17

Anno 6218 DID – Grotta sul fianco di una montagna, Terre di Clarens.


Lasti afferrò un braccio di Yenri all'improvviso, facendolo raggelare.
"No! Devo tornare dai miei compagni, non posso far aspettare La Dea" biascicò, con gli occhi ancora socchiusi.
Li aprì di più nel tentativo di mettere a fuoco e il medico ne approfittò per controllarli. Erano lucidi, arrossati. Non si capiva se stesse per piangere o stesse male e basta.

"È notte, riposa adesso" gli chiese, usando un tono di voce calmo.
Non si scrollò di dosso la sua mano solo perché era il Primo Generale.
Notò inoltre che la sua presa non era affatto solida, anzi stava tremando.
Lasti lo osservò meglio, non riconoscendo la voce del compagno di viaggio. Aveva la vista appannata e la mente confusa, troppo per capire chi avesse di fronte.

La luce debole della lampada e la febbre gli impedivano di distinguere il suo viso e il colore dei suoi capelli. Credette di avere davanti Artillas. Non si rese conto che era impossibile, né si domandò come avesse fatto a raggiungerlo.
Si avvicinò a lui così in fretta da finirgli addosso.
Yenri era in ginocchio, con Lasti appoggiato alla sua spalla destra. Quel contatto improvviso e non richiesto lo aveva pietrificato, voleva sprofondare.

"Sei qui... Non andartene di nuovo" lo pregò Il Primo Generale.
"È nato un amore" commentò Lethis prendendoli in giro, e la cosa fece ridere Mabiq.
"Fate silenzio, idioti!" li ammonì Crux, nervoso.
Aiutò la Voce della Dea a coricarsi a letto, notando che era tornato mansueto.
Yenri diede dei colpetti ai propri abiti come per liberarli dalla polvere, schifato, e rivolse lo sguardo al generale.
"Chi credeva che fossi?" domandò.

Lui scosse la testa e sospirò.
Gli altri avrebbero sentito e non credeva fosse opportuno parlarne.
"Con tutte le donne che ha avuto, potrebbe trattarsi di chiunque" rispose, sperando che bastasse a convincerlo.
Yenri in realtà non era affatto convinto, ma capì perché aveva eluso la domanda.

La grotta in cui si erano stabiliti era piccola, considerando che la occupavano in dieci. Avevano preparato delle brandine di fortuna in cui riposarsi per passare la notte e la tormenta sembrava essersi quasi calmata, colorando di bianco il bosco all'esterno.
Erano passate un paio d'ore da quando avevano messo Lasti a dormire e Crux stava ancora raccontando ciò che sapeva di lui.

"Quindi..." disse Yenri, per tornare sul discorso. "È appena uscito da un momento di fragilità essendo stato avvelenato. Quanto tempo è stato convalescente?"
"Undici giorni, forse, poi l'abbiamo trovato. Credo che abbia sofferto in silenzio per qualche altro ciclo"

"Una ripresa molto lenta. Può essere dipesa dal tipo di veleno che aveva in corpo, o anche dalle cure ricevute... In ogni caso, mi sembra strano" sospirò. "Lui ha tanta negatività intorno a sé. Temo che stia male così spesso perché ha perso la voglia di vivere"
"Cosa?!" esclamò Crux, incredulo.

Stavano parlando in un tono basso per non farsi sentire dagli altri, ma la sua voce allarmata attirò comunque l'attenzione di tutti.
"Magari non è così, calmati e mettiti a sedere" gli intimò il medico, incrociando lo sguardo con i compagni per assicurarsi che capissero di farsi i fatti loro, senza origliare. "Credi che io mi sbagli?" insistette.

