La casa sul mare

Salve, mi presento:
Il mio nome è Steve e sono quel vecchietto dall'aria felice (nonostante gli acciacchi) che vedete lì, davanti la finestra mezza aperta, mentre cerca nel cassetto le medicine per la donna meravigliosa che avrete sicuramente notato in quel letto, quella con la faccia dolorante ma il sorriso sulle labbra.
La vedete? Lei è Marta ed è la personificazione del mio amore, se il mio cuore avesse un volto sarebbe il suo.
Non è bellissima? Con quei capelli mossi, bianchi come la neve, e quegli occhi dolci, di un marrone intenso.
Le sto preparando la medicina perché il mio amore non si sente molto bene ultimamente, il suo fragile corpo le dà dei problemi a causa di una malattia che il solo nominarla mi fa venire i brividi:
Morbo di Parkinson.
Ricordo ancora quando il medico ci portò questa triste notizia, un paio di anni fa circa..
Eravamo in una stanza bianca, fredda,  mentre fuori centinaia di medici correvano come pazzi nei corridoi facendo un enorme baccano che però non placava il frastuono presente nel silenzio della nostra triste stanza.
Alla notizia Marta scoppiò a piangere ed io la strinsi stretta stretta al petto «Non preoccuparti amore mio..» le dissi bisbigliando nell'orecchio «.. lo affronteremo insieme come abbiamo fatto con ogni cosa, sempre».
Ricordo che lei si asciugò le lacrime da quei bellissimi occhi castani che ancora oggi mi fanno ringraziare Dio per averli fatti incrociare con i miei e poi fece di Sì con la testa, senza dire nulla, accennando un sorriso dolce con sfumature di preoccupazione che però cercava di non farmi vedere.
La mia piccola Marta.
Mentre le passo il mezzo bicchiere d'acqua con le pastiglie la sua mano non riesce a smettere di tremare, alcune gocce cadono sul piumone che lei stessa ha ricamato con tanto amore, la aiuto a portare il bicchiere alla sua bellissima bocca che bacio dolcemente ancora oggi ed ogni volta il mio respiro si interrompe per l'emozione.
Lei mi sorride nonostante tutto ed è questo ciò che mi attirò di lei la prima volta:
Io vivevo a Brooklyn ed erano gli anni Quaranta, avevo sedici anni ed ero con il mio gruppo di giovani amici nel parco mentre bevevo una bevanda gassata piena di zuccheri, uno schifo a dirla tutta ma in quel periodo la bevevano tutti.
Il mio amico Thomas, per tutti "Nocciolina" a causa della forma della sua testa, mi diede un piccolo colpo sulla spalla sinistra indicandomi un paio di pupe (così le chiamavamo a quei tempi, era una cosa fastidiosa lo ammetto) ed io con aria da spavaldo feci un fischio sonoro ma così sonoro che feci girare la metà delle persone che passavano di lì tra cui una delle due ragazze, una sola... esatto, l'altra non mi degnò di uno sguardo.
Ricordo che la cosa mi fece infuriare «Che problemi ha quella?» esclamai con sdegno e Nocciolina scoppiò a ridere « A quanto pare, caro Steve, sei stato ferito nel tuo orgoglio!» tutta la mia comitiva di amichetti iniziò a ridere di me, la mia faccia era rossa a tal punto che si confondeva con i primi cenni del tramonto proprio dietro di me.
Gettai la bottiglia di quella bevanda disgustosa a terra per poi darle un calcio, ricordo che volò per qualche metro e finì in un laghetto.

«Steve, amore, potresti per favore aiutarmi? Vorrei alzarmi»

«Certamente tesoro mio, eccomi»

«A cosa stavi pensando poco fa? Sembravi assorto nei tuoi pensieri»

La mia Marta si accorge sempre di tutto, una volta capì attraverso un mio sguardo che la minestra di mia sorella Clara sapeva di gatto bagnato.
Sì, lo giuro, il sapore era proprio quello! Marta scoppiò a ridere durante la cena ed io con lei, bastò uno sguardo, mentre mia sorella e mio cognato ci fissavano senza capire niente.
Quando morirono, pochi anni dopo, in un brutto incidente stradale, nel testamento trovammo la ricetta di quella minestra con scritto: "A Marta, dato che vi piaceva tanto lascio a voi la ricetta segreta della mia famosissima minestra".
Inutile dirvi che nonostante il tragico momento ci scappò una piccola risatina.

«A niente amore, ti guardavo tutto qui.
Anche oggi, come ogni giorno, sei la cosa più bella che io abbia mai visto.»

Sorride quando le dico che è bella, lo ha sempre fatto.
Altri le hanno detto le stesse parole nel corso degli anni ma lei non ci ha mai creduto, poi arrivo io e al mio "Sei bellissima, lo sai?" sorride e ci crede, ci crede davvero, l'ho fatta sentire bella... bella sul serio... me lo dice sempre, così ogni giorno le ripeto che lo è ancora così da farla sentire bella, sempre, perché lo è davvero e farla sentire tale è una delle poche cose della quale vado fiero.

«Steve, per favore, portami alla finestra ho voglia di vedere il mare»

Mentre la sfioro delicatamente sul braccio per accompagnarla alla finestra sento il tremore della malattia e mi si gela il sangue.
Marta è molto peggiorata negli ultimi mesi ed il suo corpo, che per quanto ancora meraviglioso è pur sempre anziano, inizia a cedere.

«Ecco fatto» sposto la tenda e la lego al lato della finestra, poi indico l'orizzonte « Lo vedi amore? Il mare».
Guardatela, vi prego, osservate il suo volto che cambia espressione alla vista del mare.. lo vedete?
I suoi occhi brillano, Dio com'è bella, e accenna un sorriso uno di quei sorrisi veri, dolci, lei ama il mare ed io amo lei.
È tutto perfetto in questo momento.
«Oh Steve, non è la cosa più bella del mondo?»
« Sì, lo è...» rispondo mentre lei guarda il mare ed io guardo lei.

«Vestiti piccola mia, vieni con me.
Facciamo una passeggiata in spiaggia»

Amo vederle il viso mentre si illumina al suono di queste parole.
Comprai questa casa al mare proprio per lei, per vederle questa espressione felice ogni giorno.
Il mare la rende felice e lei rende felice me.

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