Capitolo 16: La festa

Dopo poco più di un'ora qualcuno bussa alla mia porta, così apro subito sapendo che è Ivy con il vestito che mi metterò sta sera per la mia festa di compleanno. Entra più felice con mai, sfoggiando un sorriso che mi fa quasi pensare si tratti della sua festa di compleanno. Posa con un certo orgoglio sul mio letto un vestito di un celeste molto chiaro e con la gonna a campana.

Lo guardo per un po', stupefatta dalla bellezza e dall'eleganza di questo vestito. - Ma... non è un po' troppo elegante? - chiedo continuando a guardarlo. Almeno non sembra come quello di Cenerentola...

- Mi dispiace informarti del fatto che qua le feste, soprattutto quelle di compleanno, si vestono tutti così. Sono tutti molto eleganti quando si tratta di "feste". Dopotutto non siamo come gli umani, che si mettono una canottiera con una gonna un po' troppo corta, qua le cose si fanno per bene. Con stile.

- Ah, mi scusi, signorina - scherzo io. - Noi semplici umani, che viviamo la nostra vita inutile, non abbiamo nemmeno un minimo di stile.

- Esattamente - risponde lei sorridendomi, ma sta scherzando anche lei. O almeno credo. - Allora? - chiede poi. - Che te ne pare? - Gli occhi le scintillano per quanto è eccitata all'idea di questa festa. Non credo di aver mai conosciuto una persona a cui piacciono questi balli più di lei.

- È molto bello - esclamo guardandola negli occhi, in verità lo adoro ma che senso ha vestirti in questo modo se il ragazzo che amo e che mi ha praticamente lasciata morire da sola non c'era a vedermi? Potevo continuare a dire che era uno stronzo, che non mi meritava, ma Dio solo sa quanto mi fa sentire bene quando mi guarda in quel modo: come se fossi la creatura più bella di tutto il mondo. A volte è imbarazzante, anzi sempre, ma è comunque bello.

- Oh, smettila di deprimerti - borbotta lei sbuffando. - Voglio dire, hai visto quanti Cacciatori abbiamo nell'Istituto? - chiede. - In più sono tutti belli. Dai, per quanto possa volere bene a Jeremy devo ammettere che non riesce a non cagarsi in mano, e mi dispiace per lui, veramente.... Ma non può continuare a fare così. Quando lo faceva per non stare male potevo capirlo, quando lo faceva a persone che non tenevano molto a lui anche, perfino quando lo faceva a ragazze che ci tenevano veramente a lui. Ma non con te. Tu lo ami, e lui ti ha fatto male. Questa non glie la posso perdonare, deve capire che scappando non risolve niente e adesso l'ha capito benissimo, visto che è tornato ed è evidente che cercherà di rimettere apposto le cose con te. Ti guardava... Non avevo mai visto Jeremy guardare una ragazza nel modo in cui guarda te. Hai ragione: è come se per lui fossi la creatura più bella di tutto il mondo. Lo stai trasformando, l'hai trasformato dal primo momento in cui lui ti ha vista e lui ne è così consapevole che ha paura di te.

Rimango in silenzio guardandola. Se mi sta dicendo tutte queste cose è perché o le ha sentite da Isaac o le ha sentite da Jeremy, o meglio dal suo cervello. E anche se mi fa sentire meglio sapere che quello che prova per me è molto forte, mi fa veramente male sapere anche che ha paura di me. - Vado a farmi una doccia. Ci vediamo questa sera - annuncio. Ivy annuisce e se ne va.

Dopo essermi preparata vado davanti allo specchio, come sempre. I miei occhi sembrano più grandi e luminosi grazie al trucco, i capelli ondulati e il vestito... credo sia il primo vestito che mi piace sul serio. Sul petto è stretto da un corpetto, poi c'è la gonna che si gonfia sempre di più fino ad arrivare a terra. Alzo il vestito per non inciamparci sopra e s'intravedono le punte dei miei tacchi neri mentre esco dalla mia camera.

