18

Lasti passeggiò per qualche minuto nel bosco.
Sentiva ancora le voci dei suoi compagni, in lontananza.
Senza il Mirai non sarebbe stato in grado di udirle, e la cosa gli risultava molto utile. Si sarebbe allontanato abbastanza da potersi dire davvero solo.

La neve della sera prima si era quasi sciolta del tutto, lasciando il prato bagnato. L'aria era fresca, ma la temperatura era tornata quasi alla normalità.
"Mia Dea" disse, sperando di ricevere risposta.
"Sì, Mia Voce?" rispose Lei, un attimo dopo.
Lo fece sentire sollevato.

Gli capitava spesso di non essere d'accordo con Lei, o di scoprire qualche particolare della Dea che sentiva di non poter accettare. Malgrado questo, nella sua condizione di Primo Generale aveva costantemente bisogno di Lei.

"La tempesta di ieri sera... è stata un'intromissione divina?" le chiese, temendo di conoscere già la risposta.
"Sì, qualcosa del genere. Mio fratello ha voluto mettere alla prova la tua resistenza. Per un po' non dovrebbe dare problemi"
Per un po'...
Lasti si ripeté quelle parole nella mente.

Ciò significava che, prima o poi, Shin-ko li avrebbe ostacolati di nuovo. Avrebbe potuto mandare un altro assassino, o peggio.
Avrebbe voluto domandarle qualcosa a proposito del discorso avuto prima con Yenri, ma lasciò perdere. Non le aveva mai parlato di questioni personali, sentiva di non poterlo fare. Una cosa, però, voleva saperla.
"Mia Dea, mi domando se dovrò affrontare di nuovo Artillas Delneruth in battaglia" ammise, sperando in una rassicurazione.

"Il tuo destino non è già stabilito, Lasti Classt. Si dirama su innumerevoli strade, le quali si ramificano a loro volta. Per come stanno procedendo le cose, lui non verrà mandato al fronte tanto presto. Sta a te il compito di mettere in atto la mia volontà in fretta, prima che possa arrivare quel momento"
La sua risposta, malgrado contenesse una parte funesta quasi fosse una minaccia, lo fece sentire meglio. Ora era certo che lui non si trovava in pericolo.

Si sentì rinvigorito, pronto a mettersi in cammino con ritrovata determinazione.
"Ti ringrazio, Mia Dea. Perdonami per aver sprecato il Tuo tempo in questo modo. Ripartiremo presto, non appena tutti saranno pronti"
"Molto bene, Mia Voce. Confido in voi"

Lasti non riuscì a sorridere, malgrado la rassicurazione della Dea.
Aveva avvertito il bisogno di sapere se Artillas si sarebbe trovato ancora coinvolto nel conflitto, il che gli dava da pensare. Aveva un nemico in meno di cui preoccuparsi, certo, ma aver avuto la necessità di quella conferma era un chiaro segnale di interesse.
Lasti, influenzato dalle parole di Yenri e Crux, e dalle sue sensazioni, pensò che si trattasse davvero di affetto.

Non pensò all'amore, d'altronde loro quasi non si conoscevano, ma di certo non provava per lui lo stesso sentimento che si prova per un amico o un familiare. Era un interesse ben diverso.
Appesantito da questa nuova consapevolezza, si voltò per tornare dagli altri, deciso a spronarli a rimettersi subito in marcia.

I prossimi villaggi sulla loro strada erano quelli che avevano già attraversato la prima volta, perciò era certo che sarebbero riusciti a procedere in fretta, almeno fino a raggiungere l'ultimo già conquistato.

Avevano deviato il loro cammino per proteggersi dalla tormenta, quindi dovettero ripercorrere i loro passi.
Lasti si trovava di nuovo in testa al gruppo insieme a Crux, che continuava a consultare la mappa per essere certo di non condurli per la via sbagliata.

Una volta tornati a una zona di bosco che gli era familiare, mise nella borsa la cartina e proseguì con più sicurezza, sperando di raggiungere il villaggio di Tico prima che calassero le tenebre.
Stavano camminando l'uno accanto all'altro, ma Crux era stranamente silenzioso e Lasti se n'era accorto.
Il resto del gruppo li distanziava di qualche passo permettendo loro di parlare indisturbati, quindi decise di approfittarne.

