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Anno 6218 DID – Villa nelle campagne a nord di Lissen, Terre di Clarens.
"Oh mia Dea, è tutto vero"
Finalmente al riparo dalla pioggia, nella dimora che era stata loro indicata dalla Dea, Lasti e i suoi compagni si ritrovarono davanti un ragazzo che li guardava sbigottito.
Teneva in mano una lampada ad olio, unica luce che rischiarava il corridoio, ed era palese che li stesse aspettando.
Li studiò velocemente con lo sguardo, poi si accorse che erano fradici e avevano bagnato il pavimento dell'ingresso. Trasalì, scosso. Si riprese subito, puntando piuttosto lo sguardo su Lasti.
Il suo aspetto doveva essere peggiore del solito. Non solo era un Lin con le corna, dall'aria inquietante per via del Mirai, ma era anche zuppo e scuro in volto per la stanchezza.
"Voi siete la Voce della Dea, non è così?" gli chiese.
Si era avvicinato di un passo, ma non aveva osato accorciare ulteriormente la distanza fra loro.
Il Primo Generale aveva appena ripreso fiato e gli fece uno strano effetto sentirsi dare del voi. Non si usava nemmeno all'Accademia, con gli istruttori e i soldati più alti in grado.
"Sono io" rispose, sorvolando sul fatto.
"E voi altri siete i suoi compagni?" domandò, e fu chiaro dal movimento delle sue labbra che li stava contando. "Seguitemi. Potrete farvi un bagno caldo, indossare abiti puliti e ristorarvi. Se vi occorre un valletto, sono a vostra disposizione" aggiunse infine, rivolgendosi unicamente a Lasti.
"Un... valletto?" ripeté, sorpreso.
"Non c'è bisogno che rispondiate subito, l'importante adesso è che non vi ammaliate e possiate riposare per quel che resta della notte. Il mio padrone vuole offrirvi il trattamento migliore possibile, per quanto umile in confronto all'immensa potenza della Dea" disse, facendo loro strada.
Li condusse su per le scale, uscendo dalla zona della servitù.
Videro di sfuggita un salotto avvolto dalla penombra, ma non era il momento di fermarsi a curiosare.
"Il padrone ha fatto preparare una stanza per ognuno di voi, e ciascuna comunica con un bagno privato. Ci troverete dei vestiti puliti. Fate come se foste a casa vostra"
"Aspetta. Non so ancora chi sei né chi sarebbe il tuo padrone" lo interruppe Lasti, confuso dalla stanchezza e da tutte quelle informazioni improvvise.
Il valletto sembrò tornare in sé, rendendosi conto che per l'agitazione aveva omesso dei dettagli importanti.
"Mi scuso per la mia negligenza, ho dato per scontato che sapeste dove ci troviamo. Mi chiamo Nighelt Debran, mio signore" rispose facendo un breve inchino. "Sono l'umile servitore di Lord Evyn Konal, Conte di Clarens"
Il Conte di Clarens.
Immerso in una piccola ma comoda vasca da bagno, Lasti non faceva che ripensare a quelle parole.
Erano nella dimora di colui che, se lì non fosse stato eretto il palazzo reale, sarebbe stato il governatore della regione. L'aristocratico più influente delle Terre di Clarens.
Non aveva idea di quale fosse il suo aspetto, infatti non lo aveva mai visto e non ne aveva nemmeno sentito parlare, ma lo conosceva per fama. Era un Lin ricco e potente a giudicare dalla villa in cui viveva. Vista la sua posizione sociale, doveva essere una persona vicina al Re.
Eppure proprio lui era il loro nuovo alleato, scelto dalla Dea stessa.
Lei non si era ancora fatta sentire dal loro arrivo in quella dimora e Lasti non aveva osato disturbarla. Forse, pensò, non gli avrebbe nemmeno risposto.
In ogni caso avrebbe incontrato il padrone di casa l'indomani.
Non era la prima volta che si imbatteva in un conte. Il Conte di Sente, che viveva a Banae, era un Lin ordinario che aveva perso quasi del tutto le ricchezze derivate dal suo titolo nobiliare. Viveva in un'abitazione modesta quasi fosse un semplice capo villaggio, ma di una cittadina molto più grande.
Allora, quando si era ritrovato davanti Lasti e i suoi uomini, giunti lì per volontà della Dea, non aveva potuto opporsi alla loro avanzata. Li aveva ascoltati con calma e aveva ceduto ai Prescelti il completo controllo sul territorio.
