Capitolo 14: Troppo giovane
– Cassie! – urla qualcuno. Apro gli occhi, o almeno ci provo visto che essi sembrano non volerlo fare. Cerco di dirgli che non riesco ad aprire gli occhi ma la bocca non si apre, cerco di muovere almeno le dita delle mie mani ma nemmeno loro sembrano volersi muovere. – Cassie, svegliati! – urla Jeremy. – Cassie, per favore! – continua. Qualcuno mi prende in braccio, quel qualcuno sembra avere il fiatone e mi rendo conto che fuori stanno urlando. Cerco di svegliarmi ancora una volta ma non ci riesco nemmeno questa volta.
– Jeremy! – tuona Louis. – Cosa sta succedendo? Non puoi rimanere qua, tra un po' andrà tutto in fiamme! Vai via! Andate via da qua!
– Non si sveglia – risponde Jeremy con una voce tremolante, segno che sta per piangere. – Non si sveglia. Ho provato a svegliarla ma non da segni di... Cosa diavolo sta succedendo?
– È... è morta ieri, molto probabilmente si sta riprendendo – risponde Louis. – Lasciala là.
Il mio cuore si ferma. Cosa? Lasciala là? Valgo così poco per quest'uomo? Tutti questi giorni, settimane dentro un Istituto perché potevano uccidermi e ora dice semplicemente "lasciala là"? Oh, fantastico!
– Cosa? – chiede Jeremy, incredulo. – Sei impazzito? Non possiamo lasciarla qua, morirà di sicuro! Ti sei impazzito tutto d'un botto? Abbiamo bisogno di lei, non possiamo lasciarla qua. No, io non la lascio qua. È di Cassie che stiamo parlando. Non la lascio qua. Scordatelo.
– Devi! – tuona Louis, arrabbiato.
Una mano di Jeremy mi stringe ancora di più le cosce mentre l'altra sulla schiena fino alla spalla mi spinge più verso il suo corpo, facendomi capire che non ha intenzione di lasciarmi andare. – No. Non posso – ringhia Jeremy.
– Jeremy, lasciala! Ora! – urla ancora una volta Louis. – Non ti devi preoccupare per lei, sul serio. Lo sai che ci tengo a Cassie e non la lascerei mai morire in questo modo. È per questo che ti sto dicendo di andartene, ci penseranno...
– Riesce a pensare! Riesco a sentire i suoi pensieri, le sue emozioni – esclama Jeremy. – Ha paura. Sta morendo di paura. No, non la posso lasciare qua! Riesce a sentirci. Ne sono sicuro.
– E cos'hai intenzione di fare, eh Jeremy? Andrai in giro a combattere con lei in braccio? Bel modo per farla morire una volta per tutte – l'aizza Louis.
– Tu non capisci! – urla Jeremy, frustrato. – Non posso lasciarla qua. Non combatterei nemmeno bene pensando che lei è qua, immobile e in pericolo.
– Jeremy Ruterful è un ordine – tuona Louis. – Ci saranno le infermiere qua a proteggerla.
Le sue braccia mi posano sul letto, le sue dita mi tolgono qualche ciocca dai capelli e mi accarezzano la guancia, le sue labbra si posano sulla mia fronte ed io dopo tutto questo sono costretta a rimanere ferma, con la pelle d'oca e le scariche di adrenalina che però a quanto pare non servono a molto visto che continuo a rimanere immobile con gli occhi chiusi. – Stai tranquilla, ok? Io starò qua fuori, ti controllerò e se vedrò qualcosa verrò a prenderti. Non m'importa niente, possono morire tutti per quanto mi riguarda... Tu sei più importante. – Le sue dita sfiorano a malapena il mio viso e se non fosse per il fatto che non posso muovermi a quest'ora sarei rabbrividita.
Nessuno mi fa provare o mi ha mai fatto provare le sensazioni che provo sentendo le sue dita sfiorarmi a malapena il corpo, o anche solo guardarmi nel modo in cui mi guarda lui. Mai nessuno. Nessuno.
Dopo un bel po' ancora non riesco a svegliarmi, il ché è orribile perché purtroppo riesco a sentire tutte le urla dei miei compagni di battaglia, dei mostri che vengono feriti, dei bambini e dei genitori che non riescono a trovarli e vorrei tantissimo aiutarli ma non posso. Tutto questo mi fa infuriare, se riuscissi a fare qualcosa la prima cosa che farei sarebbe quella di spaccare qualcosa o la testa di uno di quei maledettissimi demoni.
