6.TI VOGLIO

LARA POV

Rientro a casa dopo un'ora di corsa, completamente scossa. Quell'uomo ogni volta che lo vedo mi ruba anni di vita, è capace di confondermi, eccitarmi ed impaurirmi nello stesso momento, sono sicura che se continuerò ad incontrarlo mi manderà il cervello in pappa e neanche il jogging riuscirà più a calmarmi. Ora che ci penso forse dovrei comprare un sacco da boxe.

Dopo una bella doccia rigenerante prendo il mio pc senza un apparente motivo, quando tra un click e l'altro, senza capire come, mi ritrovo con la ricerca google aperta su Nathan Silver. Quell'uomo è entrato abusivamente nella mia teste e non vuole uscire. 

Devo dire però che c'è scritto ben poco, a parte la sua data di nascita che scopro essere il 14 luglio del 1989, parla  della sua vita qui a Londra, delle sue imprese e dei suoi successi, nulla della sua vita privata, tranne che il padre (Ben Silver, 57 anni) pare essere un famoso uomo d'affari e la madre (Caterina Costa, 50 anni) ha origini italiane.  Ecco che coincidenza, tra poco potrei scoprire che siamo cresciuti insieme, o al massimo che mi ha cresciuta dato i sette anni di differenza. Ok forse ora sto cadendo nel ridicolo, Lara stai zitta!!!

Passando alla sezione gossip invece, mi escono una miriade di donne che l'accompagnano a diversi eventi, tutte bellissime e odiose. Lara non le conosci non essere cattiva. Le odio lo stesso.
Chiudo di colpo il pc constatando il fatto che ora sono più nervosa di prima. La prossima volta sarebbe meglio che tenessi le mani a posto. 

Dopo qualche minuto sento la porta di casa aprirsi, e vedo entrare Nina tutta felice che quasi saltella. «Nina hai bevuto? Che ti prende?» le chiedo non riuscendo a trattenere un sorriso.

Mi guarda e con la movenza di una ballerina classica si siede vicino a me. «Io non bevo, almeno non di giorno. Sono solo felice, molto felice.» Sul suo viso pare sia sceso il paradiso è così in estasi che mi sento quasi a disagio...

«Insomma vuoi parlare o no? Mi stai facendo preoccupare, sembri la Venere di Botticelli.» In questo momento credo che la "Ninite" abbia preso possesso di me, ma sono troppo curiosa di sapere il motivo della sua gioia.

«Come sei curiosa Lara, poi porto io la nomina della pettegola di paese» mi sorride innocente «comunque mi ha chiamata Mark.» 

Che stupida che sono, anzi sono una cattiva, cattivissima amica, non le ho chiesto niente a riguardo di Mark  troppo presa da "Ghiaccioman".«Tesoro scusami, avrei dovuto chiederti come fosse andata tra voi, ma cerca di capirmi, al momento la mia situazione è leggermente complicata e mi è completamente passato dalla testa.» 

«Ma tranquilla, ci mancherebbe altro, poi sinceramente ammetto di essere stata io a tartassarti per avete informazioni o news sulle avventure dei "Lathan"» termina la frase facendo delle virgolette immaginarie.

«Lathan?» le chiedo con un sopracciglio alzato.

«Te l'ho detto che vi shippo o sbaglio?» 

Le sbuffo in faccia, ricordando le parole del giorno precedente e la guardo male.

«Comunque carissima amica mia, la prima cosa che devi sapere è che il proprietario del Kent è Mark, quindi il suo nome è Mark Kent» cambia discorso nel miglio modo possibile e la mia curiosità torna più pimpante di prima.

«Ma dai, non l'avrei mai potuto immaginare che il suo cognome fosse Kent essendo il proprietario di quel posto. Come ho potuto? qui a Londra sono tutti così originali» le dico facendole un chiaro riferimento al nostro titolare.

«Lara, sei simpatica come una colonia di formiche che danno un party nelle mutande di qualche povero sprovveduto.»

