24

La notte era scesa in fretta nella foresta, stendendo un manto scuro che proteggeva da sguardi indiscreti. Con il calare delle tenebre, però, si erano svegliati alcuni predatori. Si tenevano alla larga, intimiditi dall'aura che emanava Lasti, ma lui e gli altri li avevano percepiti comunque, chi più chi meno chiaramente, mentre si nascondevano nell'oscurità.

"Manca poco" esordì Crux, esaminando i dintorni con la lampada ad olio.
Quelli che, ai loro occhi, erano alberi e cespugli tutti uguali, nella mente del generale delineavano il percorso fino alla meta.
"Saremmo dovuti arrivare prima, è come se la notte avesse deciso di anticiparci" commentò Lethis, guardandosi intorno.

"Non importa, ormai ci siamo" ribatté Lasti, serio.
Il fatto che i pronostici di Crux si fossero rivelati inesatti dava preoccupazione anche a lui, ma decise di non soffermarsi troppo a pensarci.

Un fischio inquietante li fece rabbrividire. Il Primo Generale ebbe appena il tempo di indietreggiare che un ishir atterrò davanti a lui, scrutandolo a distanza ravvicinata con i suoi occhi dalla pupilla fine.
I colori sgargianti delle piume rosse e viola erano a malapena visibili alla luce delle lanterne. Più in vista era, invece, il becco arancione affilato, proteso nella loro direzione.
Il volatile, grande poco più di un Lin massiccio, incatenò lo sguardo a quello di Lasti come se non ne avesse paura.

"Un ishir!" urlò Yenri, primo a spaventarsi.
Lasti continuò a guardarlo negli occhi mentre prendeva la spada con la mano destra. Arretrò ancora e il volatile si mosse lentamente in avanti per seguirlo.
"Ce l'ha con me..." sottolineò a bassa voce, quasi per dirlo a se stesso.
"Non si avvicina troppo, significa che ha paura" lo incalzò Crux, preparando a sua volta l'arma e affiancandolo.

"Ehi voi, posizione di difesa. Questi cosi sono veloci quindi tenetevi pronti e non fate movimenti bruschi. Servirebbe solo a innervosirlo"
Lasti pensò che la paura di quell'ishir non gli aveva comunque impedito di raggiungerli. Forse aveva fame, ma non intendevano diventare il suo pasto. Avevano affari molto importanti di cui occuparsi.

Il volatile sbatté le palpebre un paio di volte, poi partì alla carica. Il becco aperto e proteso in avanti, le ali che si agitavano, era pronto ad afferrare uno di loro e portarselo via. Ma la sua preda designata, questo sembrava essere Lasti, deviò il becco come avrebbe fatto con una lama e uccise la bestia con un solo, rapido, fendente, lasciando i compagni esterrefatti.

"È finita? Non ci sono altri di quei cosi qui in giro, vero?" domandò Yenri, guardandosi intorno con fare ansioso.
"No, era solo" rispose Kumika, permettendogli di tirare un sospiro di sollievo.
"Si dice che l'incontro con un ishir prima di una battaglia porti male..." commentò Lethis, tremando per l'adrenalina.

"Meno male che abbiamo il nostro portafortuna con noi" esordì Nissa, mettendogli con forza due mani sulle spalle e facendolo sobbalzare.
Gliele sfregò sulla schiena un po' di volte, come per attivare il suo potere e beneficiarne.
"Finiscila!" si lamentò il ragazzo, scrollandoselo di dosso e voltandosi a guardarlo male.
Approfittando del momento di distrazione, Mabiq gli afferrò l'estremità della treccia rossa.
"Tienici al sicuro anche questa volta" chiese, quasi fosse una preghiera.