"Potresti avere ragione" ammise, rassegnato. "Ho parlato con il generale Nimes prima di partire e mi ha detto delle cose che mi hanno fatto pensare. Lasti è l'unico tra noi che può dire di conoscere davvero La Dea. È l'unico che ci parla, che è al corrente del suo piano. Non sto dubitando di Lei, ma forse tutto ciò lo mette sotto pressione. E poi, sente di non potersi confidare con nessuno"

Yenri ascoltò attentamente, pensieroso.
"Ha qualche interesse, al di fuori del piano della Dea?"
Il generale sospirò di nuovo e abbassò la testa.
"Si interessa di erbe, mi è parso di capire. Prima di ricevere la chiamata era una recluta dell'Accademia, ma non credo che combattere sia la sua passione"
"Già, ne dubito" concordò Yenri. "Dimmi delle donne allora, perché mi è parso di capire che, tra le tante che frequenta, ce ne sia una speciale. Qualcuna con cui potrebbe sfogarsi emotivamente, scaricare i sentimenti negativi magari"

Crux esitò prima di rispondere.
"Sai, Lasti è una persona molto rispettosa. Sa che non può sottrarsi ai suoi desideri, quindi se una ragazza è impegnata lui le sta alla larga per non metterla in situazioni spiacevoli. Con quelle che sono libere, invece, tende a creare un rapporto di amicizia. Con nessuna ha un legame particolare. Non sono nella sua testa, ma sono abbastanza sicuro che non sia interessato a una di loro"

"Cosa vuoi dire?"
"Il mio è solo un sospetto, potrei sbagliarmi..."
"Arriva al punto Crux, si è fatta notte!" lo esortò, sempre tenendo bassa la voce.
"Ci sarebbe un ragazzo, un soldato del regno"
"Un ragazzo?" ripeté il medico, aggrottando la fronte.

"È stato nostro prigioniero dopo la battaglia di Banae, in quei giorni Lasti mi è sembrato diverso. Per non parlare del fatto che Nimes li ha trovati a letto insieme, cosa mai successa con un uomo a quanto ne so, e prima di partire gli ha scritto una lettera..."
"Perché non l'hai detto subito!?"
"Perché non ci credo io stesso, Yenri! Anzi non lo capisco, non è possibile!"
"Che situazione complicata" commentò l'altro, massaggiandosi le tempie. "Per oggi ne ho avuto abbastanza, mettiamoci a dormire. Domani vedremo come sta"

Quando Lasti riaprì gli occhi, la luce di Alnea illuminava la caverna. Non ricordava cosa fosse successo la sera prima, dopo la tormenta, ma aveva l'impressione di aver visto Artillas e la cosa gli provocò una sensazione spiacevole. Sapeva che non poteva trattarsi di un sogno, per questo non si capacitava di cosa fosse successo davvero.
Dopo un attimo di confusione iniziale, si rese conto che con lui c'erano Yenri e Crux. Stavano in disparte a parlare.

Si accorsero che si era destato e smisero subito, come se fossero stati scoperti a fare qualcosa che non avrebbero dovuto.
"Lasti, ben svegliato. Come ti senti?"
"Un po' stordito... Sento il corpo pesante" rispose, sfregandosi gli occhi col dorso di una mano.
"Avevi la febbre, hai delirato. Riesci a metterti seduto?"
Il Primo Generale scosse la testa.

Crux lo aiutò a sollevarsi e così riuscì a sedersi.
Yenri si portò dietro di lui e mise le mani sulle sue spalle. Le sentì durissime, contratte, come se fossero stremate nel sopportare un peso enorme.
Alzò lo sguardo sulla sua nuca e poi sulle corna. Un quesito gli sorse spontaneo.
Appoggiò le mani sotto la sua mandibola, afferrandola saldamente.
"Lascia cadere in avanti la testa" gli chiese.

"Non credo sia una buona idea..." commentò Lasti, restio, ma fece come gli era stato chiesto.
"No no no, basta tienila su!"
Il medico scrollò le mani e si fece scrocchiare le dita e i polsi, sconvolto.
"Sono le corna che pesano così?" domandò, alzando la voce, ma già conosceva la risposta.

