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Anno 6218 DID – Villa Clarens, Terre di Clarens.
A causa delle forti emozioni vissute poco prima, nessuno riuscì a prendere sonno quella sera. Lavati e pronti per dormire, si ritrovarono tutti nel grande salotto al piano inferiore, quasi si fossero messi d'accordo.
All'appello mancava solo il conte e della servitù non c'era traccia, cosa che permise loro di sentirsi quasi totalmente a proprio agio nel ricco e accogliente salone della villa.
Yenri propose un decotto rilassante e prese in prestito la cucina per prepararlo. Quando tornò con tutto pronto trovò gli altri in silenzio come li aveva lasciati, stanchi ma tormentati dagli avvenimenti della serata appena trascorsa.
Guttla, che si era offerta di aiutarlo con le tazze, posò il vassoio su un tavolino e gliele passò una alla volta perché le riempisse.
Lasti, che stava studiando i loro movimenti con fare pensieroso, decise che era il caso di dire due parole.
"È stata una sera sconvolgente" iniziò, percorrendo con lo sguardo i compagni. "Forse parlarne ci aiuterà a buttarcela alle spalle"
"Anche il decotto darà il suo contributo, ve lo garantisco" aggiunse Yenri con stanco entusiasmo, dando la scodella fumante a lui per primo.
"Non ne dubito. Se avete qualcosa da dire o da chiedere, vi invito a farlo"
Seguì un lungo istante di silenzio in seguito al quale fu Nissa a prendere parola.
"Shin-ko sa che siamo qui?" chiese, andando subito sull'argomento più preoccupante.
"Non credo. Non sapeva perché eravamo al castello, questo mi fa credere che conosca solo in parte i nostri spostamenti, come La Dea non sa dirci tutto ciò che succede quando lui si intromette. Se sapesse dove ci troviamo, avrebbe mandato i soldati molti giorni fa"
"Ci ha promesso delle cose" intervenne Frem, ancora scossa.
Aveva portato le ginocchia al petto e teneva una coperta tirata fin sotto al mento. Probabilmente essa veniva dalla sua camera da letto.
"Non so cosa vi abbia detto, ma vi prego di rimanere con me. Stiamo combattendo per una giusta causa e serve l'aiuto di tutti. Non vi chiedo di dirmi ciò di cui vi ha parlato, ma voglio sapere se intendete fare accordi con lui o rimarrete fedeli alla Dea" disse, sforzandosi di non abbassare lo sguardo.
Il fatto che il nemico avesse proposto loro degli accordi lo preoccupava.
Uno a uno, i compagni che erano stati al ballo confermarono la loro fedeltà alla missione. Si vedeva, però, che erano abbattuti.
Dopo averli ascoltati, Lasti assaggiò il decotto. Era dolce e inebriante, molto diverso dagli altri che aveva bevuto fino a quel momento. Probabilmente il suo sapore così particolare dipendeva dagli ingredienti usati, diversi dai soliti che trovavano nella foresta o che il giovane medico teneva con sé nella borsa.
"Cosa c'era nel sacco che avete portato via dal castello?" chiese Guttla.
La maggior parte di loro non sapeva cosa contenesse, ma quel sacco non era passato inosservato ed era ovvio che si aspettassero delle risposte.
Lasti sospirò, preparandosi al peggio.
"La cosa che La Dea ci aveva chiesto di prendere..."
"No, Primo Generale. Permetti che sia io a continuare" intervenne Crux.
Gli fece segno di procedere, così il suo secondo in comando si rivolse ai compagni, serio.
"Il corpo della Dea, di quando si è incarnata seimila anni fa. Il suo corpo intatto e perfetto, come se fosse solo dormiente. Quello, e il pugnale che ha ucciso Afyysis" rivelò, senza mezzi termini.
Chi ne era all'oscuro rimase sconvolto dalla notizia.
Ci furono altre domande e considerazioni a riguardo ma, dopo aver assicurato che avrebbero potuto vederla l'indomani, l'argomento venne messo da parte.
"C'è qualcos'altro di cui volete parlare?" chiese Lasti.
Nessuno rispose e ormai il decotto era finito, perciò decisero di riprovare a dormire.
Prima che lui potesse lasciare il salotto, però, venne fermato da Kumika.
Il compagno lo guardò per un attimo restando in silenzio, accertandosi con la coda dell'occhio che gli altri non volessero ascoltarli. Si erano già avviati alla scala, troppo lontani per sentire ciò di cui stavano per discutere.