Lasti li ignorò. Estrasse la spada dal cadavere dell'ishir e sospirò, pulendo la lama con delle foglie trovate a terra.
"Voleva mangiarmi, ma sembrerebbe che sarò io a mangiare lui" commentò, ma la voce tradì la sua preoccupazione.
"Lasciamolo qui per gli altri predatori del bosco, meglio non fare più brutti incontri per stasera" propose Crux, offrendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Lasti l'accettò e, dopo essere tornato in piedi, ripose l'arma nel fodero.
"Buona idea. Rimettiamoci in marcia"

Di nuovo in testa al gruppo, la sua malinconia non lo aveva abbandonato. Era pensieroso, a dirla tutta. Erano quasi arrivati al luogo della sua ultima fatica e un ishir aveva provato a sbarrare loro la strada. Si trattava di predatori pericolosi che popolavano quelle zone, ma normalmente non si sarebbe avvicinato a lui così facilmente.
"Mia Dea" la chiamò sottovoce, sperando fortemente in una risposta.
Silenzio.

Si accamparono poco più avanti, in un posto scelto da Crux.
"Se ci avvicinassimo di più, qualcuno potrebbe notare il fuoco" spiegò, quando tutto fu pronto per la notte.
Lasti si voltò a guardare nella direzione in cui si trovava la villa del Sovrano. Ancora poco e sarebbe stata visibile, ma per il momento era distante e coperta dalla vegetazione.
"Il Conte di Clarens aveva messo dei Lin a controllare il perimetro perché nessuno ci sorprendesse in casa sua. Il Re non è stupido, avrà fatto lo stesso, il che significa che si aspettano il nostro arrivo" disse.

Il suo sospetto mise in guardia i compagni, che iniziarono a guardarsi intorno circospetti.
Lui stesso non sentiva nessuno se non gli animali del bosco, ma non significava che fossero davvero soli.
I soldati in questione potevano essere dotati di Mirai della furtività, il che avrebbe impedito anche a lui e Kumika di sentirli.
Avere un udito potenziato era quasi del tutto inutile in circostanze simili.

"Organizziamo i turni di guardia" ordinò, durante la cena che stavano consumando velocemente.
"Se sei d'accordo, vado io per primo" si propose Crux.
"Anch'io! Non ho sonno" si offrì Nissa.
"Bene, allora io farò il secondo turno"
"No, Lasti. Dovresti riposare in vista della battaglia di domani" intervenne Yenri.
"Sarebbe meglio che tutti riposassimo, ma non è possibile" ribatté.

"Lo farò io" disse Kumika.
"...e io" si aggiunse, esitante, Ijinia.
"Allora... farò come dici" rispose il Primo Generale, sconfitto, tornando rivolto verso il medico che annuì soddisfatto.

La notte trascorse lentamente e fu difficile per lui prendere sonno, ma in qualche modo ci riuscì. Dormiva, però era come se i suoi sensi fossero ancora svegli, talmente sentiva il bisogno di restare in allerta.
Avvertiva il rumore del vento che passava tra gli alberi e i passi silenziosi dei compagni che facevano il turno di guardia.
Non sognò La Dea, suo malgrado, e venne svegliato all'alba da Kumika.

Si mise a sedere, rinfrancato dalla consapevolezza di quello che sarebbe successo di lì a poco. Presto si sarebbero concluse le sue sofferenze, o almeno così sperava.
In passato aveva preso in considerazione la possibilità che per lui la schiavitù della Dea non sarebbe finita mai, ma in quel momento non voleva pensarci. Poteva solo restare positivo.
Tutti pronti e attenti, raccolsero le loro cose e si rimisero in cammino al seguito di Crux.
Bastò poco e la villa segreta di Re Bià emerse dalle fronde degli alberi.

Come anticipato dal generale, l'abitazione era circondata dal verde della foresta, che la nascondeva alla vista. Vi si accedeva da una stretta strada sterrata che probabilmente conduceva fino alle campagne fuori dal bosco, da tutt'altra parte rispetto a dove venivano loro.
Ancora coperti dalla vegetazione, Lasti e i suoi stavano elaborando un piano per entrare.
Lui non riusciva a smettere di pensare che il nemico sapesse già che si trovavano lì, pur non avendo ancora fatto niente per fermarli.