La situazione qui, nelle Terre di Clarens, era completamente diversa. Unica regione veramente ricca del regno di Visdis, aveva sì un conte che ne faceva a capo, ma il suo ruolo era quasi del tutto nullo per via della presenza del Re nel suo territorio. Amministrava i terreni che erano di sua proprietà in senso stretto e si occupava di qualche compito secondario, perché per le questioni importanti c'era il Re in persona.
Inoltre non viveva alla capitale, ma era relegato nelle campagne più a nord, dove aveva i suoi possedimenti.
Malgrado tutto, però, era uno scalino sopra agli altri nobili del regno, persino agli altri conti, perché considerato più importante e ricco. Il Conte di Clarens era la persona più influente dopo il Sovrano.
Qualcuno di questo calibro Lasti non lo aveva mai incontrato. Qualcuno che viveva in una dimora così grande, quasi fosse un castello, con dei domestici che gli davano del voi.
Uscì dalla vasca e si asciugò, deciso a rivestirsi e mettersi a letto. La camera che gli avevano dato era troppo grande e sfarzosa per farlo sentire a suo agio, ma il materasso era comodo e lui era stanco.
Non si stava male nella fortezza della Dea, con le stanze spaziose e ordinate, anche se non erano paragonabili a quelle di Villa Clarens.
Senza accorgersene, crollò presto in un sonno profondo.
Malgrado sperasse che La Dea gli comunicasse qualcosa, fu una notte senza sogni.
Al mattino venne svegliato da una luce improvvisa.
Si guardò intorno e vide il ragazzo della sera precedente, il valletto, che tirava le tende.
"Buongiorno, Voce della Dea" lo salutò con un inchino. "Spero abbiate riposato bene. Ho provveduto a svegliare anche i vostri compagni, la colazione vi attende al piano di sotto. Serve che vi aiuti a vestirvi?"
"No, non serve" rifiutò, mettendosi a sedere.
"Allora, se non avete bisogno di altro..."
"Aspetta" lo fermò e si sfregò la fronte con il dorso di una mano, sospirando. "Come funzionano le cose qui? Devo darti del voi?"
Nighelt Debran rimase a guardarlo in silenzio per un istante, sorpreso.
"Oh, no certo che no" rispose poi, sorridendo. "È buona norma in ambiente nobiliare e siamo soliti farlo tra i domestici, ma voi siete chiaramente un'eccezione"
"Se è così, mi adeguerò alla vostra regola. È tutto, puoi andare" lo congedò.
Di nuovo solo, si alzò senza perdere altro tempo. Le sue cose erano ancora sulla scrivania, dove le aveva appoggiate. Accanto ad esse, però, erano stati lasciati dei vestiti piegati.
Quelli della notte prima erano stati portati a lavare.
Diede un'occhiata veloce agli indumenti scegliendo i più semplici e apparentemente comodi da infilare: le corna gli impedivano di indossare qualsiasi cosa avesse un girocollo stretto.
Non aveva mai tolto il Mirai, ma questo non bastava a farlo sentire al sicuro. Prese la sua cintura, alla quale erano fissate la spada e le altre cose utili, e se la legò in vita.
Uscito dalla stanza incontrò subito Crux. Anche lui aveva messo abiti modesti e aveva tenuto con sé la sua arma. Si scambiarono uno sguardo serio.
"Questo posto non mi piace, mi sento un ladro o peggio, un prigioniero" confessò il generale.
Guttla li superò passando tra di loro. Indossava un abito lungo color verde chiaro che attirò l'attenzione dei due ragazzi.
Si voltò con leggiadria, facendo ondeggiare i capelli e sfoggiando un sorriso soddisfatto.
"Finalmente un ambiente che mi si addice" disse semplicemente, quindi proseguì e scese le scale.
"Ecco un altro che si è totalmente uniformato a questo posto" commentò Crux.
Lasti si voltò dall'altra parte per vedere Ijinia, arrivava da una delle camere in fondo al corridoio. I vestiti sofisticati forniti dal conte gli stavano così bene che sembravano esser stati fatti appositamente per lui, e anche il suo atteggiamento era cambiato. Era pensoso, serio, e si muoveva a passo sicuro. Anche lui, come la ragazza, non aveva portato con sé le armi.
"C-che c'è?" chiese, avendo sentito le parole di Crux e notato i loro sguardi.
"Ragazzi!" tutti e tre si voltarono di nuovo.
Frem, ancora nella sua stanza, faceva capolino dalla porta stando ben attenta affinché si vedesse solo la testa.
"Dovete aiutarmi... Non posso indossare niente di quello che mi hanno lasciato, vi prego"
"Vai nella mia stanza e prendi ciò che vuoi" le concesse Lasti, che aveva una corporatura simile alla sua.
