Capitolo 15: Una scelta difficile
- Cassie, su! - urla qualcuno, un uomo che non conosco, ma la sua voce non mi è nuova, l'ho già sentita da qualche parte. Una scossa fortissima percorre tutto il mio corpo ed io dovrei sentirla, ma per qualche strano motivo non è così, in qualche modo so che una scossa ha smosso il mio corpo, ma non ho sentito niente. Ne sento altre successivamente, sempre più potenti, ma sono solo stanca e voglio solo rilassarmi. Non mi devono disturbare, non in questo modo. Voglio rilassarmi, cosa che non mi permettono di fare.
Apro gli occhi ma è tutto nero accanto a me, c'è solo una piccola luce che sembra essere sempre più vicina a me, ma più si avvicina e più mi rendo conto che non si tratta di una luce, ma di una donna dai capelli biondi e degli occhi bellissimi di un marrone quasi nocciola, quegli occhi che io ho sempre amato. - Mamma? - chiedo guardandola, incredula. Il mio cuore trema, forse per le continue scosse, forse perché dopo tanto tempo riesco a vederla.
Sorride. - Ciao, amore - mi saluta lei. La sua voce rimbomba fino a diventare un sussurro. Mi guardo intorno per capire dove mi trovo ma continua ad essere tutto nero, guardo i miei piedi per capire dove sto camminando ma anche il pavimento sembra essere nero. Sono senza scarpe e... Mi tocco il vestito bianco che ho addosso. - Non ti preoccupare. Hai addosso questo perché è quello che vuoi. Sin da piccolina amavi gli abitini bianchi.
È vero, ne avevo almeno dieci. - Sono morta? - chiedo, guardandola negli occhi. Mi è mancata così tanto, ormai quel peso che portavo sul cuore era diventata una cosa così normale per me che adesso con lei davanti e senza peso mi sembra quasi di essere diversa, più leggera, strana.
- Non ancora - risponde mio padre al posto di mia madre. Non l'avevo visto, in effetti credo veramente che sia appena spuntato dal nulla. Non riesco a capire... questo è il posto dove si va una volta morti? Ma io non sono morta, non ancora, quindi cosa ci faccio qua?
- Papà - mormoro con le lacrime agli occhi. È così bello vederlo in questo stato, così felice, con quella luce negli occhi che aveva sempre e solo quando aveva accanto a sé la mamma. Tutta la rabbia che ho provato fino ad adesso svanisce. So che non aveva il diritto di rovinarmi questi ultimi anni ubriacandosi e non facendo il padre, ma doveva veramente essere troppo dura per lui vivere senza di lei. Dopotutto è sempre stata la mamma quella più forte, tra lui e lei.
- Amore mio, non puoi morire adesso. Sei ancora troppo giovane - dice mia madre con le lacrime agli occhi stringendo un po' mio padre, come se avesse paura di qualcosa. - Hai ancora tanto da fare, così tante esperienze che ancora devi fare.
- In più hai uno scopo, e sai che questa è la cosa giusta da fare - aggiunge mio padre, serio ma allo stesso tempo dolce.
- Ma è una cosa brutta - ringhio io, infastidita.
- Sono il male, tesoro. Non potrai fare altro che bene - mormora mia madre accennando un sorriso cortese per non farmi preoccupare visto che ha le lacrime agli occhi.
- Inoltre non puoi lasciare solo Jeremy - borbotta mio padre sorridendo un po', come per dirmi "cercherò di farmelo piacere, ma in verità già mi piace e ti sto solo prendendo in giro". Tipica faccia di mio padre, che faceva quando era felice e la mamma era ancora con lui.
- È così carino con te - continua mia madre. - Ti ama così tanto. Neanche Austin ti guardava nel modo in cui ti guarda Jeremy. Ti stupirà, te lo posso garantire.
- Non mi sono mai piaciuti i ragazzi che hai portato a casa e il fatto che questo ragazzo sia un donnaiolo mi ha fatto un po' dubitare, ma lui... lui è quello giusto - dice mio padre sorridendomi e facendomi quasi piangere.
- Ci devo credere? Al fatto che siamo destinati.
- Non possiamo dirti a cosa credere - mormora mia madre, dispiaciuta. Molto probabilmente è una nuova regola perché lei prima viveva per dirmi cosa fare o cosa no, a cosa credere e a cosa no. - Ma credo tu sappia già a cosa credere, amore.
- Il tempo sta scadendo - mormora mio padre all'orecchio di mia madre, tutto d'un tratto agitato.