"Crux, cosa c'è che non va?" gli chiese, diretto. "Se ho detto qualcosa che non dovevo perdonami, ero confuso"
"Non è questo" rispose e sospirò. "Continuo a ripensare a quello che ci siamo detti, ma è un problema mio"

Fu Lasti a sospirare questa volta, scuotendo la testa.
"Qualsiasi cosa sia, parliamone. Il gruppo è diviso adesso, non possiamo permetterci di non andare d'accordo anche noi, che ne siamo al comando" insistette.
"Non riesco a capire perché ti neghi la possibilità di innamorarti, come qualsiasi altro Lin" ammise. "No anzi, posso immaginarlo. Incarni la volontà della Dea e, come se questo non bastasse, la persona che ti piace è un uomo. Deve essere strano accettare una cosa simile, ma d'altro canto... tu e lui siete ancora vivi, quindi tutto è possibile"

Lasti lo ascoltò attentamente e si prese un attimo prima di rispondergli, cercando le parole giuste. Crux non si era mai aperto tanto con lui, raramente avevano parlato di questioni così personali.
"Hai colto perfettamente nel segno" gli disse, prima di tutto. "È vero, siamo vivi, ma niente di ciò che riesco a pensare, che abbia a che fare con lui, mi sembra semplice. Avevi ragione tu, provo qualcosa, ma non per questo riesco a illudermi che andrà tutto bene. Probabilmente sarò costretto a soffocare il mio sentimento..." fece una pausa. "Ora basta parlare di me, lo abbiamo fatto fin troppo ed è imbarazzante. Voglio sapere come stai tu, so che pensi ancora a lei e la cosa ti fa soffrire"

"Non posso negarlo. Credo di amarla ancora ed è ingiusto che sia dovuta finire così" la sua espressione si indurì. "Non mi perdono di non essere riuscito a proteggerla"
"Anche io non riesco a perdonarmi per tutte le morti di quella sera. L'assassino Shin era veloce, gli è bastato un attimo per ucciderci senza pietà. Tadas è morto per salvare me... quando sarei dovuto essere io a difendervi, tutti quanti. Era venuto per me, non serve che ci sentiamo in colpa in due"

"Me lo sono sempre domandato, ma non ho mai avuto il coraggio di chiederti che fine abbia fatto quel bastardo" disse Crux. "Dimmi che sei riuscito a vendicarli"
"L'ho fatto" rispose subito Lasti, voltandosi verso l'amico e notando che aveva gli occhi lucidi. "È stata dura, ho dovuto ricorrere a ogni briciolo di forza che mi era rimasta, ma ci sono riuscito. Gli ho aperto in due la testa con una pietra"

"Meritava di soffrire di più, ma va bene così. L'importante è che non sia ancora vivo, dopo ciò che ha fatto a Palkem"
"Lo aveva mandato una divinità, così come la tempesta dei giorni scorsi, per metterci alla prova. Credo che adesso potremmo affrontare meglio una minaccia simile, ma non si può mai sapere cosa ci attende. Solo di una cosa sono certo: non è ancora finita"

Ascoltando le sue parole categoriche, Crux si zittì e non seppe più come ribattere.
"La Dea ha detto che questi sarebbero stati mesi decisivi. Ne abbiamo impiegati due per arrivare fin qui, mi domando quanti ce ne vorranno ancora. Mi preoccupa anche il fatto che ci troviamo nella periferia delle Terre di Clarens, più avanziamo e più resistenza troveremo. Temo che il peggio debba ancora venire" continuò il Primo Generale.

"Avevamo pianificato di raggiungere la capitale passando per le campagne, no? Non ci resta che proseguire e scoprire chi sarà il nuovo alleato di cui parlava La Dea"
Lasti annuì.
Dovevano concentrarsi sui problemi attuali e affrontare al meglio le nuove minacce.

"Dobbiamo pensare al presente, a quello che possiamo fare adesso. Come dicevo prima, il gruppo è diviso. Serve un modo per migliorare il clima tra di noi, prima che le cose si facciano serie. Voglio che siano tutti nello stato d'animo migliore"
"Penseremo a qualcosa" concordò Crux, che sul momento non aveva soluzioni da proporre.


Quella stanza sarebbe stata completamente immersa nel buio se non fosse stato per la luce di Felnea, che ne rischiarava gli interni filtrando da una finestra. Alla padrona di casa non interessava, ma bastava a impedire a Lasti di prendere sonno.

