27

Il medico camminò fino a una panchina lì vicino e ci si sedette per primo, in attesa che Artillas facesse lo stesso.
"Avrai tante domande"
"Sì, in effetti. Come ha fatto a ridursi in quel modo?" gli chiese con timore il mezzo Lin.

"È stato frutto di un lungo processo avvenuto durante gli anni della guerra, immagino, perché lui sta male da tanto tempo ormai" abbassò lo sguardo, pensieroso. "Anche se adesso la situazione si è fatta molto più grave. Quando La Dea si è manifestata sulla balconata del castello, Lasti era profondamente turbato. In quel momento qualcosa in lui si è rotto. I giorni a seguire era già privo di vita e aveva paura persino della propria ombra, ma tanti volevano parlargli e così fingeva di stare bene. Gli chiedevano della guerra, della Dea, e poi c'erano i nostri compagni che volevano salutarlo prima di andarsene. Non poteva rimanere a palazzo se voleva stare tranquillo, così ha chiesto al Re di potersi stabilire in quella serra, dove avrebbe potuto studiare le piante. Sono la sua passione, lo sapevi?"
Artillas scosse la testa e, ascoltandolo, la sua espressione corrucciata non mutò.

"Ad ogni modo, si è ritirato qui per non dover avere a che fare con i disturbatori. Un'amica gli ha regalato dei libri sulla botanica rek prima di partire, sapendolo interessato all'argomento, e lui ha piantato i semi di ciò che gli interessava coltivare. Intanto si è messo a scrivere delle lettere per le famiglie di ogni Prescelto morto in battaglia, combattendo per La Dea. Gli è sembrata la cosa giusta da fare, per onorare la loro memoria. Pare che avesse una lista con tutti i loro nomi... e se lo conosco bene come credo, si sente in colpa per ciò che è successo a ognuno di loro. Noi siamo restati con lui, ma a volte sembrava sul punto di scoppiare. Come se volesse urlare le sue angosce, ma sapeva di non poterlo fare. Man mano che le piante crescevano, dedicava più tempo a loro che a noi ed era chiaro che lo facesse per tenerci alla larga. È riuscito a distaccarsi da tutto, chiudersi in una bolla di apatia nella quale crede di essere al sicuro dai desideri irrazionali che il Mirai gli provocava. Oggi tu sei riuscito a rompere quella bolla"

"È per questo che mi cercavate? Volevate che lo facessi tornare come prima?"
"Lo vuoi anche tu, o sbaglio?" puntualizzò Yenri.
"Certo che sì" rispose senza il bisogno di rifletterci.
"Ti chiami Artillas, giusto?"
La guardia del regno annuì.

"Lasti prova qualcosa per te, anche se ha chiuso quel sentimento nel profondo. Durante la guerra... è stato sul punto di morire diverse volte, eppure il tuo ricordo gli ha dato conforto. Non so quali siano i vostri trascorsi, ma se tieni a lui almeno un po' devi aiutarlo"
Artillas abbassò lo sguardo e strinse i pugni.

"È ciò che intendo fare. Non sapevo niente di quello che mi stai dicendo, ma non lo abbandonerò al suo dolore. Gli ho proposto di venire con me nel regno di Danes, qui non gli è possibile ricominciare"
Yenri rimase spiazzato per un attimo, poi il suo sguardo si fece di nuovo preoccupato.
"Se dovesse rifiutare?"
"Proverò a insistere. Credo davvero che un cambio di scenario potrà essergli di beneficio, inoltre una volta partito non credo che tornerò. Spero che vorrà seguirmi"

"Io sono il suo medico e, per quanto mi turbi l'idea di affidarlo a qualcun altro, non posso che darti ragione" ammise e si alzò.
"Dove vai?"
"Da lui, a controllare come sta. Ci rivedremo molto presto, immagino"
Artillas annuì, senza lasciare il suo posto.
Era successo tutto velocemente, ora si sentiva abbattuto da ciò che aveva visto e appreso.

Il giorno dopo Yenri andò a trovare Lasti prima del suo turno mattutino, come ormai era abituato a fare. Lo trovò già sveglio, il che non era una novità; il fatto strano era che stesse riordinando la sua piccola dimora.
Sorrise, compiaciuto da quella visione.
"Che bel cambiamento" sottolineò.

"Questa stanza era un disastro, ho solo fatto il minimo per renderla presentabile. I bagni saranno già aperti? Se ci vado adesso, è probabile che non ci trovi nessuno" rifletté ad alta voce, ancora indaffarato per trovare posto ai libri sparsi qua e là.
Yenri non poté fare a meno di sorridere, quindi gli diede le spalle per paura di innervosirlo.
"Vieni con me, ci sono i bagni anche in infermeria e lì puoi stare certo che sarai da solo"
Lasti prese le sue cose e lo seguì ben volentieri.