Senza aspettare di sentirla, infatti, aprì la sacca delle erbe medicinali e si mise alla ricerca di una radice, che subito dopo triturò in un pestello rendendola una crema.
Se la passò sui palmi sotto l'occhio attento degli altri due.
"Crux, spoglialo. Devo fargli un trattamento alle spalle, subito" gli chiese in tono autoritario.
Il generale tolse la maglia a Lasti, che era privo di forze e non poteva riuscirci da solo.

Il tocco di Yenri sulle sue spalle era stranamente caldo, e quella sensazione si fece sempre più intensa senza però arrivare a scottare. Sentì la tensione sciogliersi mentre veniva massaggiato.
"Te lo farò ogni sera d'ora in poi, sarà d'aiuto"
"Cosa hai usato?"
"Radice di bant. Pestandola si scioglie e al contatto con la pelle produce calore" spiegò, pulendo prima la sua schiena e poi le proprie mani, più volte, maniacalmente.
Fece segno a Crux di rimettergli la maglia.

"Adesso ascoltami attentamente, Primo Generale, e sappi che mi permetto di parlare così solo perché sei un mio paziente, e in quanto tale sei mia responsabilità. Io faccio le diagnosi basandomi soprattutto sull'olfatto e tu hai l'odore di qualcuno che è morto dentro. Non so cosa stai passando e non pretendo che tu me lo dica, ma devi trovare uno scopo, un motivo per superare i giorni che ci attendono, altrimenti andare avanti sarà dura, se non impossibile. I tuoi desideri, non li avverti più tanto spesso, vero? Credo sia perché hai perso la speranza da tempo, e se ho ragione non so per quanto potrai continuare ancora"

Lasti sgranò gli occhi. Le sue parole così schiette lo avevano scosso, come il fatto che lo aveva compreso meglio di come lui comprendesse se stesso.
"Ieri mi hai abbracciato e mi hai chiesto di non lasciarti" continuò, spostando poi lo sguardo su Crux. "Io e il generale crediamo di sapere per chi mi hai scambiato..." ammise, a disagio.

Abbassò lo sguardo. Non era confuso, anzi era amareggiato. Il suo non era stato un sogno. Per la febbre alta aveva visto Artillas invece del medico. Si sentì stupido, era convinto di apparire così ai loro occhi. Spostò lo sguardo dall'uno all'altro non sapendo come reagire.
"Cosa volete che vi dica?" chiese loro, usando un tono più duro di quanto credesse.

L'unica nota positiva di quella situazione era il fatto che non c'era nessun altro nella grotta.
"Noi non siamo qui per giudicarti" continuò Yenri, e Crux annuì.
Lasti rimase in silenzio per qualche secondo prima di abbassare lo sguardo e riprendere parola.
"Credevo di essermi liberato dal senso di colpa dopo avergli scritto una lettera, ma senza volerlo ci penso ancora..."

"E tu sei certo che si tratti di questo, invece che di affetto o magari... altro?" domandò il generale, decidendo finalmente di esternare la sua opinione.
Lasti sgranò gli occhi.
"Io sono la Voce della Dea, non posso permettermi di provare qualcosa del genere!"

"Sei un semplice Lin, lo dici sempre" gli fece notare l'amico. "È una cosa normale innamorarsi"
Scosse la testa per negarlo, confuso.
"Eppure pensi ancora a lui, come io penso a Palkem"
Lasti gli rivolse un'espressione addolorata. Avrebbe voluto ribattere, ma si trattenne.

"Perché tutte queste domande a riguardo?" chiese invece.
"Puoi aggrapparti al suo ricordo e riprendere a vivere" gli suggerì il medico, esasperato. "Pensa a quando lo rivedrai, al futuro con lui"
Il Primo Generale si coprì la faccia con le mani e se la sfregò, frustrato. Non capiva nulla di ciò che stava succedendo, sentiva che gli stavano scombussolando le idee.

