30
Anno 6219 DID – Villaggio di Lutya, regno di Danes.
Alnea splendeva alto in cielo, indicando che ormai era finito il primo quarto. Non c'erano nuvole quel giorno, solo una distesa di azzurro senza fine.
Artillas aveva appena terminato di dare lezioni di autodifesa.
Era da alcune settimane che si occupava di quel compito sotto richiesta del capo villaggio, che lo aveva chiesto proprio a lui perché era stato un soldato a Visdis.
Svolgere quella mansione non gli dispiaceva. Si trattava di un impiego inaspettatamente interessante, che gli permetteva di non dimenticare ciò che aveva appreso all'Accademia e durante gli anni di servizio, e di continuare a tenersi allenato.
Non aveva bisogno di soldi, perciò lo faceva a titolo gratuito, per chiunque fosse interessato a imparare.
Danes era un regno pacifico, in cui solo pochi individui sapevano combattere. Si trattava di persone vicine al Re e ai nobili, che avrebbero dovuto proteggerli in caso di pericolo. Era più che altro di una precauzione, perché non era mai successo niente di grave in passato.
Se i Danae fossero stati credenti, avrebbero detto che il loro regno era protetto da Varohm, divinità della pace.
Essendo quasi ora di pranzo, si mise a cercare Lasti.
Si era separato da lui quella mattina, in un campo poco distante. Era il suo giorno libero e il ragazzo intendeva trascorrerlo a studiare le piante della zona, come suo solito.
Anche lui si era trovato un lavoro, anzi era stato questo a trovare lui: Jiurene era un'erborista e le serviva una mano a occuparsi del suo negozio. Scoperto l'interesse del giovane per la botanica, aveva pensato di chiedergli aiuto e il Lin era stato ben felice di accettare.
Addentrandosi tra le coltivazioni di cereali, Artillas udì delle risate, schiamazzi di bambini allegri. Li cercò con lo sguardo e riconobbe l'albero sotto al quale aveva lasciato Lasti. Affrettò il passo.
"Ehi, che fate?" domandò, curioso.
"È Artillas, via!" esclamò una bambina sorridente, i cui capelli azzurri erano adornati da una coroncina di fiori.
Al suo comando tutti gli altri lasciarono perdere e corsero via ridendo.
Il giovane, confuso, continuò ad avvicinarsi all'albero per vedere cosa stavano facendo prima che li interrompesse.
Ci trovò Lasti, dormiva beatamente sdraiato sull'erba con un libro stretto tra le braccia.
I bambini avevano intrecciato dei fiorellini bianchi nei suoi capelli e intorno alle corna.
Restò sorpreso di trovarlo così, tanto che si perse ad ammirarlo per diversi secondi, meravigliato.
Si chinò accanto a lui e lo scosse delicatamente per le spalle, sperando che si svegliasse. Se i piccoli, con i loro schiamazzi, non lo avevano disturbato, significava che era proprio stanco.
Gemette e si tirò a sedere con fatica, sfregandosi gli occhi.
"Ma che...?" disse, guardandosi intorno.
Aveva l'aria confusa.
Sospirò.
"Che stupido, mi sono addormentato in un posto del genere... Per fortuna non ho sognato nulla"
"Ti stai stancando troppo ultimamente. Lavori tutto il giorno e la sera scrivi lettere fino a tardi" gli fece notare il mezzo Lin.
"Cercherò di non esagerare" rispose, rivolgendogli lo sguardo assonnato.
Artillas aveva assunto un'espressione corrucciata.
"Negli ultimi tempi stai più con Jiurene che con me" sottolineò.
"Sì, ma lo faccio per lavoro, non conta"
"Sì invece. Quando non hai impegni, vorrei che ti riposassi. E vorrei che sfruttassimo meglio i momenti che passiamo insieme" suggerì, avvicinandosi per baciarlo.
Lasti passò una mano tra i suoi capelli mentre le loro labbra si incontravano.
Un istante dopo si guardarono e sorrisero.
"Sai, non c'è nessuno qui adesso..."
"Cosa stai suggerendo?" chiese il Lin, sgranando gli occhi e facendo finta di non aver capito.
"Niente" rispose, divertito. "Era tanto per parlare"
Si alzò e gli tese una mano per aiutarlo a fare lo stesso.
"Prima... c'era qualcuno?" chiese Lasti, ripensando alle parole dell'altro.