Scoppio a ridere per l'assurdità della frase che ha appena detto, coinvolgendo anche lei. Credo che non riuscirò mai ad abituarmi alle stranezze che le escono dalla bocca, ma d'altronde non sarebbe Nina senza di esse. Una volta ripreso il controllo di me stessa, mi asciugo le lacrime e torno a guardarla. «Dai ti prego continua.»

Lei  non se lo fa ripetere due volte e  comincia a parlare tutta emozionata. «Allora, quella sera al suo locale non è successo nulla, non mi sono neanche fatta riaccompagnare, chiamale tattiche di seduzione alla "Nina maniera", funzionano sempre. Comunque mi ha richiamata e beh...oggi ci incontriamo per pranzare insieme» batte le mani, come se per lei fosse una delle cose più belle in assoluto.

«Nina ma è fantastico, però ti prego stai attenta, è amico di Nathan e non si sa mai» le dico pensierosa, ma giuro che il mio scopo non era demoralizzarla.

«Lara anche noi siamo amiche, ti pare di avere la mia stessa personalità?» mi domanda seria.

«No, cioè in alcuni momenti mi partono i cinque minuti che vengono a te e inizio a parlare a vanvera non riuscendomi a fermare, ma di certo non abbiamo lo stesso carattere, siamo due persone diverse.»

Nina socchiude gli occhi e mi guarda in maniera inquietante. «Hai appena detto che parlo a vanvera o mi sbaglio?»

Le sorrido facendo la finta innocente e le avvolgo le spalle con un braccio. «Si tesoro,la maggior parte delle volte, ma lo dico con affetto.»

La bionda pare pensarci un po' su, ma poi comincia ad annuire. «Ah beh, allora se lo dici con affetto, penso che vada bene.»

Nina è una di quelle persone che augurerei di trovare a tutti, ti è sempre vicina, non ti da pressioni (a meno che non si tratti di Nathan) e ti dimostra tutto l'affetto che prova nei tuoi confronti senza mezzi termini. Così mentre la guardo mi torna in mente la scorsa notte, mi ha ascoltata senza interrompermi, ha capito subito che qualcosa non andava e non ha insistito, mi son sentita così sicura da rivelarle quello che ho tenuto dentro per tanti anni e alla fine quando mi ha abbracciata mi sono sentita così protetta che  in quel momento, per una delle poche  volte in vita mia, ho sentito che quello era il mio posto. Sento di doverla ringraziare per quanto ha fatto questa notte per cui ne approfitto del momento per parlarle.«Nina per quanto riguarda questa notte...»

«Lara non devi parlarne se non vuoi» mi ripete ancora una volta.

«Invece voglio,  mi farà bene. Io... io volevo ringraziarti per tutto, sei stata preziosa per me questa notte, non avevo mai parlato con nessuno di mia madre.» Il solo pensarla mi fa tremare la voce e Nina accortasi di questo, aggancia la mano alla mia che è ancora posata sulle sue spalle.

«Ho apprezzato che tu l'abbia fatto Lara, mi sono sentita finalmente parte della tua vita, non che prima non lo fossi, ma ho sempre desiderato, da quando ti conosco, che tu ti aprissi finalmente con me.»

Le stringo la mano più forte e sorrido. «Tu, in pochi mesi hai fatto più di molte persone che mi sono state intorno per anni ed anni, ti voglio bene davvero, non lo dico per circostanza.» Ed è vero, la conosco da poco tempo. Ricordo ancora il giorno che trovai l'annuncio sul giornale per l'affitto di questa casa. Quando ci vedemmo, si può dire che fu amore a prima vista e proprio grazie a lei, ho avuto l'opportunità di trovare questo attuale lavoro.

«Vieni qui» si volta nella mia direzione mi abbraccia così forte da togliermi il respiro.