Aggrotto la fronte. - Quale tempo?
- Devi decidere cosa fare - risponde mia madre, ansiosa. - Rimanere qua con noi o tornare là.
Trattengo il respiro spalancando gli occhi. Non possono chiedermi se rimanere o no, non dovrebbe essere una mia scelta. Come posso scegliere tra i miei genitori e la mia vita? Come posso scegliere tra i miei genitori e Jeremy, e Ivy, e Isaac, e Scott... Come possono chiedermi di scegliere? Non posso, è una scelta troppo difficile.
- Sappi che ti capiamo e ti appoggiamo se decidi di tornare là - aggiunge mio padre con uno sguardo penetrante e continuando ad annuire. È sincero, quando lo è tende a muovere troppo la testa. Il mio papà...
- Ma voi mi mancate così tanto - dico io con le lacrime agli occhi. - Ogni volta che rimango in camera mia da sola penso a quando stavamo tutti insieme e guardavamo i film. Tutti i film, tutti i generi, tutti e tre insieme, tutti i week-end. - Sorridono facendomi uscire lacrime dopo lacrime. - Mi manca tutto questo, mi manca stare insieme a voi... Ho solo quindici anni! Ancora non sono pronta a dirvi addio. - Mi fermo per un po' di secondi abbassando lo sguardo. - Ma Jeremy.... Io lo amo.
Mia madre che ormai è diventata una pozzanghera di lacrime fa per avvicinarsi a me quando mio padre la ferma. Lo guardo male per un po' e lui capisce subito. - Scusami, tesoro - dice lui guardandomi negli occhi. - Ma se uno di noi ti tocca tu morirai.
E allora fatelo, penso, abbracciatemi. Ma dalla bocca mi esce tutt'altra cosa. - Fatemi tornare da Jeremy - mormoro abbassando lo sguardo. Quando lo rialzo per vedere la reazione dei miei genitori il mio cuore perde un battito: stanno sorridendo tutti e due. Sembra quindi che io abbia fatto la scelta giusta secondo loro. Ma... secondo me?
- Hai fatto la scelta giusta - conferma mia madre, anche mio padre sta annuendo dandogli ragione, eppure io non sono poi così felice. Una parte di me vorrebbe tantissimo rimanere là, ma un'altra vuole veramente tornare da Jeremy e baciarlo, abbracciarlo, ringraziarlo per essermi stato accanto, perdonarlo per aver scelto Allison visto che in fin dei conti era per una buona causa... non ce l'avrebbe mai fatta senza di lui.
Tutto d'un tratto però vedo tutto sfogato ed entro nel panico. - Mamma? Papà? - chiedo non vedendoli più. So che entrambi pensano che andrà tutto bene, per qualche motivo li sento ma non li sento. Non riesco a muovermi, non so se è a causa della paura o semplicemente perché non posso. Cosa dovrei fare? Dove dovrei andare? Li sento più lontani, e questo non va per niente bene.
Sento il mio cuore, sta ricominciando a battere; solo adesso mi rendo conto che prima non lo stava facendo. Apro gli occhi e sbatto più volte le palpebre per vedere meno sfuocato, qualcuno, forse un dottore, mi sta guardando, preoccupato. - Mi senti? - chiede lui. - Cassie, mi senti? - ripete. - Chiudi due volte gli occhi per si. - E così sbatto le palpebre due volte. Cerco di parlare ma non ci riesco. Voglio sapere dove sta Jeremy, se ha ancora la febbre... Qualcuno sta piangendo, ma non può essere lui. Lui non piange mai. - Ok, sta bene - annuncia il dottore per poi andarsene, distrutto. Delle infermiere si mettono davanti la mia visuale e mi danno un bicchiere d'acqua.
- Va tutto bene, tesoro - mormora una. - Ti abbiamo operata e adesso stai benone. C'è un ragazzo qua fuori che chiede di te. Lo faccio entrare? - Sorrido annuendo. A quanto pare Jeremy sta bene. Devo parlargli, devo dirgli che l'ho perdonato, che sono stata una stupida...
Ma quando la porta si apre e vedo Isaac tutti i miei pensieri si bloccano. - Lo so - inizia lui venendo verso di me. - Non sono affatto la persona che speravi di vedere.
- Jeremy? - chiedo, confusa.
- Cassie... - borbotta lui grattandosi il collo. - Jeremy se n'è andato.
