16
Alnea splendeva alto in cielo e i Prescelti marciavano, pronti a mettere in atto il piano stabilito dal Primo Generale. Presto il loro cammino sarebbe stato sbarrato dai nemici.
"Cosa è successo a quei tre?" domandò Crux procedendo a passo spedito.
Era in testa al gruppo, accanto a Lasti.
Lui non dovette riflettere nemmeno un istante per capire a cosa si riferisse.
"Ieri notte, Guttla ha tentato di uccidere Frem. Nissa è rimasto con lei e pare che si siano riavvicinati" spiegò. "Non mi sembrava il caso di svegliarti per dirtelo, e questa mattina ho avuto la mente impegnata"
"Questo spiega perché Guttla è stranamente taciturna" sospirò. "Non ci voleva, non in un momento delicato come questo. Cosa intendi fare con lei?"
"Per ora le ho detto che, se dovesse ritentare qualcosa di simile, la ucciderei io stesso" sentenziò, guardando dritto avanti a sé.
Il generale lo osservò in silenzio, sorpreso.
"Intendi farlo davvero?"
"No, volevo solo spaventarla, ma temo che dipenderà dal suo comportamento. Spero di non dover arrivare a tanto" ammise.
Sperava con tutto se stesso che lei non diventasse un ostacolo alla loro missione. Non potevano permetterselo.
In quel momento la ragazza si trovava più indietro, dove non poteva sentire il loro discorso, e avevano parlato usando un tono di voce basso.
Anche Nissa era in fondo al gruppo, mentre Frem non si vedeva.
Insieme a Kumika e Yenri, aveva preso le distanze da tutti loro così da non farsi notare dal nemico.
Crux consultò un'altra volta la mappa mentre Lasti si guardava intorno. Ormai mancava poco al confine con le Terre di Clarens, c'erano quasi.
Si voltò per rivolgere lo sguardo a Ijinia, subito dietro di lui.
Il ragazzo aveva indossato il suo Mirai, che ora scintillava in bella vista sopra all'armatura.
"Sei pronto?" gli chiese.
Lui annuì, ma evitò di parlare.
Il suo viso tradiva la preoccupazione che stava provando.
"Mantieni la calma, sii conciso e parla in modo chiaro. Sai cosa dire, sono sicuro che ce la farai. Quello nascondilo sotto la maglia, se capissero qualcosa potrebbero provare a strappartelo via" aggiunse.
Ancora una volta, Ijinia annuì e fece come gli era stato detto.
Lasti tornò a scandagliare i dintorni.
Roser Sibri e i suoi soldati dovevano essere lì, da qualche parte.
"Ci siamo, mia Voce" tuonò nella sua mente, limpida, la voce della Dea. "Vi hanno visti, si nascondono dietro agli alberi, poco più in là"
Lui sospirò, teso.
"State in allerta, sono qui" avvisò gli altri, che sfoderarono le armi.
"Non preoccupatevi, siamo pronti" intervenne con sicurezza Lethis, notando che tutti si erano innervositi. "È per questo che ci siamo allenati tanto"
"No" lo corresse Nissa. "Ci siamo allenati per fronteggiare un'intromissione divina, questo in confronto dovrebbe essere una passeggiata" continuò, pur non essendone del tutto convinto.
"Facciamoci coraggio e atteniamoci al piano" disse loro Crux, voltandosi a guardarli uno ad uno.
Lasti era serio e silenzioso. Il generale non voleva che le chiacchiere degli altri lo distraessero.
"Comandante Sibri!" la chiamò Lasti, dopo un altro paio di secondi di attesa. "Sappiamo che tu e i tuoi soldati siete lì. Uscite allo scoperto!"
Ci fu un attimo di silenziosa tensione. Credette che non si sarebbero fatti vedere, ma poi qualcosa si mosse emergendo da dietro il tronco di un albero.
Era Roser Sibri, la si poteva riconoscere dalla stella dorata sul petto. Dopo di lei, altri sei Lin emersero dai loro nascondigli.
Lasti li contò mentalmente per assicurarsi che tutto stesse andando secondo i piani.
La donna si tolse l'elmo e gli rivolse un'occhiata sprezzante.
