41.ITALIA 2007: UNA LUCE INFONDO AL BUIO

Parte di questo capitolo è scritto con la collaborazione della cara Niki_Rose, vi invito a leggere l'angolo autrice, a fine capitolo, per maggiori informazioni

"Il destino è crudele, ogni minima cosa cambiata nei tuoi progetti va nel modo che lui stesso ha progettato sin dall'inizio e quella persona, per un piccolo, banalissimo gesto, non farà più le stesse cose che avrebbe fatto invece se quel gesto non si fosse verificato.
E la sua vita prende un altro binario, certe volte per poco, altre volte per sempre..."
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PALERMO, LUGLIO 2007:

«Anita tesoro, come sta la bambina?»

Sentii la voce del mio papà provenire dal corridoio, quella mattina credevo proprio di aver rovinato i loro piani, ma insomma non era colpa mia se mi venne la febbre e che quindi non avremmo potuto andare a quel... aspetta come si chiamava... brunch, si, a quel brunch di lavoro...

«Ha un po' di febbre, credo proprio che dovremmo restare a casa Alessandro»

Ero sul mio bellissimo letto a baldacchino bianco e al mio fianco avevo la mia mamma, più bella che mai, tutta pronta e vestita di bianco, sdraiata di fianco a me mentre con una mano mi accarezzava dolcemente i capelli.
Mio padre entrò nella stanza e dopo aver varcato la porta mi sorrise amorevole...

«Amore di papà, cosa ti senti?»

Ricambiai il suo sorriso e mi strinsi di più al fianco della mamma....

«Ho solo un po' di febbre papà, possiamo uscire se volete, o chiamate nonna Clarissa, vedrete che verrà a farmi compagnia finché non tornerete»

Dissi quelle parole ma ne pensai altre, fosse stato per me, avrei passato tutto il giorno nel letto stretta alla mamma a farmi coccolare ...

«Tesoro mi dispiace, chiama i signori De Vincentis e digli che ci è impossibile muoverci, non posso lasciare Lara così»

Mi aspettavo di vedere un'espressione dispiaciuta sul viso di mio padre, di solito ci teneva molto a questi incontri, invece si avvicinò a noi e piegandosi lasciò un bacio prima sulla mia fronte, poi su quella della mamma...

«Chiamo subito, anche se per voi due, ogni scusa è buona per stare appiccicate»

Si fece scappare una risata ed uscì dalla stanza scuotendo la testa e facendo sorridere anche la mamma che improvvisamente si voltò dalla mia parte e mi baciò anche lei la fronte...

«Papà è geloso amore, vorrebbe che tu fossi solo ed unicamente la sua cocca»

La strinsi forte a me e venni sommersa dalla cascata dei suoi capelli neri...

«Io sono la cocca di entrambi mamma»

«Quando eri piccola, io e tuo padre lottavamo per il tuo bene come due cretini, ma tu sei sempre stata intelligente e sai cosa ci rispondevi quando ti chiedevamo a chi volessi più bene?»

Scossi la testa affascinata dalle sue parole, amavo ascoltare i racconti del passato, mi ci ero sempre appassionata...

« "A tutti e due", ci rispondevi sempre con queste quattro parole e per me che ti ho portata in grembo nove mesi era demoralizzante, nella  mia testa speravo sempre che tu rispondessi alla mamma, ma non è mai avvenuto»

Cercai di liberarmi dalla montagna dei suoi e dei miei capelli messi insieme e appoggiai la fronte alla sua lasciando che i nostri occhi così simili, per non dire identici, si scontrassero...

«Mamma non ci credo, secondo me ridevate di questa cosa»

La mia mamma sorrise dolcemente, il suo sorriso mi aveva sempre affascinata, ogni volta labbra ed occhi entravano in una sintonia incredibile e se possibile questo la rendeva ancora più bella...

«Hai ragione Lara, ci faceva ridere molto»

Risi insieme a lei e posai la testa nell'incavo del suo collo beandomi del suo calore, così tanto che finì per addormentarmi.

