Vingt - neuf | Donuts

14 settembre 2019
📍Monaco, Principato di Monaco

Le lenzuola erano candide, estremamente pulite ed emanavano un dolce profumo, appoggiandosi con enorme delicatezza sui corpi che esse coprivano.
Nonostante le finestre fossero chiuse, la luce del sole filtrava tra le fessure e illuminava la stanza, seppur di poco; l'orologio elettronico posto sul comodino segnava mattina inoltrata e il rumore per strada indicava che la giornata era già partita.
Eleonora non aveva la minima intenzione di alzarsi dal letto perché troppo comoda per muoversi, cullata da quelle lenzuola chiare e dal cuscino morbido sul quale poggiava la sua testa. Sapeva di essere sveglia, sapeva dove fosse ma non voleva aprire ancora gli occhi: le piaceva immaginare dove stava, le piaceva sentire le dita del ragazzo affianco al suo corpo che le accarezzavano la pelle nuda della schiena e le piaceva sentire i brividi che ogni volta le provocava.
-"buongiorno mio raggio di sole" sussurrò con voce roca Charles, avvicinandosi per darle un bacio sulla punta del naso e per farla sorridere, ma continuò a non aprire gli occhi.
-"so che sei sveglia" ridacchiò lui, tenendo continuamente la voce molto roca creando un sorriso ancora più ampio sulle labbra di Eleonora, la quale aprì piano gli occhi e si avvicinò di più.
-"ciao monegasco dagli occhi verdi" sussurrò lei lasciandole un bacio sul petto e lo guardò alzando gli occhi.
-"sei bellissima" aggiunse di nuovo spostandole i capelli dal viso mettendo una ciocca di essi dietro l'orecchio.
-"non mi lusingare troppo" ridacchiò Eleonora stringendosi un pochino tra le sue spalle, per la sensazione di freddo che si abbatté sulla sua pelle e venne in prontamente avvolta dalle braccia del monegasco.
-"mmh ti dirò sempre che lo sei" mugolò lui sfregando la punta del naso con la propria.
-"ti sei svegliato molto dolce stamattina, sembri una caramella" disse divertita e lui mise il broncio.
-"se non ti va..." provò a parlare lui, leggermente rattristito,  ma venne nuovamente interrotto dalla mano della ragazza sulla sua guancia.
-"mi va, mi piacciono talmente tanto che vorrei svegliarmi ogni giorno della mia vita così. Mi piace vederti appena sveglio, mi piace dormire con te, mi piace che mi coccoli durante la notte quando ho gli incubi e mi piace stringerti più forte quando ci sono i temporali. Mi piace quando ti alzi prima e prepari la tua colazione con la ciotola piena di fragole e mirtilli, con il succo d'arancia fresco e con la ciambella fresca della pasticceria. Mi piace quando la metti su un vassoio e la porti in camera, mi piace quando prepari la tazza enorme di caffè mischiato al latte e tenti di portarlo di qua senza farlo ribaltare. Mi piace quando ti prendi cura di me così e mi piace quando sei dolce con me. Non smettere mai di essere come sei, non con me, perché io ti amo sotto tutti gli aspetti."
Eleonora parlò piano, con un tono così pacato e tranquillo da riuscire a far assaporare tutte le parole, una dietro all'altra, al ragazzo di fronte a sé che tentava di non emozionarsi troppo.
Lui strinse la mano della ragazza che prima stava sulla sua guancia e la portò alle labbra per baciarle il dorso, guardarla negli occhi e sorridere con la stessa felicità posseduta da un bimbo.
-"non ho abbastanza parole per rispondere a questa cosa, mi hai spiazzato" ridacchiò lui e lasciarono che i continui raggi di sole che filtravano facessero da quadro al loro momento molto romantico.