"Adesso bevi questo e riposa ancora un po'" gli chiese Yenri, porgendogli l'ennesima tazza di decotto.
"Dove sono tutti gli altri?" chiese, prima di berne un sorso.
"A caccia. La neve si è sciolta, presto mangeremo qualcosa di sostanzioso"
Mentre lo ascoltava si sforzò di finire in fretta la bevanda e annuì.

"Svegliatemi per allora... E sappi che hai sbagliato completamente, non è come dici tu"
"Riposati e pensaci su" insistette Yenri. "Avere uno scopo nella vita, al di fuori della volontà della Dea, può farti solo bene"
Lasti sospirò e si sdraiò, decidendo di ignorarlo. All'improvviso si sentiva sfinito.

Quando riprese conoscenza, capì che questa volta Crux e Yenri non erano accanto a lui.
Aveva l'impressione di non aver dormito affatto. Piuttosto, pareva fosse rimasto intrappolato in un dormiveglia in cui le parole dei due compagni di viaggio lo avevano tormentato all'infinito, spossandolo più di prima.

Proprio lui, che doveva mettere in atto il piano della Dea, non aveva una ragione per vivere. Un suo scopo, che non avesse a che fare con Lei. Poteva negarlo agli altri, ma non a se stesso, e secondo il medico era il motivo principale per cui stava male.

Gli tornò in mente il discorso con Russter. Aveva detto che la sua forza vitale era sporca. Gli venne naturale associare ciò che aveva affermato il guaritore Rek con la diagnosi di Yenri.
La grotta era silenziosa e, man mano che riprendeva lucidità, Lasti si rese conto di avvertire uno strano peso sul bassoventre. Aprendo gli occhi ne capì il motivo.

Qualcuno era seduto a cavalcioni su di lui e gli stava accarezzando i fianchi, incurante del fatto che stesse dormendo fino a un attimo prima.
"Guttla..." disse, a fatica.
Parlare gli risultò difficile, ma sapeva che si trattava di lei. L'aveva riconosciuta nella penombra della grotta.

La donna sorrise, ma il suo sguardo era malinconico.
"Che fai?" chiese, non riuscendo né a spingerla via né ad alzare la voce.
"Non è ovvio?"
Per un attimo Lasti pensò che volesse ucciderlo, capì che non era così quando lei infilò le mani sotto la sua maglietta. Erano gelide, lo fecero rabbrividire.

"Avrei voluto che succedesse in un altro modo, non ho avuto scelta"
"C'è sempre una scelta" rispose, sentendosi un ipocrita.
Le afferrò le braccia, ma la sua presa non era salda.
"Stai zitto Lasti, fai un favore a te stesso. Non hai le forze per fare nulla... Sono io che comando adesso!"

Spostò le dita, facendolo sentire subito sollevato per non aver più quei pezzi di ghiaccio addosso.
"Ho sentito gli altri parlare di una donna che per te è importante. Sono abbastanza sicura di non essere io... Hai idea di come questo mi faccia sentire? È Frem, vero?" Non alzò la voce, cosa che fece pensare a Lasti che i compagni dovevano essere poco distanti.
Purtroppo, però, cambiava ben poco. Non aveva l'energia per chiamarli.

Non aveva paura di lei, voleva solo essere lasciato in pace una volta per tutte.
"Non potrebbe mai piacermi una come te, e non si tratta nemmeno di Frem. È qualcuno del mio passato, contenta adesso?"
"Come potrei esserlo?!"
La sua voce si era alzata di una nota, rendendo palese che l'avesse punta sul vivo.

"E comunque non ti credo, ma non importa" detto questo gli sbottonò i pantaloni e glieli abbassò, mentre lui ancora cercava di fermarla senza successo.
Si domandò dove fosse finito il suo Mirai. In quello stato non era in grado di ribellarsi e ciò era tremendamente frustrante.
"Immaginavo che sarebbe stato diverso" commentò lei, "ma l'importante è che finalmente sto per prendermi ciò che voglio"

Infilò una mano del suo intimo e Lasti la lasciò fare, sfinito. Col braccio libero si coprì gli occhi, nascondendo il suo stato d'animo. Non voleva trovarsi in quella situazione.
"Perché non c'è nessuna reazione?" si lamentò, sconvolta.
Si piegò in avanti per baciarlo e strusciarsi su di lui, che non riuscì a sottrarsi a quel contatto.

