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Lasti riuscì a ottenere in un attimo le attenzioni dei presenti, che smisero di mangiare come richiesto.
"Lord Evyn Konal ci condurrà con lui a palazzo permettendoci di entrare senza destare sospetti, questo è vero" iniziò, serio. "Ma non tutti andranno al ballo. La Dea ci ha divisi in due gruppi, uno che si infiltrerà tra i nobili mascherati e l'altro che dovrà trovare... una cosa, per Lei"
I compagni lo ascoltarono in silenzio, senza ribattere, anche se si potevano leggere curiosità e confusione sui loro volti.
"Io, Frem, Nissa, Guttla, Yenri e Kumika andremo al ballo con l'obiettivo di capire se il Re si trova lì o meno. Non potrò indossare il Mirai, quindi Kumika sarà le mie orecchie. Nel frattempo, Crux guiderà Lethis, Mabiq e Ijinia in un passaggio segreto accessibile dai giardini, La Dea mi ha spiegato come trovarlo. Andrete solo voi. Ci sono meno possibilità di essere scoperti. Il vostro compito è quello più importante, nonché il vero motivo per cui andiamo al castello"
"Cosa vuole che troviamo?" chiese il generale, che stava entrando nell'ottica del suo nuovo incarico.
"Questo... è un argomento delicato, preferisco riferirlo più tardi a voi soltanto. Per ora vi basti sapere che è qualcosa di insostituibile e allo stesso tempo incredibile. Se la sua esistenza trapelasse prima del dovuto, non ho idea di cosa potrebbe accadere"
Lui non domandò altro, capendo la serietà della faccenda, e nessuno osò insistere.
Ora che aveva rievocato le parole della Dea, Lasti non aveva più fame.
"Io ho finito, voi quattro raggiungetemi in biblioteca più tardi" disse e si alzò per lasciare la sala.
Raggiunta la biblioteca, si mise a cercare sugli scaffali qualche libro relativo alle divinità per poter rileggere alcuni passaggi. Non ne aveva mai sentito il bisogno, mentre ora gli sembrava la cosa più sensata da fare.
Ne trovò uno che raccontava le gesta della Dea dopo la Sua incarnazione nel regno di Visdis. Era avvenuto 6218 anni prima, anche se molti Lin non ci credevano veramente. Era giunta tra loro per insegnare nozioni fondamentali sulla natura e su come domarla. Aveva migliorato l'esistenza degli antenati e permesso a loro di crescere come popolo, oltre a superare la tremenda carestia che affliggeva il regno dopo una guerra interna.
Non era tutto, però. Si era innamorata di un Lin, il generale Afyysis, e al momento di ascendere al Regno degli Dei lo aveva portato con sé.
Suo fratello Shin-ko, geloso della loro felicità, aveva persuaso una persona perché andasse dove era stato sepolto il corpo mortale del suo amato e trafiggesse il suo cuore con un pugnale, gettando il suo spirito nel ciclo delle reincarnazioni a discendenza e rendendo impossibile alla Dea ritrovarlo.
Lasti sapeva già tutto questo, ma sperava di trovare un dopo, almeno qualche parola, invece niente.
L'unico dopo era quello che stavano scrivendo loro stessi, agendo per conto Suo.
Sospirò.
Shin-ko aveva ucciso l'amato della Dea, era ovvio che Lei lo odiasse e cercasse vendetta.
"Lasti, tutto bene?" domandò Crux, che lo aveva raggiunto.
"È la seconda volta che me lo sento chiedere oggi" sottolineò, sollevando un sopracciglio. "Sto bene, non dovete preoccuparvi per me"
"Cosa stavi facendo?"
"Leggevo della Dea e di Afyysis, di come Shin-ko lo ha ucciso. Crux, tu credi davvero a ogni parola che si trova scritta nei testi sugli dei?"
"Visto che Lei esiste davvero, non vedo perché non dovrei credere in ciò che leggo sul Suo conto. Lo stesso vale per le altre divinità"
"Sensato" commentò Lasti, serio. "Anche io ci ho sempre creduto, ma la reincarnazione a discendenza è qualcosa che fatico a comprendere. Secondo le scritture, il nostro spirito non muore, si reincarna negli individui della nostra discendenza. Se crediamo in ciò, ha senso anche pensare che Afyysis esista ancora e che sia rinato come uno dei suoi discendenti"
"Sì, direi che hai ragione" concordò il generale.
