ROSE ROSSE
ATTENZIONE
Mi è doveroso dedicare alcuni capitoli a Michele e a tutte quelle persone che hanno lottato contro il cancro. Qualcuno ha vinto la sua lotta altri, purtroppo, hanno perso la vita! Per tanto ci tengo a specificare che il mio racconto non nasce con la presunzione di diventare una grande storia, di collezionare stelline o posti in classifica.
Invito le persone a non leggere i successivi capitoli qualora non se la sentissero di vivere una narrazione triste e dolorosa.
Grazie ancora a chi mi segue con cuore e coraggio.
Buona lettura 😚
"Buongiorno, fiori..."
dall'altra parte del citofono mi risponde una giovane voce.
Apro il portone e scendo le scale di corsa, ma perché fiori? Non è il mio compleanno!
Il fattorino mi porge una grande composizione di rose rosse e si congeda. Ovviamente apro impaziente il biglietto allegato:
"Per tutte le parole d'amore che non ti ho mai detto, perdonami"
Alla base del bigliettino vi è la firma dalla calligrafia un po' incerta di Michele.
Rosa e Michele trascorrono le loro giornate nella cameretta che abbiamo arredato per loro. Li sento chiacchierare, a volte ridono. Poi leggono insieme il giornale, un libro di poesie e ascoltano la radio. Si concedono le loro ultime ore insieme piacevolmente raccontandosi aneddoti vissuti l'uno in assenza dell'altro, rivangano antichi e felici ricordi di amici, feste, viaggi e cene al ristorante.
Mi spiace quasi irrompere per portare i fiori che, ovviamente, non sono per me ma per Rosa.
Alla vista delle rose si commuovono entrambi, mentre io rimango in mezzo alla stanza con il sorriso bloccato sulla faccia come un ebete!
Non voglio vederli piangere, lo hanno fatto fin troppo ed oggi che siamo tutti insieme ci tengo tanto che si mantenga un'atmosfera serena, ma è impossibile trattenere le lacrime quando l'uomo che ami da trent'anni oggi è ingiustamente malato e ti sta chiedendo scusa se nella vita è stato un po' distratto nei tuoi confronti.
Con questo gesto Michele ha voluto dimostrare alla sua amata quanto è sempre stato forte l'amore che prova per lei e di quanto, ormai maturata la consapevolezza che presto l'avrebbe lasciata per sempre, abbia l'esigenza di dimostrarle che al suo fianco è sempre stato felice.
È mattina presto, manteniamo le tapparelle un po' abbassate per far sì che possa riposare il più possibile, ho ancora qualche minuto di tempo prima di tuffarmi nella città per andare a lavorare, ne approfitto così per sedermi al suo capezzale e parlare un pochino, mentre osservo che, nonostante il male, conserva ancora il suo bel aspetto e la sua folta capigliatura brizzolata.
Mi avvicino per ascoltare le sue parole pronunciate lentamente con un filo di voce. Intanto Rosa apre la porta del terrazzino, cerca una via di scampo da un momento tanto commovente, so che ha voglia di piangere e che si rifugia sempre lì fuori per farlo.
Le fragranze della lozione Vittoria e delle rose si mescolano gradevolmente nell'aria, ha la flebo attaccata al braccio e si sente in sottofondo il rumore meccanico del materasso ad aria che dovrebbe prevenire il decubito.
Si sforza tanto per raccontare lontani ricordi di quando corteggiava Rosa. Si aggrappa a pensieri felici e immagina il mio futuro vicino ad Osvaldo: un futuro sereno, è sicuro che riusciremo ad avere i nostri bambini e che saremo felici.
Resterei ad ascoltare tutto quello che vorrebbe dire, se non fosse che ad un certo punto volta lo sguardo verso la piccola libreria di legno dove sono appoggiati i farmaci di cui necessita: dannazione sono davvero tanti.
Non riesce a celare la sua espressione di dolore, non vuole guardarmi, i suoi occhi si riempiono di lacrime e con la voce spezzata dalla disperazione mi dice:
"Non sono pronto, non voglio morire... ho paura!"
Come potrei chiedergli di non piangere? Come potrei rassicurarlo se sappiamo entrambi che potrà solo peggiorare? Come potrei accettare tutto questo? Vorrei solo urlare la mia sofferenza, urlare tanto forte così da poter avere fiato anche per lui: credo di non aver mai conosciuto una sofferenza tanto profonda.
La prima volta che l'ho incontrato mi ha stretto la mano, era vigoroso e felice di conoscermi. Non mi resta che sfiorargli la stessa mano: ha la pelle liscia, sottile e completamente priva di energia. Resto immobile e in silenzio, rimangono il cancro e l'ingiustizia a padroneggiare nella stanza che si librano nell'aria in un sinistro balletto dalle sfumature sarcastiche, al ritmo dei rumori che arrivano dal traffico della città, quasi volessero ricordarci con fredda indifferenza che là fuori la vita deve continuare ed è costretta a lasciarsi alle spalle gli indifesi, i deboli: quelli che non ce la fanno.
È difficile prepararsi ad affrontare un'intera giornata di lavoro quando lasci a casa due persone che ami e che hanno bisogno di aiuto. È difficile riuscire a concentrarsi su quello che c'è da fare ma, soprattutto, mantenere la calma e sfoderare lieti sorrisi a clienti ignari esigenti solo del tuo servizio.
Indosso il mio soprabito, sono 'pronta' a lasciarmi assorbire da tutto quello che mi aspetta là fuori, esco dal portone e mi investe l'odore della terra umida che la nebbia solleva in questa stagione. Adoro il mese di novembre, adoro questa atmosfera rarefatta che regala morbide sfumature ad una città dove la vita è difficile e frenetica.
Non lascerò che tutto questo mi cambi in peggio, sarò forte, riuscirò a vivere una vita serena, sarò felice e nulla potrà fermarmi fin quando un giorno non potrò lamentarmi della troppa normalità, che non capita mai nulla di speciale, della monotonia fatta di lavoro, di cene preparate in fretta con i surgelati, di amici che irrompono in casa a qualsiasi ora o di serate trascorse sonnecchiando davanti alla TV.
Alzo il bavero e abbasso il berretto per riparare la fronte dal freddo, altrimenti mi viene il mal di testa e continuo a camminare lungo il viale alberato tra le foglie che lentamente si adagiano a terra. Credo che oggi andrò a lavorare a piedi, ho bisogno di pensare, di colmare gli occhi dei colori e della vita che mi circondano, ho bisogno di convincermi che tutto è bello lasciandomi trasportare da questa sensazione di leggerezza che usualmente non mi appartiene e lentamente la mia figura si perde nella nebbia.
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