50.LA VOCE DEL PECCATO🔶

ATTENZIONE!!!
IN QUESTO CAPITOLO C'È LA PRESENZA DI SCENE CHE POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ, NON LEGGERE SE FACILMENTE IMPRESSIONABILI, PER CHI CONTINUERÀ LA LETTURA INVECE, NON DIMENTICATE L'ANGOLO AUTRICE.

NATHAN POV
La polizia maledizione, mancava solo quella. Il pensiero che stiano facendo del male a Lara mi sta uccidendo vivo, il pensiero che l'aver chiamato la polizia possa peggiorare la situazione, mi sta distruggendo. Sono una mina vagante, un uomo perso che è così tanto arrabbiato da non riuscire neanche a ragionare. Ho bombardato di telefonate Carl e mio padre, ma nessuno mi ha risposto. Sono andata a cercarlo in ogni posto in cui quegli esseri organizzano le loro riunioni più importanti, ma niente di niente. È sparita nel nulla, ma giuro su Dio che se l'hanno anche solo sfiorata io li ucciderò, si per lei sarei disposto a sporcarmi le mani di sangue... un'altra volta. Lei non lo sa, ma ho cominciato a farle male ancor prima che ci conoscessimo e non riuscirò mai a perdonarmelo.

Sono passate quasi ventiquattro ore da quel maledetto messaggio, da quel maledetto video ricevuto da quei bastardi e non sono riuscito a chiudere mezzo occhio e insieme a me anche i miei collaboratori, compreso Alan che non ha fatto altro che lavorare sulle intercettazioni dei loro telefoni, ma i bastardi non l'hanno mai acceso, sanno benissimo come funzionano queste cose, sono preparati...

«Alan ancora nulla?»

Alan scuote la testa in segno di negazione. Siamo nel mio ufficio e continuo a passare da un computer all'altro, con la speranza di avere qualche notizia e proprio mentre sono sull'orlo della disperazione il campanello di casa suona, il che è molto strano, poiché il mio portiere non lascia passare nessuno che non conosca. Senza perdere un secondo corro alla porta e apro di getto, trovandomi di fronte una delle espressioni più incazzate che io abbia mai visto. Non faccio in tempo ad aprir bocca che le sue mani afferrano la mia maglietta e mi spingono all'interno dell'appartamento...

«Dov'è Lara?»

Enrico con una forza che credevo non possedesse mi spinge contro la parete del salone e mi tiene fermo, non smettendo un solo attimo di bruciarmi con gli occhi.Alzo le mani e lo strattono con forza da me, ricambiando il suo sguardo di odio ed è in quel momento che alle sue spalle vedo entrare la nonna di Lara accompagnata da altri due uomini. Clarissa mi guarda e nei suoi occhi leggo la disperazione, la paura cronica che si legge nelle persone che nella vita ne hanno passate tante. Torno a guardare i due uomini che hanno appena superato l'arco della porta e quando incrocio lo sguardo di uno dei due, mi si blocca il respiro...

«Alessandro?»

Tutti i presenti della stanza, sconvolti si voltano verso di lui, per cercare di capire, dopo aver assottigliato lo sguardo, l'uomo si avvicina a me con cautela...

«Nathan?»

Questa è la certezza che forse non avrei voluto avere. Quest'uomo è il padre di Lara. In tutta la mia vita l'avrò visto tre volte e l'ultima risale a dieci anni fa, io ero diverso, ero solo un ragazzino di diciotto anni, ma a quanto pare devo essergli rimasto impresso nella testa. Forse perché ero un ragazzo triste, forse perché cercavo di sfuggire al destino che mi era stato riservato dalla nascita e lui, nonostante in parte fosse immischiato in questa situazione, un po' mi somigliava, nel senso che era finito in qualcosa in cui non aveva altra scelta e poi non è riuscito ad uscirne in tempo, perché infondo una volta che entri all'inferno, non puoi più uscirne, o almeno, non puoi farlo pulito.

«Tu... dov'è mia figlia, cosa le avete fatto?»

