𝕔𝕚𝕟𝕢 - prima delusione
17 marzo 2019
📍 Albert park circuit, Melbourne, Australia
Eleonora si strinse nella giacca, sistemò i lacci delle scarpe e si raccolse a vuoto i capelli per non averli sul viso, in modo da prevenire il fastidio che le avrebbero sicuramente procurato. Quando passò i cancelli del circuito cittadino, percorse in maniera rapida il paddock per arrivare nei box, mise piede nel suo piccolo spazio dedicato solamente a lei si sentì rinata.
-"nononono chi cazzo ha toccato l'ala posteriore dell'auto?!" esclamò Eleonora appena entrò nei box. L'occhiata rapida alla monoposto era bastata per far saltare quel piccolo particolare.
Non ricevette nessuna risposta.
-"sei arrivata da tre secondi e fai già queste domande, Bianchi calmati"
-"nono, non mi calmo. Non sono stata tutto il giorno a perfezionare l'ala per poi ritrovarmela diversa stamattina. Chi ha messo le mani sopra la vettura senza prendermi in considerazione?"
-"mi sembrava che non fosse giusta" fece un passo avanti un meccanico, del quale Eleonora non aveva ancora imparato il nome.
-"allora, mettiamo in chiaro una cosa, così patti chiari e amicizia lunga. Se avete qualcosa da contestare o altre idee che vi sembrano più corrette in modo da portare questa macchina ad un livello superiore ne parliamo insieme e valutiamo le opzioni, non fate tutto alla caso perché vi va. Io gestisco l'aerodinamica di questa monoposto, quindi qualsiasi cosa ha come ultima parola la mia." spiegò rapidamente tenendo la giacca rossa addosso, con la cerniera aperta.
-"scusami" accennò l'uomo ed Eleonora lo prese in disparte, discutendo pacatamente sul perché l'avesse fatto e su delle motivazioni che potevano essere d'aiuto per tutti.
Borbottò qualcosa animatamente indicando l'ala con la punta della penna e creando disegni nell'aria, immaginando ci fosse la monoposto davanti a se e teneva un'espressione così concentrata che nessuno osò interromperla.
Era arrivata notevolmente presto al circuito quella mattina, nonostante avesse passato tutta la giornata precedente a studiarsi la nuova auto appartenente a Charles. Voleva tentare di portarla al massimo, anche se con quello che aveva in mano era poco più che impossibile. Prendendo il posto del precedente ingegnere meccanico, ammalatosi alla fine del mese di febbraio, era arrivata in Scuderia con una macchina già completa e quello su cui doveva basarsi era n dati e sperimenti già fatti... e si rese conto che vi era molto lavoro da fare.
-"abbiamo il motore migliore di tutta la griglia!" esclamò qualcuno dai box entusiasta ed Eleonora riuscì ad accennare un sorriso, con una punta di falsità, rendendosi conto che a quella macchina mancava un carico aerodinamico sufficiente.
-"ehi fraise! fammelo un sorriso" esclamò saltellante Charles, tutto in punto con la sua nuova e brillante tuta di colore rosso, il casco nuovo in mano ed un sorriso che partiva da un orecchio e terminava all'altro.
-"raggio di sole! Come sei splendente stamattina" commentò la ragazza avvicinandosi al moro, mentre i suoi capelli raccolti in una morbida coda sventolavano a destra e a sinistra, perdendo continuamente ciuffi. Non riusciva mai a tenerli tutti insieme.
-"sono felice"
-"lo vedo" sorrise la ragazza, scrivendo poi qualcosa sul suo blocco di fogli sostenuto da un porta cartella rigido sul quale riusciva a scrivere.
-"è la mia prima gara, voglio... fare il meglio possibile"
-"non avere eccessiva fretta Charles, avrai il tempo necessario per far vedere chi sei. C'è tempo, non montarti troppo la testa"
-"Nora..."
-"non lo dico per demoralizzarti, lo dico per il tuo bene. Sei fenomenale, ti seguo da quando mio fratello ti trascinava in pista con una corda legata dietro per farti imparare le traiettorie e so quanta stoffa hai per fare questo tipo di sport. So il talento che hai e conosco le tue capacità. Sei in Ferrari, sei nella scuderia più ambita di tutte e sanno anche loro cosa sei. Non devi avere fretta. Dai sempre il meglio di te stesso so che puoi farlo, ma non montarti la testa."
-"quanta cattiveria stamattina fraise, ecco perché ti voglio con me sempre" sorrise gongolando il moro e si sedette al suo posto mentre Eleonora lo affiancò dando le spalle alla telecamera che filmava l'interno del box della Ferrari, appoggiando tutto quello che aveva tra le mani sul banco di fronte al suo corpo.