Mi svegliai non so quanto tempo dopo, da sola e dovetti ammettere che il riposino mi fece davvero bene, mi sentivo decisamente meglio. Scesi dal letto a piedi nudi e decisi di scendere al piano di sotto sentendo le voci di mamma e papà, che discutevano di qualcosa, sentii parole alla rinfusa e non riuscii a dargli una spiegazione logica, solo una frase della mamma fu chiara: "devi allontanare quella gente" ma cosa avrà voluto dire? A chi si stava riferendo? Una volta arrivata nel salone li trovai comodi ed abbracciati sul divano, si guardavano in un modo incredibile e speravo con tutta me stessa di incontrare un giorno una persona capace di guardarmi come papà guardava la mamma, che mi amasse come lui amava lei, senza freni. Il primo ad accorgersi della mia presenza fu appunto mio padre che come al solito mi sorrise per poi invitarmi con un gesto della mano a sedermi vicino a lui e senza farmelo ripetere due volte lo feci. Una volta seduta mio padre mi strinse dalle spalle e mi posò le  labbra sulle tempie...

«La febbre sembra passata, come ti senti cucciola?»

«Molto meglio papà, possiamo anche uscire se vi va"

Lui mi accarezzò i lunghi capelli e mi strinse ancora dalle spalle portandomi verso il suo petto...

«Laretta non esagerare, oggi staremo qui a casa»

Mi piegai in avanti e trovai mia madre intenta a guardarmi e farmi l'occhiolino subito dopo, ero sicura che per lei fu una benedizione non andare in quel posto, non aveva mai amato molto gli amici di papà, si sentiva sempre molto a disagio, nonostante fosse in una famiglia altolocata.
I miei nonni le avevano insegnato l'umiltà e lei la stava trasmettendo a me con gli stessi valori ed io non potevo che esserne orgogliosa.
Alzai la testa verso l'orologio che segnava le 12:32 del mattino e come se il mio stomaco capisse cominciò a brontolare antipaticamente catturando l'attenzione dei miei genitori, soprattutto quella di mia madre che si alzò subito in piedi prendendo la direzione della cucina...

«La mia bambina ha fame, vado subito a preparale qualcosa di buono»

«NO»

Contemporaneamente io e papà urlammo un mega  "no" nella sua direzione, conoscendo le sue scarse competenze culinarie e lei ne fu sorpresa, ma conoscendo la considerazione che avevamo di lei in questo campo, incrociò le braccia e guardò mio padre facendo la finta offesa...

«Alessandro, per caso pensi che io sia una pessima cuoca?»

Mio padre si alzò dal divano e le si avvicinò stringendole la vita e dopo averle baciato la testa tornò a guardarla con aria da cucciolo smarrito...

«Ma no tesoro, voglio solo che tu e la mia principessa vi rilassiate, andrò a preparare io qualcosa»

Salvo in calcio d'angolo, la mamma certe volte sapeva essere anche suscettibile, bisognava sempre trovare le parole giuste per non farla offendere, ma papà era un campione in questo, aveva sempre avuto le parole giuste pronte, ma il fatto che si amassero così tanto, faceva veramente il grosso del lavoro, la maggior parte delle volte bastava uno sguardo per mettere pace...

«Va bene mi hai convinta»

«Sai che potremmo assumere una governante o una cuoca vero?

«Sai che abbiamo le mani anche noi vero?»

E così ricominciarono, papà che avrebbe voluto viziarla e mamma che lottava per la dignità delle persone, anche se magari qualcuno sarebbe stato felice di trovare un lavoro, ma era meglio non mettere il dito nella piaga...

«Va bene, va bene, allora vado ti amo»

«Ti amo anche io»

Si scambiarono un veloce bacio sulle labbra e poi mio padre sparì in direzione della cucina...

«Tesoro pensi che papà apparecchierà anche?»

«Non lo so mamma, penso proprio di sì»

«Benissimo perché sta per iniziare Dragon Ball in tv»

Mia madre e la sua passione per i cartoni animati, chiunque la vedesse penserebbe all'eleganza e alla raffinatezza fatta persona, invece restava comunque una ragazza di trentun anni normalissima, con mille passioni strane e con quell'ingenuità genuina che tutti dovrebbero avere.
Tornammo sul divano e  cambiando canale, la sigla di Dragon Ball raggiunse i nostri timpani e automaticamente mia madre come se fosse una della cose più naturali al mondo cominciò a cantare la sigla a squarciagola saltellando da seduta sul divano e facendomi ridere di puro gusto per poi farmi segno di unirmi a lei in quel divertente teatrino.
Iniziato l'episodio ci accoccolammo interessate come non mai alle avventure di Goku, quando all'improvviso il naso cominciò a pizzicarmi e un odore strano invase le mie narici... sembrava come se si fosse bruciato qualcosa. Un attimo... papà...