Si avvicina in maniera poco amichevole, ma viene bloccato dal secondo uomo, che dall'arma che possiede, deduco essere un altro poliziotto. Clarissa, restata in silenzio finora, mi si avvicina titubante per poi fermasi a qualche centimetro di distanza. Solleva una mano verso il mio  viso e mi lascia una carezza delicata...

«Nathan, ti prego, dimmi dove si trova la mia bambina»

I suoi occhi sono carichi di lacrime che sta tentando invano di non far fuoriuscire e mi si spezza il cuore nel vederla così...

«Io non lo so... non le farei mai del male...»

«Lo so figliolo, lo so, ma se davvero non sai nulla, devi aiutarci... ti prego»

Alessandro cerca di sottrarsi dalla presa del poliziotto con un'ira inaudita, ma viene trattenuto se pur con fatica...

«Non le faresti mai del male? Sei il figlio del diavolo tu, ovunque voi passiate la gente muore»

Mi guarda con un odio che giustifico completamente, ha tutte le ragioni di questo mondo, per colpa nostra ha perso così tanto... Lara ha perso così tanto.

Enrico, più confuso che mai, si avvicina al padre di Lara e lo afferra dalle spalle...

«Cosa stai dicendo?Di cosa diavolo stai parlando?»

Alessandro che ha ancora gli occhi inchiodati ai miei, devia lo sguardo per incontrare quelli di Enrico, più confusi che mai...

«Tu non sai niente?Hai permesso che quest'uomo entrasse nella vita di mia figlia con questa facilità assurda?»

«Giuro che se non parli ti rispedisco in Italia con il primo aereo»

Stringe i punti e torna a guardarmi con tutto l'odio che ha in corpo...

«Quell'uomo è il figlio di Benito Ruggeri»

Il silenzio che invade la stanza ha del surreale, Enrico mi guarda con sdegno, Clarissa pare sconvolta dalla notizia ed io nel sentire il nome con il quale era conosciuto mio padre in Italia, mi lascio andare ad un verso di rabbia.

«Non è possibile, io ho controllato... io ho tutti i documenti ufficiali che lo riguardano e nulla, dico  nulla mi ha fatto mai dubitare di questa possibilità. Come cazzo è possibile?»

Enrico sembra disperato, ma non è colpa sua. E' logico che non risulti nulla, quella cosca non è solo crudele, sono anche molto intelligenti e ha a disposizione servizi e conoscenze che farebbero un baffo alla C.I.A...

«Il vero nome di mio padre è Ben Silver ed io sono suo figlio ed è anche vero che in Italia era conosciuto con quel nome, un nome completamente inventato. Mio padre con l'Italia non aveva niente in comune, la sua sfortuna è stata quella di conoscere Carl Mayer, lui appartiene alla famiglia De Vincentis, sua madre era la figlia dello storico boss Calogero De Vincentis e lui come suo primo nipote ne ha preso le veci. Suo padre era inglese, ma per amore di sua moglie si è trasferito in Italia, non ha mai voluto far parte di tutta quella merda, si è sempre rifiutato di farne parte e fino al giorno che fù brutalmente assassinato, anche Carl si teneva alla larga da tutto. Il padre lo aveva mandato a studiare in Inghilterra e ci risiedeva permanentemente. Proprio in quel periodo conobbe mio padre...»

Non so per quale motivo mi sto sfogando con questa gente in questo modo, ma in un certo senso spero che rivelandogli ogni cosa mi possano dare la fiducia necessaria per lasciarmi trovare Lara...

«Quando arrivò la notizia della morte del padre, aveva poco più di diciotto anni e la prese così male che decise di tornare in Italia, si fece accompagnare da mio padre e loro sotto l'aiuto del nonno e degli zii di Carl son diventati quello che ora sono. Hanno cancellato ogni traccia, si sono fatti una vita nuova, una vita della quale non andare orgogliosi. Mio padre ha conosciuto mia madre e quando hanno scoperto che lei fosse incinta, hanno deciso di tornare qui a Londra, o meglio mia madre ha insistito. Riprese la sua vecchia identità, o meglio le ha sempre utilizzate entrambe un po' come Mr Jekyll e Mr Hyde. Qui era conosciuto come un famoso imprenditore, in Italia era temuto come un famigerato Boss«

Clarissa sconvolta da tutte queste dichiarazioni, sbianca in viso e sono sicuro che non si stia sentendo molto bene. Senza dare allarmismi si siede sul divano e comincia a fare dei respiri profondi per tranquillizzarsi...