La ragazza si morse le labbra, in difficoltà.
"Grazie! Quando il corridoio sarà libero, ci andrò" sorrise riconoscente.
"Ci penso io" si intromise Nissa, che li aveva appena raggiunti. "È questa, Lasti?" chiese e, quando lui annuì, entrò a prendere dei vestiti da uomo per la sua ragazza.
Lui e Crux decisero di scendere di sotto, sapendola in buone mani.
Ritrovarono Ijinia in fondo alle scale, si era fermato in prossimità del salotto. Si guardava intorno, concentrato.
"Tutto bene?" domandò il Primo Generale.
"È tutto... come mi era stato descritto" rispose il ragazzo, assorto nella contemplazione dei quadri e dei mobili sontuosi.
"Descritto da chi?" chiese Crux, confuso.
Non poterono approfondire la cosa perché un altro cameriere gli si avvicinò.
"Voce della Dea" salutò, inchinandosi. "Mi chiamo Jire Drensher, sono il maggiordomo. Mi spiace non avervi accolto personalmente, ero impegnato con alcune faccende urgenti. Sarò a vostra disposizione per qualsiasi cosa vi serva. La sala da pranzo è da questa parte" indicò con un gesto della mano, incamminandosi per primo.
Al grande tavolo dalla tovaglia bianca erano già seduti Yenri e Guttla. Al centro c'erano le pietanze preparate per la colazione, abbondante e varia.
Lasti rimase senza parole. Anche Ijinia si accomodò, mentre lui e Crux restarono pietrificati sulla porta.
"Lord Clarens vi raggiungerà a breve, nel salotto" continuò il maggiordomo, prima di spostarsi sul lato della sala.
Nel frattempo arrivarono anche gli altri che mancavano all'appello.
"Sediamoci" propose Crux, malgrado l'imbarazzo della situazione. "E voi non state lì impalati" continuò, sollecitando i compagni a mangiare piuttosto che restare zitti a fissarli.
Erano tutti tesi. Perfino Guttla, che fino a poco prima volteggiava elegantemente per la dimora, era rimasta spiazzata dalla quantità di cibo presente.
"Non so nemmeno cos'è che sto mangiando" ammise Nissa, addentando una tortina. "So solo che è buono. Mh, ed è molto, anzi tantissimo!" esclamò, senza preoccuparsi delle sue parole, come suo solito.
"Troppo" commentò asciutto Lasti, prendendo qualcosa e mettendoselo nel piatto.
Il maggiordomo dalla pelle olivastra si avvicinò per riempir loro i bicchieri con una caraffa, partendo da Lasti.
"I pasti qui sono sempre così abbondanti?" si permise di chiedergli, corrucciato.
"No, mio signore" rispose, confuso dalla domanda. "Solo quando abbiamo ospiti importanti. Perché lo domandate?"
"Per arrivare qui abbiamo attraversato villaggi in cui c'era a malapena il cibo per sfamare gli abitanti, mentre qui ce n'è in eccesso"
"Capisco la vostra preoccupazione, Voce della Dea" rispose Jire Drensher, serio. "Siamo consapevoli della situazione in cui versa il regno, ma si tratta di pietanze preparate acquistando gli ingredienti da commercianti locali, oltre che dai contadini e gli allevatori dei terreni di Lord Clarens. Il mio padrone non tollera gli sprechi, dona gli avanzi alla parrocchia più vicina che si premura di sfamare i più bisognosi. Un pasto sontuoso ogni tanto non impoverisce gli abitanti del regno né arricchisce le tasche di milord, se è questo che vi interessa sapere"
Lasti gli rivolse uno sguardo pungente che il giovane maggiordomo sostenne. Aveva capito che la sua era una critica e doveva essersi offeso.
"Jire, preferirei che non ti rivolgessi in modo così scortese al nostro ospite" udirono alle loro spalle.
"Sì, Lord Evyn. Mi scuso per il mio comportamento"
Smisero di mangiare e nella stanza calò il silenzio mentre Lasti si voltava per vedere il conte, comparso sulla porta.
Si trattava di un uomo sulla trentina, inaspettatamente giovane per il suo titolo. Aveva i capelli castani e i suoi occhi color viola tenue non erano posati su nessuno in particolare.
"Continuate pure, non badate a me. Ho deciso di unirmi a voi per la colazione" continuò, procedendo a passo sicuro verso il posto libero a capotavola.
Il suo valletto, Nighelt Debran, lo seguì e rimase in piedi al suo fianco anche quando si fu accomodato.