"Sei perspicace, eretico. O forse è stata La Dea ad avvisarti del nostro arrivo?" chiese, con un sorrisetto ironico dipinto sul viso. "Poco importa, sono qui per ordine del Re. Intendo arrestarti e portarti al suo cospetto. Arrenditi se hai cara la pelle, altrimenti ti ucciderò personalmente mettendo fine alla vostra stupida rivolta!"
Lasti strinse i denti. Non sopportava il suo tono, prestarle ascolto lo faceva solo arrabbiare. Sibri era una donna ottusa e combattiva. Sembrava impossibile smuoverla e per questo lui non riusciva a tollerarla. Averci a che fare era fastidioso e stancante. Non si sarebbe fatto ammazzare da qualcuno come lei, di questo era certo.
Gli dispiaceva solo non potersi spingere al punto da ucciderla lui stesso.
Dopo che il pensiero gli ebbe attraversato la mente, non riuscì più ad abbandonarlo. Sapeva che l'avrebbe affrontata ancora e ancora, fino allo sfinimento.
A meno che...
"Sibri non vuole ascoltarci, non starà mai dalla nostra parte" si disse, sottovoce. "Mia Dea" la invocò poi, sempre mantenendo un tono basso. "Non abbiamo modo di liberarci del comandante, l'unica soluzione è ucciderla. Se dovessi farlo, cosa accadrebbe?" le domandò.
Gli era già capitato di uccidere il suo nemico in passato, pochissime volte, e non ne andava fiero. Malgrado questo, la donna riusciva a irritarlo al punto da fargli desiderare di toglierla di mezzo, una volta per tutte.
Crux, che aveva sentito le sue parole, lo osservò con gli occhi sgranati per la sorpresa.
"Fai ciò che devi per sgomberare il passaggio, Mia Voce" rispose Lei.
Lasti annuì senza più aggiungere niente, seppur rammaricato. Non credeva che Lei glielo avrebbe permesso come se niente fosse, e invece...
È l'unico modo per liberarmi di lei, si disse, facendosi coraggio per prepararsi allo scontro.
"Ti stai consultando con la tua Dea?" gli chiese Sibri, divertita. "Io sto ancora aspettando"
Ijinia Golfuri fece un passo avanti portandosi al fianco del Primo Generale. Gli rivolse un'occhiata per accertarsi che fosse il momento giusto prima di prendere parola, e bastò uno sguardo per confermarglielo.
"N-noi non ci muoveremo da qui" affermò, titubante.
Non si fidava di se stesso, perciò pronunciare quella frase era stato difficile, ma ora che aveva iniziato non poteva più tirarsi indietro.
"Le Terre di Sente sono della Dea... Noi e il Primo Generale resteremo q-qui a difenderle!"
Roser Sibri rimase spiazzata dalle sue parole, le sentì imprimersi nella propria mente come una verità difficile da accettare, che però non poteva essere ignorata.
"Non importa cosa volete fare, eretici. Vi porterò davanti al Re come miei ostaggi!"
Lasti distese un braccio davanti a Ijinia, che si portò dietro di lui e mise in tasca il Mirai.
"Noi non ci arrenderemo. Vi affronteremo senza paura e non moriremo su questo campo di battaglia. Per quanto riguarda noi due, comandante Sibri, ho ragione di credere che non ci vedremo più" le anticipò.
La donna strinse i denti, arrabbiata.
"Hai fatto la tua scelta" rispose, indossando l'elmo e portando la mano destra sull'elsa.
Roser Sibri era uno dei pochi comandanti che preferiva un'armatura pesante a quella leggera, ottima cosa per lei, ma non per Lasti. Non c'erano punti vitali scoperti, il che gli avrebbe impedito di darle un colpo rapido mettendo fine subito alla sua vita.
Fu lei la prima ad avvicinarsi, con i soldati del regno al seguito.
I compagni di Lasti erano pronti per il combattimento.
Nissa notò che uno dei nemici si avvicinava più spedito rispetto agli altri. Capì che, se qualcuno aveva un Mirai della velocità, quello doveva essere lui. Rapido, gli corse incontro e deviò il fendente con l'asta della sua lancia.