"In passato La Dea mi aveva detto che il prossimo Re farà parte della sua discendenza, il che significa che potrebbe anche essere Afyysis stesso, reincarnato per regnare sui Lin secondo i Suoi principi"
"Ma Lei non può riconoscerlo, perché nemmeno gli dei hanno il potere di rintracciare uno spirito" sottolineò il suo vice. "Il tuo ragionamento ha senso, anche se non capisco perché ne stiamo parlando"
"È solo che... all'improvviso mi rendo conto che è vero, lui è morto per mano di un dio che ha voluto ferirne un altro. Shin-ko deve essere molto più potente di quanto si crede"
"Senza dubbio una divinità in grado di sconvolgere l'esistenza di un suo simile lo è" assentì Crux.
"È di lui che La Dea vuole vendicarsi, anche se il nemico ci è sempre sembrato Re Bià. Shin-ko ha creato le condizioni perché il Sovrano fosse nella posizione di svendere il nostro popolo, dopotutto è il protettore degli Shin, e quello non ci ha pensato due volte. Con ciò che stiamo facendo, ci vendichiamo di lui ma anche di Shin-ko"
"Abbiamo sempre saputo che ci stavamo opponendo a una forza molto più minacciosa dello stesso Bià" sottolineò Crux, confuso. "Cos'è cambiato adesso?"
"Niente... Solo che mi sembra tutto più serio e fidati, lo sembrerà anche a te quando saprai cosa vuole che facciate"
"Dimmelo allora"
Lasti spostò lo sguardo sul libro, ora posato su un tavolino.
"Vorrei ripeterlo una volta soltanto, quindi aspetterò l'arrivo degli altri"
Crux accettò la sua decisione, anche se era impaziente. Vedere il Primo Generale così lo rendeva ansioso.
Dopo alcuni interminabili minuti anche Ijinia, Mabiq e Lethis li raggiunsero, curiosi di conoscere cosa li aspettava.
"Ora che ci siamo tutti possiamo cominciare" esordì Lasti, serio. "Vi sembrerà incredibile... ma La Dea mi ha rivelato che nei sotterranei del castello si trova il Suo antico sepolcro, sigillato più di seimila anni orsono. Vuole che voi quattro vi introduciate lì per rubare il pugnale con cui è stato ucciso Afyysis"
Crux sgranò gli occhi e anche la reazione degli altri fu simile. Fece per parlare, ma Lasti alzò una mano facendogli segno di attendere.
"Non è tutto. La Dea vuole anche... che prendiate il Suo corpo e lo portiate via con voi"
"Il Suo... corpo?" ripeté Lethis, spiazzato.
"Hai sentito bene" confermò Lasti, quasi dispiaciuto per aver dovuto fare quella rivelazione.
Seguì un attimo di silenzio e turbamento generale, dopo il quale fu Mabiq a prendere parola.
"Come faremo a trasportarlo fuori dai sotterranei senza farci vedere?" chiese.
"Nel modo più irrispettoso che si possa immaginare. In un grosso sacco che faremo cucire ai domestici"
I suoi compagni erano ancora più sconvolti dopo quelle parole, tanto che non seppero cosa dire.
"Parlerò io con loro, e vorrei che non diceste nulla agli altri per non creare disordini" ordinò infine.
"P-perché anch'io?" gli chiese Ijinia facendo uno sforzo, fermandolo prima che uscisse dalla stanza.
"Capisco i tuoi dubbi. Mabiq ha dalla sua parte la forza, Lethiz la fortuna e Crux è la mente che vi guiderà. Tu... sarai la parola, immagino. Nel caso in cui qualcuno vi scoprisse, dovrai usare il Mirai"
Il nobile lo osservò con occhi disperati, ma non poté ribattere. Gli lasciò andare il braccio a cui si era aggrappato per essere certo che non se ne andasse e fece un passo indietro, sconsolato.
All'improvviso la faccenda si era fatta molto più seria di quanto non fosse già.
Non fu difficile convincere le cameriere del conte a cucire un grosso sacco. Sapevano che lui era al servizio della Dea e questo lo rendeva un'autorità assoluta. Piuttosto, fu decisamente strano spiegare che esso doveva essere abbastanza grande da contenerlo.
