49. DOVETE TROVARLA 🔶
ATTENZIONE!!!
IN QUESTO CAPITOLO C'è LA PRESENZA DI SCENE CHE POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITà NON LEGGERE SE SIETE FACILMENTE IMPRESSIONABILI.
NINA POV
«Veramente si... vorrei che tu...»
Proprio mentre sta per terminare la frase un rumore assordante che sembra quello di una forte frenata fa scattare in me una paura così grande che il cuore pare voglia esplodermi nel petto...
«LARA? LARA TESORO? PORCACCIA LA MISERIA LARA?»
Continuo ad urlare come una forsennata, ma non ricevo alcuna risposta, sento la sua voce allarmata che chiede al tassista cosa sia successo e nonostante i miei continui richiami, non risponde, ma una frase attiva subito tutti i miei istinti...
«No la prego, prendete tutto quello che ho, ma non fatemi del male io sono...»
Lara ha paura lo si capisce dal tono di voce. Cosa cazzo sta succedendo?
«LARA? TI PREGO LARA RISPONDI, PORCA PUTTANA LASCIALA STARE BRUTTO STRONZO»
Continuo a parlare invano con un cellulare che nessuno sta tenendo in considerazione e ora il silenzio è più assordante che mai. L'unico modo che ho per attirare l'attenzione è quella di chiudere la chiamata e farla ripartire, con la speranza che abbia impostato la suoneria... e così faccio. Provo a richiamarla per non so quanto tempo e proprio mentre sto per perdere le speranze la chiamata si apre...
«PRONTO LARA? TESORO DIMMI CHE STAI BENE TI PREGO»
«Io..io... non»
Una voce molto debole da uomo mi risuona nelle orecchie e se possibile la mia ansia cresce a livelli esponenziali...
«CHI SEI? COSA È SUCCESSO ALLA MIA MIGLIORE AMICA?»
«Io.. non...io non lo so, mi hanno colpito»
Lo hanno colpito? Ma di che diavolo sta parlando?
«Cosa stai dicendo? Chi ti ha colpito, dove si trova Lara, parla maledizione»
Inizio a camminare per tutta casa, completamente in preda al panico e inizio a tirarmi i capelli con una tale potenza da aver paura di rimanerne senza...
«Qualcuno mi ha colpito con una pistola, un furgone nero, un uomo con il passamontagna»
«Dimmi dove diavolo ti trovi in questo momento, perché io non sto capendo davvero nulla»
Dopo aver segnato nella mia testa il nome di quel maledetto vicolo esco di casa in tutta fretta e con le pantofole, una volta in strada comincio a correre più veloce che posso, grazie al cielo è ad un solo angolo da qui e una volta entrata nel vicolo, mi accorgo subito del taxi fermo a centro strada, così senza pensarci più di tanto, corro nella sua direzione e scorgo un uomo fuori lo sportello che si massaggia la nuca dolorante...
«DOV'è LA MIA AMICA? MI DICA IMMEDIATAMENTE COSA È SUCCESSO»
Mi rendo conto che il tizio perde sangue nel punto dove poco prima si stava massaggiando e pian piano le idee mi si riordinano nella testa...
«Qualcuno mi ha colpito, era...era un uomo con il viso coperto, guidava un furgoncino nero. È sceso dall'auto armato, dopo avermi sbarrato la strada a contro senso. Si è avvicinato, ha aperto lo sportello e poi non ricordo più niente, mi sono svegliato dopo aver sentito il cellulare squillare e ho risposto»
Non può essere vero, se quest'uomo sta dicendo la verità, la possibilità più plausibile sarebbe quella che abbiano rapito Lara, ma non è possibile, non può davvero essere successo...
«Porca puttanaccia della miseria, deve chiamare la polizia, deve immediatamente chiamare la polizia ha capito? E anche un'ambulanza, ma soprattutto la polizia perché giuro che se le è successo qualcosa io faccio una strage ci siamo capiti?»
Probabilmente questo non è l'atteggiamento giusto, soprattutto perché da quello che sembra, quest'uomo dovrebbe essere una vittima di tutto questo casino, ma non posso farci niente, la vita di Lara prima di tutto...
«Si, chiamo... chiamo subito»
Il tassista lentamente rientra in macchina e afferra il suo telefono ed io che di stare ferma non ho la minima intenzione, comincio a picchiettare con la mano sul tettuccio dell'auto, ricevendo in cambio un'occhiataccia dal povero uomo che è più stordito che il resto...
