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Anno 6217 DID – Accampamento dei soldati del regno, Terre di Clarens.
Nella tenda del comandante, il Primo Generale versò del tè in due boccali.
Alle sue spalle, Roser Sibri era seduta su una sedia alla quale era stata legata.
Aveva chiesto lei di parlare con Lasti, ma stargli vicino la rendeva nervosa.
Cercò di non farglielo capire quando lui tornò a guardarla, avvicinandosi per porgerle la bevanda.
"Ho le mani legate, generale" gli fece notare con tono sprezzante.
Lasti non rispose e l'appoggiò su un tavolino lì accanto.
L'avrebbe liberata solo se si fosse dimostrata interessata ad ascoltarlo. Anche in quel caso sarebbe stata una mossa rischiosa, ma d'altronde doveva darle un minimo di fiducia.
"Comandante Sibri" disse, sedendosi di fronte a lei. "Perché volevi vedermi?"
"Non trovavo giusto che ti rifiutassi di parlarmi. Volevo vedere quanto fossi stanco dopo il nostro duello"
"Non intendevo mancarti di rispetto, comandante" rispose, ignorando la provocazione. "Ma ammetto che volevo mantenermi alla larga, dato che ho un piccolo problema di controllo" bevve un sorso di tè, scoccandole un'occhiata indecifrabile.
"Controllo?" chiese la donna sollevando un sopracciglio. "Ho letto tutti i rapporti su di te, quindi sapevo che non mi sarei trovata di fronte ad un comune Lin"
"Non sapevo che ci fossero rapporti su di me" asserì, incuriosito.
"Ci sono su ogni cosa. So che dici di sentire la voce della Dea nella tua testa"
"Ed è vero. Mi stai facendo un interrogatorio, comandante? Perché non credo tu sia nella posizione..."
"Sto solo facendo ricerche per arricchire quello che sarà il mio resoconto, una volta tornata alla capitale. Perché le corna? E perché quest'aura oscura che ti avvolge?"
Malgrado si sentisse in soggezione, non gli risparmiava le sue domande e nemmeno la sua sfrontatezza.
"Non ne parlavano i documenti che hai letto?"
"No" rispose, rimanendo composta.
"No? Eppure..." ripeté, parlando più con se stesso che con lei.
Eppure Artillas lo sapeva, pensò Lasti, appoggiandosi all'indietro sullo schienale.
"Diciamo che le corna sono la prova che La Dea è con me. Il resto lo lascio alla tua immaginazione"
"Tutto questo non ha senso" sbuffò irritata Roser Sibri.
"Ascolta le nostre ragioni e scoprirai che un senso c'è. Hai combattuto con gli Shin prendendo parte alla loro guerra... ma io questo lo sapevo ancora prima che accadesse. Presto tutti quanti verranno coinvolti e alla fine del conflitto il nostro regno rimarrà impoverito e senza difese. Ne approfitteranno e ci conquisteranno"
"Tu sei fuori di testa" rispose lei, scuotendo il capo.
"Vorrei che fosse così... Il Re ci ha condannati"
"E se anche fosse, cosa ha a che vedere tutto ciò con il vostro esercito di Eretici?" domandò, irritata.
"Fredernic Bià ci ha venduti agli Shin per saldare un debito personale con il loro Re" andò dritto al punto. "La Dea stessa me ne ha parlato, vuole che lo fermiamo prima che sia troppo tardi"
"Sono tutte falsità!" gridò la donna digrignando i denti.
"È un peccato che tu non ci creda, perché chi apre la mente alla Dea riceverà la Sua visita in sogno, stanotte" si alzò in piedi, come a voler concludere l'argomento.
"Questa è la menzogna più grossa di tutte! Sei pazzo se credi che cascheremo nei vostri tranelli, lo siete tu e tutti i tuoi seguaci!"
Crux entrò nella tenda senza annunciarsi.
Rivolse uno sguardo severo a Roser Sibri, poi guardò Lasti.
"Nimes ha appena finito con gli altri. Mi dispiace avervi interrotto, ma la si sente per tutto l'accampamento"
"Grazie" rispose lui, stanco della conversazione con il comandante.
"Ascoltatemi tutti, soldati!" urlò lei, all'improvviso. "Non credete a nessuna parola di questi individui! Sono dei folli, giustificano le loro azioni nascondendosi dietro al presunto intervento divino, quando invece puntano al colpo di stato! Noi dobbiamo rimanere fedeli al Re!"