Il letto inizia a tremare sempre di più, le urla si fanno più distinte e vicine per qualche strano motivo e infine sento il vento sbattere contro il mio corpo facendomi capire che la capanna non esiste più. Ovviamente deve esserci sempre qualcosa, la situazione si deve sempre trasformare da "schifo" a "catastrofe".
– No! – urla qualcuno, mi sembra Jeremy, il ché spiegherebbe il motivo per cui io sono riuscita a sentire la sua voce nonostante sembri molto lontano.
Qualcuno graffia la mia pancia prendendomi in braccio del tutto di verso da come mi ha presa prima Jeremy, visto che credo che sia solo una mano. Il mio cuore inizia a battere ancora più veloce, cerco di aprire gli occhi giusto per capire se la situazione è così critica come mi sembra da occhi chiusi. Riesco a sentire l'alito del demone. Riesco ad aprire gli occhi e la prima cosa che vedo è un'invitante bocca che mi vuole mangiare, urlo guardandomi in giro, ma non riesco a vedere Jeremy.
Il demone mi lascia cadere ma non per terra, la sua bocca spalancata diventa sempre più vicina facendomi urlare ancora di più... poi il mostro cade a terra e così io gli cado sopra. Cerco di alzarmi ma sono ancora molto stanca quindi dopo pochi secondi cado un'altra volta. Una mano entra nella mia visuale, cerco di prenderla ma il demone mi riprende subito stringendomi ancora di più, stritolandomi. Quando sono più in alto riesco a vedere Jeremy, che poco prima mi stava tendendo una mano per alzarmi. Non riesco a respirare, la presa è troppo stretta; inizio a dare calci al demone senza nemmeno fargli male. Poi urla un'altra volta, mi stringe ancora di più ferendomi e il prato inizia a diventare sempre più vicino... Lascia la presa ed io ne approfitto per proteggermi dalla caduta.
Atterro a terra con un tonfo senza essere riuscita ad attenuare un minimo la caduta. Il corpo inizia a pulsare per il dolore che sto provando, tossisco alcune volte senza nemmeno respirare regolarmente. Da una parte però sto meglio, visto che le unghie del demone non sono più conficcate nella mia pancia. Non posso rimanere sdraiata qua, mi alzo in fretta e quando mi giro incontro subito gli occhi di Jeremy... e la sua spada.
Il demone scompare una volta per tutte. Tossisco e faccio per allontanare la mano quando la vedo rossa, piena del mio sangue. – Oh... Jeremy! – urlo in preda al panico. Inizio a pensare. Sangue. Ho sputato sangue. Cosa significa? Sangue nei polmoni? Può essere. Emorragia? Non lo so, non credo. Non ci capisco niente! Non sono un fottuto dottore!
– Che succede? – chiede Jeremy, alzo la mano e il suo viso diventa lentamente sempre più bianco. – Da dove... – Alza lo sguardo sul mio viso e spalanca la bocca.
– Cosa? – chiedo io. – Cosa c'è che non va?
– Ti... sta uscendo il sangue dal naso – mormora lui togliendomi il sangue e facendomi vedere. – Cosa... diavolo sta succedendo? Sangue dal naso potrebbe essere... sangue nel cervello, no? Come cazzo fai ad essere ancora viva o sveglia allora?
– Non... non lo so.
Mi mette i capelli dietro le orecchie e spalanca gli occhi. – Cazzo – urla lui prima di prendermi per mano e iniziare a correre più veloce di prima. – Ce la fai? Ti prendo in braccio? – chiede continuando a correre. Mi fermo sentendo il mio cuore andare più piano del solito, il battito sembra ancora irregolare e.... – Cosa c'è? Perché ti sei fermata?
Alzo lo sguardo su di noi ma la vista è come annebbiata. Sbatto gli occhi più volte ma non sembra cambiare niente. – Vai – mormoro capendo di stare veramente male.
– Cosa? – chiede lui, sotto shock.
– Vai a combattere.
– E te?
– Jeremy, io non riesco a....
Cado a terra senza più forze e sentendo dolore su tutto il corpo.
Non faccio in tempo ad aprire gli occhi che mi ricordo tutto quello che è successo. Mi siedo di scatto nonostante continui a vedere tutto sfogato. – Dove sono? – chiedo con poca voce.