«Pronto polizia? Sono stato assalito da un uomo con il viso coperto e credo che abbiano rapito una mia cliente, sono ferito e ho... ho bisogno di aiuto»
Dopo aver dato l'indirizzo all'agente, chiude il telefono e torna a guardarmi con un sacco di punti interrogativi sulla faccia, come se io potessi sapere qualcosa più di lui...
«Mi dia il telefono della mia amica avanti»
Ho detto la prima cosa che mi è passata per la mente, non vorrei trattarlo male, ma io già di mio non sono una persona molto gentile, figuriamoci in questo momento. L'uomo arresosi alla mia scarsa educazione allunga la mano in una tasca e mi lascia l'iphone di Lara sulla mano ed stranamente tremo per la paura, tremo in un modo che credevo di non rivivere mai più in vita mia. Per cercare di tranquillizzarmi, la prima cosa che mi viene da fare è quella di chiamare Nathan, così con il cellulare di Lara, dopo aver digitato il codice per sbloccarlo, faccio partire la chiamata, ma è occupato e mi sale il sangue alla testa per il nervoso...
«STRAMALEDETTISSIMO NATHAN, PER QUALE CAZZO DI MOTIVO NON MI RISPONDI?»
Grido al mondo, come se in qualche modo lui mi potesse sentire, ma ovviamente non è così e finisco solo per fare la figura della pazza decerebrata. In lontananza comincio a sentire le sirene della polizia ed io sono nella confusione più totale perché non ho la minima idea di cos'altro poter fare. Continuo a guardare il cellulare e noto solo ora lo sfondo che ha messo come blocco schermo, ovvero la nostra foto con sua nonna in Italia, quando eravamo vestite uguali e non so per quale stramaledetto motivo, mi ritrovo la chiamata alla nonna Clarissa avviata...
«Pronto tesoro? Come stai?»
Non ho ancora avvicinato il telefono al mio orecchio, perché ho paura di come potrebbe reagire, ma non posso neanche fare scena muta, sarebbe peggio...
«Nonna Clarissa, sono Nina»
Con la voce che ho usato farei paura anche all'uomo più coraggioso della terra e infatti con la nonna sveglia di Lara non la passo liscia...
«Cosa è successo a Lara? Sta bene?»
Ora cosa le dico? Ormai il danno l'ho fatto, avrei dovuto parlare prima con la polizia...
«A dire il vero... non lo so Clarissa. Lara è... Lara è sparita... voi dovete venire qui, io... io non so che fare, io...»
Mi fermo perché ormai le lacrime stanno minacciando di uscire dai miei occhi e soprattutto perchè ho paura di farla sentire male, è pur sempre una persona anziana...
«La mia bambina, ENRICO?»
Chiude la chiamata lasciandomi al telefono come un'ebete e con un senso di colpa assurdo, che però viene sostituito subito dall'agitazione che mi viene nel veder arrivare la polizia seguita subito dopo dall'ambulanza che si ferma a qualche metro da me. Scesi i soccorritori, raggiungono il tizio che secondo dopo secondo si stava indebolendo sempre di più....
«Signorina?»
Sono così immersa nel mio mondo, da non aver visto il poliziotto che mi è quasi di fronte...
«Signorina sta bene?»
Che razza di domanda è mai questa? Come posso star bene se hanno rapito la mia migliore amica e non ho idea di che fine abbia fatto?
«Le sembra che io stia bene? Lara è scomparsa e voi... voi dovete trovarla, sono stata chiara? Dovete trovarla a tutti i costi, perché io... io non riesco a sopportare il pensiero che qualcuno le stia facendo del male, lei è così buona porco diavolo, trovatela ok?»
Il poliziotto nonostante il mio tono per niente carino annuisce e mi accarezza una spalla come per darmi conforto, ma in questo momento nulla riuscirebbe a colmare la mia agonia. A far tornare indietro le lacrime ci pensa la suoneria del telefono di Lara e dopo aver letto il nome rispondo di getto, mentre il poliziotto si allontana per accertarsi della situazione...
«Brutta montagna umana che non sei altro?
Perché cazzo non mi hai risposto prima? Hai idea della situazione in cui sono adesso?»
«Nina cosa cazzo ci fai con il telefono di Lara? Ho creduto che fossero i rapinatori»
Aspetta cosa? Lui sa già tutto?
