32.MI HAI DATO E MI HAI TOLTO LA VITA
LARA POV
<<Lara? Tesoro mio>>
Nel buio in cui sono finita l'unica cosa vivida è la voce allarmata di mia nonna....
<<Enrico aiutami ti prego>>
All'improvviso mi sento sollevare dal pavimento qualche attimo dopo mi sento adagiare su qualcosa di morbido...
<<Si tesoro così, Enrico prendi un bicchiere d'acqua>>
Inizio a riprendere conoscenza, un calore assurdo mi ha invaso il corpo per poi essere sostituito da strani brividi di freddo. Credo non mi sia mai capitato di svenire in questa maniera, la sensazione è stata tremenda. Qualche istante dopo cerco di mettermi seduta ed Enrico mi passa il bicchiere d'acqua e dopo averne bevuto un sorso torno a guardarlo negli occhi...
<<E... Enrico... co... cosa è successo?>>
Mia nonna probabilmente sconvolta da quanto successo comincia ad accarezzarmi i capelli per darmi conforto...
<<Lara, amore mio... so che questa notizia ti ha sconvolta, ma adesso devi calmarti>>
<<Nonna ti prego... deve dirmi tutto>>
Lei capendo il mio disagio fa un cenno con la testa ad Enrico, dandogli così il permesso di parlare...
<<Lui tre giorni fa... ha provato a tagliarsi le vene>>
<<Tre giorni fà... c... come è possibile?>>
<<Avrà trovato qualcosa di appuntito nel cortile, non ne sono sicuro, mi hanno avvisato solo oggi di tutto questo, sono stato in ospedale a Palermo, ma non mi hanno lasciato entrare non essendo un parente... diciamo che loro ancora non sanno chi sono>>
<<Ora come... lui come sta?>>
<<Meglio, non è più in pericolo di vita>>
<<Io non capisco perché il suo avvocato non mi abbia chiamata, io gli ho chiesto di avvertirmi se fosse successo qualcosa di grave>>
<<Lara ti sei rifiutata di andarlo a trovare, non ti vede da quasi 5 anni, da quando...>>
<<Da quando sono diventata abbastanza grande da capire come fossero andate realmente le cose>>
<<Si>>
<<Bene... mi fa piacere che si sia ripreso>>
Stringo il tessuto del divano nei pugni e mia nonna con la sua mano sotto il mento mi volta il viso nella sua direzione...
<<Tesoro guardami>>
Sollevo gli occhi e mi scontro con lo stesso azzurro che aveva mia madre ed il mio cuore ricomincia a palpitare...
<<Lara tesoro, ti prego di mettere da parte l'orgoglio>>
<<Nonna ma...>>
<<Lasciami finire... il mondo è crudele, la vita è un'incognita, non sai mai quando sarà scritta la parola "fine", tesoro non puoi vivere con questo senso di colpa, sii realista e metti l'orgoglio da parte questa volta>>
Resto un attimo a pensare alle sue parole, penso al passato, al dolore che questa persona mi ha fatto provare ma anche a tutto ciò che di bello in precedenza ha fatto per me... per noi. Continuo a fissare mia nonna negli occhi ed annuisco sconfitta dalle sue parole...
<<Brava bambina mia, sono orgogliosa di te>>
<<Non mi fa stare bene fare questo>>
<<Ora magari no, ma domani? Secondo me tu domani avrai il cuore più leggero, te lo posso assicurare>>
Probabilmente avrà ragione lei, ma la rabbia mi mangia viva pensando a come la mia vita è cambiata per questa persona...
<<Enrico andiamo ora?>>
<<No signorina, devo organizzare la cosa, non è facile... partiamo presto domani mattina per Palermo>>
<<D'accordo a che ora?>>
<<Alle 7:00 dopo aver fatto colazione>>
<<Credi che avrò voglia di fare colazione?>>
Mia nonna come se avessi toccato un tasto dolente si intromette nella nostra conversazione...
<<Non aver dubbi, tu farai colazione domani>>
Dopo averle sorriso debolmente, quando sono sicura di essere stabile mi alzo per andare in camera a riposare...