Erano passati diversi giorni da quando si erano rimessi in viaggio, ed erano stati intensi. Attraversando i villaggi, Lasti li aveva trovati molto diversi dalla loro prima visita. Impoveriti.
Nel vederli tornare, la gente del luogo aveva chiesto il loro aiuto, ma c'era ben poco che potessero fare.

Nel poco tempo in cui erano stati via, la situazione nelle Terre di Clarens era cambiata drasticamente.
I soldati del regno si erano recati lì numerose volte, prima per domandare se avessero incontrato qualcuno degli Eretici e controllare che non li stessero nascondendo, entrando con la forza nelle case e danneggiando le proprietà degli abitanti; poi erano tornati a reclamare tributi per il regno e per finanziare la guerra; infine, avevano richiesto che molti di loro venissero mandati al fronte.
Sarebbero tornati a chiedere altri tributi e portar via altri giovani, Lasti ne era sicuro, il che rendeva pericoloso restare lì.

Negli ultimi giorni non erano tornati a cercare Eretici, non sospettando più che si stessero nascondendo nella regione. Era positivo, significava che le parole di Ijinia avevano lasciato un segno.
Come se i soldati non bastassero, diversi villaggi della zona erano stati attaccati dai banditi. La povertà dilagante era stata motivo di continue razzie.

Il villaggio di Tico non era stato ancora colpito, mentre quello di Nagari sì. Uaitmes Leity e i pochi uomini rimasti a guardia delle mura erano riusciti ad arginare i danni e respingere i criminali.
La situazione, man mano che avanzavano verso la capitale, sembrava solo peggiorare. I fuorilegge potevano operare incontrastati nelle zone di periferia, i cui villaggi erano sempre meno sguarniti. Le milizie che si trovavano a passare di lì non aiutavano i cittadini, anzi erano ulteriore causa di paura da parte del popolo.

Lasti non sapeva cosa fare e La Dea non aveva proferito parola a riguardo. Evidentemente le cose dovevano andare in quel modo. Il Primo Generale doveva limitarsi a compiere la Sua volontà, affrettandosi perché il regno non soffrisse a lungo.

In quel momento, Uaitmes giaceva addormentata accanto a lui.
Era stata in grado di offrir loro un pasto caldo, anche se non abbondante, e ospitarli nella locanda per un paio di notti, e non aveva più chiesto a Lasti di portarla con sé. Aveva capito che, effettivamente, il suo villaggio aveva bisogno di lei.

L'indomani lui e il suo gruppo sarebbero ripartiti alla volta delle campagne a nord di Lissen.
A proposito dei suoi compagni di viaggio, la situazione era leggermente mutata. Frem e Nissa avevano dichiarato a tutti di essersi messi insieme, e la cosa aveva dato un freno a chi aveva mire sulla ragazza. Lasti aveva deciso di tenersi ancora più lontano da lei, nella speranza che non si scatenassero desideri nei suoi confronti. Ne parlò anche con Nissa per rassicurarlo della cosa, scoprendo che lui, troppo euforico per la sua nuova situazione sentimentale, non aveva considerato quell'eventualità.

Con Guttla invece le cose erano rimaste invariate. Non parlava con Frem, anzi non le si avvicinava neanche. Nissa era sempre teso quando lei era nei paraggi, pronto a reagire in caso di bisogno. Lethis e Mabiq, non essendo a conoscenza degli ultimi avvenimenti, le parlavano ancora, anche se aveva perso il sorriso.

Ijinia e Kumika sembravano aver intuito che era successo qualcosa di serio e si tenevano alla larga per non creare problemi. Inoltre, loro che erano i più silenziosi del gruppo sembravano essersi avvicinati. Sedevano spesso vicini, pur non parlando.

Era strano vederli insieme perché sembravano uno l'opposto dell'altro. Kumika era alto, aveva la carnagione scura e i capelli castani, gli occhi gialli, le spalle larghe, ed era decisamente un uomo di azioni più che di parole. Taceva perché preferiva la calma e i fatti, almeno secondo Lasti.
Bassino, dai capelli lunghi color biondo scuro e gli occhi castani, Ijinia era quasi sempre sulle sue. Come aveva ammesso in precedenza, non era bravo a socializzare, mentre con la spada era impeccabile. Nei momenti di pausa leggeva un libro piuttosto che partecipare ai discorsi, forse perché, a prescindere, era convinto di non essere in grado di portare avanti una conversazione. Il motivo per cui si era offerto di partire con loro rimaneva un mistero.