Per quanto ne sapeva, La Dea aveva le corna, perciò lui stesso era l'unico metro di misura che poteva offrire per dar loro un'idea della grandezza necessaria, senza rivelare cosa avrebbe contenuto.
Non fecero troppe domande e poté tornare presto al piano di sopra, dove Lord Evyn aveva insistito per impartire lezioni di etichetta a chi di loro si sarebbe unito a lui, al ballo.
"Non pretendo che impariate a ballare, ma dovete sapervi comportare come aristocratici. È necessario che prendiate l'abitudine di dare del voi a tutti, quindi imponetevi di farlo d'ora in poi. Anche la postura è importante, così come i gesti. Ovviamente non possiamo dimenticarci delle buone maniere a tavola"
Lasti osservò ciò che stavano facendo, decidendo di allontanarsi subito per non essere coinvolto.
Il Conte di Clarens sapeva il fatto suo e il valletto gli faceva da occhi, controllando che i presenti stessero mettendo in pratica correttamente i suoi insegnamenti.
Lui non serviva.
"Primo Generale, unitevi a noi" lo invitò Nighelt, notando che se ne stava andando.
"No, io... Non vorrei certo interrompervi, stavate andando tutti così bene"
"Venite, le lezioni servono tanto a loro quanto a voi" insistette il padrone di casa.
Lasti sapeva che aveva ragione, ma ne aveva abbastanza di cose imbarazzanti e impegnative per quel giorno. Malgrado tutto non poté tirarsi indietro, raggiunse quindi Evyn che gli stava facendo segno di avvicinarsi. Nighelt intendeva mettergli dei libri in testa perché si esercitasse a tenerli in equilibrio, ma capì che le corna glielo avrebbero impedito.
"Avete già una postura perfetta" commentò dopo averlo osservato meglio, colpito.
"Ho ricevuto un'educazione militare, è tra le cose che insegnano"
"Sì, ma essa non è tutto" lo incalzò il conte. "Nei prossimi giorni voi dovete imparare a comportarvi come nobili, parlare come nobili e pensare come nobili. Abbiamo poco tempo quindi mi aspetto il massimo impegno da parte di tutti"
Quando i quattro sfortunati che erano stati scelti per rubare la salma della Dea uscirono dalla biblioteca, rimasero stupiti nel vedere i loro compagni in salotto che si esercitavano. Avevano visto i domestici portare via alcuni volumi, ma erano troppo presi a pensare al loro compito per domandarsi a cosa potessero servire. Ora lo avevano scoperto.
"Quanto vi invidio" disse Nissa, che non si era accorto delle espressioni funeree sui loro visi.
Aveva una pila di libri in testa e questi non facevano che ondeggiare, mentre si sforzava invano di restare dritto.
Mabiq gli rivolse uno sguardo affilato che Nissa non seppe interpretare.
"Ah sì? Facciamo a cambio allora!" lo provocò Lethis, di pessimo umore a sua volta.
"Non si effettuano cambi" lo rimbeccò Crux, dandogli una sberla sulla nuca. "Altrimenti lo farei io" aggiunse, usando un tono di voce più basso.
I giorni a seguire furono duri e interminabili.
La Dea diede a Lasti altri dettagli su cosa avrebbero fatto e i preparativi avanzarono senza sosta.
I domestici ebbero presto finito di cucire il sacco e dovettero dedicarsi a un'altra mansione importante: confezionare delle uniformi da guardia reale.
Sarebbero serviti anche i costumi per il ballo in maschera, ma quelli erano stati commissionati a un sarto di Lissen. Le uniformi avrebbero destato troppi sospetti, perciò dovevano essere realizzate di nascosto, in quella casa.
La Dea le aveva descritte nei minimi dettagli a Lasti e lui aveva fatto lo stesso con i domestici. Sapeva che non sarebbero state mai identiche alle originali, ma non importava. Con il favore delle tenebre, Crux e i suoi le avrebbero indossate per entrare non visti nei sotterranei del castello.
Arrivata la sera fatidica, sembrava impossibile che tutto fosse già pronto. In pochissimi giorni avevano imparato ad atteggiarsi da aristocratici, si erano fatti preparare dei travestimenti e avevano studiato un piano d'azione. Non erano perfetti, ma avevano fatto tutto il possibile e ciò doveva bastare.