«Come diavolo fai a saperlo? Nathan mi spieghi cosa sta succedendo? Chi ha preso Lara?»
Il fatto che lui sappia mi fa sperare nel fatto che conosca anche l'identità di coloro che hanno preso la mia migliore amica, ma dall'altro capo del telefono non arriva più mezza parola...
«Nathan? Sei ancora li? Giuro su Dio che se tutto questo è successo per colpa tua, ti taglio il serpente»
«Ascoltami bene Nina, dimmi immediatamente dove sei. Aspetta quelle che sento sono le sirene della polizia?»
La notizia positiva è che non ha perso la voce, quella negativa è che avrei voglia di ucciderlo...
«Si, l'ha chiamata il tassista, c'è anche l'ambulanza dato che è ferito e non sa che fine abbia fatto Lara, mi ha parlato solo di un furgone nero e di un uomo con il passamontagna»
Il suo silenzio mi fa pensare che stia pensando alle mie parole, ma a me sta solo snervando di brutto...
«Allora vuoi parlare?»
«Avete sbagliato a chiamare la polizia, l'avete messa ancora più in pericolo»
«Ma che...»
Non mi da il tempo di rispondere che riaggancia la chiamata ed io presa dal nervosismo lancio il telefono, ma sfortunatamente colpisco la volante del poliziotto che poco fa è venuto ad accertarsi delle mie condizioni. Porca la cacca, non ne combino mai una giusta. L'agente quasi sconvolto dal mio gesto mi si riavvicina molto lentamente...
«Signorina è successo qualcosa?»
Cosa gli dico ora? "No agente ho solo attacchi schizofrenici fuori controllo. Ah e vorrei uccidere il fidanzato della mia amica, niente di grave insomma". Potrei anche accennargli de contenuto della nostra chiamata, ma quelle parole, non lo so perchè, mi hanno spinta alla decisione opposta, non so ancora per quale motivo, ma io di Nathan mi sono sempre fidata e nonostante tutto continuo a farlo, voglio sempre farlo fuori, ma sono certa che non farebbe mai nulla di male a Lara, per cui cerco di sfoderare uno dei sorrisi più finti che possiedo...
«No agente mi scusi, sono solo molto nervosa ed il telefono mi è sfuggito non volendo dalle mani»
«Non volendo?»
Mi guarda come se stesse guardando una pazza e si, probabilmente lo sono, ma come darmi torto? Si allontana da me, afferra il cellulare che si trova poco distante dalla sua auto e me lo riconsegna...
«Credo che sia da buttare»
Guardo il cellulare e mi maledico per i gesti istintivi che faccio. Qualcuno dovrebbe sopprimermi.
«Caspita... comunque la ringrazio»
«Di nulla, ma devo farle qualche domanda, dato che si trova qui»
Ti pareva? Mi mancava l'interrogatorio. Annuisco e seguo l'agente verso la sua automobile, terrorizzata dal fatto che possa dire qualcosa che non devo. So solo che vorrei urlare e vorrei Mark qui con me, dove cavolo è quell'uomo quando mi serve? Oggi uccido qualcuno me lo sento... Spero solo che non sia il poliziotto la vittima della mia ira.
LARA POV
Ho pensato alla morte tante volte, sarà per il fatto che l'ho conosciuta troppo da vicino o semplicemente perché essa è attratta dalla mia vita. Dovrei non temerla, dovrei esserci abituata e dopo tutto quello che ho passato, in un certo senso potrei anche desiderarla, come in passato. Avevo solo undici anni quando arrivai alla conclusione che la mia vita non valeva più nulla, che svegliarmi ogni giorno in un mondo dove mia madre e mio padre non c'erano, non fosse più una priorità. Volevo morire anche io, non che ci abbia mai provato, non avevo abbastanza coraggio, ma lo desideravo con tutto il cuore, desideravo di spegnermi durante la notte per incontrare ancora mia madre, per rivedere i suoi occhi ancora una volta. Ma adesso... adesso ho paura, si ho paura perché ho represso questo sentimento quando ho capito che la mia vita non apparteneva solo a me, ma anche a tutte le persone che mi amano. Appartiene a mia nonna, perché sono l'ultima persona stretta che le è rimasta e ha rinunciato a tutto per me, appartiene a Samuel, perché in qualche modo è riuscito a riportarmi alla vita, appartiene a Nina che non ha smesso un solo secondo di rallegrarmela e darmi coraggio...appartiene a Nathan, lui mi ha creato così tante crepe dolorose da non riuscire a quantificarle, anche adesso qualcosa mi fa pensare che ne stia scavando un'altra, ma è comunque riuscito a togliere il resto dei sigilli che il mio si era costruito, mi ha fatto conoscere il vero amore e ha tirato fuori una Lara che non credevo neanche esistesse e infine la mia vita appartiene a mio figlio, a questo esserino che ancora non conosco, ma che sento già essere la parte fondamentale del mio cuore.
