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Le guardie erano circondate.
"Non abbiamo cattive intenzioni, non temete" dichiarò Lasti facendosi avanti.
Le tre sentinelle tremarono di paura trovandosi davanti ciò che ai loro occhi era una spaventosa creatura, la quale si faceva sempre più vicina.
"Se abbassate le armi e accettate di farci entrare pacificamente, assicuriamo di non ferire nessuno"
L'effetto terrificante che il Mirai gli conferiva ebbe la meglio su di loro.
Quando furono stati privati delle spade, Lasti assegnò Nissa e Crux alla sorveglianza della porta, mentre Frem e Palkem avrebbero pattugliato il perimetro dall'interno dello steccato.
Tadas sarebbe rimasto con lui.
Il comandante delle guardie, colui che si era rivolto a Crux poco prima, li guidò a denti stretti alla casa del capo villaggio.
L'uomo trasalì quando, aprendo la porta della sua abitazione, si ritrovò di fronte Lasti.
"Chi sono questi signori?" chiese alla guardia, mentre tratteneva l'impulso di serrarsi in casa.
"Parliamo dentro" consigliò il Primo Generale, ignorando la sua domanda.
Il Lin buttò uno sguardo preoccupato all'interno, prima di farsi da parte.
"Non temere per la tua famiglia, vogliamo solo fare due chiacchiere. Non disturberemo il loro sonno"
Spaventato e indifeso, si sentì costretto a farli entrare.
Una volta varcata la soglia, si ritrovarono nel salotto, arredato in modo semplice e poco illuminato. Si accomodarono.
"Mi presento, io sono la Voce della Dea" si annunciò, tenendo il tono di voce basso.
"Quindi sei tu che comandi gli Eretici" affermò il Lin, visibilmente irrequieto e ora pallido.
"La Dea ci chiama Prescelti" lo corresse Lasti.
Probabilmente aveva assunto involontariamente un'espressione più severa, perché il capo villaggio e l'uomo al suo servizio trasalirono.
Si schiarì la gola prima di continuare.
"Lui è Tadas, uno dei miei generali"
"Io sono Nobol Colemass, capo villaggio di Tico, e lui è il comandante delle guardie, Crif Generket" disse l'uomo, sforzandosi di parlare.
"Non dovete temere per l'incolumità dei cittadini" li rassicurò Lasti. "La Dea ama tutti i Lin, non vuole che nessuno venga ferito"
"Cosa volete quindi?" incalzò il comandante, tornato in sé dopo lo spavento.
"Abbassa la voce, Crif!" gli chiese Nobol, dato che aveva parlato con un tono troppo forte.
"La Dea vi parlerà in sogno questa notte, confermerà che non abbiamo cattive intenzioni anzi, agiamo pensando al bene comune"
I due sgranarono gli occhi. Non erano scettici, sorpresi piuttosto.
"Permetteteci di restare qui fino a domani e sarà Lei stessa a spiegarvi il perché del nostro arrivo. Promettiamo di non ferire nessuno, se non per difenderci"
"Avete attaccato le mie guardie all'entrata, non posso credere alle vostre parole!" intervenne di nuovo Crif Generket.
"Sono incolumi. Era necessario che prendessimo noi il controllo del confine per evitare che qualcuno scappasse" gli fece notare Lasti, mettendosi a braccia conserte.
Rivolse lo sguardo a Nobol. "Con il vostro permesso, domattina parleremo davanti all'intero villaggio, dopodiché ce ne andremo"
I due non riuscivano a fidarsi completamente, ma in quella situazione non poterono far altro che accettare le sue condizioni.
Il Primo Generale, incamminandosi verso i suoi compagni rimasti all'entrata, si domandò se avesse fatto la scelta giusta decidendo di agire in quel modo.
La Dea non era intervenuta ordinando un piano diverso, ma la cosa non era necessariamente positiva.
"Non dormiremo questa notte" annunciò, più a sé stesso che a Tadas, che lo seguiva per la strada deserta e poco illuminata. "Non riesco a sentirmi tranquillo"
Raggiunti Nissa e Crux, comunicò anche a loro la triste decisione e mandò il primo ad avvisare gli altri componenti del gruppo.