Lasti aprì la scatola contenente il suo costume, che si era rifiutato di guardare fino a quel momento. Si trattava di un abito elegante, prevalentemente nero. Anche lui, che veniva da una famiglia povera, era in grado di riconoscere i materiali costosi e notare la precisione impeccabile dei decori dorati che li impreziosivano. Il completo era corredato di una maschera che riprendeva gli stessi colori, andando a coprire la zona degli occhi.
"Molto bello" commentò Yenri, che gli faceva compagnia nella stanza.
Il medico era già vestito e sembrava sentirsi a suo agio. Il suo abito era sui toni del viola, troppo sgargiante perché passasse inosservato. Qua e là c'erano delle piume viola e rosse. Le stesse decoravano anche la sua maschera arancione, che terminava sporgendo in avanti, riproducendo un becco. Era un travestimento ispirato agli ishir, i grandi uccelli predatori che abitavano le foreste della regione.
"Il tuo è fin troppo appariscente" sottolineò il Primo Generale, scuotendo la testa.
"So di essere ridicolo, ora metti il tuo così posso prenderti in giro anch'io" ribatté Yenri, sollevando un sopracciglio. "Ti aiuto, sia mai che le corna rovinino qualcosa"
"Non serve" rispose Lasti, sbottonandosi la maglia.
"Posso chiamarti qualche cameriera perché ti aiuti lei?"
"No grazie, ne ho viste fin troppe in questi giorni" sospirò. "Per qualche motivo sembra che mi adorino. So che sei contento di sapere che provo spesso desideri incontrollabili, ma io non lo sono affatto"
"Significa che stai meglio, è ovvio che io ne sia felice. Il buon cibo e un letto comodo sono un toccasana per ogni problema, soprattutto quando prima si dormiva all'aperto"
Lasti non rispose, gli diede le spalle per continuare a svestirsi. Indossò i pantaloni e poi la camicia, infine la giacca. La maschera fu l'unica cosa che dovette far passare intorno alle corna, dato che si reggeva al viso tramite un nastro di stoffa circolare.
Mentre allacciava gli stivali, lo sguardo gli cadde sulla scatola rotonda piena di sostanza dorata che gli era stata data insieme al costume.
"Quella è per le corna?" domandò Yenri, notandola.
"Sì. Le revere non hanno corna dorate, ma staranno bene col costume e sembreranno meno realistiche" spiegò.
"Ho sempre pensato che sembrassero corna di revera, ma credevo fosse blasfemo dirlo"
"Non importa, in fin dei conti questa somiglianza gioca a mio favore" disse e aprì la scatola per poi iniziare a spalmare la sostanza, controllando nella specchiera di non tralasciare nessun punto.
Yenri lo aiutò con la parte più in alto, difficile da tingere da solo senza rischiare di sporcarsi le maniche.
A lavoro finito, si perse a osservare la sua immagine riflessa, non riconoscendosi più. Con quell'abbigliamento costoso addosso e la maschera a nascondere il suo aspetto, poteva essere chiunque.
Quella sera non era Lasti Classt, sventurato Lin scelto dalla Dea per scatenare una guerra civile. Era un nobile ricco e ben vestito, pronto per presenziare a un ballo.
"Tutto quest'oro è un po' troppo, il che rende credibile che tu sia un riccone" puntualizzò il medico, anche se la sua osservazione non suonava come una presa in giro.
Si pulirono le mani, quindi uscirono per incamminarsi verso il salone.
"Mi chiedevo una cosa, anche se è tardi ormai. Perché devo venire anch'io?" chiese Yenri, mentre scendevano le scale.
"Non lo so di preciso. Forse Lei vuole che stiamo pronti al peggio" ipotizzò.
L'altro annuì.
"Se è così, ho fatto bene a nascondere il necessario per un'emergenza nel costume. Spero solo di non doverlo usare"
Raggiunto il piano di sotto, Lasti notò subito il gruppo di Crux. Erano già pronti, con indosso le loro uniformi bianche e dorate. Erano tesi e vederli così faceva quasi impressione.
C'erano anche Nissa e Frem, andarono loro incontro. L'abito di Frem, ispirato agli abicult, era marrone e modesto. Delle piccole piume castane erano state intrecciate tra i suoi ricci argentati. Lasti pensò che le si addicesse. Si trattava, in ogni caso, di abbigliamento maschile. Con esso era più a suo agio e la sua bellezza androgina non faceva trasparire la sua vera natura.