-"però.. non lo so, allo stesso tempo ho paura di deludere tutti... avete aspettative grandissime su di me" continuò ed Eleonora voltò di poco lo sguardo su di lui, seduto e con una gamba alzata in modo da poggiare il piede sul posto a sedere stesso.
-"non deluderai mai nessuno, e tanto meno noi. Devi solo avere la concentrazione giusta per dare il meglio di te. Ti ricordi il film preferito di Jules?"
-"sì, Rocky. Perché?"
-"okay. Hai presente in Rocky III, o il secondo non mi ricordo bene, quando lui aveva paura del suo avversario, cosa gli aveva detto il suo allenatore prima di salire sul ring? Di avere e di mostrare gli occhi della tigre. Hai mai visto un documentario sulla tigre? Un felino bellissimo, grande e cattivo quando serve, che duella per quello che vuole più di tutti. Ricordati gli occhi della tigre quando sei da solo in quell'abitacolo, con il casco addosso e nessuno accanto a te." parlò Eleonora facendosi girare ancora una volta il bracciale sul polso prima i chiudere il cassetto e tenere un paio di cuffie tra le mani. Il ragazzo si alzò solamente dalla sedia e prese il viso della ragazza dandogli un bacio sulla fronte.
-"grazie fraise, sei meravigliosa"
-"ti voglio bene. E sta' attento" rispose accennando un sorriso e porgendogli la balaclava guardandolo negli occhi. Lui sorrise e si sistemò i capelli, quasi per appiattirli e poi si mise il casco, allacciandolo per bene.
Quando Eleonora mise gli occhi sul computer che analizzava lo stato fisico della monoposto tirò un sospiro, si prese di buona volontà e cercò di capire dei metodi migliori per rendere quella macchina più veloce. Entrambe le Ferrari erano estremamente lente rispetto ai primi rivali,tanto che Sebastian Vettel chiese il perchè nel team radio. Il fatto era che nessuno aveva una risposta a quella domanda. La Mercedes si portò a casa la prima doppietta stagionale ed in Ferrari dovettero accontentarsi di un quarto e quinto posto. Sarebbe stata una stagione tremendamente difficile con una tale rivale come la W10, mentre la SF90 iniziava già a distruggere quelle aspettative che tutti si erano creati dalla sua presentazione e dai suoi test invernali.
Tornati in hotel a termine della giornata, l'aria fresca serale soffiava su tutta la città ed Eleonora non perse occasione di mettersi la felpa, sedersi sulla poltroncina posizionata nel piccolo balconcino e aspettare che Charles seguisse i suoi movimenti. Era tutto eccessivamente tranquillo, tralasciando il volto visibilmente triste e un poco deluso del monegasco, seduto accanto a lei. Si allungò un poco per appoggiare la testa sulla spalla della ragazza e stanco, si addormentò così.
Lei prese dolcemente ad accarezzargli i capelli, allungarli sulle sue dita e poi riporli a come erano prima; sentì l'umidità sulle sue dita ed il profumo decisamente buono dello shampoo che aveva usato per lavarli e lo guardò meglio. Aveva il volto decisamente rilassato, respirava piano e portava un'aria così innocente addosso da sembrare quasi immaginario.
Si sentì in colpa quando dovette svegliarlo per farlo entrare in camera e al suo mugolio le venne da sorridere divertita, cercando di tirarlo in piedi.
-"dai cerise collabora con me che sei pesante" commentò lei alzandosi in piedi e tenendo la mano nella sua e lui, borbottando assonnato si alzò, dondolando leggermente. Lo tenne Eleonora e lo portò nel letto, sistemandolo per lo meno sotto le lenzuola.
Si sdraiò accanto, stanca anche lei da quella giornata. Dovevano solamente riposarsi entrambi.
-"che schifo questa giornata" commentò lui mettendo il broncio, incrociando le braccia con lo sguardo ancora molto assonnato.
-"speriamo vada tutto per il meglio nelle prossime" gli diede corda lei, stringendosi di più nella felpa.
-"buonanotte Charles, dormi bene" disse lei quasi sussurrando.
-"e tu dove vai?"
-"nella mia stanza(?)" disse retorica, aggrottando la fronte.
-"no, vieni qua, dormi con me" pregò lui picchiettando sul materasso vuoto accanto a lui e lei sospirò, accontentandolo e sdraiandosi accanto, cercando di prendere sonno appena lui la strinse nelle braccia come un bambino stringe l'orsacchiotto preferito.
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