La musica si sente da qua sopra, sorrido sentendo l'ansia salire sempre di più, facendomi venire le farfalle allo stomaco. Ma smetto di sorridere vedendo Jeremy davanti all'ascensore. Sbuffo capendo che devo scendere le scale, che sono proprio accanto all'ascensore, e spero con tutta me stessa che non si accorga di me... - Perché scendi le scale? - chiede subito. Quando mi giro per fargli capire che non sono una ragazza qualunque, che può rimorchiare subito, ma sono io, lui trattiene il respiro. - Cassie - mormora guardandomi dalla testa ai piedi con quello sguardo. - Scusami, non pensavo fossi te. Non sembravi... tu.

Alzo gli occhi al cielo. - E perché mai? - Fa per dire qualcosa. - No, stai zitto. Solo... ora sai perché scendo le scale e non prendo l'ascensore.

- No, aspetta, Cassie! - esclama lui, in preda al panico. - Non era... Cercavo di... farti un maledettissimo complimento, ma a quanto pare non è riuscito. Scusami, è solo che tu... mi mandi in tilt ed io non riesco più a pensare lucidamente. - Rimane in silenzio guardandomi, forse sa che è riuscito a farmi smettere di respirare, forse no. Sapere che non sono l'unica a diventare mezza stupida quando c'è lui di mezzo mi fa sentire più... al sicuro? Meno stupida? Ma poco importa, perché adesso riesco solo a pensare al fatto che sta scendendo e che lo rivedrò, e che lui mi riguarderà esattamente come sta facendo ora. Si fa da parte guardando a terra. - Vai. Prendi tu l'ascensore, io scendo le scale. - Annuisce vedendo la mia espressione diffidente e così entro abbassando lo sguardo quando gli passo accanto, visto che continua a tenere le porte dell'ascensore ferme. Fa per togliere la mani quando inizia a parlare un'altra volta. - Cassie, io non so... da dove iniziare. - Chiude gli occhi facendo un sospiro profondo. - Mi dispiace di averti lasciata là, da sola. Pensavo di averti persa, mi... sei morta tra le braccia. Tu devi capire il dolore che ho provato. Non ho mai provato dolore più forte. È stato come se la mia anima si fosse staccata per un paio di secondi dal mio corpo. Tu devi capirmi.

Annuisco. - Capisco - dico io, e i suoi occhi pieni d'emozioni dentro incontrano i miei. - Capisco quanto sei codardo - continuo. Tutto d'un tratto il suo viso diventa bianco come un foglio di carta e i suoi occhi, che prima sembravano brillare di felicità, ora sono spenti. - Perché è quello che sei, Jeremy: un codardo. - Rimane come una statua, fermo, guardandomi dritto negli occhi, ed io quasi riesco a tenere il mio sguardo su di lui, anche se sembra quasi pronto a cadere a terra. - Ora togli questa mano - mormoro io prendendo di scatto la sua mano e togliendola dalla presa della porta dell'ascensore. Sono con le lacrime agli occhi: fa così male vederlo in questo modo. - Togli questo piede - ringhio pestando il suo piede che ferma anche esso la porta dell'ascensore. E lui non sussulta nemmeno, semplicemente fa dei passi indietro, ma io non riesco a lasciare la sua mano. Incontro i suoi occhi, anche lui sembra sul punto di piangere, così non ce la faccio più e lascio la sua mano proprio mentre le porte si stanno chiudendo. Mi allontano da lui e mi appoggio allo specchio dietro di me per cercare di tranquillizzarmi, di far tornare il mio respiro regolare.

Mi asciugo le lacrime prima che le porte dell'ascensore di aprano e quando esco tutti iniziano ad urlare, così rido, più imbarazzata che mai. Scott viene da me per abbracciarmi, facendomi ridere ancora di più, poco dopo viene anche Ivy e fa la stessa cosa.

La musica ricomincia e tutti iniziano a ballare. È più forte di me e scoppio a ridere guardando tutti i minimi movimenti della gente che pensa di star ballando. Ivy mi prende per mano e urla: - Andiamo a bere! - Mi trascina al bar e avverte il barista che è il mio compleanno, quindi di fare qualcosa di molto forte. Il barista le da ascolto e mi porge un bicchiere pieno di un liquido di un colore strano.