"Sa che siamo qui" sottolineò, preoccupato.
"Cosa te lo fa pensare? È per quello che dicevi ieri?" domandò il suo vice.
"Esattamente. Pensaci, non è possibile che il Sovrano abbia lasciato la zona scoperta. Deve esserci qualcuno che pattuglia e lo avvisa dei pericoli"
"Hai ragione, ma le guardie all'interno potrebbero essere meno di quante crediamo. Dopotutto, non si aspettava un attacco nemmeno al castello"
Eppure non ci è rimasto.

"La Dea cosa dice?"
"Niente" rispose, fingendo che ciò non lo innervosisse. "Però, quando siamo partiti ha detto qualcosa riguardo al capo delle guardie reali. C'è anche lui e non posso credere che siano soli, sarebbe assurdo. Eppure... fuori non c'è nessuno"
"È u-una trappola" intervenne Ijinia, sembrando sicuro di ciò che sosteneva, anche se esitante nel parlare.

"Che vuoi dire?" chiese Crux, corrugando la fronte.
Il nobile si schiarì la voce come per darsi coraggio.
"Se s-sanno che ci siamo... è una trappola, o ci sarebbe q-qualcuno fuori!"
"Ma certo, è ovvio. Stanno aspettando che entriamo" continuò il generale, adesso più convinto.

"Il Re sarà fuggito?" si domandò ad alta voce Lasti, provando sconforto per la possibilità che fosse davvero così.
"Non ci sono stati movimenti nella notte" intervenne Kumika.
"Bene. Allora speriamo di non essere venuti fin qui per niente. Come facciamo a coglierli di sorpresa, se ci stanno aspettando?"

"Innanzitutto, entrando da ogni lato" rispose Crux, tornato a osservare la villa. "Certo, sarebbe utile avere una pianta della casa... ma in mancanza di questa, possiamo ipotizzare che ci siano le solite due entrate, una per i padroni e l'altra per la servitù. Le guardie potrebbero superarci numericamente e anche di molto, ma possiamo contare sul fatto che non sanno quanti siamo. Lasti, vedi quella pianta rampicante che sale fino al balcone? Tu passerai da lì, perché questo non penso che se lo aspettino. Ovviamente qualcuno dovrà entrare per primo, per controllare che la zona sia in sicurezza. Tutto chiaro? Voi altri, invece..."

Ascoltarono tutti attentamente il generale che spiegava loro il piano, elaborato in un attimo ma apparentemente efficace.
Lasti verificò che non ci fossero arcieri nascosti dietro le finestre.
"Via libera" confermò.

Mabiq e Nissa girarono intorno all'abitazione, mentre Guttla e Kumika si apprestavano a entrare da davanti.
Poco dopo si avvertì un tonfo, segno che Mabiq aveva sfondato la porta sul retro.
Era il momento che anche Lasti si muovesse.
"Andiamo" esordì.

Ijinia, che aveva indossato il Mirai per essere pronto a ogni evenienza, annuì e fece strada.
Crux e Lethis erano rimasti in disparte, controllavano la situazione insieme all'arciera, pronti a entrare successivamente. Yenri era l'unico che sarebbe rimasto fuori, in attesa.
Ijinia salì per primo sul rampicante che ricopriva la parete, mentre il Primo Generale stava attento ai dintorni. All'interno della villa iniziava a sentirsi del trambusto.

Quando il compagno arrivò in cima, fu il suo turno di scalare la pianta. In pochi istanti riuscì a giungere sul balcone, trovando il compagno pronto a fare irruzione, con la spada in mano.
Fu Lasti ad aprire la porta finestra con un potente calcio che non mancò di mandare qualche vetro in frantumi. Ijinia la varcò, si guardò intorno e, non vedendo ostacoli, fece segno a Lasti di seguirlo.

