamente per lui Jeremy oggi è più stronzo del solito e così lo prende di scatto e lo sbatte al muro.
– Che diavolo stai facendo?! Non stiamo scherzando qua – ringhia Jeremy a denti stretti.
Austin intanto si mette in mezzo mentre io non ho nemmeno la capacità di parlare, un po' perché questa febbre mi sta veramente indebolendo e un po' perché non posso credere che stia succedendo tutto questo macello. – Che ne dite di pensare a Cassie invece di stare qua a rompervi il naso? – chiede Austin serio e arrabbiato con Jeremy, che però non si accorge o fa finta di non accorgersi del cambiamento del tono di Austin.
– Prova a scherzare con lei e ti giuro che preferirai tornare dove stavi prima, strega – ringhia Jeremy, gli da un'ultima spinta che fa sbattere un'altra volta al muro Andrew e poi viene verso di me, e solo adesso che mi sta guardando mi accorgo che ha le borse sotto gli occhi e quest'ultimi sono rossi e circondati da uno strano colorito, più scuro.
– Tranquillo, Jeremy – mormoro io. – Non ha fatto niente di ché.
– Chiudi quella bocca – ringhia Jeremy.
– Ehi! – esclama Austin avanzando verso Jeremy, ma si ferma quando Andrew lo allontana facendogli capire che è una situazione in cui c'entriamo solo io e Jeremy.
– Chiudila tu – ringhio io. – E non provare mai più a ordinarmi qualcosa, Jeremy, perché giuro su Dio che sennò ti taglierò le palle, giusto per farti rendere conto che chi non le ha non prende ordini da chi ce l'ha. – Rimaniamo tutti in silenzio, ogni tanto si sente una risata in sottofondo da parte di Andrew ma nonostante questo Jeremy continua a tenere lo sguardo incollato su di me. Sembra pronto ad uccidermi, con lo sguardo o con la spada, credo che per lui abbia poco importanza. Non abbasso nemmeno per un secondo lo sguardo, perché sono seria: non prendo ordini da lui, né ora né mai. Può anche essere la mia anima gemella, ma che mi ordini di chiudere la bocca? Assolutamente no. – Sei stanco, perché non vai a riposare?
– Ho un'idea migliore – dice Jeremy. – Me ne vado. – Prende le sue cose e fa veramente per andarsene. – Chiamatemi solo quando tutto questo sarà finito, o non fatelo, non m'interessa. Buonanotte.
– Jeremy – borbotto io proprio mentre Andrew esclama: – Non ci pensare nemmeno, giovanotto! Sei nervoso, posso capirlo, ma lasciarla da sola? Non è così che fa un gentiluomo.
– Bé, non è una novità, io non sono un gentiluomo – ringhia Jeremy. – Non sei qua per dirmi di rimanere, sei qua per guarire Cassie, quindi fallo e vattene. Ho bisogno di riposare, se non l'avete notato. Non me ne frega un cazzo delle vostre critiche, non me ne frega un cazzo di quello che dice Cassie e indovinate? Non me ne frega un cazzo di rimanere qua.
– Ed eccolo che ricomincia... – borbotta Austin. – Bene! Allora vattene! Se ancora non l'hai capito non abbiamo più bisogno di te – esclama poi guardando Jeremy negli occhi. – Quando capirai che Cassie non ha affatto bisogno di un bambino che cerca di far pensare alla gente che odia tutti, ma di un ragazzo vero?
– E quello dovresti essere tu, vero? – chiede Jeremy.
– Lo sono stato, si – risponde Austin. – E tu? – chiede continuando a guardarlo. – Sei stato tutto il giorno a cercare di convincere questi Anziani, e ora ci vieni a dire che non te ne frega un cazzo? Un po' incoerente da parte tua, non credi?
– Basta così – ringhio io. – Jeremy, non starò qua ad ascoltare un'altra tua lamentela, se vuoi andartene vai. Non penserò al motivo.
– Sta mentendo – canticchia Andrew. – Traduco, è gergo femminile, ormai lo conosco benissimo: "se te ne vai tra noi è finita. Decidi tu." Tutto chiaro ora?
Mi guarda per pochi secondi, le sue labbra diventano una linea quasi invisibile. – Inizia l'incantesimo. Voglio che sia una cosa rapida, strega. Sbrigati. – Si siede e ci guarda.