«Mamma la senti anche tu questa puzza di bruciato?»

Mia madre si mise dritta e cominciò ad annusare l'aria intorno per poi lasciarsi andare ad un'espressione divertita...

«Si la sento anche io, tuo padre avrà sicuramente bruciato qualcosa»

Annuii divertita dal tono che usò , ma la puzza di bruciato diventava sempre più forte e nel voltarmi verso la porta che dava sul corridoio mi sembrò di intravedere del fumo...

«Mamma da dove proviene tutto quel fumo?»

Mia madre si voltó spaventata verso il corridoio e improvvisamente qualcosa infranse i vetri del salone, dopodiché scattó l'allarme antincendio, le tende presero fuoco e in automatico lei mi strinse a se con fare protettivo...

«Tesoro non lo so, resta qui, cerco tuo padre e usciamo subito da questa casa»

Le fiamme crescevano sempre di più ed il fumo diventava sempre più intenso e l'unica via d'uscita era quella della porta d'ingresso. Impaurita come non mai le afferrai la gonna con una mano e la tirai verso di me, ormai piangevo ed il mio viso era sommerso dalle lacrime, volevo uscire da quella casa e volevo con tutta me stessa che lei venisse con me...

«Mamma no ti prego, resta con me, ho paura»

Mia madre si piegò sulle ginocchia e mi afferrò il viso tra le mani per cercare di tranquillizzarmi...

«Amore mio, qui è più sicuro, devo trovare il tuo papà, non ti abbandonerei mai, lo sai, la mamma torna presto, devi essere coraggiosa ok?»

Mi accarezzó i capelli ed io annuii poco convinta e poi la vidi subito dopo scomparire nel fumo. Ero terrorizzata e non capivo quello che stava succedendo, sapevo solo che le fiamme stavano diventando più alte così come anche la mia paura stava crescendo in maniera sproporzionata, volevo che la mamma tornasse con il papà, volevo che tutti e tre uscissimo da quella casa sani e salvi.
I minuti passavano, ma di mamma neanche l'ombra, l'aria diventó pesante e cominciai a tossire mentre le forze stavano cominciando ad abbandonarmi. Proprio quando ero sul punto di crollare con le ginocchia sul pavimento, due forti braccia mi afferrarono sollevandomi dal pavimento, non capii molto, ma ero sicura che quelle braccia appartenevano a mio padre. Probabilmente era uscito dalla porta di servizio non appena aveva visto il fumo, per poi rientrare dalla porta principale a prendermi e mettermi in salvo...

«Papà ti prego fermati, la mamma è dentro, ti sta cercando, non possiamo lasciarla lì»

Mio padre alzó il passo ed uscì dalla villa a grandi falcate con me tra le braccia, non si fermò nonostante le mie parole, nonostante le mie urla disperate...

«Lara metto te al sicuro e vado a prenderla»

Scese le scale il più velocemente possibile e riuscimmo ad allontanarci di qualche passo, ma in un attimo successe l'irrimediabile . Una fortissima eslosione invase i nostri timpani, il corpo di mio padre mi fece da scudo e le macerie intorno a noi continuarono a cadere come se fossero pioggia. A parte lo stordimento non ebbi dolore fisico, ma un'altro genere di dolore lacerante mi invase il petto e il mio unico pensiero fu per lei. Mi voltai verso quella che fino a poco prima era la nostra casa e tutti i miei cattivi presentimenti presero forma, la casa non esisteva più e insieme a lei anche la mia mia mamma...

«MAMMA, MAMMA, PAPÀ LA MAMMA È LI SOTTO? MAMMA??»

