13.UN INVITO INASPETTATO
NATHAN POV
Sono le prime ore dell'alba, la osservo dormire da non so quanto tempo ormai. I raggi del sole le accarezzano la pelle illuminandole i lineamenti e i lunghi capelli sparsi per tutto il cuscino creano un forte contrasto con le lenzuola di seta bianca. Questa notte probabilmente deve essersi svegliata per vestirsi perché indossa un vestitino bianco corto anch'esso di seta, sono sicuro che se non fosse per quel corpo così formoso, avrebbe sicuramente l'aspetto di un angelo.
Ieri per la prima volta in tutta la mia vita, ho dato senza ricevere e stranamente mi sono sentito soddisfatto in egual misura. Ovviamente il desiderio di prenderla e farla mia era tanto ma non volevo forzarla, voglio che sia lei a chiedermelo quando sarà pronta. Lara è davvero pura come pensavo dal primo giorno in cui l'ho vista. Nonostante quella divisa tutt'altro che casta, si leggeva chiaramente nei suoi occhi che non aveva nulla di sporco. I suoi occhi, così limpidi e trasparenti, il suo viso così dolce e quegli atteggiamenti timidi che ha, stonano terribilmente con il mio ambiente, forse è stato proprio questo a colpirmi di lei. Un angelo che si veste da diavolo, non riuscirà mai a mascherare tutto il suo candore.
A malincuore purtroppo devo andar via dati gli impegni improrogabili che ho, ma prima di andare le lascio un biglietto da leggere per quando sarà sveglia. La osservo qualche altro istante e le accarezzo la guancia candida per poi lasciarci una carezza delicata sopra. La vedo muoversi nel sonno, ma a quanto pare ha il sonno abbastanza profondo, ma nonostante questo non riesco a trattenere un sorriso. Mi sollevo dal letto con delicatezza, per quanto mi è possibile almeno e mi dirigo verso l'uscita.
Una volta arrivato a casa ho subito fatto una doccia e sono uscito immediatamente. Ho da risolvere situazioni che mi trascino anche da troppo tempo. Dopo circa mezz'ora di macchina mi ritrovo di fronte il grande cancello d'ingresso di quella che tutti chiamano "la villa bianca", sarà per il fatto che somiglia incredibilmente alla casa bianca di Washington o perché viene riverniciata ogni sei mesi, ma questi sono dettagli irrilevanti. Mi avvicino al citofono e una volta premuto il pulsante, non aspetto molto prima che la governante risponda.
«Chi è?» La voce di Matilde non è mai cambiata, la riconoscerei ovunque.
«Sono Nathan, Matilde»
«Oh, signor Silver, entri pure.» Questa donna, mi ha cresciuto è stata una seconda mamma per me e non smetterò un solo attimo di ringraziarla.
Una volta entrato percorro il grande viale alberato per poi raggiungere alla fine di esso la grande ed imponente villa. Lascio la macchina nel piazzale adiacente e raggiungo, dopo una maestosa scalinata, il porticato dove vengo travolto dalle braccia familiari di qualcuno.
«Tesoro mio, finalmente sei venuto a trovarmi.»
Non ho bisogno neanche di vedere per capire chi sia. «Ciao mamma» le dico mentre lei non si stacca dal mio petto. Alzando la testa incontro lo sguardo emozionato della nostra governante ed io ne approfitto per salutarla con un cenno della mano che lei ricambia con un bacio volante.
Amavo quella donna. Ti ricordi quando da bambino la inseguivi perché preferivi essere allattato da lei? Ma che cazzo dici? Dico la verità, volevi il suo seno perché molto più grande rispetto quello di tua madre e tu eri un cannibale. Stai dicendo solo un sacco di stronzate. Si certo, come no. Il guaio è che il fatto di preferire le taglie forti non ti è passato ancora oggi vero? Zitto, adesso sto pensando alle tette di Lara e ho mia madre tra le braccia.