Mentre erano impegnati a svolgere la loro colazione a letto, dopo aver aperto finestre e fatto entrare dell'aria pulita dall'esterno, il rumore delle onde del mare che facevano da sfondo era estremamente rilassante ed Eleonora era comodamente sdraiata tra le gambe di Charles, con la testa appoggiata al suo petto e il cucchiaio tra le mani, intenta a terminare quelle fette molto invitanti di frutta fresca mista a succo di limone.
-"oggi che facciamo?" Domandò molto curioso il monegasco, intento a togliere i capelli della ragazza dalla fronte e dalla faccia, facendo piano con le dita.
-"ti direi assolutamente niente, perché oggi mi va di poltroneggiare e non muovere un muscolo ma devo allenarmi... come al solito... quindi magari ci alleniamo insieme e poi scegli tu"
-"mh... ordiniamo da mangiare per cena?" domandò lui speranzoso, con la voce da bambino.
-"sei in astinenza da sushi?" rise divertita la francese, appoggiando la posata dentro la tazza.
-"abbastanza. Ti va?"
-"okay" ci pensò su per un attimo ma rispose affermativamente, allungandosi solo per togliere dalle lenzuola quello che era rimasto vuoto, prima di portarlo in cucina e in lavastoviglie subito dopo.
-"ora che mi viene in mente, dopo mi aiuti a stendere"
-"come?!" alzò la voce esclamando, quasi come se non se l'aspettasse, provocando una risata ad Eleonora, che alzò il busto per girarsi verso di lui.
-"dai amore mi serve una mano" continuò a ridere lei, picchiettando scherzosamente sul braccio muscoloso del monegasco.
-"va bene...." borbottò contrariato, mugugnando in sottofondo, facendo di nuovo sorridere divertita Eleonora, che in quel momento era impegnata a seguire con un dito le vene sporgenti del ragazzo sulle sue braccia. Si sentì un bacio tra i capelli, dolcemente, e si lasciò nuovamente rilassare.
-"sai che stavo pensando? Domani ti porto in mare"
Charles se ne uscì con quella frase mentre guardava distrattamente fuori dalla finestra ed Eleonora quasi si raddrizzò, scuotendo leggermente la testa.
-"in mare?"
-"sì, in barca" accennò un sorriso lui prima di vedersi le braccia della francese gettate al collo e stringerlo forte. Lui sapeva che ad Eleonora mancava ogni giorno di più andare in barca: da piccoli, il padre di Eleonora li portava quasi ogni fine settimana sulla barca che possedevano e ci passavano tutta la giornata. La ragazza si divertita così tanto da finire con l'innamorarsi di quella barca e da quando suo padre aveva smesso, non poteva fare altro che mancarle.
-"sei riuscito a prendere il brevetto?" sorrise gongolando lei, ritrovandosi girata verso di lui e con le braccia appoggiate sulle spalle. 
-"certamente piccola" rispose mostrando le fossette ed in un millesimo di secondo le labbra della francese si unirono con quelle del monegasco.
Il telefono di uno dei due cominciò a suonare, ancora una volta, senza però riuscire ad interromperli. Eleonora perdeva le dita nei capelli corti del ragazzo mentre le mani di Charles osavano di più, scendendo sulla schiena e stringendole i fianchi.

Al numero indefinito di squilli del telefono, Eleonora si allontanò un poco, lasciando un mugolio uscire dalle labbra del moro, che sbuffò lasciandosi cadere sul materasso.
-"magari è importante amore, torno subito" sorrise ridacchiando e portandosi il telefono all'orecchio.
-"Arthur?" pronunciò appena sentì la voce dall'altra parte del telefono.
Charles notò solo Eleonora spostarsi velocemente per raccattare i vestiti in giro e aggrottò la fronte molto confuso. Si alzò di fretta anche lui, seguendola, rimanendo sempre molto spaesato, senza capire quello che stava accadendo.
-"c'è un piccolo problema a casa di tuo fratello, corro, dammi dieci minuti" spiegò in maniera molto breve quello che stava accadendo e il monegasco scosse la testa.
-"e perché ha chiamato te?"
-"beh... perché forse è meglio che tu non venga con me" dondolò sui suoi piedi cercando di sviarsela il prima possibile. Non doveva minimamente sapere che fuori dall'uscio di Arthur ci stava quel pazzo di Jean.
-"ma è mio fratello"
-"lo so ma... fidati" implorò lei unendo le mani e lui sbuffò.
-"vengo con te"
-"no Charles. Stai qua"
-"Eleonora cazzo, fammi venire" in un lampo il muscolo del viso si irrigidì e lei lo guardò negli occhi, sussultando leggermente.
-"lui mi ha detto di no" tentò di farlo tranquillizzare e girò il suo bracciale al polso ancora una volta.
-"odio quando mi tenete nascosto le cose" pestò i piedi e si girò, visibilmente incazzato ma Eleonora non tentò di ribattere nuovamente ed uscì chiudendo la porta delicatamente per poi prendere il telefono in mano.

