COMA

11 maggio 2012

GIORNO + 88

Il mio Andrea da ieri è in coma farmacologico: la notte non l'ha trascorsa per niente bene, aveva la febbre alta, tossiva in continuazione e lamentava che il catarro alla gola gli impediva di respirare, (in realtà non era catarro come gli è stato detto, ma l'acqua che dai polmoni era salita fino alla gola portandogli sofferenza respiratoria).Per tutta la notte il nostro caro Federico, l'infermiere di turno, armato di tanta pazienza, dolcezza e infinita comprensione, gli è stato accanto, drenando più volte il liquido dal polmone per cercare di farlo stare meglio e farlo riposare un po' tranquillamente. Mentre io e mio marito stanchi , sconvolti da tanto dolore e tanta paura per l'imminente tragedia che si stava abbattendo su di noi e soprattutto sul bambino, facevamo i turni tra veglia e riposo. Nessuno dei due riusciva a chiudere occhio: ci stendevamo io sul divanetto a letto, lui su una brandina prestata dagli infermieri (non è concesso che entrambi i genitori passino la notte in ospedale con il bambino salvo in occasioni di reale gravità del paziente), ed erano già tre notti che nessuno dei due voleva lasciare l'ospedale: eravamo così agitati, spaventati e ansiosi da non riuscire a staccarci un attimo da Andrea. Non facevamo altro che alzarci a ogni minimo rumore, fiato, lamento o russare del bambino.

La mattina, esausti, ma soprattutto delusi e arrabbiati, abbiamo chiesto ai medici di aumentare i dosaggi dei farmaci. Ci avevano assicurato, ed era l'unico desiderio che avevamo chiesto, che il bambino non si sarebbe reso conto di niente, che non avrebbe sofferto, invece non è stato così, ha passato una notte d'inferno, ha sofferto la tremenda sete d'aria, non aveva ossigeno, si sentiva soffocare e solo molte ore dopo è venuta la giovane dottoressa Laura, che con poca delicatezza ha detto al bambino: "Andrea stai tranquillo, ora ti diamo la morfina, così riesci a dormire"

Sono rimasta sconvolta, ma come può dire una cosa del genere al bambino: non poteva semplicemente farlo riposare senza dirgli in che modo??!! È vero che in questo reparto vigila la regola di essere sinceri con i piccoli pazienti, ma alcuni medici dovrebbero avere un po' più di tatto e capire che non sempre la verità è la strada giusta, soprattutto quando un undicenne sta per morire e ne è in qualche modo consapevole.

I medici ci avevano assicurato che il bambino non si sarebbe reso conto di niente e soprattutto non avrebbe sofferto. Per questo motivo è stato messo in coma, con la consapevolezza che lo avremmo perso prima. Invece i dosaggi dei farmaci che gli hanno somministrato erano talmente minimi che per tutta la notte è stato cosciente e sofferente, questo ha fatto soffrire ancor di più noi genitori. anche se il Dottor Ettore B, che era di turno, ha cercato di spiegarci che non si poteva partire con alti dosaggi e che l'aumento doveva essere graduale Saper di perdere un figlio è già una grande dolore, ma vederlo soffrire è insopportabile.

Prima di andare avanti vorrei tornare un giorno indietro, perché è stata una giornata ricca di forti emozioni


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top