«Figlio mio, quanto mi sei mancato.» Grazie al cielo c'è lei che mi distrae dalla mia perversione. Si scosta leggermente da me e alza le braccia verso il mio viso, comincia ad accarezzarmi cercando di imprimere i miei lineamenti.Credo che lo faccia perché ha paura che mi possa succedere qualcosa, ha paura che un giorno non potrà più rivedere il volto di suo figlio e come darle torto, la mia vita non è di certo facile.
Mia madre è una bella donna, lo è sempre stata, ha dei capelli castani ed occhi verdi, precisamente del mio stesso colore. Fisicamente poi è davvero minuta così tanto che ora in questa posizione mi sembra che stia facendo fatica a toccarmi il viso, mi ricorda un po' Lara sotto questo aspetto.
«Come sei bello tesoro mio» mi dice sorridendo e credo che il suo sia uno dei sorrisi più belli e sinceri che io abbia mai visto.
Come quello di Lara. Insomma vuoi finirla o no? Dopo quello che le ho fatto la scorsa notte, non riesco a pensare lucidamente e rischio di avere un problemino lì sotto e con mia madre tra le braccia, non credo sia il massimo. Ok, ho afferrato.
«Mamma, non vorrei rovinare questo momento ma devo parlare con papà.»
Vedo l'espressione di mia madre cambiare drasticamente facendo trapelare una sorta d'ansia. «Perché vuoi vedere tuo padre?» mi chiede spaventata e ne conosco il motivo.
«Mi ha cercato qualche giorno fa.»
La sua espressione diventa ancora più ansiosa, si allontana da me e mi fissa negli occhi intensamente. «Tesoro, io credo che sarebbe meglio se...»
Non riesce a finire la frase che viene interrotta da una voce molto intensa. «Figliolo buongiorno, ti stavo aspettando.Andiamo nel mio ufficio.» La sua autorità ha sempre messo timore a tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui. _Da bambino ricordo che solo sentirlo in lontananza mi mandava in agitazione, la paura nei suoi confronti era così tanta da costringermi a nascondermi nel primo posto sicuro che trovavo. Non che sia stato violento o almeno non nei miei confronti, ma erano proprio tutte le componenti della sua persona ad intimorirmi.
Abbiamo capito da chi hai preso allora. No, tra me e mio padre non c'è paragone, se io risulto essere crudele o fretto, lui mi supera a dismisura.
«Si andiamo, mamma ci vediamo presto.»
Mia madre si avvicina, mi stringe ancora tra le sue braccia «Figlio mio, ti prego stai attento» mi sussurra all'orecchio per non farsi sentire da mio padre. Mi allontano da lei a malincuore e annuisco per tranquillizzarla.
Quella donna ne ha passate davvero troppe nella sua vita. Avrei voluto esserle di supporto, ma non sono uscito fuori esattamente come lei sperava. Entrato nell'ufficio di mio padre, vengo accolto dal solito odore di pelle e cuoio che caratterizza gran parte dell'ambiente. Mi avvicino alla sua scrivania e mi accomodo sulla prima sedia che trovo, incontrando immediatamente gli occhi di ghiaccio di mio padre. No, non è solo un modo di dire, i suoi occhi sono di un azzurro cosi chiaro da risultare quasi trasparente, sono freddi... cattivi. Mi guarda attentamente e da quello sguardo non ne verrà nulla di buono, me lo sento.
«Finalmente ti sei degnato di venire da tuo padre, qualche giorno fa ti aspettavo in Italia, mi è stato riferito che non potevi per cui ho deciso di tornare io a Londra. Hai risolto i tuoi problemi?» mi chiede con una nota di rimprovero e a me già cominciano a saltare i nervi.
Io mi metto dritto sulla sedia e ricambio il suo stesso astio. Non credere di intimorirmi, non sono più un bambino in cerca della tua attenzione. « Papà, ti rendi conto che sono un uomo d'affari giusto? E come tale ho molti impegni. Non puoi pretendere che io sia da te ogni volta che schiocchi le dita.»
«Peccato che non ti interessi molto agli affari più importanti» calca la dose.
«Sono importanti per te, si vede che per me non hanno la stessa importanza.»