Seduto sul prato appena al di fuori dello steccato che delimitava Tico, Lasti continuò a riflettere sul suo operato.
"Mia Dea" la chiamò poi, sperando in una risposta. "Ho fatto bene ad agire così? Hanno creduto alle mie parole?"
"Sì, Mia Voce" rispose Lei senza farsi attendere.
Lasti tirò un sospiro di sollievo.
"Non sanno se credere o meno, ma il tuo operato è bastato ad aprire le loro menti. Riuscirò a parlarci in sogno"
"Bene" si lasciò scappare, più positivo.
Al sorgere di Alnea, Lasti era a dir poco distrutto.
I suoi compagni si erano dati il cambio per potersi riposare tutti almeno un po', mentre lui aveva deciso di continuare a tenere d'occhio la situazione da sveglio. Non si sarebbe rilassato solo perché La Dea gli aveva confermato che il piano era andato a buon fine.
Non avevano ancora fatto colazione quando Crif Generket li raggiunse.
Questa volta fu Crux a chiedergli quali fossero le sue intenzioni e, appurato che si trovava lì per parlare con Lasti, lo fece passare.
Il Primo Generale lo aveva sentito, quindi si alzò per andargli incontro.
Il comandante delle guardie era visibilmente spaventato ora che, alla luce di Alnea, poteva vederlo bene. Aveva avuto conferma che quel suo aspetto non fosse dovuto al buio della notte.
"Voce della Dea" lo chiamò, dopo essersi ricomposto. "Lei... mi ha parlato in sogno, come avevi annunciato"
Lasti sorrise debolmente, rassicurato da quella conferma.
"Sono qui per ordine di Colemass, ha accettato di farti parlare ai cittadini e li sta radunando"
Quando Lasti e i suoi generali raggiunsero la piazza cittadina seguendo Generket, trovarono un folto gruppo di Lin ad attenderli. Il capo villaggio si trovava davanti a loro, cercando di contenerne la curiosità.
Vedendolo arrivare, tutti quanti inizialmente si zittirono, poi iniziarono a bisbigliare.
"Non temete, lui è La Voce della Dea. È il suo rappresentante, venuto qui per portare un messaggio di pace e fratellanza" annunciò.
Pace e Fratellanza.
Lasti ripeté quelle parole nella sua mente, felice che La Dea non potesse carpire i suoi pensieri.
Avevano dato inizio a una guerra civile per Suo volere e anche la fratellanza era venuta presto a mancare. Credeva in Lei e nella Sua causa, che riguardava tutti quanti i Lin, ma non poteva fare a meno di pensare che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato in tutto ciò. Nei Suoi metodi, ma anche nel modo in cui si serviva dei Prescelti.
In come si serviva di lui.
Raggiunse Colemass e, dopo essersi schiarito la voce, si rivolse alla folla spiegando le ragioni che li spingevano a compiere quelle azioni.
I suoi compagni stavano ancora bloccando le uscite, ma se il popolo si fosse rivoltato in massa sarebbe stato comunque un disastro. Malgrado questo, poteva solo aver fiducia nella Dea e continuare.
Alla fine del discorso i bisbigli erano diventati schiamazzi. Qualcuno piano, qualcuno con un tono più forte, tutti i presenti stavano manifestando il loro scetticismo riguardo alle parole appena udite.
"Come facciamo a credere che sia davvero un messaggero della Dea?" la voce di una ragazza sovrastò tutte le altre, giungendo chiara all'orecchio di Lasti e di Colemass.
"Silenzio! La Dea stessa ha parlato anche a me, dubitate del vostro capo villaggio?" esordì quest'ultimo, visibilmente in difficoltà.
Il suo tentativo non sortì alcun effetto.
"Mia Dea" disse Lasti, in tono basso. "È possibile fare qualcosa di concreto per convincerli?"
"Hai in mente qualcosa, Mia Voce?" rispose Lei, facendolo sentire già più sollevato.