Fraise🍓
Chiama la polizia

Artù 🌷
Sei sicura? Guarda che si crea un vortice di notizie infinito, viene a galla quello che ti ha fatto

Fraise 🍓
È questo il punto. Chiama la polizia Arthur, non riguarderà mai voi, ma me.

Dopo non molti passi raggiunse l'edificio in cui abitava il biondo ed entrò, salendo le scale velocemente.
Per fortuna non abitava in un attico all'ultimo piano.
Jean era fuori dalla porta, attaccato al campanello, come un maniaco.
-"Jean che cosa vuoi?"
-"oh cercavo proprio te"
Eleonora lo guardò negli occhi e trasalì, mentre la sua testa cominciò a vorticare mettendo in primo piano i ricordi con lui, tra cui quello che le aveva fatto e le sue mani addosso.
-"ti sembra normale andare a casa di altre persone a suonare il campanello? Sei così coglione da non arrivarci?" parlò cauta, rimanendo a distanza di sicurezza.
-"pensavo abitassi qui"
-"no, tu non pensavi. Non darla a bere a me. Fai queste cose per il gusto di farle, senza una ragione, per far impazzire le persone, per farmi venire qua. Sei fuori di testa" ribatté, incrociando le braccia e appoggiandosi al muro.
Era sull'orlo delle scale.
Nello stesso tempo uscì Arthur, seguito da Lorenzo,  che guardava fitto fitto il ragazzo oramai circondato.
-"sei molto bella" parlò come se le parole pronunciate in precedenza non avessero avuto alcun valore o alcun impatto su di lui.
-"vattene Jean, vattene" disse impassibile, non potendo andare più indietro di così e guardando al di là delle spalle per cercare gli occhi di uno dei due fratelli.
-"come mai non c'è il tuo fidanzatino amoroso, tutte coccole e pucci pucci?
-"non l'ho fatto venire" parlò tenendo gli occhi altrove ma lo vide avvicinarsi e lei scese un gradino.
-"hai paura?"
-"non ti voglio avere vicino a me, devi sparire dalla mia vita"
Eleonora scese un altro gradino.
Sentì la porta sbattere in sottofondo e pregò con tutta sé stessa che fosse la polizia e così fu, dato che arrivò una pattuglia.
Jean era bianco in volto ed Arthur mostrò il video che aveva registrato al di là della porta, dove si sentiva chiaramente bussare e suonare il campanello in maniera molto ripetuta, mentre urlava frasi minacciose e con dentro il nome di Eleonora.
Lei rilasciò un sospiro di sollievo appena lo portarono via e salì di fretta le scale, entrando nell'abitazione di Lorenzo e Arthur. Si diresse in cucina, per prendersi un bicchiere d'acqua insieme al biondo, mentre Lorenzo ripuliva il tavolo sporco dal resto della colazione, con briciole e macchie di latte rovesciato. La francese rimase in silenzio, ma quando ripensò nella sua testa agli occhi di Jean che la guardavano, alle frasi che aveva ripetuto più volte verso di lei, si sentì mancare e le cadde i bicchiere dalle mani, provocandosi un taglio decisamente profondo e lasciando una scheggia di vetro nel dorso della mano.
-"ahia porca troia" lanciò un urlo appena si vide il pezzo di vetro incastrato nella sua mano e di girò verso il ragazzo.
-"oh mio dio" tremò il biondo chiamando il fratello e Lorenzo corse a più non posso.
-"che diamine?!" Esclamò appena vide il sangue scorrere sul pavimento.
-"prendi un... un qualsiasi laccio e stringilo attorno" disse lei cercando di mantenere la calma, guardando il più grande dei fratelli negli occhi.
Stava lacrimando dal dolore.
Lui annuì distrattamente e prese il primo panno che si trovò tra le mani e strinse attorno alla mano.
-"stringi forte, ferma l'emorragia" spiegò ancora e Arthur si mise un paio di pantaloni per uscire e portarla al pronto soccorso.
-"andiamo, forza forza" parlò con voce tremante il biondo ed in pochissimo tempo si ritrovarono sui sedili della sua auto, mentre lui guidava velocemente verso il pronto soccorso.
-"sono una cretina, una cazzo di cretina. Mi dispiace per.. per il bicchiere" si scusò lei immediatamente e Lorenzo scosse la testa completamente confuso.
-"scusa?! Sti cazzi del bicchiere, ne prendiamo uno nuovo. È più preoccupante quello che ti sei fatta"
Eleonora mugolò guardando fuori dal finestrino e appena arrivarono in ospedale corsero verso il pronto soccorso.
