22.TORNARE NON È FACILE
Se si potesse misurare la temperatura in questa stanza, sono convinta che sia arrivata sotto lo zero. Tutti guardano tutti, ma Enrico è di certo il più sconvolto da tutta questa situazione.
«COSA?» Urla mentre stringe i pugni ed il suo aspetto avrebbe del comico se la situazione non fosse così delicata. Colorito paonazzo, occhi quasi fuori dalle orbite e sopracciglia inarcate.
Nathan, probabilmente stanco dei suoi atteggiamenti, interrompe il contatto visivo con me e si volta nella sua direzione con un un sorriso che risulta quasi beffardo. «Ha capito bene, se ben ricordo poco fa gliel'ho comunicato io stesso, le sembro un uomo che non parla sul serio?» chiede mostrandosi sicuro di se ed io lo guardo affascinata. Sentirlo parlare in italiano è qualcosa di incredibile, la sua cadenza inglese però resta e lo rende sexy da morire.
Avanti così sorella, ora si che mi piaci. Stai al posto tuo. Ma io sono al posto mio, dove vuoi che vada?
Enrico fa per aprire la bocca ma la richiude immediatamente, così, per evitare eventuali risse faccio un passo in avanti e alzo una mano, sperando che questo gesto li tranquillizzi. «Ok, Enrico lascia che ti spieghi.»
Mia nonna che finora è rimasta in silenzio interviene in modo pacato. «Ragazzi, magari prima dovreste dare spiegazioni a me non credete?» Il sorriso gentile sul volto di mia nonna è nettamente differente dall'espressione di Enrico, il che mi da la sicurezza necessaria per parlare con tranquillità.
«Nonna lui è Nathan» dico con un filo di voce e quando il mio sguardo incontra quello di Nathan, sento un'emozione incredibile pervadermi dentro. Istintivamente ci sorridiamo e lui si avvicina verso mia nonna e le porge la mano.
«Piacere di conoscerla signora, le porgo le mie più sentite condoglianze per la perdita di vostro marito» le dice per poi prenderle la mano nella sua con delicatezza, mentre lei lo guarda con interesse.
«Clarissa, mi chiamo Clarissa figliolo ed il piacere è tutto mio. Sono sorpresa, non sapevo che tu fossi fidanzata, non me ne hai mai parlato.» Si riferisce chiaramente a me, ma non toglie gli occhi di dosso dall'omone che ha difronte.
Chiamala scema! Ti ho detto che non devi parlare oggi. Sono una coscienza, non puoi decidere te quando posso o non posso parlare, santi numi, non puoi cambiare questo processo che dura da... da sempre dannazione.
Scaccio la voce della mia coscienza isterica dalla testa e torno a concentrarmi sulle due persone che ho di fronte. «Hai ragione nonna, diciamo che è una cosa recente e sai... nel casino di questi giorni, non mi è venuto in mente di dirtelo» mento, ma non per cattiveria, ma perché fino a venti minuti fa non sapevo neanche in che rapporti fossimo rimasti io e Nathan.
«Sbagliato tesoro avresti dovuto dirmelo, quantomeno non avrei fatto la figura della vecchia bacucca ora.» Lascia la mano di Nathan e si volta completamente nella mia direzione.
«Nonna nessuna figura, non mi aspettavo che sarebbe venuto e credevo di avere più tempo per spiegarti questa...» facendo oscillare il dito, indico me e NAthan «...insomma questa situazione, tutto qui.»
«Signora Clarissa, non fermiamoci ai dettagli, l'importante è quello di esserci conosciuti e mi creda se le dico che per me è un piacere immenso» si intromette, probabilmente captando il mio nervosismo e gliene sono grata.
Mia nonna gli sorride complice per poi tornare a guardarmi. «Lara, tesoro questo ragazzo mi piace» conclude facendomi l'occhiolino ed io sorrido spontaneamente per la sua spontaneità, almeno finché la figura di Enrico non mi si piazza di fronte con tutta la sua ostinazione.
«Enrico, ti prego andiamo di lì a parlare, non riesco più a sopportare il tuo musone e la tua espressione irritata.» Senza dargli il tempo di rispondere mi avvio verso la veranda e subito sento i suoi passi dietro di me, segno che mi stia seguendo. Una volta fuori, mi avvicino a lui cautamente e prima che io possa cominciare a dargli una spiegazione mi blocca con un gesto della mano.
«Signorina, come le è venuto in mente? Come ha potuto portarlo qui? Sa benissimo il rischio a cui andiamo incontro, ma nonostante questo lei si è permessa il lusso di portare un estraneo in casa di sua nonna, con il rischio di mandare a monte tutto quello che abbiamo fatto in questi dieci anni per proteggervi, io non ho parole davvero.»