"Quella guardia. Chi era?" chiese, serio come al solito.
Lasti aveva intuito che intendeva parlare proprio di questo. Era ovvio, dopo ciò a cui aveva assistito, che avesse delle domande.
"Lui... è un mio conoscente. Non sapevo che fosse al servizio del Re ma ero certo, quando ci ha raggiunti, che ci avrebbe aiutati"
"Non è vero, non ne eri certo. Quando lo hai visto ti sei pietrificato. E non è soltanto un conoscente"
Il più giovane spostò altrove lo sguardo, sforzandosi di non far trapelare il suo imbarazzo.
"Ascolta Kumika, io e te non abbiamo parlato quasi mai ma sento di potermi fidare, è solo un argomento di cui fatico a parlare... per orgoglio, forse. Ma se hai capito, possiamo chiudere il discorso qui" gli chiese, sperando che lui gli venisse incontro.
Era troppo stanco per enfatizzare la richiesta e sperava di aver reso l'idea comunque.
"Anche io mi fido, Primo Generale"
"Sai già che puoi chiamarmi Lasti, se non è un discorso ufficiale"
"Lo è. Ti devo una spiegazione... per ciò che mi ha detto Shin-ko"
Lasti ripensò a quel momento. Con tutto ciò che era successo, se n'era quasi dimenticato.
Shin-ko aveva detto che lui era un fuggitivo, un criminale.
"Quando La Dea mi ha chiamato, stavo scontando una pena per omicidio. Lavori forzati, mentre decidevano se dovevo essere messo a morte o meno. Ho ucciso un uomo prima della guerra e l'ho fatto perché accecato dalla rabbia. Era un Lin orribile, che non meritava di continuare a vivere, ma non ero io a doverlo decidere. Quando sono stato incarcerato, mia moglie e mia figlia non hanno più voluto saperne di me. La Dea mi ha salvato, chiamandomi a sé. Sono un uomo nuovo rispetto ad allora e ciò che voglio non è che la mia condanna venga cancellata e la mia famiglia se ne dimentichi. Voglio cambiare e riuscire a perdonarmi. Voglio che loro riescano a perdonarmi" ammise a sguardo basso, corrugando la fronte per lo sforzo emotivo.
"Ti ringrazio per avermelo raccontato" rispose Lasti, sorpreso dalla sua storia personale, tenuta nascosta fino a quel momento. "Sono sicuro che La Dea ti stia aiutando a redimerti, e che dopo la guerra sarai un uomo nuovo agli occhi di tutti. Ne sono certo davvero" sottolineò, serio. "Però, devo chiederti di non cercare più di proteggermi mettendo a rischio la tua vita. Chi l'ha fatto in passato è morto e ho già troppe persone sulla coscienza, so che puoi capirmi" sospirò, stanco. "Questa storia resterà tra te e me... ma credo che ti farebbe bene socializzare con gli altri del gruppo"
Gli diede una pacca sulla spalla, sperando di aver usato le parole giuste. La stanchezza iniziava ad annebbiargli la mente, o forse era opera del decotto.
Kumika sembrava essersi convinto, quindi Lasti sentì di potersi finalmente rilassare.
Si avviarono verso le loro stanze in silenzio.
Quella notte, La Dea gli parlò in sogno.
"Avete fatto un ottimo lavoro" disse, solenne. "Avete preso ciò che mi serve, ora manca solo il Re. Grazie alla vostra intrusione al castello, ho scoperto che si trova in una villa di sua proprietà, non lontana da dove vi trovate adesso. Sapendo che la sua vita era a rischio, non ha impedito alla figlia di festeggiare mentre lui andava a nascondersi in campagna. Lì si crede al sicuro, ma non è così. Quando vi sveglierete, sarà appena stato emanato un mandato di cattura per voi. A palazzo mancano sia il Sovrano sia il capo delle guardie, perciò sono disorganizzati. Avrete il tempo necessario per lasciare indisturbati la dimora del Conte di Clarens"
"Sì, Mia Dea" rispose Lasti, inchinandosi anche se lei non era fisicamente con lui.
Sentiva che ormai mancava davvero poco, c'erano quasi.