I giorni passati alla capitale per lui erano stati duri e inutili, dandogli l'impressione che fosse trascorso ben più di un mese.
Vedere Artillas gli aveva reso chiare tante cose, come il fatto di essersi ridotto proprio male. Aveva deciso che, anche se stava così, doveva impegnarsi per apparire decentemente.
Sospirò, la strada per l'infermeria sembrava essere infinita. Per fortuna era presto quindi non c'era nessuno per i corridoi, salvo qualche sporadica guardia del regno che lo guardava con curiosità o ammirazione.
Tutti lo riconoscevano e questo lo angosciava.

"Siamo arrivati, i bagni sono di là" disse Yenri, indicandogli una porta.
Lasti vi entrò. Posò i suoi abiti puliti, tolse quelli che indossava e poté finalmente lavarsi. Quando si immerse nell'acqua calda, fu grato di avere un amico medico che gli aveva permesso di potersi rilassare da solo per un po'.
Si costrinse a non indugiare troppo nella vasca per evitare di addormentarsi. Si asciugò e si rivestì, quindi uscì portando tutte le sue cose con sé.

Yenri stava intrattenendo una conversazione con dei colleghi che si zittirono nel vederlo comparire alle sue spalle.
"Grazie, ci vediamo più tardi" lo salutò, ignorando gli sguardi.
"Figurati, a dopo" rispose il medico.

Di ritorno alla serra, Lasti incontrò più gente sul suo cammino. Il castello iniziava a svegliarsi e i suoi abitanti a dedicarsi ai compiti giornalieri.
Anche lui aveva delle cose da fare, per esempio prendersi cura delle sue piante. Ignorò la stanchezza e arrivò a destinazione, quindi si chiuse dentro per dedicar loro l'intera mattinata.
All'ora di pranzo venne raggiunto da Crux e Ijinia. Decise di non ignorare gli amici e mangiare qualcosa con loro, sempre stando al sicuro tra quelle mura.

Guttla non si fece viva, ma questo lui se l'aspettava.
Il giorno prima gli aveva fatto una scenata di gelosia, come se i presunti sentimenti per lui si fossero riaccesi. Non riusciva a credere che fosse innamorato di un ragazzo e lo preferisse a lei, perciò si era sfogata urlandogli contro senza però ottenere alcuna reazione da parte sua.
Era ancora confuso dopo averlo rivisto e non era più certo di ciò che provava. Malgrado questo, vederlo aveva risvegliato in lui diverse emozioni sopite da tempo, mentre lo sfogo di Guttla era servito a infastidirlo soltanto.

Quando le aveva detto che forse sarebbe partito con il ragazzo, poi, lei si era zittita e aveva assunto un'espressione sconvolta.
Mentre parlavano della cosa, Yenri li aveva raggiunti e aveva assistito alla scena.
Il medico gli aveva assicurato che i botanici di corte si sarebbero occupati delle sue piante, perciò sarebbe potuto partire senza rimpianti nei loro confronti. Inoltre, aveva insistito sul fatto che esse non gli servissero più. Aveva provato a crescerle per stare meglio, ma la cosa non aveva funzionato e lui ne era stato testimone.

Lasti sospirò ripensando alle sue parole.
Aveva smesso di preoccuparsi di che fine avrebbero fatto le piante per concentrarsi sulla situazione in sé. Non sapeva se voleva davvero partire con Artillas, per questo non gli aveva dato risposta, però non voleva nemmeno dirgli addio scegliendo di rimanere a Lissen.

Il mezzo Lin lo raggiunse quando Crux e Ijinia stavano andando via. Vederlo lì, fermo sulla sua porta con indosso l'uniforme bianca e oro da guardia del regno, lo lasciò per un attimo senza fiato. Era vestito così anche il giorno prima, ma era come se l'avesse notato soltanto in quel momento.

Salutò Crux e Ijinia con un inchino formale e chiuse la porta per loro, il tutto sotto lo sguardo attento di Lasti. Quando poi gli parlò, lui scosse la testa per costringersi a tornare alla realtà, non avendo sentito niente.
"Tutto bene?"
"Sì, scusa mi sono distratto per un momento. Cosa stavi dicendo?"

"Ti ho solo chiesto come stessi oggi" ripeté Artillas, rimanendo in piedi.
Storse la bocca rispondendo che stava bene, ma si rese conto che non era stato affatto convincente. Fece segno alla guardia di sedersi accanto a lui sul divano, sperando che non domandasse altro riguardo al suo stato di salute.