"Primo Generale, devo sapere una cosa prima che partiamo" disse Nissa, agitato. "Stiamo andando ad assassinare il Re?"
"No, dobbiamo solo scoprire se si trova a palazzo" rispose.
Sperava di essere stato chiaro con loro, ma la verità era che anche lui era confuso a riguardo.
Se il Sovrano fosse stato presente, avrebbero dovuto ucciderlo? Se lo domandava, ma La Dea non aveva accennato a questa possibilità. D'altra parte, però, era ovvio che sarebbe stato presente, perciò Lasti si era preparato all'idea di condurlo alla morte quella sera stessa.
Certo, essere armato solo di un pugnale, ben nascosto nella giacca, non era rassicurante.
Nissa aveva sulla testa un paio di corna finte, la cui attaccatura era mascherata dai suoi capelli facendole sembrare vere. Non erano come quelle di Lasti, le sue curvavano verso il basso arricciandosi su loro stesse.
Al Primo Generale vennero in mente diversi animali tra i quali poteva aver scelto, ma non riuscì a capire con sicurezza di quale si trattasse. I vestiti erano sui toni dell'avorio, rifiniti con del marrone scuro.
"Che animale saresti tu?" gli chiese Mabiq, curioso.
"Un rotilia" annunciò il ragazzo dai capelli color viola scuro, serio.
Lethis lo sentì e trattenne una risata, ricevendo in risposta un'occhiata triste.
"Un rotilia? Quei piccoli animaletti che corrono sul tronco degli alberi, scappando dai predatori? Quelli con cui giocano i ragazzini?"
"Hai qualche problema con i rotilia?" ribatté Nissa, offeso dai suoi commenti.
"Sono animali nobili" intervenne in sua difesa Crux. "Ora cuciti la bocca, scommetto che La Dea non vuole vederci litigare prima di un momento così decisivo" aggiunse, sedando sul nascere altre prese in giro di Lethis. "Anche se, devo ammetterlo, vedendovi conciati così sono quasi felice di non dovermi unire a voi"
Guttla si schiarì la voce, attirando l'attenzione di tutti su di sé.
Era comparsa in cima alle scale ed era ovvio che volesse fare un'entrata trionfale, nell'abito giallo che indossava.
Lasti la osservò attentamente, perplesso.
"Ricordami che animale ha scelto" chiese a Crux.
"Una... sorta di creatura mitologica marina che ai nobili sembra piacere tanto. Ha chiesto aiuto a Ijinia e il poveretto sembrava in seria difficoltà a parlare con lei" rispose il generale. "Scommetto che vuole fare colpo su qualche aristocratico" continuò sottovoce, mentre la osservava scendere.
"Già, altrimenti non avrebbe motivo di vestirsi in modo così appariscente quando siamo sotto copertura"
Lasti aveva parlato senza pensare, ma Yenri era lì accanto a loro e aveva incrociato le braccia, fingendosi offeso.
"Evidentemente sei a caccia di una ricca signora" lo schernì Crux, notandolo.
"Chissà, forse potrei approfittarne" rispose il medico, sarcastico.
"Allora, che ne dite?" chiese Guttla, distraendoli dal discorso.
Stava guardando proprio nella loro direzione.
"...Non è male"
"...Ti dona"
"...È tanto giallo"
Risposero, colti alla sprovvista.
La ragazza sospirò, delusa dai loro complimenti tiepidi.
Anche Kumika li raggiunse.
Inaspettatamente, il suo abbigliamento era identico a quello di Lasti. Aveva anche le corna, realizzate da qualche artigiano incaricato di apportare quegli ultimi ritocchi ai costumi.
"Non ho parole, siete proprio uguali. A lui però sta meglio" sottolineò il medico, colpito.
Il suo commento canzonatorio era arrivato, solo in ritardo rispetto al previsto.
Data l'espressione seria sul volto di Kumika, a nessuno venne in mente di prenderlo in giro per la sua scelta.
"È per depistare" puntualizzò. "Se dovessero scoprirci, spero di riuscire a confonderli"
"Hai avuto un'ottima idea" concordò il Primo Generale. "È opera tua o te l'ha suggerito La Dea?"
Kumika scosse la testa in segno di negazione. La sua espressione severa, come sempre, non mutò.