La fecero stendere sul primo lettino disponibile e le dissero di aspettare il primo infermiere libero, perché quel giorno tutti erano impegnati.
-"Charles mi ammazza" sospirò lei appoggiando la testa sul cuscino sterilizzato dietro di lei e chiuse gli occhi, facendo una smorfia di dolore.
-"ci siamo noi" ridacchiò Arthur facendole l'occhiolino e lei rispose con il dito medio della mano libera.
-"gli avevo detto che sarei tornata in dieci minuti ed invece è più di un'ora che sono fuori casa senza che lui sappia niente. Non ho nemmeno il telefono" piagnucolò per il dolore e arrivò immediatamente l'infermiera seguita dal medico.
-"mi fa male" lacrimò di più, guardandosi la mano e fissando il vetro.
-"lo toglieremo, non sembra abbia lacerato una arteria quindi va tutto bene. Disinfettiamo, togliamo il pezzo cautamente e poi puliamo la ferita. Ovviamente ci andranno dei punti" spiegò piano il medico per farsi capire ed Eleonora annuì solamente, mordendosi il labbro per sopprimere il dolore.
Quando le tolsero il pezzo di vetro dalla mano senza problemi, decisero di tenerla in osservazione per la giornata e la spostarono in una delle stanze del pronto soccorso. Le suturarono il taglio profondo con dei punti e le fasciarono la mano con delle bende, assicurandosi di non rischiare eventuali infezioni.
-"ovviamente dovrà stare attenta a quella mano, lasciarla a riposo il più possibile, non metterla sotto pesi eccessivi e poi tra due settimane ci ritroveremo per completare la chiusura della ferita"
-"grazie mille" disse la francese accennando un sorriso.
Quando la lasciarono nel letto, a termine dell'operazione, Lorenzo aveva già chiamato Charles e gli aveva spiegato in breve quello che era successo.
Eleonora stava ancora pensando ad un modo docile per dire tutto al suo ragazzo ma ovviamente era stata preceduta, e quindi si ritrovò il monegasco da solo nella sua stanza, sull'uscio della porta.
-"ehi" quasi sussurrò la francese alzando la mano sana e lo salutò, accennando un sorriso.
-"ti lascio da sola dieci minuti e mi combini ciò" ridacchiò lui avvicinandosi e prese la sedia sedendosi accanto.
-"scusa per non averti detto nulla" lo guardò mentre lui gli prese la mano e la strinse tra le sue.
-"mi ha raccontato tutto Lorenzo. Ti ringrazio per non avermi fatto venire, sicuramente lo avrei buttato giù per le scale." rise facendo sorridere felice Eleonora.
-"non ti ha fatto nulla vero?" Aggiunse poi d lei scosse la testa, appoggiandosi per bene al cuscino. Lui si alzò solo per darle un bacio sulla fronte e poi uno sulle labbra.
-"mi hai fatto spaventare, non mi facevi sapere nulla" sussurrò accarezzandole una guancia.
Rimasero fronte a fronte per qualche minuto, a sussurrarsi parole dolci e a sorridere come due bambini, fino a quando il telefono di Charles suonò.
-"è la giornata buona per odiarli, interrompono sempre tutto" si lamentò la francese mettendo il broncio mentre il ragazzo rispose; si mise a parlare di golf e di una associazione che lo richiedeva il presto possibile, e che quindi doveva andare immediatamente.
-"questa era la giornata per noi vero?" Brontolò il monegasco appoggiando la testa sul letto e si beccò una risata da parte di Eleonora e si prese anche la sua mano tra i capelli, mentre lo coccolavano.
-"spostiamo tutto a domani"
-"vorrei rimanere qua con te"
-"vai amore, ti hanno chiamato. Sarò a casa prima di te" sorrise Eleonora sarcasticamente parlando e Charles le lasciò un bacio.
-"ci vediamo dopo mia piccola stellina, ti amo" pronunciò lui prima di uscire dalla stanza in cui si trovavano, lasciando la francese con il sorriso sulle labbra. Eleonora passò tutta la giornata sotto continui controlli e a discutere con il signore anziano accanto a lei su come fosse il circuito di Monaco, su come fosse bella la formula uno e di come era stare insieme ad un pilota di formula uno. Lei gli raccontò tutto, parlando anche di suo fratello e riuscì a far passare il tempo più velocemente di quello previsto.