Per lui... per loro e per me stessa ora ho paura e non so da quante ore sto pregando il Signore che tutto vada bene, che in qualche modo, non so quale, qualcuno mi salvi da questo incubo...
«PRIN-CI-PES-SA»
Alzo di scatto lo sguardo verso l'uomo che mi ha rapita e lo trovo fuori alla cella con un piatto e un bicchiere d'acqua tra le mani, mentre cerca di studiare il modo di aprire la cella senza rovesciare nulla. Dopo aver capito che il modo più semplice è quello di lasciare la roba sul pavimento e aprire, riprende quello che dovrebbe essere il mio pasto e lo mette ancora una volta sul pavimento, al mio fianco...
«Mangia e bevi»
Striscio con il sedere fino all'angolo della cella e mi stringo in quella coperta lurida per cercare di ripararmi dal gelo insopportabile che regna in quella stanza. Non ho la minima intenzione di mangiare quella robaccia...
«Avanti, mangia... morirai prima del tempo se non lo fai»
Le sue parole mi mettono i brividi, ma la risata che ha invaso il suo corpo mi rivolta lo stomaco. Come si può giocare con la vita della gente in questo modo? Non rispondo, anzi volto il capo verso le sbarre e stringo le ginocchia al petto...
«No? Non vuoi mangiare? Fa quello che ti pare, ma ora è caldo, ti farebbe bene un pasto caldo»
Continuo a non rispondergli e lui stanco della situazione si allontana in tutta fretta...
«Una coperta»
Le parole mi escono dalla bocca senza controllo e Trevor si volta con un sorriso strano sul viso...
«Hai freddo? Vuoi una coperta?»
Faccio scontrare i nostri occhi e forse per la prima volta, nei suoi leggo un po' di pietà...
«Posso recuperarti una coperta, ma come si dice?»
Vuole davvero fare questo gioco con me in queste condizioni?
«Allora? Come si dice bellezza?»
«Gra...grazie»
Non riesco a controllare gli spasmi del freddo e la mia voce esce fuori in un modo assurdo, talmente tanto che Trevor per la seconda volta si lascia scappare uno sguardo comprensivo nei miei riguardi...
«Vado e torno»
Mi lascia sola ancora una volta nell'oscurità più profonda, a pensare a quanto tutto questo abbia dell'assurdo, mi lascia sola con la mia paura che mi sta divorando dentro. Il mio stomaco brontola e l'istinto materno che sta crescendo in me mi spinge ad avvicinare il piatto e ad ispezionare il suo contenuto. Dovrebbe essere un brodino che ancora fuma, segno che sia ancora caldo, così senza perdere altro tempo a pensarci lo bevo come se fosse una tazza di te. Di certo non ha quietato la mia fame, ma quantomeno è riuscito in parte a riscaldarmi. Finisco di bere e lascio la tazza sul pavimento per poi stringermi nel miglior modo che posso nella coperta, ma il mio stomaco decide di fare i capricci ed i miei sensi mi preannunciano qualcosa della quale sono terrorizzata. Sto per vomitare. Mi alzo in piedi di scatto, alzo la testa al soffitto per cercare di placare la sensazione, ma ogni secondo che passa il bisogno di rigettare tutto quello che ho in corpo è sempre più forte. Stanca del dovermi trattenere, mi avvicino a quella specie di secchio che hanno lasciato li, forse per i miei bisogni e mi lascio andare, rigetto tutto, ma non basta, non smetto finché non sento lo stomaco contorcersi per il dolore. Mi inginocchio esausta e mi stringo il ventre, con la convinzione che in questo momento io stia facendo del male al mio bambino. Ad un certo punto delle mani mi afferrano dalla vita e mi sollevano verso l'alto, ma io non ho più la forza neanche di vedere a chi appartengano, ho solo voglia di dormire, di riposare... di non pensare.
