1.LA SFORTUNA MI PERSEGUITA

LARA POV

Tutto mi sarei aspettata questa mattina, tranne che aspettare quello che dovrebbe essere il mio ragazzo, da più di un'ora, qui sotto la statua di Eros.

Ci eravamo dati appuntamento ieri sera per fare colazione insieme, ma a quanto pare il mio stomaco continuerà a brontolare invano. Probabilmente, il genio, non deve aver sentito la sveglia e ha continuato a dormire come un ghiro.

Io e Luke stiamo insieme da pochi mesi, ci siamo conosciuti al Silver, uno dei numerosi pub dell'omonima catena. Lui è un barman, io una cameriera ed è stato il primo a farmi sentire a mio agio al mio arrivo. Lo notai subito a causa del forte contrasto tra i suoi occhi scuri ed i capelli biondissimi che portava raccolti in una coda bassa. 

Molti si chiederanno se la mia sia stata una scelta giusta, ovvero lasciare l'italia per venire qui a Londra e fare un umile lavoro come quello della cameriera, beh... di certo non era la mia prima aspirazione, ma per il momento la situazione è questa, spero però con tutta me stessa che questo sia l'inizio di un futuro roseo e ricco di possibilità per una come me che ne ha passate davvero tante.

Tornando a Luke, nonostante questa sua dimenticanza mi faccia imbestialire, non riesco a tenergli il broncio, la voglia di vederlo supera il fastidio per non essersi presentato questa mattina. «Andrò a trovarlo!» improvvisamente mi balena questa idea in testa, ma mi rendo conto troppo tardi d'aver parlato ad alta voce e una povera signora di mezza età seduta sui grandini al mio fianco, alza lo sguardo verso di me spaventata. Sono la solita cretina sbadata, le mimo le mie scuse e mi allontano a passo svelto in direzione della metropolitana, sempre che io ricordi da che lato devo andare.

Non credo che riuscirò mai ad ambientarmi in questa città, in passato non ho mai avuto uno spiccato senso dell'orientamento, ma qui in una città come Londra le mie ridotte capacità si azzerano completamente.

Dopo aver raggiunto finalmente la fermata della metropolitana ed essermi assicurata di aver preso il giusto senso di marcia, non aspetto molto prima che la Piccadly Line arrivi puntualissima come sempre. Avete presente i mezzi italiani? Le loro continue avarie ed i ritardi assurdi? Beh dimenticateli, qui a Londra quasi tutto funziona in maniera eccellente, i mezzi pubblici in particolar modo, tanto da non farti desiderare minimamente di possedere un auto.

Una volta a bordo resto in piedi per paura di saltare la mia fermata, con una mano mi mantengo e con l'altra faccio partire la chiamata a Luke, ma la richiudo subito dopo, ho fatto trenta e farò trentuno. Ho deciso di fargli una sorpresa? E che sorpresa sia. So anche dove trovare le chiavi poiché conosco casa sua, non in quel senso, cioè semplicemente un giorno andai a prendergli una camicia, dopo che una cliente gli rovesciò un cocktail addosso ed essendo vicinissima al locale, la faccenda era semplice.

Stranamente scendo alla fermata giusta e in men che non si dica mi trovo di fronte la villetta bifamiliare di Luke, una tipica casa londinese bianca con il cancelletto di ferro. Da non crederci, ma qui hanno davvero il vizio di lasciare la chiave di scorta alla portata di tutti non facendosi il minimo problema, sarà che da dove vengo io le porte le aprono anche senza chiave se vogliono farti un danno o sarà che sono più civilizzati di noi, non so, ma basta pensarci.

Salgo i due gradini che mi separano dalla porta e raggiungo la piccola lanterna posta di fianco ad una delle finestre ed estraggo la chiave dal tettuccio di essa assicurandomi che non mi veda nessuno, non si sa mai. Apro la porta e una volta all'interno dell'appartamento il silenzio che mi circonda è inquietante, non si muove una mosca, il che mi fa pensare che stia ancora dormendo, ma all'improvviso un rumore mi fa spostare lo sguardo verso le scale e dopo un breve momento di paura, mi avvio verso di esse convinta che finalmente si sia svegliato.