<<Sicura di farcela?>>
<<Si nonna, tranquilla, buonanotte>>
<<Buonanotte gioia>>
<<Buonanotte signorina>>
Una volta entrata in camera mi trovo di fronte un Nathan a petto nudo addormentato, coperto dal lenzuolo fino alla vita, mi fermo ad osservarlo completamente incantata, quando dorme sembra come se abbassi le sue difese , oserei dire addirittura che sembra dolce immerso nel sonno, ma torno subito alla realtà e liberatami dai pensanti indumenti mi avvicino alla valigia per cercare qualcosa di comodo e confortevole per passare la notte. Quando ho fatto la doccia prima ho tirato fuori le prime cose che ho trovato e non ho fatto molto caso al resto, motivo per il quale ora resto completamente spiazzata da quello che ci trovo dentro, completini intimi che riconosco subito provenire dai cassetti di Nathan, vestagliette di seta con le quali sono sicura che senza sarei più coperta... insomma questa è la prova che quei due hanno confabulato ancora una volta alle mie spalle, ma non mi demoralizzo, il mio umore lo è già abbastanza, così guardando la valigia di Nathan posta sulla scrivania mi viene in mente un'idea e mi avvicino per poi cominciare a rovistarci dentro. Afferro un maglione verde mela e lo infilo. Dire che mi vada largo è poco, le maniche sono enormi tanto da rimanere appese, di lunghezza mi arriva appena sopra il ginocchio... è incredibile quanto sia grosso questo uomo. Una volta arrivata vicino al letto mi sdraio di lato ritrovandomi così di fronte a lui, lo osservo finché all'improvviso le sue braccia mi afferrano la vita e mi tirano verso di lui...
<<Credi che così conciata tu perda anche un solo quarto del tuo fascino?>>
La sua voce è ancora più rauca del solito, segno che si è svegliato da poco. Ne approfitto della posizione e infosso la mia testa nell'incavo del suo collo...
<<Scusami Nathan non volevo svegliarti>>
<<Non è un problema...>>
Qui tra le sue braccia mi sento protetta da ogni cosa brutta che il destino mi sta riservando, mi sento protetta dal male che ha caratterizzato la mia vita finora, vorrei solo dimenticare i problemi, vorrei non dover sempre avere a che fare con il mio passato, ho già perso tanto... non posso permettermi di perdere ancora una volta me stessa. Non mi rendo conto di star piangendo almeno finché Nathan non si scolla da me e con le mani avvicina il mio viso al suo...
<<Cosa c'è piccola?>>
<<Nulla... tranquillo Nathan non è niente>>
<<Lara... dimmi cosa hai... io sono qui>>
Mi asciugo il viso con il dorso della mano per poi sollevare gli occhi e incontrare quelle sue pozze verdi così profonde...
<<È questo paese Nathan... è questo paese che mi fa soffrire... qui ho perso mia madre, mio nonno... la mia vita>>
<<Lara io voglio aiutarti a crearne una nuova>>
<<Ed io ci sto provando con tutte le mie forze ma...>>
<<Io sono qui... sai che puoi dirmi tutto vero?>>
<<Lo so ma... ho bisogno dei miei tempi... non è facile Nathan>>
<<Ho tutto il tempo del mondo>>
<<Grazie... Nathan domani mattina devo andare via presto, ma tornerò per pranzo>>
<<Dove vai?>>
<<Questo fa parte delle cose che non sono ancora pronta a dirti>>
Il silenzio che si crea mi mette ansia e non poco, non voglio che pensi che non mi fido di lui, non voglio regredire nella nostra storia, proprio ora che abbiamo trovato un punto d'incontro, proprio ora che c'è massima armonia tra di noi. Il silenzio viene interrotto da due sue parole che mi lasciano interdetta...
<<Va bene>>
Non posso credere al fatto che si sia arreso così facilmente, probabilmente deve aver capito il mio disagio e non ha voluto insistere, ma sono altrettanto sicura che non sorvolerà per sempre questo argomento e a dirla tutta non lo voglio neanche io, voglio che capisca in tutto e per tutto cosa significa vivere al mio fianco. A tempo debito mi metterò a nudo per lui, gli farò conoscere ogni sfumatura che ha colorato... o meglio ingrigito la mia vita e se dovesse restare per me sarebbe la conferma che cerco...
<<Grazie Nathan>>
<<Non c'è bisogno di ringraziarmi, ora dormi Lara>>
Mi stringe ancora di più, tanto d'aver un po' di difficoltà a respirare, ma non ho la minima intenzione di staccarmi da lui, sentirei solo freddo e tristezza e così circondata dal suo calore sprofondo nel sonno.