«Avanti continua»

Il padre di Lara interviene con i denti stretti, ma io non ci faccio caso e continuo il mio racconto...

«Io fino ai miei diciotto anni non ero mai stato in Italia, mia madre mi ha tenuto lontano il più possibile dagli affari loschi di mio padre, non voleva che intraprendessi la sua stessa strada, ma io ero solo un ragazzino... un ragazzino alle prime esperienze, un ragazzino con poca personalità che ricercava l'attenzione del padre con tutto se stesso, ma questa non arrivava mai, almeno finché un giorno non accettai di seguirlo in Italia per uno dei suoi affari. Li per la prima volta vidi gli occhi di mio padre orgogliosi di me e quelli di mia madre per la prima volta delusi»

Ricordo ancora quello sguardo e mi maledico ancora oggi per averla ferita in quel modo...

«Ovviamente mi pentii quasi subito della scelta che presi, ma non potevo deludere mio padre e poi non ero solo, sono cresciuto con il figlio di Carl e con lui iniziai questo inserimento nell'inferno. Se io ero insicuro, c'era lui che aveva la sicurezza necessaria per entrambi. Carl aveva cresciuto Jason istigandolo alla violenza, gli aveva raccontato della morte di suo nonno avvenuta per mano di altre famiglie e la prese come una questione di orgoglio. Nonostante questo era un buon amico, mi supportava nei momenti difficili, solo che non era in grado di disobbedire al padre, qualsiasi cosa lui dicesse era legge»

Enrico fino ad oggi ha sempre dimostrato sicurezza in se stesso, ma in questo momento sembra nella confusione più totale, ed io lo capisco, da dieci anni non fa che proteggere questa famiglia, non ha fatto altro che tenere lontane le tenebre e non si è reso conto che le aveva proprio sotto il naso, che io per qualche scherzo del destino, appartengo a quanto di più brutto abbia colpito questa famiglia. Mi stacco da questa parete e mi avvicino a Clarissa, che in questo momento sono sicura sia la più sconvolta in questa casa. Ho bisogno di dirle tutta la verità, ho bisogno di liberarmi da tutto questo peso...

«Un giorno di dieci anni fa, ordinò al figlio di compiere un'azione tremenda, un azione che è andata peggio di quello che doveva essere...»

«Capo abbiamo localizzato il telefono di suo padre»

Vengo interrotto dalla voce allarmata di Alan che entrando nella stanza si rende conto troppo tardi della presenza di tutta quella gente. Senza pensarci più di tanto a grandi falcate raggiungo il mio ufficio e mi avvicino al suo computer dove il segnale del gps lampeggia...

«Cazzo come ho fatto a non pensarci»

Vorrei prendermi a pugni per non averci pensato prima, avrebbe dovuto essere il primo posto al quale avrei dovuto pensare. Il palazzo in demolizione di Carl, un luogo perfetto dove passare inosservati, nessuno entrerebbe in un palazzo che sta cadendo a pezzi. Mi alzo di scatto e senza pensarci più di tanto dopo aver afferrato giacca e telefono, mi avvio verso la porta, ma vengo trattenuto ancora una volta da Enrico...

«Tu non vai da nessuna parte, dammi subito quel cazzo di indirizzo, Nicola ammanettalo»

Il secondo poliziotto si avvicina a me ed estrae le manette, ma io in uno scatto veloce ribalto la situazione, spingendo Enrico contro la parete...

«Ascoltami bene, Lara è in pericolo ed io voglio salvarla, questa per me è la cosa essenziale in questo momento. Voi non conoscete il posto e soprattutto non sapete far ragionare mio padre, la mettereste ancora di più in pericolo. Lasciate che io la salvi e poi potrete fare di me quel che volete, ma vi prego non rischiamo di perderla. Cazzo dovete fidarvi di me anche se è difficile...