Per quanto il gruppo apparentemente fosse più coeso negli ultimi tempi, in realtà Guttla rimaneva un grosso problema. Era imprevedibile, pronta a far qualcosa di sconsiderato da un momento all'altro.

Al sorgere di Alnea, Lasti si alzò, avvisò Uaitmes che stava per rimettersi in cammino e si ritrovò con i suoi compagni presso una delle porte del villaggio, come stabilito. Non aveva dormito molto, infastidito dalla luce di Felnea. Quella notte, l'astro notturno era apparso grande e luminoso, minaccioso, immerso nel paesaggio quasi del tutto buio. Gli aveva ricordato la notte in cui erano partiti da quello stesso villaggio, consapevoli che qualcosa di tremendo stava per accadere.

Ora che stavano per ripercorrere la strada di quella volta, molti pensieri lo avevano tormentato, impedendogli di rilassarsi.
I compagni, invece, avevano mangiato e dormito, anche se poco di entrambe le cose, ed erano pronti a rimettersi in marcia.
Il Primo Generale si fece coraggio e, confermata la presenza di tutti, diede l'ordine di seguirlo.

"I villaggi sono più rari in questa zona" disse Crux dopo qualche minuto, rompendo il silenzio.
La mancanza di riposo aveva lasciato Lasti nauseato e privo di voglia di parlare. Non avevano fatto colazione e non ne aveva nessuna voglia, ma per il bene degli altri avrebbe presto annunciato una sosta apposita.
Erano partiti all'alba per risparmiare tempo, ma mangiare era essenziale per mantenersi in forze.

"È meglio non attraversarli, visto il clima che tira. Tra soldati e banditi, credo sia una pessima idea passare da lì. Piuttosto, percorreremo questa strada" propose il generale, indicando il percorso sulla mappa.
Per strada intendeva come sempre un tratto di bosco lontano dai sentieri, perché nessuno li notasse.

"La Dea è d'accordo?"
Lasti rimase in silenzio ancora un attimo, dandole il tempo di intervenire.
"È silenziosa, significa che hai preso la decisione giusta" rispose.
Oppure, Lasti ne era convinto, poteva significare che stava per succedere qualcosa di molto brutto, ancora una volta.

Quando erano stati attaccati dall'assassino Shin, La Dea non si era fatta sentire, avvisandoli all'ultimo momento. Era come se qualcosa, anzi qualcuno, impedisse la loro comunicazione.
Lasti sperava fortemente che non fosse quello il caso. Che fosse tutto normale, semplicemente Lei era in ascolto e non aveva niente da ridire sul piano stabilito.
Si guardò intorno circospetto e un brivido freddo gli percorse la schiena, suggerendogli di fermarsi.
Intorno a loro tutto era silenzioso, se non si consideravano i rumori della natura e i suoni prodotti da animali e insetti. Non c'era nessun altro.

"Qualcosa non va?" chiese Nissa, che li aveva raggiunti in testa al gruppo.
Vedendoli fermi si era preoccupato.
"Niente, è solo che..." fece una pausa, continuando a osservare la vegetazione davanti a sé. "Credo che sia successo qui. Quella notte, l'assassino ci ha raggiunti proprio in questo punto" disse, convinto delle sue parole. "Di là deve esserci il burrone in cui sono caduto, e subito dopo il fiume"

Crux controllò la mappa e non poté dargli torto.
Anche a lui si raggelò il sangue, le parole gli morirono in gola.
"Questo posto mi mette i brividi" continuò il Primo Generale. "È proprio qui che sono morti i nostri compagni"

Gli altri si erano avvicinati per ascoltare le sue parole in silenzio.
"Loro com'erano?" chiese Mabiq.
Lasti sospirò.
"Non li conoscevo così bene... Mi interessava solo portare avanti il piano della Dea. Ora me ne pento" ammise. "L'unico che conoscevo davvero era Tadas. Un ottimo guerriero, ottimo generale. Era un tipo diretto, sicuramente sarebbe stato un buon amico se gli avessi dato l'occasione di dimostrarlo, ed era affidabile..."

"Qui è morta Palkem" intervenne a sguardo basso Crux, dopo un altro istante di silenzio.
Mentre Lasti parlava, aveva racconto dei fiori qua e là per farne un mazzolino, legandone gli steli con un filo d'erba lungo e resistente. "È bastato un attimo e quel bastardo me l'ha portata via..."
Lasciò i fiori ai piedi di un albero, affranto.