Queste ultime parole devono averlo colpito nell'orgoglio perché in un attimo è in piedi e sbatte i pugni sopra la scrivania «IMPORTANTI PER ME DICI? TUTTO QUELLO CHE HO COSTRUITO IN QUESTI ANNI SARÀ TUO, SEI IL MIO UNICO EREDE NATHAN» mi urla contro con un risentimento che probabilmente deve essere cresciuto negli anni.
Mi alzo anche io e comincio a guardarlo male, quasi schifato. «Non urlarmi contro, non sono più un bambino e non sono neanche sicuro di volerla la tua eredità. È qualcosa di troppo grande» gli confesso con voce alta, ma sicuamente meno della sua.
Mio padre cerca di controllare la rabbia e afferra il bordo della scrivania. «Tu devi fare una scelta Nathan, loro vogliono una risposta.La vogliono da molto tempo. Sai meglio di me che quel posto è tuo di diritto.»
«Papà, io ora non ho una risposta. Devono aspettare che io sia pronto per dargliela» gli dico serio, ma soprattutto credendo fermamente alle mie parole.
«Lo sai che non aspetteranno in eterno, giocare troppo con il fuoco.»
Stanco di questo teatrino, mi volto per andare via. «Nathan aspetta, cambiamo discorso ok?Giovedì c'è il party per il compleanno di tua madre,cerca di non mancare.»
Lo guardo un pó confuso. Dopo tanti anni ancora non capisco come faccia a cambiare discorso con facilità inaudita.«Farò il possibile, ciao papà.»
«A presto Nathan.»
Esco il più velocemente possibile da quella villa senza neanche passare a salutare mia madre. Quell'uomo, ogni volta, rischia di farmi perdere il controllo e vado sempre incontro al rischio di prendermela con qualcuno che non ha colpe.
Arrivato in macchina, accendo il motore e faccio partire una chiamata.
LARA POV
Mi sveglio dopo aver sentito il rumore della porta d'ingresso sbattere. Sono sola nel letto, l'uomo grande e grosso che era al mio fianco questa notte non c'è più.
A proposito di questa notte, mi sono svegliata proprio perchè non riuscivo a restare nuda nel letto con lui di fianco, mi sentivo troppo esposta. L'ho visto dormire beatamente e con la sua stazza occupava più della metà del mio letto, la sua bellezza era imbarazzante e solo il pensiero che quest'uomo sia mio, mi lascia alquanto stranita, per non dire che questa condizione, mi fa andare i sensi in visibilio.
Avvicinandomi al settimino trovo un biglietto e senza pensarci più di tanto, lo afferro tra le mani e lo leggo:
"Sono dovuto andare via per degli impegni, mi sono permesso di prendere il tuo numero e lasciarti il mio segnato sulla rubrica del tuo telefono. Ps. cambia password, la tua data di nascita è banale. Tuo NS"
Ha davvero preso e sbloccato il mio cellulare? Secondo me 2205 non è banale, o meglio lo è ma io cerco di giocare con la psicologia inversa anche se purtroppo pare non funzionare. E poi anche lui ha messo la sua data di nascita alle casse del Silver. Si, ma chi lo tocca a lui? Questo è anche giusto, devo pensare ad un'altra password.
Dopo aver finito con le mie fantasie mentali, decido di uscire per andare a fare colazione. Aperta la porta mi scontro con una faccia buffissima e balzo all'indietro per lo spavento. «Santa misericordia, ma cosa hai nella testa Nina?» le dico, mischiando le prime parole in italiano e le ultime in inglese. Lei d'altro canto, non parla, sorride e basta e quel sorriso mi mette davvero i brividi. «Cosa ci fai qui e perchè continui a sorridere?» le chiedo curiosa.
«Sono dietro la tua porta da quindici minuti, fissa in questa posizione, con la stessa espressione. Il viso mi fa male, dannatamente male.»