"Ti ho portato una cosa" continuò il mezzo Lin, porgendogli un piccolo vaso contenente un altrettanto piccola pianta.
Lasti la prese tra le mani e la osservò, sorpreso. La sua conoscenza della botanica non era vasta come avrebbe voluto, perciò non la riconobbe.
"Mi è capitato di sentirne parlare in passato e fortunatamente sono riuscito a trovarla da un venditore qui in città. Si chiama lenoctos... qualcosa, e dovrebbe impedire di sognare"

Lasti corrugò la fronte e spostò lo sguardo su di lui, interessato.
"Me l'ha confermato il fioraio, quindi penso sia un'informazione attendibile. Ho avuto un'idea stupida?"
"No, se ciò che dici è vero mi sarà molto utile. Grazie" rispose, spostando di nuovo la sua attenzione su quella piantina dagli effetti così particolari. La sua espressione si rilassò, ma non riuscì a sorridere.
Era esausto e la cosa andava avanti da troppo tempo ormai.

"Non vorresti metterla alla prova?"
"Mi stai suggerendo di dormire? Adesso?"
"Sì, è così strano? Io resto qui eh, anzi ti presto le mie gambe"
"Io... non riesco a pensare in modo lucido, perciò se proponi una cosa del genere credo che tu sia serio"
"Lo sono infatti" ribatté, questa volta in un tono che non lasciava spazio a fraintendimenti.

"Allora..." abbassò lo sguardo sulle gambe dell'altro, scoprendosi desideroso di fare come suggerito, ma temendo fortemente quel contatto, che poteva essere eccessivo. "No... mi stendo a letto. Mi riposo e basta, non dormo" precisò.
Posò la lenoctos sul comodino e si sdraiò dando le spalle alla guardia, emettendo un flebile sospiro che lui non avrebbe sentito e rilassando il viso in un'espressione più triste che tranquilla.

Artillas rimase un attimo perplesso, ma poteva immaginare perché avesse rifiutato. Gli aveva fatto una proposta stupida, in un momento in cui lui non poteva o non voleva stargli troppo vicino.
Il suo rifiuto era scontato, si disse ciò e si costrinse a non pensarci più.
Era felice di avergli portato qualcosa di utile perché potesse finalmente riposare, mentre lui si rilassava in quel tranquillo momento insieme che, durante la guerra, non avrebbe potuto nemmeno immaginare.

Dal vicino divanetto su cui era seduto, riusciva a osservare Lasti e si domandava se lui sentisse il suo sguardo su di sé. Guardò la sua figura esile e la schiena che aveva dovuto sopportare pesi incredibili, durante gli ultimi anni; i suoi capelli neri, spettinati ma lucidi, e anche le corna marroni e ricurve, rendendosi conto che non aveva mai avuto l'occasione di vederle così bene.
"Quelli sono... segni di spada?" domandò, senza alzare troppo la voce.
"Mh? Sulle corna? Sì..." rispose Lasti, in un tono decisamente più rilassato e meno cauto rispetto a prima.

Artillas continuò a osservarle, colpito. Su di esse c'erano diversi solchi, più o meno definiti. Avrebbe voluto avvicinarsi non udito, accarezzarli con le dita e percorrere con le mani la lunghezza delle corna, segnate dalla guerra come Lasti stesso. Accarezzargli i capelli, fargli sentire che era lì per lui, che voleva aiutarlo a tornare quello di un tempo...
"Non posso restare qui" disse Lasti, interrompendo il suo flusso di pensieri e il silenzio che si era creato. "Ci sono i miei amici e so che tengono a me, ma tutto il resto è insopportabile"

"Allora andiamocene insieme" propose ancora, speranzoso.
"Non sono più la persona che conosci, è cambiato tutto ormai" puntualizzò senza neanche pensarci, convinto, e dal suo tono trasparì quanto fosse rassegnato a riguardo. "Non sono in grado di fare più niente senza il Mirai, non ho più uno scopo, ho solo un'infinità di sensi di colpa che mi soffoca. Non so chi sono... e se sto con te, ho paura di provare ancora dei desideri che non posso controllare"

"Non accadrà" ribatté Artillas. "Mi hai detto che non si sono più manifestati, e anche adesso non sta succedendo, quindi credo che ormai sia finita. Era una cosa di quando avevi il Mirai!" insistette. "Se non sai più chi sei, ti aiuterò a scoprirlo. Il tuo nuovo scopo potrà essere quello di ricominciare da capo dove nessuno ti conosce. Danes è il luogo dove potrai farlo, ne sono certo"
Lasti non si voltò a guardarlo, ma avvertì la sofferenza nel suo tono, quasi di supplica.

"Io... non so più cosa provo per te. Ti andrebbe bene comunque?"
"Sì, perché... sono io che amo te e voglio che tu stia bene. Permettimi di aiutarti!"
Lasti restò in silenzio per qualche secondo e poi sospirò.