"Questa notte stessa, ordinerò in sogno a Nimes Biàn di preparare tutti i Prescelti perché marcino sulla capitale. Passando per la strada da voi spianata, non incontreranno ostacoli. Una volta giunti alla periferia di Lissen nessuno potrà fermarli. Ci siamo, Mia Voce. Vai dal Re e riportalo vivo a palazzo, dove si consumerà la fase finale del mio piano"
Lasti si svegliò emozionato. Era pieno di energie, trepidante.
Si alzò senza fatica e si preparò per la giornata, dirigendosi poi alla sala da pranzo dove avrebbero consumato la colazione.
Alcuni tra i compagni erano già svegli e pronti per mangiare. Dai loro visi pareva si fossero riposati a dovere, il che lo rassicurò.
Quando furono tutti presenti, annunciò che subito dopo il pasto si sarebbero dovuti preparare.
"Andremo via al più presto possibile" ordinò. "La Dea dice che a palazzo sono disorganizzati. Non si aspettavano né problemi al ballo, né di dover dare inizio a una caccia all'uomo"
"Questa è una saggia decisione" intervenne Evyn Konal, che aveva varcato la soglia durante il suo discorso. "È appena arrivata una lettera dal castello. Nighelt, potresti leggerla ai nostri ospiti?"
Il valletto spiegò il foglio dai bordi decorati che teneva tra le mani.
Si trattava di un proclama reale con il quale si chiedeva di segnalare alle autorità qualsiasi individuo sospetto. In esso veniva fatta una descrizione di Lasti e Kumika, ma era molto generica e non erano stati indicati segni particolari che potessero renderli subito riconoscibili.
Il fatto che il ballo fosse stato in maschera aveva giocato a loro favore.
"Vi considerano criminali qualunque dopo le vostre azioni, non hanno prove che siate Prescelti. Ciò significa che la ricerca non sarà serrata come temevo, ma non escludo che verranno a cercarvi anche qui. Prendete le mie tre carrozze, così che possiate partire subito e viaggiare senza essere notati"
I compagni di Lasti si alzarono da tavola per andare a prepararsi alla partenza, mentre lui rimaneva insieme al conte.
"Lord Evyn, la vostra è un'offerta generosa, ma non posso accettare"
"Come pensate di non farvi scoprire aggirandovi tra i campi in pieno giorno?" domandò, diretto, il nobile.
Il Primo Generale abbassò lo sguardo, pensieroso. Non avrebbe voluto affidarsi a lui ancora per molto, approfittando fin troppo della sua ospitalità.
"Non ho altra scelta allora" sospirò, sconfitto. "Useremo le vetture fino alla foresta, poi procederemo a piedi"
"La foresta?" domandò il conte, corrugando la fronte.
"Sì. Siamo diretti dove si nasconde il Re, La Dea mi ha indicato la strada" spiegò.
"Capisco, non serve che diciate altro. Insieme alle carrozze, verranno con voi tre Lin a condurle, così che possano poi riportarle indietro. Due di loro hanno già svolto questo compito ieri, per il ballo, non farà differenza se chiedo l'intervento di un terzo"
"Vi ringrazio anche per i cocchieri"
"A dire il vero, sono alcuni dei mercenari che ho assoldato per tenere in sicurezza i miei possedimenti. Sono disposti a fare di tutto se ben pagati" sorrise.
Lasti lo salutò per andare a prepararsi a sua volta, sapendo che si sarebbero detti addio in un secondo momento. Aveva avuto una pessima prima impressione del Conte di Clarens, ma questa si era rivelata infondata. Era un bravo Lin, disposto ad aiutare in ogni modo possibile. Che avesse o meno secondi fini, non importava. Se La Dea lo avesse scelto come prossimo regnante, sicuramente lo avrebbe fatto con la piena consapevolezza che la sua fosse una scelta giusta.
Avrebbe incoronato qualcuno che, Lasti ne era certo, non intendeva commettere gli stessi errori del sovrano precedente.
Fu tra i primi a tornare al piano di sotto, dopo aver recuperato le sue cose. Aveva indossato i vestiti con cui era arrivato lì, ora puliti. Si trovava decisamente più a suo agio con quelli, piuttosto che con gli abiti raffinati messi a loro disposizione dal padrone di casa.
Presto anche gli altri lo raggiunsero.
Alla fine non avevano avuto il tempo di fare un breve pellegrinaggio alla stanza dove era stato posizionato, con l'aiuto dei domestici ignari e il benestare di uno stupito Conte di Clarens, il corpo della Dea. Nessuno si lamentò della cosa, dato che era necessario che si sbrigassero ad andare.