Secondo me ne ha anche troppe parole. Anche secondo me. Comunque io per sicurezza mi dissolvo nel nulla. Vigliacca!
«Enrico lasciami spiegare» provo a parlare, ma ancora una volta quella mano fastidiosa si alza per ammutolirmi.
«C'è poco da spiegare signorina, i fatti sono chiarissimi» continua la sua scenata alzando sempre di più la voce, facendomi saltare i nervi.
«Invece non ti è chiaro un corno!» La voce mi esce più alta di quello che avrei veramente voluto, sono stata poco educata nei suoi confronti, però mi ha sempre dato fastidio essere giudicata senza conoscere realmente i fatti. Mi tranquillizzo un attimo e dopo aver fatto un lungo respiro gli sorrido. «Scusami Enrico, non volevo essere così aggressiva, ma come puoi solo pensare che avrei messo mia nonna in un simile pericolo? Non gli ho detto io dove eravamo mi ha trovata lui.»
«E come?» insiste il testone.
«Credo che abbia usato un po' i tuoi modi... Intercettazioni insomma.» ll suo sguardo se possibile è ancora più confuso, capisco quello che probabilmente in questo momento stia pensando, ma Nathan è così, credo che l'essere così ricco gli permetta questa e mille altre cose.
«Si rende conto che questa non è una cosa normale vero?»
Certo che me ne rendo conto, non sono cretina.«Lui è così» gli dico la prima cosa che mi passa per la testa.
«Lui è così non è una giustificazione plausibile. Devo controllare le sue credenziali il prima possibile, non posso lasciare nulla al caso signorina.»
«Cosa? No Enrico, lui è a posto, non fare nulla finché siamo qui, non voglio che abbia pressioni ti prego. Non faresti altro che dare nell'occhio, pensaci.»
Non risponde mi fissa e sinceramente sono stanca di questi sguardi così dopo aver fatto un gesto di stizza con la mano, rientro e lì trovo mia nonna e Nathan seduti sul divano a chiacchierare amabilmente. Resto qualche secondo a fissarli e ad immaginare una vita normale con loro, finché mia nonna non nota la mia presenzan«Tesoro vieni qui, parlavamo proprio di te, ancora non ci credo che mi hai tenuto nascosto questo ragazzo fantastico.»
«Nonna, te lo ripeto, non te l'ho tenuto nascosto è mancata solo l'occasione» le dico per poi sedermi al divano insieme a loro.
«D'accordo, farò finta di crederti piccola mia, adesso sono sicura che vogliate parlare per cui mi farò accompagnare da Enrico al mercato. Ho intenzione di fare assaggiare a questo ragazzo dei piatti tradizionali con i fiocchi.» Dopo aver detto questa ultima frase si avvia verso l'uscita lasciandoci soli ed io mi sistemo avvicinandomi a pochi centimetri da lui. In un attimo le nostre mani si intrecciano in maniera automatica e comincio a fissarle con incredulità.
«Sei qui» dico e lui aumenta la stretta.
«Si Lara, sono qui.»
Sollevo lo sguardo e incontro quell'infinito bellissimo che ha negli occhi. «Ammetto di non essere d'accordo sui modi, cioè far rintracciare una persona non è una cosa molto normale, ma sono davvero felice che tu sia qui, nonostante tutto.»
«Era l'unico modo per trovarti Lara, sono andato ovunque, agli aeroporti, alle stazioni, insomma ti ho cercata fino allo sfinimento. Posso sapere come hai fatto ad arrivare qui?» mi dice mentre sulla sua fronte si crea una ruga d'espressione. Creso che non sia abituato a non capire quello che succede intorno a lui.
«Allora non sei così bravo come dici di essere» lo istigo a modo mio, sorridendogli maliziosa.
« Tesoro io non lavoro alla C.I.A., ho semplicemente detto di essere un uomo in gamba e di avere le conoscenze giuste» risponde a tono e senza dubbio il suo sguardo è più furbo del mio.
«Ah giusto, a volte dimentico che sai essere anche modesto, per un certo periodo ho pensato che tu fossi un dio sceso in terra incapace di commettere errori, poi un po' mi sono ricreduta.» Nathan, mi sorride facendomi vibrare il cuore, erano giorni che non vivevo un po' di questa leggerezza e devo ammettere che mi è mancato tutto questo, mi è mancato sorridere, mi sono mancate tutte le sue manie, i suoi difetti, la sua invadenza, il suo lato protettivo, ma più di tutto i suoi occhi, capaci di regalarmi sguardi che neanche nei meandri più remoti della mia testa avrei potuto immaginare, insomma mi è mancato lui in tutto e per tutto.«No Nathan, non dirlo» dico captando le sue intenzioni ed il sorriso che ha, si allarga ancora di più mandandomi in confusione.