Enrico per la prima volta sembra ragionare sulla situazione e invece di insistere, lascia scivolare via le sue mani, che fino a poco prima erano avvinghiate alla mia maglietta. Colto il messaggio mi volto in direzione della porta e parto spedito, almeno finché l'agente non mi si piazza davanti...

«Togliti dai coglioni e fammi passare»

Il tizio che dovrebbe chiamarsi Nicola pare non abbia la minima intenzione di spostarsi...

«Nicola fallo passare»

Con titubanza si sposta di lato ed io raggiungo la porta per poi voltarmi solo un attimo per incontrare lo sguardo di Clarissa...

«Ti riporterò Lara, sana e salva»

Lei annuisce debolmente ed io corro verso la speranza di riuscire a salvarla, di riuscire a fare qualcosa di positivo nella mia vita.
Se così non fosse ne morirei.

LARA POV
Niente ha più importanza nella mia vita, niente merita di occupare i miei pensieri che non sia mio figlio, che non sia la speranza, che per qualche miracolo, il mio bambino ci sia ancora...

«Dottore?»

Una volta messa una coperta pulita sulle mie gambe alza lo sguardo verso il mio e sinceramente non saprei decifrarlo, pare una lastra di ghiaccio senza sentimenti, il che mi spaventa maggiormente...

«Signorina l'emorragia si è fermata, ma non posso dirle se è tutto a posto, non ho l'attrezzatura adeguata»

Stringo i pugni e cerco di mantenere un contegno, cerco di non arrabbiarmi ancora di più, rischierei solo di peggiorare la situazione...

«Dottore io potrei morire e lei non può permetterlo, mio figlio potrebbe morire o è già morto, lei deve portarmi via da questo inferno»

Il dottore pare pensare alle mie parole e per la prima volta vedo passare sul suo viso un lampo di umanità...

«Signorina come si sente sapendo che il suo bambino è in pericolo?»

Resto sconvolta da questa sua domanda e provo a ricacciare dentro le lacrime...

«Lo capisco dal suo sguardo, non ha bisogno di parlare. Allora immagini me, ho due bambini, non posso rischiare che li sia fatto del male, cerchi di capirmi»

Dice tutto con un tono di voce che faccio quasi fatica a sentire, ma non ho il tempo di rispondere, perché Ben rientra nella stanza con un sacchetto tra le mani...

«Allora dottore?»

Il dottore gli si avvicina lentamente e lo guarda negli occhi...

«La situazione è più grave di quello che sembra, ha bisogno di andare in ospedale il prima possibile. Non è in pericolo solo la vita del bambino, ma anche la sua»

Ben sembra stanco e ogni sorta di atteggiamento intimidatorio è sparito dal suo viso, annuisce al medico e si avvicina a me porgendomi il sacchetto, dove al suo interno intravedo una tuta pulita. Mi si avvicina quel poco che basta per sussurrarmi qualcosa alle orecchie...

«Ce la farete»

O almeno è quello che mi è sembrato di sentire...

«Riesci a cambiarti da sola?»

Annuisco anche perché non saprei cos'altro fare, anche se sono debole non posso subire anche l'umiliazione di farmi vedere nuda da lui. Escono dalla stanza e mi lasciano sola. Con fatica e con il rischio di svenire, mi sono cambiata e ho aspettato non so quanto tempo, prima che Ben ritornasse nella stanza, tempo in cui non ho fatto altro che piangere...

«Smettila di piangere, non risolverai la situazione»

Ecco tornato l'uomo di ghiaccio, per un solo momento mi ero illusa che quest'uomo fosse capace di provare dei sentimenti, ma a quanto pare mi sono sbagliata...

«Ben che cosa vi ho fatto? Perché mi tenete rinchiusa qui? Lasciami andare in ospedale ti prego, questo bambino è pur sempre tuo nipote»

Un leggero movimento sul suo viso mi fa capire che ho toccato un tasto duro per lui...