Al mattino la prima cosa a svegliarmi è il mio cellulare che squilla, maledetta sveglia. Apro gli occhi e con la mano comincio a tastare il letto accorgendomi subito che è vuoto, mi chiedo dove sia finito, ma devo darmi una mossa, l'appuntamento che ho non può attendere. Dopo aver fatto una doccia ed essermi vestita mi dirigo in sala da pranzo dove una tavola imbandita mi aspetta con tanto di nonna pronta a bacchettarmi nel caso io decida di evadere...
<<Buongiorno nonna>>
<<Buongiorno piccola, dormito bene?>>
<<Diciamo di sì, hai per caso visto Nathan?>>
<<Si tesoro, questa mattina si è alzato presto ed è andato a fare jogging>>
<<Ah dovevo immaginarlo>>
<<Quel ragazzo mi piace Lara>>
<<Nonna me ne sono accorta>>
Le sorrido complice alludendo alla sua innata bellezza...
<<Sciocchina non in quel senso, cioè anche in quel senso, ma più per come ti guarda Lara, pende dalle tue labbra e sono sicura che farebbe di tutto per proteggerti...>>
Questa volta sorrido perché le sue parole mi rendono felice, so che Nathan ci tiene a me, vorrei solo che dichiarasse i suoi sentimenti... è vero che certe volte non c'è bisogno di parlare, ma è anche vero che noi donne vogliamo sentirci dire certe cose...
<<... sai... quello sguardo l'ho visto a poche persone, ma ad una in particolare>>
<<Chi nonna?>>
<<Tuo nonno...>>
Automaticamente gli occhi mi si riempiono di lacrime, la sua assenza fa ancora troppo male...
<<... quando ci conoscemmo non aveva occhi che per me, era così bello da non riuscire a credere che tra tante avesse scelto me, il nostro amore fu così travolgente che ci sposammo subito, tre mesi appena di fidanzamento ed io il mese dopo il matrimonio aspettavo già la tua mamma>>
<<Adoro sentirti parlare di lui nonna, voi siete il mio esempio di vita>>
Bevo un sorso di caffè e addento una fetta biscottata giusto per tenerla contenta, anche perché ho lo stomaco in subbuglio per quello che mi aspetterà di qui a qualche ora. Non finisco di formulare il pensiero che Enrico entra in stanza...
<<Buongiorno signora Clarissa e signorina Lara, siamo pronti per partire>>
<<Enrico buongiorno, mi chiamo Lara, te l'ho ripetuto mille volte>>
<<Caro Enrico, oggi ti conviene darle retta, non è di buon umore>>
Mia nonna capisce sempre quando io non sto bene emotivamente, l'ha sempre saputo e conoscendo anche il mio lato aggressivo quando sono nervosa ha preferito avvertirlo per il suo bene...
<<D'accordo Lara, allora andiamo?>>
<<Si vado a prendere la giacca e la borsa, nonna ti prego avvisa Mark e Nina che sono dovuta uscire e che tornerò per pranzo>>
<<Tranquilla tesoro, ho una macchina a disposizione per loro, in modo tale che possano andare a fare un giro nel frattempo>>
<<Perfetto allora... e Nathan, lui...>>
<<Tesoro tranquilla ci penso io, ora muoviti>>
Faccio come mi dice mi avvicino al guardaroba e dopo aver infilato la giacca e preso la borsa mi avvio verso l'uscita dove la macchina di Enrico già accesa mi aspetta, vado per salire dallo sportello anteriore ma vengo bloccata ancor prima di riuscire a sedermi...
<<Sign... cioè Lara, gentilmente vai dietro>>
<<Perché?>>
<<Vetri oscurati>>
<<Ah... c..certo>>
Faccio come mi dice e mi accomodo dietro, poi parte verso qualcosa o meglio qualcuno che mi ero ripromessa di non voler più vedere...
<<Enrico come funziona ora?>>
<<Ho già organizzato tutto, appena arrivati entrerai direttamente senza domande e soprattutto ti prego di non dire il tuo nome a nessuno>>
<<Non sono così pazza>>
<<Lo so, ma queste esperienze fanno uscire lati di noi che non conosciamo e l'ansia gioca brutti scherzi>>
<<Hai ragione>>
<<Quando sarai dentro non avrai molto tempo, la polizia non sarà molto transigente>>
<<Tranquillo, pensa che non volevo neanche venire, figurati se voglio rimanere più del tempo dovuto>>
<<Lara non essere molto crudele con lui>>
<<Lui è stato crudele con me, io posso essergli quantomeno indifferente o no?>>
<<Decidilo tu, affrontala nel miglior modo che credi, ma ricorda che ha tentato il suicidio... ed il suo stato emotivo è fragile>>
<<D'accordo>>
Il resto del viaggio l'ho passato in completo silenzio a farmi tante domande su come avrei affrontato questo incontro dopo 5 anni di completo silenzio e ad essere sincera non sono riuscita a farmi neanche mezza risposta. Entrata a Palermo comincio a riconoscere i luoghi che hanno caratterizzato la mia infanzia e una sensazione di malinconia prende possesso della mia persona, io qui ero felice, noi qui eravamo felici e mi sembra assurdo pensare che ogni momento felice è stato distrutto da un singolo e atroce errore.