Il corpo e il pugnale sarebbero rimasti lì ad aspettarli, in attesa che, al ritorno verso la capitale, qualcuno di loro passasse a riprenderli.
Le fasi finali del piano della Dea erano ancora nebulose nella mente di Lasti, ma certi dettagli gli erano ormai chiari. Tornare a Lissen con tutto il necessario sarebbe stato fondamentale.
"Primo Generale, vi presento le persone che vi accompagneranno" annunciò Evyn Konal, raggiungendolo in compagnia di tre uomini nerovestiti.
Avevano l'aria cupa, erano molto seri e minacciosi.
La sera prima, al buio, Lasti non aveva avuto modo di vederli bene.
Un particolare lo lasciò agghiacciato, il fatto che tutti e tre portavano in vita un pugnale con il manico argentato, sul quale svettava un piccolo teschio. Era un chiaro segno di riconoscimento.
"Siete della Gilda dei Tagliagole" sottolineò, diretto.
Non aveva idea di quanti di loro fossero presenti in zona, ma La Dea non li aveva avvisati del pericolo e ciò significava che non erano da temere. Oppure, che sarebbero stati in grado di affrontare la minaccia che essi rappresentavano.
In ogni caso, gli era stato insegnato che erano portatori di guai, quindi si mise in allerta.
La loro era una grande gilda fuorilegge, i cui membri usavano nomi in codice per non farsi identificare. Svolgevano il lavoro di mercenari, cacciatori di taglie e anche di sicari se richiesto. Non avevano scelto quel nome a caso.
"Ciò che facciamo per vivere non è affar vostro" ribatté il più minaccioso dei tre, rivolgendogli un'occhiataccia.
"Finché non siete una minaccia per noi, non mi importa cosa fate" rispose Lasti, serissimo e per niente intimidito.
"Allora siamo a posto" aggiunse l'altro, facendo segno ai suoi colleghi di seguirlo al piano inferiore.
"Davvero vi sentite al sicuro, protetti da assassini privi di scrupoli?" domandò a Lord Evyn, non appena quelli furono troppo lontani per sentirli.
"Come vi dicevo, sono ben pagati e perciò disposti a tutto" sottolineò il nobile, soddisfatto.
"Non teneteli qui un minuto più del necessario" si raccomandò, incapace di far finta di niente.
"Vi preoccupate per me? Mi sorprende"
"Siete una brava persona, Conte di Clarens. Forse un giorno ci rivedremo, o forse no. Io vi auguro di trovare ciò che cercate e di poter vivere come preferite. Siete stato estremamente di aiuto per noi e per La Dea. Inoltre, il fatto che vi siate confidato con me riguardo a certe faccende personali mi è stato molto utile per trovare risposta ad alcuni dubbi su me stesso. Vi sono debitore"
"È stato un onore ospitare nella mia casa il rappresentante della Dea. Sono felice di avervi potuto aiutare" rispose Evyn Konal.
Si salutarono quasi fossero vecchi amici, poi Lasti si fece da parte perché era giusto che anche Ijinia, che era davvero un suo vecchio amico, salutasse il conte.
Si rivolse quindi a Nighelt Debran per ringraziarlo di tutto.
Prima di scendere le scale e uscire dal retro, si affiancò a Crux per metterlo in guardia nei confronti di coloro che sarebbero stati i cocchieri durante il viaggio. Avvisò con discrezione anche gli altri, sicuro che fosse meglio che tutti ne fossero al corrente nel caso in cui avrebbero dovuto difendersi.
Nissa aprì lo sportello per far salire Frem, dopo la quale entrò nella carrozza anche Guttla. Lasti se ne stupì, gettò quindi lo sguardo all'interno per verificare che fosse tutto a posto.
"Non vi ucciderete a vicenda, spero" commentò.
"No, anzi abbiamo molto su cui chiarirci" disse l'arciera, con fare sereno ma visibilmente nervosa.
Lasti pensò per un momento di chiedere a Kumika di salire con loro, ma si trattenne pensando che, probabilmente, la conversazione che avrebbero instaurato voleva rimanere privata.
Ijinia venne preso d'assedio da Mabiq e Lethis. L'uno gli circondò le spalle con un braccio, l'altro gli dava gomitate amichevoli mentre il povero ragazzo, confuso, non poteva far altro che seguirli sulla seconda carrozza.