«Quindici minuti? Ovvio che ti faccia male il viso, pare che tu abbia avuto una paresi» le dico provando a toccarglielo, ma lei scaccia via la mia mano. Vorrei ridere come una pazza e sto facendo davvero tanta fatica a trattenermi.
«Signorina, inutile che ci giri intorno, l'ho visto uscire di casa. Ieri vi ho lasciati soli di proposito ma non credevo che...» lascia la frase in sospeso di proposito e mi fa una serie di occhiolini infiniti.
«Che? Nina non far girare troppo quelle rotelle e non arrivare a conclusioni affrettate, ti conosco bene e come minimo starai pensando al colore degli occhi del mio futuro bambino.»
Nina ignora i miei discorsi e insiste. «Cioè, tu vuoi dirmi che non avete fatto nulla?»
Abbasso la testa completamente in imbarazzo, maledizione alla sua folle capacità di leggermi nel pensiero. «Io mi avvalgo della facoltà di non rispondere,almeno non prima del mio latte macchiato» cerco di ritardare l'inevitabile.
«Aggiudicato, io preparo tu parli.» Così dicendo, mi afferra dal braccio e mi trascina in cucina e per poco non mi fa sedere lei stessa sullo sgabello posto vicino la penisola. «Comincia pure.» Nel frattempo esce il latte dal frigo e accende la macchinetta del caffè. «Non sento ancora parole uscire dalla tua bocca.»
Sono sconvolta da come riesca a fare più cose contemporaneamente. «Con calma, mi sono appena svegliata»mento spudoratamente, potrei raccontargli quanto accaduto in ogni dettaglio per quanto mi siano rimaste impresse tutte quelle sensazioni, ma il guaio è che mi vergogno terribilmente.
«Lara?»
Che ansia questa donna. Meglio che tu parli o non ci lascerà andare.
«Va bene, va bene, come sei pesante. Ha dormito qui» le dico mentre afferro una fetta biscottata sulla quale comincio a spalmare la marmellata alle ciliegie fatta in casa di Nina.
«No davvero? Questo è più scontato del fatto che io mi chiami Nina, ti ricordo che l'ho visto uscire» mi dice più scaltra di una volpe.
«Ah giusto. Comunque so dove vuoi arrivare e no, non l'abbiamo fatto, quindi placa i tuoi bollenti spiriti.»
Lei mi guarda torva mentre crea la schiuma al mio latte. «Tu, mi vuoi dire che avete passato la notte insieme senza fare nulla? Non ci credo neanche se scende Dio in persona a dirmelo.»
Piccola curiosona, non molla.«Non ho detto questo e lascia in pace Dio.»
Nina mi porge il latte macchiato ma non lo molla. «Dai Lara, quindi?»
«Quindi abbiamo fatto altro, o meglio lui ha fatto altro, ora vuoi mollare il mio latte si o no?»
Mi lancia un sorrisetto malizioso e finalmente lascia andare la mia droga mattutina. «Mi stai dicendo che lui ti ha...» comincia a fare dei gesti assurdi e sconsiderati ed io le tiro uno schiaffo sulle mani per farla smettere immediatamente...
«Non c'è bisogno di fare segni, hai capito.»
«La mia piccolina sta diventando grande» mi dice orgogliosa, come solo una mamma potrebbe fare.
«Ma se ho solo tre anni meno di te dai Nina» le dico per poi dare il primo sorso alla mia calda bevanda»
«Hai capito quello che voglio dire» conclude con un cenno della mano.
Continuo a bere il mio latte in silenzio e la testa comincia a vagare in luoghi proibiti. Sono intenta a farmi film mentali, almeno finché Nina non mi riporta sulla terra.«Lara che hai? Non sarà che ti sei pentita vero?»
Ci penso un attimo su «si... cioè no... insomma non lo so Nina» rispondo in maniera confusionaria e mi sbatto una mano in fronte come di solito faccio quando mi sento stressata.
La mia migliore amica, mi si avvicina e mi toglie la mano dal volto. «Puoi dirmi ogni cosa lo sai vero?»
