Trente | furious night
22 settembre 2019
📍 Marina Bay, Singapore
Avete mai pensato ad uno spettacolo più bello di quello che viene effettuato nel gran premio di Singapore?
La corsa di notte, le luci stroboscopiche, i fuochi d'artificio che colorano e danno luce a quel cielo scuro della notte e quella ruota panoramica così ben illuminata a fare sfondo ad un gran premio cittadino tutto da vivere. Tutto lo staff presente al gran premio asiatico seguiva il fuso orario europeo, per dare un miglior collegamento al resto del mondo e mentre Singapore dormiva, loro erano più che svegli.
Ma in quella settimana, si può star più che certi che Singapore non avrebbe mai dormito.
L'edificio a nave, chiamato così da Eleonora, era anch'esso un elemento decorativo di sfondo, sul quale venivano riflesse diverse immagini grazie a particolari proiettori e lei era persa con il naso all'insù a guardarlo.
Faceva caldo quel giorno e la notte era particolarmente secca e afosa; molti erano arrivati la settimana precedente per abituarsi al caldo e al fatto di cominciare a bere moltissima acqua.
-"Bianchi dobbiamo andare" venne improvvisamente richiamata dal suo compagno di viaggio Francesco e sobbalzò, distogliendo subito l'attenzione a quell'edificio e tornando sui suoi passi.
Teneva ancora i punti sulla mano e quindi la fasciatura doveva assolutamente portarla, ritrovandosi a compiere lavori decisamente più noiosi e di sua poca competenza, come il rimanere a studiare le traiettorie tutto il giorno.
Arrivò nella sala all'interno dell'edificio costruito al momento come in ogni gran premio e si mise seduta alla sua postazione, ovviamente sistemata accanto a Charles. Arrivando un attimo prima, si accomodò sulla sua sedia e si guardò attorno, sorseggiando silenziosamente il caffè che Riccardo aveva gentilmente portato a tutti i presenti.
La testa di Eleonora girava vorticosamente e il sonno la precedeva, non essendo ancora molto stabile con gli orari strani che dovevano compiere in quei tre giorni. Spostò distrattamente lo sguardo sulla postazione di Charles, osservando le sue cuffie posizionate in perfetto ordine e la tastiera del computer a lui dedicato, assottigliando gli occhi nel vedere un biglietto attaccato ad essa. Indossò il paio di occhiali, ancora una volta dimenticati, e si rese conto che in quel biglietto c'era un cuore disegnato forse da bambini di quattro anni.
-"l'ha messo perchè ha detto che gli ricorda te" commentò Sebastiano ridacchiando, sedendosi nella postazione davanti a quella di Charles; Eleonora arrossì velocemente, alzando lo sguardo verso il tedesco e rendendosi conto di non averlo nemmeno sentito arrivare.
-"buongiorno Sebastian" lo salutò lei accennando un sorriso.
-"buongiorno Eleonora" rispose nello stesso modo lui, agitandosi la maglia rossa.
-"sembra comunque un cuore disegnato da mia figlia, è storto" rise di nuovo, alzandosi di più per osservarlo ancora. La francese lo guardò meglio, sentendolo molto familiare e d'un tratto emise un suono di stupore.
-"Sono due cuori Seb, uno è questo rosso e l'altro è questo azzurro chiaro. Non si vede perché mi ricordo perfettamente che mancavano i pastelli e Charles dovette fare un cuore con una pennina azzurra chiara. Eravamo all'asilo, forse 4 anni o 5, ed era la festa del papà. Ne avevamo fatti due, uno per mio padre ed uno per il suo. Quel giorno però mio padre non c'era per via del lavoro che l'aveva trattenuto al circuito e si era solamente presentato Hervé, che mi tenne con sé per tutto il giorno, sapendo che io ci ero rimasta male... credo che piansi per un'ora intera... ma sta di fatto che quando consegnammo il foglio ad entrambi, suo padre lo prese e lo appese sul frigorifero" raccontò la francese facendosi scappare una breve e genuina risata, sentendosi molto felice.
-"mon amour, vedo che ti ricordi tutto" esclamò il monegasco entrando nella stanza carico per la giornata e con un dolce sorriso sulle labbra.