– Tranquilla – mormora Jeremy, mette una mano sopra la mia. Sorrido, è qui, vicino a me e mi sta tenendo la mano. E mi sta sorridendo veramente. – Sei in infermeria e la battaglia è finita, non dovrebbero più arrivare altri demoni.
– Cos'è successo? – chiedo.
– Sei svenuta – risponde lui. – Emh... hanno detto che quando hai aperto gli occhi non eri completamente guarita e la tua saluta è peggiorata molto quando il demone ti ha presa. Come ti senti? – Sembra realmente preoccupato per me. Mi ha detto più cose in questi ultimi giorni che da quando ci siamo incontrati. Non cose tipo "ehi, ciao" ma tipo "ti amo" o che sono importante, o che tutti gli altri non hanno importanza se ci sono io di mezzo. E tutto questo mi fa sentire molto meglio.
– Sono stanca – dico io. – Non riesco a tenere gli occhi aperti – finisco ridendo per l'imbarazzo.
– Credo sia normale – bofonchia Jeremy stringendomi un po' di più la mano, come se avesse paura di qualcosa. Forse ha paura che io possa morire sul serio, dopotutto non sarei la prima Whitesun che muore prima dei vent'anni.
– Da quant'è che sto così?
– Da... due giorni – risponde lui e quando vede la mia espressione la sua mascella s'irrigidisce ancora di più. – Cosa c'è? È passato troppo o troppo poco tempo?
– Troppo tempo, direi – mormoro io. – Di solito non ci metto così tanto. Voglio dire, di solito ci metto più o meno un giorno, magari non sono ancora in forma ma il secondo giorno sto bene. Questo è il secondo giorno e mi sento uno straccio.
– Infatti c'è qualcosa che non va – s'intromette Louis, che riesco a riconoscere solo dalla voce visto che la mia vista ora come ora non è una delle migliori. – Gli Anziani ti vogliono vedere immediatamente. Hanno detto che è molto urgente, quindi devi andare adesso.
– Aspetta, cosa significa che c'è qualcosa che non va? – chiede Jeremy alzandosi per andare da Louis. – Cosa c'è che non va? Voglio dire... Non è successo niente di diverso dalle ultime volte che...
– Non lo so, Jeremy. Mi hanno solo detto che non è normale che lei stia ancora così e che la dobbiamo portare immediatamente da loro. Hanno molti poteri, vedrai che riusciranno a capire cos'ha che non va. Ne sono sicuro. Ora... andiamo – ribatte Louis.
– L'accompagno io, tranquillo – risponde Jeremy con il viso pallido, come se stesse per vomitare.
– Non avevo dubbi. – Louis mi guarda con un'espressione strana, fa un cenno di saluto e se ne va con le mani nelle tasche. Sembra molto preoccupato e questo mi fa pensare che non ci abbia detto qualcosa. Se prima non avevo l'ansia adesso ce l'ho di sicuro.
– Non c'è bisogno che mi accompagni – ribatto io guardandolo.
– Si, invece – dice Jeremy, nervoso. – Puoi non pensare al fatto che sono andato a letto con Allison per un solo minuto? O chiedo troppo? — borbotta.
Scuoto la testa, in verità non ci stavo nemmeno pensando, è che non voglio sembrare una ragazza debole, non credo di aver bisogno di qualcuno che mi accompagni dagli Anziani. Ma ora che me l'ha ricordato allora è sicuro che non voglio che mi accompagni. La cosa più brutta è che io li ho visti a letto, ho visto i ricordi di Jeremy... Ho visto e sentito tutto. – Si, chiedi troppo – ringhio io. Tossisco un'altra volta e sento il sapore metallico del sangue dentro la bocca. Faccio una smorfia e guardo Jeremy, che è diventato pallido. – Cosa?
– Emh... – inizia lui, prende un fazzoletto, ancora più pallido di prima e si avvicina a me. È più forte di me e allontano il mio viso dalla sua mano. – Sei così arrabbiata con me da allontanarti? – chiede, stupefatto. – Cassie...
– Ho visto te e Allison a letto. Secondo te come mi dovrei sentire?! – tuono io con una voce rauca. Rimane in silenzio per un po' con le guance rosse per l'imbarazzo e per la prima volta penso a come si possa sentire lui. Dopotutto li ho visti in un momento... intimo. Poco m'interessa però, visto che quella che non doveva vedere sono io e che il solo pensiero che loro due... Mi siedo sul letto nonostante mi sta scoppiando la testa. – Jeremy? – mormoro io. – Jer... il secchio... – Ma è troppo tardi. Il mio corpo sussulta e poco dopo sono costretta a rigettare tutto quello che avevo dentro lo stomaco.