Era vero, non sapeva cosa provava nei suoi confronti, ma la sua imminente partenza lo metteva in ansia, chiaro segno del fatto che non avrebbe voluto dirgli addio.
Doveva seguire il suo istinto, assecondando la paura di perderlo?
Non era ancora sicuro di volersi buttare, però anche la prospettiva di poter ricominciare a vivere in un altro paese, in pace, dove nessuno aveva idea di chi fosse, era allettante.

"Io... credo che dovrei accettare" ammise, sperando fortemente di non pentirsene.
Artillas sgranò gli occhi e aprì la bocca per esultare, trattenendo l'impulso di andare da lui ad abbracciarlo, ma venne interrotto.
"Prima di lasciare Visdis, c'è un posto in cui devo andare. Nyss, un villaggio nelle Terre di Valka. Mi ci porterai?"
"Certo, farò tutto ciò che vuoi" rispose, accorgendosi solo dopo che forse aveva esagerato per l'entusiasmo.

"Allora, siamo d'accordo. Certo che sono proprio volubile..."
Artillas sorrise pur sapendo che non poteva essere visto.
"Ho fatto delle cose orrende in questo regno. A Danes... sarò una persona diversa. Ma sarà strano anche lì vedere qualcuno con le corna"
"Per quelle ci inventeremo una scusa quando saremo arrivati" suggerì il mezzo Lin, fiducioso.

Lasti fece silenzio, ma tornò a parlare subito dopo.
"Ricordi quella volta, nelle segrete? Credo che sia stato uno dei momenti peggiori della mia vita... C'era una ragazza che conoscevo e mi sono opposto al desiderio che provavo. Non ti dico cos'era, ma... mi sono sentito in colpa verso di lei per anni. I primi giorni qui, l'ho incontrata. Si è spaventata nel vedermi, ma almeno ho potuto parlarci... scusarmi..."
Stava iniziando a biascicare mentre raccontava un episodio che Artillas poteva capire solo marginalmente, perciò immaginò che stesse per addormentarsi. Continuò ancora per poco, sempre senza farsi capire, quindi crollò del tutto, sconfitto dalla stanchezza.

La guardia del regno trattenne una risatina. Era riuscito a farlo dormire, e a giudicare dal suo aspetto questo non succedeva da molto.
Si appoggiò meglio alla spalliera del divano, mettendosi comodo.
Era rilassante stare lì, nel più totale silenzio, mentre l'altro riposava poco distante. Così rilassante che forse sarebbe crollato anche lui.

Si perse a osservare la stanza, ora più ordinata rispetto al giorno prima. Era veramente piccola, ma conteneva tutto il necessario per condurre una vita semplice, in solitudine. Oltre al letto, c'era un piccolo spazio per la cucina e persino il salottino. Sul comodino accanto al letto erano stati impilati diversi libri dei quali Artillas, dove si trovava, non riusciva a leggere i titoli. Anche sotto al tavolo basso davanti a lui se ne trovavano molti e pareva che riguardassero le piante.

Fece vagare lo sguardo fino alla parete in vetro che dava sulla serra. Doveva essere molto grande ma non poteva entrarci e scoprirlo, perché al suo interno c'erano solo piante velenose.
Le coltivava per eliminare la sua negatività, donandola a loro. Ad Artillas una cosa del genere sembrava magia, e si era sorpreso per come Lasti si fosse affidato a un metodo tanto stravagante per provare a stare meglio.
Ciò dava prova di due cose: la sua grande fiducia nei confronti della botanica e quanto fosse disperato.

Comunque, ora che si erano ritrovati lui avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per aiutarlo a stare bene di nuovo.
Finalmente la situazione nel regno si era calmata permettendogli di presentare le dimissioni e andarsene a Danes, come sognava da tempo. Ne aveva già parlato tramite lettera a suo padre, che lo aspettava a braccia aperte. Questo nuovo inizio, per entrambi, sarebbe potuto essere solo positivo, ne era sicuro.
Chiuse gli occhi, soddisfatto.

La porta si aprì senza preavviso quindi lui spalancò gli occhi e si mise in allerta.
Era solo Yenri, che subito guardò entrambi con sorpresa.
"Come hai fatto a convincerlo a dormire?" chiese, usando un tono di voce basso.
"È merito di quella pianta, pare impedisca di sognare" rivelò, indicandola.
"Ma quella... è molto rara, dove l'hai presa?"