Mi risveglio su un tavolo, sdraiata, con un cuscino sotto la testa e una coperta di sopra, non riesco minimamente a capire dove mi trovi ora, ma non devo aspettare molto per capirlo. Ben e un signore con una valigetta entrano nella stanza e mi fissano...
«C...co...cosa succede?»
Ben fa qualche passo verso di me per poi fermarsi ad un metro circa di distanza...
«Sei svenuta»
Parla con me, ma guarda in basso, verso il mio ventre e la paura si scatena in me in tutta la sua potenza. Non può averlo scoperto e se così fosse cosa mi farebbero se sapessero che qui dentro c'è il mio bambino?
«Io... io...»
Improvvisamente ho come la sensazione di essere bagnata, la stessa che si ha quando da bambini ci si faceva la pipì nei pantaloni. Sconvolta tiro via la coperta che ho addosso e quello che vedo mi distrugge completamente. Sangue, una marea di sangue che nel punto dove si trova non lascia spazio all'immaginazione...
«NO, NO, MIO DIO NO»
Mi stringo forte il ventre e alzando la testa incontro gli occhi spalancati di Ben che guarda la scena sotto shock...
«NO, COSA MI AVETE FATTO? NO»
Lacrime di puro dolore inondano il mio viso, invece negli occhi del padre di Nathan per la prima volta da quando lo conosco, vedo un'emozione... la paura...
«Dottore, faccia qualcosa»
Si volta verso il medico, il quale con lo sguardo tenta di studiare la situazione, per poi avvicinarsi a me allarmato...
«Signorina lei è incinta?»
Sono completamente sconvolta, piango, ma non riesco a rispondere,mi porto le gambe al petto e comincio a dondolarmi completamente sconvolta...
«Signorina, mi risponda... è per il suo bene»
Il mio bene non conta, quello che conta è il mio bambino, ma forse ha ragione...
«Si, la prego mi dica che non l'ho perso, mi dica che ho una speranza, la prego»
Ben ancora non si muove dalla sua posizione, continua a guardare il mio ventre, poi il sangue e pare abbia perso ogni minimo atteggiamento glaciale, sembra perso, perso come forse lo è il mio bambino in questo momento, come lo sono io, nel pensare che probabilmente non incontrerò più i suoi occhietti...
«Posso fare un veloce controllo, ma non possiamo saperlo senza i relativi controlli in ospedale»
«La prego mi aiuti, mi porti via da questa gente, lei ha fatto un giuramento, mi deve salvare, deve salvare la vita a mio figlio se è ancora possibile»
Ben finalmente ripresosi dallo shock si avvicina a me, minimizzando le distanze e mi afferra il mento tra le mani con delicatezza...
«Questo bambino è...»
Non finisce la frase, ma capisco benissimo quello che vuol dire e annuisco. Si Ben questo bambino è tuo nipote...
«Nathan lo sa?»
Questa volta inizio a scuotere la testa, non smettendo un solo attimo di piangere...
«Dottore la visiti e mi dica quanto è grave»
Ben esce dalla stanza, lasciandomi sola col medico e con la paura di aver perso la cosa più bella della mia vita...
ANGOLO AUTRICE:
02/07/2018
Dadda pazza Dadda. Ho aggiornato davvero così presto? Comincio a dubitare davvero della mia sanità mentale. Comunqueeeee, avete visto il primo e unico Pov di Nina? Cosa ne pensate? Vi spiego, in realtà non avrebbe dovuto esserci, però scrivendo mi è venuta l'idea e grazie anche a voi che su instagram, avete votato per far si che ci fosse, mi sono decisa, ed eccolo. Spero vi sia piaciuto. Invece per quanto riguarda Lra, finirà mai la vita di metterla a dura prova? Adesso il suo bimbo è in periocolo, cosa succederà secondo voi? E Ben come agirà dopo questa notizia.
A questo capitolo mi aspetto tanti, anzi che dico, tantissimi commenti.
Un'ultima cosa ragazzi, volevo rettificare il numero dei capitoli dato che per ovvi motivi ne ho dovuto aggiungere uno in più, quindi siamo ancora a -4 + l'epilogo.
Una piccola anticipazione per il prossimo?
Semplicemente fuochi d'artificio e un Nathan Pov molto particolare...
Grazie per le 6.160 stelline e le 68.600 letture. Bacini bacetti e bacioni da Dadda vostra♥️😘♥️😘♥️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top