– Cassie! – dice Jeremy, preoccupato, mettendomi indietro i capelli. – Va tutto bene. Va tutto bene – mormora, più per convincere sé stesso che me. – Risolveremo anche questa cosa, Cassie. Te lo prometto. Andrà tutto bene. Dai, andiamo...
– Faccio da sola. Non sto così male, molto probabilmente non avevo digerito. Sto guarendo, come sempre, solo più lentamente. – Mi alzo e riesco a rimanere in piedi da sola. – Vedi? – chiedo io sorridendogli, soddisfatta, prima di perdere l'equilibrio. Faccio per cadere a terra quando Jeremy mi prende, stringendomi a lui. Siamo vicinissimo, forse ad un centimetro di distanza e sento il suo cuore andare velocissimo, forse per la vicinanza o forse per lo spavento.
– Vedi? – ripete lui prendendomi n braccio. Sbuffo. – Sei proprio una ragazzina testarda.
– E tu sei proprio uno stronzo puttaniere – ringhio io mettendo il braccio dietro il suo collo per essere più comoda.
Ride. – Tieni, ragazzina – ribatte porgendomi il fazzoletto.
– A che mi serve il fazzoletto? – chiedo guardandolo mentre avanza senza fare alcuno sforzo, che peso poso si sa ma non fino a questo punto. Sembra proprio non fare il minimo sforzo, come se fossi veramente una piuma di un qualche uccello.
– Hai le labbra e metà guancia destra sporche di sangue – risponde lui freddamente.
Il mio cuore fa un balzo e mi nascondo dietro il fazzoletto, imbarazzata. – Ah – borbotto io. – Dirmelo prima no? – chiedo evitando il suo sguardo. So di essere rossa come un pomodoro ora come ora, non che faccia differenza visto che il mio nuovo fondotinta tende leggermente al rosso.
– Non mi hai fatto parlare fino ad adesso, né toccarti. A cosa serviva secondo te il fazzoletto prima? – risponde lui uscendo dalla tenda.
Sento il freddo sbattere sulla mia pelle facendomi rabbrividire, così metto il mio viso appena sotto il mento di Jeremy per proteggerlo dall'aria. Trattiene il respiro stringendomi un po' di più a lui, il suo cuore inizia a battere più veloce mentre io non posso fare altro che perdermi nella perfezione di questo momento e nel suo buonissimo profumo. Poi però mi mette a terra. – Cosa fai? – chiedo io cercando di reggermi in piedi nonostante la stanchezza e le vertigini. Si toglie il giacchetto e me lo mette sulle spalle.
– Sei freddissima – annuncia lui riprendendomi in braccio.
Sento le sue mani sulle mie cosce. È l'unica parte calda del mio corpo. Mi metto meglio il giacchetto per poi mettere ancora una vola il mio viso sull'incavo del suo collo. – Grazie – mormoro cercando i suoi occhi. Abbassa subito lo sguardo e l'incontro, quel celeste con le sfumature blu; si ferma. Mi guardo intorno, confusa. – Perché ti sei fermato?
– E se ti volessi baciare? – chiede lui tutto d'un tratto.
Deglutisco. – Interessante – esclamo io mentre sto per entrare nel panico. – Gli Anziani ci stanno aspettando però, io ho tutta la bocca sporca del mio sangue e ho vomitato da poco. Fai un po' te.
Ride. – La ragazzina ha paura di baciarmi – mi prende in giro lui ricominciando a camminare.
Mi sta dando della codarda, ma adesso che so che non mi bacerà sto molto meglio, quindi forse infondo lo sono veramente. – Perché dovrei avere paura di baciarti? Mica sei un angelo – borbotto io guardando davanti a noi.
– Ah no? – chiede lui ridendo.
Faccio una mezza risata. – Sei ridicolo – esclamo, però poi appoggio la testa sul suo petto e il suo mento si appoggia sulla mia testa facendomi sorridere come una cretina. Odio tutto questo, odio le sensazioni che provo quando sono con lui perché so che non potrò mai e poi mai controllarle. E non potrò mai controllare i miei sentimenti.