-"non potrei dimenticarmene" lei rispose facendogli un occhiolino e aspettando che lui si sedesse accanto. Lui lo fece, allargando leggermente le gambe e allungandosi verso il corpo di Eleonora solo per dargli un bacio sotto l'orecchio.
-"ehi, le effusioni amorose rimangono in hotel" commentò sarcastico Andrea facendo una linguaccia ad entrambi e la francese abbozzò un sorriso, scuotendo la testa. Nessuno lo guardò storto, nessuno si fece domande, forse nessuno ci fece nemmeno caso.
Dopotutto, erano solo due ragazzi innamorati.
Eleonora allungò le braccia per prendersi le cuffie e le mise alle orecchie, in modo da sentire bene tutto quello che veniva detto ed in modo da parlare chiaramente.
-"Qualcosa da dire riguardo alla macchina?"
Subito la francese prese la parola, mostrando il suo lato più professionale del mondo.
-"sappiamo perfettamente che la nostra macchina è una delle più sfavorite per velocità e per carico aerodinamico. La composizione della macchina non ci permette di utilizzare al meglio la velocità purché non esistono tratti lunghi, e il carico aerodinamico ci rende lenti nelle curve. Non siamo di certo i favoriti in questo gran premio sulla carta, ma si può fare. Con le ultime modifiche effettuate prima del Belgio abbiamo diminuito la presenza di carico che rendeva la macchina più lenta, nonostante ci sia ancora molto da fare in questi casi. È risaputo che nei settori più tecnici siamo molto più lenti rispetto ai nostri avversari... quindi dobbiamo mettere tutto nelle qualifiche e sperare di portare a casa ottimi punto in ottime postazioni con una ottima strategia. Se sbagliamo anche di un solo millimetro siamo fuori dai giochi.
Non c'è due senza tre, sbaglio?"
-"portiamola a casa." Concluse solamente Binotto osservando e studiando il comportamento di Eleonora; era così tanto simile a Jules che a volte si stupiva.
*
-"e comunque sostengo che questo gran premio vi stia sfiancando completamente. Hai perso due chili in due giorni Charles, non credo vada bene..." tentennò lei la mattina successiva, giorno delle qualifiche. Stava passeggiando avanti e indietro per la stanza aspettando il monegasco.
-"come?" domandò ignaro lui passandosi un asciugamano tra i capelli e osservando la ragazza dinanzi al suo corpo, bellissima con quella maglia larga nera e i capelli raccolti, decorati con una sua bandana sulla testa.
Lei scosse il capo per poi fare un'altra domanda.
-"come stai?"
-"sto bene piccola" si avvicinò lui per lasciarle un bacio sulla punta del naso e dando un'occhiata felice all'orologio posto attaccato al muro.
-"che stavi dicendo?" chiese subito dopo sedendosi sul bordo del letto che condividevano.
-"che questo gran premio vi sfianca, voi molto più di noi e... non credo sia normale... o comunque mi preoccupo per te"
-"amore è tutto okay, siamo preparati a questa cosa, sappiamo a cosa andiamo incontro" spiegò lui facendo girare la francese, che si avvicinò e gli lasciò un bacio sui capelli, annuendo solamente.
-"sei anche bellissima così" sorrise Charles alzando il viso verso Eleonora, che si sentì spostare quando le sue mani furono sui suoi fianchi e finì tra le gambe del monegasco.
-"non sono nemmeno sistemata"
-"non devi esserlo per essere bella Eleonora, smettila di farti mille complessi"
Lei annuì solamente alle parole di Charles e appoggiò le braccia sulle sue spalle, godendosi per un po' la vista del monegasco di fronte al suo corpo.
Fu solamente il bussare alla porta che riuscì ad interromperli e, rendendosi conto di essere come al loro solito in ritardo, si cambiarono velocemente con i vestiti appositi della scuderia, ma la bandana le stava talmente tanto bene che decise di legarla di nuovo sulla testa.
Per lo meno riusciva a tenere a bada i ciuffi che fuoriuscivano da quelle trecce.
Tra la confusione serale, e gli enormi quintali di caffè che vennero buttati giù da tutta la squadra, si riuscì in qualche modo a festeggiare la pole position altro che aspettata di Charles, ottenuta oltretutto con un giro da mandare fuori di testa. Eleonora tirò su il fiato per tutte le volte in cui la ruota anteriore sfiorò il muretto che delimitava la strada ma dato il risultato, non poteva essere che contenta.