"Mi presento" annunciò, appoggiando i gomiti e intrecciando le dita delle mani. "Sono Lord Evyn Konal, il Conte di Clarens. Non c'è bisogno che siate formali con me e non preoccupatevi di quello che dite in mia presenza. Vi ospiterò con gioia perché La Dea mi ha parlato in sogno e mi ha chiesto di farlo. Sarò a vostra disposizione e questo vale anche per tutto il personale" mentre parlava, il valletto gli colmava il piatto come se fosse la cosa più naturale da fare. "Mi scuso per il comportamento del mio maggiordomo. Da sempre vengo criticato per qualsiasi cosa io faccia e i miei domestici mi difendono con fervore, forse troppo a volte. Voglio che sappiate che l'ha fatto in buona fede, e che per qualsiasi problema potete rivolgervi direttamente a me, senza preoccuparvi della differenza sociale che ci divide. Spero vi fidiate di me e dei miei dipendenti, e consideriate questa casa come il luogo sicuro quale è. Non avete di che temere qui. Siamo vicini a Lissen, ma nessuno vi denuncerà ai soldati del regno."
Nighelt aveva finito di riempirgli il piatto e il maggiordomo gli aveva appena servito da bere. Evyn Konal tese la mano con movimento lento, lo raggiunse e lo portò con cautela alla bocca, senza guardarlo.
"Mia Voce"
Udendo la Dea, Lasti si sentì tranquillizzato.
"Potete fidarvi di loro, sono nostri alleati"
Annuì, evitando di proferir parola.
Se lo diceva Lei, era vero.
"Conte di Clarens, vi ringrazio a nome mio e dei miei compagni per l'ospitalità" rispose, cercando di farlo nel modo più appropriato.
Il tono che usò sembrava più adatto per rivolgersi a un superiore sul campo di battaglia, ma almeno non si era dimenticato di dargli del voi.
"Chiamatemi pure Evyn. Siete voi la Voce della Dea?" gli domandò il nobile, con voce gentile. "Il mio valletto mi ha parlato del vostro aspetto insolito e incutete timore anche se non riesco a vedervi. Perché mai?"
Gli ci volle un attimo per capire il senso delle sue parole. Lord Konal era cieco.
"È per via del mio Mirai" rispose, sincero.
"Interessante. Quindi è vero che indossate i Mirai, pur non essendo soldati" sottolineò.
"È così. La Dea li ha concessi a tutti i Prescelti, anche a chi non combatte"
Malgrado la presenza del conte, gli altri avevano ripreso a mangiare. Erano affamati per via del viaggio e perché nei giorni prima il cibo scarseggiava. Trovandosene davanti così tanto all'improvviso e chiarite le loro preoccupazioni iniziali, non ebbero motivo di trattenersi.
"Qual è il vostro nome?" gli chiese il Lord.
"Lasti Classt" rispose, pur non essendo abituato a sentirselo domandare.
Di solito si presentava come Voce della Dea e andava bene così. Nessuno chiedeva, nessuno sapeva, e in questo modo nessuno vicino al Re aveva ancora capito chi era lui veramente.
"E come volete essere chiamato da me e dai miei domestici?"
"I miei compagni mi chiamano Primo Generale o semplicemente Lasti, a voi la scelta" rispose brevemente, ancora cauto nei suoi confronti.
Lord Clarens rimase in silenzio per un attimo prima di parlare di nuovo.
"Primo Generale, capisco che non vi fidiate. Non ci conosciamo e all'improvviso vi trovate ospite a casa mia, che sono un nobile. Probabilmente ci considerate la peggior specie di Lin che esista, ma non siamo tutti uguali"
"Non è questo, Lord Evyn. Questo è un ambiente totalmente estraneo a noi, a cui sarà difficile abituarci, e siamo nelle vostre mani nel caso in cui i soldati vengano a cercarci anche qui. Inoltre, mi domando per quale motivo proprio voi, che siete un aristocratico, abbiate accettato di ascoltare La Dea tradendo il regno. Lo fate solo per fede o c'è dell'altro?"
Crux, accanto a lui, annuì. Avevano avuto la stessa intuizione, entrambi erano convinti infatti che La Dea avesse promesso a lui il trono di Visdis in cambio del suo aiuto.
Era sensato pensare, dato che si trattava del secondo Lin in ordine di importanza, che sostituisse il Re, inoltre Lei gli aveva chiesto di unirsi alla loro causa, il che significava che credeva. Era il miglior candidato possibile.