"Portala via prima che mi venga voglia di farle del male" ordinò Lasti, massaggiandosi il ponte del naso per mantenere la calma.
IIl generale annuì. La slegò dalla sedia, evitando però di liberarle le mani, quindi la prese per un braccio facendola alzare e la condusse fuori.
Lui rimase all'interno della tenda, stanco. Cercare di convincere i prigionieri era sempre difficile, soprattutto quando si trovava davanti a persone del genere.
Come richiesto dalla Dea, lasciarono tutti i soldati legati. Avrebbero passato così il resto della notte.
Con la speranza che riuscissero ad addormentarsi e a sognare La Dea, Lasti si coricò.
I suoi generali si trovavano in una delle tende vicine alla sua e quasi tutti gli altri erano stati lasciati liberi di dormire. Solo una decina di Lin pattugliava silenziosamente l'accampamento e il suo perimetro per evitare che ci fossero sorprese.
Non che La Dea li avesse messi in guardia, anzi aveva assicurato loro che non ci sarebbero state interferenze.
Al sorgere di Alnea, però, sarebbero dovuti ripartire.
Presto il Primo Generale si addormentò.
Sognò l'immenso prato verde in cui era solito ricevere la visita della Dea.
"Mia Voce" disse Lei, soave.
Lasti si guardò intorno, anche se era consapevole che non l'avrebbe vista.
"Roser Sibri è testarda, ma ti sei battuto bene. Purtroppo non ha creduto alle tue parole, proprio come avevo previsto"
"Fin dove hai previsto, mia Dea?" domandò il ragazzo.
Lei gli diceva sempre come agire, con la sicurezza che tutto sarebbe andato per il meglio, e così era sempre stato.
"Il futuro non è già scritto, Lasti Classt. Ci sono tante possibili vie, ma io le conosco tutte. La maggior parte di esse terminano con la nostra vittoria e sta a me guidarti affinché tu possa percorrere quelle migliori"
"Posso chiederti cosa ci aspetta, mia Dea?"
"Tante cose vi attendono, Mia Voce. Ora che l'invasione delle Terre di Clarens è iniziata e la capitale è più vicina, molti saranno gli ostacoli che tenteranno di impedirvi di giungere alla meta. Non procederemo come abbiamo fatto a Sente, non possiamo puntare alla conquista della regione. Striscerete nell'ombra muovendovi con un piccolo gruppo. Conquisterete dei villaggi pressoché sguarniti, porterete i cittadini dalla nostra parte e avanzerete in direzione della capitale. Saranno mesi decisivi... ma presto Lissen sarà nostra, e con essa anche la testa del Re"
Lasti si inchinò, meravigliato dalle parole della Dea.
Erano passati poco più di due anni da quando tutto era iniziato e, stando alle Sue parole, non sembrava mancare molto alla fine della guerra.
"Non farti piegare da nessun ostacolo ora che siamo così vicini alla meta"
"Sì, mia Dea!" esclamò, sicuro.
In un attimo quel sogno divenne sfocato, quindi si dissolse.
Lasti aprì gli occhi.
Si sforzò di rimettersi in piedi subito, malgrado i muscoli gli facessero male per colpa del combattimento della notte precedente. Scostò la tenda con un gesto e si accorse che fuori era ancora buio, ma Alnea stava ormai per sorgere.
Nell'accampamento i Lin stavano dormendo, a parte chi era stato messo di guardia.
Richiuse il drappo per indossare in fretta l'armatura leggera, quindi uscì deciso a svegliare i generali.
Entrato nella loro tenda si schiarì la voce.
Nella penombra, riuscì a capire che si stavano svegliando.
Nimes fu il primo a tirarsi a sedere, seguito poi da Tadas.
C'erano solo loro.
"Dov'è Crux?" chiese, confuso.
Il più giovane, che si stava sfregando gli occhi, indicò una tenda alle spalle di Lasti.
Lui si voltò e ci si incamminò.
All'interno vi trovò il generale già sveglio, seduto e a petto nudo. Stava fumando l'incenso, cosa che gli aveva visto fare ogni tanto dopo le battaglie.
Questa volta, però, non era solo.
Accanto a lui giaceva una donna dai lunghi capelli chiari.
Crux sgranò gli occhi, sorpreso, e per poco non si scottò con la cenere.
"Primo Generale, non è come sembra" si giustificò, stando attento a non usare un tono di voce troppo alto. "Mi hanno ferito e così lei..."