"Sì, colloqui individuali. Ripetendo le Tue parole, potrò dimostrare ai cittadini che conosci bene ognuno di loro... in modo che non abbiano dubbi sul fatto che ci sia Tu a guidarci"
"Molto bene, Mia Voce. Procedi"
"Non temete" intervenne, facendo in modo che lo sentissero bene. "Vi dimostrerò che parlo a Suo nome. Conferirò con ognuno di voi finché non sarete soddisfatti"
Dopo averlo detto, il capo villaggio gli indicò un tavolo fuori dalla vicina locanda a cui si sarebbe potuto accomodare per incontrare ognuno degli abitanti.
"Spero tu possa perdonarmi, Voce della Dea. Non mi aspettavo una proposta simile e non ho modo di preparare di meglio al momento" si scusò il Lin, mortificato.
"Andrà benissimo" rispose Lasti per rassicurarlo.
Si raccomandò con lui che gli mandasse tutti, una famiglia alla volta, poi raggiunse Crux e Tadas. Mise una mano sulla spalla di entrambi e li guardò, serio.
"Ho un favore da chiedervi"
"Qualsiasi cosa, Primo Generale" rispose Crux e Tadas annuì.
"Rimanete al mio fianco durante i colloqui. Se avrò qualche strano impulso, datemi un colpo secco alla testa con l'elsa delle vostre spade, per farmi svenire"
"Ma, Primo Generale...!"
"Non si discute, Tadas! La Dea è con noi, ma siamo in un momento critico in cui niente può andare storto. Non si sono manifestati desideri per un giorno intero... Non è normale, e non voglio spaventare ulteriormente questa povera gente"
"E se ignorare quel desiderio ti fosse fatale? Ci hai detto tu stesso che sarebbe rischioso" puntualizzò Crux, timoroso.
"Sicuramente La Dea saprebbe rimediare alla cosa. Ho estrema fiducia in Lei... Quello che non voglio è causare il panico in una situazione delicata come questa"
Detto ciò, si avviò verso il tavolo indicatogli.
I due generali erano perplessi, ma non potevano rifiutarsi di obbedire a un ordine, impartito in modo così serio per di più.
Una volta che tutti e tre si furono accomodati, Lasti decise che era il caso di togliere il Mirai.
Uno ad uno, gli abitanti lo raggiunsero.
Non dovevano nemmeno presentarsi poiché La Dea gli sussurrava i loro nomi. Raccontava inoltre dei fatti privati che li riguardavano, particolari che nessuno poteva sapere, così che si rendessero conto che c'era davvero una divinità lì, a parlare tramite il Lin cornuto che avevano davanti.
Fu estenuante.
I cittadini erano tanti, ma non pensava fossero così tanti.
La lunga fila di persone pronte a parlare con lui non sembrava finire mai, perciò Lasti sperava di riuscire a liquidarli il più in fretta possibile.
Qualcuno poneva domande, insisteva, rimaneva sulla sua posizione scettica, ma in tutti loro era stato piantato almeno il seme del dubbio, alla fine.
Era terminato da molto il primo quarto, quando Lasti poté finalmente congedare l'ultimo.
Aveva l'emicrania e temeva di svenire dal sonno da un momento all'altro.
Quando Nobol Colemass li raggiunse, per dirgli che avrebbe fatto chiamare lì i suoi compagni e offerto loro il pranzo, un desiderio era ormai maturato in lui.
Il bisogno estremo e immediato di dormire.
Non poteva sottrarvisi, inoltre coincideva fin troppo con i suoi bisogni fisiologici.
Si aggrappò alla spalla di Tadas, d'istinto.
"Lascio a te il comando" disse, parlando a fatica. Il respiro gli si era fatto pesante e temeva già di crollare. "Devo dormire"
"La Voce della Dea ha bisogno di dormire, e subito!" intervenne Crux, categorico.
Il capo villaggio era perplesso davanti al loro comportamento, ma non batté ciglio. Corse dentro la locanda e fece preparare in fretta e furia una stanza, mentre i generali lo aiutavano a raggiungere l'ingresso.