Una volta raggiunta la porta della sua stanza al piano superiore, la apro di scatto senza pensarci più di tanto...

«BRUTTO DORM...» non termino la frase poiché quello che mi trovo davanti agli occhi mi lascia completamente di sasso.

Una bionda completamente nuda a cavalcioni su Luke altrettanto nudo che si dimena come se non ci fosse un domani. Lui sentendo la mia voce, fa saettare lo sguardo verso la porta e incontra i miei occhi letteralmente sconcertati e l'ultima cosa che vedo prima di scappare sono le sue mani che cercano di divincolarsi dal peso della ragazza.

Scendo le scale due alla volta con il cuore che mi pompa all'impazzata nel petto, voglio uscire da questa casa il prima possibile...

«LARA ASPETTA!» urla il traditore dalla cime delle scale.

Sento i suoi passi alle mie spalle e presa dall'ansia non vedo l'ultimo gradino e precipito al suolo come una pera cotta, oggi la sfortuna mi perseguita in particolar modo.

«ODDIO TI SEI FATTA MALE?»

Raggiuntami si piega alla mia altezza per cercare di aiutarmi, ma io mi divincolo spingendolo e allontanandolo da me.

«Non devi toccarmi!» Mi alzo in piedi velocemente e mi avvio più veloce della luce alla porta, riesco ad uscire ma come se fossi una molla vengo trattenuta dalla presa salda di Luke sul mio polso e finisco per rientrare contro la mia volontà, non ci vedo più dalla rabbia e voltandomi gli lascio una sberla sonora sulla guancia. «Ti ho detto che non devi toccarmi.»

Si massaggia la guancia colpita e torna a fissarmi con sguardo da cucciolo abbandonato. «Lara ti prego non è come pensi?»

«Ah no? Quindi non ti stavi facendo montare da una bionda pochi minuti fa nella tua camera? Ho avuto un abbaglio razza di cretino?» gli chiedo con finto sarcasmo.

«No, cioè si, ma insomma ieri ho finito tardi e mi sono trattenuto a bere con i colleghi, lei era lì e mi ha sedotto, te lo giuro Lara.»

Povera gioia, lui è una povera vittima di tutta questa faccenda, mi faccia il piacere.

«Sai Luke... tu sei uno dei deficienti più grandi che io abbia mai incontrato sul mio cammino, te la sei portata a casa... vuoi dirmi che nel tragitto non ti è venuto un solo attimo il pensiero che fosse una cosa sbagliata?»

Fa un passo verso di me e automaticamente io ne faccio uno indietro, pronta ad attaccare qualora dovesse anche solo sfiorarmi. «L'ho capito ora che è sbagliato.» Titubante fa un altro passo in avanti.

«Le stavi dando la ripassata d'addio allora?»

Luke esasperato si sbatte una mano in fronte e comincia a camminare avanti e indietro per la stanza più nervoso che mai. «Maledizione Lara cosa ti aspettavi? Stiamo insieme da quanto? Tre mesi e non siamo andati oltre ad un semplice bacio, io ho i miei istinti e ho provato a resistere ma non ci sono riuscito, però credimi io voglio te... devi perdonarmi ti prego.» Quasi si pente di queste sue parole, lo leggo dalla sua espressione, probabilmente tornasse indietro si rimangerebbe la maggior parte delle cose che ha detto, ma l'ha fatto e ora ho una chiara visione della persona con cui sono stata finora. Oggi non ho perso nulla, anzi probabilmente ho ricevuto una benedizione dal cielo.

Questa volta sono io a fare un passo verso di lui con aria intimidatoria... «Ascoltami bene, lo vedi questo viso?» Mi indico la faccia e lui annuisce confuso. «Bene... questa è l'ultima volta che i miei occhi incontreranno i tuoi, che la mia bocca si rivolgerà a te. Io per te non esisto più e tu per me sei morto, azzardati a toccarmi o ad intralciare il mio cammino e giuro sul bene che voglio a me stessa che succede un casino, sei un uomo misero e sporco e ti auguro un giorno di provare quello che sto provando io in questo momento.» Ne approfitto del suo momento di riflessione per scappare via e sono certa che questa volta non mi seguirà,  è riuscito a malapena a infilarsi le mutante prima di scendere dalla stanza del peccato, non avrebbe il coraggio di uscire così.