Avete presente i fogli che tanto Eleonora adorava? Su cui ci poteva scrivere qualsiasi cosa senza che nessuno lo scoprisse? La sensazione della matita sul foglio, l'odore della grafite, l'inchiostro nero sulla carta bianca... furono proprio quei fogli sistemati alla rinfusa che la tradirono.
Eleonora aveva appena terminato di parlare con Riccardo per la gara del giorno successivo, dato che la situazione in casa Ferrari doveva essere assolutamente perfetta, quando vide arrivare Charles con un foglio in mano, leggermente scarabocchiato. Era molto teso, come se tutta l'allegria della sua prima posizione fosse stata spazzata via.
-"Cha..." parlò lei ma le parole le morirono in gola quando lo vide in viso.
-"che cazzo vuol dire tuo padre che mi dice quanto tu non stia bene? Che tu forse non sai se reggere il lavoro che hai? È scritto qua!"
Lui indicò sul foglio e poi prese a parlare nuovamente.
-"Ti faccio mai mancare qualcosa?! Non hai mai detto di non stare bene in un posto come questo. Non... non vuoi avermi al tuo fianco sempre? Occupo troppo i tuoi spazi? Sono sempre nella tua testa?
Che pensieri hai? Che se tu non avresti mai accettato ora non staremmo insieme?! Tu avresti continuato la tua vita a soffrire come un cane di nascosto mentre io starei con persone con la quale
non mi sento felice?! Eleonora che diamine ti prende" alzò la voce nel motorhome della Ferrari, con un tono talmente tanto preoccupato da trasformare la sua paura in rabbia contro la ragazza stessa.
-"no... no Charles! Calmati"
-"non mi dire di calmarmi! Tuo padre mi ha chiamato prima congratulandosi con me e chiedendomi se avevi preso delle pastiglie per.. per stare meglio. Hai un problema fisico e nemmeno me ne parli?! Non mi hai detto di aver avuto problemi cardiaci Eleonora! Cazzo mi sentivo come un bambolotto di pezza, non sapevo niente di quello che diceva tuo padre mentre lui tutto tranquillo mi raccontava come se io sapessi" quasi urlò, mettendo in visione la vena lungo il collo e serrando maggiormente la mascella.
-"te.. te ne avrei parlato con calma... L'ho saputo due giorni fa per via degli esiti dell'esame svolto settimana scorsa e stavamo per partire.. non volevo farti preoccupare" cercò di spiegare in maniera molto cauta Eleonora, tentando di tranquillizzare il ragazzo che sembrava avesse uno scatto di rabbia.
-"non l'avresti fatto! E ora pensi che io non sia preoccupato?!" Eleonora tentennò sui suoi piedi, facendo girare il bracciale tra le mani e guardandolo negli occhi, cercando di leggerci al suo interno.
-"hai un problema grave e.. e nemmeno mi accenni qualcosa" Charles tenne di nuovo il tono della voce alto e poi d'un tratto lo abbassò, assumendo la posizione più impaurita che tentava di nascondere.
-"Charles.." Eleonora cercava di inculcare un discorso e di avvicinarsi al ragazzo ma lui sembrava non volesse saperne niente.
-"Cazzo Eleonora! Non tentare di fare l'apprensiva con me. Te l'avevo detto che tutte le persone vicino a me prima o poi..."
-"grazie per preannunciarmi una morte Charles, grazie tante" grugnò fuori Eleonora prendendosi la sua cartelletta e chiudendola con forza.
-"non girare la situazione. Sei tu che non me ne hai parlato" lui si ricompose alzando di nuovo la voce e sollevando il sedere salla sedia in cui si era appoggiato. In quel momento, la notte di Singapore e la luna che decorava il cielo potevano ascoltare solo le loro urla e il loro litigio.
-"Perchè so come fai! Cominci con il tuo discorso privo di senso sul come mai tutte le persone che ti sono vicine prima o poi devono superare una lotta come questa, sul motivo per cui pensi che sei tu a far del male alle persone che sono accanto a te. Avevi e hai tutt'ora un gran premio, non volevo riepirti la testa di pensieri che ti avrebbero reso meno concentrato. So che potresti anche riuscirci ma non volevo farlo comunque. Chiamalo incidente di percorso, ma te lo avrei detto. E il mio problema è lo stress che tutta questa situazione mi ha creato. Non ho mai messo in discussione il noi, ho solo guardato la mia posizione e la mia situazione fisica. Potrei benissimo essere capace di amarti con tutta me stessa anche dal divano di casa mia, senza precedenti. Tu pensi che... oh mio Dio tu credi che io abbia pensato per un singolo secondo a separarmi da te? Charles!" disse quasi stupita dal pensiero del monegasco.