Si ritrovarono in un salottino nel quale non c'era nessuno, ma sapevano che probabilmente il rumore di poco prima avrebbe presto attirato dei soldati.
Avanzarono verso l'unica porta della stanza, che li condusse al corridoio. Affacciandosi da una ringhiera, videro Guttla che respingeva senza fatica gli attacchi delle guardie, al piano di sotto.
Sentendo clamore alle sue spalle, Lasti per poco non si spaventò. Voltandosi vide che era solo Frem, entrata a sua volta dalla finestra.
"Una balconata interna, proprio come speravo! Voi andate, li copro io da qui" esclamò, tendendo l'arco senza esitazione.

Ijinia si avviò per primo, intenzionato a perlustrare il piano di sopra. Lasti lo seguì come concordato in precedenza, tenendo occhi e orecchie aperti per individuare ogni pericolo.
Avvertì dei soldati dentro una stanza, così fece segno al compagno di stare pronto.
La porta si spalancò e davanti a loro si pararono cinque Lin armati.
Il ragazzo biondo vacillò per un momento, ma poi strinse più forte l'elsa della spada.
"Mmh... Cinque c-contro due... C-ci sottovalutate. Arrendetevi in nome della Dea, o verrete uccisi!" esordì, sforzandosi di non sbagliare.
Era come se si fosse preparato quella frase per occasioni del genere, da pronunciare con indosso il Mirai.

Le sue parole, unite alla presenza inquietante di Lasti al suo fianco, bastarono a far esitare i soldati, ma non si tirarono indietro.
Ne affrontarono due a testa, mentre Frem dava loro manforte mirando al quinto e mettendolo fuori gioco.
Evitarono di ucciderli, ferendoli perché non potessero più ostacolarli. Era una scelta rischiosa, ma a Lasti l'idea di fare troppe vittime non andava ancora giù. Piuttosto, li trascinarono nella stanza ora vuota e bloccarono la porta usando una delle loro armi.

Stavano per ripartire quando videro Lethis uscire dalla stessa porta da cui erano entrati. Saltò sulla ringhiera del balcone interno, tenendo entrambe le spade strette in mano.
"Fortuna, non abbandonarmi adesso!" gridò, buttandosi di sotto senza paura.
Il Primo Generale lo osservò in silenzio, colpito.

Non c'era tempo da perdere, quindi tornò concentrato e questa volta fu lui a fare strada lungo il corridoio.
Crux aveva ipotizzato che il Re si trovasse al piano superiore, ma per un po' incontrarono solo soldati.
Raggiunta l'ultima stanza in fondo, Lasti ebbe il presentimento di essere arrivato alla meta.
Per la prima volta trovò la porta bloccata e interpretò anche questo come un segno. La sfondò con un calcio facendola finire a terra ed entrò per primo, senza esitazione.

Si ritrovò in uno studio finemente arredato, nel quale lo attendevano due Lin. Uno di loro era un vecchio istruttore dell'Accademia Militare, lo aveva riconosciuto anche se non ricordava il suo nome. L'altro era Vinsur Dasteph, capitano della guardia reale. Non si erano mai visti prima, ma la sua uniforme bianca e oro ricoperta di medaglie rendeva palese la sua identità.
Visto che lui era lì...

"Cosa... sei tu?" chiese l'istruttore, sbiancato di fronte al suo aspetto spaventoso.
"Sono La Voce della Dea, e sono venuto per il Re. Dove si trova?"
"È tardi ormai" rispose Dasteph, stringendo i denti. "Sapevamo del vostro arrivo, è fuggito con una scorta. Avete perso"
"Silenzio!" esclamò Ijinia, categorico, facendosi avanti per affiancarsi al Primo Generale.

Lasti divenne preda di un momento di sconforto che si trasformò presto in fastidio. Il Re non era lì? Non poteva essere vero, non dopo tutto ciò che avevano fatto per arrivare a lui.
L'ordine di Ijinia era suonato categorico alle orecchie dei loro nemici, tanto che non si accorsero della voce tremante con cui l'aveva pronunciato.