«Fai silenzio, ormai dovrebbe essere vicino»

Chi vicino? Sta parlando di Carl, quell'uomo non ha un cuore, mi lascerà morire sicuramente. Continuo a idearmi nella mente gli scenari più inquietanti, almeno finché una sagoma armata non fa irruzione nella stanza , puntando la pistola nella direzione di Ben. Io sono all'angolo della stanza rannicchiata e ho paura, così abbasso la testa e stringo le ginocchia al petto...

«Lei dov'è?»

Quella voce risuona nella mia testa come una melodia, quella voce per me è salvezza. Nell'oscurità della stanza non si è reso conto di me, almeno finché Ben non mi indica con un cenno della testa...

«Devi portarla subito in ospedale»

«Cosa le avete fatto?»

Nathan si avvicina di un passo al padre e posa la pistola all'altezza del suo cuore...

«Io niente, adesso devi fare presto figliolo, Carl non tarderà molto ad arrivare»

Senza farselo ripetere due volte si avvicina a passo svelto nella mia direzione e si piega alla mia altezza...

«Na..NAthan?»

Avvicina la fronte alla mia e mi stringe tra le sue braccia in un modo così protettivo da far crollare ogni sorta di barriera e così scoppio in un pianto liberatorio...

«E' tutto finito Lara, ora torniamo a casa»

Gli lego le braccia al collo e lo stringo a me così forte da provare dolore io stessa. Lui approfittandone della posizione, mi solleva e se pur con fatica riesco a tenermi in piedi. Il suo braccio sorregge la mia vita e la mia mano legata al suo collo mi da l'equilibrio necessario. Superiamo Ben e ci fermiamo un solo secondo, dove Nathan incontra gli occhi del padre...

«Grazie»

E' stato un leggero sussurro, ma quel grazie so di certo che per lui ha significato più di qualsiasi cosa. Usciti dalla stanza ci ritroviamo in quella che per me fino a poche ore fa è stata una prigione. Noto con la coda dell'occhio Trevor sul pavimento, probabilmente uno dei due deve averlo colpito per far si che Nathan entrasse. A passo rallentato, per colpa della mia situazione attuale, ci dirigiamo verso quella che dovrebbe essere l'uscita, ma dalle scale spunta la figura di Carl armato anche lui di una pistola...

«Bene, bene, bene... chi abbiamo qui? il principe è venuto a salvare la sua amata?»

Nathan retrocede di un paio di passi, non lasciandomi andare, mentre con l'altra mano punta anche lui la pistola contro il suo nemico...

«Carl, togliti di mezzo e lasciaci passare»

Ho una brutta sensazione ed il mio stato attuale non fa altro che peggiorare la mia inquietudine...

«Andate già via? Senza neanche salutare o fare una chiacchierata?»

Ben che era alle nostre spalle, ci affianca, puntando anch'esso la pistola nella direzione di Carl...

«Carl è finita, lasciali andare»

La crudeltà di quell'uomo arriva a livelli mai conosciuti prima, si lascia andare a una risata di puro gusto per poi tornare a guardarci con più sfida di prima...

«Papà e figlio che passano dalla parte del nemico, per cosa? per amore? Il figlio ama lei, il padre ama il figlio, che scenetta adorabile ragazzi. Ma tu Lara sei sicura di andare via? Sicura di non voler sapere la verità sulla tua vita?... su tua madre?»

La presa di Nathan aumenta sul mio fianco, ma sentire un chiaro riferimento a mia madre fa partire ogni sorta di allarme nel mio corpo...

«Stai zitto o ti uccido»

Alzo lo sguardo verso di lui e incontro sul suo viso un'espressione così cattiva da aver dubitato per un solo secondo che al mio fianco non ci fosse il Nathan che conosco. Cosa sanno di mia madre? Chi è tutta questa gente?...

«Nathan, avanti sii un pochino più educato... Lara vorrà sapere vero tesoro?»

Restiamo tutti in silenzio, ma sento la tensione crescere sempre di più...

«Oh Anita, che donna magnifica, una bellezza rara... proprio come te»

Non so con quale forza, mi divincolo da Nathan e faccio un passo verso di lui...