– Bene, iniziamo – annuncia Andrew. – Oh, e giusto per farvelo sapere: non sono uno schiavo, Cassie, sono molto peggio. Ho fatto delle cose molto brutte e per questo sono un prigioniero.
– Credimi, se continuerai così ci rimarrai a vita – borbotta Jeremy, Austin invece sembra stia per svenire da un momento all'altro, dopotutto ho appena portato un prigioniero in casa sua.
– Sdraiati, mia cara – mi ordina Andrew.
– Sono già sdraiata – borbotto io.
Andrew fa spallucce. – Abitudine... Ti farà un po' male. Molto male in realtà.
Annuisco, solo l'idea di provare quello che ho provato prima, fuori dall'Istituto, mi fa venire i coniati di vomito. – Prendi la mia mano – mormora Austin venendo accanto a me. Gli sorrido e lui ricambia stringendomi un po' di più la mano. Lancio un ultimo sguardo verso Jeremy, ma sta guardando fuori dalla finestra e non sembra intenzionato a guardare.
Un dolore straziante per tutto il corpo mi fa chiudere gli occhi ed inarcare la schiena. – Mettetele un fazzoletto in bocca o si taglierà la lingua – aggiunge Andrew, Jeremy prende un fazzoletto bianco e me lo mette in bocca. Lo guardo per pochi secondi con le lacrime agli occhi, poi il dolore inizia ad essere insopportabile e chiudo gli occhi stringendo il più possibile la mano di Austin. – Apri gli occhi, Cassie – mi ordina Andrew, che ora ha una voce molto autoritaria e seria. Sento gli occhi bruciarmi così tanto che lancio un urlo. Piango ancora di più, non riesco a respirare. So che sto per perdere una volta per tutte i sensi quando il dolore sembra attenuarsi e così anche le voci. Purtroppo però mi sveglio dopo pochi minuti, Andrew è più lontano da me ed annuncia: – Sono riuscito a toglierle il virus. – Tutto d'un tratto sembra molto stanco, si siede a terra. – Devo riprendermi un po'. L'incantesimo era veramente... veramente forte.
– Aveva... gli occhi tutti neri – balbetta Austin indietreggiando, quando apro gli occhi nonostante veda un po' appannato riesco a vedere la smorfia schifata che ha mentre mi guarda.
– È normale – risponde Jeremy ma sembra poco interessato. – Quello era l'incantesimo. – Quando però si gira verso Austin aggrotta la fronte, preoccupato tanto quanto me, che se avessi la forza mi alzerei e lo abbraccerei, perché sembra veramente molto scioccato ed Austin non si sciocca così facilmente. – Tutto bene? Non mi vorrai dire che stai per svenire, vero? – Quando Austin non gli risponde si avvicina a lui e gli mette le mani sulle spalle. – Austin, guardami. Era l'incantesimo, Cassie ora sta bene, ma non abbiamo ancora finito. La prossima volta girati, va bene? Non rimarrai così scioccato almeno.
– Ma... ma poi sono diventati sempre più chiari. Ad un certo punto ce l'aveva bianchi! – esclama Austin guardandomi per pochi secondi.
– Smettetela di parlare. La mia testa sta scoppiando – esclama Andrew. – Devo riposare o la vostra ragazza rimarrà senza protezione.
– Si, aveva gli occhi chiari perché Andrew aveva appena eliminato quell'incantesimo, che per Cassie era oscuro, quindi i suoi occhi da neri sono diventati bianchi. È tutta una questione di male e bene; abbiamo eliminato il male che stava dentro il corpo di Cassie – risponde Jeremy continuando a tenere le mani sulle spalle di Austin e usando quel tono di voce che usa quando capisce che deve tranquillizzare una persona, perché sennò potrebbe impazzire.
– Ma come fate a saperlo? – chiede Austin. – Come potete fidarvi di un prigioniero?!
Andrew sbuffa. – Perché gli Anziani mi hanno detto che se fossi riuscito a togliere tutti gli incantesimi che le avevano fatto lo non mi avrebbero ucciso.
– Cassie? – mi chiama Austin, lentamente mi stavo addormentando senza nemmeno accorgermene. – È bianchissima – mormora a Jeremy.