"Voi... ci porterete da lui" continuò, meno risoluto.
"N-no, mai!" rispose Dasteph, corrugando la fronte nello sforzo di opporsi.
"Allora siete solo una perdita di tempo" disse Lasti, con fare minaccioso.
Si voltò per uscire, ma l'istruttore si affrettò a sbarrargli la strada. Malgrado fosse ovvio che avesse paura di lui, non lo aveva lasciato andare via.
Lasti sorrise.
"Avete mentito, non è così? Altrimenti perché trattenerci qui? Il Re è vicino..."

Vinsur Dasteph sgranò gli occhi e strinse di nuovo i denti, brandendo la grossa spada con due mani.
"Fatti avanti, mostro!" esclamò.
Il Primo Generale lo accontentò.
Lasciò l'istruttore a Ijinia, sicuro delle abilità del compagno, e avanzò con passo lento verso il capo delle guardie del regno.
Era tornato di buon umore e il suo sorriso in quell'occasione appariva sadico, anche se non se ne rendeva conto.

"Il vero mostro è chi vende il suo popolo, condannandolo a un futuro miserabile" mise in chiaro, preparandosi a combattere.
"Tu non sai di che parli!" esclamò l'altro, scattando in avanti.
Lasti parò il fendente e attaccò a sua volta.
"Tu accusi un Re giusto! Sei folle!" continuò.

Evitò di rispondere, concentrandosi invece sullo scontro.
Ai suoi occhi, lui non era che un uomo fedele al Sovrano, e in quel momento era visibilmente agitato dalla sua presenza spaventosa. Questo giocava a suo favore.
Dasteph si sgolava per insultarlo, e intanto Lasti osservava le sue mosse, prevedeva i suoi attacchi da manuale e li respingeva senza fatica. Non appena vide un'apertura nella sua difesa, lo ferì a un fianco, consapevole che non sarebbe bastato a ucciderlo.

Il Lin gemette mentre il Primo Generale estraeva la spada dal suo corpo.
"Si trova in questo edificio, non è così? È qui, da qualche parte"
"N-non... te lo dirò... mai!"
Ijinia, prima impegnato con l'istruttore, lo aveva ormai sfiancato e immobilizzato. Ora stava controllando il corridoio.
"Primo Generale! Crux... a-arriva, dice che l'ha trovato" riferì.

"Cosa?!" esclamò Dasteph, sgranando gli occhi e finendo in ginocchio. "Non è... possibile"
"Arrenditi, capitano delle guardie. Ora che abbiamo il tuo Re, è inutile opporre resistenza"
"...ti sbagli" rispose con un filo di voce.
Chiuse gli occhi e smise di resistere al dolore, perdendo i sensi.

"È stato fin troppo facile" commentò Lasti, deluso, dopo un attimo di silenzio.
"Primo Generale, abbiamo preso Re Bià" annunciò Crux, varcando la soglia.
"Ottimo lavoro. Dov'era?"
"Si nascondeva tra i domestici"
Inarcò un sopracciglio, sorpreso.

Ancora non poteva credere di avercela fatta, e comunque sapeva che non sarebbe riuscito a rilassarsi finché si trovavano lì.
"Legagli le mani e portalo via" ordinò a Ijinia, indicando l'istruttore. "Generale, dovresti chiamare Yenri perché controlli che il capo delle guardie stia bene. Non voglio averlo sulla coscienza"
"Sì, subito!"

Uscirono, lasciandolo da solo a controllare il prigioniero.
"Sei un debole..." esordì Dasteph, tornato in sé.
Si fece forza sulle braccia per rimettersi goffamente in piedi, quasi non sentisse il dolore della ferita.
Sfoggiò un ghigno. Aveva un atteggiamento completamente diverso rispetto a prima.
Lasti tornò in allerta.

"Non ci posso credere, nove miseri Lin hanno messo fuori gioco tutte le guardie della villa... Eppure siete dei deboli, tutti voi lo siete! Avete paura di sporcarvi le mani... Beh, io no"
Stringeva la spada e aveva gli occhi iniettati di sangue, ma per qualche motivo era come se a parlare non fosse più lui. Non sembrava la stessa persona di prima.
"Non importa se avete il Re, basto io da solo a fermarvi. Ora ti ucciderò, Voce della Dea, e le tue corna diventeranno un cimelio prezioso da donare al regno di Shin, in vista di una collaborazione duratura" dichiarò.