Ero sicura di star urlando, ma non sentivo nulla, non sentivo la mia voce e non sentivo quella di mio padre, che cercava di tranquillizzarmi mentre piangeva  insieme a me e mi accarezzava il viso, sentivo solo male al cuore, sentivo solo la consapevolezza di aver perso la gioia più grande della mia vita, non avevo più un cuore, non avevo più nulla. L'ultima cosa che vidi o che credevo di aver visto, prima di svenire furono le figure di due ragazzi infondo al cortile, uno che ci fissava sconvolto e l'altro che cercava di trascinarlo via con la forza, poi il buio, l'inizio della mia oscurità personale. Quel giorno segnò la morte della Lara felice per far spazio alla nascita di una bambina che non ha nulla al mondo che possa ridarle il sorriso.

Nei giorni successivi ero stata ricoverata in ospedale, circondata dall'amore dei miei nonni materni, che cercavano in ogni modo di farmi parlare o quantomeno di farmi avere una reazione, non piangevo neanche più, non ne avevo più la forza. I miei timpani furono danneggiati dall'esplosione e nonna non perdeva occasione per rincuorarmi su questo, era arrivata addirittura a comprare un bloc-notes dove scriveva tutto ciò che voleva comunicarmi, come ad esempio che questo mio problema sarebbe stato temporaneo. La realtà però era che non mi interessava, non avevo più nulla per cui vivere, se non mio padre che non sapevo per quale motivo era sparito nel nulla, non era neanche mai venuto a trovarmi e non mi spiegavo questo suo atteggiamento.
Ero sempre stata una brava bambina e altruista, non avevo mai sopportato vedere la gente piangere, soprattutto quella a cui tenevo, ma tutto questo mi bloccó nel vero senso della parola, vedevo mia nonna piangere di nascosto per me, ma soprattutto per aver perso la figlia e  non riuscivo a consolarla, avrei voluto farlo con tutta me stessa, ma non ci riuscivo , il muro che mi ero creata era così spesso che dubitai anche sulla possibilità di riuscire un giorno ad abbatterlo.

I mesi passarono veloci, l'udito era tornato, ma la parola no, ormai conoscevo anche la causa dell'assenza di mio padre, lui era in prigione, era in prigione poiché era immischiato in affari illeciti. Lo scoprii per caso ad un suo processo, secondo i miei nonni non avrei dovuto sapere la realtà dei fatti, almeno non in quel momento, ma nonno Tore non era riuscito a tenermi, sfuggii dalla sua presa facilmente ed entrai in quell'aula di tribunale. Ricordo mio padre seduto su una sedia lateralmente, era sul lato destro del giudice, mentre alla  sinistra c'era una gabbia con tre persone al suo interno, era disumano quello che guardavo, sembrava di vedere degli animali rinchiusi, ma uno di loro colpì particolarmente la mia attenzione, come se l'avessi già visto, poi quelle parole, le parole che se possibile distrussero ancora di più la mia vita...

«Signor Greco, lei è accusato di associazione a stampo mafioso, crede davvero che per questo motivo, per il suo presunto tradimento, la mafia appunto, abbia causato l'esplosione della vostra casa che ha portato in seguito la morte di sua moglie Anita Paternó?»

Lo sguardo di mio padre fu come attratto dal mio e in un attimo io non vidi più l'uomo del quale ero innamorata, il padre buono e affettuoso che aveva sempre dimostrato di essere, ma vidi un mostro, si per la prima volta vidi il mostro che era, mio padre era il vero assassino di mia madre, non avevo più una mamma solo per colpa sua e dei suoi sporchi affari e in quel momento capii di  non avere più neanche una vita, si non sono parole a caso, non avevo davvero più una vita. Del mio passato era rimasto solo il mio nome.
Lara Greco non esisteva più, era morta in un'altra esplosione, questa volta in macchina, mentre era con i suoi nonni, poi era entrata nella protezione testimoni ed era nata Lara Ferrari, ragazzina orfana dei genitori, muta e senza sentimenti. In pochi mesi dissi addio a mia madre, alla mia città e alla mia vita.