 Una volta allentata un po' la presa mi ritrovo con la testa sulla sua spalla e come se fosse la cosa più naturale al mondo, ricomincio a parlare. «Avevo 11 anni, mia madre ne aveva solo 32, si chiamava Anita e mi somigliava in maniera impressionante. Quell'incendio mi ha portato via metà del mio cuore, ero così traumatizzata da quell'evento che per due anni, non ho più parlato. Solo grazie all'amore dei miei nonni materni e di un mio caro cugino, ho ritrovato la gioia di vivere. Nina, loro sono tutta la mia vita. Si sono presi cura di me e mi hanno accudita come solo un genitore sa fare ed è con loro che ho vissuto tutti questi anni.»

Nina mi accarezza la guancia «Lara, ma tuo padre?» mi fa la domanda che non avrei mai voluto ricevere.

 Il cuore comincia a palpitarmi così forte e mi sale la paura che possa sentirmi male da un momento all'altro. «Non voglio parlare di mio padre, scusami.»

Nina forse resasi conto della mia reazione si alza e mi porge la mano cambiando discorso immediatamente. «Su tesoro, vieni con me. Devi aiutarmi a scegliere un outfit, devo essere splendida per Mark»

Le afferro la mano e la seguo nella sua stanza. «Può bastare anche un pigiama al contrario, ti sei vista?» E non scherzo quando lo dico, Nina è di una bellezza particolare, i suoi colori chiari e quei lineamenti esotici le danno un fascino incredibile. Si vede chiaramente che la sua è una bellezza mista, padre inglese e mamma spagnola.

«Si tesoro, mi vedo tutti i giorni, ma oggi per me è un giorno importante per cui diamoci una mossa» mi dice, mettendo in risalto la sua poca modestia.

Passiamo i successivi trenta minuti a scegliere cosa avrebbe indossato, optando alla fine per un vestitino con scollo a barca bianco che le arrivava appena sopra il ginocchio abbinato ad un cinturino, un paio di stivaletti e una giacchetta di pelle, tutto rigorosamente nero, i capelli ha deciso di lasciarli al naturale così come il trucco, solo un po' di mascara e gloss neutro... è bellissima.

«Sono pronta tesoro, io volo via, sono in ritardo pazzesco.»

«Corri e spera che quel ragazzo abbia pazienza» le dico scherzandoci sopra e lei come risposta, mi lancia un bacio volante e si precipita fuori come una catapulta. 

Oggi ho passato un pomeriggio intero a pulire sul pulito, volevo uscire ma non sapevo dove andare, devo assolutamente trovarmi un hobby, non posso sempre correre. Nina è rientrata dopo qualche ora e pareva stesse fluttuando su una nuvola, mi ha raccontato di come l'appuntamento fosse stato fantastico, di come Mark fosse fantastico e di quanto insieme fossero fantastici, insomma diabete allo stato puro. Comunque a parte tutto, sono felicissima per lei, se lo merita. 

Decido di andare prima al lavoro, devo ancora sistemare l'ufficio del capo, dato che ieri, dopo averlo beccato in quella situazione poco consona, ho rimandato per causa di forza maggiore.  Appena arrivata, dopo aver preso il materiale necessario per la pulizia, vado dritta nel suo ufficio e solo Dio sa quanto sto pregando per far si che tutto vada bene e soprattutto di non trovarmi ancora una volta, sul set di un film porno. Santa Rosalia, aiutami tu.

Mi avvicino alla porta e busso tre volte per sicurezza. Dopo essermi accertata che la via è libera,  entro lasciandola aperta a e comincio a pulire il tutto più veloce che posso. Questo ufficio è uno stress, troppo vetro, troppo cristallo e troppi oggetti preziosi, soprattutto se a pulirli è un'imbranata come me. 

Proprio mentre sto per rimettere a posto la riproduzione del Big Ben in cristallo, una voce alle mie spalle mi fa sussultare.

«Ciao, scusa per caso...»