"Non ci sarà alcuna ispezione dei soldati e nessuno vi segnalerà, né durante il vostro soggiorno qui, né dopo che avrete lasciato i miei terreni, avete la mia parola. In quanto alle mie motivazioni, ho fiducia nella Dea ma avete ragione, c'è dell'altro" rispose e il suo sguardo si velò di malinconia. "Lei dice che incontrerò presto qualcuno in grado di migliorare la condizione della mia vista. Non credo mi stesse proponendo uno scambio, ma che si trattasse piuttosto di una previsione che si avvererà comunque. Mi ha dato nuova speranza, non posso far altro che ascoltare le Sue parole e obbedirle"
"Capisco..." rispose Lasti, non ancora convinto.
Non ne aveva parlato con entusiasmo, il che gli faceva pensare che doveva esserci dell'altro. Forse era davvero al cospetto di colui che Lei aveva scelto come prossimo sovrano di Visdis.
Non c'era niente di male in questo, ma gli sarebbe piaciuto saperlo. Gli dava fastidio essere all'oscuro di questa parte dei progetti della Dea, come del motivo per cui li aveva mandati lì. Cosa ci facevano nella villa di Lord Konal?
"La Dea vi ha comunicato il perché della nostra presenza qui?" domandò.
"No, so solo che dovrò aiutarvi" rispose Evyn, in modo convincente questa volta. "Speravo mi diceste il resto voi"
"Non sappiamo niente" confessò. "Mia Dea, vorremmo sapere quale sarà il nostro prossimo passo" provò a chiederle, sperando di non essere ignorato.
Serio, ascoltò le Sue parole anche se ciò che udì aveva dell'incredibile.
"Verrà indetto un ballo al palazzo reale e voi riuscirete a farci entrare. Per gli altri dettagli dobbiamo pazientare..." riferì, pensieroso.
"Un ballo? C'è qualche festività in vista?"
"L'evento più vicino in calendario è il raggiungimento della maggiore età della principessa" rispose Nighelt, che aveva memorizzato la sua agenda. "Sarà il giorno dell'anniversario dell'Incarnazione"
"La principessa?" ripeté Evyn, sospirando. "Se si tratta di un evento organizzato per lei, sono sicuro di poter portare con me chiunque. Quella ragazzina sembra interessata a me da molto tempo" spiegò, ma non lo fece sembrare motivo di vanto.
"Sarà difficile che io riesca a passare inosservato al castello" sottolineò Lasti. "Non resta che aspettare ulteriori indicazioni"
Finito di far colazione, il conte fece strada verso il salotto. Qui si accomodarono per parlare più liberamente, anche se in effetti non cambiava poi molto. Erano comunque al cospetto di un aristocratico e con uno dei domestici presente.
"Mi piacerebbe che vi uniste a me per una battuta di caccia, questo pomeriggio" gli propose il Lord, mettendosi seduto sulla sua poltrona.
"Come desiderate" rispose Lasti, anche se la proposta non gli faceva piacere.
"Ora, se non vi dispiace, vorrei parlare a quattr'occhi con ognuno dei vostri sottoposti. Siamo a casa mia e voglio sapere a chi sto dando asilo. Ovviamente, tutto ciò che diranno resterà tra me e loro in via confidenziale"
"Lo capisco e non ho da obiettare" acconsentì.
Visto che le sue parole erano state udite da tutti i presenti, non servì che lui o Lasti le ripetessero. Nighelt si spostò in un angolo della sala per non udire i discorsi che avrebbero fatto.
Il Primo Generale, notando l'indecisione dei suoi compagni, rivolse lo sguardo a Guttla e le fece segno di andare per prima. Aveva la faccia tosta necessaria per parlare con un nobile, rompendo il ghiaccio anche per il resto del gruppo.
Intanto che la ragazza si sedeva davanti al conte, Lasti si spostò più lontano, dove si erano fermati Crux e Yenri.
"Vuole il trono" disse quest'ultimo, cogliendo l'occasione per parlare con entrambi della sua impressione. "È un nobile, è ovvio che collaborando con La Dea speri di ottenere una ricompensa, e con il trono scoperto avrà un'occasione"
"Probabile. Forse Lei ha già deciso che sarà suo" concordò Lasti.
"Deciso?" domandò Yenri. "Credevo che avresti governato tu, alla fine di tutto questo"
"Io?" chiese Lasti, spiazzato.
Non era la prima volta che gli veniva chiesto, ma era sempre strano sentirselo dire. Non era adatto al trono né lo bramava, ma tutti sembravano aver dato per scontato che, visto che li stava guidando nella loro missione, sarebbe stato il prossimo sovrano di Visdis.
"Non sono in grado di governare, lo so bene" puntualizzò, serio. "Spero solo che La Dea abbia fatto la scelta giusta" aggiunse, spostando di nuovo lo sguardo sul padrone di casa.