Lasti mosse due passi verso di lui, lo prese per le spalle per condurlo più lontano dagli altri.
"Avresti potuto dirmelo, non voglio che ti metta in pericolo per distogliere l'attenzione da me" sottolineò, avendogli letto quell'intenzione nello sguardo.
"Sentivo di doverlo fare, non ostacolarmi"
Il Primo Generale lo osservò in silenzio, pensieroso.
"Ormai è tardi per cambiare le cose e questa sera tu sei essenziale. Non fare niente di avventato" si raccomandò.
Tornarono dagli altri solo quando lui annuì, dando l'impressione di aver compreso.
L'ultimo ad arrivare fu il conte, vestito di color azzurro tenue. I ricami sulla sua giacca ricordavano le squame di un pesce, ma non era chiaro quale.
Lasti tolse il Mirai e lo mise in tasca. Era ora di andare.
Partirono con tre carrozze trainate da due lolip ciascuna e non ci volle molto per arrivare.
Clarens scese dalla carrozza, ma prima di avviarsi su per le scale si fermò a parlare con Nighelt, che faceva da cocchiere insieme ad altri due Lin incappucciati. Il discorso fu molto breve e Lasti, uscito a sua volta dal mezzo, sentì solo che il conte gli aveva raccomandato di fingersi ignaro di tutto nel caso in cui fossero stati scoperti. Evidentemente non voleva che venisse coinvolto.
Le carrozze ripartirono con il gruppo di Crux ancora all'interno. Si diressero verso una strada buia poco più avanti, che rimaneva su un lato del palazzo reale. Qui, in tutta segretezza, sarebbero entrati di nascosto seguendo la mappa mentale che La Dea aveva spiegato in sogno al generale.
I veicoli, celati nell'ombra, sarebbero stati la via di fuga di tutti loro, nel caso in cui le cose si fossero messe male.
Lasti offrì il braccio a Evyn Konal, preoccupato per lui che avrebbe dovuto salire le scale alla cieca. Aveva con sé un bastone che faceva picchiettare sul bordo dei gradini per aiutarsi a procedere con passo sicuro, ma non rifiutò l'aiuto.
"Pensavo che il vostro valletto sarebbe venuto con noi" ammise.
"Lo credeva anche lui, ma mi rifiuto di coinvolgerlo in una faccenda pericolosa come questa. Se io vengo scoperto non ha importanza, lui invece deve assumere il ruolo del servitore costretto a obbedire al suo padrone, niente di più"
I compagni salirono le scale dietro di loro, ordinatamente.
"E come farete a destreggiarvi nella sala da ballo, una volta dentro?" domandò Lasti, che sentiva il bisogno di avere il massimo controllo sulla situazione in cui si stavano mettendo.
Lord Clarens trattenne una risata.
"La principessa Nican mi riconoscerà all'istante e insisterà per tenermi compagnia" rispose, tanto sicuro da far pensare che fosse già accaduto, magari durante altri eventi del genere.
Avevano ormai raggiunto il grande portone aperto, attraverso il quale si sentivano musica e un vociare rilassato.
Il conte consegnò l'invito al maggiordomo, fermo all'ingresso per accogliere ogni ospite. Con lui c'era una guardia del regno.
"Lord Clarens, è un piacere avervi a palazzo" lo salutò il Lin facendo un breve inchino. "Costoro sono con voi?"
"Sì, sono miei ospiti" rispose.
Ognuno aveva scelto un nome fittizio e il nobile li ricordava tutti. Aveva, inoltre, preparato una storia su come facessero a conoscersi. La sua spiegazione risultò subito convincente al domestico, che li fece passare.
Il nobile godeva di buona stima ovunque e la servitù del Re non intendeva fare nulla per offenderlo. Dopotutto, era la persona più importante del regno dopo il Sovrano.
Una volta entrato, Lasti si rese conto che aveva trattenuto il fiato per l'ansia.
"Non ha annunciato il nostro arrivo, è un sollievo" commentò, soffocando un sospiro.
"Questa è una festa in maschera, se annunciassero gli invitati al loro ingresso si perderebbe tutta la magia" spiegò il conte, sorridendo con fare soddisfatto.
"Lord Clarens, che piacere vedervi" lo salutò un uomo vestito di colori sgargianti.