Tanto è lo spavento che il povero oggetto mi sfugge dalle mani precipitando rovinosamente per terra, riducendosi in mille pezzi. Ecco appunto! Devo smettere di portarmi sfiga da sola.

Mi abbasso sulle ginocchia e afferro la parte più grande dell'oggetto sconvolta. «Oh no! Dio mio no! Come diavolo faccio ad essere così imbranata, ne faccio una al giorno.Ora chi lo sente? Porca paletta!» Alzo la testa verso l'autore del mio disastro e non riconoscendolo lo guardo un po' stranita. «E tu chi sei?»

Il ragazzo dalla carnagione mulatta, mi si avvicina e si piega nella mia stessa posizione e cerca di aiutarmi a raccogliere i pezzi. «Cavolo, mi spiace non volevo spaventarti»

Alzo lo sguardo dal pavimento e lo guardo male. «Certo, perché comparire alle spalle di una persona a sua insaputa, quando il locale è chiaramente chiuso, ti pare una cosa normale? Adesso come faccio? E comunque ancora non mi hai detto chi sei.» Mi alzo e incrocio le braccia sotto il seno.

Lui mi segue a ruota e mi porge la mano  «Hai ragione, mi chiamo Raoul, sono il nuovo dj piacere di conoscerti. Comunque, mi sono permesso di entrare solo perché ho trovato la porta aperta.»

Ancora una volta è colpa mia, ho dimenticato di chiudere la porta. Se al suo posto ci fosse stato un maniaco a quest'ora la situazione sarebbe precipitata. Aspetta! Non sarà un maniaco vero? Gli stringo la mano per educazione, ma la voglia di incollarlo al soffitto è paragonabile alla voglia che aveva Jack, di uccidere Rose, per non avergli fatto spazio su quella tavola quando il Titanic è affondato. Ma che razza di paragone è? «Piacere io sono Lara, la cameriera combina guai, di questo posto.»

Raoul, mi mostra il suo bianchissimo sorriso per poi grattarsi la testa «Non è colpa tua, sono stato io a spaventarti. Comunque son venuto prima perché ho molta roba da montare e non volevo farlo a serata iniziata»

«Si, hai fatto bene!» parlo con lui, ma continuo a vedere tutti questi pezzetti di cristallo sotto i piedi con la folle speranza che forse, se ci spero davvero, l'oggetto si sistemerà da solo, ma il ragazzo richiama la mia attenzione.

«Sono consapevole di aver fatto anche troppo questa sera, ma purtroppo devo chiederti gentilmente di indicarmi il punto dove devo posizionarmi»

Dire che hai fatto troppo è poco. Poco come... No Lara, basta con i paragoni per stasera.«Ah si,  scusa hai ragione, ti accompagno e poi vengo a ripulire il casino che ho combinato»

«Grazie e scusami ancora, davvero, non era mia intenzione.»

Penso che le sue scuse possa mettersele in un posto lontano dalla luce del sole ma cerco di essere educata, d'altronde è il suo primo giorno e non sarebbe carino da parte mia. Raggiungiamo così il palco posto nella sala principale. «Ecco quello lì è il tuo posto, puoi montare tutto quello che ti serve, se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi, ma ti prego... non sbucare all'improvviso, come avrai ben capito sono una tipa sensibile.»

Raoul ride e devo ammettere che è proprio un bel ragazzo, dai lineamenti e dal suo accento, pare che abbia origini latine. «Stai tranquilla, te lo prometto, ci vediamo dopo Lara.» Mi fa un occhiolino e dopo esserci scambiati un altro sorriso, mi dirigo nell'ufficio per ripulire tutto quel casino. 

Appena varco la soglia della porta, mi pietrifico sul posto. Nathan mi da le spalle in tutta la sua predominanza, ha la testa puntata verso il basso e non si muove, pare sia entrato in uno stato catatonico. Vuoi vedere che ho rotto un ricordo della bisnonna della sua bisnonna? O una delle sue cose preferite? Morirò, Dio prendimi tu, prima che lo faccia lui.