"Non c'è bisogno che ti giustifichi con me" lo interruppe Lasti. "Ma ricorda che siamo in territorio nemico, non possiamo rilassarci troppo"
"Sì, certo..." rispose il generale, mortificato.
"Preparati adesso, partiremo a breve"
Detto questo, uscì dalla tenda.
L'aria fresca della mattina gli sembrò ancora più pulita ora che aveva inalato l'incenso del compagno.
Mentre andava di giaciglio in giaciglio a svegliare gli altri, si domandò chi fosse la ragazza che aveva passato la notte con lui.
Ultimamente aveva parlato di una persona che gli piaceva, ma non era entrato nei dettagli.
C'erano poche donne tra i suoi soldati e, dal poco che era riuscito a scorgere nel buio della tenda offuscata dal fumo, non aveva capito chi potesse essere.
Nel giro di qualche minuto tutti furono pronti a ripartire.
Si erano preparati silenziosamente per non svegliare i nemici e poter sparire senza che se ne accorgessero. In qualche modo ci erano riusciti.
Non tutti, però, sarebbero tornati nelle Terre di Sente.
"Nimes, tu guiderai gli uomini verso la fortezza. Sarai al comando mentre io, Crux e Tadas avanzeremo verso la capitale. La Dea ha scelto un gruppo di Lin da portare con noi, saranno pochi poiché d'ora in avanti dovremo passare inosservati"
I generali annuirono.
"Ora non resta che chiamarli a noi" continuò, aspettando che Lei gli comunicasse i nomi.
Il gruppo che formò comprendeva un totale di dieci persone. Loro tre, cinque Lin bravi nel combattimento ravvicinato e due arcieri. Erano soldati fidati che avevano sempre dimostrato le loro capacità in battaglia, anche se Lasti non conosceva bene nessuno di loro.
Dopo aver salutato Nimes e avergli fatto le dovute raccomandazioni, il Primo Generale guidò l'esiguo battaglione verso il bosco vicino, come richiesto dalla Dea.
"Quando Roser Sibri farà rapporto alla capitale, il Re manderà i soldati a pattugliare le Terre di Sente per trovarvi, immaginando che vi siate ritirati. Al momento opportuno avviserò Nimes in sogno perché respinga l'esercito del regno, in modo da tenerli occupati" disse Lei, e Lasti ripeté le sue parole. "Crederanno che voi siate lì, invece starete già avanzando in segreto verso Lissen"
Sentendola parlare così, sembrava che mancasse davvero poco al loro obiettivo.
Una volta addentrati nella foresta non ci fu tempo per riposare. Alnea stava sorgendo e i primi raggi di luce filtravano attraverso gli alberi. Procedendo in quella direzione, il piccolo gruppo di Prescelti avrebbe incontrato un villaggio, ma diverse ore di cammino li aspettavano.
Malgrado avesse passato la notte insonne, Crux non sembrava stanco. Avendo notato che si comportava in modo strano, Lasti lo stava tenendo d'occhio.
Il suo generale continuava a rivolgere sguardi furtivi alla bella Palkem, arciera dai capelli ricci e argentati.
Non gli ci volle molto per capire che doveva essere lei la ragazza che gli aveva curato le ferite, quella notte.
La Dea non si fece più sentire.
Camminavano senza sosta da un intero quarto ormai, quindi Lasti decise che era arrivato il momento di fare una pausa. Dovevano riposare e soprattutto mangiare qualcosa.
Le provviste a disposizione erano poche perché non si aspettavano un lungo viaggio, ma per il momento sarebbero bastate.
"Fermiamoci qui" esordì.
Nessuno ebbe da obiettare.
Erano stanchi e non li si poteva biasimare.
Crux fu il primo a sedersi sull'erba e a estrarre il cibo dalla sua borsa, raggiunto subito da Palkem. La ragazza si comportava in modo riservato, ma era ovvio che tra loro ci fosse qualcosa.
Lasti si sedette accanto a Frem, gemello di Palkem.
Da come lui la guardava, era chiaro che avesse intuito la relazione della sorella e ne fosse sorpreso.
Il Primo Generale invece aveva altri pensieri per la testa.
Quando aveva formato il gruppo non ci aveva pensato, ma ora si rendeva conto che lei era l'unica ragazza... e stava con Crux.
Sapeva che prima o poi certi desideri si sarebbero presentati, ma sperava che il momento arrivasse il più tardi possibile. Magari proprio una volta giunti al villaggio, con altre donne disponibili.
Come aveva evitato Kaina Talendes dopo che Tadas le aveva chiesto di sposarlo, adesso non aveva intenzione di avvicinarsi più del dovuto a Palkem.