"Dei bambini, ti hanno riempito le corna di fiori"
"Cosa?"
Sollevò le mani e le toccò delicatamente, sentendo i petali morbidi e sorprendendosi della cosa.
"Lasciali, ti stanno bene" si affrettò a dire Artillas, temendo che volesse liberarsene subito. "A proposito, ho chiesto in giro e ho trovato un Danae disposto a limarti via le corna. Tagliarle no, dice che può essere rischioso, ma con tanta pazienza, se non insorgono problemi, te ne farà sparire la maggior parte e tornerai a essere quasi come prima"
L'idea lo lasciò spiazzato. Non aveva mai considerato la possibilità di poterle rimuovere e non sapeva se sentirsi entusiasta o timoroso a riguardo.
"Perché fai quella faccia? Lo so che pesano e ti danno tanti problemi oltre a renderti appariscente, e tu questo lo odi. Perché non fare un tentativo?"
"Devo pensarci. Temo che sarebbe un'offesa alla Dea" ammise, assottigliando lo sguardo.
"Dal mio punto di vista, la tua parte l'hai fatta e adesso hai tutto il diritto di tornare a stare bene" sottolineò il suo ragazzo, serio.
"Il diritto?" ripeté Lasti, in tono ironico. "Non ne sarei così certo"
"Lasti... non puoi continuare a vivere nella paura"
Artillas aveva capito che era di questo che si trattava. Era stato l'unico a capirlo davvero.
Sapeva anche che quell'argomento non gli piaceva, perché lo costringeva a stare attento a non esagerare con le parole, a trattenersi per non rischiare di rivelare troppo. Era frustrante oltre che faticoso.
"Se Lei non sarà d'accordo, troverà un modo per fartelo sapere, sono sicuro che non serve a niente vivere nel dolore" continuò il più giovane, dato che lui era rimasto silenzioso.
I suoi modi sono crudeli, si disse.
"Ci penserò su" rispose invece.
Non era solo un tentativo di chiudere il discorso, lo avrebbe fatto veramente.
Forse aveva ragione e valeva la pena provare, ma prima di decidere doveva rifletterci a dovere.
"È già finito il primo quarto?" chiese.
Era disorientato, non aveva idea di quanto tempo avesse dormito.
"Sì, andiamo a casa a mangiare" propose Artillas, evitando di commentare ulteriormente la questione appena chiusa.
Sapeva che Lasti non poteva parlarne come avrebbe voluto, quindi non insistette né si fece vedere offeso. Non lo era, voleva solo essergli d'aiuto, per questo contava molto sul fatto che considerasse la sua idea.
"Cosa vuoi fare oggi?" gli chiese, mentre mangiavano.
Era bello poter pranzare insieme, ogni tanto. Quel giorno, la casa era silenziosa e l'atmosfera tranquilla.
Spesso, per via degli impegni, erano costretti a consumare i pasti separati. Le cene però erano una storia a parte. Abitando vicino ai familiari di Artillas, infatti, si erano trovati spesso a passare le serate con loro.
"Visto che non sono riuscito a studiare le piante stamattina, pensavo di tornare fuori" rispose Lasti, pensieroso.
"E se invece restassimo qui? Finalmente siamo liberi entrambi, nessuno ci disturberà" propose. "E poi te l'ho detto, voglio che stai un po' con me e ti rilassi..."
"Va bene, farò come dici" si arrese, concentrato sul suo piatto.
"Devi farlo per te, non perché te lo chiedo io" puntualizzò. "L'idea non ti piace proprio?"
"Non è così, mi piace, è solo che..."
Si zittì e alzò lo sguardo su di lui per studiarne le intenzioni, poi scosse la testa.
"Ti ho tenuto troppo a distanza ultimamente, vero? Perdonami"
Artillas sospirò.
"So che hai i tuoi motivi e io non posso farci niente, ma dopo un po' ho iniziato a starci male comunque"
Lasti si intristì e scosse la testa.
"È come hai detto tu, non posso continuare a vivere nella paura. Non ha senso. Non sono più un soldato al servizio della Dea, non ho il Mirai e nemmeno quei desideri, l'unica cosa che mi resta di quegli anni sono le corna... per ora"
"Quindi vuoi farle rimuovere?" domandò Artillas, speranzoso.
