Sono qui

Ero lì, seduto su una sedia in sala d'attesa, con l'ansia a mille.
Marta era sotto i ferri ed io non ho mai pregato così tanto in tutta la mia vita.

«Dio, ti prego, non lasciare che si addormenti.
Tienila qui con me»

*****

La corsa in ospedale fu immediata, Marta era debole e aveva dei forti dolori addominali.

«Steve..»

«Tranquilla, andrà tutto bene»

Entrò nel pronto soccorso circondata da medici ed infermiere ed io rimasi fuori con Clara ad aspettare per ore.
Il tempo scorre sempre nello stesso modo ma a volte la nostra concezione di esso è alterata dalle nostre emozioni.
Sei felice? Il tempo vola.
Sei triste o preoccupato? Allora non passerà mai.
Dopo quattro ore Clara vide arrivare un dottore:

«Steve, vieni, c'è il dottore»

«Salve signore Hoakley, io sono il Dr. Robinson.
Sua moglie ha avuto delle brutte minacce d'aborto ed ha seriamente rischiato di perdere il bambino ma adesso sta bene, è nel letto e riposa.
Dovrà fare solo questo per il resto della gravidanza, dovranno essere tre mesi di assoluto riposo dove dovrà stare sdraiata il più tempo possibile.

«Certamente, la terrò a letto»

Clara mi prese la mano.

«Vi darò una mano io, tranquillo»

Marta rimase in ospedale un paio di giorni e poi fu dimessa.
Si mise subito a letto ma odiava stare ferma.

«Porca miseria Steve, non posso stare qui.
C'è una valanga di roba da stirare e poi mi annoio!»

«Ai panni ci sta pensando Clara, io ho sistemato il divano.
Beh, almeno credo di averlo fatto...»

Scoppiò a ridere.

«Però rimane il fatto che mi annoio...»

Mi avvicinai alla sua pancia ed iniziai a parlare alla piccolina:

«Ciao amore di papà, la senti la mamma mentre si lamenta? Le vogliamo far capire che se si alza finisce male per tutti?
Quando nascerai sarai costretta a subirla anche tu...
Ti chiedo scusa piccola»

«Ma cosa le dici? Qui se c'è uno da sopportare sei tu»

«Non sono io quello che si lamenta al momento»

Le feci una linguaccia.

«Ora chiedo a Clara di darmi una mano a portare su la tv così ti guardi qualche vecchio film o qualche programma da donna»

«Cosa vuol dire “programma da donna”? Sembra un insulto»

«Uno di quei programmi dove c'è gente che cucina o che vende gioielli da bigiotteria spacciandoli per pietre preziose quando in realtà sono fondi di bottiglia portate a riva da una mareggiata»

«Ma io non le guardo quelle cose!»

Mentiva.
Guardava spesso quelle cose.
Mi limitai a fare cenno con la testa per poi alzarmi e dirigermi verso l'uscita della stanza mentre sotto, Marta, gridava ancora:

«Cos'é quella faccia?? Io non le vedo quelle cose! Steve!»

Adoravo stuzzicarla, tra l'altro le avevo fatto perdere tempo facendole completamente dimenticare della noia.
Le portai la tv nella stanza ed iniziarono i tre mesi più lunghi della sua vita.
La povera Clara si dava da fare per aiutarci ed io ero tornato a maledire la mia cecità, non potevo aiutare in nulla.
Mi sentivo in colpa.
Passavo le giornate a far compagnia a Marta e cercavo di dare una mano a Clara nelle piccole cose ma la verità è che in entrambe le situazioni non servivo a nulla.
Marta continuava ad annoiarsi e ad odiare lo stare ferma a letto mentre Clara si faceva in quattro per noi.

«Devo fare la spesa, cosa vuoi Marta?»

«Compra tanta frutta e tanta verdura, un po' di carne e...» si morse un labbro «Ti prego portami della cioccolata»

«Cioccolata?»

«Sì, di tutti i tipi.
Ho voglia di cioccolata da ieri»

Clara sorrise.

«E cioccolata sia!»

«Posso aiutarti in qualche modo?»

«Tranquillo Steve, vado al negozio in centro e prendo tutto»

Marta si schiarì la voce e con tono nervoso disse:

«Negozio in centro? E perché? Abbiamo un negozietto carino proprio qui dietro casa»

Clara rispose con tono tremante.

«Devo prendere delle cose anche per me, è importante che io vada lì oggi»

Ci fu un attimo di silenzio, probabilmente si stavano scambiando degli sguardi.
Poi Marta disse:

«Vai, fai attenzione»

Non capii nulla di quello che stava succedendo ma non domandai, non mi mischiai nella conversazione, era sicuramente qualcosa tra di loro.
Sentii Clara uscire di casa e feci una sola domanda a Marta:

«Tutto bene?»

La guardai preoccupato.

«Spero di sì»

«Okay..»

Feci cenno con la testa.
Non so cosa accadde quel giorno ma Clara tornò totalmente distrutta qualche ora dopo.

«Clara, tutto okay?»

La sentivo tirar su col naso, come una che trattiene a malapena le lacrime.
Con tono soffocato da un possibile imminente pianto mi disse:

«Sto bene, ora preparo il pranzo e poi torno a casa.
Scusate il ritardo ma è successo un contrattempo»

Mi avvicinai a mia sorella e la strinsi forte.

«Sono qui, non importa se non ne vuoi parlare.
Io sono e sarò sempre qui con te e per te»

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