- Bevi! Bevi! Bevi! - urlano tutti sbattendo le mani sul bancone. Rido e mi prendo coraggio per berlo tutto d'un sorso. Si mettono ad urlare ancora di più ed Ivy mi abbraccia accennando qualche salto, poi cambia idea un'altra volta e mi porta in pista. Tutti iniziano a muoversi mentre io sento il calore uscire dal mio corpo, l'acido del drink dentro il mio stomaco e gli occhi insistenti di Jeremy che mi guardano, pronti a guardare i miei, ma decido di non farlo così lui entra dentro l'ascensore e scompare.

Ceniamo, mi fanno sedere a capotavola con Ivy e Isaac alla mia destra e Scott alla mia sinistra. La cena è buonissima, ma non faccio altro che pensare a Jeremy. Cosa sta facendo? Ha mangiato? A quest'ora sarebbe alla mia sinistra, dopo o al posto di Scott? Quando tutti abbiamo finito di cenare ci alziamo e torniamo alla festa, in salone, dove la musica rimbomba facendomi quasi venire mal di testa. Tutti iniziano a ballare mentre io mi prendo un altro drink cercando di pensare solo ad esso e non a Jeremy, che sembra un pensiero fisso.

- Ehi - mi saluta un ragazzo dai capelli molto corti e castani, con gli occhi quasi neri.

- Ciao - dico io guardandolo con diffidenza.

- Allora - inizia lui facendo segno al barista di fargli la stessa cosa che sto bevendo anch'io, - così tu sei la festeggiata. - Annuisco finendo il mio drink. - Io sono Harry - si presenta porgendomi la mano, che stringo subito.

- Mi chiamo Cassie - dico io mentre lui continua a sorridermi.

Rimaniamo un po' seduti, parliamo un bel po' ed è veramente simpatico. Poi si alza e mi porge la mano. - Ti va di ballare? - chiede lui quando inizia il lento.

- Si - rispondo io prendendo la sua mano. Sorride e andiamo in mezzo alla pista, le sue mani mi accarezzano i capelli, così io metto le mie mani attorno al suo collo avvicinandomi a lui. Tutti accanto a noi si stanno baciando e so che questo ragazzo non sta aspettando altro. Alzo lentamente lo sguardo su di lui e così lui abbassa il suo per poi sorridermi, ricambio subito il sorriso perché non posso farlo a meno visto che ha un sorriso troppo bello per non essere contagioso. Però il mio unico pensiero è: non è il sorriso di Jeremy. Quindi abbasso lo sguardo ancora una volta, ma la mano di prende il mio viso per alzarlo e così lo guardo negli occhi. Mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si avvicina a me. Posa una sua mano sulla mia schiena e avvicina il suo viso al mio. È il mio compleanno, dovrei essere felice e dovrei stare con chi amo, non con uno qualsiasi.

Quindi mi allontano da lui. - Scusami, ma devo proprio andare - gli dico. Accenno un sorriso, alzo l'orlo del vestito e corro verso l'ascensore, pronta ad andare da Jeremy.

- Cassie, c'è una cosa che devi sapere - urla Ivy correndo verso di me. - C'è un motivo se Jeremy se n'è andato e mio padre me l'ha appena detto. - Rimane in silenzio guardandomi, così la incito ad andare avanti. - Era stato morso da un demone, come tu ben sai. Ma... c'è di più. C'è un motivo se mio padre non voleva che venisse con noi nella città.

- Qual è? - chiedo io.

- Perché doveva assolutamente andare in Canada - risponde lei. - Per guarire.

Aggrotto la fronte. - Cosa? Cosa significa questo, scusa?

- Il demone che l'ha attaccato quella sera non era un Mangiatore di Cacciatori, ma un Angiusmortem. Significa "serpente mortale". Dopo un po' di giorni se questo demone ti ha morso il veleno inizia ad ucciderti dentro e quanto tu sei morta Jeremy ti ha portato in infermeria ma dopo poco tempo è svenuto e così l'hanno portato di corsa via, fino in Canada.

- Ma... perché cazzo non me l'avete detto prima? - sbotto io, arrabbiata. Tutti i pezzi del puzzle sembrano essere finalmente al loro posto, ma ne manca solo uno: perché cazzo non mi ha detto niente? Perché mi ha mentita?

- Io non lo sapevo! - urla lei. - Lo sapevano solo Jeremy e mio padre. Anche Isaac è rimasto scandalizzato quando l'ha saputo, ma lui preferisce non parlarci, ormai sa com'è fatto e sa quand'è meglio lasciare perdere... o semplicemente sa il motivo per cui l'ha fatto. Fatto stare che tu devi andare da lui e chiarire l'intera faccenda. Devi.