L'ultima parola che gli sento urlare in maniera disperata è il mio nome.

Di solito Lara in queste situazioni piangerebbe come una bambina, invece a parte i nervi e la rabbia a fior di pelle non provo nulla, assolutamente nulla. Afferro il cellulare dalla tasca della giacca di pelle e come se fosse la cosa più naturale del mondo faccio partire la chiamata al numero di Nina, una mia collega di lavoro, nonché coinquilina ma soprattutto migliore amica. Dopo un paio di squilli la sua voce limpida e allegra mi invade i timpani.

«Raggio di sole dimmi tutto.»

Non riuscirò mai a capire come faccia ad essere così solare sempre e comunque. «Nina sei a casa?» Le chiedo con tono di voce disperato.

«Certo tesoro è successo qualcosa?»

Sentirla mi riscalda il cuore e le lacrime non tardano ad inumidire i miei occhi, mi sforzo con tutta me stessa per non farle cadere e non so come, ci riesco. «Ho bisogno di te.»

Resta un attimo in silenzio, probabilmente pensando al motivo di questa mia richiesta, ma torna a parlarmi in maniera più dolce di prima...

«Io sono qui tesoro, ti aspetto a casa»

Annuisco anche se so che lei non mi vede, ma non ho davvero la forza di parlare, così chiudo il telefono e mi avvio verso casa che fortunatamente non dista molto da qui.

Una volta raggiunta la nostra palazzina apro in tutta fretta il portone e prendo la strada delle scale, facendoli due alla volta fino ad arrivare di fronte alla porta del nostro appartamento. Mentre sto per inserire la chiave nella toppa della serratura, la porta si apre rivelandomi una Nina a braccia aperte oltre di essa, il messaggio è chiaro e non me lo faccio ripetere un'altra volta. In un attimo mi catapulto tra le sue braccia e mi lascio avvolgere da quel calore di puro affetto. Dopo non so quanto tempo mi stacco da lei e mi accorgo di star piangendo solo quando le sue mani raggiungono il mio viso per asciugarmi le lacrime.

«Cosa ti ha fatto quel bastardo» mi chiede con un tono di voce per niente tranquillo.

La guardo negli occhi e quell'azzurro cielo mi da il conforto e la forza di parlare. «Come fai a sapere che io stia così per colpa sua?»

Nina assottiglia lo sguardo e incurva le sopracciglia per poi spostarsi una ciocca bionda dietro l'orecchio. «Perché lo conosco da più tempo di te e so benissimo di che pasta è fatto, ora vuoi parlare o devo tirarti le parole di bocca?»

Il contrasto tra il suo aspetto angelico ed il suo carattere peperino è incredibile, Nina è buona e brava, ma quando si arrabbia a me personalmente fa addirittura paura. Dopo essermi passata le mani sul volto, torno a guardarla certa di non scamparmela dalla sua curiosità. «L'ho trovato a letto con un'altra»

«COSA?». Ecco che comincia ad urlare, adesso nessuno sarebbe capace di frenare i suoi nervi.

«Ti prego non urlare, non voglio che anche i vicini ridano di me»

«Ridere di te? Al massimo rideranno quando vedranno la faccia di schiaffi che gli farò, io lo sapevo, sapevo che prima o poi si sarebbe rivelato per quello che è realmente, poteva fare il dolce quanto voleva, ma a me non mi ha mai incantata, io lo disintegro gli infilo un missile su per il cu...»

Le tappo la bocca con una mano prima che possa completare l'oscenità che le stava uscendo dalle labbra. Ho un difetto, non tollero le parolacce.

«Nina ti prego, da una parte è anche colpa mia»

Nina imbestialita mi toglie la mano dalle sue labbra e mi afferra dalle spalle.

 Oh cacchio, adesso mi uccide. Si lo farà. Coscienza taci.

«Cosa hanno appena udito le mie orecchie? Colpa tua di cosa? Di non essere una poco di buono che la da via facile? Di essere una delle poche ragazze dai sani valori rimaste? Avanti dimmi di cosa? Non mi guardare come se fossi un orso polare ai Caraibi.»