Anche per gli altri iniziò lo scontro, tra lo stridio delle armi.
Un soldato alzò la spada su Guttla, ma prima che potesse ferirla venne colpito al braccio da una freccia.
"Arcieri, si nascondono tra gli alberi!" esclamò qualcuno, ma nessuno poteva abbandonare il campo di battaglia per andare alla ricerca di chi li attaccava a distanza.
Lasti si era dato alla difesa. Il suo avversario non sembrava per niente intimorito da lui, forse perché non era la prima volta che si affrontavano, oppure perché aveva una volontà di ferro.
Il Primo Generale non era da meno. Si preoccupò solo di schivare mentre cercava di individuare i punti deboli dell'armatura nemica.
Dopo aver parato l'ennesimo fendente, questa volta respingendolo indietro con forza, fece roteare la spada e la piantò nella spalla di Sibri, dove due pezzi di corazza si incontravano. Non penetrò in profondità, ma riuscì comunque a far arretrare il comandante.
Pensò che, se solo si fosse tolta l'elmo, avrebbe potuto mozzarle la testa con un affondo ben calcolato.
Si pentì di non averla uccisa la volta precedente, quando ne aveva avuta l'occasione.
Appena colpita, la donna si scagliò su di lui ancor più ferocemente, facendolo retrocedere. Riuscì quasi a ferirlo a un fianco, ma lui indietreggiò appena in tempo facendola barcollare. Riprese l'equilibrio e, ora più vicina al Primo Generale, mosse velocemente la spada verso la sua gola.
Voleva ucciderlo davvero, non si stava risparmiando.
Lasti però fu più svelto, si piegò sulle ginocchia e la spada di Sibri, invece di incontrare il suo collo morbido ed esposto, si scontrò con una delle due corna.
L'impatto fu tale da farle sfuggire l'arma di mano.
La donna sgranò gli occhi, in quell'attimo di sbigottimento si accorse che sulle escrescenze ossee c'erano altri segni di lame lasciati da chi ci aveva provato prima di lei. Senza risollevarsi, Lasti si affrettò ad assestarle un pugno in pieno petto, facendola cadere di schiena.
La corazza si era ripiegata verso l'interno e la stella dorata, il suo simbolo, sembrava che stesse per staccarsi e rotolare a terra a sua volta.
Il comandante si tolse l'elmo e tossì sangue, il colpo doveva essere stato efficace.
Lasti si massaggiò le nocche leggermente doloranti mentre si muoveva nella sua direzione.
"Sono stata sciocca!" si maledì, stringendosi il torace dove le faceva male.
"Comandante Sibri, adesso morirai" annunciò il Primo Generale, con voce calma.
"Roser!"
Il Lin che stava combattendo contro Mabiq lo distanziò abbastanza da poterle lanciare la sua spada secondaria, che lei afferrò prontamente.
Era ancora seduta a terra, con una mano stretta al petto, ma adesso era di nuovo armata.
"Vuoi uccidermi? Prova, vediamo se ci riesci!" lo schernì, arrabbiata.
La sua provocazione irritò ancora di più Lasti.
Non gli importava che lei fosse in una situazione di svantaggio, che adesso combattesse per la sua vita. No, era arrivata lì per ammazzarlo e lui aveva già deciso il suo destino: sarebbe morta.
Ora che il suo collo era scoperto, non avrebbe buttato via l'occasione di mettere fine allo scontro.
In questo modo non l'avrebbe affrontata mai più.
Ancora con la spada tesa verso di lui, Roser strinse i denti. Aveva provato a fare leva sul braccio sinistro per rimettersi in piedi, ma ne aveva ricavato solo un forte dolore nel punto in cui era stata colpita. Le aveva rotto qualcosa, ne era certa, altrimenti non avrebbe fatto così male a ogni suo respiro.
Doveva resistere.
Quando il braccio le prese a tremare, anche se in modo impercettibile, Lasti si riscosse. I suoi occhi si fissarono su un dettaglio che gli era quasi sfuggito. Poco più su del gomito destro c'era un'apertura nell'armatura. Era piccola, ma avrebbe potuto sfruttarla bene. Non c'era bisogno di ucciderla, sarebbe bastato impedirle di lottare ancora.