Era stato scelto per governare dopo la deposizione di Bià, ne era sempre più convinto. Quel pomeriggio, alla loro battuta di caccia in solitaria, avrebbe cercato di carpire la sua vera natura parlandoci.
Si avvicinò a lui, decidendo che voleva essere presente alle chiacchierate tra il conte e i suoi compagni.
Notò che Guttla, con fare ammiccante, si rivolgeva a lui con un tono mellifluo.
Intuì subito che aveva ripiegato sul nobile, capendo che si trattava di un uomo davvero potente, a differenza sua.
"Primo Generale, non ho nulla in contrario se volete assistere, spero solo che la vostra presenza non inibisca le parole dei vostri sottoposti" sottolineò, voltandosi appena verso di lui.
Non poteva vederlo ovviamente, ma probabilmente aveva capito che era stato lui a raggiungerli perché il suo Mirai attivava l'istinto di sopravvivenza di chi gli era vicino.
"Oh, non temete mio signore. Lasti è praticamente un amico per noi, nessun discorso è proibito in sua presenza e sono sicura che questo valga anche per gli altri" intervenne Guttla in sua difesa.
"Allora prego, accomodatevi" lo invitò Evyn Konal, facendo segno a lui di sedersi sul divano accanto alla sua poltrona. "La signorina mi stava parlando della sua vita prima di essere chiamata dalla Dea"
Sentendo queste parole, Lasti capì che la conversazione sarebbe durata a lungo. Si sedette, decidendo di sforzarsi di ascoltare perché, in fondo, non conosceva bene né lei né gli altri.
Dopo la ragazza, fu Crux a farsi avanti per presentarsi. Era l'unico con cui aveva davvero confidenza, tra i compagni che erano partiti con lui.
Il generale non usò un tono che faceva trasparire la sua diffidenza nei confronti di Lord Clarens, anzi sembrò avesse soppesato ogni parola prima di pronunciarla.
Poi fu il turno di Yenri.
"Sono il medico del gruppo" annunciò, dopo aver detto il suo nome. "Il mio Mirai mi consente di usare l'olfatto per capire quali sono i problemi di salute della gente e come curarli. Se volete, potrei provare ad aiutarvi"
Il nobile accettò, chiedendogli di vedersi in privato nel tardo pomeriggio, quindi lo lasciò continuare con la sua breve presentazione.
Yenri Drana aveva studiato per fare quel lavoro già prima di essere chiamato dalla Dea, ma i suoi sforzi non si erano mai tradotti in risultati utili. Solo tra le fila dell'esercito dei Prescelti, con il Mirai a dargli un vantaggio in più, e trovandosi in una situazione dove le competenze mediche erano assolutamente necessarie, aveva avuto la spinta giusta per migliorarsi sul campo e diventare bravo davvero.
Uno a uno fu il turno anche degli altri.
Lethis e Mabiq non ebbero problemi a raccontare di sé, e come loro anche Nissa. Frem parlò dopo di lui, un po' imbarazzata dalla situazione. Non menzionò il fatto di aver indosso abiti maschili, sapendo che comunque il conte non avrebbe potuto notarlo. Kumika disse poco, quasi non volesse rivelare nulla di troppo privato. Usò un tono serio e non approfondì le sue risposte per sbrigarsi a finire e tornarsene in disparte, ma fu comunque la prima volta che Lasti lo sentì pronunciare più di una frase consecutiva.
Il Primo Generale capì così che non faceva fatica a esprimersi, semplicemente non voleva farlo. Non aveva mai nemmeno dato segno di volersi aprire con loro o di essere interessato alle loro questioni personali, dopotutto.
Toccò infine a Ijinia, l'ultimo rimasto.
Titubante, il ragazzo si sedette davanti al conte torturandosi le mani.
Aprì la bocca un paio di volte per poi richiuderla, come se la sua mente si fosse all'improvviso svuotata e questo non gli permettesse di trovare le parole giuste.
Strinse i pugni, frustrato.
Lui, a differenza di Kumika Talanhi, voleva parlare ma non ci riusciva.
"P-Per la gloria e per l'onore... combatteremo senza timore" riuscì a dire, dopo aver preso coraggio.
Sembrò che quella frase misteriosa gli fosse costata molte energie, a giudicare dalla sua espressione stremata.
La Voce della Dea corrugò la fronte e restò in silenzio, confuso. Con lui, anche il Conte di Clarens rimase in silenzio per un attimo, per poi alzarsi in piedi all'improvviso.
"Ijinia?" esclamò, sorpreso.
Il giovane sospirò, sollevato per essere riuscito a farsi riconoscere.