«Cosa non dovrei dire? Che sono un dio? Questo è scontato e tu lo sai meglio di me o sbaglio?» mi chiede afferrandomi una ciocca di capelli tra le dita.
«Sei solo un egocentrico, nulla di più.»
«Vuoi dirmi che non sono capace di regalare emozioni?» mi chiede con un sorriso malizioso dipinto in volto.
«Non ho detto questo, solo che non sei migliore di molti altri.» Ma a chi voglio prendere in giro, sto dicendo così tante cavolate da non credere neanche io stessa a quello che dico. Abbasso la testa imbarazzata quando senza neanche rendermene conto le dita di Nathan si posano sul mio mento e fanno pressione verso l'alto.
«Quindi, se io ora sollevassi il tuo viso è portassi le tue labbra all'altezza delle mie e ti dessi un bacio dolce e morbido, vuoi dirmi che non ti farebbe alcun effetto? O che magari proveresti la stessa sensazione che qualsiasi altro potrebbe darti?» Senza darmi il tempo di rispondere posa le sue labbra sulle mie con dolcezza, non fa pressioni eccessive, non lo intensifica, aspetta che sia io ad agire e questo suo gioco mi manda in visibilio, così un po' per la mancanza provata in questi giorni e soprattutto perché lo desidero, spingo le labbra verso le sue con ancora più pressione. Non c'è passione, non c'è desiderio, c'è solo la voglia di baciarsi senza pensare a nulla, la voglia di vivere il momento senza doppi fini. Si stacca dalle mie labbra con un po' d'affanno e avvicina la fronte alla mia per poi puntare le sue iridi nelle mie. «Lara, torna a casa, io... ho bisogno di te.» Pronuncia una delle frasi più belle che io gli abbia mai sentito dire e nei suoi occhi leggo che non potrebbe desiderare nulla più, di quello che mi sta chiedendo e gli sorrido istintivamente.
«Nathan, io vorrei tornare, ma non è facile. Mia nonna ora è sola, non posso lasciarla qui e andare via come se nulla fosse» dico, afferrando la sua mano.
«Allora portala con te. Penso che avere tua nonna a Londra ti farebbe bene.»
Increspo le sopracciglia, questa idea devo ammettere che non mi aveva neanche sfiorata e ad essere sincera credo che non sia affatto da escludere. «Non lo so Nathan, sarebbe bellissimo, ma dovrei parlarle per sapere cosa ne pensa, non è facile...» Penso a tutti i problemi che potrebbe comportare questa situazione e l'entusiasmo iniziale, viene sostituito dalla paranoia.
«Certo, potresti parlarle dopo pranzo, io andrò a fare un giro qui nei dintorni per lasciarvi discutere in pace» mi dice con un mezzo sorriso e io annuisco titubante.
«Va bene, ci proverò.»
Dopo aver aver pranzato in pace, Nathan come mi aveva preannunciato è uscito per far si che riuscissi a parlare con mia nonna. Così armata di coraggio mi avvicino a lei e afferro uno dei piatti che ha appena lavato e con lo strofinaccio comincio ad asciugarlo. Cerco le parole giuste, ma non do davvero da dove cominciare.
«Tesoro devi dirmi qualcosa?» La voce di mia nonna risuona nel silenzio della stanza e quasi non mi viene un colpo. Questa donna sa leggermi l'anima.
«Come?» chiedo, rimanendo con il piatto a mezz'aria.
«Sarò pure vecchietta, ma ancora ci vedo. Mi stai fissando da quando ci siamo seduti a tavola ed io ti conosco benissimo, conosco quello sguardo tesoro, ti ho cresciuta io.» Sorride nel pronunciare quest'ultima frase e la tensione che sento man mano comincia a sciogliersi.
«Hai ragione nonna, devo parlarti di una cosa un po' delicata, ma non so da dove cominciare» le dico sincera.
«Lo sai che con nonna non devi temere nulla, avanti parla, sono tutta orecchie.»
Mi armo di tutto il coraggio che possiedo e dopo essermi schiarita la voce mi lancio nell'argomento. «Beh nonna, stavo pensando che... che forse... Insomma che forse potresti venire a Londra con me.» Mia nonna si blocca all'istante e posa delicatamente il piatto che aveva in mano sul lavandino per poi regalarmi uno dei suoi sguardi scrutatori. «Nonna, non guardarmi così, piuttosto dimmi qualcosa.»