Chiamo l'ascensore, più arrabbiata di prima. Quando arriva entro senza dire una parola ad Ivy, che mi guarda con quei suoi occhioni verdi, cercando di scusarsi in silenzio per qualcosa che non ha fatto. Arrivo al nostro piano e con l'orlo del vestito nelle mani corro più veloce che posso nonostante abbia i tacchi. Busso la porta e penso che se entro due secondi non apre questa maledetta porta l'aprirò da sola. Quasi come se mi avesse sentita apre la porta e il fiatone che avevo pochi secondi fa si ferma di scatto. Smetto letteralmente di respirare.

Jeremy Ruterful mette per la milionesima volta in vista i suoi pettorali niente male, con solo addosso i pantaloni del pigiama. Per l'ennesima volta mi chiedo come faccia a stare in questo modo quando in verità non fa così caldo, anzi. - Che ci fai qua? - chiede lui con la fronte aggrottata.

Entro dentro la sua camera senza il suo permesso, troppo arrabbiata per pensare lucidamente. - Sei un fottuto stronzo! - urlo io chiudendo la porta alle mie spalle continuando a guardarlo dritto negli occhi, sperando di fargli capire quanto lo sto odiando in questo preciso momento.

Accenna un sorriso falso. - Ma questo già si sapeva, tesoro - risponde lui incrociando le braccia e appoggiando la sua spalla sulla parete accanto a lui. Mi sta prendendo in giro, sul serio?

- Perché cazzo non mi hai detto quello che ti è successo veramente? - urlo io, più arrabbiata che mai. Odio essere innamorata di un tale cretino, odio il fatto che non riesca a prendere sul serio quello che deve. Invece no, lui è serio quando non deve e non lo è quando deve.

Sembra scioccato, con la bocca spalancata e tutto il resto. - Come hai fatto a saperlo? - mormora. Mi guarda ma in qualche modo non mi guarda, sembra veramente sotto shock. - Non dovevi...

- Perché non me l'hai detto? - urlo spingendolo. - Pensavo mi avessi lasciata sola - continuo io spingendolo ma senza farlo indietreggiare di un millimetro. - Pensavo non mi volessi più! Ero sveglia ed eri preoccupato per me, poi mi sono svegliata e tu non c'eri più! - Ormai sto piangendo. - Perché mi hai fatto questo? - urlo io iniziando a picchiarlo. - Pensavo tu mi amassi, ma a quanto pare mentivi perché sennò non mi avresti lasciata sola. Io non ti avrei mai lasciato solo. Continui a dire che ti mando in tilt, che mi ami, eppure non lo dimostri affatto. Quindi ora dimmi perché cazzo mi hai fatto questo? Cosa ti ho fatto di male?

Ad un certo punto alza gli occhi al cielo e con un ringhio prende i miei polsi facendomi avvicinare ancora di più a lui. Riesco a vedere i suoi occhi, le sue pupille sono dilatate. - Perché volevo andarmene - ringhia lui avvicinandosi ancora di più a me. - Volevo smetterla di provare questo... questo amore per te! Mi sei morta tra le braccia, porca puttana! - urla lui guardandomi negli occhi mentre io continuo a piangere. Le sue mani stanno tremando. - Stavo parlando con te, ti stavo dicendo che sarebbe andato tutto bene e poi ho sentito tutto il tuo peso. E... quando ho abbassato lo sguardo tu avevi la testa sulla mia spalla, non era normale il modo in cui stava messa. Gli occhi erano chiusi e la tua bocca era socchiusa... - Mi lascia i polsi e si allontana di poco da me, tenendo le mani chiuse a pugni. - Poi sono stato male, ma non volevo tornare perché sapevo che sarebbe successo un'altra volta, che ti avrei vista morire altre mille volte. Ma non sono riuscito a starti lontano, così appena sono guarito sono tornato.

- Perché non mi hai detto che te ne dovevi andare dato che stavi male? Perché non mi hai detto semplicemente che dovevi andartene? - chiedo, ormai tranquilla ma con ancora le lacrime agli occhi.