Rimango in silenzio per un po' con le lacrime agli occhi. - Andato? - chiedo io, annuisce. - Che... che cazzo significa "andato"? Andato-morto o andato-scappato? Che cazzo sta succedendo? Non è possibile. No, non è possibile. Io... - Io sono tornata per lui vorrei dire, ma sembrerei una cretina e basta.
- Ti ha lasciata qua e poi se n'è andato. Non ho la più pallida idea di dove si trovi, credo si sia preso una vacanza... Cassie - aggiunge prendendomi la mano. Alzo lo sguardo su di lui e per la prima volta in vita mia il mio cuore si spezza vedendo quei suoi occhioni tristi. - Cassie, dovrà tornare prima o poi. - Sbatto più volte le palpebre cercando di svegliarmi da quest'incubo, ma non succede niente: continuo a stare qua, su questo maledetto letto con solo Isaac davanti a me. - Di solito le vacanze durano una, massimo due settimane. - Annuisco cercando di non scoppiare a piangere davanti a lui. Non riesco a respirare, non bene almeno. - Mi dispiace così tanto, Cassie. Mi dispiace... Si dev'essere spaventato. Può anche essere il miglior Cacciatore ma in amore fa veramente schifo. - Sospira. - Mi dispiace così tanto.
Annuisco un'altra volta guardando a terra mentre ormai le lacrime iniziano ad uscire così velocemente che a malapena me ne rendo conto. - Posso rimanere da sola?
- Certo - risponde Isaac abbassando lo sguardo prima di andarsene ingobbito e triste.
Mi metto la prima maglietta bianca che trovo dentro l'armadio a maniche corte, faccio una smorfia guardandomi allo specchio: la scollatura a V è veramente troppo scollata e più che bianco è trasparente. Ma non ho tempo per cambiarmi quindi esco dalla stanza e chiudo la porta. - Allora! - inizia Ivy facendomi sussultare appena sento la sua voce squillante.
- Dio... Ivy - mormoro posando una mano sul mio cuore che batte all'impazzata. - Tu mi farai prendere un infarto prima o poi con queste tue svegliate mattutine. Buongiorno anche a te, comunque.
- La tua festa è organizzata per sta sera - annuncia lei continuando il discorso che doveva ancora iniziare con un enorme sorriso. Ancora non riesco a capire come fa ad essere così sveglia a quest'ora del mattino.
Mi fermo di scatto. - Ma ti avevo detto che non la volevo fare! - esclamo, contrariata.
- Mettiamola così: non me ne frega niente di quello che vuoi o non vuoi fare - ribatte lei continuando a sorridermi innocentemente, come se fosse una frase normalissima e forse anche dolcissima.
- Ah! Bé, bastava dirlo - dico io ridendo.
- Senti dopo dobbiamo assolutamente uscire - annuncia, sembra nervosa. - Non puoi rimanere qua, oggi non c'è nessuno da salvare, siamo ufficialmente in vacanza! - Appena sento quella parola il mio cuore fa un balzo e il mio sorriso diventa del tutto finto. Ivy fa un sospiro. -Sono passate più di due settimane da quando se n'è andato, Cassie. So che è stato stronzo e tutto, ma non puoi pensare solo al tuo lavoro da Cacciatrice, hai anche una vita sociale.
- Poi vedremo, Ivy, e comunque ti ho già detto che sto bene - ribatto io. - Jeremy può fare quello che vuole. Per quanto mi riguarda può anche non tornare.
- Si, farò finta di crederti, e comunque oggi usciamo, punto - borbotta lei. - Devo uscire da qua e soprattutto devo riuscire a non pensare a quella testa di cazzo di Isaac. Per la cronaca, abbiamo litigato.
- Tu e Isaac avete litigato - dico guardandola, poco convinta.
- Già - borbotta lei guardando a terra, il ché significa che mi sta tenendo nascosto qualcosa. - Andiamo giù a fare colazione, poi usciamo. Non te lo sto chiedendo. Oggi, dopo aver fatto colazione, usciremo e andremo a divertirci.
Arriviamo giù, Ivy continua a dirmi che Isaac e lei hanno litigato, che lui è stupido, ma ancora non mi dice il motivo per cui hanno litigato. Il modo in cui guarda tutto tranne che i miei occhi mi fa capire che o mi sta mentendo o mi sta tenendo nascosto qualcosa, ma faccio finta di niente.
- Ciao, amore - la saluta Isaac venendo da voi per poi baciare a stampo Ivy. Aggrotto la fronte, non avevano litigato questi due? Ok, qua c'è qualcosa che non quadra. O lei è l'unica a conoscenza di questa litigata oppure si sta inventando tutto, perché Isaac non è il tipo che si scorda così facilmente delle litigate.