Il suo ghigno si trasformò in una risata sadica.
Avanzò a fatica verso Lasti e in un attimo riacquistò la stabilità necessaria per reggersi in piedi senza problemi e attaccare. Il Primo Generale parò il fendente, seppur lo avesse colto alla sprovvista.
"Non sei più... Sei Shin-ko!" esclamò. "Com'è possibile?"

Il capo delle guardie rise di gusto e attaccò un'altra volta, con ferocia.
Il suo modo di combattere era diverso, inoltre adesso non temeva affatto Lasti.
"Questo sciocco Lin, credendo ciecamente nel suo Sovrano, ha fatto un accordo con me. Ecco com'è possibile!" sbraitò tornando all'attacco.

Quella ferocia, l'odio che trasudava... Poche volte aveva affrontato nemici come lui.
Era così veloce, tra un fendente e l'altro, che riuscì a disarmare Lasti prendendolo completamente alla sprovvista.
Lo spinse facendolo cadere e gli inflisse la medesima ferita che aveva lui stesso, abbassando poi la spada per ucciderlo, ma il Primo Generale afferrò la lama, stringendo i denti per resistere al dolore. Riuscì a sopportarlo solo grazie al Mirai.

Ancora una volta, il nemico rise. Sanguinava, ma non sembrava importargli, come a Lasti non importava del dolore alle mani.
"Sei forte, ragazzino, ma non quanto me. C'è mia sorella nella tua testa adesso? Ehi, Linelnesis, è la tua unica occasione per implorare per la vita del tuo servo. Mi ascolti? No? In effetti, non le interessa... Lin più, Lin meno, non fa alcuna differenza. Ora tu morirai come avevo promesso, questo corpo sarà il prossimo, e la tua Dea non farà niente per impedirlo!"

Lasti aveva mantenuto salda la presa pur sentendosi pietrificato. Il fianco e le mani gli dolevano sempre di più, e vedeva queste sanguinare mentre Shin-ko vi premeva contro la lama, quasi giunto al suo collo, ma non era questo il motivo dei suoi turbamenti.

Era la prima volta che qualcuno pronunciava il nome della Dea in sua presenza, ma non la prima che sentiva il suono di quel nome. Lo aveva già udito quando, da piccolo, l'aveva nominata lui stesso in uno stupido, stupidissimo, momento di leggerezza. Un attimo che gli era costato caro.
Un attimo che, solo ora lo capiva, lo aveva portato a trovarsi lì in quel preciso momento. Era la causa di tutto, l'atto empio di cui La Dea si stava vendicando.

Lui stava davvero per morire e sarebbe successo perché, quindici anni prima, aveva osato pronunciare il Suo nome.
Un moto di disperazione lo pervase. Ebbe l'assoluta certezza di aver sprecato buona parte della vita per niente.

Shin-ko, nei panni di Vinsur Dasteph, gli sorrise. Era un ghigno che nascondeva i denti, che sembrò la conferma dei suoi turbamenti. Non sapeva se egli fosse in grado di leggergli la mente, ma quell'espressione lo scosse nel profondo.

Una lancia sferzò l'aria, mancando di poco la spalla della divinità che si era scansata all'ultimo. Lasti riprese lucidità e sfruttò la sua distrazione per spostare il proprio peso sulla schiena e allontanare Shin-ko con un calcio.
Riuscì a trattenere la spada, che afferrò con le dita sanguinanti per puntarla alla sua gola. Aveva ribaltato la situazione.

E, mentre lui gli rivolgeva uno sguardo severo e risentito, Shin-ko rispose con un'espressione sfinita, rassegnata, ma pur sempre divertita.
"Oh beh, non ne valeva poi così tanto la pena..."
Svenne di nuovo, probabilmente a causa della gran quantità di sangue che aveva perso.