«Tesoro, vieni sediamoci sul divano» mi afferra la mano e mi porta con se. Ci sediamo e mi afferra le mani tra le sue come è solita fare quando deve affrontare un discorso che probabilmente non mi piacerà. «Piccola mia, sai quanto vorrei passare il resto dei miei giorni con te, svegliarmi ogni mattina e vedere i tuoi occhi e il tuo bellissimo sorriso, ma purtroppo sai anche che non è possibile. Abbiamo fatto l'impossibile per tornare qui in Sicilia e andare via proprio ora che nonno è sepolto qui sarebbe meschino da parte mia. Sai anche che non puoi rimanere per il pericolo a cui vai incontro. Lara, sono passati tanti anni e ancora non riusciamo a farcene una ragione, ma dobbiamo accettare il fatto che per forza di causa maggiore, oggi è questa la nostra vita.»
Sento le maledette lacrime punzecchiarmi gli occhi e mi sforzo con tutta me stessa per tenerle a bada. «È colpa mia nonna, è tutta colpa mia, se quel giorno fossi morta insieme a mia madre voi avreste potuto continuare la vostra vita tranquilli, senza... senza rinunciare a nulla» le dico con voce tremante.
Improvvisamente lo sguardo di mia nonna si indurisce e per un attimo mi manca il respiro. «Non dire mai più queste cose, tu sei stata e sei la nostra unica salvezza, se quel giorno fossi morta anche tu, noi non avremmo avuto alcun motivo per andare avanti. Non è colpa tua amore mio, tu sei innocente e non devi darti queste colpe. Vieni qui» mi stringe a se con forza e mi accarezza i capelli come quando ero bambina ed io ricambio, la stringo con tutta la forza di cui sono capace e restiamo così per un tempo indefinito finché le figure di Nathan ed Enrico ci si piazzano davanti spaventandomi a morte.«Oh ciao ragazzi, bentornato Nathan, è stata breve la tua passeggiata» dice mia nonna lasciandomi andare per poi alzarsi e sistemarsi il grembiule da cucina. Nathan fa scorrere lo sguardo da lei a me curioso e si sofferma a guardare i miei occhi probabilmente arrossati.
«Si, a quest'ora non c'è molto movimento in giro» le dice tornando a guardarla.
«Hai ragione caro, è una zona un po' morta questa. Comunque vado a prepararvi il caffè.» Così dicendo si allontana prendendo Enrico sotto braccio lo trascina con lei in cucina. Nathan li osserva e una volta spariti dalla nostra visuale torna a guardarmi.
Potrei morire per quello sguardo. Sei solo un'allupata sappilo. E te sei una finta frigida. Finta frigida? Sono la tua coscienza Lara, io so quello che pensi ogni volta che lo vedi, biricchina. Taci o ti faccio asportare da un chirurgo.
«Allora? Ci hai parlato?» Il mio discorso mentale viene interrotto dalla voce profonda del gigante al mio fianco che ora ha preso il posto di mia nonna sul divano.
«Si Nathan e come sospettavo ha rifiutato la mia proposta. Lei vuole restare qui in Sicilia, vicino a mio nonno, sai sono mancati per molti anni ed il loro ultimo desiderio era quello di passare gli ultimi momenti della loro vita qui. Per mio nonno questi momenti sono stati davvero brevi, ma nonostante ora lui non ci sia più, lei non vuole comunque abbandonarlo.»
«Lo capisco. Tu invece?»
«Io, anche se a malincuore, devo andarmene, non posso restare qui.»
«Non puoi restare qui, anche perché poi costringeresti anche me a restare»
Proprio mentre la paranoia stava prendendo piede, queste parole fanno si che un sorriso di pura sorpresa e gioia mi si dipinga in volto e Nathan resosene conto ricambia per poi posare ancora una volta le sue labbra sulle mie, ma veniamo interrotti da un colpo di tosse, interrompiamo il contatto e ci voltiamo trovando mia nonna con il vassoio del caffè e un sorriso dolce ad incorniciarle il viso. «Ragazzi, non vorrei disturbarvi ma il caffè si fredda e non sia mai che io vi serva un caffè che non sia caldo.» Rossa in volto mi alzo e le prendo il vassoio di mano per poi posarlo sul tavolino.
«Nonna , tranquilla, anzi ti ringrazio, però ora siediti con noi.»