Volevano sapere tutto della sua vita da nobile. Saputo che lui aveva una promessa sposa, avevano smesso di prenderlo in giro, ma probabilmente la situazione sarebbe durata ben poco.
Sulla terza carrozza salirono gli altri, non prima che Lasti ebbe comunicato ai cocchieri la loro meta. Non menzionò la destinazione finale, sicuro che non sarebbe stato saggio.
Si sedette accanto a Yenri, davanti aveva Kumika e c'era anche Crux.
"Una carrozza tutta di uomini, ha un che di triste" commentò il medico, trafficando nella sua borsa per controllare di aver preso tutto.
"Se volevi parlare di donne, saresti dovuto andare insieme a Lethis" sottolineò Crux.
"Veramente, lo dicevo per provocare Lasti" ammise.
"Non è divertente" ribatté il diretto interessato, accennando però un sorriso.
Erano tornati a poter parlare serenamente, senza doversi sentire fuori posto in casa di un nobile, mentre dei domestici li servivano.
L'unico a essere rimasto serio a quel commento era Kumika, che teneva lo sguardo basso.
"Yenri, hai chiaramente un problema con il contatto fisico quindi non credo che tu possa parlare di donne" lo stuzzicò Crux.
Il generale non sembrava dispiaciuto dell'argomento, anche se la sua ragazza era morta qualche mese prima.
"Voglio vedere il Primo Generale in salute e so che, se desidera la compagnia femminile, lo è. Tutto qua, io non c'entro"
"Ma no, parliamo di te invece" intervenne Lasti, già stanco di sentirsi al centro dell'attenzione.
Il medico strabuzzò gli occhi, confuso dal loro interesse nei suo confronti.
"Guardate qui, nelle cucine della villa c'era questa radice dalle proprietà nutrienti e la cuoca me ne ha lasciate un bel po', ve ne offro alcune se avete fame"
"Non cambiare discorso" insistette Crux, divertito dalla sua reazione.
Era strano che anche lui partecipasse a una conversazione scherzosa, e a Lasti la cosa fece piacere.
Aveva notato che i due andavano particolarmente d'accordo, doveva essere nata un'amicizia.
"In realtà non c'è niente da dire" rivelò Yenri, messo alle strette dalla loro insistenza. "Le donne non mi interessano, perciò le tengo alla larga come faccio con voi"
Il generale lo osservò in silenzio per qualche secondo, sorpreso.
"Quindi non hai mai fatto sesso... Non lo avrei detto" commentò poi, inarcando le sopracciglia.
"Adesso ti darei una gomitata, se non mi facesse schifo l'idea di avvicinarmi" ribatté il medico, disgustato. "Non mi attira proprio la possibilità di avere rapporti, non credo che io mi stia perdendo niente di che"
"Oh, se lo dici tu" aggiunse l'altro, con un sorrisetto beffardo.
Yenri gli rivolse un'occhiataccia, infastidito, e si voltò verso Kumika.
"Kumika, che cosa pensi? Ridi anche tu di me, sotto quella maschera di serietà?" chiese, nella speranza di trovare un alleato nel silenzioso compagno di viaggio.
Il Lin alzò lo sguardo per incontrare il suo, rimanendo impassibile.
"No, non mi interessa" ammise, schietto.
"Bene. A te offro una radice di tagsi, loro non se la meritano" sottolineò e gliene allungò una.
La tenne all'estremità, così da star sicuro che non ci sarebbe stato alcun contatto con le dita dell'altro.
Kumika l'accettò silenziosamente. Portandosela tra le mani, la osservò per un istante e sospirò.
"Io... ho una moglie e una figlia, quindi sento di non poter capire il tuo punto di vista, ma non giudico" aggiunse a viso basso, malinconico.
"Questo gruppo non finisce mai di sorprendermi" commentò Crux. "Non è una cosa negativa, sia chiaro, ma mi rendo conto sempre di più che non ci conosciamo affatto. Continuiamo con il discorso, sento che con voi posso mettere momentaneamente da parte il mio ruolo e rilassarmi, mentre gli altri spesso si rivelano idioti imprevedibili. Mi costringono a esser sempre pronto a rimetterli in riga"
"Credo che anche Frem si salvi" precisò Lasti, con naturalezza.