Colpì con forza la sua lama per fargliela sollevare insieme all'arto, quindi le assestò un secondo fendente, ancora più potente, nel punto che aveva scelto come obiettivo.
Dopo il suono metallico della sua spada che impattava sul ferro, tutto intorno a Lasti sembrò farsi silenzioso per un lungo istante. Subito dopo, l'aria venne tagliata dall'urlo straziante di lei, che aveva lasciato cadere l'arma e si stringeva il gomito con la mano sinistra.
Il braccio non le si era staccato di netto come lui aveva previsto, ma stava sanguinando e il comandante non riusciva a muoverlo. Si contorse a terra per il dolore, sotto il suo sguardo.
Non l'attaccò di nuovo, anzi indietreggiò lasciando che uno dei soldati del regno accorresse da lei per aiutarla a rialzarsi.
Era finita, aveva sconfitto Roser Sibri.
Mentre gli altri soldati annunciavano la ritirata e si allontanavano, Lasti si guardò intorno per assicurarsi che i compagni stessero bene.
"Non finisce qui!" gridò il comandante, con la voce straziata dal dolore.
Il Lin che l'aveva soccorsa le impedì di tornare alla carica, armata solo del suo pugno sinistro.
"Noi resteremo a difendere le Terre di Sente" disse Lasti, serio. "Spero che non ci vedremo mai più, comandante Sibri"
Gli occhi di lei erano carichi d'odio e di dolore, ma non ribatté, come se avesse capito che si ritrovava in una situazione disperata, in cui continuare a combattere sarebbe stato inutile.
"Andate, sparite dal nostro territorio" ordinò il Primo Generale.
In tutta fretta raccolsero le spade finite a terra e se ne andarono, guardandosi di tanto in tanto alle spalle per assicurarsi di non essere in pericolo.
Lasti tirò un sospiro di sollievo e si voltò verso i Prescelti.
Qualcuno era ferito, ma nessuno in modo grave, e tutti erano sollevati per come era finito lo scontro. Erano anche visibilmente stanchi. Evidentemente avevano duellato per più tempo di quanto gli era sembrato.
Vennero raggiunti da Frem, Kumika e Yenri. Quest'ultimo fece un sopralluogo delle ferite generali per capire chi aveva bisogno delle cure più urgenti.
"Ce la fate a camminare? È meglio se ci togliamo da qui, poi ci accamperemo per riprendere le forze" propose Lasti.
"Potremmo raggiungere questo punto" suggerì Crux, sfoderando la mappa. "In questa zona non ci sono sentieri, non dovremmo incontrare nessuno. È vicino, basta muoverci in quella direzione" continuò, indicando il sentiero da percorrere, alla sua destra.
Si misero subito in marcia per raggiungere la loro meta, luogo di riposo provvisorio stabilito dal generale.
Durante il cammino, Lasti consultò La Dea. Le chiese se i nemici se ne fossero andati o si stessero preparando a sorprenderli in un momento di distrazione. Lei lo rassicurò dicendo che non avevano intenzione di tornare a vendicarsi, erano diretti alla capitale e sarebbero passati per la via più veloce.
Il loro gruppo invece avrebbe preso tutt'altra strada, attraversando i villaggi già visitati la prima volta.
Dopo la conferma di essere al sicuro, si mise a consultare la mappa con Crux.
"Ecco la strada percorsa qualche mese fa" gli disse lui, indicandola. "Se continuiamo su questa linea, in pochi giorni raggiungeremo le città intorno alla periferia di Lissen. Una volta lì, non ho idea di come faremo a muoverci non visti"
"La Dea raccomanda di spostarci più a nord, evitando di entrare nelle aree abitate"
Erano poche le grandi città nel regno di Visdis, alcune di esse erano situate intorno a Lissen.
"A nord?" domandò Crux, aggrottando la fronte mentre rifletteva. "Ci sono alcuni villaggi e poi le residenze di campagna dei nobili... Nessuno ha un esercito personale, ma credo che sia comunque rischioso passare dai loro terreni" precisò.