"Non mi desideri nemmeno adesso?" chiese, facendogli appoggiare le mani sul suo seno. "Non sai quanti Lin vorrebbero essere al tuo posto!"
Al tatto, Lasti capì che indossava solo la sottoveste.
"Lasciami stare"

"Pensa a lei!" gli ordinò Guttla, improvvisamente furiosa.
"Lei chi?"
"Non prendermi in giro! Pensa alla donna che ti piace" ripeté e gli afferrò con forza i polsi. "Non hai mai fatto niente del genere, non è così? Una donna ti sovrasta, pronta a soddisfare tutte le tue più oscure fantasie. Sono brava in ogni cosa che faccio, ricordi? Se sapere questo non basta, chiudi gli occhi e pensa a lei altrimenti mi impedisci di continuare" insistette, alterata.

"Pur di fare sesso con me, mi stai chiedendo di pensare a qualcun altro?"
Lei digrignò i denti e non rispose.
Era chiaro che non le andasse bene, ma sembrava disposta a passarci sopra.
"Non sporcherò il suo ricordo in questo modo!" continuò Lasti, serissimo.
La donna strinse più forte la presa sui suoi polsi, arrabbiata.

Proprio in quel momento Yenri irruppe nella grotta, sconvolto dalla scena che gli si presentava davanti agli occhi. All'inizio credette di aver interrotto qualcosa, poi si rese conto che non era come sembrava.
"Cosa stai facendo? Smettila subito!"
"Altrimenti che fai, mi versi addosso un decotto?" ribatté, ancora più nervosa ora che era stata interrotta.
Il medico socchiuse gli occhi, offeso.

Era rimasto a debita distanza, all'ingresso, e non si sentiva affatto a suo agio.
Una parte di lui avrebbe voluto afferrare Guttla per le braccia e trascinarla fuori da lì senza pietà. D'altra parte, però, l'idea di toccare quella donna seminuda gli faceva ribrezzo.
Non poteva lasciare Lasti così, quindi uscì di corsa per chiamare Crux, che si trovava nelle vicinanze.

Anche il generale rimase sorpreso nel vederli. Avevano lasciato Lasti da solo, e di certo non si aspettava di ritrovarlo mezzo nudo, con Guttla che cercava di approfittarsi di lui.
Prima di fare domande gliela tolse di dosso con la forza, facendola cadere sul pavimento freddo. Raccolse i suoi indumenti e glieli lanciò addosso.
"Vestiti, svergognata"

"Lui non è normale!" ribatté, infilandosi in fretta e furia l'abito.
"Tu invece sei normalissima" commentò Yenri.
Dopo essersi rivestita a una velocità fulminea, Guttla tentò di scappare ma venne fermata dal generale, che la trattenne per un polso.
"Dove credi di andare?" le urlò, arrabbiato.

"No Crux, lasciala" ordinò Lasti. "Non voglio vederla adesso. Controllate solo che non faccia niente di sconsiderato"
"Questa qui fa solo cose sconsiderate" rispose il generale guardandolo negli occhi, per poi lasciarle andare bruscamente il braccio.
La seguì all'esterno, intenzionato a tenerla d'occhio personalmente e a metterla sotto torchio.

Yenri sospirò, non tanto per la situazione quanto perché toccava a lui l'arduo compito di aiutare Lasti a rivestirsi.
"Ancora senza forze?" domandò.
"Già... Sei arrivato al momento giusto. Che umiliazione" rispose, senza incrociare il suo sguardo.

Anziché ribattere, Yenri lo osservò con un'espressione seria.
"Perché non approfittarne? È strano non volerlo fare con una così"
"Allora sono strano" sottolineò, spontaneo.
"Non mi è chiaro come funzionano i tuoi desideri" ammise Yenri, curioso di scoprire di più.