Milano, settembre 2007:

Nuova vita, nuova casa, nuova città, vecchia Lara, ma non la vecchia solare e allegra, parlo della Lara spenta e senza voglia di vivere, brutto da dire vero? Una bambina di soli undici anni che credeva di non aver più scopi nella vita, purtroppo era così, mi dispiaceva solo per il dolore che stavo infliggendo ai miei nonni. Avrei voluto liberarmi da questo peso, avrei voluto che tornassero a sorridere, avrei voluto ... ma non ci sono riuscita...
Nonostante loro non mi facessero pesare questa cosa, io sapevo che non si erano rassegnati, sapevo che stavano smuovendo mari e monti per riuscire a ridarmi il sorriso e gliene ero grata, se non fosse stato però, che niente funzionava . Una sera nonna era nella sua stanza e la sentii piangere al telefono con qualcuno al quale chiedeva aiuto, mi si riempirono gli occhi di lacrime a sentirla così disperata, ero il soggetto del suo dolore e non riuscivo ad aiutarla.
Un giorno ero con mio nonno nel salone, seduti sul divano a guardare la tv, quando all'improvviso spense la televisione e la sua voce mi fece trasalire...

«Lara, stanno arrivando dei parenti dall'Australia, ricordi Zio Tony? Il fratello di tua nonna? L'abbiamo conosciuto durante le vacanze estive giù in Sicilia, beh lui ha una figlia che sta venendo a trovarci con due dei suoi tre figli. Chelsea è ormai una signorina grande, mentre Samuel è solo qualche anno più grande di te, si trasferiranno qua vicino e ti faranno compagnia, sei contenta?»

Sollevai le spalle,  onestamente non sapevo cosa rispondergli e con la coda dell'occhio vidi il dispiacere dipingersi sul volto del nonno ed io se possibile mi odiai ancora di più.
Mi alzai dal divano e raggiunsi il tavolo dove al di sopra regnava il caos assoluto, fogli, colori, gessetti e tanto altro materiale che mi permetteva di passare le mie lunghe e interminabili giornate. Mentre ero intenta e concentrata nel mio disegno, suonò il campanello, automaticamente alzai la testa verso la porta e vidi mia nonna camminare a passo svelto verso di essa.
Una volta che l'aprì spuntò la figura di una bella signora con i capelli scuri e il fisico snello ...

«Ciao Zia Clarissa»

La signora salutò mia nonna e curiosa cercai di focalizzarla meglio, ma fallii miseramente dato che si stavano  abbracciando ed io prima che potessero rendersi  conto che le stavo fissando, riabbassai la testa immediatamente sul mio foglio...

«Caitlin, è bello vederti di nuovo»

«Anche per me zia»

La voce di Caitlin, quello era il suo nome,  si incrinò ed io conoscevo bene il motivo, tutti piangevano per la mia mamma, tutti che piangevano per me che ero rimasta senza la mia mamma...

«Oh tesoro, non piangere ora ti prego»

La nonna cercò di confortarla, quando lei era la prima che ne avrebbe avuto bisogno. Era una donna forte e avrei voluto avere anche solo la metà del suo coraggio per affrontare quella situazione, purtroppo però non ne ero provvista, ero una bambina fragile...

«Voi dovete essere, Samuel e Chelsea, sono felice di conoscervi finalmente»

Sentii mia nonna parlare in inglese e mi venne spontaneo alzare la testa ancora una volta, cercando sempre di non dare nell'occhio e notai anche la presenza di una ragazza e un ragazzino, entrambi mori e con gli occhi chiari, che le sorridevano imbarazzati. Mia nonna aveva sempre avuto il dono di imbarazzare la gente e non se ne rendeva neanche conto.
Nonno Tore che nel frattempo mi stava guardando interessato, si alzò dal divano e raggiunse gli ospiti...

«È sempre un piacere vederti Caitlin...»

La strinse in un abbraccio caloroso e poi tornó a guardarla negli occhi...

«Mi spiace aver lasciato i tuoi genitori a Palermo, ma come ben sai, non potevamo più stare lì»

«Posso ben capire zio Tore, sta tranquillo, appena avremo l'occasione andremo a trovarli, non è vero?»

I due ragazzi annuirono e mentre ero intenta ad osservarli lo sguardo di mio nonno si spostò nella mia direzione beccandomi in fragrante...

