Ansie e paure

Con la gravidanza di Marta entrata nel quarto mese non ebbi più tempo di pensare ai segreti tra lei e Clara, avevo altre cose per la testa.
Si scoprì, qualche giorno dopo, che dentro Marta c'era una femminuccia che chiamammo Rebecca.
A differenza della gravidanza precedente questa diede a mia moglie del filo da torcere, passava ore e ore a vomitare e la piccola Rebecca faceva la nuotatrice professionista nell'utero.
Ogni tanto si poggiava con tutto il peso vicino all'ombelico di Marta e le si potevano vedere le ossa delle mani sporgere in fuori.

«Oddio fa impressione»

Marta non era entusiasta di questa cosa, d'altronde io non potevo goderne in modo visivo ma col tatto potevo sentire chiaramente le sue microscopiche dita, a dividerci c'era solo la pelle di Marta.
La sensazione che provai fu così strana ed emozionante.

«É bellissima...»

«Chi?»

«Rebecca, è bellissima.
Ti somiglia»

«Ma come fai a dirlo? Non è ancora nata!»

Scoppiò a ridere.

«Se al tatto le sue dita sono così perfette non oso immaginare quanto sarà bella e perfetta una volta fuori di lì»

«Tu sei tutto matto»

«Sarà bella come te, deve prendere tutto da te persino il modo in cui respiri e sarà perfetta»

In quei giorni Clara tornò a casa interrompendo le vacanze prima del tempo mentre noi restammo lì fino a settembre.
Una sera, il giorno prima di partire, ci sedemmo sulla veranda della casa sul mare ad osservare il tramonto.

«Come vorrei vivere qui...»

Esclamò Marta con voce desiderosa.

«Anch'io vivrei qui, sarebbe meraviglioso svegliarsi col profumo del mare che entra dalla finestra intento a sconfiggere il profumo della tua pelle.
Perderebbe, credo lo sappia, ma ci proverebbe lo stesso.
Povero illuso, nessun profumo è paragonabile al tuo» Le presi la mano e delicatamente la baciai sul dorso «Sarebbe bello anche per la piccola Rebecca, pensa quanto si divertirebbe a correre sulla spiaggia o a nuotare come una matta»

Marta cambiò espressione, mi accorsi del cambio del suo stato d'animo attraverso la sua mano che strinse di colpo la mia in una morsa ansiosa.

«Ho detto qualcosa di sbagliato?»

La sentii fare un respiro profondo come se stesse per buttare fuori delle parole pesanti.

«Non possiamo venire qui con Rebecca..
Non possiamo lasciarla sola con tutta questa acqua pronta ad inghiottirla»

Sentii un colpo al cuore ma non dissi nulla.
Marta aveva esternato una paura plausibile e questo mi confermò che non ero l'unico ad essere spaventato da questo nuovo incredibile arrivo.
Anche lei aveva paura.
Sentii una goccia cadere sulla mia mano, era una lacrima di Marta che silenziosamente cercava di non farsi sentire mentre piangeva.

«Manca anche a me..»

Azzardài queste parole e Marta scoppiò in lacrime.
Mi alzai di colpo per chinarmi di fronte la sua sedia e stringerla forte a me.

«Va tutto bene»

Le ripetevo queste parole nell'orecchio, sussurrandole, per cercare di calmarla.
La morte di Nicholas era impressa nei nostri cuori, un genitore non dovrebbe sopravvivere ai propri figli, ed essa ci avrebbe accompagnati per sempre.
Restammo su quella veranda tutta la notte e ci gustammo l'alba insieme.
Come al solito lei cercò di descrivere i colori del cielo per me ma ero così concentrato sul suono della sua voce da fregarmene dell'alba.
Non c'era suono più bello, non c'era cosa più bella di lei.

Poche ore dopo partimmo per tornare a casa, furono quasi tre ore di macchina e Marta era molto stanca.
A causa della mia cecità doveva guidare sempre e solo lei ovviamente.

«Marta forse dovremmo fermarci un po' così ti riposi»

«Tranquillo siamo quasi arrivati»

«Ma io vorrei aiutarti»

«Vuoi guidare tu?»

Ci fu un breve silenzio e poi scoppiammo a ridere insieme.

«Sarebbe una gran prova di fiducia nei miei confronti lo ammetto!»

Arrivati a casa trovammo Clara davanti la porta.

«Cosa ci fai tu qui?»

«Dovrei parlare con Marta»

Sospirai.

«Va bene, ci penso io a portare le cose in casa.
Piano piano ce la faccio.
Andate pure dentro a parlare»

Sembrava molto più serena quel giorno, forse aveva risolto.
Ci misi tre ore a sistemare tutto in casa, nemmeno le tartarughe sono così lente ma accidenti le tartarughe ci vedono!

«Steve!»

Sentii Clara urlare dalla stanza al piano di sopra e mi precipitai sopra.

«Che succede?»

«Dobbiamo portare Marta all'ospedale»

«Perché? Marta che succede?»

Marta era in preda a dei forti dolori addominali ed aveva perso un po' di sangue.
Era al sesto mese di gravidanza.
Dovevamo correre in ospedale.

****

«Dobbiamo tornare in ospedale, da Marta»

«Va bene ma io non ho ancora finito di raccontare le cose, se potessimo..»

«Non adesso.
Dobbiamo tornare lì»

«Come vuole»

Tornammo in macchina e nel viaggio di ritorno in ospedale ci fu un gelido silenzio.
Non potevo credere ad un tradimento da parte di Marta.
Il tradimento è la prova della mancanza di amore poiché chi ama non tradisce, chi ama non necessita di altre persone poiché l'unica che vuole ce l'ha accanto ed il resto del mondo si annulla.
Se qualcuno tradisce allora non ha mai amato ma io so che Marta mi ha sempre amato, in ogni momento della nostra vita insieme.
Qualcosa non va in questa storia.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top