-"...non sapevo il motivo per cui la tua mente aveva portato a scrivere quello che ho letto, hai lavorato tanto per arrivare qua, era il tuo sogno, l'hai detto tu!"
-"la prossima volta chiedi" concluse il discorso Eleonora, uscendo da lì, affranta e con un dolore al petto lancinante.
Odiava litigare con Charles.
*
Il rapporto tra i due era risultato estremamente teso dalle prime ore del mattino, quando decisero di passare uno accanto all'altro senza nemmeno degnarsi di uno sguardo. Il loro orgoglio era troppo grande per superare una cosa di quel tipo, e dopo una litigata come quella avuta il giorno precedente era sempre più difficile cercare di fare il primo passo.
La maggior parte della folla urlava il nome del monegasco e su internet non facevano altro che omaggiarlo e renderlo come una persona invincibile. A Monaco erano quasi sul punto di proclamare festa nazionale.
Quella sera Eleonora era tesissima come una corda di violino, sia per il caffè ingerito in precedenza che la teneva sveglia e sia per come si sentiva. Era veramente molto dispiaciuta per non aver detto una singola virgola di quello che le era stato dagnosticato e si sentiva tremendamente in colpa. Sospirò leggermente attaccando con del nastro adesivo il bigliettino scritto da Charles per la gara di Monza, forse per conforto o per rilassare un po' i muscoli.
Ne sarebbero usciti.
La gara partì immediatamente vedendo Charles in prima posizione a comandare la gara, con Sebastian in terza posizione. La strategia prevedeva come primo obiettivo la prima e la seconda posizione, ma in caso contrario sarebbe stato d'obbligo tentare di portare a casa la macchina e ricevere un bel po' di punti che potevano fare a caso loro. Nonostante la prima posizione fosse ben serrata e ovviamente vinta dalla Mercedes, bisognava per lo meno lottare per il secondo posto dei costruttori. Il monegasco tenne la prima posizione fino al suo pit stop, quando Sebastian gli passò davanti dopo aver compiuto un giro degno di un riconoscimento. Immediatamente Charles si fece sentire tramite i team radio ed Eleonora spalancò la bocca nell'ascoltare le parole pronunciate da Charles.
-"è completamente fuori di testa" commentò immediatamente stringendo la mano in un pugno nervoso.
-"I want everything" si sentì dire ed Eleonora si girò verso Andrea, scuotendo la testa e successivamente abbassandola, mordicchiandosi la pellicina attorno al dito. Si sentiva ancora più in colpa, si sentiva la responsabile di quel comportamento arrogante da parte di Charles.
La gara terminò con la vittoria di Sebastian ed il secondo posto di Charles, che sicuramente non ne era molto contento. L'importante per la squadra era terminare in ottime posizioni e potevano congratularsi per il pieno successo ottenuto su un circuito in cui erano completamente sfavoriti. Festeggiarono tutti nei box ma Eleonora decisa sì di partecipare, ma nello stesso tempo di sviarsela il prima possibile. Voleva solamente chiudere gli occhi e sperare che quello ce stava passando durasse meno del previsto.
-"non dirmi che sei qua per farmi la predica" commentò Charles appena vide la francese seduta nei gradini sul retro del motorhome, non visibile da fotocamere e telecamere.
-"non sono quella persona che lo farà, non l'ho mai fatto e sinceramente non era il mio primo pensiero farti la predica, sei grande e vaccinato per capire quello che hai fatto."
-"che ho fatto? Avevamo deciso di svolgere il tutto in una maniera, non voglio che le cose vengano cambiate di punto in bianco durante una gara. Quel podio doveva essere il mio"
-"ecco quello che hai fatto e che continui a fare tutt'ora. Ti stai comportando da arrogante, da saccente, da "so tutto io, so fare tutto io" e ti devi dare una regolata. Devo ricordarti che in squadra non ci sei solo tu? O non ti è chiaro? Comunque non ti farò io la predica, ma il tuo team principal" commentò Eleonora alzandosi dai gradini per entrare nel motorhome, e fece un cenno di capo a Charles per seguirla. Con un finto sorriso sulla faccia entrò chiudendosi successivamente la porta alle spalle e poi si girò nuovamente per guardarlo, incrociando le braccia.