"Ammetto che lo vorrei, ma ci penserò almeno fino a domattina"
Il mezzo Lin sorrise, soddisfatto.
"Allora qualche volta ti suggerisco delle cose intelligenti" commentò.
"Mi pare che lo fai sempre" puntualizzò alzandosi.
Prese i piatti vuoti e sparecchiò.
Artillas lo aiutò e, quando Lasti si voltò a riporre tutto per lavarlo, lo abbracciò da dietro facendolo sobbalzare.
"Che fai?" gli domandò lui, fermo tra le sue braccia.
Prima di rispondere, Artillas gli diede due baci delicati sul collo.
"L'hai detto tu che i desideri irrazionali non torneranno"
"Non ho usato esattamente queste parole..." ribatté, esitante.
"Sì, ma era ciò che intendevi"
Riprese a baciarlo.
Lasti si voltò verso di lui, ma non gli chiese di smettere.
"Non mi respingi?"
"No, non lo farò più" rispose. "Avrei dovuto smettere prima, scusa se sono stato egoista"
"Non voglio più sentire che ti scusi"
Gli percorse il braccio fino a raggiungere la mano che teneva le stoviglie.
"Lascia perdere i piatti e vieni in camera con me. A quelli penserò io più tardi"
Si voltò per rispondergli, ma lui gli impedì di farlo con un bacio.
Lo prese per mano e lo portò in camera, dove Lasti si sedette sul letto per primo.
Artillas si inginocchiò sul materasso davanti a lui, avvicinandosi per dargli un altro bacio.
"Cosa provi adesso?" gli chiese.
"Ti desidero" ammise, con gli occhi lucidi puntati in quelli dell'altro. "E non c'è niente di irrazionale... o forse sì, ma ti amo e tu ami me, non c'è niente di più naturale"
"Allora basta parlare"
Gli baciò ancora il collo, cosa che Lasti stava trovando estremamente piacevole. Si aggrappò a lui, poi lo allontanò solo un attimo per potergli togliere la maglia, impaziente.
Si perse a guardare il suo corpo, trovandolo bellissimo. La pelle perfetta, all'apparenza morbida, rendeva difficile credere che fosse stato un soldato.
Anche Artillas gli tolse la maglietta. Non lo fece con la solita attenzione che ci metteva Lasti, perciò ne strappò una parte sfilandola dalle corna e, nel farlo, sparse fiori bianchi per tutto il letto.
"Spero non fosse una delle tue preferite" disse, e abbassando lo sguardo su di lui la sua espressione cambiò.
Aveva il corpo pieno di cicatrici, grandi o piccole che fossero. Tra tutte, quella che si notava di più era sulla spalla destra: sembrava una grossa cucitura fatta male, a raggiera, in leggero rilievo.
"Ti faccio senso?"
"Certo che no! È solo che... sembra che fossero ferite molto gravi..."
"Alcune lo erano" confermò Lasti, malinconico.
"Voglio sapere la storia di ognuna di esse" puntualizzò, percorrendo una di quelle sull'addome con l'indice.
"Non ora, spero"
"Non ora" concordò Artillas, tornando a guardarlo in viso e rivolgendogli un sorriso furbo.
Si avvicinò alla cicatrice sulla spalla per baciarla più volte, mentre Lasti metteva le mani tra i suoi capelli e li accarezzava.
"In realtà... non ho molta sensibilità in quella zona, ma lo apprezzo"
"Allora smetto" rispose il mezzo Lin, decidendo di dedicarsi alle sue labbra.
Si baciarono con passione finendo sdraiati sul materasso.
Artillas, tra un bacio e l'altro, gli tolse i pantaloni, mentre Lasti già tremava dal piacere.
"Quella volta... hai fatto tutto tu. Non sai per quanto ci ho ripensato, immaginando che le cose fossero andate diversamente"
Lasti non rispose. Sentirlo lo imbarazzò e lo rese felice allo stesso tempo, ma cercò di non darlo a vedere.
Mentre l'altro finiva di spogliarsi, tenne lo sguardo incollato a lui desideroso di studiare con precisione il suo corpo.
Non gli era mai piaciuto il sesso, ma con lui era diverso. Si avvicinò per baciarlo, aggrappandosi avidamente alla sua schiena.
Riprendendo fiato, Artillas gli accarezzò il viso stanco.