Il mezzo Lin abbassò lo sguardo, pensieroso.
"Resti tra noi, ho girato quasi tutti i fiorai di Lissen e quando avevo ormai perso le speranze l'ho trovata"
"Grandioso, gli sarà estremamente utile. Io non riuscivo a farlo riposare nemmeno mettendogli erbe apposite nei decotti" confessò, sorpreso. "Finalmente può tornare in forze. Le sue corna pesano molto provocandogli mal di schiena e di collo, ho un impacco pronto per lui e coglierei l'occasione per metterglielo"

"Posso farlo io?"
Yenri gli rivolse uno sguardo sorpreso, ma subito dopo annuì. Lo prese dalla borsa e glielo consegnò, avvicinandosi per aiutarlo a trovare il punto giusto. Stando attento a non toccare la pelle scoperta, abbassò delicatamente il colletto della maglia di Lasti mentre Artillas seguiva le sue istruzioni e lo applicava. Fece finta di non notare che il ragazzo aveva tenuto la mano sulla schiena dell'altro qualche secondo di troppo, come a non volersi allontanare da lui.

"Questo allevierà il dolore?"
"Sì, sempre se lo mette ogni giorno e di solito non accade"
"Forse... d'ora in poi proverà a essere più collaborativo. Ha accettato la mia proposta"
"Quindi è ufficiale..." sottolineò Yenri, dispiaciuto. "Mi mancherà, mi sono affezionato a lui più di quanto credessi possibile. Come farò quando sarà via e non avrò più nessuno a cui far dietro ogni giorno? Finirò per preoccuparmi comunque, talmente sono abituato"

"Sei un buon amico, sono sicuro che ti scriverà spesso. Grazie per... averlo aiutato. Forse non ha senso che io ti ringrazi, ma sento di doverlo fare comunque"
"Non ha senso, appunto. L'ho fatto perché lo volevo. Anche altri sarebbero rimasti, ma avevano delle cose di cui occuparsi, questioni rimandate per anni. Lui... è un tipo freddo, riservato, ma sa essere un ottimo amico. C'era sempre per chi aveva bisogno ed era un grande comandante. Questi anni non sarebbero stati gli stessi senza di lui"

Artillas lo ascoltò in silenzio, rapito. Era palese che Yenri e i compagni avessero una grande stima di lui.
"In un solo giorno, sei riuscito a fargli fare cose con cui noi abbiamo fallito un mese intero. Eri la persona giusta da cercare"
"Gli ho solo portato una pianta" sottolineò.
"No, hai fatto molto di più"

Qualcuno bussò alla porta, interrompendoli.
Yenri sospirò.
"Questa è Guttla, a quest'ora non può essere nessun altro. Ieri ha fatto una scenata perciò pensavo che non si sarebbe fatta vedere per un po', e invece..." sottolineò, aprendo senza controllare chi fosse.
Come previsto, si trattava della ragazza.

Aveva un'espressione difficile da interpretare, tra il nervoso e il pentito, ma quando si accorse della presenza di Artillas sbarrò gli occhi e fu la rabbia a prendere il sopravvento.
"Tu!" esclamò, irrompendo nella stanza.
"Silenzio, Lasti sta dormendo" le fece notare Yenri.
"Sta cosa...?"

Alzò lo guardo rendendosi conto che il giovane non si trovava nella serra, ma sdraiato sul letto.
"Sei riuscito... a farlo dormire" osservò, spiazzata.
Si sedette su una poltroncina senza aggiungere altro, lo sguardo fisso sul Lin addormentato che dava loro le spalle.

"Cosa sei venuta a fare?"
"Speravo di trovarlo da solo e scusarmi" ammise, sconsolata, quindi tornò a guardare con astio Artillas. "Ma tutto quello che ho detto ieri lo penso davvero. Non è possibile che abbia preferito te a me. Insomma, guardami! E poi sei un maschio, è risaputo che a lui piacciono le donne" sospirò teatralmente. "Io ero con lui questi ultimi anni. C'ero io, non tu! Sei un estraneo!"

Artillas avrebbe voluto ribattere, ma temeva di alzare troppo la voce e svegliarlo. Strinse i pugni e cercò di trattenersi, malgrado non fosse il suo forte. Quella sconosciuta gli stava rinfacciando cose per cui lui non aveva potuto fare niente.

"Guttla, abbassa la voce!" insistette ancora Yenri, scoccandole un'occhiataccia.
"Sì sì, ho capito" sospirò e incrociò le braccia, infastidita.
"Anche a me interessavano le donne prima di incontrarlo" precisò Artillas, sentendo di dover dire almeno quello. "Mi ha fatto capire che non mi era mai piaciuto nessuno davvero, e non mi è più piaciuto nessun altro dopo. C'è voluto diverso tempo per accettarlo, ma è così. Ora che ci siamo ritrovati, lascialo perdere"

"Lui non ti ama" sottolineò lei a voce bassa, arrabbiata.
"Ma partirà con me" puntualizzò.
La donna scosse la testa, mostrandogli questa volta un'espressione disgustata.
"Compari qui, dopo anni che tento di sedurlo, e me lo porti via? Non è corretto"