"A volte reagisco a una certa situazione. Per esempio se vedo una bella ragazza, ma anche se sto combattendo o sono stanco. Altre volte desidero qualcosa che non ha a che fare con la circostanza in cui mi trovo. Altre ancora sono a causa della Dea... Come quando mi trovo vicino a un Lin che Lei vuole punire" rispose, evitando di entrare nei dettagli.

"Quando è successo l'ultima volta e quanto spesso succedeva prima?"
Lasti, confuso, abbassò gli occhi per rifletterci. In effetti non erano più frequenti come un tempo.
"Due o tre volte al giorno. L'ultima volta però è stata ieri... No, il giorno prima"
"È chiaro che qualcosa non va, come dicevo io" affermò il medico.

"In realtà non mi dispiace, preferisco avere il controllo su me stesso" ribatté.
"Lo immagino, ma per la tua condizione non è normale" gli disse e sospirò. "Hai pensato a ciò di cui abbiamo parlato?"
"Sì... e forse non hai sbagliato affatto. Sono il Primo Generale, porto avanti il volere della Dea, ma non so cosa voglio io"
A parte che tutto questo finisca, pensò, ma non osò dirlo.

"Hai annullato la tua volontà per qualcosa di superiore" sottolineò Yenri, in tono solenne. "È molto bello da parte tua, ma non credo che Lei voglia vederti costantemente malato, o morto prima di aver portato a termine il Suo piano"
Lasti sospirò, la sola idea lo angosciava terribilmente.

Aveva sacrificato anni della sua vita per La Dea, se fosse morto prima del tempo sarebbe stato tutto inutile. Doveva vivere per arrivare a destinazione e poi essere liberato da quel fardello, era questo il suo scopo.
Lui era così distrutto, disilluso e demoralizzato, che quel pensiero non bastava più a dargli la forza per andare avanti. In qualche modo ci riusciva comunque, ma si stava trascinando. Si era costruito una maschera che era diventata troppo pesante, come tutta quella situazione.

"Mi stai ascoltando?" domandò Yenri, vedendolo perso nei suoi pensieri. "Ti ho chiesto se Guttla ti ha ferito da qualche parte, devo medicarti prima di continuare questa chiacchierata altrimenti sarei un irresponsabile"
"No, almeno credo" rispose, stanco.
"Ottimo. Intanto che parliamo ti preparo un decotto, vedrai che ti sentirai subito meglio. E se non dovesse succedere, Frem ha preso un abicult e lo sta cucinando, mangiare ti farà bene"

Lasti si limitò ad annuire mentre lo osservava scegliere delle foglie dalla sua sacca e metterle nell'acqua bollente.
"Sono il tuo medico... il che significa che, se tu non stai bene, io non sto bene. Detto questo, mi permetto di chiederti di quel ragazzo. Hai riflettuto su ciò che provi?"
Il Primo Generale sbuffò. Sperava che se ne fosse dimenticato.

"Non lo so. Credevo fosse solo senso di colpa per come lo avevo trattato, o un affetto nostalgico che non riuscivo a spiegare. Io non credo che mi sia mai piaciuto nessuno, non in senso romantico. Non ci capisco molto"
"Se cerchi una lezione d'amore, stai chiedendo alla persona sbagliata"

Gli versò la bevanda ormai pronta in una tazza.
Era ancora bollente, quindi lui ci soffiò sopra qualche volta prima di assaggiarla.
"Non hai qualcuno da prendere come esempio?" gli chiese il medico.
Lasti ci pensò su. Aveva visto Crux e Palkem per il breve periodo in cui erano stati insieme, ma avevano cercato di non dare nell'occhio. Anche per Tadas e Kaina era stato lo stesso, il loro affetto reciproco era chiaro, ma erano molto riservati in pubblico. Si ritrovò ad andare a ritroso nei ricordi fino alla sua infanzia.