- Ah, adesso fai finta di niente! - esclama Ivy guardandolo male. Incrocia le braccia e rimane in silenzio, aspettando una risposta da Isaac, che però sembra veramente confuso.
- Finta di niente? - gli fa eco Isaac.
- Esattamente - continua lei, però non sembra affatto arrabbiata.
- Non... Non sto capendo - ribatte lui accennando una risata nervosa. - Mi sono perso qualcosa? - Mi lancia un'occhiata per cercare di capire che intende dire Ivy, ma io alzo le spalle facendogli capire che so meno di lui.
Ivy sbuffa alzando gli occhi al cielo. - Ci vuoi lasciare un attimo soli, Cassie?
- Oh, certo - esclamo io, contenta. Stavo contando i secondi che passavano, aspettavo solo questo momento, quindi prendo un vassoio e mi metto a mangiare. Intanto Ivy inizia a gesticolare come una matta con una mezza faccia arrabbiata. Non so, c'è qualcosa che non va. Sembra che stia fingendo di essere arrabbiata con lui per un motivo che non conosco.
Quando finisco di fare colazione Isaac, che sembra essere veramente arrabbiato, prende e se ne va spingendo qualcuno per farlo passare. Fa per entrare dentro l'ascensore quando mi guarda, io ho ancora la fronte aggrottata e lui si accorge di me e mi sorride, alza la mano per salutarmi e poi se ne va. Scuoto la testa, ancora più confusa. - Ma cosa...?
- Andiamo? - chiede Ivy, che è tornata alla riscossa.
- Si - rispondo pensando ancora alla faccia che aveva Isaac prima che mi sorridesse. Era infastidito e arrabbiato, ma prima che parlasse con Ivy era felice, quasi eccitato. - Prendo prima il giacchetto però.
- No! - urla lei fermandomi. Guarda il cellulare, rossa in viso e poi mi sorride. - Ok, andiamo. - La faccenda si fa sempre più strana mentre Ivy continua a trascinarmi per andare di sopra, tutto d'un tratto ha fretta! - Oggi sei più lenta del solito - mi riprende lei.
- E tu più strana - ribatto io una volta arrivate al nostro piano. Non c'è nessuno a parte Isaac, che sta parlando con un ragazzo. Ivy si ferma di scatto stringendomi ancora di più la mano. - Cazzo! - esclama lei.
- Oh, mio Dio - mormoro rendendomi conto che il ragazzo con cui sta parlando Isaac è Jeremy.
- Ok, direi di lasciar stare la tua giacca - propone lei trascinandomi indietro.
Ma lascio la sua mano. - Non mi prenderò un malanno perché ci sta quel cretino - ringhio io per poi girarmi verso di loro. Prendo coraggio e avanzo senza guardare Jeremy nemmeno per un secondo. Però sento il suo sguardo fisso su di me e questo non aiuta; il mio cuore va sempre più veloce, sembra quasi voler uscire dal petto. Entro in camera, prendo una giacca e me la metto. Sono arrabbiata, forse addirittura incazzata, sento tutto il calore del mio corpo liberarsi nella stanza per quanto sono incazzata. Faccio un respiro profondo e spalcanco la porta, mi rendo conto della scenata che sto facendo così cerco di chiuderla nel modo più delicato possibile, inutilmente visto che la porta sbatte in un moto che è tutt'altro che delicato.
- Ti avevo detto di farlo entrare in camera il più presto possibile, razza d'imbecille! - tuona Ivy. - E comunque te lo scordi, carino.
- Che sta succedendo? - chiedo io andando da Ivy senza degnare di uno sguardo Jeremy, che invece sembra fissarmi apposta. Per me è morto nel momento in cui se l'è andata a gambe, quello è un fantasma ed io non riesco a vedere i fantasmi. Jeremy Ruterful è morto e non c'è in questo corridoio.
- Ma che bella visita, Cassie Moonic - esclama il Secondo Anziano abbassandosi il cappuccio, viene da me e mi prende il braccio senza fare giri di parole e mi porta in un'altra stanza, lontana dagli altri Anziani.
- Mi sta facendo male - ringhio io, quando poi non sento più il ghiaccio dentro le mie ossa mi massaggio il braccio guardando male l'Anziano.