"E invece sì, perché Lasti lo ama da prima di conoscere te" si intromise Yenri, stanco della sua testardaggine durata fin troppo.
"Non importa. È un estraneo, lo conosco meglio io"
"Non è una gara!" ribatté Artillas, facendo ricorso a tutta la sua pazienza per non urlarle addosso. "Sta dormendo, adesso falla finita"

"Io non mi muovo da qui finché non chiarisco le cose con Lasti" ribadì.
"Bene, allora aspettiamo che si svegli senza litigare tra noi" propose Yenri, sospirando. "Preparo qualcosa da bere, che ne dite?"
Artillas annuì, sforzandosi di rilassarsi e non pensare più alle parole di lei.

Passarono i successivi minuti a bere un decotto in totale silenzio. La situazione si era fatta decisamente pesante.
"Io adesso devo andare" esordì il mezzo Lin, posando la tazza vuota sul tavolino.
"Ci vediamo domani" lo salutò il medico.
"A domani" rispose lui, ignorando la donna e uscendo.

"Io quello proprio non lo sopporto" disse Guttla, ora sola con Yenri.
"Mi sono accorto, ma non puoi farci niente. A Lasti piace"
"Già..." sbuffò.
"Pensavo che ti fossi rassegnata ormai, e avessi iniziato a cercare un nobile da incastrare"

Guttla fece una risata sarcastica.
"Sì, ma credevo che Lasti sarebbe rimasto qui per tutto il tempo a guardarmi, anzi a rimpiangermi. Invece arriva lui e me lo porta via... È ovvio che i miei sentimenti si riaccendano!"
"Sei un caso perso" commentò l'altro, scuotendo la testa. "Finisci il decotto e vai a casa, scommetto che dormirà ancora per un bel po'"

L'indomani, quando Artillas tornò a trovarlo, Lasti era sveglio e il suo aspetto era decisamente più sano e riposato, tanto che invitandolo a entrare riuscì anche ad accennare un sorriso.
Quel sorriso era ben lontano dall'essere sincero visto che aveva ancora con sé tutti i suoi tormenti, ma era già un passo avanti.

Felice e distratto da ciò, ad Artillas passò il buonumore all'istante quando trovò Guttla all'interno della stanza.
La ragazza gli rivolse uno sguardo altezzoso e pieno di sé che lo lasciò senza parole per un lungo momento.

"Ero qui solo per scusarmi, guardia del regno. Ho capito di aver sbagliato, ma tu non mi vai comunque a genio"
"Il sentimento è reciproco" ribatté il giovane, che ora sentiva di poter parlare liberamente.
Si era tirata indietro e lui ne era felice, ma non gli faceva comunque piacere vederla.

"Lasti, volevo portarti in un posto ma se hai da fare possiamo rimandare" continuò.
"Preferirei non uscire, è pieno di Lin e tutti mi fisserebbero" rispose, senza nemmeno pensarci.
"Attraverseremo il giardino, quindi non ci saranno poi tante persone, e ti assicuro che ne varrà la pena" spiegò.
"Allora... va bene" accettò, seppur esitante. "Guttla, rimani qui?"
"Sì, tanto non sono stata invitata" sottolineò in tono acido. "Scommetto che Yenri arriverà a momenti, e comunque non mi annoio a stare da sola"
"Ottimo. Allora... possiamo andare"

Lasti era curioso di sapere dove voleva portarlo, ma uscire era comunque qualcosa che lo preoccupava. Il rischio di incontrare tanta gente lo mandava sempre in agitazione. Non era stato così prima della guerra né durante, ma adesso che le corna lo rendevano ben visibile e riconoscibile si era trovato a disagio troppe volte per potersene dimenticare. Nella serra era solo, o con pochi fidati amici, quindi al sicuro.
Però sapeva che di Artillas poteva fidarsi.

"Ho dato le dimissioni dalla guardia del regno" gli raccontò, mentre camminavano.
Intorno a loro, in quel momento, c'era solo il verde dei giardini. Ogni tanto si vedeva qualche botanico o giardiniere qua e là, ma nessuno che li fissava o li raggiungeva per disturbarli.
"Sarò in servizio ancora una settimana, poi saremo liberi di partire quando vorrai. Acquisterò un lolip e un carro con cui trasportare le nostre cose e lo condurrò io mentre tu starai dentro al coperto, così che nessuno ti noti" continuò.
"Hai pensato proprio a tutto" commentò Lasti, accennando un sorriso tirato.