Le sorrido sincera e le stringo la mano che ha sul bancone della cucina. « Certo che lo so tesoro, è solo che ho paura... paura di soffrire, di illudermi e di dare troppo a qualcuno che domani potrebbe svegliarsi e non volermi più. Tu l'hai visto, Nathan è... lui è davvero troppo.» Mi sento sconfortata da morire e odio questa sensazione ma è più forte di me.
«Lara, tesoro a te non manca nulla, se Nathan ha deciso di provare a stare con te significherà qualcosa non credi? Mi ha sempre dato l'impressione d'essere un uomo tutto d'un pezzo che non aveva intenzione di impegnarsi con nessuno, invece con te l'ha fatto. Ha deciso di combattere contro se stesso per te, non credi che sia una cosa positiva?» mi chiede, ma cerca la risposta più nei miei occhi che dalla mia bocca.
«Lo so, ma devi sapere che tanti anni fa, quando ho capito come funzionava la vita, ho fatto una promessa a me stessa... a Dio. Avendo perso molto in tutta la mia vita, ho promesso di non regalare più nulla,di non cedere niente senza un reale sentimento o motivo, l'ho promesso ed ora ho donato una parte di queste emozioni a una persona che conosco a malapena da una settimana. Nina qualche giorno fa stavo ancora con Luke, non credi che io stia correndo troppo?»
Nina mi guarda con un sorriso così dolce da farmi riempire gli occhi di lacrime e resasene conto avvicina la sua mano al mio viso e asciuga una lacrima appena sfuggita. «Vuoi sapere quello che penso?»
«Certo che voglio saperlo.»
«Penso che tu sia molto intelligente e come tale sei capace di giudicare le cose per quelle che sono. In sintesi: se sei arrivata a scegliere di donare una parte di te ad un uomo, credo che tu non l'abbia fatto a cuor leggero. Non l'hai data al primo che è passato e sai a chi mi riferisco, non l'hai data neanche a Nathan se per questo,ma penso comunque che tu abbia davvero creduto in questa persona e in cuor tuo sai che è degna della tua fiducia.»
Rifletto un attimo sulle sue parole e arrivo alla conclusione che probabilmente se mi facessi meno problem vivrei meglio,una volta me lo disse anche Nathan. «Va bene, ma se dovessi sbagliarmi? Se dovesse stancarsi di me una volta avuto quello che vuole?»
«Lo castriamo!»
Cosa? Si? Arrivo subito. Scusa Lara, mi stanno chiamando. Addio. La coscienza più fifona del mondo ce l'ho io. Chiamala tattica di sopravvivenza.
Nina resasi conto della mia espressione stranita, sorride facendo la finta innocente. «Stavo solo scherzando Lara, il punto è che se anche dovesse prendersi gioco di te e spero per lui che non lo faccia, almeno avrai vissuto la vita come volevi, non puoi privarti di tutti i piaceri della vita solo perché hai paura.»
«Oh Nina parli proprio come Nathan uffa» gli dico esasperata.
«Parlo come dovrebbe parlare la voce della tua coscienza tesoro.»
Ehy, stai al posto tuo. Questo lavoro è il mio. Ma se scappi sempre nel momento del bisogno, meglio lei cento volte. Sappi che mi hai ferita. Me ne farò una ragione.
«Simpatica. Comunque tornando a lui, questa mattina non mi ha neanche salutata, mi ha lasciato solo un biglietto dicendomi che aveva segnato il suo numero in rubrica ed è andato via»
«Beh avrà avuto da fare» mi dice schietta e facendomi sentire ancora più ridicola se possibile.
«Io penso che avrebbe potuto almeno...» Non finisco la frase che la suoneria del mio iPhone inizia a diffondersi per la casa, così senza neanche pensarci mi dirigo verso la mia camera e lo afferrò al volo senza neanche leggere il display. «Pronto?»
«Pensavo che non mi avresti risposto.»
Ma se stavamo aspettando proprio te caro.
«Beh Nathan, in realtà ci stavo pensando» rispondo con un filo di voce.