Venne adagiato su un letto.
Appoggiò il Mirai sul comodino e, senza capire più chi aveva intorno, si sentì trascinato nel mondo dei sogni fino a perdere del tutto conoscenza.
La Dea non gli fece visita, riposò e basta.
Si svegliò al crepuscolo.
Tornò a sedere, indossò il ciondolo e si costrinse ad alzarsi per uscire.
La locanda era piena di vita in quel momento, ma Lasti non rimase all'interno.
Uscì e si appoggiò alla parete esterna dell'edificio.
Da lì si poteva vedere bene il tramonto, con i suoi colori che andavano dal rosa tenue all'arancione intenso.
Era ancora intontito dal sonno e sentiva la testa leggera, completamente svuotata da ogni preoccupazione.
Stava bene.
Gli ci volle un po' per notare la presenza di Frem e Nissa. I due non lo avevano visto perché erano di spalle. Stavano appoggiati ad una staccionata, parlavano tra loro e guardavano il cielo.
Lasti li osservò senza nemmeno rendersene conto. Si accorse del comportamento amichevole di Nissa, che cercava il contatto mentre parlava, e Frem che invece si teneva a distanza. La sua mente era ancora vuota, ma il suo sguardo si era fissato sul loro linguaggio del corpo.
Poco dopo fu il ragazzo a vederlo, e rimase un attimo impietrito capendo che lui li aveva osservati. Fece segno a Frem di voltarsi perché lo vedesse a sua volta, quindi lo raggiunsero.
"Primo Generale, hai riposato bene?" chiese Nissa, in tono formale ma pur sempre allegro.
"Sì, Nissa Ariad" rispose lui, facendosi trascinare dal suo tono. "Cioè... puoi chiamarmi Lasti, quando facciamo un discorso informale" si corresse, intontito dal sonno.
"Va bene Lasti, allora tu chiamami solo Nissa" rispose lui, sfoggiando un ampio sorriso.
"Voi vi siete riposati?"
"Sì. I cittadini hanno accettato la nostra presenza, abbiamo potuto abbassare la guardia e rilassarci" rispose Frem. "Hanno anche indetto un banchetto in segno di ospitalità"
"Hai già mangiato? Vieni, torniamo dentro!" propose Nissa, facendogli segno di seguirlo.
Travolto dal suo buonumore, Lasti andò con lui all'interno della locanda dove mangiarono qualcosa tutti e tre insieme.
Anche gli altri compagni erano presenti, ma seduti a un tavolo diverso, insieme ad alcuni abitanti con cui stavano chiacchierando.
Oltre a svariate portate, c'erano anche molti alcolici, a Lasti però non andava di bere. Si era appena svegliato, dopotutto, anche se ormai era sera.
L'indomani, inoltre, sarebbero dovuti ripartire. Malgrado questo, molti dei Prescelti erano già ubriachi.
Quando terminò il terzo quarto, con l'aiuto del personale vennero portati al piano di sopra, nelle loro stanze.
Lasti, rimasto al tavolo, si ritrovò per un attimo solo con Frem. Anche lei non aveva bevuto, forse per paura di rivelare il suo segreto.
La ragazza teneva lo sguardo basso sul piatto vuoto, pensierosa.
Ora che la guardava bene, Lasti notava più che mai la sua bellezza androgina. In effetti, era difficile capire se si trattasse di un maschio o una femmina basandosi solo sul suo aspetto fisico.
Frem si passò una mano tra i capelli mossi e argentati, che le arrivavano quasi fino al mento. Alzò lo sguardo e si rese conto che il Primo Generale la stava osservando con un'espressione indecifrabile sul viso.
Era pensieroso o forse rilassato. Ciò che era certo era che il Mirai gli conferiva comunque un'aria minacciosa.
"Perché non hai ripreso a vivere come una ragazza, quando hai potuto?" osò chiedere, sapendo che nessuno a quella distanza li avrebbe sentiti.