Il giorno che riuscirò a capire come faccia a parlare così veloce, non sarà mai troppo tardi. La guardo sconcertata e mi soffermo un attimo per cercare le parole giuste. «È colpa mia perché sono troppo ingenua e testarda, tu mi avevi messa in guardia, ma io ho voluto provarci lo stesso, vedo del buono anche dove c'è solo marcio, che posso farci?»

Lo sguardo di Nina, sentendo le mie parole si addolcisce all'istante. «Tesoro l'ingenuità non è sempre un difetto... la testardaggine però si, ma questo non vuol dire che tu debba incolparti degli errori degli altri»

Avrà anche ragione, ma io mi sento sembra sbagliata, ho passato l'intera adolescenza ad incolparmi di tutti i miei problemi e anche di quelli degli altri. «Forse hai ragione, ma...»

«Togli il "forse" e anche il "ma", io ho ragione punto e basta, avanti vieni qui» mi stringe ancora una volta tra le sue braccia ed io non posso far altro che ricambiare.

«Grazie Nina» le dico in un sussurro.

«Ma di cosa tesoro?»

«Di essermi sempre vicina»

Aumenta la stretta e sono sicura che in questo momento stia sorridendo. «Sempre tesoro, ti sarò sempre vicina, ma ringraziami stasera, quando farò nero quel pezzo di me...ringa.»

Salva un calcio d'angolo, aspetta cosa? Mi stacco da lei e questa volta sono io prenderla per le spalle. «No Nina, non devi dirgli nulla, anche se non mi crederai gliene ho cantate di tutti i colori, non voglio più avere nulla a che fare con lui. Ti prego, promettimi che non gli dirai nulla e che lo ignorerai come farò io»

Nina sembra pensarci un attimo e alla fine annuisce sconfitta, cosa molto strana per una come lei. «Posso almeno guardarlo maleficamente?»

Ecco appunto. Mi scappa un mezzo sorriso che le fa illuminare gli occhi di soddisfazione, forse questo era il suo scopo.«Te lo concedo»

«Bene bimba, ora vado a preparare il pranzo mi aiuti?» mi chiede forse per farmi distrarre.

«A dire il vero vorrei fare un bagno rilassante se per te non è un problema» Ne ho davvero bisogno, niente come un bel bagno con sali profumati riesce a sciogliere i miei nervi.

«Nessun problema, tanto lo sai che sono un asso in cucina.»

«Modesta come sempre.»

Mi fa una linguaccia e si allontana verso la cucina. È davvero un asso in questo campo, prepara dei piatti eccellenti, anche se la sua specialità in assoluto restano i dolci.

Percorro il corridoio e raggiungo la mia stanza dove al suo interno è posizionato il bagno e una volta dentro comincio a riempire la vasca per poi liberarmi dei miei indumenti. Mi guardo allo specchio e nel mio riflesso non vedo altro che la sua esatta copia, capelli forse troppo lunghi di un nero corvino naturale e gli occhi di un azzurro così chiaro da impressionare me stessa certe volte, le forme prosperose sul corpo minuto che mi danno l'aria da provocatrice, quando in realtà sono tutto l'opposto.

Un senso di malinconia mi invade il petto e prima che prenda anch'esso spazio nella mia testa, mi volto ed entro nella vasca, beandomi di quel calore e del relax che subito dopo invade il mio corpo...

Il pomeriggio è trascorso abbastanza tranquillo nonostante io non abbia fatto altro che pensare a quel deficiente e alla scena che questa mattina mi si è presentata di fronte.

Come ogni sera a quest'ora ci prepariamo per andare al lavoro, quindi dopo aver infilato la divisa più scandalosa della storia, composta da una minigonna a balze nera, una camicetta bianca legata in vita che lascia scoperta la pancia, delle calze parigine nere alzate fin sopra il ginocchio e degli stivali dello stesso colore con un tacco allucinate, siamo pronte per uscire. Più che cameriere sembriamo delle battone, ma vatti a mettere contro le politiche di gestione dei pezzi grossi. Secondo la loro teoria, più siamo scoperte, più attiriamo gente e purtroppo non è del tutto errata come cosa, il problema più grande però è quello di attirare ogni genere di persona, da quella tranquilla al pervertito che non vede l'ora di allungare le mani.