– Possiamo? – chiede Jeremy svegliandomi. Siamo in una tenda dove ci sono solo delle sedie e un tavolo. Su di esse sono seduti gli Anziani, che smettono di parlare sentendo la voce di Jeremy. Stringo la maglietta di Jeremy, gli Anziani continuano a farmi paura, soprattutto il Secondo che sembra odiarmi più degli altri.
– Certo, venite – risponde il Terzo e così Jeremy si avvicina un po' di più a loro. – Non riesci nemmeno a stare in piedi, Cassie?
Come ho già detto, odio essere la debole di turno. – No, mi dispiace – borbotto, infastidita più per il mio corpo che per la domanda che mi hanno appena fatto.
– Ci ha provato ma è caduta – aggiunge Jeremy facendomi sentire ancora più stupida. Mi guarda, preoccupato, facendomi capire che riesce a sentire la rabbia che sto provando; abbassa lo sguardo con le guance un po' rosse.
– Mi dispiace, Cassie, ma ti devi mettere in piedi adesso – dice il Primo Anziano. Annuisco facendo segno a Jeremy di mettermi giù, cosa che fa senza aggiungere niente. – Puoi tenerla se vuoi – continua il Primo abbassandosi il cappuccio una volta arrivato davanti a noi. Intanto le mani di Jeremy sfiorano i miei fianchi, pronto a prendermi in qualsiasi momento. Il Primo chiude gli occhi posando le sue mani sul mio viso, fa subito una smorfia. – Strano – mormora strizzando gli occhi che poi apre di scatto. – Hai delle emorragie interne, tra cui una celebrale. È veramente... un caso urgente.
– Ma sto guarendo, no? – chiedo, ansiosa.
– No, non stai guarendo affatto – risponde il Primo facendomi quasi venire un attacco di panico.
– Cosa? – chiede Jeremy. – Ma... non è possibile.
– Oh, si invece – ribatte il Secondo sorridendo. – Cassie ha solo quindici anni, il suo potere non è così potente da proteggerla ogni giorno. È morta troppe volte in un lasso di tempo troppo corto.
– Ok, quindi adesso che si fa? – chiede Jeremy con voce tremante.
– Deve essere operata, ma è veramente in gravi condizioni. Non so se ce la farà – risponde il Primo continuando a guardarmi più preoccupato di prima. Appoggio la testa sul petto di Jeremy, impaurita, e lui mi abbraccia stringendomi più forte possibile. Il Primo quindi se ne va a testa bassa rimettendosi il cappuccio e il Secondo prende il suo posto.
Mi sorride venendomi incontro, chiude gli occhi una volta aver toccato il mio stomaco. – Ai – esclama lui aprendo gli occhi con una smorfia disgustata. – È disgustoso per quant'è grave – aggiunge sorridendomi. – Direi che è meglio se andate in infermeria e la fate operare subito.
– Con il vostro permesso – mormora Jeremy, gli Anziani annuiscono e così Jeremy mi prende in braccio e si precipita fuori con il cuore che batte così forte che sembra pronto ad uscire dal suo petto. Continua ad essere pallido e sto iniziando a preoccuparmi, perché sembra anche molto, forse troppo caldo.
– Jeremy, calmati – mormoro io. – Hai la febbre per caso?
– No, non dirmi di stare calmo – ringhia lui. – Come fai tu ad essere calma dopo tutto quello che ti hanno detto? Vuoi morire per caso? Bé, scordatelo.
– Stai facendo tutto da solo, Jeremy – borbotto io. – Non voglio morire ma non mi sento male. So che ce la farò, ce l'ho sempre fatta, perché non ce la dovrei fare anche oggi?
– Ah, non lo so, forse perché il tuo potere non sta facendo quello per cui è stato creato? – chiede Jeremy, arrabbiato e preoccupato. – Smettila di parlare così, Cassie. Sembra che niente possa distruggerti ma non è così.
– Jeremy, mi stia facendo male – borbotto cercando di tranquillizzarlo un po'.
– In che senso? – chiede lui aggrottando la fronte.
– Nel vero senso della parola. Mi stai sballottando da una parte all'altra. Posso veramente camminare da sola adesso, magari posso appoggiarmi a te, ma mi sento molto meglio. Sul serio...
– Scordatelo – ringhia lui. – Non riesci a tenerti in piedi.
– Jeremy...
– Smettila di parlare! – tuona lui. – Siamo quasi arrivati. Andrà tutto bene, tu starai meglio, io starò meglio. Devi solo... Dobbiamo solo... tenere duro, ok? Vedrai che...
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