"A proposito di lei, tu hai avuto più donne di tutti noi ma lo fai sembrare un fastidio"
Si sorprese nel sentire il generale, di solito severo e affidabile, insistere con lui sull'argomento. Probabilmente la cosa lo stava divertendo davvero, anche se non lo dava a vedere.
"Per me infatti è così. Se potessi, cancellerei ogni rapporto che ho avuto con chiunque" rispose, sicuro delle sue parole. "Anzi, forse una volta sola la terrei..." si corresse, pensieroso.
"Insomma, i normali in questa carrozza siamo solo io e Kumika" sottolineò Crux.
La chiacchierata continuò ancora un po', toccando altri argomenti. Il più silenzioso intervenne un'altra volta soltanto, ma era chiaro che fosse più a suo agio di prima.
Lasti fece presto a estraniarsi dalla conversazione, spostando la tendina per guardare all'esterno.
Non aveva dimenticato che a scortarli c'erano degli assassini, anche se il Conte di Clarens li aveva pagati profumatamente perché facessero i bravi.
"Come funziona il Mirai dell'udito? Sei in grado di sentire i discorsi che stanno facendo gli altri?" chiese Yenri, curioso.
"Strano che tu non l'abbia mai chiesto a me" replicò Lasti.
Non indossava la catenina in quel momento, ma l'avrebbe messa subito in caso di necessità.
"Tu sei il nostro Primo Generale, non vorrei tediarti con domande stupide"
"Questo però non ti impedisce di farle ad altri, in sua presenza" sottolineò Crux.
"Ho chiesto una cosa tanto brutta? È la prima volta che parlo con Kumika, lasciami stare" ribatté il medico, che però non era davvero infastidito dalle sue parole.
"Li posso sentire, ma mi concentro per ascoltare solo gli altri rumori. Per prevedere i possibili pericoli"
"Ligio al dovere, ottimo!" il generale gli diede una pacca sulla spalla sinistra.
"Se indossare il Mirai di un altro Lin non fosse proibito, sarei curioso di provare i vostri" continuò Yenri.
"Forse è meglio se anch'io metto il mio, per essere pronto a tutto" disse Lasti, evitando di commentare.
Era consapevole della possibilità di far adirare La Dea con una parola di troppo, riguardo alle questioni sacre o che avevano a che fare con Lei. Non poteva mai rilassarsi del tutto per paura che gli scappasse qualcosa.
Mise al collo il ciondolo e lo nascose dentro la maglia scura.
Subito l'atmosfera cambiò per via dell'aura negativa e temibile che la pietra gli conferiva.
Dopo un attimo di silenzio, il discorso riprese con argomenti più leggeri.
Non ci volle molto perché arrivassero alla foresta. Scesero dalle carrozze, congedarono i cocchieri sperando di non rivederli più e si addentrarono in essa.
Adesso Ijinia appariva confuso e stremato, Lethis e Mabiq divertiti come sempre, e l'aria tra Guttla e Frem era cambiata. Le cose tra loro non potevano risolversi con una semplice chiacchierata, ma sembravano essere più tranquille in presenza l'una dell'altra.
"È passata l'ora di pranzo, avanziamo ancora un po' in cerca di un posto dove fermarci" propose il Primo Generale, in testa al gruppo.
Gli altri non ebbero da ridire.
Tutto sembrava tornato come sempre, c'era chi discuteva spensierato e chi controllava i dintorni. Qualcuno aveva iniziato a lamentarsi del fatto che avrebbe voluto vedere il corpo della Dea, ma sapevano di non poterci fare niente. In ogni caso, i più esuberanti del gruppo erano stati tra quelli che lo avevano trafugato, perciò non facevano molte storie a riguardo. Piuttosto, lo stavano raccontando a Guttla che si era dimostrata curiosa delle loro gesta.
"È stato spiazzante! Lei è di una bellezza sconfinata, senza dubbio la creatura più bella che esista. Il corpo era perfettamente conservato, come se stesse dormendo" disse Lethis, mentre Mabiq annuiva in silenzio.
La donna era incredula, tanto da faticare a commentare la cosa.
"Invece al ballo con voi c'era Shin-ko. Ti ha parlato?" chiese Mabiq.
Gli avvenimenti di quella serata erano stati fuori dall'ordinario per tutti.
"Sì... ma lasciamo perdere..." rispose e avanzò di qualche passo per distanziarsi da loro.