Arrivati fuori l'ospedale Buccheri La Ferla, Enrico mi passa il solito cappellino e gli occhiali da sole che diventano parte dei miei caratteri estetici quando vado in giro qui in Italia...
<<Enrico... è indispensabile?>>
<<Devo rispondere?>>
<<No, no, dammi qui>>
Glieli strappo dalle mani e dopo aver legato i capelli in una coda alta infilo il berretto e gli occhiali ed esco dalla macchina...
<<Andiamo>>
Lo seguo senza rispondere e una volta dentro ci dirigiamo a passo svelto alle ascensori e raggiunto il piano ci scontriamo con due agenti della polizia che riconosciuto Enrico ci lasciamo passare senza alcuna domanda. Il mio cuore comincia a pulsare più velocemente ed una volta arrivata di fronte alla porta penso che stia per esplodermi. Altri due poliziotti sono appostati fuori la porta e anche loro mi fanno spazio per entrare ed io presa dal panico mi volto verso Enrico che con un sorriso mi incoraggia ad entrare e così faccio, afferro la maniglia ed entro a testa bassa per poi chiudere la porta alle mie spalle. Dopo qualche secondo di silenzio alzo lo sguardo e mi scontro contro le pozze scure dell'uomo che mi ha distrutto la vita, il corpo esile i polsi fasciati... è rimasto veramente poco di lui...
<<Chi sei?>>
Il mondo si è fermato credo che la terra non stia girando più o sono io che sto per morire non lo so. Chi sono? Ha addirittura il coraggio di non riconoscermi? Poi però ricordo il mio travestimento e capisco il motivo del suo non sapere. Mi tolgo il cappello e tiro via gli occhiali da sole per ritornare a fissarlo negli occhi...
<<Anita?>>
Non sentivo pronunciare il nome di mia madre da anni ormai ed ora detto da lui mi fa quasi rivoltare lo stomaco...
<<Anita ma com'è possibile... tu sei... tu sei>>
Mi avvicino di qualche passo senza mai staccare gli occhi dai suoi...
<<Morta... si lei è morta papà>>
<<La...Lara?>>
<<In persona>>
<<Sei ve... venuta a trovarmi>>
<<No, sono venuta a vedere quest'altro tuo gesto azzardato, quest'altro tuo tentativo di rovinarmi la vita>>
<<Non mi hai ancora perdonato...io...>>
<<Perdonarti? Tu ti rendi conto di cosa mi hai fatto?>>
<<Io non... io non>>
<<Non volevi? Tu non volevi? Vuoi dirmi questo? Se solo fossi stato un'altra persona ora la mamma sarebbe qui e non sotto terra>>
<<Io amavo tua madre e amo te più della mia stessa vita Lara, sei mia figlia>>
<<Tu quando hai fatto quelle quelle merdate hai perso ogni diritto su di me... Tu mi hai dato la vita e me l'hai tolta papà>>
<<T... ti prego, perdonami, tu non puoi capire>>
<<Io capisco solo che per colpa delle tue... azioni... io ho perso mia madre>>
Lacrime cominciamo a bagnare il mio viso e anche gli occhi di mio padre sono sull'orlo di esse...
<<Ho perso anche io tua madre, non solo tu>>
<<Tu... tu l'hai condannata a morte e l'hai fatto anche con me>>
La macchinetta al quale è collegato aumenta il fastidiosissimo suono, segno che si sta agitando e nel giro di qualche secondo un'infermiera entra nella stanza allarmata e si avvicina al monitor...
<<La pressione è aumentata e ha una forte tachicardia, signorina le devo chiedere di andare>>
<<Si vado>>
<<No un attimo, altri cinque minuti>>
Mio padre con voce flebile cerca di convincere l'infermiera, che dopo avermi dato un'occhiata approssimativa annuisce e ripete che abbiamo solo cinque minuti per poi uscire dalla stanza e lasciarci ancora soli in un silenzio che mette i brividi..
