Colpe
Il pugno di Fabrizio fu come una punizione divina, e centrò il puttaniere proprio sul naso.
La mano faceva un male cane, le nocche rosse e livide, ma ne valeva la pena: la soddisfazione di aver dato un pugno in faccia ad un pezzo di merda rendeva il dolore trascurabile.
Notò di sfuggita che c'erano delle persone che lo stavano fissando, ma in quel momento non gliene poteva importare di meno della presenza di guardoni scassacazzo.
Il bastardo non doveva venire. Non poteva credere di presentarsi in chiesa, far vedere a tutti le lacrime di coccodrillo, ed essere compatito.
Troppo facile.
Il ragazzo a terra si portò una mano sul naso rotto a sangue, "Fratm, che cazzo?!"
"Fratm? Sei serio?!" gli urlò, mentre sulle scale mobili le persone stavano facendo video da postare su TikTok con qualche titolo drammatico del tipo Ancora violenza a Napoli.
"Pensi di venire al suo funerale come se niente fosse? Quando è morta per colpa tua?"
Lo voleva riempire di botte. Voleva gonfiargli la faccia fino a renderlo irriconoscibile, strappargli i capelli uno ad uno.
Era per quella faccia da cherubino che sua sorella si era rovinata, e rovinarlo sarebbe stato una specie di risarcimento.
Non avrebbe riportato Angela indietro, ma si sarebbe divertito tantissimo.
Intanto, il pezzo di merda ebbe il coraggio di dire," Io non volevo che finisse così."
"Come volevi che finisse? Eh? Come?" urlò, cercando di dargli un calcio alle palle.
Il bastardo arretrò appena in tempo, altrimenti Fabrizio gli avrebbe rotto quelle piccole noci che si ritrovava lì sotto.
Era contento che Matteo avesse avuto una crisi di coscienza, e gli avesse svelato chi aveva fatto girare le foto sul gruppo: non avrebbe sopportato di passare il resto della vita a chiedersi chi fosse stato lo stronzo a fare una carognata del genere a sua sorella.
Almeno, adesso sapeva chi doveva uccidere con le sue mani.
Al bastardo caddero delle gocce di sangue dal naso, "Volevo che ci ripensasse, che...che lei...ah, non lo so, ok? Ma non volevo questo!"
"L'hai sputtanata con tutta la scuola! Che ti aspettavi? Che ti dava un bacio di ringraziamento per averla trattata come una puttana?" stava per dargli un pugno, ma si bloccò quando l'altro piagnucolò, "Ho fatto solo quello che mi avevi suggerito tu!"
"Cosa?" disse, molto lentamente, la voce bassa e rauca, il tono che a sentirlo uno avrebbe giurato che quello non era un ragazzo, ma un vulcano in attesa di esplodere.
Lo stronzo cercava di frenare il sangue che gli stava ormai uscendo copioso,"Ti chiamai quando eri a lavoro, ti ricordi? Eri impegnato, mi stavi pure mandando affanculo. Ti dissi we Fabri , ci sta una ragazza che mi ha dato il palo, che devo fare? E allora tu mi hai chiesto se avevo foto sue, e quando ti ho detto di sì, mi hai detto Sputtanala , e hai riattaccato."
Non ricordava quella conversazione. Non ricordava che quel coso gli avesse chiesto un consiglio, non quando la maggior parte delle volte in cui si sentivano, sparava sempre stronzate pazzesche.
Era stato divertente ascoltarlo, per pariare. Perché Valerio D'Angelo era utile soprattutto per essere preso per il culo, troppo stupido per capire che gli altri lo stavano prendendo in giro.
Dopotutto, non si può avere tutto nella vita, e Valerio era , sfortunatamente, bello da far schifo, il classico bel visino per cui perdere la testa.
Ma tanta bellezza non si sposava certo con un intelletto fine, o capacità di dire parlare di altro oltre palestra, sé stesso e biciclette. E qualche volta il Napoli.
Non era una sorpresa che Angela, dopo l'infatuazione iniziale, si fosse stancata subito di lui.
Era fin troppo al di là della sua porta.
Oddio, Angela.
Se quello che Valerio aveva detto era vero – voleva dubitarne, ma non ricordava, si sforzava ma niente, e la cosa peggiore era che avrebbe potuto davvero dirlo – per una volta lo stronzo lo aveva ascoltato, e a rovinare la vita ad Angela erano stati in due.
"Non dire stronzate!" sputò, prendendolo per il colletto. "Non avrei mai detto di mandare in giro le foto di nudo di mia sorella."
"Non lo sapevi," Valerio quasi stava soffocando, il viso rosso come un pomodoro. "Ti avevo detto che era una ragazza, non chi era. Angela...Angela non ti ha mai parlato di me? Pensavo...sai...eravate uniti...quindi dovevi saperlo..."
"Non mi facevo i cazzi suoi," ringhiò, digrignando i denti fino a sentir dolore. "Angela non era una bambina che dovevo starle sempre dietro."
Tranne che lei era una bambina. Aveva solo quindici anni, per l'amor di Dio. Doveva finire la scuola, pensare ai libri che voleva leggere, a qualche nuovo trucco da comprare.
Era una bambina, ed era morta.
"Quindi non sapevi..."
"Sapevo che era uscita con uno che non le piaceva più tanto," sbottò, e oh, come si godette l'espressione ferita di Valerio, l'orgoglio messo in ridicolo. "Non sapevo che eri tu, pezzo di merda. Come ti è venuto in mente di uscire con mia sorella e non dirmelo?!"
"Ehhh...mi piaceva Angela! Non volevo che facessi tutto l'orso con me e mi dicessi di stare alla larga..."
"E avrei fatto bene!" urlò, stringendolo più forte. "Perché tu non eri degno di lei! L'hai ammazzata, bastardo!"
Valerio lo fissò con ostilità, e per la prima volta nella sua vita, disse una cosa di una crudeltà tale da poter quasi sembrare intelligente,"Noi l'abbiamo ammazzata. Ricorda, io l'ho fatto, ma il primo a suggerirmelo, sei stato tu."
Se due agenti di polizia che stavano facendo colazione al bar di fronte la cumana non fossero arrivati in quel momento per separarli, Fabrizio avrebbe spaccato quella faccia di merda a sangue.
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