La festa di Compleanno
Rebecca e Stephanie si tolgono pochi mesi ma sono così unite che nel giorno del loro sedicesimo compleanno decisero di festeggiarlo insieme, lo stesso giorno.
Clara e Marta si diedero da fare per rendere il tutto speciale, perfetto, e lavorarono alla preparazione della festa per settimane.
Affittarono una sala da tè in un paese vicino, ad un'ora circa da casa nostra, e la fecero addobbare in un modo più carino.
Misero nastrini rosa sulle pareti, c'erano palloncini colorati, un tavolo pieno di dolci, una torta di 7 strati al cioccolato e infiniti regali.
Misero anche alcune luci colorate per rendere l'ambiente più simpatico e illuminato.
Le nostre ragazze non avevano preteso nulla, si sono sempre accontentate, e stavolta volevamo renderle felici come meritavano.
Gli invitati erano lì, la sala si stava riempiendo, tutti erano pronti ad accogliere le due ragazze.
Io me ne stavo seduto in disparte, un po' come sempre, con Marta affianco che chiamava Clara da mezz'ora.
Erano in ritardo, di nuovo, Rebecca e Stephanie erano ormai in procinto di arrivare.
«Clara?! Ma dove siete?»
Sentivo il rumore della pioggia battente anche attraverso il telefono posto sull'orecchio di Marta.
Fuori era scoppiato un brutto temporale.
«Stiamo arrivando! Con questa pioggia è impossibile guidare, stiamo cercando di non correre perché la strada è in condizioni pietose!»
«Va bene, se arrivano prima le ragazze spiegherò a Stephanie la situazione»
Marta non finì nemmeno la frase che nella stanza echeggiò un:
“AUGURI!!”
Le ragazze erano arrivate.
Ci furono urla, schiamazzi, canzoncine stupide ma devo dire molto orecchiabili.
Si abbracciarono e baciarono uno per uno.
Questi adolescenti appiccicosi erano seriamente troppo appiccicosi... però si volevano bene ed io ero felice di sapere mia figlia in mezzo a tanti amici.
La festa iniziò e Stephanie, dopo qualche minuto, si avvicinò al nostro tavolo.
«Zia, dove sono mamma e papà?»
«Tesoro mio, li ho chiamati poco fa.
Il temporale li ha rallentati ma hanno giurato di essere vicini quindi a breve arriveranno.
Non ci pensare e goditi la festa, okay?»
La ragazza fece come Marta suggerí.
La festa fu molto carina e tutti si divertirono davvero molto, tranne io che ero abbastanza vecchio da poter iniziare ad odiare i giovani che si divertono e fanno baccano.
Tranne mia figlia e mia nipote, ovviamente.
Ballavano quella musica rumorosa, ma cosa ne sanno del blues? Cosa ne sanno del Jazz? A loro bastava una chitarra stonata.
C'era questo gruppo inglese, i Beatles, che spopolava tra i giovani ma per me era solo un insopportabile rumore.
Marta si accorse della mia espressione schifata e mi portò fuori, c'era una piccola veranda con due sedie.
Ormai la festa era iniziata da più di un'ora ma di Clara e mio cognato non si avevano notizie, eravamo preoccupati.
«Steve, perché non sono qui?»
Marta era davvero molto preoccupata e anch'io, lo ammetto, ma cercai di mantenere la calma per entrambi.
«Con questa pioggia battente è probabile che si siano fermati per evitare danni, appena calerà un po' di quiete metteranno di nuovo in moto per arrivare qui.
Vedrai»
Marta chiamava insistentemente Clara, il mio tentativo di calmarla non funzionò per nulla.
In realtà io mi agitai di più.
Nessuna risposta.
«Steve...»
«Cerca di stare calma amore, entriamo e controlliamo i ragazzi»
Tornammo al nostro tavolino in mezzo a quel rumore che però, improvvisamente, non era più così fastidioso.
Non lo sentivo.
Ero troppo occupato a preoccuparmi.
Rebecca e Stephanie ballavano, erano tranquille, mangiavano la torta e scartavano regali.
Erano tutti felici ed era la cosa più importante.
Verso le ventidue arrivò una chiamata e rispose Marta.