«Ehm, signor Silver, sono stata io» dico con voce titubante.

Come un gatto con le zucchine, si gira di scatto e mi osserva intensamente ed io presa dal panico continuo a parlare «stavo pulendo, ero soprappensiero e non ho sentito arrivare il nuovo dj, mi sono spaventata e mi è sfuggito di mano.»

Continua a guardarmi senza parlare e sento il panico montarmi crescere dentro di me. Sono incinta dell'ansia.«Le ripagherò il danno o può scalarmelo dallo stipendio, ripulirò tutto.»

Mentre continuo a parlare senza sosta lo vedo avvicinarsi, sembra un felino che ha puntato la sua preda.«Sono così dispiaciuta, probabilmente era un oggetto al quale era legato ed io come una sprovveduta l'ho distrutto.>>

Altri passi verso me ed automaticamente mi viene da retrocedere. Non riesco a decifrare la sua espressione, è completamente apatico, ma quegli occhi sono così intensi da sciogliermi l'anima.«Io davvero, sono mortificata, da quando ci siamo incontrati non ho fatto altro che...» Nel frattempo ho raggiunto la parete di vetro con la schiena. «Vuole licenziarmi vero?Io...»

Non so in che modo, ma all'improvviso mi ritrovo con i polsi stretti e sollevati sopra la testa, ed il suo corpo incastrato al mio, succede tutto cosi velocemente da restarne spiazzata.«Lara stai zitta!»

Poggia una mano sulle mie labbra, mentre l'altra scende sul mio fianco. Mi manca il respiro, sembro un ebete, il mio cervello non lancia più segnali al mio corpo, ho voglia di scappare e baciarlo allo stesso tempo. Ma che dico, la voglia di baciarlo è nettamente superiore, così non so per quale botta di adrenalina, mi spingo contro le sue labbra e lo faccio. Lui se pur all'inizio un po' sorpreso in un attimo intensifica la stretta e schiude le labbra cercando l'accesso nella mia bocca con la sua lingua. Mi afferra dalle cosce nude e mi posiziona sopra i suoi fianchi come fossi una bambola leggerissima e dopo aver chiuso la porta si dirige verso il divano di pelle bianco posto al centro della stanza e in un attimo ci troviamo uno sopra l'altro cosi stretti da sembrare una cosa  sola.

«Lara, ti voglio e non puoi capire quanto.» Appena finisce la frase, comincia a sbottonarmi la camicetta per poi incantarsi sui miei seni. 

Lara cosa diavolo stai facendo? Solo ieri stava per fare sesso con la rossa sul tavolo li vicino. Ignoro la mia coscienza, anche se ha tutte le ragioni del mondo.

«Non ho mai visto nulla di più bello» mi dice con voce profonda. 

Fa scorrere la mano dal mio viso per poi scendere dal collo fino a raggiungere il mio seno destro. Mi guarda in una maniera che è difficile anche solo da spiegare e senza farmi fare mente locale lo stringe con una certa forza. 

«Oh Nathan, io... io...» Tu cosa? Ormai sei diventata la sua preda. 

Non mi lascia continuare, chiude ancora la mia bocca con un bacio ed io so che è sbagliato, so che domani probabilmente me ne pentirò, ma in questo momento sono così su di giri da non riuscire a ragionare. Ce ne siamo accorti. 

Sento le sue mani ovunque, il suo respiro che mi accarezza la pelle... è tutto perfetto ed io sono pronta a concedermi a lui, pronta a mandare al diavolo ogni sorta di volontà passata. 

«Bene, bene, bene cosa abbiamo qui?» una voce estranea ci sorprende e in un attimo Nathan è in piedi, provocando tanto freddo al mio corpo.

Mi alzo anche io di scatto ed i miei occhi si scontrano con quelli verdi di Sarah che mi fissa con uno sguardo infastidito. Io, imbarazzata al massimo comincio ad agganciarmi la camicia e sento la vergogna prendere possesso del mio corpo.