«Hai l'affanno, il che mi fa pensare che tu abbia corso pur di rispondere alla chiamata che nei tuoi pensieri speravi fosse mia, non è vero?»
Beccata in fragrante. Nathan sei proprio un disgraziato. Non sarà che sei tu prevedibile vero? No? Scusa era solo per dire.
«Sei così sicuro di te, io viaggerei con i piedi per terra fossi in te» provo a fare il suo stesso gioco, ma a me viene difficile.
«Ci penserò, ma è difficile che io mi sbagli.»
No, non mi viene decisamente bene il suo gioco. «Va bene, chiudiamo questo discorso. Perché mi hai chiamata?» gli chiedo in maniera forse troppo scontrosa.
«Acida questa mattina. È un peccato, ieri notte eri così dolce.»
Una vampata di calore mi arriva dritta fino alla testa. «Nathan, se inizi a sfottermi chiudo, lo giuro»
Lui probabilmente divertito dalla mia risposta, si lascia andare ad una risata. Quanto vorrei vederlo mentre ride, è così raro.
«D'accordo, la smetto. Ti chiamavo perché volevo chiederti una cosa.»
Vuoi sposarci? Accettiamo!
«Cosa?» gli chiedo cercando di ignorare la mia coscienza malata.
«Giovedì mi accompagneresti ad un party?»
Non parlo, un po' per la sorpresa di questa richiesta ed un po' perché sinceramente non saprei cosa rispondergli. «Giovedì devo lavorare Nathan, lo sai che devo recuperare la giornata persa, anzi... l'hai messo in chiaro proprio tu di fronte a Raoul.»
«Sono o non sono il capo?»
«Che domande sono? Certo che lo sei, ma io non voglio essere avvantaggiata solo perchè io e te ci frequentiamo.» Riuscirà mai a capirlo o passerò il resto dei miei giorni a ripeterlo?
«Lara, vuoi o non vuoi, tu sei avvantaggiata, ti devo ricordare con chi hai dormito ieri sera?» mi chiede malizioso.
«No, lo so già da me, ancora mi funziona la memoria.»
«Benissimo il discorso è chiuso. Giovedì mattina andiamo a comprarti un vestito adatto per l'occasione» decreta l'uomo tutto d'un pezzo che sta dall'altro lato della cornetta.
«Cosa ti fa pensare che io già non ce l'abbia?» gli chiedo, facendo la finta offesa.
«Potresti anche avertelo, ma io voglio prendertene uno nuovo, non posso?»
«Posso prendermelo da sola e tranquillo non ti farò fare brutte figure.»
«Quindi è un si?» mi chiede quasi speranzoso ed io non riesco proprio ad immaginarmi la sua faccia.
«No, è un forse.»
«Ok me lo farò bastare.» Comincio a sorridere come un ebete pensando a quanto, infondo, mi abbia fatto piacere questo invito.«Ora devo chiudere Lara, ci vediamo stasera.»
«D'accordo Nathan, a dopo,ciao.»
«Ciao piccola.»
Chiudo il telefono e lo ripongo sul letto continuandolo ad osservare per qualche minuto. Non vorrei parlare troppo presto ma in questo momento sento finalmente che tutto sta andando come vorrei che andasse. Spero solo di non prendere un'altra sprangata in pieno volto.
ANGOLO AUTRICE:
CAPITOLO REVISIONATO IN DATA 14/09/2018
13/10/2017
Ciao ragazzi eccomi qui con un nuovo aggiornamento cosa ne pensate?
In questo capitolo abbiamo conosciuto altri due personaggi, Ben e Caterina Silver, genitori di Nathan. Inoltre abbiamo fatto un passo avanti per scoprire più della sua vita.
Spero abbia stuzzicato un po' la vostra curiosità. Fatemelo sapere con un commentino e lasciatemi una stellina se vi fa piacere.
Io come sempre ringrazio tutti coloro che mi seguono e mi scrivono in merito alla storia, siete preziosi per me.
Ora vi saluto e vi do appuntamento al prossimo aggiornamento,bacini dolci a tutti da Dadda vostra.😘❤️
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