Pensava di tornare a casa, era terminata la sua giornata in ospedale e non vedeva l'ora di rimettersi sul divano. Prese la sua borsa, indossò nuovamente le scarpe per uscire da quel posto troppo sterilizzato e che sapeva di pulito, ma il destino cambiò di nuovo rotta.
Lorenzo era arrivato per portarla a casa ma un incidente per la strada li aveva bloccati.
-"incredibile, sembra che il Signore stia facendo di tutto per non farmi passare una giornata intera con il mio ragazzo! A sto punto credo che domani si ribalti la barca" sbuffò animatamente portandosi una mano tra i capelli e spostando la testa per osservare l'incidente.
-"odio spostarmi in macchina qua, è come buttarsi volontariamente nell'inferno... perché qualcosa brucia?" Esclamò assottigliando gli occhi di più.
Sì maledì per non essere ancora andata a cambiare le lenti in farmacia.
-"dicono che qualcuno abbia fatto incendiare un cassonetto" rispose il moro accanto a lei dopo aver dato un'occhiata al cellulare e alle notizie.
-"oh wow. Wow." Commentò solamente Eleonora alzando gli occhi al cielo e sperando che la situazione si liberasse in fretta.
-"parcheggia qua, raggiungiamo casa a piedi" ipotizzò subito dopo lei indicando un posto libero e lui subito ci girò dentro, senza pensarci due volte.
-"so che pagherò un rene e mezzo ma trovare parcheggio qua mi mette molta allegria e hai ragione, ci torniamo a piedi" rise lui chiudendo la portiera dell'auto e prendendo le chiavi in mano, facendo sorridere Eleonora.
-"ne vale la pena... oh mio dio voglio una ciambella, guarda quando sono belle" esclamò avvicinandosi di fretta alla vetrina della sua pasticceria e poi guardò di fretta nella borsa per prendere il portafoglio.
-"tu ne vuoi una?" chiese mentre spingeva la porta per aprirla, facendo suonare il campanello.
-"nah, non mi piacciono" commentò scuotendo la testa.
-"ecco perché eri il migliore amico di mio fratello, andava d'accordo solo con chi schifava le ciambelle" mostrò la lingua e poi gli girò le spalle, entrando nella pasticceria per comprare una ciambella piena di cioccolato e granelli di pistacchio sopra.
Quando uscì dal negozio trovò il fratello più grande dei Leclerc con le mani sopra gli occhi.
-"fammi indovinare, è con il cioccolato e il pistacchio"
-"umh noooo" rispose Eleonora con una cantilena tale da far capire che fosse uno scherzo.
-"non cambi mai"
-"assolutamente no" rise ancora e camminarono insieme fino al palazzo in cui viveva la francese. 

Si salutarono come loro solito e quando la ragazza aprì la porta di casa, trovò un insolito odore di bruciato.
Corrugò la fronte confusa e si mosse più velocemente, sperando che nulla stesse prendendo fuoco; quando arrivò nella cucina trovò un Charles molto confuso e con una mano tra i capelli mentre cercava di far sparire quella nuvola di fumo che si era creata sopra il piano cottura.
-"amore?" lo chiamò con cautela Eleonora, causando uno spavento nel ragazzo, che sobbalzò portandosi una mano sul petto.
-"oh ciao!" Esclamò subito dopo, accennando un piccolo sorriso innocente. Eleonora lo guardò e poi spostò gli occhi sul piano della cucina, chiedendo risposte.
-"sì chérie stavo... stavo cercando di fare due piadine ma le ho bruciate perché mi sono dimenticato che fossero nella padella e... volevo farti una sorpresa e non farti cucinare ma ho fallito miseramente" spiegò giustificandosi il monegasco, passandosi timidamente una mano dietro la nuca e sui capelli, come se fosse imbarazzato.
-"Charles.." lei sussurrò con un sorriso amorevole sulle labbra e di avvicinò per stringerlo, un poco più forte del solito.
-"amore grazie... ma facciamo che rimango io in cucina" rise Eleonora accarezzandogli una guancia causando una risata al moro di fronte a sé.
-"spero tu stia bene, ho preparato una altra piccola sorpresa per te"
-"del tipo?"
-"te la mostro dopo" lasciò un bacio dolce sull'orecchio di Eleonora e lei sorrise divertita, girandosi verso di lui.
-"potresti farlo... ora."

Forse solo i vicini sanno come i due ragazzi abbiano passato la notte, ma a noi questo non è dato saperlo.

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