Era felice di leggergli negli occhi quanto lo desiderasse, gli faceva venir voglia di lasciarsi andare completamente, perdere il controllo per recuperare insieme il tempo perso.
Lasti si voltò per leccare la sua mano, prendere in bocca due dita e succhiarle mentre continuava a guardarlo intensamente.
Artillas riprese il possesso della propria mano, la appoggiò sul suo sedere e ci fece entrare senza indugio le dita bagnate.
Il Lin strinse i denti per non lamentarsi del dolore. Si tenne aggrappato a lui con più forza.
"Quel giorno, ha fatto male?" gli chiese l'altro, accorgendosi che soffriva già.
"Sì" ammise, cercando di non farlo trapelare dalla voce.
"Allora anche questa volta..."
"Io ti voglio, non mi interessa nient'altro" ribatté Lasti, temendo che si tirasse indietro.
Artillas sorrise. Non si aspettava che lo avrebbe sentito così tanto sincero a riguardo, ma la cosa lo rendeva felice.
"Lo faremo finché non smetterà di fare male" dichiarò.
Lasti sentì di avere le guance in fiamme, segno che aveva fallito nel nascondere l'imbarazzo. Quella frase, pronunciata come se niente fosse, era stata il colpo di grazia.
"Basta, non voglio aspettare" lo supplicò.
Anche lui arrossì leggermente, ma nessuno dei due ci fece caso.
Artillas non gli chiese se fosse sicuro, non insistette per rimandare il momento, perché a sua volta sentiva di non potersi più trattenere.
Estrasse le dita e gli fece sollevare il bacino, mentre si piegava in avanti per avvicinarsi di più al suo viso.
"Tieni le gambe aperte" gli chiese sottovoce, quindi lo baciò.
Si aiutò con la mano libera per entrare dentro di lui.
Lasti gemette sulle sue labbra, più per il dolore che per il piacere. Era assurdo come le due sensazioni si mischiassero.
Sperava che il primo passasse in fretta, ma in fondo non gli importava molto: sentire i loro corpi finalmente uniti dopo così tanto tempo, scatenava in lui una sensazione indefinibile e meravigliosa.
Artillas cercò di rimanere lucido concentrandosi nel baciarlo sulle labbra, sul collo e accarezzandogli il petto, ma perse la ragione in fretta. Gli afferrò le gambe e iniziò ad affondare dentro di lui, mentre Lasti tratteneva i gemiti tenendosi stretto alle lenzuola con le mani.
Non sapeva se gli stesse facendo male o meno, ma capì che stava apprezzando. Lo intuì dalla sua espressione, dai suoi occhi e dalla reazione del suo corpo.
Era vero e infatti venne per primo, completamente sopraffatto dal piacere.
Si voltò di lato a riprendere fiato, sentendosi sudato come non lo era da tanto.
Il suo amato non aveva smesso di muovere il bacino, ma intanto lo guardava intensamente. Lasti lo sapeva, aveva l'impressione di sentirsi percorrere ovunque dal suo sguardo.
Richiamò a sé la poca forza che gli era rimasta per ancorarsi alla sua vita e allungare le braccia verso di lui.
Artillas si piegò in avanti permettendogli di aggrapparsi nuovamente alle sue spalle, poi lo sorprese sollevandolo dal letto. Si godette la sua espressione spaesata, restando concentrato per non perdere del tutto la ragione.
Lasti l'aveva già persa ormai. Gli baciò il collo, con la lingua lo percorse dal basso verso l'alto fermandosi di tanto in tanto per gemere, quando non riusciva a controllarsi.
Artillas aumentò il ritmo e strinse di più le sue cosce nel tentativo di trattenersi ancora un po'. Fu uno sforzo vano, sentire quanto stava godendo non gli diede scampo. Venne, riversandosi dentro di lui.
Si stesero entrambi sul letto, stanchi e soddisfatti, rimanendo abbracciati l'uno all'altro.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, in contemplazione di ciò che era appena successo, con lo sguardo fisso sul soffitto in legno della stanza.
Poi, il Lin si sporse sul suo ragazzo per dargli un bacio.
"Sei già stanco?" gli chiese.
"No" rispose il più giovane, rivolgendogli un sorriso raggiante.
La sera arrivò presto, forse troppo presto.
Artillas si era già addormentato mentre Lasti era rimasto sveglio, sdraiato sulla schiena. Aveva il corpo stanco, ma la mente era attiva e gli impediva di rilassarsi del tutto.