- Sei così fragile, Whitesun - ribatte il Secondo sorridendomi. - Allora, dimmi. - Si siede su una sedia, pronto ad ascoltarmi. Sembra molto interessato e per una volta ne sono felice.
- Ho una proposta da farle - annuncio io.
- Continua - dice, ancora più interessato. I suoi occhi bianchi ormai non mi fanno più nessun effetto, non mi fanno più paura, né i suoi occhi, né lui, né gli Anziani in generale.
- lei mi aiuterà a trovare il coltello ed io ucciderò un vampiro e un lupo mannaro se lei riuscirà a procurarmi i maghi disposti a fare quell'incantesimo per slegare il legame che ho con Jeremy. Ovviamente mi deve dare pure la vostra disponibilità - continuo io freddamente.
Ride. - Ho sentito quello che ha fatto. Mi dispiace - ribatte lui. Annuisco giusto per cortesia, anche se so che il suo dispiacere non è affatto reale, anzi ci gode a vedermi in questo stato. Per qualche strano motivo mi odia e ama vedermi con il cuore a pezzi a causa della mia anima gemella.
- Bene - dice alzandosi di scatto, faccio un passo indietro per essergli abbastanza lontana. - Accetto la tua proposta - risponde quindi mettendosi davanti a me per stringermi la mano. Glie la stringo volentieri, perché anche se il freddo inizia ad entrare dentro di me il calore della vittoria, della felicità sono più potenti.
- Bene - dico sorridendo.
È fatta.
- Hai capito? - chiede Ivy riportandomi nel mondo reale.
- Cosa? - chiedo io, confusa.
- Isaac vuole venire con noi e in più vuole portare Jeremy. Ovviamente io gli ho detto di no, perché noi non vogliamo né uno, né l'altro - ringhia Ivy guardando male il ragazzo. A quanto pare adesso hanno litigato veramente o è in atto una lite silenziosa, fatta di sguardi assassini e tutto il resto.
- No, tranquille, io non posso venire. Devo fare delle cose importanti - ribatte Jeremy continuando a fissarmi. Ah, ecco. Sarebbe stata una bella scenetta sennò. Con quale coraggio sarebbe venuto? Con quale faccia? A volte mi stupisco ancora, ma perché ancora non ho capito che si tratta di Jeremy Ruterful.
- Bene - esclamo subito io. - Allora il problema è risolto. Andiamo, Ivy? - finisco io, più fredda che mai. Sento il cuore di Jeremy, percepisco le sue emozioni e i suoi sentimenti; ho sentito il dolore fisico che ha provato quando ho detto che il "problema era risolto". Ma non importa, devo essere più forte di così, dopotutto lui se n'è andato. Adesso è tornato, è vero, ma non importa nemmeno questo. Ormai è troppo tardi.
Andiamo alla libreria per vederci un film che non è per niente bello, ma mi rifiuto di tornare all'Istituto. Non ce la faccio a vedere Jeremy, perché so che prima o poi dovrò guardarlo in faccia e quando succederà tutta la mia fermezza scomparirà, portata via dal vento come cenere.
Sto per uscire dalla sala, ormai troppo annoiata per continuare a vedere questo film quando sento delle urla provenire da fuori. La prima cosa che faccio è guardare Ivy, che però sta guardando fuori. Ci alziamo subito e la seguo fuori dalla sala dove la maggior parte delle persone presenti nella libreria continuano a correre da una parte all'altra.
Tra tutta quella gente c'è una persona a terra, un ragazzo. - Oh, mio Dio! - urlo io, scioccata. - Liam! - Corro da lui, ma è immerso in una pozza di sangue quindi mi fermo di scatto mettendomi una mano davanti alla bocca per cercare di non vomitare.
- Cassie, dobbiamo aiutare le persone - urla Ivy scuotendomi. - Cassie, è morto, è troppo tardi. Dobbiamo andare!
- È morto - le faccio eco io guardando il corpo di Liam. - Oh, mio Dio! - Sto piangendo.
- Cassie, cazzo, smettila! - tuona lei. - Dobbiamo vedere chi ha fatto questo.
Ha ragione. Mi guardo intorno, cerco di visualizzare tutte le persone, ogni singolo dettaglio che possa aiutarmi a capire chi ha ucciso l'unica sirena che è stata in grado di baciarmi. Ad un certo punto riesco a vedere una ragazza, il capo di Liam. Non m'importa se è stata lei o no, la devo prendere e uccidere. Corro verso di lei facendo finta di non sentire Ivy mentre mi chiama per qualche ragione. Una volta presa la spada, che ormai ho sempre con come tutti i Cacciatori, la sbatto al muro mettendole la spada vicino alla gola. Lei spalanca gli occhi respirando velocemente, posso solo immaginare quanto stia battendo veloce il suo cuore. Adesso non ride più, la stronza.