Lasti li aveva ascoltati senza volerlo e si era accorto del suo atteggiamento malinconico. Voleva parlarle, quindi mandò un'occhiata a Crux per avvertirlo prima di lasciare la sua posizione.
La ragazza, vedendoselo venire incontro, sgranò gli occhi.
"Vorrei parlarti un momento. Andiamo in fondo al gruppo?"
"Sì" rispose, seppur titubante.
"Non è niente di cui tu debba preoccuparti" la rassicurò.
Quando gli altri li ebbero superati, ripresero a camminare.
Lei si stringeva nelle spalle come infreddolita, anche se il clima nella foresta era mite.
"È da ieri sera che sei diversa, è per ciò che ti ha offerto Shin-ko?" andò dritto al punto.
"Ti preoccupi che io possa accettare?" chiese lei, sollevando un sopracciglio e mostrandogli un'espressione ferita.
"No, è il tuo stato d'animo che mi preoccupa. Dovremmo essere al meglio, ma non è il tuo caso"
"Allora hai fiducia in me almeno su questo? Sai che non vi tradirò mai?" insistette.
"Ho fiducia in tutti voi allo stesso modo"
Ripensò alle parole di Crux di poco prima, concordando sul fatto che lei fosse decisamente imprevedibile.
"Mi chiedo cosa ti abbia proposto di tanto sconvolgente da abbatterti in questo modo" continuò.
La ragazza sospirò a sguardo basso.
"Non so... se con te ha parlato, ma con me è stato impressionante. Mi guardava ed era come se leggesse la mia anima, capendomi meglio di quanto io capisca me stessa. Ha detto... che ho un forte desiderio di possesso e ciò che può placarlo sei tu. Ne ero già consapevole, è ovvio, ma sentirlo me l'ha fatta sembrare una cosa... malata. Non pensavo di essere così. Per un attimo ho voluto accettare, ma La Dea non mi perdonerebbe un altro sbaglio e questo mi ha fatta tornare in me. È stato orribile"
"Tu dovresti... smettere di pensare agli uomini potenti e concentrarti su qualcos'altro" propose Lasti, evitando di commentare tutto il resto.
"La fai facile" ribatté, ridacchiando amaramente. "No, penso che un giorno troverò qualcuno che mi interessi più di te. Forse mi innamorerò, non sembra un'idea tanto brutta"
"Non lo è. Adesso stai su col morale, presto il piano della Dea raggiungerà la sua fase finale e sarai libera di cercare qualcuno di più potente e interessante. Io... ero serio quando dicevo che non lo sono"
Sono solo un burattino nelle mani della Dea.
Avrebbe voluto dire altro, ma il suo pensiero era quello perciò si premurò di stare zitto. Le rivolse un sorriso triste e la ragazza capì di non dover insistere, e che anche lui, come tutti loro, era stanco.
"Ho chiarito le cose con Frem, hai visto?" sottolineò invece, sembrando subito più allegra.
"Sì e mi fa piacere. Non voglio altri problemi interni al gruppo, lo sai"
"Già" sorrise. "Siamo ben lontane dall'essere amiche, ma abbiamo fatto progressi. Ho notato che da un po' di tempo la eviti, non le parli più..."
"Lei adesso è con Nissa, se le stessi vicino creerei una situazione spiacevole"
"Ne parli come se non fosse la prima volta"
"È già successo, infatti. I primi tempi, alla fortezza, è capitato che volessi una donna impegnata. Lui è stato costretto a farsi da parte e lei ha dovuto accettarlo. È ancora più miserabile quando la persona che desidero è innamorata, non voglio che succeda mai più"
"Ancor più miserabile, dici? Quindi per te andare a letto con qualcuno è miserabile? Guarda che le ragazze del tuo harem ti adorano, forse non dovrei dirlo ma per loro eri una specie di passatempo divertente, per quanto facesse parte di un dovere nei tuoi confronti"
Lasti non faticò a crederle. Dopotutto, ricordava di quando lo avevano preso in giro dicendogli che il tè di Banae era afrodisiaco. Sicuramente non era l'unica volta in cui si erano divertite alle sue palle, ma loro erano un caso a parte.
Guttla non aveva capito davvero il suo discorso, era chiaro.