Annuisce e torna ad accomodarsi sul divano. Beviamo il caffè accompagnato da qualche biscottino fatto in casa in un silenzio quasi imbarazzante.
«Allora, quando partirete?» è proprio lei a rompere il silenzio con una frase bomba.
«Nonna, non lo so, non abbiamo deciso.»
«Beh piccola, non puoi mica bloccare il tuo Nathan qui per sempre, poi mi da come l'impressione che non andrà via di qui se non con te, giusto caro?» gli chiede inarcando le sopracciglia.
«Ha colto in pieno signora Clarissa» risponde senza la minima esitazione.
«Oh ti prego, basta con le formalità, chiamami pure Clarissa.»
«La mia è pura educazione, ma d'accordo Clarissa.»
Questa situazione è davvero strana. Da ragazzina ho avuto qualche fidanzatino, ma nonna non è riuscita mai a lasciarsi andare come sta facendo con Nathan in questo momento, deve piacergli davvero.
Chiamala scema la nonna, riconosce la roba buona, mica come te che te accontentavi. Quasi quasi e credo che tu non meriti questo pezzo di manzo. Hai finito?
«Lara allora?» mi chiede Nathan mentre cerco di sfrattare la mia coscienza.
«Allora cosa?»
Lui socchiude gli occhi e mi fissa attentamente. «Non hai sentito quello che ho detto?»
«Ehm, no scusami ero distratta.»
Puniscila come solo tu sai fare, poi se ti resta tempo, punisci anche me! Io devo solo ignorarti quando fai così.
«Dicevo, che volendo posso organizzare la partenza per domani mattina.»
«Domani mattina? Ma...» provo a ribattere ma vengo interrotta da mia nonna.
«Ma, nulla tesoro. Lo sai che devi andare, domani o dopo domani cambia poco» mi dice seria.
«Nonna, è troppo presto e non riesco a sopportare il fatto di lasciarti sola. Non ci riesco, lascia che stia qui qualche altro giorno.»
«Ma io non sarò sola, ci sarà Enrico, la nostra cara governante Maria, poi i giardinieri, insomma tesoro, ho una bella compagnia non credi? E poi ti prometto che quando potrò ti verrò a trovare.»
La guardo sbalordita per questa sua ultima affermazione. «Ma tu odi l'aereo.»
«Lo so, ma odio di più il fatto di saperti lontana, quindi la paura passa in secondo grado, non credi?»
Ancora una volta sento gli occhi inumidirsi per l'emozione. «Nonna, ti prego abbracciami.»Lei lo fa, mi stringe forte a se trasmettendomi tutta la sicurezza che in questi giorni mi è mancata e tutto l'amore di cui ho bisogno, per prepararmi a quest'altro arrivederci.
Il resto della giornata l'ho passato a rifare i bagagli con l'aiuto di Nathan, che non si è lasciato sfuggire battute quando tra le mani gli è capitata la mia roba intima. Devo essere sincera, lui con poche cose è riuscito a ridarmi il sorriso, ma soprattutto è riuscito a farmi tornare la voglia di vivere la mia vita con prospettive positive. Venendo qui mi ha dimostrato di tenerci davvero e non posso esprimere a parole l'immensa gioia che ho nel petto in questo momento.
La notte per rispetto di mia nonna, l'abbiamo passata separati, ma non nego il fatto che più volte mi sono alzata per raggiungerlo finendo per rimettermi a letto con tutta la forza di volontà che avevo in corpo.
Il mattino seguente dopo aver fatto una bella doccia calda e aver indossato indumenti pesanti, proprio in occasione della differenza di temperatura che ci sarebbe stata da qui a Londra, esco dalla stanza e mi scontro con il mio colosso preferito. «Cavolo Nathan, mi stavi spiando dal buco della serratura per caso?» gli chiedo e lui in tutta risposta mi afferra dalla vita e spinge i nostri corpi sempre più vicini.
«Come hai fatto a scoprirmi?» mi chiede sfiorandomi la guancia con il pollice.
«Sarà che sei un uomo così banale» provo a stuzzicarlo anche se so in partenza che finirà male.
«Bene, se non erro questa è la seconda volta nel giro di poco tempo che mi insulti, sto segnando cara Lara. Ora non farò nulla perché siamo in ritardo, ma sappi che non dimentico. Prenderò la mia vendetta quando meno te l'aspetti.» Dopo avermi detto quest'ultima frase, mi bacia la fronte e mi lascia all'improvviso facendomi sentire nuda e lasciandomi con un'espressione da ebete dipinta in volto.