A proposito di Kaina, Tadas, seduto accanto a lui, stava scrivendo una lettera e Lasti sapeva che era indirizzata alla moglie.
Lo aveva sorpreso a scriverne una anche il pomeriggio prima della battaglia.
Non poteva spedirle, ma gliele avrebbe consegnate al suo ritorno. Scriverle gli rendeva meno dolorosa la sua lontananza, così aveva detto.
Lasti non si accorse neanche che lo stava fissando finché un sospiro di Frem non lo distrasse, facendolo voltare nella sua direzione.
Il ragazzo stava mangiando le sue provviste a sguardo basso.
Aveva i capelli corti, a differenza della gemella, e sembrava più piccolo di lei. Anche di corporatura, lui aveva un aspetto più fragile.
"Qualcosa non va, Frem Bai?" gli chiese.
Il ragazzo sussultò, non aspettandosi che gli rivolgesse la parola.
"Niente, Primo Generale" si affrettò a rispondere, scuotendo la testa e stringendo gli occhi.
"Puoi parlare liberamente con me" sottolineò, quindi addentò il suo pranzo. "Ti metto in soggezione?"
"Non è questo, Primo Generale" rispose e sospirò ancora. "Se ho capito bene, saremo noi a raggiungere Lissen. Mia sorella è un ottimo soldato, mentre io non credo di essere all'altezza del compito"
"Dubiti della scelta della Dea?"
"No, Primo Generale! Ho completa fiducia in te e nella Dea!" puntualizzò, agitato.
"E io ho fiducia in te. Tu e Palkem siete i migliori arcieri che abbiamo. Vi tengo d'occhio da un po' e ho notato che tu sei anche più bravo di lei, non sottovalutarti. E c'è un'altra cosa, puoi chiamarmi per nome quando facciamo un discorso informale"
Frem arrossì leggermente per l'imbarazzo.
"Grazie... Lasti" disse, a fatica.
Lui sorrise appena, quindi tornò concentrato sul cibo. Non potevano rimanere fermi a lungo.
Quando ebbero tutti finito, decisero di rimettersi in marcia.
Pur restando in allerta in caso di minacce non segnalate dalla Dea, avevano rotto la formazione iniziale.
Lasti si trovava sempre in testa al gruppo, ma con lui ora c'erano Tadas e Frem. Crux era finito in coda insieme alla sua Palkem.
Era già terminato il secondo quarto quando decisero di fermarsi di nuovo.
In base alla mappa, ormai dovevano essere quasi arrivati al primo villaggio. Avrebbero aspettato la notte per attaccare, quindi ora non potevano far altro che rimettersi in sesto, in attesa che fosse il momento di passare all'azione.
In quella porzione di bosco c'era un fiume che si allargava a formare un piccolo lago. Seguendolo, avrebbero raggiunto la cittadina, ma ciò che venne subito in mente a Lasti era che finalmente avrebbero potuto lavarsi. Avevano camminato per tutto il giorno ed erano reduci da una battaglia.
"Facciamo una stima delle provviste rimaste" propose ai compagni, quindi fece segno di avvicinarsi e mostrare ciò che avevano con sé.
"Bene. Le divideremo, per il momento. Quando il villaggio sarà nostro faremo rifornimento. Prima di mangiare però facciamo un bagno, approfittiamone ora che possiamo" suggerì. "Prima le signore" si rivolse a Palkem.
La ragazza sorrise e chinò il capo per ringraziarlo.
Si allontanò dal gruppo in direzione del laghetto. Crux tenne lo sguardo incollato a lei.
"Se mi è permesso, io andrei con lei. Sai, per controllare che a nessuno vengano strane idee" disse a Lasti.
"Vai pure" gli rispose.
Era chiaro che stessero insieme, quindi per lui non c'era niente di male.
Quando fu il turno dei ragazzi, che stavano già entrando in acqua, lui si guardò intorno per controllare che quelli che sentiva fossero solo i suoni del bosco.
Non c'era nessun altro lì a parte loro... e La Dea.
Lei non parlava, ma c'era. Lasti ne era certo: era sempre lì, anche se a volte non dava prova della Sua presenza. Rimaneva quieta, ma non lo lasciava mai solo.
Stava per slacciarsi i pantaloni, quando si accorse che Frem non era con il gruppo.
Anche Palkem e Crux erano spariti da qualche parte, ma non lo preoccupavano. Concentrandosi solo su ciò che udiva, era in grado di localizzarli e preferiva non ascoltare ciò che stavano facendo.