Lasti non seppe proprio cosa dire. Nel corso degli ultimi anni aveva chiuso il cuore a tante cose e non si sentiva in grado di consolare il generale.
Frem lo raggiunse con passo insicuro e gli mise una mano sulla spalla. Le sue gambe tremavano leggermente, il suo sguardo era freddo e rassegnato, spento. Palkem era sua sorella, perciò lei e Crux erano accomunati da un dolore molto simile, immenso e senza fondo, anche se il più delle volte non lo davano a vedere.

"Dobbiamo tenere a mente..." iniziò il Primo Generale, rivolto a tutti, "che in qualsiasi momento potrebbe accadere una cosa del genere. Potrebbero attaccarci i banditi, i soldati del regno, o peggio. Non sempre La Dea riesce ad avvisarci in tempo, dobbiamo affidarci ai nostri sensi e ai Mirai. È per questo che ci siamo allenati tanto e io ho piena fiducia in voi, ma non è mai il caso di abbassare la guardia" Ricordò, serissimo. "Adesso proseguiamo"

Tornarono in marcia, ma il clima nel gruppo non era più quello di prima. Erano appena passati per una zona dove avevano combattuto una dura battaglia. Dove un singolo uomo li aveva messi in crisi, portando alla morte chi non se lo meritava. Tutto questo allo scopo di trovare e uccidere Lasti. Lui lo sapeva e non si dava pace.

Camminarono per un po', poi iniziò ad avvertire i morsi della fame. Con ciò che era successo, si era dimenticato della colazione e adesso Alnea era alto in cielo. Avevano raggiunto il fiume, lo stesso in cui era caduto quella notte funesta, ma in un punto completamente diverso, più a nord.
Si stavano avvicinando alle campagne.
"Fermiamoci a mangiare qui" propose.

La zona sembrava perfetta, bastava spostare i ramoscelli dal prato e sedersi in cerchio su di esso.
Accesero un fuoco, Yenri raccolse dell'acqua e la mise a scaldare. Intanto, Nissa e Frem si erano tolti le scarpe ed erano entrati nel corso d'acqua, che lì arrivava poco più su delle caviglie. Con la sua lancia, il ragazzo le stava insegnando a prendere i pesci. Sembravano divertirsi, lui era riuscito a distrarla. Guardandoli, Lasti non poté fare a meno di sentirsi felice per loro.

L'acqua fatta bollire venne presto utilizzata per preparare dei decotti rinvigorenti, quindi sul fuoco si lasciò posto al pesce appena pescato.
Avevano ancora qualche provvista, ma l'essersi trovati in prossimità di un fiume era una situazione da non lasciarsi scappare per variare un po' con l'alimentazione. Nella foresta delle Terre di Clarens, dopotutto, crescevano sempre le stesse bacche e gli stessi frutti, e quando cacciavano le prede erano quasi sempre abicult. Se una notte fossero rimasti svegli nel tentativo di uccidere un ishir, avrebbero avuto carne per giorni, ma malgrado la diversità di stazza il sapore sarebbe cambiato ben poco. Inoltre, erano volatili pericolosi.

Sarebbe stato meglio trovare qualche altro animale, ma erano più circospetti e per questo difficili da individuare. Senza contare che il Mirai di Lasti metteva in allerta tutti loro, rendendo la caccia ancora più complicata. Il pesce, in quella situazione, era una benedizione.
Mangiarono tutti con gusto, anche Lasti che ormai aveva ritrovato l'appetito.
Il fatto di aver messo finalmente del cibo sotto i denti era bastato per far tornare di buonumore i più. Nissa e Frem erano in disparte a conversare; Mabiq e Lethis stuzzicavano Ijinia perché parlasse, per poi prenderlo in giro, mentre Kumika sedeva al suo fianco stando in silenzio, disinteressato.

Lasti si sdraiò a pancia in su e chiuse gli occhi. Avvertiva i raggi di Alnea scaldargli la pelle scoperta e i rumori della natura erano piacevoli. Forse proprio perché sentiva solo questo, la natura.
Oltre agli schiamazzi dei compagni di viaggio più rumorosi, ovviamente, ma riusciva a isolarli per concentrarsi su suoni più rilassanti. Non intendeva dormire, non era il momento, però si sarebbe riposato per qualche altro minuto.