«Lara, vieni a salutare i tuoi cugini, fa amicizia»

Non avevo la ben che minima intenzione di fare amicizia, ma non andare sarebbe stato davvero maleducato, così con estrema lentezza mi avvicinai a loro non scollando lo sguardo dal pavimento, lo alzai solo per fargli un piccolo gesto di saluto con la mano e lo riabbassai immediatamente. In quel secondo in cui i miei occhi sono entrati in contattato con quelli del ragazzino, notai nel suo sguardo un mix tra curiosità e disagio, non riuscii a decifrarlo con precisione, sapevo solo che mi imbarazzò molto...

«Ciao»

Non mi mossi di un millimetro e continuai a guardarmi le scarpette rosa che portavo ai piedi e mi persi nel vuoto come mio solito ...

«Sam»

La voce di Caitlin mi fece pensare che lo stava incitando a parlarmi, ormai ero diventata la missione impossibile per chiunque varcasse la soglia di quella casa, ci provavano tutti a farmi parlare, dagli psicologi ai vicini, addirittura Enrico ci provò, lui che ufficialmente era il nostro autista, ma praticamente era un agente sotto copertura, nessuno ci era mai riuscito ed io non volevo che nessuno ci riuscisse, non volevo che mi trattassero come un caso umano, volevo  solo essere lasciata in pace...

«Mi chiamo Samuel e tu?»

Parlava nella mia lingua, se pur con un po' difficoltà ed ero sorpresa che lui ci riuscisse, alzai gli occhi verso di lui e ancora per una volta quel ragazzino sembrava volesse leggermi l'anima con uno sguardo e non mi piaceva, non mi piaceva affatto... mi sentii comunque una cretina, avrei dovuto  rispondergli e invece feci scena muta come al mio solito, riabbassai gli occhi e con la mano tirai il pantalone di mio nonno in cerca di aiuto...

«Perdonala, è un periodo molto difficile per lei, prima non era così taciturna, vero Lara?»

Annuii, ansiosa di allontanarmi da quella situazione imbarazzante e così feci, raggiunsi il tavolo dove poco prima avevo disegnato il volto della mia mamma e afferrai un pennarello pronta per colorare il suo ritratto...

«Se vuoi puoi andare anche tu a disegnare»

La nonna non voleva proprio arrendersi e Samuel dopo pochi attimi fu al mio fianco e iniziò a guardarsi intorno...

«Lara mi passeresti la matita per favore?»

Si sforzava di parlare l'italiano, quando io conoscevo benissimo l'inglese e ovviamente avrei potuto facilitargli le cose, ma lui non poteva saperlo.
Senza alzare gli occhi dal foglio gli passai la matita e tornai a concentrarmi sul mio disegno, con la consapevolezza che lui mi stava fissando, che lui stava fissando il mio disegno con curiosità. "Si Samuel, questa era la mia mamma e dal tuo sguardo credo tu l'abbia anche capito". Avrei voluto dirgli che saremmo diventi grandi amici, ma ne dubitavo fortemente, dubitavo soprattutto del fatto che sarei mai riuscita a riaprire il mio cuore ormai sigillato da così tanto dolore, non volevo che si sforzasse, non ne sarebbe valsa la pena e non avrei mai voluto avere un'altra persona delusa sulla coscienza.

I mesi passarono diventando anni e Samuel continuava a venire a casa nostra per farmi compagnia, ogni volta era la stessa storia, lui parlava, io ascoltavo, lui si aspettava una mia risposta ed io lo deludevo, ma nonostante questo, provavo un forte sentimento per quel ragazzino così petulante, la sua determinazione mi colpiva, si inventava qualsiasi cosa pur di rendermi partecipe e non si arrendeva neanche quando come mio solito gli facevo credere che lo stavo ignorando, la verità però era che io ascoltavo ogni suo discorso, ogni sua confessione, ogni suo pensiero positivo o negativo e sapevo quanto in realtà questo ragazzo, sotto la sua facciata da burlone, stava soffrendo per i suoi amici, per Xavier, ma soprattutto per la sorellina di quest'ultimo, Scarlett, sapevo quanto a lui mancavano e quanto si sentiva in colpa per essere andato via, così all'improvviso, senza darli spiegazioni, avrei voluto essergli di conforto e invece era sempre lui che lo dava a  me, senza mai chiedermi nulla in cambio. Ricordo ancora il giorno che riuscì a strapparmi un sorriso dopo mesi di musi continui, ricordo la soddisfazione che contornava i suoi occhi per essere riuscito in uno dei suoi intenti e ricordo anche la mia reazione, ero spaventata e mi sentivo in colpa, sentivo come se stessi tradendo la mia mamma, poi corsi da mio nonno che invece di prendere le mie parti, gli sorrise con gratitudine.
Ci fu un giorno però che lo vidi veramente pensieroso, lo guardavo intensamente e per la prima volta dopo due anni circa, non aveva nulla da dire o da raccontarmi, era sconfortato come mai l'avevo visto e non essere capace di aiutarlo mi stava uccidendo dentro. Poi un particolare sul suo viso attiró la mia attenzione, erano lacrime... delle lacrime avevano sostituito i suoi bellissimi sorrisi, non riuscivo a sopportare quella vista, rivolevo il vecchio Sammy, rivolevo la luce che illuminava il buio della mia anima...