Arrivati in cucina troviamo mia nonna intenta a prepararci la colazione, o meglio più che colazione sembra un pranzo Natalizio. La tavola è imbandita, colma di cornetti, latte e caffè fumanti, torta alle mele, uova strapazzate, bacon, tost e insomma molto altro ben di Dio. Quando ci nota stupiti sulla soglia della porta, con un gesto della mano ci invita ad entrare. «Ragazzi miei buongiorno, ho preparato una colazione internazionale per voi poiché ho pensato che forse Nathan l'avrebbe preferita. Per te invece tesoro cornetto alla nutella e cappuccino giusto?»
«Si nonna giusto, ma non dovevi stancarti così tanto, sarebbe bastato un caffè e qualche biscottino» le dico dopo essermi ripresa dagli effetti di quella visione.
«Oh tesoro, lo sai che amo stare in cucina per cui non è stato un problema per me.»
Invece io la conosco benissimo, so per certo che non ha dormito tutta la notte tormentata dai pensieri, lo so perché faceva così anche a Milano ogni volta che doveva affrontare qualcosa di difficile o triste, ma non glielo faccio notare perché significherebbe far cadere la sua corazza davanti ad un uomo che ancora non conosce bene.
Dopo aver terminato la colazione Nathan si alza e raggiunge mia nonna intenta a ripulire la cucina. «Clarissa, grazie di tutto.»
«Grazie di cosa figliolo? Per me è stato un vero piacere conoscerti.»
«Il piacere è stato tutto mio, ho conosciuto una donna fantastica ed ho finalmente capito da chi ha preso quella splendida ragazza» dice indicandomi, facendoci sorridere entrambe.
«Lei è preziosa caro, prenditi cura di lei.»
«Lo farò, puoi contarci» dice per poi porle la mano, ma mia nonna lo osserva e anziche stringergliela, apre le braccia di fronte a lui.
«Oh su omaccione, dammi un forte abbraccio.»
Oh si nonna, ti vogliamo così. Lara rassegnati, anche la nonna ci sa fare più di te.
E così Nathan, senza farselo ripetere due volte, la stringe a se facendola quasi scomparire tra le sue braccia. Nel frattempo mi sono avvicinata anche io e Nathan vedendomi al suo fianco lascia andare mia nonna con garbo e si allontana da noi per lasciarci la giusta privacy.
«Nonna, è arrivato il momento di salutarci, puoi dare un abbraccio anche a me, perfavore?» Finito di proniunciare queste parole, mi ritrovo stretta tra le sue dolci braccia e con il viso posato sul suo collo, senza rendermene conto mi lascio andare alle lacrime che finiscono lente sulla pelle.
«Amore mio, non piangere, sorridi... si devi vivere la tua vita con il sorriso, questo non è un addio ma un arrivederci.»
Con il tremore nel cuore, la stringo con più forza. «Nonna, io non lo so se ci riesco, mi sei rimasta solo tu e non posso fare questa cosa con facilità, non posso ogni volta far finta che sia una cosa normale.»
«Lara, non ti sono rimasta solo io, hai Nina, quella dolce e bellissima ragazza che mi hai presentato tramite skype e ora hai Nathan, quell'uomo sono sicura che darebbe la vita per te. Poi ti ho promesso che ti verrò a trovare, anzi voglio approfondire questa promessa. Verrò a passare le feste natalizie con voi, sei contententa?» Lo fa per rendermi felice lo so, ma il dolore nel sapere che devo lasciarla sola, mi uccide.
«Me lo prometti?» le chiedo alzando il viso dal suo collo per portarlo di fronte al suo.
«Si, te lo prometto.»
«Allora mi sento meglio» le dico per rasserenarla.
Sciogliamo il nostro abbraccio, dopo che Nathan mi informa nuovamente del nostro ritardo e dopo qualche altro bacio siamo fuori dalla villa dove un Enrico serio ci aspetta con le portelle dell'auto aperte. Ci conduce così all'aeroporto ed io una volta scesa dall'auto, prima di allontanarmi lo stringo a me con tanta forza e tanto affetto, lui se pur all'inizio un po' titubante, ricambia imbarazzato, per poi scambiarsi una fredda stretta di mano con Nathan.
Una volta dentro l'aeroporto faccio per dirigermi alla zona check-in ma vengo trattenuta da Nathan. «Andiamo direttamente in pista, ci stanno aspettando» mi dice afferrandomi la mano.
«Wow, hai pagato anche tu un jet privato?» Continuiamo a camminare e mi lascio condurre da lui.
«Anche io? Aspetta, sei venuta qui con un jet?» mi chiede fermandosi.