Frem sgranò gli occhi. L'aveva sorpresa, ma si aspettava che prima o poi le avrebbe fatto domande a riguardo.
"Sono stata cresciuta con l'idea che le donne fossero inferiori agli uomini. Mio padre voleva un figlio che diventasse soldato, come lui... C'era già qualche donna nell'esercito, ma si trattava di Lin eccezionalmente capaci e si potevano contare sulle dita di una mano. Quando sono riuscita a entrare all'Accademia ero fiera di me, non mi importava aver vissuto come un'altra persona per tutta la vita. Poi sono diminuite le restrizioni e anche mia sorella è stata ammessa... E non solo, mi superava in tutto. Era come se la sua presenza lì avesse vanificato tutti i miei sforzi, e il genere non era più un ostacolo per chi voleva entrare nell'esercito. Non potevo rivelare la mia condizione ormai" abbassò lo sguardo e quando lo alzò di nuovo su Lasti aveva gli occhi lucidi. "So che è incredibilmente stupido..." continuò, ma dovette fermarsi per trattenere le lacrime.
"Non lo è" la rassicurò.
Avrebbe voluto avvicinarsi e appoggiare una mano sulla sua, ma sapeva che sarebbe stato meglio rimanere a distanza.
"È il modo in cui ti hanno cresciuta... E poi, quando le tue certezze sono crollate, non hai reagito perché non sapevi vivere diversamente"
Lei gli rivolse un'espressione triste e annuì.
"Adesso però il cambiamento è avvenuto. Non sei più all'Accademia, con noi puoi fare ciò che vuoi. Sei libera... Non c'è bisogno che modifichi il tuo comportamento. Basta dire la verità a tua sorella e a chi ti è caro, così da dover sopportare un peso in meno"
"Sono delle belle parole, ti ringrazio... ma in questi mesi è sorto un problema che non so come affrontare" ammise, con la voce strozzata da un pianto che stava trattenendo.
"Adesso calmati, dai" le disse, offrendole un bicchiere di tè.
Dopo qualche secondo, Frem riuscì a prendere dei respiri profondi e a calmarsi.
Si guardò intorno circospetta prima di parlare di nuovo.
"Nissa mi ha detto che gli piaccio ed è convinto che io sia un ragazzo. Lo ricambio... ma non ho avuto il coraggio di dire nulla, gli darei un dispiacere enorme"
Lasti rimase in silenzio un attimo prima di replicare, spiazzato.
"Se davvero tiene a te, credo che riuscirà ad andare oltre al fatto che non sei un maschio"
Frem annuì più volte, poi allungò il braccio e afferrò un boccale di alcolico.
"Devo dirglielo, non è così?" chiese e, continuando a guardare Lasti, bevve a forza qualche sorso.
"Credo proprio di sì" rispose lui, riconoscendo però la gravità dell'argomento.
Si avvicinò abbastanza per prendere con delicatezza il boccale e toglierlo dalle sue mani perché non esagerasse.
"Se davvero vuoi costruire qualcosa con Nissa, non puoi tenerglielo segreto. È facendo questo che gli daresti un grande dispiacere"
Si alzò e le tese una mano perché lei facesse lo stesso.
Frem l'afferrò. Dopo essere tornata in piedi la lasciò senza indugio.
"Sei la prima persona in assoluto che mi tratta da ragazza... Questo per me è veramente strano" ammise.
Lasti sorrise, non sapendo come replicare.
"Adesso sarà meglio dormire, domattina presto ripartiremo"
La ragazza annuì. Si salutarono e lui aspettò che salisse le scale per prima.
Non era stanco perché che aveva dormito nel pomeriggio, ma sapeva che anche per lui sarebbe stato il caso di riposare.
Bevve un ultimo sorso di tè e si diresse a sua volta al piano di sopra.
Raggiunta la propria stanza, in qualche modo riuscì a prendere sonno.
Sognò di trovarsi sul prato verde dove incontrava sempre La Dea.
"Mia Voce, porto buone notizie" esordì Lei, soavemente.