"Meno rischioso che attraversare le città" sottolineò Lasti, quindi sospirò. "Con queste corna, verrei notato subito. Sicuramente ci sono manifesti con la mia faccia per tutte le Terre di Clarens, il Re ha avuto il tempo di farli affiggere. Nelle campagne ci muoveremo quasi inosservati, e dopo di noi ci passerà l'intero esercito dei Prescelti. È la cosa migliore. Da lì giungeremo alla periferia..." continuò, pensieroso. "Ma vedremo cosa fare al momento, La Dea saprà guidarci. Inoltre, mi ha detto che presto troveremo un nuovo alleato"
"Un alleato?" domandò Crux, sorpreso, mentre ripiegava la cartina.
Il Primo Generale non rispose, si limitò ad annuire. Non sapeva cosa Lei avesse in programma per loro.
Yenri aveva già iniziato a medicare Mabiq, ferito a un fianco. Appena arrivati alla radura in cui avevano deciso di accamparsi, continuò il lavoro per poi dedicarsi a tutti gli altri.
Era quasi finito il secondo quarto e faceva insolitamente freddo. Ormai si trovavano nelle Terre di Clarens, dal clima più rigido rispetto a Sente, ma la cosa non era comunque normale.
Avevano deciso di mangiare, tornare in forze e ripartire in cerca di un posto dove ripararsi per la notte.
Crux aveva già identificato il luogo migliore sulla mappa: c'era una montagna non troppo distante dalla loro posizione. La zona era conosciuta per la presenza di molte grotte naturali scavate nella roccia. Si sarebbero rifugiati in una di queste, anche se ciò significava deviare di poco dal percorso prestabilito.
Per cena decisero di dare fondo alle provviste, ma Lasti preferì non toccare cibo. Non aveva fame.
Ora che poteva rilassarsi, si rendeva conto di quello che aveva pensato di fare sul campo di battaglia e ciò lo nauseò.
Stava per uccidere una donna e l'avrebbe fatto senza pietà, solo perché lei era in grado di farlo arrabbiare come nessun altro. Si diceva che in quel modo non avrebbe più dovuto affrontarla, ma sapeva che non bastava a giustificare le sue intenzioni. Anche il fatto di averla ferita a un braccio, con la speranza di renderglielo inutilizzabile, non era qualcosa di cui andare fiero. L'aveva tolta di mezzo per sempre, ma a che prezzo? Se davvero l'aveva offesa come sperava, le aveva cambiato la vita.
Sospirò. Erano in guerra e lei era sul fronte opposto, ma non riusciva a perdonarsi.
Inoltre, il fatto che La Dea avesse acconsentito alla sua decisione di eliminarla non gli piaceva.
Lei amava tutti i Lin, era questo che gli era stato detto, ma più il tempo passava e più si accorgeva che non era affatto vero.
In particolare, La Dea non amava lui. No, perché in tal caso non gli avrebbe dato così tanti fardelli da sopportare, il tutto per attuare la Sua volontà.
Strinse i denti.
Era disgustato, mangiare era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
I compagni chiacchieravano avendo ritrovato la loro solita allegria, ma la cosa non bastava a distrarlo dai suoi pensieri, impossibili da zittire.
Decise di alzarsi e passeggiare nei dintorni.
Non intendeva spostarsi di molto, sapeva che presto sarebbero dovuti ripartire.
Venne raggiunto da Crux. Lo aveva visto allontanarsi e si domandava se andasse tutto bene.
"Torna dagli altri, devi mangiare" si raccomandò Lasti, parlando per primo.
"Ho già finito. Piuttosto, tu come stai? Non ti sei lasciato visitare da Yenri"
"Sto bene. Non mi ha fatto neanche un graffio, io invece..." spostò lo sguardo altrove.
"Volevi ucciderla, non è così? Le Dea ti aveva detto che potevi?" chiese.
Lasti lo osservò con un'espressione indecifrabile, tra lo stanco e lo sconvolto.
"Sì, ma per fortuna non l'ho fatto. Comunque questo non basta a redimermi dall'averlo desiderato"
"Grazie a te adesso può tornare dalla sua famiglia, se ne ha una" sottolineò Crux.