Lasti restò a bocca aperta, più confuso che mai.
"S-sono io" rispose, facendo un altro sforzo.
"Non ci vediamo da anni... Nella tua ultima lettera avevi specificato che non avresti scritto per un po', ma di certo non mi aspettavo di ritrovarti in queste circostanze"
Anche il fatto che gli stesse dando del tu come se niente fosse lasciò Lasti perplesso.
"Scusate, voi vi conoscete già?" domandò, sentendosi tagliato fuori.
"Sì, devi sapere che io e Lord Golfuri ci siamo conosciuti in collegio, molti anni fa. La sua famiglia lo aveva mandato lì per studiare e io, anche se molto più grande di lui, divenni il suo unico amico. Siamo rimasti in buoni rapporti da allora"
"Avete detto... Lord?" ripeté, incredulo.
"Sì, Ijinia non ve l'ha detto?" chiese il conte, meravigliato.
"No, non sappiamo molto sul suo conto" ammise.
"Allora posso ovviare io a questa mancanza, se a lui non dispiace!"
"Certo... S-sarebbe d'aiuto" rispose Ijinia, agitato.
"Più tardi condividerò qualcosa con tutti voi riguardo al mio amico, Lord Golfuri" annunciò il conte, allegro. "Adesso però alzati, voglio vedere quanto sei cambiato negli anni"
Il giovane aristocratico fece come gli era stato chiesto, mettendosi in piedi a sua volta.
Il Conte di Clarens gli si avvicinò, ora distante solo pochi centimetri, quasi come se stare così vicino servisse a fargli vedere qualcosa, e con le dita percorse il suo viso tracciandone i lineamenti.
"Sono ancora io il più alto" commentò, indietreggiando per restituirgli il suo spazio personale e sorridendo.
Quei sorrisi rivolti a Ijinia sembravano davvero genuini, a differenza delle sue espressioni apparentemente costruite di poco prima.
"Ovviamente voglio sapere tutto ciò che hai fatto nell'ultimo periodo, ma se ti è complicato parlare aspetto che tu me lo scriva in una lettera in futuro. Ci conto!" gli strinse appena una spalla per dargli coraggio.
"Sì" rispose brevemente, frustrato perché non riusciva a comunicare bene con il suo vecchio amico.
"Rimanete solo voi, Primo Generale" gli fece notare Evyn Konal, quando Ijinia li lasciò soli. "Ma, se per voi va bene, preferirei che ne parlassimo più tardi, durante la nostra battuta di caccia"
"Mi sembra un'ottima idea" rispose Lasti.
Potendosi trattenere ancora un po' in salotto, il padrone di casa raccontò di come il suo amico non solo fosse un nobile, ma era anche stato insegnante di scherma presso altre famiglie di aristocratici. Era di questo che si occupava prima di ricevere la chiamata.
Aveva anche una promessa sposa ad attenderlo, per quando la guerra sarebbe finita.
"Ho dei compiti da sbrigare al momento, quindi mi vedo costretto a salutarvi" disse poi, dovendosi congedare. "Tornerò da voi dopo pranzo, se per allora sarete pronti usciremo per la nostra battuta di caccia"
Si salutarono e, ora che lui aveva lasciato la stanza, Lasti si sentì sollevato. Non gli veniva difficile dargli del voi ma era comunque uno sforzo, per non parlare del fatto che non sapeva come comportarsi con uno della sua risma.
Aveva appena scoperto che anche Ijinia era un nobile e la cosa lo aveva spiazzato, ma il ragazzo non aveva mai richiesto un trattamento diverso dagli altri, né aveva esternato il suo malcontento per qualcosa. Certo, non riusciva a comunicare, ma non sembrava essere poi così a disagio con loro.
Si era anche offerto volontario per far parte di quel gruppo e partire con loro verso la capitale.
Ora che Lasti ci pensava, capì che non poteva trattarsi di un caso.
Ijinia si era unito a loro volontariamente e così facendo aveva potuto rincontrare il suo amico, il Conte di Clarens, dopo anni. Sembrava una coincidenza troppo fortunata.
Sospirò, decidendo di lasciare da parte tutti quei pensieri. Era inutile crucciarsi e non lo avrebbe portato comunque a diffidare di uno dei suoi compagni. Invece, diffidava sempre di più della Dea, dei Suoi piani misteriosi e delle Sue informazioni a metà.
Dubitava, ma doveva sottostare al Suo volere nella speranza che tutto quello finisse al più presto.
Volgendo lo sguardo verso i compagni, si accorse che Kumika, seduto in disparte, lo stava fissando. Malgrado i loro sguardi si fossero incontrati, l'uomo guardò altrove facendo finta di niente.