"Ti ascolto, mia Dea" rispose, impaziente di sapere.
"Le tue parole sono state efficaci con gli abitanti. Ho potuto parlare a ognuno di loro, questa notte. Dato che l'intero villaggio di Tico è dalla vostra parte, quando sarà necessario potrete far passare l'esercito dalle loro strade. Nessuno si opporrà alla vostra avanzata, se convincerete anche i cittadini dei prossimi villaggi"
"Ne sono felice. Se mi è concesso chiedere, il generale Nimes ha riportato senza problemi i Prescelti alla fortezza?"
"Sono ancora in viaggio e non hanno incontrato ostacoli. Alcuni uomini del comandante Sibri erano sulle loro tracce, ma dopo un breve scontro sono stati sconfitti. Lei non era con loro, ha raggiunto Lissen e fatto rapporto al Re"
Abbassò lo sguardo, pensieroso.
Lei aveva percorso la strada più veloce. Lasti e i suoi, invece, avevano scelto di fare il giro lungo, passando di villaggio in villaggio, per conquistarli. Gli ci sarebbe voluto molto più tempo.
"Riposa bene, Mia Voce" continuò Lei. "Perché domani una nuova sfida si attende"
La voce soave della Dea si dissolse nel vento e in un attimo anche il sogno svanì.
Riaprì gli occhi.
Alnea era sorto, i suoi raggi filtravano attraverso la finestra della piccola stanza.
Il pernottamento lì era stato offerto dal capo villaggio, anche se Lasti avrebbe voluto ripagarlo in qualche modo. La locanda era piccola ma accogliente, e non aspettando ospiti per la notte aveva messo a disposizione una stanza per ognuno. Nobol Colemass non aveva badato a spese.
Dopo aver indossato l'armatura leggera, Lasti raccolse le sue cose e scese al piano di sotto.
Aveva già fatto sapere ai suoi compagni che sarebbero partiti quella mattina, perciò si aspettava di trovarli già pronti. Malgrado questo, una volta raggiunto il bancone all'ingresso si ritrovò deluso.
Erano presenti solo i generali e le gemelle Bai. In particolare, Frem non sembrava avere l'aria di chi si era riposato a dovere.
"Gli altri dove sono?" domandò, prima ancora di dare il buongiorno.
"Li ho svegliati, si stanno preparando" rispose Crux.
Lasti annuì preferendo non ribattere.
Per qualche minuto di attesa non sarebbe cambiato molto.
"Primo Generale, il locandiere ci ha omaggiati con delle provviste per il viaggio" annunciò felice Palkem, avvicinandosi per mostrargli la sacca ricolma di cibo.
"Fantastico. Avrei voluto ringraziarlo di persona..." disse.
Si rese conto che era la prima volta che parlava con la giovane Palkem. Dai capelli argentati e ondulati come quelli della gemella, anche se meno gonfi e molto più lunghi, la ragazza era un perfetto esempio di bellezza femminile. Era strano come lei fosse palesemente una ragazza, tanto che anche in abiti maschili sarebbe stato ovvio a chiunque, mentre Frem non aveva in vista nessun tratto tipico del suo genere.
"Porto io la sacca" continuò, facendo per prenderla.
"Non è necessario, Primo Generale, forse non si direbbe ma sono forte e se dovessi stancarmi posso sempre farmi aiutare dal mio fratellino" ribatté, allegra.
Frem non sembrò contenta della considerazione, mentre la sorella la stringeva a sé per le spalle usando la mano destra che aveva libera.
"Non posso permettere che portiate voi tutti i viveri, non quando non proverei la minima fatica nel trasportarli io stesso" puntualizzò.
Seppur confusa dalla sua insistenza, Palkem fu costretta a cedere. Diede la grande sacca a Lasti che se la caricò prontamente in spalla.
Proprio in quel momento gli altri compagni sbucarono dal piano di sopra, visibilmente stanchi. La maggior parte di loro doveva aver bevuto molto, la sera prima.
Nel vederli ridotti in quello stato, il Primo Generale sospirò, spazientito.