L'arciere invece era a pochi passi, appoggiato a un albero.
Gli dava le spalle, quindi probabilmente non si era accorto di lui.
"Non vieni a fare il bagno, Frem?" lo chiamò, quando fu abbastanza vicino.
Il ragazzo sussultò come se fosse stato colto con le mani nel sacco.
Si coprì il ventre abbassandosi la maglietta, ma Lasti aveva fatto in tempo a vedere che sotto di essa c'erano delle bende.
"Ah, no, io..." cercò di giustificarsi, agitato.
"Sei ferito?"
Frem sgranò gli occhi.
"Sì" rispose un attimo dopo. "Ecco, non posso bagnare la ferita perciò mi laverò alla prossima occasione, quando sarà guarita"
"Fammi vedere, dovrei avere degli unguenti utili" disse e aprì la borsa, avvicinandosi di più.
"Non serve" rispose Frem portando le mani avanti. "Ci ho già messo una medicina, lasciami qui e vai pure a fare il bagno con gli altri"
"Insisto. Non voglio portare con me un soldato ferito, costringendolo a combattere di nuovo senza prima assicurarmi delle sue condizioni. Se posso fare qualcosa per aiutare uno dei miei compagni, devo farlo"
"Con tutto il rispetto, Primo Generale, non ho bisogno di ulteriori cure" ribatté, arretrando di un passo.
Lasti si domandò il perché dell'imbarazzo sul suo viso e dell'espressione preoccupata che gli stava rivolgendo. Improvvisamente aveva ripreso a parlargli in modo formale, come per mettere distanza tra di loro.
Rivolse uno sguardo al suo corpo e poi tornò a scrutargli il volto.
Frem non si era fatto medicare dopo la battaglia, né gli era sembrato dolorante durante la lunga camminata di quel giorno.
"Forse non avrei dovuto insistere, o semplicemente avere più tatto... Scusa ma ora te lo devo chiedere, sei una donna?" domandò, facendo due passi indietro.
Frem diventò improvvisamente rosso e si coprì il viso.
"Com'è possibile? Come lo hai capito?"
Lasti rimase un attimo in silenzio. Credeva di essersi sbagliato, di avergli fatto una domanda assurda, invece aveva fatto centro.
Aveva insistito per vedere una ferita che in realtà non c'era.
"Ho buone capacità di osservazione, pare" le rispose, incerto, e sospirò. "Non avrei dovuto pretendere una risposta, ma l'ho fatto in buona fede. Perché ti fingi maschio?"
"Sono stato cresciuto così" rispose. "Mio padre voleva un figlio e non poteva accettare di aver avuto due femmine. Mi ha cresciuto lontano da Palkem, perché seguissi le sue orme nell'esercito del regno... È insolito, lo so, ma lei non sa niente quindi ti prego di non farne parola"
Lasti corrugò la fronte, perplesso.
"Non dirò niente, ma non sei costretta a continuare a fingere. Puoi vivere come una ragazza, non cambierebbe molto. Continueresti a fare il soldato e verresti trattata allo stesso modo"
"Non posso" chinò il capo e sospirò. "Potrei ma... le cose si sono complicate ultimamente..."
Lui non indagò oltre, interdetto. Non conosceva le sue motivazioni e gli sembrava che lei non volesse parlarne.
"Va bene, io non intendo costringerti a fare nulla, ma se vuoi lavarti posso fare da guardia"
"Non posso chiedere una cosa del genere al mio Primo Generale" rispose lei con espressione dispiaciuta.
Annuì e dovette ammettere a se stesso di sentirsi sollevato. Ora che sapeva la verità, temeva che si potesse scatenare uno dei suoi soliti desideri mentre lei si lavava.
Dopo il bagno, consumarono una cena frugale stando seduti in cerchio.
Mentre mangiava, Lasti osservava in silenzio il comportamento di Frem, stando attento a non farsi notare. Si era seduta lontano da lui, forse per paura che la potesse smascherare con qualche discorso. Accanto a lei c'era Nissa, un altro membro del gruppo.
Li aveva visti insieme anche durante la giornata, ma adesso l'atteggiamento di Frem era diverso. Mentre Nissa, di buonumore, le raccontava qualcosa a cui Lasti non stava prestando attenzione, la ragazza si sforzava di sorridere facendo finta che nulla fosse cambiato.
Stavano per rimettersi in marcia e attaccare un villaggio, eppure l'atmosfera generale era serena.