"I miei genitori... non credo che fossero innamorati. Non più almeno. Erano sposati da tanti anni quando sono nato io... Ma ricordo che mio fratello maggiore aveva una relazione con una ragazza del villaggio"
Yenri era sorpreso del fatto che si stesse aprendo con lui riguardo alla sua famiglia. Non sapeva nulla della sua vita prima della chiamata della Dea, quindi ascoltò attentamente.
"Loro erano innamorati?"

"Penso di sì, erano sempre insieme. A loro non interessavano gli sguardi degli altri, facevano ciò che volevano"
Pensare a quelle cose gli riportò alla mente tanti altri ricordi dolceamari. Non vedeva i suoi fratelli da tantissimo tempo, anzi aveva cercato per anni di non pensare né a loro né ai suoi genitori. Era solo doloroso.

"Allora prendi come esempio loro. Non vorresti vivere una storia simile?"
"No" il tono di Lasti si era fatto improvvisamente severo e lui era passato da nostalgico a serio. "Erano irresponsabili, io non posso permettermi di esserlo e non desidero farlo"
"Sei troppo rigido" Yenri sospirò. "Crux mi ha detto che lui è un soldato del regno. Tieni a mente questo: quando tutto sarà finito non sarete più nemici. Potrete stare insieme, vivere come desiderate"

Abbassò lo sguardo. Non sapeva ancora se era ciò che voleva e, in ogni caso, gli sembrava impossibile.
Si disse che non poteva essere vero. Non poteva provare un sentimento del genere per un ragazzo con cui aveva trascorso poco meno di un ciclo.

Cenò da solo,nella grotta. Il decotto era stato formidabile, gli aveva permesso di riacquistare quasi del tutto le forze. Proprio per questo Lasti raccomandò a Yenri di prepararlo a tutti, tranne forse a Guttla che non ne aveva bisogno.
Sapeva che Crux l'aveva torchiata, ma era intenzionato a non fargliela passare liscia. Aveva conferito con La Dea e, quando uscì all'esterno per raggiungere gli altri, era più serio che mai.

Il medico si preoccupò nel vederlo in piedi, ma non ebbe il coraggio di dirgli nulla. Con il Mirai al collo incuteva timore, e con quello sguardo severo faceva ancora più effetto.
Era intenzionato a parlare con Guttla in nome della Dea, davanti a tutti, per informarla di quale sarebbe stato il suo destino.

La donna aveva capito, da come la stava guardando, che si trovava lì per lei e per una volta non fu felice di vederlo.
"Guttla Bashi" la chiamò e lei d'istinto si alzò in piedi.
Rimase sul posto, ferma a guardarlo senza il coraggio di dire niente.

"Ho conferito con La Dea. Lei ama tutti i Lin e dopo la guerra non intende biasimare i nostri nemici... ma quelli che ci hanno fatto davvero del male, coloro che hanno perseverato nei loro errori, verranno puniti severamente. Sappi che Lei è sempre con me, ma è sempre anche con tutti i Lin. Sa quello che facciamo e quello che diciamo. Non è possibile tenerle nascosto il nostro operato. Sa cosa hai tentato di fare e ha deciso di tenerti particolarmente d'occhio d'ora in poi. Il tuo destino è incerto, ma ciò che è sicuro è che, se tenterai di nuovo qualcosa contro di noi, o se disobbedirai ancora ai tuoi superiori, non ti sarà concessa un'altra possibilità. Sarai condannata e avrai fatto tutto da sola" annunciò. "Ricorda che Lei è La Dea della vendetta. Comunque andrà, non verrai perdonata. Hai sfidato fin troppo la Sua benevolenza"

Guttla sgranò gli occhi. Aprì la bocca per ribattere ma subito la richiuse, capendo che non era il caso. Le sue parole l'avevano scossa nel profondo.
Tornò seduta, abbassando lo sguardo ora vacuo.
Lasti rilassò le spalle e osservò i compagni di viaggio. Anche loro sembravano turbati, lo guardavano senza il coraggio di proferir parola, nemmeno per chiedere spiegazioni.