– Ci credo! – esclama Andrew. – Secondo te era tutta scena quella di prima? Non puoi capire quanto faccia male togliere un incantesimo della luna, soprattutto ad un Cacciatore.—Sbuffa alzandosi, posa le sue mani sulle mie tempie. – Dai, sbrighiamoci prima che quel figlio di puttana ti rimetta quel virus. Ti avverto: questo farà ancora più male e sarà molto più lungo.
– Prendila per mano – ordina Jeremy guardando Austin.
– Non so se ce la faccio – mormora Austin avvicinandosi cautamente a me, mi prende la mano e così il mago mi mette un'altra volta le mani sulle tempie per poi dire qualcosa in una lingua che non conosco. Il dolore inizia dalla testa e passa per tutto il corpo, strizzo gli occhi e stringo la mano di Austin mentre il dolore diventa sempre più forte ed insopportabile. – Svieni, ti prego, svieni – mormora Austin chiudendo gli occhi.
Inizio ad urlare sentendo gli occhi bruciare più di prima e la mia testa scoppiare. Austin si allontana da me, mi giro verso di lui con il respiro affrettato e lo vedo in un angolo con le lacrime agli occhi, li chiude subito dopo e si mette le mani davanti alla faccia scuotendo la testa. Qualcun altro mi prende la mano, incontro gli occhi di Jeremy e in quel momento il dolore mi sembra di meno. Lo guardo con gli occhi appannati per tutte le lacrime che continuano ad uscire come una fontana, poi il dolore diventa improvvisamente più forte. Riesco a percepire il calore che esce dal mio corpo per il dolore, sto sudando. Guardo gli occhi celesti-blu di Jeremy mentre tutto intorno a me diventa più scuro, fino a diventare tutto nero.
Mi sveglio sentendo qualcuno che mi chiama, quando apro gli occhi incontro subito lo sguardo preoccupato di Jeremy. – Ehi – mormora lui sorridendomi. – Come ti senti?
– Ha fatto? – chiedo io con una voce che non sembra la mia, non sto bene ma è normale. Mi sembra di avere un mitra nella testa, ancora riesco a sentire i battiti del cuore su tutto il corpo e i muscoli sono tutti indolenziti.
– No – risponde Andrew.
Guardo Andrew amareggiata e un po' arrabbiata. – Come no – borbotto io sedendomi anche se mi gira la testa. – Dov'è Austin? – chiedo non vedendolo.
– È in bagno – risponde Jeremy. – Non si è sentito bene, in realtà stava per svenire, così gli ho detto di sedersi e quando l'ha fatto ha vomitato. – Fa spallucce. – A quanto pare vederti in quello stato gli ha fatto veramente uno strano effetto. Comunque ha tolto solo una parte dell'incantesimo.
– Non te la prendere, tesoro, ma quello stregone della luna è veramente forte ed io non pratico la magia oscura da anni, anzi non pratico la magia in generale – ribatte Andrew.
– Va bene, quindi adesso che si fa? – chiedo.
– Aspettiamo fino a domani – risponde Andrew, guardo Jeremy un po' scettica ma quest'ultimo annuisce e così devo accettare il fatto che domani dovrò fare un altro maledetto incantesimo. – E finirò il mio incantesimo, finalmente.
Annuisco, decisa, perché devo esserlo non perché voglio. Odio questa situazione, la mia vita non è mai stata complicata come in quest'ultimi mesi e la odio, voglio solo un po' di pace anche solo per un mese... giusto per riprendermi un po'. Ma purtroppo non succederà mai, una volta entrata a far parte di questa vita non si torna indietro. – Ma adesso come faccio? Voglio dire, non posso entrare lo stesso nell'Istituto, giusto?
Jeremy scuote la testa confermando quello che ho appena detto. – Starai qua – risponde. – Ed io starò qua fuori.
– Perché? Stare fuori tutta la notte?! Sei matto! Morirai di freddo, tutto questo non ha senso...
– Molto probabilmente il mago che ti ha fatto quest'incantesimo ti vorrà prendere per ucciderti, visto che non è riuscito a farlo con l'incantesimo – risponde Jeremy fermandomi.
– Non ce n'è bisogno – dico seria. – Posso benissimo cavarmela da sola.