- Perché non ti volevo lasciare fino a quando non fossi uscita dalla sala operatoria, ma purtroppo mi sono sentito male anch'io e così mi hanno portato via. Perché non ti ho detto la verità? Perché volevo che tu mi odiassi. Sarebbe tutto molto più facile se almeno uno dei due odiasse l'altro. Sarebbe tutto molto più facile se solo tu mi odiassi.

Deglutisco, per qualche motivo la sua voce non mi è mai sembrata così profonda e maledettamente sexy. - Io ti odio - mormoro con quel poco di voce che mi è rimasta. La verità è che ho la gola secca.

Si avvicina a me per eliminare tutta la distanza, ma non mi tocca, mi guarda semplicemente negli occhi con quello sguardo che ha fatto quando oggi pomeriggio mi ha guardata mentre mi teneva stretta, pregandomi di lasciar stare il Secondo Anziano. - Ah, si? E allora perché sei qua? - chiede quindi con quegli occhi che ormai lanciano scintille celesti. Deglutisce avvicinandosi ancora di più, abbasso lo sguardo verso il mio vestito, riesco a vedere le mie scarpe che toccano i suoi piedi nudi. Alzo ancora una volta lo sguardo con diffidenza, sapendo che potrei benissimo toccarlo senza nessuno sforzo. - L'odio è più forte dell'amore.

Rimango in silenzio, guardando il suo viso perfetto: le sue labbra carnose, il suo naso, i suoi occhi che sembrano essersi dilatati ancora di più. - Dici? - riesco solo a dire.

Annuisce. - Assolutamente si - mormora abbassando lo sguardo sulle mie labbra.

- A quanto pare ti sbagli - ribatto io cercando di eliminare più volte il nodo che mi ritrovo nella gola.

Le sue mani iniziano a percorrere lentamente le mie braccia fino ad arrivare alle spalle, è un movimento molto lento e così delicato che a malapena riesco a sentirlo; mi fa rabbrividire. - Cassie - mormora lui con una voce rauca e guardandomi negli occhi e facendomi rimanere ancora una volta senza fiato. - Io... - Si ferma guardando la sua mano che continua a percorrere il mio corpo, passando dalla spalla al collo. Si ferma ancora una volta guardandomi dritto negli occhi, accenna un sorriso e so che è perché sto tramando come una foglia.

Poi si allontana ed io sono costretta a fare un passo verso di lui, troppo occupata a non cadere a terra per pensare al fatto che il mio corpo sta cercando di attaccarsi a quello di lui. Non riesco a capirlo, sembrava mi stesse per baciare, e invece... A quanto pare devo essere io a fare il primo passo, o almeno farglielo credere. Quindi questa volta sono io ad avvicinarmi a lui, che mi guarda dall'alto con la fronte corrucciata. Poso tutte e due le mie mani sui suoi polsi e lui risponde subito irrigidendosi; salgo lentamente, proprio come ha fatto lui con me, ma invece di passare al collo allontano di pochi centimetri le mie mani dal suo corpo e lo guardo dritto negli occhi, che sembrano scurirsi sempre di più. Poi poso un'altra volta le mani dov'erano prima ma scendo sulle sue clavicole. Le mie dita lo sfiorano a malapena mentre scendo sempre di più, arrivando ai pettorali. A quel punto poso completamente le mie mani là e mi fermo a sentire il suo cuore mentre batte veloce e il suo petto che si abbassa e si alza velocemente. Faccio per scendere, sentendo la tartaruga bella in vista, ma faccio a malapena in tempo a posare le mani là che lui mi afferra di scatto i polsi. Sussulto non immaginandomi una reazione del genere. Mi stringe di scatto posando le sue mani sui miei fianchi, il suo petto tocca il mio, entrambi abbiamo il respiro accelerato e quando sembra che non succeda nient'altro e quindi faccio per andarmene lui mi stringe ancora di più con una mano sulla mia schiena mentre l'altra raggiunge il mio collo e fa avvicinare il mio viso al suo...