"Certo. Non voglio crearti nessun disagio durante il viaggio, quindi nessuno dovrà vederti"
Lasti abbassò lo sguardo.
"Farò i bagagli così potremo partire subito... Senti, ma dove stiamo andando?"
Si guardò intorno. Quella sezione di giardino gli diceva qualcosa, ma non capiva cosa. Probabilmente gli era capitato di passarci nei giorni trascorsi lì, prima di ritirarsi nella sua nuova dimora, ma non ne era del tutto convinto.

"Ancora un attimo e capirai. Ecco, guarda là"
Gli indicò un punto davanti a loro, mentre camminavano a passo lento l'uno accanto all'altro.
"È... il labirinto di siepi?"
"Proprio così"
"Non so se mi va di entrarci" ammise Lasti, preoccupato.

Ricordava bene la sera in cui si era infilato al suo interno insieme a Kumika per sfuggire alle guardie, ma in un attimo si erano persi, trovandosi a vagare per un tempo indefinito tra le siepi alte e tutte uguali. Non gli piaceva l'idea di ripetere l'esperienza.

"Dimentichi che io lo conosco come le mie tasche" sottolineò Artillas, sicuro di sé.
Lasti non ribatté. Osservò il labirinto con diffidenza mentre si avvicinavano, ma non si oppose più alla proposta di entrarci.
Giunti sulla soglia, però, ebbe un ripensamento e si fermò. Osservò l'arco d'ingresso non ancora varcato, mentre il mezzo Lin dai capelli azzurri lo superava di qualche passo.

Si voltò verso di lui e nel suo sguardo Lasti non lesse tristezza né pena, né delusione, solo sicurezza e serenità.
"Non c'è niente di cui tu debba aver paura" gli assicurò, allungando una mano verso di lui.
Lasti gliela prese con esitazione, tornando a camminare al suo fianco.

Una volta girato l'angolo, sparirono nel fitto labirinto. Lì dentro, Lasti non trovò né angoscia né timore, solo la pace e la consapevolezza di essere in un posto sicuro, avvolgente, in cui non c'era nessuno oltre a loro. Era come stare nella serra, ma allo stesso tempo molto diverso.
Proseguirono in silenzio, ascoltando i suoni della natura e osservando le pareti di vegetazione, tutte uguali.

Riuscì a smettere completamente di pensare e a perdersi nella contemplazione di quel verde freschissimo e dell'azzurro luminoso del cielo, chiaro e delicato rispetto al colore dei capelli di Artillas, di una tonalità più intensa.

Quando raggiunsero la stanza centrale, non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso. Arrestò di nuovo il suo cammino, ma questa volta non lo fece per timore.
Lasciò la mano del suo accompagnatore e guardò la statua, perso nei ricordi.
"Sembra di essere tornati a quella sera"
"Se non fosse mattina, sì" sottolineò Artillas.

"No, dico davvero. Io e te qui... È tutto uguale, anche se è passato più di un mese da allora" sospirò, nostalgico. "Quella volta eri proprio in linea con la statua, sembrava che fossi tu ad avere le ali. Quando ti ho visto... davvero non sapevo se fossi arrivato per ucciderci o per aiutarci, ma non mi importava. E tu ci hai salvato la vita"
Artillas sgranò gli occhi sorprendendosi della naturalezza con cui gli aveva raccontato quelle cose.

Rivolse lo sguardo al monumento, colpito, e si assicurò di non essere più in linea con esso perché l'immagine che si era creata nella sua testa era ridicola e imbarazzante, quindi tornò rivolto verso Lasti.

"Sembravi in difficoltà, era ovvio che venissi ad aiutarti" puntualizzò, evitando di commentare il resto.
"No che non era ovvio. Tu eri una guardia e io un criminale infiltrato al ballo..." abbassò lo sguardo, malinconico.

"E invece sì, perché io avevo già capito di amarti! Anche se... non avevo il coraggio di dirtelo" continuò, corrugando la fronte.
"Io..." Lasti gli diede le spalle e si allontanò di un passo. "Credo di aver passato anni a pensare a te, sentendomi in colpa nei tuoi confronti... Quando ho capito di provare qualcosa di diverso ho messo in discussione me stesso, credendo di essere pazzo. Non potevo accettare di essermi innamorato, per di più in questo modo, ma... quella sera, qui con te, è stato tutto così naturale..." ammise, avvertendo una stretta al cuore e gli occhi che si facevano lucidi.
Aveva provato davvero a reprimere ogni sentimento e ci era riuscito, ma rivederlo aveva abbattuto tutte le sue difese in un colpo solo.