Stava riflettendo su tante cose.
Su come la guerra gli avesse permesso di incontrare Artillas, quindi forse quegli anni non erano del tutto da dimenticare.
Su come avrebbe voluto potersi liberare delle corna, anche se temeva le conseguenze di una decisione simile.
Sospirò e si alzò per prendere la lenoctos dal comodino. Era lei che gli impediva di sognare, permettendogli di riposare sereno, sicuro che La Dea non avrebbe più avuto modo di contattarlo.
Aprì la finestra, l'appoggiò sul davanzale esterno e la chiuse fuori. Sospirò, restando in piedi lì accanto.
Felnea splendeva luminosa rischiarando il cielo notturno.
"Mia Dea" disse, esitante. "L'idea di farmi togliere le corna è allettante, sembra davvero un modo per tornare ad avere una vita normale. Io non credo di averti mai chiesto niente di personale... ma stavolta sento di doverlo fare. Intendo procedere con questa cosa. Se la mia decisione ti offende, ti chiedo solo un segno per farmelo sapere... In tal caso, non lo farò"
Rimase in silenzio, sperando fortemente di aver fatto la scelta giusta.
"Lasti?"
Sentendosi chiamare all'improvviso, sobbalzò e si voltò a guardare il suo ragazzo.
"Artillas, pensavo stessi dormendo" ammise, timoroso della sua reazione.
"Mi hai svegliato. Voi parlate ancora?" domandò, preoccupato.
"No, però... mi sembrava giusto provare a chiedere il Suo permesso, prima di decidere. Ti sembro stupido?"
"Non lo sei" rispose, serio, e sospirò.
Gli fece segno di raggiungerlo a letto e lo strinse tra le sue braccia.
Sapeva che, se aveva paura, era perché ne aveva viste tante e non voleva più tornare nella spirale di sofferenza in cui era stato intrappolato per anni.
"Se Lei non risponde, ti farai rimuovere le corna?"
"Sì... Voglio condurre una vita normale"
Artillas appoggiò il viso nell'incavo del suo collo, strofinandosi su di lui.
"Comunque vada, la guerra è finita e con essa anche il tuo dolore. È stato orrendo, ma resta nel passato. Ora con te ci sono io e non ti permetterò di stare male"
Lasti trattenne una risata.
"Ehi, sono serio" mugugnò il mezzo Lin, stanco. "Sei infelice?"
"Sono più felice di quanto avrei potuto immaginare. E sì, è solo merito tuo, quindi basta preoccuparti e non farmelo ripetere"
"Bene. Perché intendo continuare a renderti felice ogni giorno..."
"Ora non pensi di stare esagerando?" gli chiese, seppur intenerito dalla sua insistenza sull'argomento.
"Allora mi zittisco, ma sappi che non scherzo. Hai sofferto già troppo, adesso ci penso io a te"
Lasti sorrise, consapevole che Artillas non poteva vederlo. Gli veniva da piangere, ma si sforzò al massimo delle sue capacità per non cedere.
Era proprio vero, era valsa la pena di passare attraverso così tanto dolore, perché grazie al conflitto si erano conosciuti, e grazie a tutto ciò che era successo avrebbero trascorso il resto della loro vita insieme.
Si erano innamorati in un modo inaspettato e incomprensibile, ma i sentimenti che provavano l'uno per l'altro erano autentici.
Lasti era davvero grato di avere Artillas al suo fianco.
Non disse nulla, ma anche lui intendeva impegnarsi per renderlo felice ogni giorno.
Non era ancora sicuro di aver compreso davvero se stesso, ma ci stava provando e le cose procedevano bene. Riguardo al suo nuovo scopo nella vita, aveva deciso ormai da tempo che sarebbe stato questo: fare in modo che Artillas fosse felice e condurre con lui una vita piena e appagante.
Una quotidianità tranquilla, migliore persino del più bello dei sogni.
Fine
Angolo di quella che scrive:
Ebbene sì, siamo giunti alla fine. Vi ringrazio per aver letto fino a qui, per aver fatto insieme a me questo viaggio. Se vi va, sarei curiosa di sapere cosa ne pensate della storia nel complesso. Spero che siate soddisfatti, almeno un po', di come si è conclusa.
Siamo al finale, ma non è tutto... Restate con me ^-^
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