«Si, era il modo più veloce diciamo.»
Lui mi guarda con un sorriso divertito che mi provoca un tuffo al cuore. «Ecco perché non ti trovavo,piccola furbina. Comunque non pago nessun jet... usiamo il mio.» Resto letteralmente basita da quest'ultima confessione, ma d'altronde cosa potevo aspettarmi da un uomo così ricco e potente?
«Sei un megalomane» gli dico mentre tenendomi ancora per mano, ricomincia a camminare.
«Lo so, mi ci hai battezzato tu con questo appellativo e sai, credo proprio che mi ci stia affezionando.» Scoppiamo a ridere come due ragazzini e raggiungiamo la pista dove un jet lussuosissimo ci aspetta in tutta la sua maestia.
«Mi correggo, esiste un termine più grande di megalomane?»
«Probabilmente, ma non abbiamo tempo per pensarci, andiamo.» Mi prende per mano e mi conduce a bordo dove ci accoglie un hostess molto carina e gentile che ci offre due calici di champagne. L'ambiente è incredibile, ci sarà posto tipo per dieci persone più l'equipaggio, i sedili sono totalmente di pelle color avorio ed ogni postazione è dotata di ogni comfort possibile. Credo davvero che megalomane non sia il termine adeguato, ma in questo momento sono in carenza di parole.
Il volo dura meno di quello che credevo e una volta atterrati troviamo la mustang di Nathan ad aspettarci. Mi prende per mano e da galantuomo mi apre lo sportello e mi fa accomodare mentre lui va a caricare la mia valigia sui sedili posteriori. Una volta entrato in macchina parte in direzione di casa mia.
Arrivati sotto casa, mi avvio verso il portone mentre Nathan recupera la mia valigia e mi fermo un attimo a pensare al discorso che avrei potuto fare a Nina, mi sentivo agitata al pensiero che fosse arrabbiata con me, o che con il mio atteggiamento potrei aver rovinato la nostra amicizia, insomma sto mandando in tilt il cervello. Nathan una volta raggiuntami si rende conto del mio stato emotivo e mi tranquillizza dicendomi che sarebbe andato tutto bene, ma onestamente le sue parole non hanno avuto molto effetto. Aperta la porta di casa la trovo seduta sul divano con un plaid color verde pisello che le copre le gambe, i capelli legati e spettinati e una ciotola di patatine tra le mani. Restiamo qualche secondo a fissarci finché non so in che modo, Nina si catapulta su di me, buttando all'aria le patatine, e mi stringe in un abbraccio così forte da togliermi il respiro...
<<IO TI ODIO, TI ODIO, TI ODIO>>
<<Questo è un bel benvenuto direi>>
<<Oh sta zitta Lara, mi sei mancata così tanto, sono stata così in pensiero per te>>
<<Mi sei mancata molto anche tu Nina>>
Nathan che fino quel momento è rimasto in silenzio fa risuonare la sua voce nella stanza...
<<Ragazze io tolgo il disturbo, avrete molto di cui parlare. Lara noi ci sentiamo e ci vediamo presto... ciao Nina>>
Nina scolla la testa solo due secondi dal mio collo per salutarlo ed io gli sorrido ringraziandolo per aver capito il momento, così va via lasciandomi sola con la folle della mia amica...
<<Tesoro mi dispiace molto per tuo nonno, scusami se sono stata così aggressiva, se solo avessi saputo...>>
<<Nina ti ringrazio, ma sono io quella che deve scusarsi con te, sono sparita per giorni senza darti la minima notizia, mi sono chiusa in me stessa escludendoti dalla mia vita, ma credimi non era mia intenzione. Ero entrata in un tunnel di autocommiserazione incredibile e non riucivo ad uscirne>>
<<Ammetto che questo tuo modo di fare mi abbia ammazzata sia psicologicamente che fisicamente, ma ti capisco, cavolo hai perso l'uomo più importante della tua vita, è già tanto che tu ti sia rialzata Lara>>
<<E' merito di mia nonna ma soprattutto di Nathan, è stato lui a spronarmi, è venuto a prendermi in Italia>>
<<Cosa? lui sapeva dove fossi?>>
<<Mi ha fatta rintracciare>>
<<Quel disgraziato sapeva dove fossi e non mi ha detto nulla? Dopo che me lo sono sorbita per dieci giorni... io non posso crederci>>
<<Cioè... io ti ho appena detto che mi ha rintracciata e non hai fatto una piega facendola risultare una cosa normale, però ti arrabbi del fatto che non ti abbia informata?>>
<<Lara ma lo hai visto? Quell'uomo è capace di sfilarti le mutandine solo guardandoti e dovrei meravigliarmi solo perchè è riuscito a rintracciarti?>>
<<Ok, voi due mi fate paura>>
<<Ma no che dici, piuttosto come stai ora?>>
<<Un pochino meglio ma non nego che la mia testa vaga ancora verso quei brutti ricordi>>
<<Oh tesoro ma è normalissimo, è ancora troppo presto>>
<<Si può essere, comunque per il resto tutto bene?>>
<<Diciamo di si, a lavoro senza te è un inferno, mentre con Mark va tutto a gonfie vele, l'altro giorno ho conosciuto Kristal, quella ragazza è dolcissima non credi?>>
<<Si lo penso anche io, è molto dolce e timida... proprio il contrario del fratello>>
Scoppiamo a ridere e per un attimo mi sento così leggera con me stessa dopo giorni così pesanti e penso che per dare una svolta alla mia vita devo prendere in mano la situazione e darmi da fare, così rivango vecchi progetti creati nella mia testolina e cerco di esporli alla mia migliore amica nel modo più semplice possibile...