Il decotto di Yenri era stato utile a fargli tornare le forze, come sempre. Man mano che i giorni passavano, il medico del gruppo sperimentava nuove erbe e sapori, riuscendo a ottenere risultati diversi, ma sempre migliori.

Questa volta, però, la bevanda calda non era bastata ad alleviare la sua stanchezza mentale. Si sentiva sollevato ora che avevano superato il punto di non ritorno della volta precedente, senza che ci fossero imprevisti. Anche il fatto che lì non ci fosse assolutamente nessuno contribuiva a farlo sentire a suo agio. Intendeva godersi quelle sensazioni per qualche altro istante, soprattutto perché la tensione provata poco prima gli era ricaduta addosso, provocandogli un leggero mal di testa.

Sempre con l'orecchio teso per percepire ogni rumore estraneo e pericoloso, sentì i passi leggeri di qualcuno sull'erba dirigersi lentamente verso di lui. Non sapeva di chi si trattasse, ma quando avvertì che il tepore di Alnea era stato interrotto, segno che ora gli stava facendo ombra, ebbe la certezza che volesse qualcosa da lui.

"Primo Generale..." si sentì chiamare.
La voce esitante di Guttla gli fece aprire subito gli occhi. Non si aspettava che fosse proprio la ragazza.
Subito distolse lo sguardo, puntandolo in un'altra direzione ma sempre verso il basso.
"Vorrei conferire con te in privato, se me lo concedi" continuò, timorosa.
"Certo" rispose e si mise a sedere, per poi alzarsi.

L'atteggiamento di Guttla era totalmente diverso rispetto al suo solito. Da diversi giorni sembrava un'altra persona. Priva di voglia di fare e di buonumore, aveva smesso di provarci con lui e si era tenuta lontana anche da Frem. Un cambiamento radicale, dovuto soprattutto all'avvertimento che Lasti le aveva rivolto.

La Dea non l'avrebbe perdonata, né avrebbe ignorato comportamenti simili.
Lasti non collegava questa affermazione al fatto che La Dea amasse tutti i Lin, quanto più a come non volesse distrazioni che potessero ritardare il suo piano.

Le fece segno di seguirlo e si incamminò per primo, notando che Crux li aveva visti allontanarsi. Il suo Mirai lo rendeva perspicace, non gli sfuggiva nulla ed era un'ottima cosa.
"Lasti, ti devo le mie scuse" gli disse.
Avevano raggiunto una radura poco distante, dalla quale riuscivano a vedere i compagni, ma non a sentire i loro discorsi. Solo Kumika avrebbe potuto udirli, ma probabilmente non si sarebbe interessato a cosa stavano dicendo.

"Posso ancora chiamarti per nome, vero?"
"Certo, quando si tratta di faccende private puoi farlo, come sempre"
"Pensavo che per me non valesse più... Insomma, ho fatto cose imperdonabili..."
"Già" sospirò. "Lascia stare, se hai imparato la lezione e mi garantisci che non farai più niente di avventato, va bene così, ma non sono io quello con cui dovresti parlarne" precisò, soffocando il fastidio che provava.

Non credeva che fossero scuse sincere. Poteva trattarsi, semmai, di un cambio di tattica. Di certo non si sentiva in colpa, era solo turbata per la decisione della Dea.
D'altronde, Lei era a conoscenza delle parole e dei fatti, non dei pensieri, quindi l'atteggiamento di Guttla non era del tutto sconsiderato. Lui, però, non intendeva cascarci.

"Ho già parlato con Frem e anche con Nissa..." ammise, sempre a sguardo basso.
Mentre lo diceva, teneva le mani unite e stringeva le braccia attorno al seno, messo in mostra dalla scollatura, azione che Lasti non sapeva se imputare alla volontà di sedurlo ancora presente o all'abitudine. Sorvolò sulla cosa, concentrandosi invece su quella dichiarazione inaspettata.
"Loro come hanno risposto?" le chiese.

Lei lo guardò negli occhi, sorpresa. Un po' della timidezza che stava ostentando svanì.
"Lui non ha detto niente. Lei invece pensava che fossimo amiche, e non riuscirà mai a passare sopra alla cosa. Comunque, hanno accettato le scuse..."
"La cosa?" ripeté Lasti, sollevando un sopracciglio.