«Cosa c'entra mia madre? Chi siete voi?»

Guardo ad uno ad uno gli uomini presenti nella stanza e se nel viso di Carl vedo soddisfazione, in quelli di Nathan e Ben leggo paura...

«Oh povera piccola, sei confusa? Guarda il discorso è semplice...»

La pistola che fino a un secondo fa teneva puntata su Nathan adesso è rivolta completamente verso di me...

«...Nathan ha ucciso tua madre»

Poche parole che pesano più di un macigno al petto. La mia attenzione ora è rivolta tutta al profilo dell'uomo che ho di fianco, che pare non abbia la minima intenzione di guardarmi, anzi serra la mascella e se possibile guarda Carl con ancora più odio...

«Co...cosa... cosa sta dicendo?»

La voce mi trema e questo non fa che attirare tutta l'attenzione di Nathan che finalmente fa scontrare i suoi occhi con i miei...

«Hai capito bene Clarissa, Il tuo fidanzato ha ucciso tua madre»

«STAI ZITTO CAZZO»

Il suo urlo fa spaventare anche me, che istintivamente faccio un passo per allontanarmi da lui...

«Avanti Nathan, non tergiversare, racconta a Lara quello che hai fatto»

«IO TI UCCIDO, L'HAI CAPITO CHE TI UCCIDO?»

Qui nessuno muore se prima non mi spiegano questo immenso casino. Torno vicino a Nathan e gli afferro il braccio libero tra le mani, riguadagnandomi tutta la sua attenzione...

«Cosa sta dicendo? Tu non puoi aver ucciso mia madre, non la conosci neanche, non è vero? ti prego dimmi che non è vero»

Il suo sguardo sembra ferito e questo non fa che aumentare il dubbio che lui sia implicato nell'omicidio di mia madre...

«Figliolo devi dirglielo»

Ben alle mie spalle incita il figlio a parlarmi e Nathan con fatica pare cedere...

«Io non ho ucciso tua madre, ma ho collaborato con chi l'ha fatto»

Dire che mi si sia fermato il cuore in questo momento è dire poco, lo guardo, ma non vedo più l'uomo del quale sono innamorata, vedo uno sconosciuto, un estraneo che mi sta confessando la cosa più orribile al mondo per me. Comincio a scuotere la testa e mi allontano da lui di qualche passo...

«CHE STAI DICENDO? DITEMI CHE è UN INCUBO VI PREGO»

Le palpitazioni mi aumentano a livelli esponenziali, ho paura, ma voglio sapere tutto...

«Ero un ragazzino Lara, non sapevo quello che stavo facendo, voi non dovevate essere in quella casa..»

Ditemi che sto davvero sognando, che tutto questo non sta succedendo davvero...

«... dovevate essere a casa dai cugini di Carl per un brunch, noi dovevamo solo incendiare quella maledetta casa, dovevamo spaventare tuo padre, non avevamo idea che foste rimasti a casa»

Improvvisamente i ricordi mi tornano nella mente come un pugno dritto nello stomaco. Ricordo quel giorno come se fosse ieri, ricordo la mia influenza e mia madre che decise di non uscire, dovevamo andare dai De Vincentis e ora scopro che sono i cugini di Carl. Adesso Nathan mi guarda in un modo che non avevo mai sperimentato e per la prima volta da quando lo conosco, sono terrorizzata dalle sue pozze verdi...

«Co...cosa hai fatto?»

Ho paura della sua risposta, ma ormai voglio sapere tutto, anche a costo di morirne di dolore...

«Io guidavo, il figlio di Carl ha versato prima della benzina vicino alla porta d'ingresso secondaria e poi ha lanciato delle pietre ricoperte da pezze infiammate alle finestre. Io...io non volevo Lara, te lo giuro, fino all'ultimo secondo ho scongiurato Jason, di andare via, avevo una brutta sensazione, io...»

Fa un passo verso di me e io di conseguenza ne faccio uno indietro. Il nostro solito gioco, solo che questa volta non mi sto allontanando da qualcosa che potrebbe darmi piacere, ma da qualcosa che pian piano mi sta uccidendo...