«Non piangere, ci sono io con te»

Alzò il capo titubante, non gli diedi il tempo di fare mente locale che gli strinsi le braccia al collo e lui dopo un iniziale momento di confusione, ricambió il mio abbraccio...

«Grazie di cuore Lara»

Mi ringrazio istintivamente, ma poi improvvisamente fu come se si fosse appena svegliato da un sogno, mi prese dalle spalle e mi guardò negli occhi con un sorriso strano sul volto ed io più timida che mai sentii di star diventando rossa...

«Oddio, HAI PARLATO! Oh mio Dio non ci credo»

Si alzó come un grillo felice dalla sedia e corse verso i miei nonni più eccitato che mai...

«Zio, zia! Lara ha parlato! oh mio Dio, ha parlato, non ci posso credere! Yu-hu!»

I miei nonni si guardarono spaesati e lui completamente in preda all'entusiasmo tornò da me con un sorrisone sulle labbra...

«Non ci posso credere, è così la tua voce?»

Mi prese le mani nelle sue e il suo sorriso era così genuino che ero quasi sul punto di lasciarmi andare anche io...

«Ti prego, dimmi qualcos'altro, voglio sentirla un'altra volta»

Mi spaventai io stessa del suono della mia voce, non la sentivo da troppo tempo e pensare di doverlo rifare mi metteva non poca ansia. Presa dal panico corsi dai miei nonni lasciandolo solo in mezzo alla stanza con un'espressione sconcertata.

Non ricominciai a parlare subito, dopo quel giorno, ma piano piano, anzi dopo le mie "prime parole" ebbi un altro periodo di blocco e Samuel non riusciva a capacitarsene.
Un giorno quasi si arrabbiò, mi chiese addirittura se provavo antipatia nei suoi confronti, o se avevo paura di lui. Ma io non lo facevo mica per fargli un dispetto, avevo solo paura di lasciare andare il dolore che mi aveva tenuto  compagnia per tutto quel tempo, mi sentivo come se ricominciare a parlare, significava in qualche modo, dimenticarla, mi sentivo in colpa anche per i sorrisi che riusciva a farmi scappare. Se solo fossi riuscita a dirgli quanto era importante per me, di sicuro non avrebbe avuto tutti quei momenti di insicurezza, ma poi diciamocelo, a un Samuel Sampson insicuro non ci ha mai creduto nessuno e questo un po' mi rincuorava.
Il furbetto però aveva cominciato a conoscere i miei punti deboli e sapeva benissimo che sentirlo parlare di Scarlett e Xavier era diventato il mio argomento preferito...

«Te l'ho detto che solo Xavier e Scarlett mi chiamavano Sammy?»

E con quella semplice frase ebbe la mia più completa attenzione. Alzai la testa e annuii...

«E ti ho detto il perché nessuno qua mi chiama Sammy?»

A quella seconda domanda scossi il capo, facendogli scappare un sorriso, ero sempre più partecipe e ansiosa che lui continuasse...

«Perché loro erano come dei fratelli per me, ci tenevo e ci tengo molto al nostro legame, sperando che questa lontananza non ci abbia separati. Non sopporto quando qui mi chiamano Sammy, ma per te farò un'eccezione»

Il cuore cominciò a battermi forte per l'emozione...