- Lasciami andare o ti ammazzo con le mie stesse mani - urla lei.
Rido. - Credimi - ringhio, - provaci e ti giuro che sarai morta prima di rendertene conto.
- Ok, va bene. Cosa vuoi da me? - chiede.
- Che hai fatto a Liam? - chiedo praticamente ringhiando. Rimane in silenzio e così perdo la pazienza e avvicino ancora di più la spada al suo collo, ma lei ride.
- Non puoi ammazzarmi, Cacciatrice - dice con un sorriso stampato su quel viso che odio così tanto. - Questo è l'incantesimo di Liam - aggiunge ridendo. - Sapevo che era riuscito a catturarti. Puoi anche avergli resistito, ma si resiste fino ad un certo punto a Liam.
- Vuoi vedere come ti ammazzo? - tuono avvicinando ancora di più la spada.
- Perché? Perché stavo per baciare il tuo amato o perché Liam è appena morto? - chiede lei facendomi arrabbiare ancora di più. Sento un peso allo stomaco, un qualcosa che lo stritola... La sirena urla, le esce il sangue da una ferita abbastanza profonda sul collo.
- Cassie! - mi chiama Ivy, ma io continuo a tenere lo sguardo fisso sulla sirena, che continua ad urlare. - Cassie, chi è questa?
- Il capo di Liam - ringhio io continuando a guardarla negli occhi. Finalmente ha smesso di urlare e si è calmata, non mi guarda più come se mi stesse sfidando. Ha capito che faccio sul serio.
- Ok... ora allontanati da lei, Cassie, eh? - chiede Ivy avvicinandosi a me. - Dobbiamo portarla dagli Anziani. A loro serve viva, lo sai. Poi ci penseranno loro. - Rimaniamo tutte e tre ferme per un bel po', io sono troppo arrabbiata con la stronza per muovermi e lasciarla vivere, la stronza è troppo spaventata per muoversi e Ivy ha troppa paura che io uccida la stronza per muoversi. Poi faccio uno scatto indietro, tanto per spaventare la sirena che infatti sussulta. Prendo le sue braccia con meno delicatezza possibile e le vado dietro puntandole la spada contro la schiena.
- Avanza, sirena - ringhio sputando quasi veleno, lei capisce che non è il caso d'infastidirmi ancora di più ed inizia a camminare.
- Mi fai male, Cacciatrice - si lamenta lei, eppure io rido continuando a farla avanzare con la spada puntata su di lei, la punta che quasi straccia il vestito.
- Bene - ribatto sorridendo.
Dentro la macchina sono io a stare accanto alla sirena, che non muove nemmeno un muscolo facendomi sorridere, soddisfatta. Ci presentiamo alla guardia che controlla l'edificio e quest'ultima ci fa entrare subito, ma ci ferma chiedendoci: - Perché avete portato con voi un demone?
La sirena si mette a ridere, come sempre d'altronde. - Io un demone? Bello mio, sono una creatura fantastica.
Alzo gli occhi al cielo. - Sto per vomitare... Nella libreria c'è stato un attacco e una sirena è morta. Lei è il suo capo. - Dopo aver ascoltando il piccolo riassunto la guardia si fa un'altra volta da parte e ci fa passare.
- Perché fa così freddo? - chiede la sirena indietreggiando quando la porta si spalanca davanti a noi, la fermo con una mano.
- Perché sono fantasmi - rispondo io, giusto per farla morire d'infarto. La verità è che non sono né fantasmi né umani.
- Cassie Moonic e... Ivy Dempson - esclama il Terzo. - Ormai è diventato un vizio venirci a fare visita, nostra cara Cassie. Devo pensare per caso che sei infatuata da uno di noi?
- Assolutamente no - rispondo tranquillamente io. - Sono qua... Siamo qua perché abbiamo appena assistito ad un omicidio di una sirena e questa sirena qui presente era il suo capo.