L'unico visibilmente impensierito dalla cosa era proprio Lasti.
Serio, non riusciva a non domandarsi come sarebbe andata.
La Dea voleva, come sempre, che non ci fossero vittime, il che significava che avrebbero agito in silenzio, ma si trattava pur sempre di attaccare delle persone ignare nel cuore della notte.
Nelle Terre di Sente non si erano comportati così.
Avevano sempre schierato l'esercito in prossimità delle città e dichiarato le loro intenzioni. La maggior parte delle volte, appreso che non intendevano ferire nessuno, li avevano fatti entrare perché potessero parlare agli abitanti e poi andarsene. Altre volte invece, quando questi erano in grado di difendersi, avevano dovuto combattere.
Alla fine, in ogni caso, l'intera regione di Sente era ora sotto il loro dominio.
A Clarens però tutto era diverso.
Agire nella notte, attaccare col favore delle tenebre... troppe cose sarebbero potute andare storte.
"Lasti Classt"
La voce della Dea lo colse alla sprovvista facendolo sobbalzare. Non più perso nelle sue riflessioni, lasciò perdere tutti quei pensieri per dare retta a Lei.
"Sì, mia Dea" le rispose.
Udendolo, i suoi compagni di viaggio si zittirono e gli rivolsero lo sguardo, curiosi.
"Roser Sibri è quasi arrivata alla capitale" gli rivelò. "Raggiunto il villaggio di Tico, troverete poche guardie ad aspettarvi. Quando il comandante Sibri farà rapporto, tutte le città verranno allertate. Non avrete più una situazione così favorevole"
"Capisco, mia Dea. È il momento di procedere?"
"Sì, Mia Voce"
Non dovettero camminare a lungo per iniziare a vedere le prime case attraverso la vegetazione.
Erano arrivati a Tico, circondato da un alto steccato.
Mantenendosi a distanza, Lasti e i suoi sottoposti fecero una stima del perimetro e, soprattutto, delle guardie che lo sorvegliavano.
Si trovavano proprio in prossimità dell'entrata, dove ne erano state poste tre.
A giudicare dalla loro armatura non si trattava di soldati del regno, ma di semplici milizie cittadine.
C'erano altre due entrate al villaggio, rispettivamente sul suo lato ovest ed est, sorvegliate entrambe da un Lin soltanto.
"Separiamoci" ordinò il Primo Generale. "Tulbiak e Nuri, stordite la guardia dell'entrata est, legatela e prendete il suo posto. Kumika e Ganari, fate lo stesso all'entrata ovest. A nessuno sarà permesso di uscire finché non ci saremo insediati con successo. Nissa, Frem, Palkem e voi generali, con me"
Il piano era semplice.
Gli arcieri sarebbero rimasti a distanza per controllare la situazione e intervenire se necessario.
Crux si sarebbe fatto avanti per primo, come distrazione, e loro tre avrebbero preso di sorpresa le sentinelle.
"Buonasera, signori" esordì il più grande tra i generali, sollevando un braccio per salutare mentre avanzava verso di loro.
La sua armatura era nascosta dal mantello che indossava, ma ancora pochi passi e l'avrebbero vista chiaramente.
"Fermo, dichiara chi sei e le tue intenzioni!" gli ordinò uno di quei Lin.
"Sono un semplice viandante" continuò il generale, con leggerezza.
Una guardia si fece avanti di qualche passo, fermandosi subito dopo per impugnare la spada.
"Menti!" esclamò. "Quella che indossi è un'armatura e non è dei soldati del regno! Se sei uno degli Eretici, fatti da parte o la pagherai cara!"
Alle sue parole, anche gli altri due sguainarono le armi.
Toccava a Lasti adesso.
Con il favore delle tenebre e il Mirai che gli permetteva di essere più veloce, riuscì ad arrivare dietro alle spalle dei tre Lin.
Essi sentirono solo la folata di vento causata dal suo spostamento repentino, poi un brivido freddo percorse le loro schiene.
I due sul retro si voltarono e alzarono la lampade ad olio, dando così un volto alla spaventosa sagoma che avevano davanti.
"Un mostro!" esclamò uno, facendo cadere per lo spavento la lampada che si infranse sui ciottoli.
"Ma che..?" chiese l'altra guardia, la più vicina a Crux, girandosi per capire di cosa stesse parlando. Le parole gli morirono in gola.
In quel momento Nissa e Tadas raggiunsero Lasti, mentre i due arcieri uscivano allo scoperto.
Continua nel prossimo capitolo
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