Guttla sospirò. "Ho tentato di ucciderla per gelosia, ne sono consapevole e non ne vado fiera"
Ne dubito, si disse lui, ma non diede voce a quel pensiero.
"Allora la questione è sistemata. Torna la stessa di sempre e sii pronta a ogni evenienza, non possiamo farci distrarre dai problemi personali mentre siamo in viaggio in territorio nemico" sottolineò.

"Sì, me ne rendo conto... Va bene, farò così. Prima di tornare dagli altri vorrei sapere ancora una cosa... e cioè, se ho ancora qualche speranza con te"
La finta timidezza era tornata e la ragazza aveva puntato di nuovo lo sguardo sul prato. Era brava a recitare, doveva dargliene atto.
Si prese un istante prima di risponderle, sforzandosi di non sbuffare.
"Stai dicendo che mi ami? Vuoi stare con me, sposarmi? O vuoi giacere con me?"

"I-io... No, te l'ho già detto, trovo che tu sia potente e incuta timore, mi incuriosisci e voglio venire a letto con te, assolutamente. Non ho la pretesa di monopolizzarti, vorrei solo che ti lasciassi sedurre, almeno un pochino"
Il Primo Generale scosse la testa.

"Sai già che non controllo i miei desideri. Se un giorno ti vorrò, verrò da te" le disse anche se, francamente, non avrebbe mai voluto darle quella soddisfazione. "Potrebbe anche non accadere mai, e non ho nessuna intenzione di perdere tempo facendo qualcosa che non trovo necessario" la provocò.
"Ho capito. Non ti piaccio proprio, è così? Mi dispiace per averti detto che sei strano, e per aver tentato di portarti a letto con la forza" sospirò.

Aveva rimarcato le sue scuse, ma la situazione per Lasti non cambiava.
"Posso almeno sapere chi è la persona che ti piace? Non negarlo, ho sentito cosa dicevano quei due"
Lasti si grattò la nuca. Non poteva dire la verità, doveva trovare un modo per girarci intorno.
"Non la conosci, è un soldato del regno"

"Un cosa?!" esclamò, sorpresa. "E come fai a conoscere un soldato del regno?"
"È una lunga storia, adesso smettila di essere gelosa. Trova qualcuno più disponibile di me o datti una calmata, chiaro?"
"Chiaro..." rispose, triste e mansueta.
"Ora torniamo dagli altri, dobbiamo rimetterci in marcia"

I giorni trascorrevano monotoni nei boschi che precedevano le campagne a nord di Lissen.
Ogni tanto, Lasti veniva coinvolto in qualche discorso dai compagni, talvolta ascoltava e basta. Più spesso rimaneva in disparte, concentrato sull'ambiente circostante.
La Dea si era fatta sentire solo una volta, per assicurare loro che ormai mancava poco e avrebbero trovato il nuovo alleato a cui aveva accennato in precedenza, senza rivelare altri particolari.

In quei cicli, Guttla sembrava essere lentamente tornata la stessa di prima. Passava il suo tempo prevalentemente con Mabiq e Lethis, che avevano entrambi mire su di lei, ma ogni tanto tentava un approccio con Kumika o prendeva in giro Yenri. Entrambi non le davano retta, ma lei sembrava divertirsi.

Un giorno, mentre camminavano in testa al gruppo, Crux aveva confidato a Lasti di essere stato lui a dare un incoraggiamento a Guttla, nella speranza che l'atmosfera potesse migliorare. Era successo mentre soggiornavano in uno dei villaggi, segno che la ragazza aveva impiegato parecchio tempo per decidere di scusarsi con Frem e provare a sistemare le cose.

Una sera erano stati attaccati da un ishir, ma se l'erano cavata senza feriti e l'animale era fuggito; un'altra avevano sentito i banditi in lontananza, ma erano riusciti a nascondersi e proseguire non visti.
Era passato un mese da quando erano partiti dalla fortezza e finalmente le cose sembravano andare bene.
Adesso, davanti a loro si stagliavano le campagne.

Crux propose di addentrarvisi subito. Accamparsi al limitare della foresta per la notte era un'opzione, ma significava percorrere pianure e campagne di giorno, in bella vista. Scegliendo di attraversarle subito avrebbero perso una notte di sonno, ma si sarebbero mossi col favore delle tenebre.
Lasti non ebbe niente da obiettare. Un gruppo di dieci Lin a spasso per i territori dei nobili avrebbe sicuramente destato sospetti, soprattutto se uno di loro aveva le corna.

