IL CANCRO

Primi giorni di agosto, non aspetto altro che lo sfumare di questa torrida e drammatica stagione. Oggi, fuori dalla finestra, si scorge una città ancora un po ' addormentata dall'arrivo delle vacanze, il traffico è scarso , lento, l'aria è leggermente rarefatta. Stamattina si è alzata una fresca foschia che ora nasconde lo spudorato bagliore del sole riducendolo ad una innocua sfera luminosa perfettamente tonda: sembra quasi autunno, la mia stagione preferita! È la stagione in cui si raccolgono i funghi e le castagne. Usiamo organizzare giornate con gli amici in collina per approfittare di tutto quello che la nostra terra ci regala in questa stagione, vino compreso. Ma non credo che torneremo presto a divertirci con loro. Io sto ancora molto male e per il papà di Osvaldo, purtroppo, non ci sarà nulla da fare: Oggi lo mandano a casa per vivere sereno il poco che gli resta.
Mi perdo nei ricordi dello scorso anno, a quando vivevamo insieme in questa casa mentre mancavano ancora il bagno, i pavimenti e gli infissi. Eravamo sereni e poco dopo abbiamo cominciato a organizzare il nostro matrimonio. . .è stato magico stare insieme in quel periodo, per fortuna lo abbiamo fatto.
Mi appoggio al davanzale della finestra, sono le undici del mattino, ho ancora addosso la camicia da notte, ho bevuto solo un caffè e mi accendo una sigaretta, mioddio quanto mi sei mancata amica mia! Sono ormai quattro anni che non fumo ma è come se non avessi mai smesso! Non mi importa di lavarmi e vestirmi, non mi importa di nutrirmi, non mi importa di togliere la polvere o di preparare qualcosa da mangiare... voglio restare così: con i capelli disfatti, le pantofole ai piedi e l'alito pesante. . .

"Amore che fai??? Stai fumando. ..!"

Non gli rispondo, continuo a guardare fuori dalla finestra, come vorrei non averlo mai incontrato, a quest'ora non avrebbe dovuto prendersi cura anche di me, con le mie sfighe, la mia depressione, come se non bastasse, ho di nuovo smesso di mangiare ! Mi si stringe il cuore a vederlo tanto preoccupato, nonostante il dolore che porta dentro per suo padre ha la forza di starmi vicino e farmi coraggio :

"Virginia ti ha regalato un bel libro di ricette ... perché non provi a cucinare qualcosa. .?"

In effetti dovrei, gli operai hanno appena finito di sistemare la stanza che sarebbe servita per il bambino, in una stanza di ospedale, si perché tra poco arriveranno i miei suoceri e vivremo insieme finché sarà possibile, al fine di poter garantire le cure domiciliari necessarie a Michele. Non ce la siamo sentita di lasciarli soli in campagna. Mi toccherà preparare davvero qualcosa per pranzo.

Sono molto felice di averli in casa, li amo come se fossero i miei genitori, forse Rosa mi capisce di più, nonostante dovesse badare al marito, mi è stata vicina in ospedale quando ho abortito, ha ascoltato il mio sfogo e abbiamo pianto insieme. Ma allo stesso tempo ho paura, si paura di sentire aumentare dentro il senso di impotenza che mi affligge, non posso fare niente per guarire Michele ed alleviare le sue sofferenze. Quando ho vissuto il dramma del tradimento di Federico e tutto quel che ne è conseguito, sapevo che il focolaio era lui, che avrebbe pagato e che invece io presto sarei stata bene. Ma questa volta è diverso, non so a chi o cosa attribuire la responsabilità degli eventi, non so contro chi lottare!

È con questo animo che spengo la sigaretta sotto il getto del rubinetto della cucina e mi trascino verso il bagno.
Sotto alla doccia riesco bene a sfogare la mia rabbia, piango forte sapendo che Osvaldo non mi sente o, per lo meno, credo sia così! Mi riempio di schiuma dalla testa ai piedi, cerco di piangere ma non ci riesco, mi è già successo di rimanere senza lacrime, consiste in quel periodo di transizione in cui sono pienamente consapevole della mia sofferenza ma sono stanca di crogiolarmi. Credo di non sopportare più me stessa, di non riconoscermi. Esco dalla doccia, osservo l'immagine del mio viso scarno allo specchio, il quale, senza pietà, mi fa notare gli estesi cerchi neri che si sono formati sotto agli occhi, mi avvicino per vedere meglio e noto anche tante piccole rughe! Sto invecchiando o forse è solo perché sono settimane che riesco a consumare appena due mele al giorno, mi sembra di avere il cancro allo stomaco: non posso continuare così.

Mi asciugo i capelli, cerco di scorgere nuovamente quel che riflette lo specchio appannato:

"Mi sembra di riconoscere quel viso... un pochino..."

Forse dentro a quel corpicino esile avvolto nel telo di spugna rosso é ancora rimasto qualcosa di me, dovrei provare a farlo uscir fuori, ma come?

Mi cospargo di crema profumata, quella che mi ha appena regalato Elena, lavo i denti, indosso un fresco abitino a fiori e mi reco in cucina, do un bacio a Osvaldo che in questo momento è intento a spazzare il pavimento, gli sorrido:

" Amore, cosa credi che faccia piacere mangiare ai tuoi? Così preparo qualcosa "

Sono stanca di soffrire, sono davvero stanca! Ho bisogno di energie, di speranza. Sono una persona molto amata, mia sorella, Elena e Francesco passano quasi tutti i giorni, mi sono vicini tutti e Osvaldo. .. lui vorrebbe tanto vedermi star bene, questa mia apatia deve finire, inoltre presto Rosa e Michele saranno a casa mia per affrontare insieme il dolore e la lotta più difficili che una famiglia possa affrontare. Devo reagire e organizzare casa, cucina, spesa... devo farlo per mio marito, devo farlo per Michele, è lui che ha davvero il cancro, è lui che ha veramente bisogno di aiuto adesso e dobbiamo fare di tutto per regalargli momenti sereni e di armonia.

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