"Comunque... se a Frem non ti puoi avvicinare, rimango solo io" disse, mentre sul viso le si dipingeva un sorrisetto. "E sono sicura che non sarà miserabile"
La ragazza gli rivolse un'occhiata maliziosa e lo superò, tornando dagli altri.
Non lo sarebbe stato perché lei lo voleva, ma Lasti non intendeva darle alcuna soddisfazione e, soprattutto, era convinto che andando a letto con lei sarebbe caduto fin troppo in basso. Sperò con tutto se stesso che mancassero pochi giorni alla fine del loro viaggio, e che le prossime pulsioni sarebbero state rivolte a qualcos'altro.
Rimase in coda al gruppo per qualche minuto, poi si fermò perché avevano raggiunto una piccola radura.
Guttla si propose di cucinare, forse per tenersi occupata. Quando ebbe finito, Yenri prese il suo posto accanto al fuoco preparando un decotto che li mantenesse in forze. Ci aggiunse alcune delle radici che aveva offerto loro prima e diverse altre erbe, alcune delle quali sconosciute a Lasti, che gli si avvicinò per assistere e fare domande.
Non aveva ancora potuto approfondire, ma il mondo delle erbe medicinali lo affascinava oltremodo.
"...e queste foglie sono diffusissime nelle Terre di Clarens, perciò sono una fonte di energia da non sottovalutare" gli spiegò il medico, man mano che aggiungeva ingredienti e li mescolava con il resto.
Lasti avrebbe tanto voluto prendere appunti, ma non era né il luogo né il momento. Poteva solo ascoltare, sperando di riuscire a ricordare almeno alcune di quelle nozioni tanto interessanti e utili.
"Questa è la tua ciotola" gli disse Guttla, distraendolo.
Sfoggiò un sorriso ammaliante mentre gli porgeva il pasto.
"Grazie" rispose semplicemente, prendendola.
La ragazza ebbe premura di accarezzargli il dorso di una mano nel passargliela.
"Ti siedi con me?"
"No, scusa ma devo parlare di una cosa importante con Crux"
"Oh... Va bene" rispose e si allontanò per sedersi accanto a Mabiq.
"È come se non fosse successo niente tra voi, vedo" commentò Yenri.
"Già. Finché tiene a mente di non fare cose avventate, per me non c'è problema"
Andarono ad accomodarsi insieme vicino al generale, già seduto con Kumika.
"Prima di sera dovremmo arrivare a destinazione, non è così?" chiese a Crux.
In realtà non aveva nessun affare urgente da sbrigare con lui, ma visto che erano in viaggio tanto valeva rimanere aggiornato su tutto.
"Esatto. Senza le carrozze ci avremmo messo il doppio del tempo" rispose, aprendo la cartina con la mano libera e stendendola sull'erba davanti a loro. "Noi adesso siamo qui" aggiunse, appoggiando un piccolo sasso su un punto apparentemente casuale della foresta.
Lasti era felice di potersi affidare a lui per le questioni geografiche, ma non era solo questo. Crux aveva tutte le carte in regola per essere un ottimo comandante, molto più di lui.
"La nostra meta è questa, giusto?" si intromise Yenri.
"Esatto" rispose il generale, per poi riempire il suo cucchiaio e portarselo alla bocca. "Credevo che fosse una residenza di campagna, invece è nascosta nella foresta. Per questo nessuno sa della sua esistenza e il Re crede di essere al sicuro"
"Meglio mangiare in fretta e ripartire. Siamo stanchi, ma avremo modo di riposarci come si deve prima di sferrare il nostro attacco" ordinò Lasti, alzando la voce perché tutti potessero sentire.
Continua nel prossimo capitolo
Angolo di quella che scrive
Buonsalve! Vi ringrazio per aver letto fino a qui. Ci tengo a specificare che i pensieri dei personaggi non rispecchiano sempre i miei. Perciò, quando loro definiscono qualcuno "strano" o "anormale", spesso si tratta di considerazioni che io non condivido.
Se il capitolo vi è piaciuto, vi invito a lasciare una stellina e/o un commento per farmelo sapere.
Qui abbiamo salutato il Conte di Clarens, ma il personaggio tornerà in futuro in un'altra storia, incentrata su di lui. Non so ancora se la aggiungerò in coda a questa tramite capitoli extra o se sarà una cosa a parte, ma non vedo l'ora che possiate leggerla ☆
Come avrete capito, ci stiamo avvicinando al finale...
Alla prossima!
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