"Andiamo, non perdiamo altro tempo"
Sulla porta del villaggio, Lasti venne sorpreso da Nobol Colemass. Gli aveva teso un agguato per riuscire a salutarli prima della loro partenza.
Lo ringraziarono per tutto e si separarono, sicuri di rivedersi prima o poi.
Bastarono pochi passi per ritrovarsi di nuovo nel bosco. Lasti li guidò lasciando il sentiero, portandoli dove sarebbero stati lontani da occhi indiscreti. Non sembrava esserci nessuno in zona, ma non voleva dar niente per scontato.
Durante il cammino, Nissa si lamentava per il forte mal di testa che aveva. Si teneva il capo tra le mani, mentre Frem gli faceva notare che era tutta colpa sua perché aveva esagerato con gli alcolici.
Il Primo Generale frugò nel sacco delle provviste e non vi trovò nessun erba medicinale. Per fortuna ne aveva raccolte qua e là e poteva dirsi in grado di preparare qualcosa che lo avrebbe aiutato, anche se le sue conoscenze di botanica si limitavano a quello e poco altro. Sarebbe stato davvero utile avere un medico tra loro.
"Fermiamoci un attimo" suggerì.
Non era nemmeno trascorso metà del primo quarto, quindi non aveva alcun motivo di fare una pausa se non quello di preparare l'unguento e darglielo.
Non gli davano fastidio i lamenti di Nissa quanto piuttosto il pensiero che, in caso di imboscata, lui non sarebbe stato in grado di combattere al meglio.
I suoi sottoposti lo guardarono curiosi mentre pestava insieme gli ingredienti.
"Stai seguendo le istruzioni della Dea?" gli chiese Tadas, sorpreso.
"No. Si tratta di qualcosa che ho imparato da solo. Conoscere la botanica può essere molto utile"
Il suo generale annuì, ancora più colpito.
Ci volle poco perché la medicina facesse effetto. Mentre aspettavano, Lasti improvvisò la preparazione di un infuso usando una pianta nota per dare energia. Ce n'era per tutti, ma sperò che fosse utile in particolare a Frem, chiaramente stanca.
A lei diede la tazza per ultima, quindi le si sedette accanto.
La ragazza osservò il fiore rosso che galleggiava nell'acqua calda, sorridendo alla vista di quella bevanda insolita.
"Che dia davvero energia o meno, è bellissimo" commentò, sapendo che nessun altro l'avrebbe sentita.
Ebbe appena finito di parlare quando Nissa prese posto alla sua destra. Aveva iniziato a sorseggiare l'infuso e il suo aspetto era già migliorato.
"Grazie Lasti" disse, in tono amichevole. "Questi tuoi intrugli sono miracolosi!"
Il Primo Generale sorrise, felice di essere stato d'aiuto.
Riprese le forze, tornarono in marcia.
Secondo le indicazioni di Crux, ormai mancava poco al villaggio successivo.
Ancora qualche minuto e, infatti, Lasti iniziò a udire delle voci in lontananza. Erano cittadini impegnati nelle loro mansioni quotidiane, non c'erano dubbi.
Malgrado riuscisse a sentirli, avevano ancora un po' di strada da percorrere. Non ci volle molto per intravedere la palizzata che lo circondava e la sua porta principale.
Proprio al centro del passaggio da varcare per accedervi, una guardia stava seduta su uno sgabello in legno.
L'armatura leggera che indossava le lasciava scoperta molta pelle, del colore dell'ebano. I suoi lunghi capelli castani erano legati in più punti in una coda morbida che partiva dalla sommità della testa e riusciva ad arrivare quasi fino alle caviglie.
Tre le mani teneva una grossa spada dall'aspetto pesante e minaccioso, la cui punta poggiava a terra.
Continua nel prossimo capitolo
Angolo di quella che scrive
Salve! Ho diviso il capitolo in paragrafi, come da vostro suggerimento. Spero che sia stato più comodo da leggere e commentare ✰
Appena avrò tempo provvederò a sistemare anche i precedenti ✰
Alla prossima!
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