La Dea non si fece sentire per le successive ore, lasciando Lasti nel dubbio di aver fatto la scelta sbagliata. Ancora una volta, temette che il suo silenzio non fosse un buon segno.
"Mia Voce" lo chiamò poco dopo, facendolo sentire sollevato.
Felnea era alta in cielo, luminosa e imponente. Si trovavano in un campo di cereali, nascosti tra le foglie alte delle coltivazioni. Speravano che nessuno messo a guardia dei terreni li notasse, ma spostarsi in aperta pianura sarebbe stata un'idea peggiore.

"Ho ragione di credere che fra poco una fitta pioggia vi prenderà di sorpresa. Individua la stella di Miràl nel cielo e muoviti verso di essa, stando attento a non cambiare direzione. Non preoccuparti di dove camminerete, nessuno vi vedrà questa notte. Presto una dimora apparirà davanti ai tuoi occhi, quella è la vostra meta. Entrate dal retro senza temere, è lì che il nuovo alleato vi attende"
"Grazie, Mia Dea" le disse e tutti capirono che gli aveva appena parlato. "Guardate il cielo, dobbiamo trovare una stella"

Nella mitologia antica, a ogni divinità veniva fatto corrispondere un astro, come sua dimora celeste. Non fu difficile individuare quello della Dea, che tutti loro sapevano riconoscere sin da bambini. Poco distante dalla sua c'era la stella di Miràl, divinità minore al suo servizio.
"Dobbiamo muoverci in quella direzione, senza timore di essere scoperti" annunciò e avanzò per primo, con passo sicuro.

Quando uscirono dal campo, ritrovandosi scoperti, non sembrava esserci nessuno in giro. Felnea illuminava abbastanza per far capire dove stessero mettendo i piedi, ma non riuscivano a distinguere molto altro. Lasti era l'unico che non aveva difficoltà a vedere al buio grazie al Mirai.
Lungo il cammino videro qualche abitazione, forse dei contadini che si occupavano del terreno per conto dei nobili, e qualche piccola fattoria. Probabilmente avevano attraversato i possedimenti di diversi Lord, anche se non avevano visto le loro grandi dimore.

Presto il cielo si rannuvolò e, come previsto dalla Dea, iniziò a piovere. Era solo acqua, ma era violenta e il vento li sferzava.
Shin-ko li voleva morti, era chiaro, ma si stava impegnando poco considerando che avrebbe potuto mandare un altro assassino.
Utilizzarono lo stesso metodo della tempesta di neve, legandosi una corda in vita per rimanere uniti.

La loro marcia sotto la pioggia sembrò infinita, ma non era ancora sorto Alnea quando scorsero in lontananza le luci di una villa. Era distante e, tra la fatica e le nubi scure, non sapevano se avessero deviato dal percorso, sbagliando strada. Lasti però aveva fede che quella fosse la casa giusta, e che finalmente si sarebbero potuti riparare da quell'acqua gelida.

Più si avvicinavano e più intuivano che la dimora fosse grande, anche se non riuscivano a vederla bene. Le luci accese erano in alto, segno che doveva avere almeno due piani, se non tre. Una casa così grande non poteva essere certo abitata da contadini o fattori.
"È quella?" chiese Crux, alzando il più possibile la voce per farsi sentire.
"Sì, deve esserlo!" rispose Lasti.

La stanchezza e il freddo si facevano sentire, il fatto che mancasse poco lo rincuorava.
Sentirono sotto ai piedi la ghiaia che c'era davanti all'ingresso, ma non dovevano passare di lì. Aggirarono l'edificio dando fondo alle ultime energie disponibili e trovarono finalmente l'entrata sul retro, che nelle case dei ricchi era usata dalla servitù.

"Ci siamo tutti?" domandò, attendendo risposta da ognuno di loro.
Si slegarono la corda e il Primo Generale aprì senza premurarsi di bussare, permettendo a lui e ai suoi compagni di fiondarsi all'interno, fradici e stanchi. Qualcuno finì addirittura in ginocchio, stremato.

"Oh Mia Dea, è tutto vero" udirono.
Lasti alzò lo sguardo per trovarsi davanti, distante di qualche passo, un ragazzo sulla trentina che teneva in mano una lampada a olio. Aveva i capelli ricci, l'abbigliamento impeccabile e li guardava sbigottito.


Continua nel prossimo capitolo


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