«Tu... tu hai... com'è possibile, come diavolo è possibile?»

Mai e dico mai, ho visto tanta sofferenza sul viso di Nathan, ha addirittura abbassato la pistola per dare tutta la sua attenzione a me...

«CONTINUA NATHAN, DIGLI POI COSA è SUCCESSO»

L'urlo di Carl è carico di odio e Nathan per una frazione di secondo torna a guardarlo, per poi rivolgere nuovamente tutta la sua attenzione a me...

«Vi abbiamo visti uscire, eravamo parcheggiati appena fuori il cancello, abbiamo assistito all'esplosione...abbiamo assistito al tuo dolore»

Un flashback mi torna in mente, due ragazzini affiancati ad un auto, uno di loro sconvolto mentre l'altro cercava di trascinarlo via. Ho sempre creduto che fosse stata un'allucinazione, non ne ho mai parlato con nessuno e invece era vero e uno dei due ragazzi era il padre di mio figlio. Troppe emozioni, troppe rivelazioni pesanti, un giramento di testa mi fa finire contro il petto di Ben che mi sorregge senza pensarci...

«LARA»

Vedo Nathan avvicinarsi a me, ma lo blocco con un gesto della mano, non deve toccarmi...

«Stammi lontano, non toccarmi... tu... anche solo la tua voce mi fa male. Quella voce che ho tanto amato, non è altro che la voce del peccato, hai giocato con me, sapevi di aver ucciso mia madre e non mi hai detto nulla,  ti ho portato in casa mia e sei rimasto in silenzio, che razza di uomo sei?»

Nonostante in questo momento io ci veda rosso dalla rabbia, mi fa male rivolgermi a lui in questo modo, ma non posso farci nulla.

«L'ho fatto per proteggerti, l'ho scoperto quando siamo andati al cimitero in italia e avevo paura Lara, si avevo paura di perderti, avevo paura che mi avresti guardato proprio come stai facendo in questo momento, io non ho ucciso tua madre, non volevo neanche partecipare a quell'atrocità, non dovevate esserci, ma nonostante tutto, mi maledico ogni singolo giorno per quanto successo, anche prima di conoscerti, mi sono sempre punito, mi sono sempre privato della felicità, lo avevo fatto a te, a tuo padre e non potevo essere felice, non potevo godermi la vita, quando sapevo di averla distrutta ad un'intera famiglia»

La rigidità del viso di Nathan, viene sostituita da un'espressione fragile, vedo i suoi occhi per la prima volta velati di lacrime e nonostante tutto, mi viene un tuffo al cuore.

«COSA è SUCCESSO POI?»

È chiaro che Carl voglia arrivare ad un punto che non ha ancora raggiunto, ma io non so se sono in grado di reggere altre notizie come questa. Ben continua a sorreggermi, mentre con l'altra mano continua a puntare la pistola a Carl che invece la punta su Nathan.

«È successo che una volante della polizia ci ha scoperti, abbiamo corso tanto, ma eravamo spacciati, così Jason decise di fare un gesto altruistico, mi lasciò nella campagna e mi disse di nascondermi. Lui fu preso e arrestato e non fece mai il mio nome»

Carl più nervoso che mai fa due passi in avanti e stringe la pistola in maniera così forte che per un momento ho temuto che si potesse disintegrare sotto il suo tocco...

«COSA HA FATTO MIO FIGLIO POI?»

Anche Nathan stringe i pugni e sono convinta che il resto del discorso gli faccia ancora più male...

«Lui si è tolto la vita in carcere»

Un silenzio agghiacciante regna nella stanza, ora capisco l'odio di Carl, perdere un figlio deve essere la sensazione peggiore che si possa provare...

«Si, mio figlio si è ucciso perché non voleva finire il resto dei suoi giorni in galera. Avrebbe potuto avere uno sconto di pena consistente se avesse parlato, ma non l'ha mai voluto fare. Piuttosto che andare contro la famiglia, ha preferito togliersi di mezzo. IL MIO RAGAZZO è MORTO ANCHE PER COLPA TUA»

La pistola che fino a qualche secondo fa era puntata verso Nathan, ora è puntata completamente nella mia direzione e un moto di paura più forte di quello vissuto finora cresce dentro di me a dismisura...