Andrew ride facendomi innervosire, ma faccio finta di niente. – Prova ad alzarti.
Faccio per alzarmi quando Jeremy mi ferma posando una mano sulla spalla. – Ti sta prendendo per il culo – borbotta lui guardando male Andrew. – Non ti conviene alzarti, a meno ché non vuoi svenire.
Lancio un'occhiataccia ad Andrew e così fa spallucce. – Ma insomma, dov'è andato a finire l'umorismo?! – esclama sorridendo. – Quanti anni avete? Lui diciotto e tu diciassette? Dovreste essere spensierati e felici!
Lo guardo per un po' di tempo senza dire niente perché alla fine ha ragione, dovremmo essere felici e spensierati, come tutti gli altri adolescenti, ma noi non siamo dei semplici adolescenti... noi siamo dei Cacciatori. E come se non bastasse sono anche una Whitesun e – colpo di scena – noi due siamo anime gemelle!
– Come si fa ad essere felici e spensierati sapendo tutta la verità? – chiede Jeremy. – Come si fa ad essere spensierati in un mondo del genere?
Andrew sbuffa. – Oddio, che tristezza che siete. Io alla vostra età facevo i peggio incantesimi e andavo a letto con vampire con un corpo da paura, con le più belle sirene di tutta la città, mi ubriacavo e nonostante tutto sapevo la verità.
– Si e guarda come sei finito – esclama Jeremy indicandolo. Trattengo una risata ma appena Andrew fa finta di ridere scoppio, Jeremy si gira verso di me e si trattiene ma, al contrario di me, ci riesce e sorride soltanto.
– Ho bisogno di dormire, Cacciatori. Ditemi dove devo dormire oppure...
La porta del bagno si apre ed esce un Austin bianco come un cadavere con ancora i coniati di vomito. – Austin? – lo chiamo io, un po' preoccupata. Jeremy si fa da parte e fa passare Austin che sembra reggersi in piedi per miracolo, anche Jeremy aggrotta la fronte, preoccupato, e lo guarda attentamente, facendomi capire che se si sentirà male non ci penserà due volte a soccorrerlo. – Stai bene?
– E tu? – chiede Austin, annuisco e così mi sorride prendendomi la mano. – Io posso andare avanti – risponde quindi facendomi sorridere. – Mi dispiace per prima, Cassie, è solo che vederti in quello stato...
– Tranquillo, non fa niente, può succedere – ribatto io fermandolo e stringendogli un po' di più la mano.
– Non vi consiglio di fare cose sconce sta notte, sapete com'è... lei si potrebbe addormentare proprio nel momento fatale – s'intromette Andrew, aggrotto la fronte e faccio per dire qualcosa ma Andrew mi precede, come sempre. – In più c'è la sua anima gemella qua fuori. – Scuote la testa. – Non ve lo consiglio affatto.
– Fai schifo – borbotto continuando a guardarlo male.
Sbuffa, annoiato. – Voi ragazzi d'oggi siete veramente una palla – mormora il mago facendo ridere Austin.
– Ma come... pensavo che i ragazzi d'oggi fossero bravi solo a divertirsi e a combinare casini – dice Jeremy.
– È vero! – esclamo io indicando Jeremy. – Dicono tutti così ormai.
– Bé, allora non si ricordano quello che facevano loro alla nostra età – risponde Andrew scuotendo la testa. – Mi chiedo come però, visto che molte cose non si possono veramente dimenticare. – Ride. – Vabbé – esclama alzandosi. – Miei cari fiorellini di Cacciatori, io devo riposarmi quindi, se non mi dite dove devo dormire, dormirò qua con voi, in questo letto.
Guardo Austin scioccata e poi scoppiamo entrambi a ridere. – Si, si, contaci! – esclama Austin.
Il mio sguardo passa da Austin a Jeremy, che sta guardando fuori dalla finestra, più pensieroso che mai. Provo a leggergli nella mente ma dopo vari tentativi sbuffo e lascio stare, troppo stanca per starci troppo a pensare. Non riesco a capirlo, pensavo stesse bene adesso e invece adesso ha quella faccia... Faccio per dirgli qualcosa ma cambio subito idea. A volte è meglio lasciarlo stare.
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