<<Ho bisogno del tuo perdono Lara>>
<<Io non posso dartelo>>
<<Allora non ha più senso la mia vita, ho resistito dieci anni, ma ora il peso della solitudine mi sta ammazzando>>
<<No papà, sei tu che hai cercato di ammazzarti, l'unica cosa
che puoi fare ora è avere rispetto di te stesso, della mamma e anche di me, evitando di fare queste cose, evitando di giocare con la vita dato che qualcuno l'ha persa per davvero non avendo possibilità di scelta>>
<<Mi porterai rancore per tutta la vita vero?>>
<<È il minimo>>
<<Sei uguale a tua madre, sia fisicamente che caratterialmente, sei testarda, ma rispetto questo tuo modo di essere, lo capisco, ma vorrei che tu mi dessi una sola possibilità, anche solo per sperare che un giorno tu mi possa perdonare>>
<<Non ti posso promettere nulla, ma...>>
<<Questo tuo "ma" mi basta... mi da speranza>>
Nel frattempo io ho raggiunto la porta retrocedendo man mano che parlava e una volta afferrata la maniglia apro e mi volto di spalle...
<<Ciao piccola Lara e buon natale>>
Prima di uscire gli sussurro qualcosa in maniera così flebile da dubitare che mi abbia sentita...
<<Ciao papà>>
Una volta uscita mi infilo il cappello e gli occhiali da sole sotto gli occhi attenti dei poliziotti e mi avvio senza salutare all'ascensore seguita da Enrico. Una volta dentro la domanda è inevitabile...
<<Com'è andata?>>
<<Come credi che sia andata?>>
<<Capisco... non ne vuoi parlare>>
<<Sei perspicace>>
Enrico si azzittisce e fa finta di niente ed io mi maledico per essere sempre così sgarbata quando sono nervosa...
<<Perdonami Enrico, sono solo un po'...>>
<<Lo so Lara, ti conosco da quando eri una bambina non c'è bisogno di scusarsi>>
Questa volta sono io ad annuire dopo averlo ringraziato con un sorriso.
Usciti dall'ospedale per un attimo mi pare di intravedere una figura famigliare che perdo di vista poco dopo, ma non ci faccio tanto caso dato la giornata di oggi, dire che mi sento confusa è poco, ho rivisto mio padre dopo 5 anni, ricordo ancora benissimo quell'estate di cinque anni fa quando partecipai ad un suo processo tutta incappucciata e seppi cosa aveva fatto, seppi di cosa era accusato. Certo, per i precedenti cinque anni ero consapevole che lui fosse in prigione, organizzavamo degli incontri per vederci, ma un po' per l'età, un po' perché ero sotto shock, non volevo pensare a nulla di tutto quello che poi si è venuto a sapere. Stranamente mia nonna aveva ragione, nonostante io mi senta agitata, il mio cuore pesa un po' meno in questo momento...
<<Enrico andiamo, oggi è la vigilia di Natale, mia nonna avrà sicuramente bisogno di una mano>>
<<Si Lara, partiamo subito>>
<<Enrico... domani... vorrei andare da mia madre>>
Inizio a pensare ad i mille modi in cui mi dirà di no e invece resto sorpresa dalle sue parole...
<<Certo>>
Basta pensieri negativi, prometto di godermi questi giorni con le persone che amo senza pesi sul petto, questi giorni per tutti noi saranno speciali e non ho la minima intenzione di rovinare neanche un secondo con i miei problemi.
ANGOLO AUTRICE:
29/01/2018
TAAAADAAADAAADAAAAAAM, eccomi qui ragazzi con il mio solito aggiornamento settimanale. Questo capitolo è uno dei primi a rivelare il passato di Lara, molti di voi lo avevano sospettato che nelle carceri italiane ci fosse il papà di Lara, ma c'è qualcuno che non se l'aspettava? D'ora in poi ogni capitolo rivelerà segreti conservati nei cuori e nelle menti dei nostri protagonisti e vorrei sapere da voi cosa ne pensate finora? Fatemelo sapere con tanti commentini.
Spero che la storia vi stia appassionando perché ci sto mettendo davvero tutta me stessa.
Grazie anche questa settimana per le 23.600 visualizzazioni e le 3.040 stelline, come sempre se il capitolo vi è piaciuto donatemi una stellina😂.
Vi saluto e vi dó appuntamento alla prossima settimana con un capitolo 😱😱😱, non perdetelo perché ci saranno rivelazioni incredibili. Bacini bacetti bacioni da Dadda Taras vostra ♥️♥️♥️😘😘😘
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