«Cazzo Sarah, che diamine ci fai qui? Non sei capace di bussare?» contiene a malapena le urla Nathan.

«Beh siamo uno ad uno , ieri ero io mezza nuda tra le tue braccia e lei ci ha interrotti sul più bello. Questo lo chiamo fato»

Pel di carota, stringe le braccia sotto il seno e continua a fissarmi, ma questa volta è un sorriso macabro ad ornarle il viso. Come se la mia umiliazione non fosse già abbastanza, mi sta facendo chiaramente capire, che io sono una delle tante per lui.

«Sarah vattene!» ringhia Nathan ed io sento gli occhi che sono sull'orlo di uno tsunami. 

«Oh povera piccola. Cosa ti aspettavi? Che una semplice cameriera come te, fosse speciale per un uomo come Nathan? Dì la verità... già ti vedevi  sistemata, mantenuta e piena di soldi» la rossa, più caparbia che mai, aumenta il carico della cattiveria. 

Nathan è davvero arrabbiato, ma io, con giusta ragione, lo sono decisamente molto di più perché prima che lui potesse cominciare ad attaccarla mi sono avvicinata a lei e sono esplosa come una dinamite. « Io non ho bisogno dei suoi soldi. Tu non mi conosci, non sai  niente di m,  per cui taci! Mi critichi tanto e tu invece? Credi di essere migliore di me? Sei solo una sanguisuga che non fa altro che stargli addosso, vieni qui tutte le sere con il solo scopo di portartelo a letto. Sarò anche stata solo un passatempo per lui, ma a differenza tua non me lo sono andata a cercare, è capitato. Te lo dico una sola volta, non permetterti mai più di giudicarmi senza conoscermi altrimenti avrai pane per i tuoi denti» dico tutto d'un fiato tirando fuori tutta la mia rabbia, mi alzo e vado via senza guardare in faccia nessuno. Quando sono sulla soglia della porta sento Nathan seguirmi ma prima che possa farlo, mi volto e con la mano alzata  interrompo ogni suo tentativo di conversazione o spiegazioni varie. «Nathan no, non ora. Vorrei andare a casa, ti prego ho bisogno di andare a casa. Lascia che prenda questa serata libera, la recupererò durante il mio giorno libero, non riuscirei neanche a far nulla per cui sarei inutile, ti prego.>>

Mi guarda e nel suo sguardo leggo una sorta di inquietudine. Distolgo lo sguardo perché non riesco neanche a guardarlo, mi sento troppo umiliata in questo momento. «Promettimi che mi darai modo di parlarti, per favore.»

Non cosa rispondere ma al momento annuire è l'unica cosa che mi permetterà di uscire da questa stanza il più velocemente possibile. Esco come una furia dall'ufficio e altrettanto velocemente dal Silver. Ho bisogno di evadere da questo posto. Mai in vita mia mi ero sentita così stupida, così sporca.

 Mi infilo dritta nel primo taxi che ho trovato e mi dirigo verso casa. Mando un messaggio a Nina dove le dico di stare tranquilla, le scrivo che sono andata via perché non mi ero sentita molto bene e che ci saremmo viste a casa. Manca solo che pensi che mi abbiano rapita.

Quello che sarebbe potuto essere uno dei momenti più belli della mia vita si è trasformato in un perfetto casino.


ANGOLO AUTRICE:

CAPITOLO REVISIONATO IN DATA 05/09/2018

Ciao ragazziiiiiii, come promesso ecco il nuovo capitolo,cosa ne pensate? Anche voi come me state cominciando ad odiare Sarah? Cosa credete succederà quando Nathan proverà a parlare con Lara di tutto quello che è successo tra di loro?
Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento e se vi va lasciatemi una stellina vi saluto un bacione grande alla prossima avventura, o meglio sventura 😂😂😂😂

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