Lasti si voltò, la tensione che aveva provato per tutto il combattimento ora si era sciolta e poteva scoprire chi lo aveva soccorso. Vide Nissa, aveva scagliato lui la lancia per aiutarlo. La raccolse da terra e gliela riportò, riconoscente.
"Mi hai salvato la vita" disse, ancora scosso.
Il ragazzo sorrise in modo malinconico. Il suo sguardo era stanco. Prese tra le mani l'arma e chinò il capo in segno di rispetto, senza rispondere.

Arrivò Yenri come richiesto, ma adesso la situazione era decisamente più grave. Dasteph venne prima di tutto legato, poi medicato a dovere. Lasti fu il secondo a essere curato, avendo chiesto di dare la precedenza alla guardia del regno. Mentre il medico pensava a lui, Crux si accertò che tutti i soldati fossero stati legati e chiusi in cantina, perché non li ostacolassero sulla via del ritorno.

Finito di farsi medicare, il Primo Generale si prese un attimo per stare da solo con se stesso, sconsolato. Seduto sui gradini interni della villa, con la testa tra le mani, non si era accorto che Frem lo aveva raggiunto con un bicchiere d'acqua fresca.
La ragazza dovette appoggiargli una mano sulla spalla perché lui la notasse e sollevasse lentamente il capo, reso pesante dalle corna.

"Grazie" le disse, prendendo il bicchiere.
"Figurati. Non so cosa sia successo, ma puoi gioire adesso. Ce l'abbiamo fatta"
"Sì, hai ragione" concordò, senza nemmeno sforzarsi di sorridere.
"Senti... Se vuoi puoi parlarne con me, di qualsiasi cosa si tratti. E se non con me, puoi farlo con Nissa. È un gran chiacchierone, ma sa essere un buon ascoltatore! Insomma... non tenerti tutto dentro"

Annuì e sospirò, ma non disse niente.
Non poteva far altro che tenersi tutto dentro, in verità.
"Mia Voce"
Tossì, l'acqua gli era andata di traverso.
"Sì, Mia Dea?" disse a fatica, tra un colpo di tosse e l'altro, alzandosi istintivamente.
Trattenne un gemito di dolore che gli pugnalò il fianco ferito, ma strinse i denti e lo ignorò.

"Avete fatto un ottimo lavoro. Statene certi, mio fratello non interferirà oltre. Gli altri Prescelti stanno marciando in direzione della capitale, il tempo è giunto. Mettetevi in viaggio e raggiungeteli con tutto il necessario. Al palazzo reale si consumerà, finalmente, la mia vendetta"

"Come desideri" rispose brevemente, chinando il capo.
Malgrado tutto, il suo tono solenne e reverenziale non si era arrugginito.
La voleva fuori dalla sua testa, e subito.

Mabiq salì le scale arrivando dal piano interrato dove si trovavano le stanze della servitù. Con lui c'era un uomo legato, un vecchio. Indossava abiti poveri, ma era impossibile non riconoscerlo. Si trattava di Re Fredernic Bià.
Lasti rimase in piedi, restituendo il bicchiere a Frem che era ancora in silenzio, preoccupata. Raggiunse il Sovrano, intenzionato ad accoglierlo a dovere.
Quando i loro sguardi si incrociarono, però, non ebbe parole per lui; solo un'occhiataccia, tenendo le braccia conserte.

Il Re era stranamente mansueto, ma il suo sguardo tradiva un certo nervosismo.
Lo caricarono in una delle sue carrozze insieme a Dasteph, ancora privo di sensi ma non più in pericolo di vita. Con loro salirono Yenri e Crux, mentre Lethis volle fare da cocchiere.

Lasti stabilì che Mabiq, Ijinia e Guttla sarebbero tornati dal Conte di Clarens a recuperare il corpo della Dea e il pugnale. In una terza carrozza salì lui insieme a Frem e Nissa, con Kumika a condurre la vettura. Loro si sarebbero diretti alla capitale insieme alla carrozza che trasportava il Sovrano.
Era quasi finita.


Continua nel prossimo capitolo

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