Lasti decise di raggiungerlo, capendo che qualcosa non andava.
"Kumika, va tutto bene?" gli chiese, titubante, stando in piedi accanto a lui. "So che non abbiamo parlato molto, ma se qualcosa non va sentiti libero di confidarti con me"
"Tu sai tutto, non è vero?" gli chiese il Lin, lasciandolo perplesso. "Non hai parlato, ma sai..."
"Io so... cosa?"
"Di me, chi sono veramente"
Sempre più confuso, Lasti aggrottò le sopracciglia e scosse la testa.
"La Dea non mi ha detto tutto di voi, se è questo che credi" specificò. "Se voglio sapere qualcosa in particolare devo chiederglielo, ma non è detto che risponda. Non ho motivo di indagare su di te quindi non l'ho mai fatto, ciò che mi interessa è che tu sia sempre pronto a combattere. Certo, anche che tu stia bene, è ovvio. Qualsiasi cosa accada, sono responsabile per tutti voi"
Kumika sospirò e si passò una mano tra i lunghi capelli scuri, con fare nervoso. I suoi occhi gialli erano puntati in basso, sul pavimento finemente decorato del salotto.
"Se hai bisogno di parlare fa' affidamento su di me, sono serio quando lo dico"
"Ti ho sempre ubbidito ciecamente, ma intanto ti guardavo con sospetto. Ho tratto delle conclusioni affrettate"
"Cos'è che ti turba?" tentò di nuovo Lasti, che ormai voleva andare fino in fondo.
"Ero certo che, sentendo il mio nome, avreste capito tutti chi fossi... No, lasciamo perdere" si riscosse, nervoso.
"Comunque sia, la mia opinione su di te non cambia. Sei bravo in ciò che fai e sei affidabile, sono contento di averti con noi. Se nell'esercito del regno ci fossero più combattenti come te, saremmo nei guai"
"Ora esageri, Primo Generale" ribatté, calmo, incontrando il suo sguardo.
"Solo Lasti. Risparmia le formalità per i momenti che lo richiedono, questa è una chiacchierata tra amici. Tra compagni di viaggio, se preferisci" si corresse.
Ijinia li raggiunse, agitato. Si posizionò davanti a Lasti, ma non riuscì a parlare subito.
"Io... non volevo m-mentirti, su di me" disse poi, a sguardo basso. "Non volevo... essere diverso"
"Volevi essere trattato come gli altri?" gli chiese, sicuro di aver capito.
Il ragazzo annuì, stringendo gli occhi.
"Non importa, non inizierò a trattarti diversamente adesso che lo so. Siamo tutti sullo stesso livello" sottolineò. "Ora grazie a Clarens sappiamo la verità, ma non cambia niente"
"Ho sentito che tu e gli altri... dubitate" si sforzò di dire, dispiaciuto. "È un bravo Lin..."
"Ne sono certo, e se La Dea ha davvero scelto lui come prossimo sovrano di Visdis, posso solo fidarmi del Suo giudizio. Però, se il trono è davvero il suo obiettivo, mi piacerebbe saperlo"
Questa volta Ijinia scosse la testa.
"La figlia del Re v-vuole sposarlo, sarebbe facile diventare Re... ma lui ama già qualcuno" rivelò, a fatica.
Lasti si disse che questa era un'informazione interessante, che forse cambiava le cose.
"Va bene, ti credo"
Resta il fatto, pensò, che se La Dea vuole lui a capo del regno, così sarà. Potrà essere libero di amare chi vuole, ma lo farà con la corona sulla testa. Sarebbe allettante per qualunque nobile.
Era sicuro delle sue sensazioni, ma non aggiunse altro.
Continua nel prossimo capitolo
Angolo di quella che scrive
Salve a tutti! Spero che i nuovi personaggi vi incuriosiscano. Se vi va di farmi sapere cosa ne pensate della storia, sono sempre pronta ad ascoltarvi.
Vi ricordo che, se volete vedere com'è fatto Lasti, trovate un'illustrazione dopo il capitolo 4. Ne ho aggiunta una nuova dopo il 5, settimana scorsa, non perdetevela mi raccomando!
Inoltre, se la divisione del regno in terre sotto il dominio dei conti vi sembra incasinata da immaginare, trovate un'approfondimento a riguardo nell'extra che precede questo capitolo.
La storia del conte di Sente a cui faccio riferimento qui, insieme alle primissime battaglie di Lasti, spero di riuscire a raccontarla in un capitolo extra alla fine. Per ora resta solo nella mia testa.
Alla prossima!
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