"No, grazie a me non potrà più combattere, né usare quel braccio forse, e la cosa peggiore è che questo è proprio ciò che volevo" ribatté, digrignando i denti. "Lasciamo perdere adesso, per favore. Torniamo dagli altri e, se sono pronti, partiamo subito"
Detto questo, superò il generale avviandosi per primo, nervoso.
Si erano rimessi in cammino all'inizio del terzo ciclo e Alnea era già tramontato, quando vennero colti alla sprovvista dalla neve.
Nessuno di loro poteva crederci. Ne avevano sentito parlare, ma non l'avevano mai vista.
A Visdis le temperature non erano mai così basse da far nevicare. Era comunque capitato, diversi anni prima, ma essere sorpresi da una fitta nevicata in quel momento non aveva il minimo senso.
"Se restiamo fuori a lungo moriremo" sottolineò Yenri, alzando la voce per farlo presente a Lasti e Crux.
"Dobbiamo andare più veloce" ordinò quest'ultimo, preoccupato.
La tormenta si faceva sempre più fitta, i fiocchi erano grossi e cadevano in fretta, vorticando. L'erba tutta intorno a loro ne era già stata coperta.
"Sembrerebbe che il dio della tempesta ce l'abbia con noi" commentò Nissa, preoccupato.
Lasti si voltò a guardarlo.
Shin-ko, divinità degli accordi e delle tempeste. Era lui che aveva mandato l'assassino Shin.
Aveva decisamente più senso di una perturbazione casuale.
Col calare delle tenebre, vedere era diventato più difficile. Per accertarsi di non perdere nessuno, si erano legati una lunga corda in vita formando una catena, arrancando a fatica e sgolandosi per confermare di continuo la presenza di tutti.
Si congelava, sia per l'aria fredda sia per la neve, che arrivava quasi alle ginocchia.
"Ormai non manca molto" esclamò Crux, sperando che gli altri lo sentissero.
Aveva smesso di consultare la mappa, impossibilitato dal buio e dalla bufera che imperversava, consapevole di potersi fidare del suo senso dell'orientamento infallibile.
C'era lui in testa al gruppo proprio per questa sua qualità. Lasti, invece, era finito in fondo alla fila.
Davanti, dopo Crux c'era Lethis. Fu lui ad accorgersi che a pochi passi da loro c'era una grotta, passata completamente inosservata al generale. Si affrettarono e ci entrarono, scrollandosi di dosso il manto bianco che li aveva inevitabilmente coperti. Quando Crux riuscì ad accendere un fuoco e tutti poterono riunirsi intorno a esso, tirarono un sospiro. Decidere di raccogliere della legna prima e portarla con loro in una borsa era stato provvidenziale.
All'esterno, la tempesta infuriava ancora, ma almeno erano al riparo e potevano scaldarsi.
"Non mi sento più le mani" commentò Mabiq, sfregandole vicino al falò.
"Preparo un decotto per tutti" annunciò Yenri, aprendo la sua sacca delle erbe medicinali. "Aiuterà a rafforzarci, con questo tempo ne avremo bisogno"
Lasti era di pessimo umore e avvertiva la testa bruciare. Appoggiato alla parete gelida della grotta, non riusciva a sentirsi sollevato per essere arrivato lì sano e salvo. I pensieri che gli affollavano la mente erano un turbinio confuso di cose che doveva fare e senso di colpa per quelle già fatte. Si spostò dal muro per raggiungere gli altri ed ebbe un capogiro così forte che si sentì mancare. Barcollò in avanti, ma in qualche modo riuscì a riprendere l'equilibrio e restare in piedi. Un attimo dopo sgranò gli occhi, Yenri lo aveva raggiunto e gli aveva messo una mano sulla fronte. Non si era accorto del medico finché lui non lo aveva toccato, come se, per un istante, fosse stato del tutto assente.
"Scotti, hai la febbre alta"
Gli rivolse uno sguardo confuso. Non era certo di aver compreso le sue parole perché tutto aveva ripreso a girare.