Evyn Konal rimase in silenzio per un attimo, sorpreso.
"Non credevo che il mio travestimento fosse così ovvio, Lord Nifue. Io vi ho riconosciuto dalla voce"
Iniziarono a chiacchierare come se niente fosse, così Lasti colse l'occasione per andare da Kumika. Non potendo indossare il Mirai, il compagno doveva usare l'udito anche per lui.
Il gruppo di divise. Ognuno andò in una diversa zona della sontuosa sala da ballo.
Tutti loro erano tesi, ma avevano imparato come comportarsi e come portare avanti un discorso con gli altri invitati. Avevano inventato una storia elaborata riguardo alla loro identità fittizia, nel caso in cui fosse servito.
Il Primo Generale si guardò intorno, ammirando l'enorme sala illuminata dalle lampade ad olio. Il bianco e l'oro predominavano e nessun dettaglio sembrava fosse stato lasciato al caso. Tutto era sontuoso e perfetto, dando l'idea di quanto ricco fosse il palazzo reale.
Per lui che veniva da un piccolo paesino delle Terre di Valka, c'era da restare a bocca aperta... ma non poteva permetterselo, avrebbe dato nell'occhio.
Dopotutto, si stava fingendo un aristocratico.
Tornò concentrato con l'intenzione di esaminare la stanza.
Sapeva che La Dea aveva fornito a Crux un modo per entrare indisturbato, ma voleva comunque individuare i punti deboli in quanto a sicurezza nel caso in cui, in seguito, sarebbero dovuti rientrare lì. Lei intendeva vendicarsi del Re e, per raggiungerlo, sicuramente sarebbero tornati a palazzo.
L'attenzione di tutti venne richiamata in cima alle scale, dove si annunciò l'arrivo della principessa.
Nican Bià era stupenda nel suo abito sui toni dell'azzurro, ispirato a un volatile che abitava le zone lacustri ad est del regno. I suoi lunghi capelli erano stati acconciati con precisione e la sua maschera, tenuta in posizione da un'asta che aveva in mano, non copriva il sorriso smagliante.
Lasti non l'aveva mai vista prima, conosceva a malapena il suo nome, ma era ovvio che fosse lei la festeggiata. Non serviva vedere la tiara che portava sul capo, bastava l'aura che emanava a far capire che aveva sangue reale.
Dopo il suo ingresso, si aprirono ufficialmente le danze.
Lasti riprese il suo lavoro di osservazione, stando ben attento a non farsi notare. Kumika, accanto a lui, teneva le orecchie tese per ascoltare ogni discorso potenzialmente utile.
"Potrebbero esserci guardie con un Mirai come il tuo, perciò dobbiamo essere molto prudenti" puntualizzò il Primo Generale, costringendosi a non preoccuparsi eccessivamente.
Si erano addentrati nella tana della bestia, lo sapeva.
Il compagno annuì. La sua espressione seria, parzialmente coperta dalla maschera, non tradiva alcuna emozione.
"Pensavo che ce ne sarebbero state di più. Dato che siamo in guerra, non mi aspettavo una serata così tranquilla" continuò, pensieroso.
"Credo di aver individuato tutti i soldati presenti. Si trovano ai lati della sala, disposti a coppie. Ho isolato i loro discorsi e non ho dubbi" annunciò Kumika.
Lasti rimase in silenzio a pensare per un istante.
"Al posto loro, controllerei ogni individuo sospetto tra i presenti. Probabilmente la principessa non voleva che ci fosse un clima teso e ha ordinato di non creare scompiglio" ipotizzò. "Il Re ancora non si vede, mi chiedo dove sia"
Forse, come ipotizzato dalla Dea, il Sovrano non si trovava lì.
Lasti rifletté e arrivò alla conclusione che poteva essersi mischiato tra gli invitati, avendo indossato un travestimento come tutti loro. Inoltre, la serata era appena iniziata, era presto per trarre conclusioni.
Nel frattempo, Crux e i suoi avevano scavalcato un muretto, aggirato una siepe e trovato il passaggio segreto di cui parlava La Dea. L'esterno dell'edificio, in una zona nascosta da sguardi indiscreti, presentava delle crepe nel muro. In realtà bastava spostare dei blocchi di pietra per aprirsi un varco e trovarsi sulle scale che conducevano giù, nei sotterranei. Le scesero facendo silenzio, tesi.