Non tutti sapevano che Guttla aveva tentato di uccidere Frem. Crux e Yenri non avevano raccontato agli altri che aveva tentato di approfittare di Lasti con la forza, poco prima. Non lo sapevano, ma avevano capito che tirava una brutta aria tra molti del gruppo e lei.
"Voi non avete niente da temere, continuate a mangiare tranquilli" disse loro, rimanendo serio.

Dopo aver parlato tornò indietro, non per andare nella grotta ma per camminare un po'. Voleva allontanarsi momentaneamente dai loro sguardi e schiarirsi le idee.
Yenri si alzò per raggiungerlo, preoccupato che potesse stare ancora male, ma Frem fu più veloce.

Lui aveva ormai distanziato di qualche passo il gruppo e aveva percepito qualcuno dietro di sé, ma non si aspettava che fosse proprio la ragazza.
"È per colpa mia?" gli chiese, dispiaciuta.
Lasti sgranò gli occhi.
"E di cosa avresti colpa?"

"Ecco..." si zittì, non trovando le parole giuste.
"Non hai colpe, e non è solo per ciò che è successo con te. Mi ha teso un'imboscata mentre dormivo"
"Oh..." disse aggrottando leggermente le sopracciglia, non convinta di aver capito.
"Lasciamo perdere, non ha importanza ormai. Serviva che qualcuno la rimettesse in riga e solo La Dea poteva riuscirci. Sono grato del fatto che Lei la pensi come me"

"Lasti, non devi affaticarti!" esclamò Yenri, raggiungendoli.
Aveva pensato di lasciargli il loro spazio, ma la preoccupazione aveva avuto la meglio.
"Sto bene adesso, mi sento in ottima forma"
Lui sapeva che il Primo Generale aveva una ripresa lenta, per questo non gli credette neanche per un istante.

Spostò lo sguardo su Frem ed ebbe un'illuminazione.
"Forse... è meglio se vi lascio soli?" chiese.
Stava per andarsene quando Lasti lo afferrò per una spalla, facendolo sobbalzare.

"No, non devi" rispose, categorico. "Anzi..." guardò Frem. "Non dovresti starmi vicino, non voglio causarti niente di spiacevole"
Lei capì a cosa si riferiva e annuì senza aggiungere altro.
Seppur titubante, tornò dal resto del gruppo.

Lasti sospirò mentre si voltava a guardare il medico, il quale si scrollò di dosso malamente la sua mano.
"Non ti offendere, odio essere toccato" precisò, temendo di subire le conseguenze di quel gesto irrispettoso.
Anche lui era intimorito nel vederlo indossare il Mirai, per non parlare del fatto che aveva appena condannato Guttla in nome della Dea.

"Non mi offendo per così poco, piuttosto voglio capire cosa ti è saltato in mente poco fa. Volevi spingermi tra le braccia di Frem? Lei ama Nissa e lui ricambia" sottolineò.
"Ma non stanno insieme ufficialmente!" ribatté Yenri. "Dovrai provare di nuovo qualche desiderio prima o poi"
Lasti si passò una mano tra i capelli, infastidito, fermandosi appena toccò la base delle corna.

"Non provare più a usarla in questo modo, per favore. Se ti dicessi che mi va bene anche un maschio cosa faresti? Cercheresti di spingermi verso uno degli altri?"
Il medico sgranò gli occhi, facendogli capire che effettivamente non aveva considerato l'eventualità. Eppure, doveva riconoscerlo, aveva da poco saputo che a Lasti piaceva un ragazzo, quindi la sua obiezione aveva senso.

"Prendo il tuo silenzio come un no"
"Va bene, scusami. Però non affaticarti, è avanzato del decotto se lo vuoi"
"Non ora" sospirò. "Ho bisogno di restare da solo"


Continua nel prossimo capitolo

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