Infilati i cappotti, prettamente lunghi per nascondere il più possibile la nostra nudità, scendiamo e cominciamo ad avviarci al Silver a piedi dato che dista solo qualche isolato da casa nostra e nel giro di una decina di minuti siamo già dentro in direzione degli spogliatoi. Lasciamo le giacche e torniamo nella sala principale. Il Silver è decisamente un posto di lusso, nel locale il colore che prevale è il bianco ed i dettagli che contornano questo posto sono incredibili, a partire dai due banconi in marmo realizzati appositamente per questo posto, come d'altronde ogni singola cosa qui dentro, dai tavoli di cristallo alle poltroncine in pelle bianca poste infondo alla sala.

Mi avvicino al bancone e per poco non mi scontro con colui che oggi mi ha riempito la testa di pensieri.

«Lara ti prego dobbiamo parlare.»

Sono pronta a dirgliene quattro, ma non so come, mi ritrovo la figura di Nina piazzatami davanti. «Ciao Luke, addio LuKe.» Scuote la mano all'altezza del suo viso e riesco a intravedere il suo sguardo infastidito, ed io anche se non dovrei, mi faccio scappare un sorriso.

«Nina togliti di mezzo» le ordina.

Lei però più determinata che mai non si muove di mezzo centimetro e continua a fissarlo, dritto negli occhi. «Ciao Luke,addio Luke.» Ripete la mossa di poco prima e lui più nervoso che mai si allontana da noi, non prima di aver tirato un pugno di frustrazione sul bancone.

Una volta sparito dalla nostra visuale, la mia migliore amica si volta nella mia direzione con un sorriso vittorioso in volto. «Chiamani pure David Copperfiel, faccio sparire le persone con la sola forza delle mie parole.»

Il lieve sorriso di prima si trasforma in una risata fragorosa che coinvolge anche lei e ormai senza fiato mi allontano scuotendo la testa. «Vado a lavorare Maga Magò»

«Chi?» mi guarda confusa.

«Un giorno ti farò vedere di chi parlo, ciao ciao»

Ormai il locale è aperto a tutti gli effetti ed i tavoli hanno cominciato a riempirsi. Mi avvio verso il mio primo tavolo, composto da quattro uomini ben vestiti, tutti più o meno sulla quarantina d'anni, che una volta resosi conto della mia presenza cominciano a fissarmi in maniera insistente e per niente educata.

«Buonasera signori, cosa posso portarvi?» Chiedo con un finto sorriso.

Il più brizzolato tra loro si auto nomina capotavola e dopo aver ripassato lo sguardo più volte su tutto il mio corpo fa uscire finalmente la voce. «Lara... che bellissimo nome. Dall'accento deduco tu sia italiana giusto?» dice guardandomi il cartellino posto troppo vicino al mio seno.

Lara sorridi, fingi meglio che puoi è il tuo lavoro. «Si signore, sono italiana» tiro fuori un sorriso che spero non risulti essere una delle mie smorfie peggiori.

«Paese bellissimo dalle creature incantevoli a quanto pare»

Continuo con la mia farsa del sorriso, ma non rispondo, farlo significherebbe dargli confidenza ed è davvero l'ultima cosa che voglio in questo momento. Alzo il taccuino cercando di trasmettere il messaggio che sono qui per prendere le ordinazioni e non per ricevere i loro complimenti.

«Bene, allora portaci lo champagne migliore che avete, accompagnato da qualche tartina, grazie tesoro.»

Crede di essere sexy? A me sembra una scimmia con una paralisi facciale. Questa mi è piaciuta. Grazie cara.