Le uniformi da guardie reali non erano perfette, ma probabilmente nella penombra delle gallerie avrebbero comunque ingannato le vere guardie. Il problema, piuttosto, era che si muovevano in un gruppo da quattro, senza un preciso motivo per trovarsi là sotto.
Forse inventarsi un alibi non sarebbe bastato a eludere la stretta sicurezza del posto.
Mentre ci ripensava, Crux seguiva senza indugio la mappa che si era creato nella testa dopo aver ascoltato in sogno le indicazioni della Dea.
Un rumore di passi li fece sobbalzare, quindi si nascosero in una rientranza della parete che non era illuminata dalle lampade. Due sentinelle passarono loro davanti senza notarli, dirette nella direzione da cui erano arrivati.
Lethis si lasciò scappare un sospiro di sollievo, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del generale. Non commentarono la cosa per non rischiare di farsi scoprire e ripresero ad avanzare, più nervosi di prima.
Crux si fermò solo quando furono scesi abbastanza in profondità, trovandosi davanti un vicolo cieco.
"E adesso che si fa?" chiese sottovoce Mabiq, allarmato.
"Shh!" lo zittì il generale, concentrato.
Si avvicinò al muro e tastò le mattonelle in attesa di trovarne una in rilievo.
"Dovrebbe essere qui..." si disse sottovoce, per non perdersi d'animo.
Quando l'ebbe trovata sorrise, soddisfatto. La afferrò con la punta delle dita per tirarla verso di sé, ma ogni sforzo fu vano.
"Mabiq, questa è la chiave per sbloccare l'intera parete. Va rimossa" disse, sottintendendo un ordine.
Il ragazzone annuì, si avvicinò alla mattonella indicata e la spinse, facendola ricadere oltre la parete con un tonfo sordo.
Crux sgranò gli occhi, tese l'orecchio nella speranza di non udire passi o clamore e per loro fortuna non ci fu alcuna reazione.
Nessuno aveva sentito.
"Non era quello che mi aspettavo ma sì, era decisamente più facile spingerla" ammise, mettendosi a braccia conserte.
Lethis prese la lampada dalla parete e gliela passò per permettergli di guardare nella fessura che si era aperta. Attraverso di essa, Crux riuscì a vedere ben poco. C'era sicuramente una stanza, quella indicatagli dalla Dea.
La loro meta.
"Ora dovrebbe essere molto più facile..." aggiunse, riuscendo a togliere da solo un'altra pietra per poi posarla silenziosamente a terra.
Era andata come previsto, rimuoverne una aveva sbloccato l'intera parete.
Gli altri lo aiutarono e presto riuscirono ad aprire un varco abbastanza grande da permettere loro di passare.
Entrarono nella stanza, illuminando il cammino con la debole luce della lampada.
L'aria era viziata e ovunque si potevano notare polvere e resti di insetti morti ormai da tempo.
Quello era il sepolcro della Dea, murato e dimenticato più di seimila anni prima.
Quando il gruppo, con Crux in testa, avanzò ancora al suo interno, la tensione era al massimo.
Illuminò quella che sembrava una grande bara aperta, il cui coperchio terminava con un velo chiaro che ne celava il contenuto.
Il generale deglutì.
Tese la mano, afferrò il velo e lo spostò indietro.
Sgranò gli occhi e per poco non fece cadere la lampada per lo stupore.
I suoi compagni, come lui, si ritrovarono a bocca aperta. D'istinto s'inchinarono a terra, col capo basso, gli occhi sbarrati, i denti stretti o la bocca ancora spalancata.
Anche Crux si prostrò muovendo lentamente le gambe tremanti, prima una e poi l'altra. Lo sguardo basso, quasi avesse guardato qualcosa di proibito e il suo spirito fosse stato scosso violentemente da tuono.
"Mia Dea" la invocò, scoprendo che la voce gli usciva a fatica. "Perdonaci per essere... entrati nel tuo sepolcro. Prenderemo solo ciò che ci hai chiesto, provando tremendo dispiacere per aver violato questo luogo sacro" si sentì obbligato a dire.
Era stata Lei a chiedere di andare lì, ma ciò che si era trovato davanti era così sconvolgente da farlo sentire in dovere di inchinarsi e chiedere perdono.
Continua nel prossimo capitolo
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