"Qualcuno gli prepari un giaciglio, poi controllo la febbre a tutti. Non siamo abituati a un tempaccio del genere"
Lasti venne accompagnato su un letto di fortuna, in un angolo della grotta dove avrebbe potuto riposare indisturbato. Fu il primo a cui venne dato il decotto e lo bevve senza fare domande, anche se il ragazzo dai capelli color verde scuro dovette aiutarlo a reggere la ciotola.
Era uno dei loro pochi medici ed era anche bravo nel suo lavoro, ma c'era un piccolo dettaglio della sua personalità che a volte glielo rendeva difficile: odiava il contatto fisico, per questo cercava di ridurlo al minimo.
Certo, non sempre gli era possibile, per questo spesso era infastidito da chi aveva intorno. Per Lasti, quella sera, si sforzò di fare un'eccezione. Sembrava che all'improvviso il Primo Generale non avesse più le forze di fare nulla.
Gli ordinò di provare a dormire e si alzò per tornare dal gruppo, sospirando.
"Nessun altro ha la febbre, ho controllato io" gli disse Crux, che lo stava aspettando.
"Bene, ti ringrazio. Il decotto è pronto, bevine anche tu. Ma prima..." gli si avvicinò e, circospetto, mise una mano sulla fronte del generale. "Neanche tu ce l'hai, ottimo" commentò.
Quando Crux si avvicinò per ricambiare il gesto, Yenri sgranò gli occhi e indietreggiò di un passo.
"Fermo, io sto bene!" si lamentò, frapponendo un braccio tra la sua fronte e la mano dell'altro, che ancora non si era avvicinato abbastanza da toccarlo.
"Scusa, volevo solo essere d'aiuto" si giustificò lui, stranito da quella reazione.
"Lo sei stato, ma ora lasciami fare il mio lavoro!" ribatté il medico.
Raggiunse la pentola con il decotto e ne versò una tazza per entrambi, controllando con lo sguardo che anche gli altri lo stessero bevendo.
Crux prese la sua e lo assaggiò. Era caldo, il che era perfetto visto che stavano congelando, ma il sapore era delicato e strano. Diverse foglie triturate ci galleggiavano dentro, dandogli un aspetto decisamente poco piacevole per i suoi gusti. Storse la bocca.
Cercò di non pensarci e si concentrò invece su ciò che gli interessava davvero.
"Lasti dorme?"
"No, ma spero lo farà presto" Yenri sospirò. "Non è messo bene e non so spiegarmelo"
"Quindi non è solo colpa del freddo?"
"Certo che no! Stava covando qualcosa da prima, l'ho capito dal suo odore già dal momento in cui l'ho conosciuto. Non mi è ancora chiaro però cosa abbia, né perché"
"Dopo la battaglia non ha toccato cibo..." lo informò Crux, abbassando di nuovo lo sguardo sulla bevanda.
"Allora possiamo escludere l'indigestione, grazie tante" commentò Yenri, ironico, quindi bevve un sorso di decotto.
"Volevo dire che sono preoccupato" puntualizzò il generale.
"Lo so ed è una cosa normale, lui è la Voce della Dea. Tu lo conosci da più tempo di me, parlami di lui così magari ci capisco qualcosa"
Fece appena in tempo a finire di dirlo che Nissa li raggiunse e li strinse a sé mettendo le braccia intorno alle spalle di entrambi, facendo sobbalzare il povero medico.
"Anche oggi siamo sopravvissuti" constatò il ragazzo dai capelli viola, più allegro del solito.
Yenri se lo scrollò di dosso senza troppi complimenti, domandandosi se fosse il caso di controllare personalmente se lui avesse la febbre o meno. Un attimo dopo, il giovane tornò da Frem, lasciandoli al loro discorso.
"Forse è finito qualcosa di strano nel suo decotto" commentò Crux, spostando lo sguardo da lui al medico.
"Già, oppure è innamorato" ipotizzò Yenri, che lo stava ancora tenendo d'occhio.
La sensazione di essere stato toccato... Gli sembrava di avvertirla ancora, il che era molto sgradevole, quasi insopportabile.
"Oh... Ma certo" concordò Crux, che non aveva collegato le due cose.
"Lasciamo perdere, parlami di Lasti adesso" gli chiese il ragazzo, tornando concentrato.
Continua nel prossimo capitolo
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