"Allora anche tu..." disse il mezzo Lin, avvicinandosi.
"Non mi toccare! Quello che è successo alla fine della guerra mi ha cambiato, lo sai!"
"Appunto, la guerra è finita" insistette Artillas, indietreggiando per paura di una sua reazione negativa. "Adesso hai l'occasione di ricominciare. Giuro che non mi avvicinerò più di così, ma tu non escludermi dai tuoi pensieri. Dimmelo se qualcosa non va, non tenertelo dentro"

Lasti tornò a guardarlo, gli occhi lucidi sbarrati in modo quasi folle.
"Se qualcosa non va? La fine del conflitto è stata un trauma e ora devo trovare il modo di capire me stesso, ma potrebbe andare peggio" disse, con la voce incrinata mentre pronunciava le ultime parole. "Ho avuto l'onore di servire La Dea come suo Primo Generale, l'ho aiutata a salvare Visdis da un regnante corrotto..." aggiunse.

Artillas capì che erano bugie che si diceva per non andare in pezzi, e un brivido gli percorse la schiena. Gli tornarono in mente le parole che Lasti gli aveva scritto in una lettera, tempo prima. Aveva passato dei brutti momenti e non gli era permesso parlarne, il che doveva essere diventato troppo pesante da sopportare.
Senza pensarci infranse il giuramento appena pronunciato avanzando verso di lui e abbracciandolo.

Lasti, che aveva provato ad arretrare per sfuggire alla sua presa, si trovò prima a tentare di spingerlo via e poi a ricambiare l'abbraccio avidamente, stringendo i denti e piangendo in silenzio, senza essere visto.
Si sentì vulnerabile, ma anche confortato. In qualche modo Artillas lo aveva capito ed era andato da lui, anche se tutti avevano sempre avuto paura di farlo. Non lo temeva, anzi era Lasti che temeva la vicinanza con lui. Temeva che potesse riaccendere i desideri che avevano condizionato la sua vita negli ultimi anni.

Ma in quel momento, come anche la sera in cui si erano incontrati lì, non stava succedendo niente del genere. Ciò che provava adesso non era irrazionale, soffocante e impellente. Era qualcosa che gli dava speranza, una speranza che sentiva di non meritare, ma alla quale si sarebbe aggrappato con tutte le sue forze.

Artillas si era accorto che stava piangendo, seppur trattenendosi per non farsi sentire. La consapevolezza che il suo dolore fosse così grande e segreto che non sarebbe mai stato in grado di capirlo del tutto era spiazzante e lo faceva stare male, quindi non aveva saputo cos'altro fare se non provare a consolarlo in quel modo. Sapeva che non sarebbe bastato ma voleva esserci per lui, e sentiva di doverlo mettere in chiaro.

"Credo di amarti" ammise Lasti, stringendosi a lui. "Ti amo da così tanto tempo che sarebbe assurdo il contrario, anche se non ha senso!"
"Non importa, non deve avere un senso" rispose d'istinto Artillas, incapace di trovare parole migliori.
"È vero, non importa... ma volevo mettere ordine nei miei pensieri prima di dirti qualsiasi cosa, e non ci sono ancora riuscito, solo che non posso più negare ciò che provo"

Artillas gli accarezzò la nuca con la mano destra. Sentiva solo dolore nella sua voce e avrebbe voluto rassicurarlo. Continuò a tenerlo stretto finché non sentì che Lasti aveva mollato la presa, quindi lo lasciò andare.
Il Lin indietreggiò. Non stava più piangendo, ma aveva gli occhi arrossati e lo sguardo stanco. Lo teneva basso per non incrociare il suo, ma non sembrava imbarazzato.
"Torniamo indietro?" propose, e gli occhi rossi di Lasti incontrarono di nuovo i suoi.
"È meglio" concordò, avviandosi per primo verso la strada da cui erano arrivati.

"Presto saremo a Danes e tutto andrà meglio, ne sono sicuro" gli disse, dopo qualche secondo di assordante silenzio.
"Sì... Prima però dobbiamo andare a Nyss, e sono certo che non sarà piacevole"
"Cosa devi fare in quel posto?"
Lasti sospirò. "È lì che sono nato, è dove vive la mia famiglia. Non li vedo da moltissimo... Ora che la guerra è finita e sono libero da ogni obbligo verso Visdis, devo incontrare i miei genitori un'ultima volta"

Artillas corrugò la fronte, confuso.
"Ultima? Perché mai?"
"Qualcosa si è spezzato tra noi molto tempo fa, ma preferirei non parlarne"
"Va bene, non c'è nessun problema. Sistemerete le cose e poi potremo andare dritti al regno di Danes"
"Spero tu abbia ragione"


Continua nel prossimo capitolo


Angolo di quella che scrive

Salve! Come potrete immaginare, siamo vicini alla fine. Spero che la storia fin qui vi sia piaciuta, se vi va potete farmelo sapere lasciando una stellina o un commento.

Non vedo l'ora che possiate leggere il resto, ma... ogni cosa a suo tempo, devo resistere.

Alla prossima!

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