«Benissimo, arrivano subito.» Dopo aver segnato l'ordine mi volto per andare al banco, ma vengo distratta da una mano che schiaffeggia la mia natica destra. Una delle cose più umilianti che un uomo possa fare a una donna che non conosce. Mi volto di scatto e li trovo ridere come quattro cretini. Respira Lara, respira e non fare cavolate, conosci le regole di questo locale, tanto rispetto per i clienti, nessuno per i dipendenti. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma prima di darli questa soddisfazione mi avvicino a passo svelto al primo dei due banconi, ovviamente evitando l'altro per via di Luke e mi siedo ad uno degli sgabelli a testa bassa per comunicare a quello che dovrebbe essere uno dei nuovi barman il mio ordine. «Ciao, una bottiglia di Dom Pèrignon, quattro calici è un vassoio di tartine grazie.» Può anche pensare che io sia una maleducata, in questo momento non mi interessa, sono troppo impegnata a ritrovare il controllo di me stessa. Dopo non so quanti minuti, non sentendo alcun rumore, mi decido ad alzare lo sguardo più nervosa che mai. «Allora? Hai capito quello che ti ho chie...»Le parole mi muoiono in bocca, due occhi di un verde intenso tanto quanto particolare, mi osservano con curiosità, resto completamente imbambolata, almeno finché in una mossa veloce il tizio si volta di spalle e comincia a prepararmi il vassoio.

E che spalle sorella.

Ne approfitto per analizzalo meglio e devo dire che gli occhi non sono l'unica cosa bella che possiede. È un uomo altissimo, sicuramente più alto del metro e novanta, braccia e torace robusti, gambe lunghe, carnagione abbronzata e capelli castano scuro di media lunghezza portati di lato, indossa una camicia semi aderente bianca che gli delinea le forme e un pantalone nero che gli mette in mostra un lato B niente male. 

Che? Cosa? Aspetta che ho detto? Sto davvero valutando il suo sedere? Oddio sto impazzendo. No tesoro, stai crescendo.

Il tizio si volta e mi avvicina il vassoio dell'ordine. «Ecco a te, spero di aver capito quello che mi hai chiesto» la sua voce mi lascia stordita, non ho mai sentito niente di simile finora, è così rauca e dura da farmi accapponare la pelle, abbasso la testa imbarazzata e penso alle parole giuste da rivolgergli per scusarmi.«Ti chiedo scusa.» 

Semplice... coincisa... banale. Ma lo hai visto? Mi mette ansia. Beh, non posso darti torto.

Sono in completo imbarazzo e il tizio non si degna neanche di parlare. «So... sono un po' nervosa, sai i clienti sono un po'... beh ti chiedo ancora scusa.» Mi alzo in tutta fretta, prendo il vassoio e mi dileguo verso il tavolo per poi consegnare velocemente l'ordine, fortunatamente senza ricevere altre molestie e mi allontano per andare a prendere il successivo, ma mentre sto per raggiungere il nuovo tavolo vengo agguantata dal polso da Nina che mi guarda con uno dei suoi sorrisi più finti.

«Lara ti cercano, vieni con me, scusate signori vi mando subito qualcuno.»

Senza darmi il tempo di capirci qualcosa mi trascina con se fino agli spogliatoi, si chiude la porta dietro e torna a fissarmi con uno sguardo che non saprei definire. «Nina mi fai paura che succede?»

«Hai idea di quello che hai fatto poco fa?» mi chiede con un'espressione per niente confortevole in volto.

Comincio a pensare ai mille casini che potrei aver fatto, ma in mente in questo momento mi viene solo lo schiaffo sulla natica. «Ma non ho fatto nulla, lui mi ha schiaffeggiato la chiappa ed io mi sono trattenuta dal schiaffeggiargli la faccia, conosco le regole Nina.»

Devo chiaramente aver sbagliato argomento perché Nina dopo aver alzato gli occhi al cielo mi si avvicina ancora di più con una faccia esasperata. «No tesoro, non quello, se l'avessi colpito io come minimo ti avrei applaudito e come massimo ti avrei aiutata a finirlo. Parlo di quello che è successo al banco, hai idea di chi sia il tizio con il quale hai parlato?»

«Il nuovo barman?» Rispondo ovvia, ma ormai so per certo che non sia così, la sua faccia parla chiaro.

«No Lara, quello è Nathan Silver, il proprietario di questo locale»

Ok è Nathan Silver e allora? Aspetta è Nathan Silver? Cosa? «COSA?» Sbarro gli occhi completamente sconvolta da queste sue parole e sento il panico montarmi dentro...

«Lara conosco quello sguardo, devi calmarti, combatti il panico, tu sei più forte» mi accarezza una spalla ed io la schiaffeggio per togliermela di dosso. Ok, sto perdendo davvero il controllo.