«Si Clarissa, per colpa tua, o meglio di tuo padre. Se lui non avesse fatto il furbo con noi, se lui non ci avesse messo i bastoni tra le ruote, ora tu avresti la tua cara mamma e io mio figlio»

«TOGLILE LA PISTOLA DI DOSSO»

Una voce proviene dalle sue spalle e alzando la testa incontro una figura che non mi sarei mai aspettata. Carl senza smettere di puntarmi la pistola, si sposta di lato e fa si che l'uomo faccia qualche passo in avanti...

«Papà?»

Mio padre mi guarda e leggo dolore nel suo viso...

«Alessandro, ma quale piacere, come si sta fuori dal carcere dopo tutto questo tempo?»

«Carl, lascia stare mia figlia, il tuo problema sono io»

La risata che esce dal corpo di Carl è tutt'altro che piacevole, mi guarda come se fossi la sua preda preferita...

«Lasciatemi finire. Dicevo che è colpa tua perché hai giocato con il fuoco Alessandro, poi è colpa di Nathan perché ha lasciato che mio figlio si prendesse tutta la colpa e adesso ci si mette anche Ben, nel ruolo di traditore. Allora io ho pensato... quale modo migliore di far male a tutti i presenti in un gesto? Tu piccola sei sfortunata, ma uccidendo te, ucciderei dentro tuo padre e il tuo fidanzato bugiardo e di conseguenza Ben soffrirebbe per il figlio distrutto. Non sono un uomo intelligente?»

Senza darci il tempo di formulare la frase sblocca la sicura alla pistola e preme il grilletto ed io cado sul pavimento con le mani intente a coprirmi gli occhi. Altri spari piovono nella stanza e non ho il coraggio di aprire gli occhi . Non sento dolore, non è possibile, Carl mi ha sparata è possibile che non mi faccia male?

«PAPÀ»

L'urlo di Nathan è straziante ed io colpita dall'intensità di quella sola parola pronunciata mi libero la vista e quello che vedo mi lascia con il fiato sospeso. Il corpo di Ben avanti a me, disteso mentre Nathan prova a bloccargli l'emorragia. Mi ha salvata, quell'uomo ha preso il colpo al posto mio. Sono sconvolta, alzo lo sguardo e vedo il corpo di Carl sul pavimento circondato da una cascata di sangue. Vedo Enrico, mentre gli misura il polso e leggo il suo labiale mentre annuncia a quello che dovrebbe essere un suo collega che è morto.

«PAPà AVANTI SII FORTE, CHIAMATE UN'AMBULANZA VI PREGO»

Non ho il tempo di rispondere che le braccia di Enrico e di mio padre mi afferrano e mi trascinano via dal posto in cui ero, mi trascinano via dalla scena straziante di un figlio che sta per vedere morire suo padre...

ANGOLO AUTRICE:
09/07/2018
State ancora respirando? Io no. Per questo capitolo credo di aver perso tutto l'ossigeno che avevo in corpo. Vi prego ditemi che sono stata abbastanza chiara e che avete capito tutto. Dire che è stato difficile scriverlo è dire poco. Questo è il capitolo cardine del mio libro, qui ogni nodo è venuto al pettine, cosa ne pensate? Ma soprattutto, cosa credete che accadrà nei prossimi e ultimi capitoli? Fatemi sapere cosa ne pensate ragazzi con tanti commenti e se vi va, lasciatemi una stellina.
A proposito siete contenti del fatto che sto riuscendo ad aggiornare di nuovo ogni lunedì? Spero di si. Grazie anche questa settimana per le 70.500 visualizzazioni e le 6330 stelline. Chi l'avrebbe mai detto che avrei toccato addirittura la soglia dei 70.000?
Comunque io vi do appuntamento alla settimana prossima con un'altro toccante capitolo, non mancate. Siamo a -3+ l'epilogo.
Bacini, bacetti e bacioni da Dadda vostra ♥️😍♥️😍.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top