<<Nina stavo pensando ad una cosa>>
<<Cosa? Dimmi tutto>>
<<Credo che per riprendermi completamente da questa situazione devo prendere tra le mani la mia vita e realizzare qualcosa>>
<<Si sono d'accordo con te... allora?>>
<<Allora... sai quanto io apprezzi la tua cucina ma soprattutto i tuoi dolci>>
<<Si... Lara ti prego spara, mi stai mettendo ansia>>
<<Io non sono brava come te però al Silver ho imparato a fare il caffè, e un giorno ho fatto anche la cassiera... insomma se unissimo le nostre capacità... penso che potremmo fare qualcosa noi due...>>
<<Lara mi stai proponendo di aprire qualcosa di nostro?>>
<<Si, sto cercando di dire proprio questo, ma non preoccuparti per i soldi, lo sai io non uso i miei averi ma sono convinta che a mia madre avrebbe fatto piacere che li
usassi per qualcosa che potrebbe cambiarci la vita in positivo. Quindi non dovresti prenderlo come un mio investimento ma più che altro come un regalo di mia madre per noi>>
Mai in tutti questi mesi sono riuscita ad ammutolire Nina come in questo momento, mi fissa con gli occhioni spalancati e la bocca semiaperta...
<<Nina allora?>>
<<Allora... se tu dici che questo è un regalo della tua mamma e che io non risulto una profittatrice... allora... SIIIIIIIII SAREBBE FANTASTICO>>
<<Perfetto allora decisione presa, adesso vieni qui e abbracciami forte>>
E così fa, mi si catapulta tra le braccia e iniziamo a saltellare come due scolarette felici.
In questi giorni, grazie all'aiuto di mia nonna e di Nathan ho capito che per combattere il dolore devo lottare con le unghie e costruire la mia vita nella maniera più solida possibile, per cui questo lo interpreterò come un nuovo inizio... il nostro nuovo inizio.
ANGOLO AUTRICE:
20/11/2017
Ciao ragazzi belli, prima di tutto oggi voglio festeggiare con voi i 2 mesi di questa storia ed insieme neanche a farlo di proposito le 4020 visualizzazioni e le 1070 stelline,sono davvero felice di questi risultati, quasi da non crederci, vi amooooo ❤️❤️❤️. Comunque eccomi qui con un nuovissimo capitolo tutto per voi, cosa ne pensate? ma soprattutto questa mia decisione di aggiornare una volta a settimana e fare capitoli più lunghi sta dando i suoi frutti? Fatemi sapere cosa ne pensate con tanti bei commenti e lasciatemi tante stelline se il capitolo vi è piaciuto. ❤️❤️❤️
In questo capitolo c'è una citazione della mia cara amica Niki_Rose che mi ha fatto tanto ridere e cioè "Quell'uomo è capace di sfilarti le mutandine solo guardandoti"😂😂😂. A proposito colgo l'occasione per riproporvi la sua storia (IMPREVEDIBILE) a mio parere è eccezionale ed i suoi protagonisti sono incredibilmente coinvolgenti, io gli adoro tutti : Scarlett, Samuel, Xavier, ma la mia preferita in assoluto è Brooke che in un'altra vita deve essere stata la sorella di Nina in quanto ad atteggiamenti.🙈🙈🙈
Comunque non mi dilungo più di tanto, vi saluto e vi dò appuntamento al prossimo aggiornamento. baci bacini bacetti e bacioni a tutti.💋😘💋😘💋😱
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