- Non ho mai capito voi sirene - borbotta il Quarto Anziano alzandosi e togliendosi il cappuccio. - Un capo per ogni gruppo, il più spietato. - Jasmine, giusto? - chiede poi facendomi trattenere il respiro alla sirena, che è spaventata a morte. - Permettimi di prendere la tua mano - aggiunge poi porgendogli la mano. La sirena alza la mano per poi metterla sopra quella dell'Anziano. Quest'ultimo chiude gli occhi bianchi e fa un respiro; quando li riapre spalancandoli si gira verso gli altri Anziani. La sirena inizia a tremare così tanto che mi viene quasi da proteggerla dal freddo, ma l'Anziano si gira con la spada in mano e le taglia la testa. Indietreggio piena del sangue della sirena in faccia e sulla maglietta, insieme ad Ivy. - Perché l'avete fatto? - chiedo, scioccata, guardando la testa della sirena ormai staccata dal proprio corpo.
- Dobbiamo fare una riunione con tutti voi Cacciatori domani - annuncia il Prmo Anziano. - Per ora potete andare - aggiunge poi, la porta si spalanca e così io ed Ivy ce ne andiamo quasi correndo.
Appena arriviamo all'Istituto Louis ci accoglie con una faccia preoccupata e Isaac proprio dietro di lui. - Che è successo? - chiede Louis. - Ho sentito gli Anziani ma non mi hanno spiegato bene.
- Alla libreria c'è stato un omicidio - risponde Ivy facendo fare al mio cuore un balzo. Lo so che non gli stava molto simpatico ma potrebbe almeno non essere così fredda. Dopotutto è morto qualcuno, qualcuno che conoscevo, qualcuno con cui ho avuto una... mezza relazione.
- Come? - chiede Isaac, spaventato.
- Hai sentito benissimo - borbotto guardando male Ivy, che però nemmeno se ne accorge visto che è intenta a conversare con il padre.
- Cosa ci facevate con gli Anziani? - chiede Louis.
- Abbiamo portato il capo di Liam da loro - rispondo freddamente per cercare di non far vedere quanto in verità questa cosa mi abbia scioccata. La morte di Liam, la morte di Jasmine...
- E ora dov'è? - chiede Louis.
- È morta - dico io con la stessa voce. Tutti mi guardano come se fossi una specie di alieno, sicuramente perché pensano che non me ne importi niente. - Scusate, devo andare - li avverto prima di andare in camera mia.
Quando però entro in camera pronta a farmi una grande dormita non faccio in tempo a posare la spada che mi rendo conto di Jeremy. - Che ci fai in camera mia? - chiedo, infuriata. Ovviamente deve sempre fare qualcosa, non può starsene per i fatti suoi, no certo che no! Lui è nato per rompere le palle a me e ora crede di avere pure il diritto di entrare in questo modo in camera mia.
- Ah, ma allora esisto! - esclama lui guardando un foglio. Il mio foglio. Quel foglio. - Pensavo fossi diventato un fantasma, sai? - chiede guardandomi negli occhi. - Lo credevo veramente. Ad un certo punto ho dovuto addirittura fare la prova della porta. Hai presente? I fantasmi dovrebbero attraversare le cose e indovina? Io ci sono proprio andato contro.
- Non fai per niente ridere. Che cosa ci fai in camera mia? - ripeto distrattamente guardando ogni tanto il foglio che continua a tenere in mano. Lo sta piegando tutto, lo tiene stretto come se volesse romperlo da un momento all'altro e ho paura di questo. Mi serve quella lettera, mi serve per quando sono senza speranza. Mi è servita nei momenti in cui scoppiavo a piangere perché lui mi aveva abbandonata, mentre io ero tornata per lui.
- Sapevo che mi stavi nascondendo qualcosa - annuncia lui. - Così ho frugato un po' in camera tua e ho trovato questa. - Alza la lettera del Secondo Anziano con su scritto che aveva trovato i dieci maghi e che tutti gli Anziani avevano accettato, e che quindi ora stava cercando il pugnale per uccidere il vampiro e il lupo mannaro.
- Non puoi entrare così in camera mia - ribatto io cercando di cambiare discorso. La verità è che senza di quello io sono fregata, mi serve e lui non c'entra niente con questa storia. Mi deve assolutamente lasciar fare, o questa volta va a finire veramente male. Cerco di guardarlo negli occhi ma fa male e in più continua a tenere quel maledetto foglio alzato, lo vorrei solo prendere, piegarlo e metterlo dov'era prima.
- Non me ne frega niente - sbotta lui, arrabbiato.
- No - ringhio io. - No, ti dico io quello che non ti dovrebbe fregare - continuo avanzando verso di lui. Lo vedo irrigidirsi visibilmente. - Di me! Quindi ora sparisci e se dici a qualcuno quello che ho intenzione di fare giuro su Dio che ti ammazzo.