Poi le nostre labbra si toccano e a quel punto le mie gambe non ce la fanno più e faccio per cedere a terra ma lui mi stringe anche con l'altro braccio a lui tenendomi in piedi. Da qualche parte riesco a trovare la forza di alzare entrambe le mie mani; una la metto sul suo collo, cercando un qualche appoggio, mentre l'altra accarezza i suoi capelli. Mi distacco leggermente da lui, pronta a baciarlo un'altra volta e così faccio: le mie labbra si posano sulle sue. Non mi sono mai sentita in questo modo quando baciavo qualcuno, nemmeno il mio primo ragazzo che amavo. Mi mordicchia il labbro inferiore facendomi così aprire la bocca in modo che il nostro bacio diventi reale e più passionale. Lo stringo ancora di più a me sentendo ogni singola cosa; gli stringo un po' i capelli, troppo agitata per fare altro.

Quando è troppo e sento quasi il mio cuore scoppiare dalla felicità tolgo entrambe le mie mani dal suo corpo per calmarmi un po', ma il mio corpo non sembra rispondere a quello che gli dice la mente e così passo le mie mani lungo tutta la sua schiena. Tocco ogni singolo spazio di quella schiena muscolosa, fino a quando non arrivo all'orlo dei suoi pantaloni. E sono tentata di andare anche oltre, perché semplicemente mi sta facendo perdere la testa, quando mi prende di scatto le mani e si distacca da me. Me le bacia con tutti e due gli occhi chiusi e quando li apre incontrano subito i miei.

- Credo sia ora di andare - mormoro io allontanandomi il più possibile da lui. - Già, emh... ti aspetto di sotto. Puoi metterti tutto quello che vuoi. - Mi aggiusto un po' i capelli e senza aspettare la risposta di Jeremy alzo l'orlo del vestito e me ne vado a passo veloce.

Scendo e aspetto che lui faccia la stessa cosa, ma più aspetto e più inizio a pensare che lui non scenderà. Quando manca pochissimo a mezzanotte capisco che lui non scenderà per poi urlare a mezzanotte il mio nome. Rido e qualcuno passa a tutti un bicchiere di champagne che poi alziamo in alto prima di berlo. La musica continua ad andare avanti, mentre io continuo a guardarmi intorno.

L'aria esce dai miei polmoni vedendo Jeremy. Sorrido posando su un tavolino il bicchiere, alzo il vestito e faccio qualche passo ma Allison si mette accanto a lui dandogli lo champagne, quindi mi fermo di scatto guardandoli. Rimango così per un po', Ivy cerca di farmi ballare ma quando capisce del perché continui a muovermi poco, però ad un certo punto mentre sono tutti e due seduti lei mette la sua mano sulla gamba sinistra di Jeremy salendo sempre di più ed è troppo per me: sbarro gli occhi e faccio per andarmene, ma qualcuno mi sta porgendo la mano.

- Balliamo? - chiede un ragazzo biondo con gli occhi celesti.

Non guardo Jeremy e Allison. - Arrivo tra un po'. Che ne dici della prossima canzone? - Il ragazzo aggrotta la fronte, confuso. - Ci vediamo dopo, in mezzo alla pista. Mi raccomando, riservami il ballo. Lui accenna un sorriso e annuisce prima di andarsene. Ne approfitto e vado al bar prendendomi un altro drink.

- Non starai esagerando? - chiede Allison, che continua a far scendere e salire la sua mano sulla gamba di Jeremy, che rimane in silenzio.

Le lancio un'occhiataccia e poi passo al suo ragazzo. - Disse quella che la sera dell'ultimo ballo era ubriaca fradicia dopo un'ora - ringhio io continuando a guardarla come se fosse poco più di uno schifoso mostro, e continuo nonostante lei mi stia guardando male. - Grazie - bofonchio prendendo il drink. Lo alzo in direzione dei due piccioncini e poi me ne vado, facendo finta di non sentire Jeremy mentre mi chiama.

La canzone successiva inizia e così bevo il drink tutto d'un sorso prima di posarlo sul tavolo del bar e correre in mezzo alla pista alzando il vestito che impiccia sempre di più. Arrivata in mezzo alla pista il ragazzo dai capelli biondi si avvicina a me, gli sorrido avanzando verso di lui.

La canzone è lenta e le sue mani giocano con i miei capelli mentre le mie sono intrecciate dietro il suo collo. Dopo pochissimo tempo lo sto baciando ed è ridicolo quanto questo bacio non conti niente in confronto al bacio di Jeremy.

Ma Jeremy ora è con Allison.

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