«Pronto? Sì, sì sono la cognata»
Ci fu silenzio poi mi sentii stringere la mano.
«Steve, vieni fuori.
Subito»
Marta corse fuori ed io le andai dietro.
«Dove sono ora? Okay.
Capisco.
Arriviamo subito!»
Attaccò velocemente.
«Steve, dobbiamo correre in ospedale»
«In ospedale?!»
«Era un medico, mi ha chiamato dal telefono di Clara.
Lei ed il marito hanno avuto un brutto incidente! Non mi ha detto come stanno, non mi ha detto nulla! Mi ha solo detto di andare lì il prima possibile»
Sentii una fitta al petto, mi si bloccò il respiro.
«Dobbiamo avvertire Stephanie»
«no!» mi prese per mano «Lasciamo che si goda la serata, andiamo lì e controlliamo prima noi.
Non voglio che si preoccupi, ancora non sappiamo nulla»
Marta entrò nel locale e prese da parte Rebecca.
«Bimba, noi dobbiamo correre via per una situazione che dopo ti spiego.
Lascio tutto nelle tue mani okay?»
«Mamma, che succede?»
«Non lo sappiamo ancora, ti chiamo dopo.
Tu pensa alla festa, a divertirti, e stai vicina a Stephanie»
Rebecca era confusa ma fece cenno con la testa.
Io e Marta ci catapultammo in ospedale, il temporale era finalmente finito.
«Salve, dottore, sono Marta Hoakley»
«Oh, signora, salve, sono il dottor Marcus DeJerdis.
Se volete seguirmi nel mio studio»
«Dov'é mia sorella?»
Ero molto nervoso, probabilmente dissi questa frase con un po' di rabbia.
«Venga con me signor Hoakley..»
Seguimmo quel medico nel suo studio, dal tono di voce sembrava preoccupato.
«Dottore, la prego.
Mi dica dove sono mia cognata e mio cognato»
Il dottore fece un sospiro rumoroso e poggiò gli occhiali sulla scrivania.
«C'é stato un brutto incidente signori.
Il temporale, come avrete notato, era molto forte ed i vostri famigliari erano su una stradina buia di campagna.
Si erano fermati per evitare di andare fuori strada con quella pioggia battente»
«Visto? Te lo avevo detto Marta!»
«Sta zitto.
E cosa è successo?»
«É successo che l'autista di un camion stava tornando a casa ad una velocità poco sopra il limite, era un po' brillo.
Crediamo abbia sbandato e che la strada bagnata non abbia dato modo di frenare.
Ha colpito in pieno l'auto dei vostri famigliari»
Marta mi prese la mano.
«Santo cielo! Come stanno?»
In quell'attimo, prima che il dottore rispondesse, pregai.
Dio, ti prego, non può essere.
«Vostro cognato è morto sul colpo, per lui non c'è stato nulla da fare.
Per quanto riguarda vostra sorella, signor Hoakley, abbiamo fatto tutto il possibile ma nella corsa in ospedale, nell'ambulanza, ha smesso di respirare»
Non ricordo cosa accadde subito dopo quelle parole, Marta mi disse che caddi a terra privo di sensi.
Ebbi il mio secondo infarto.
Mi restava solo lei, Clara era l'unico pezzo di famiglia in vita e l'unico parente che mi abbia mai amato.
La mia tenera e dolce sorellina...non c'era più.
Quella notte, dopo la fine della festa, toccò a noi dare la spiacevole notizia a Stephanie.
Fu straziante.
La piccola vení a vivere con noi, giurai a me stesso che avrei fatto tutto il possibile per quella ragazza proprio come fosse mia figlia.
Era un pezzo di Clara e come tale andava amata.
***
«Purtroppo i miei zii sono morti molti tempo fa, non può parlarci»
«Oh, cielo, ma è orribile! E dov'è la figlia di Clara?»
«Stephanie sta correndo qui in ospedale, sarà presto da noi, ma cerchi di capire.
Mia mamma sta male e mio padre è stanco.
Lei non può presentarsi nelle nostre vite, nella vita di mia cugina, e pretendere di entrarci a forza dichirandosi il fratello di Stephanie.
Non è il momento! È fuori luogo!»
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