- Non puoi veramente farlo - mormora lui, vedo le sue labbra muoversi e ne rimango catturata. Sono così belle, sono così arrabbiata con lui ma l'attrazione che provo... lo vorrei prendere, stringere forte quel suo viso e ucciderlo di baci. - Non puoi allearti con uno degli Anziani. Soprattutto se questo è il Secondo. Non puoi veramente pensare che io ti lasci fare una cosa del genere, Cassie.
- Quello che faccio non sono affari tuoi, quindi ora o te ne vai oppure chiamo Louis. A te la scelta, Jeremy. - Appena pronuncio il suo nome anche lui abbassa lo sguardo sulle mie labbra e deglutisce, si bagna un po' le labbra con la sua lingua ed io devo veramente - veramente - fare uno sforzo disumano per non posare le mie labbra sulle sue. Non so perché ma più andiamo avanti e più sono attratta da lui, ma oggi sto veramente esagerando e uso come scusa il fatto che non lo vedo da due settimane.
- Per dirgli cosa? - chiede avvicinandosi ancora di più. Se alzassi la mia mano potrei toccare il suo petto, o il suo viso, o tracciare il confine di quelle bellissime labbra. - Che sono entrato e ho trovato questa? - chiede con una voce diversa, più profonda. Alza la lettera e così cerco di prenderla ma lui la alza ancora di più, dove io non posso arrivare. Stronzo.
- Dammela - ringhio. Non ho mai voluto essere più alta come adesso.
- No - risponde lui seccamente, sembra che si stia divertendo però.
- Ho detto: dammi la lettera - sbotto sputando acido.
Lui butta a terra la lettera e faccio per raccoglierla quando lui mi prende il braccio e in qualche modo mi ritrovo girata con il braccio dietro la schiena come se mi volesse mandare in galera o cose del genere. Riesco a sentire il suo respiro battere sul mio orecchio, il suo corpo attaccato al mio. - Tu domani dirai al Secondo che non vuoi più fare quell'incantesimo o giuro su Dio che non ti lascio andare, Cassie - mi mormora all'orecchio.
Sento le ginocchia tremarmi per la vicinanza. Credo sia la prima volta che siamo così vicini. Sto facendo troppi sforzi uno dopo l'altro, adesso per esempio devo riuscire a non appoggiarmi completamente a lui. Ma è più forte di me, giro la testa per guardarlo. Trattiene il respiro guardandomi da così vicino e abbassa ancora una volta lo sguardo verso le mie labbra, la mano che stringe il braccio allenta la presa per scendere fino alla mia mano e intreccia le sue dita con le mie mentre l'altra si posa sul mia fianco per farmi avvicinare ancora di più a lui. Un altro sforzo che devo fare è quello di rispondere a tono. - Mai - mormoro, ma solo perché la risposta mi galleggia nel cervello da quando ha detto quella frase. Ora come ora non mi ricordo nemmeno di cosa stavamo parlando.
- Bene, allora puoi dire addio alla tua lettera - dice allontanandosi di scatto da me. Sbatte più volte gli occhi e si allontana ancora un po'. Una parte di me lo sta ringraziando mentre l'altra vorrebbe prenderlo a calci.
- Va bene, tanto non mi serve a niente - mento io. - So già cosa devo fare, l'ho già letta.
Mi guarda per un po' non sapendo cosa dire ma sembra arrabbiato un'altra volta. - bene, allora andrò da Louis.
Rido. - Credi veramente che me ne freghi qualcosa? - chiedo mentendo. - Loui non si metterà mai contro gli Anziani. - Socchiude cercando di guardarmi male mentre io riesco solo a pensare che sto riuscendo a vincere con il suo stesso gioco. - Quello che faccio non sono più affari tuoi da molto tempo, Jeremy. - Vado verso la porta. - E ora se non ti dispiace devo prepararmi per la mia festa di compleanno dove tu non sei invitato. - Apro la porta e gli sorrido falsamente.
- Stai facendo una stronzata, Cassie - ringhia lui venendo verso di me.
Gli faccio segno di uscire. - Vattene - borbotto. - Per me sei morto due settimane fa. Non ha più importanza quello che dici.
Il suo sguardo si fa ancora più duro ma sembra più triste che altro, purtroppo è molto bravo a nascondere le sue emozioni, per fortuna sono avvantaggiata e riesco benissimo a sentire che è triste. Se ne va a passo veloce sbattendo la porta.
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