«Dimmi che è uno scherzo, dimmi che quello era il nuovo barman, ti prego, puoi anche mentirmi per tenermi contenta»

«Era Nathan Silver»

Mi sbatto la mano in faccia per la schiettezza della mia amica e comincio a camminare per gli spogliatoi come una pazza. «Grazie Nina, sei veramente d'aiuto, l'amica migliore del mondo, mi vedi urlare contro al capo e umiliarmi subito dopo e non mi dici nulla... è assurdo sono finita»

Nina come se fosse stata colpita nel profondo mi ferma e solleva l'indice. «Primo, io sono la migliore amica del mondo, secondo ero troppo lontana per avvisarti e terzo vedi di calmarti, ora tu esci e gli chiedi scusa, non potevi sapere chi fosse è tornato oggi da un viaggio d'affari ed è mancato per mesi, non può licenziarti.»

Inspira...mespira... inspira... espira. Provo a ritrovare la calma, ci sono quasi, quando improvvisamente ricordo un episodio passato. «Oh mio Dio, ti ricordi Steve? È stato licenziato solo per aver versato un cocktail per terra, come puoi anche solo pensare che non mi licenzierà per avergli urlato contro?»

«Porca mucca Lara, Steve è stato licenziato perché era un incapace, quel cocktail è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, avanti andiamo» mi prende ancora una volta il polso facendomi sentire per la seconda volta un cagnolino al guinzaglio e mi trascina fuori per poi cominciare a spingermi dalle spalle in avanti...

«Ora tu ti andrai a scusare e vedrai che tutto andrà per il meglio»

«Ma...» tento di ribattere.

«No, nessun ma, andiamo avanti»

Arriviamo in sala, cominciamo a girarci intorno per scovare la persona che di qui a poco mi rovinerà la vita e stranamente non lo vedo da nessuna parte, dico stranamente perché grande e grosso com'è sarebbe impossibile non vederlo. Facciamo un giro di perlustrazione e ancora niente, sembra essersi volatilizzato nel nulla. Quando sono sul punto di arrendermi, Jane, una nostra collega, ci passa di fianco e Nina la trattiene dal gomito rischiando di farle cadere il vassoio. «Jane hai visto il capo?»

Jane leggermente infastidita per il danno scampato si rivolge a Nina leggermente stizzita. «Si è appena andato via.»

Dannazione sono finita per davvero, non avrò neanche la possibilità di scusarmi, mondo perché mi odi? Sei una lagna te lo hanno mai detto? Tu me lo dici tutti i giorni ad esempio.

«Grazie Jane.» Le sorrido nel miglior modo che mi riesce e lei ricambia per poi sparire tra i tavoli.  Mi volto verso Nina disperata. «Lo vedi che sei una pessima amica?»

Lei mi sbuffa in faccia. «Lo vedi che sei paranoica? Ti stai facendo film mentali, vedrai che andrà tutto bene, domani tornerà e potrai chiarire la situazione, ora torniamo a lavoro altrimenti finisce che licenziano entrambe»

Senza darmi il tempo di rispondere si allontana di tutta fretta ed io sono costretta a riprendere il lavoro con l'umore sotto i piedi e con il pensiero che probabilmente da domani sarò disoccupata.

ANGOLO AUTRICE:
20/09/2017
CAPITOLO REVISIONATO IN DATA
03/09/2018

Bene ragazzi e ragazze ho appena revisionato il capitolo, sicuramente in futuro sarà sistemato ancora.
Per chi lo leggerà per la prima volta, sappiate che vi siete perse un obbrobrio di dimensioni stratosferiche 😂😂😂.
Comunque cosa ne pensate di questo capitolo?
Fatemelo sapere con tanti commenti e se il capitolo vi è piaciuto regalatemi una stellina ♥️
Ci tenevo a precisare che i primi capitoli di questa storia sono conoscitivi e potrebbero sembrarvi pieni di cliché, ma vi assicuro che andando avanti comincerà la vera storia. Vi auguro un buon proseguimento di lettura, BACINI, BACETTI e BACIONI da DADDA VOSTRA ♥️😍😘😘♥️😍

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