«Se vuoi puoi chiamarmi Sammy»

Non mi aveva detto chissà che cosa, ma infondo speravo in qualcosa di bello, ero curiosa, così curiosa che non riuscii a trattenermi...

«Perché?»

Mi uscii una semplice parola e ancora una volta nel sentirmi un brivido mi percosse la spina dorsale, lui invece mi sorrise dolcemente, facendo spuntare le fossette che tanto mi piacevano...

«Perché tu per me sei speciale Lara»

Improvvisamente sentii gli occhi colmi di lacrime, ero così emozionata da essere sull'orlo di piangere e per non farmi vedere mi coprii il viso con le braccia...

«Davvero sono speciale?»

Spiai tra le braccia e vidi Sammy che si piegò con i gomiti sul tavolo mentre si sorreggeva il viso tra le mani...

«Più di quanto tu possa immaginare»

A quel punto scoprii il mio viso e mi lasciai andare ad un sorriso grandissimo, un sorriso così spontaneo da non sembrarmi vero...

«Anche tu sei speciale Sammy»

Ricambiò il mio sorriso con affetto e nei suoi occhi si accese una nuova luce,ed io non potevo che esserne felice, per la prima volta dopo anni ero riuscita a non deluderlo, ero riuscita a ricambiare anche se solo in parte l'affetto che mi aveva regalato in tutto questo tempo, ero riuscita a farlo sorridere per un mio sorriso, a renderlo felice solo con delle parole. Sammy non poteva capire quanto significava per me, quanto lui mi abbia aiutata ad uscire, anche se in parte, dal tunnel oscuro in cui mi ero persa.
Quel giorno feci una promessa a me stessa, come lui per me era stato luce pura, io avrei cercato quantomeno di essere una torcia luminosa, mi ripromisi che per lui ci sarei sempre stata e che nel mio piccolo avrei cercato di confortarlo nei momenti di tristezza, di dargli consiglio nei momenti di confusione, promisi si essere una buona amica e che se fossi riuscita ad esserlo anche solo la metà di quanto lo è stato lui per me, ne sarei stata immensamente orgogliosa e felice.

Grazie Sammy, grazie per avermi ridato la gioia di vivere, grazie per aver insistito, grazie per ogni singolo sorriso che mi hai regalato e anche per quelli che mi hai tirato fuori con la tua simpatia e la tua dolcezza, ma grazie soprattutto per essere stato il fratello che non ho mai avuto.

ANGOLO AUTRICE:
11/04/2018
Ed eccomi con un nuovo capitolo tutto particolare per voi, abbiamo conosciuto il passato di Lara e il motivo, o meglio la persona per la quale è riuscita a riprendersi dal dolore immenso che ha caratterizzato la sua vita. Vi è piaciuto o vi siete annoiate a morte?
Comunque rullo di tamburi, una parte della storia come scritto all'inizio è stata scritta insieme alla mia cara amica Niki_Rose ed indovinate un po' chi è il Sammy di Lara? Siiiii è uno dei protagonisti della sua storia "Imprevedibile". E bene sì abbiamo intrecciato le nostre storie ed io non posso che esserne soddisfatta. La mia Lara e il suo Samuel sono cugini e per di più sono stati importantissimi l'uno per l'altra. Vi state chiedendo se anche Lara uscirà nel suo libro? Ma certo che sì, in "imprevedibile"ci sarà qualche parte in cui la nostra cara e timida Lara comparirà, ma avrà sicuramente un ruolo più importante nello spin-off del modestissimo e sexyssimo Sammy, che uscirà prossimamente su Wattpad (niki ti sto facendo anche la pubblicità gratuita eh) 😂😂😂. Quindi cosa aspettate? Correte a leggere anche la sua storia e aspettate insieme a me di veder comparire Lara e conoscere magari altri aspetti del suo passato.
Grazie anche questa settimana per le 47.700 visualizzazioni e per le 4.670 stelline♥️♥️♥️. Come al solito se il capitolo vi è piaciuto lasciatemi una stellina ed io vi do appuntamento al prossimo aggiornamento con un capitolo moooolto interessante, non mancate. Bacini, bacetti e bacioni da Dadda Taras vostra 😘♥️😘♥️♥️♥️😘

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