-"arrogante?! Mi hanno detto di portare a casa la macchina! So che cazzo faccio quando guido. Inutile dirmi che io stavo davanti quando loro avevano deciso in un'altra maniera"
-"non hanno deciso in maniera diversa, lo avevano programmato"
-"cosa?!"
-"era deciso... se lui sarebbe finito davanti a te che eri in precedenza davanti vrebbero lasciato così com'era in modo da evitare un possibile contatto tra di voi e perdere tutti i punti. Non ti avrebbero mai fatto sorpassare, rischiavi troppo"
-"tu lo sapevi?!" urlò di nuovo puntandole il dito contro.
-"era una delle ipotesi... poteva essere presa in considerazione" lei guardò un attimo per terra prima di affrontarlo.
-"e non mi hai detto niente. Di nuovo" commentò sarcastico lui, piegando la testa disgustato.
-"non era mio compito dirtelo, non sono la persona che parla in pista con te e non sono nemmeno parte del muretto. Sono l'ingegnere della tua macchina, che si occupa di tenerla nei dati fisici giusti e controlla i possibili danni, non formulare o comunicarti le strategie secondarie. Non sono nemmeno la ua segretaria, quello che sai devi fare e basta... non guardarmi così Charles per favore"
-"non posso fare diversamente. Non mi parli del tuo problema, mi sorridi come se nulla fosse, non mi dici nulla di questo"
-"non posso dirti nulla riguardo a questo Charles! Il lavoro non me lo permette. Non posso fare quello che vuoti tu Perci, cerca di capirlo" si avvicinò lei, facendo un passo in avanti e lui indietreggiò. In quell'esatto momento Eleonora si sentì lacerare, un'altra volta.
-"Charles..." lo richiamò lei con la voce quasi incrinata, sempre più sottile, mordendosi leggermente il labbro. Lo vide scuotere la testa.
-"Non posso stare con una persona che non mi dice le cose"
Lo disse tutto d'un fiato, come se avesse lanciato una granata addosso alla francese. Aveva fatto capire che voleva terminare tutto quello che si era creato ed Eleonora boccheggiò, senza nemmeno trovare le parole necessarie. Sussurrò ancora il suo nome, più piano, portandosi una mano sotto il naso per farlo smettere di gocciolare ma lui non si mosse di un millimetro.
-"voglio del tempo da solo"
-"perchè dici questo?" sussurrò ancora Eleonora, mentre lo vedeva chiudersi in un guscio ancora una volta, come aveva fatto dopo la morte di suo padre.
-"Voglio stare da solo ,in solitudine e non... non pensare ad altro"
-"Sono... sono una distrazione? S-Sono una distrazione?! Stai scaricando addosso a me la colpa di essere stato arrogante per non volerlo ammettere ed... ed ora non mi vuoi più"
-"non ho detto questo.." rispose lui flebilmente, sdraiandosi sul lettino senza mai osservare Eleonora.
La ragazza sentiva gli occhi bruciare talmente tanto da non riuscire più a tenerli aperti e vide tutto appannato a causa delle lacrime. Dovette sbatterli qualche volta prima di tornare alla vista e senza dire una parola, si girò ed uscì con la testa bassa dal motorhome. Per fortuna le luci erano basse in quel luogo e potè sviare senza che nessuno la guardasse, e muovendosi come un topo di appartamento raggiunse una delle auto di servizio apposite, utilizzandola per tornare in hotel. Entrò nella loro stanza, prese le sue cose raggruppandole ancora una volta nella sua valigia e si tolse la bandana rossa dalla testa, che nonostante tutto la tenne addosso per la giornata. La slegò e la appoggiò sulla sua parte vuota del letto, lasciando un bigliettino bianco con scritto solamente un grazie, accompagnato da un cuoricino. Con gli occhi gonfi e rossi chiese alla reception se ci fosse ancora una stanza singola disponibile e che avrebbe pagato di tasca sua la tassa per la stanza, ma fortuna o sfortuna volle che in quella hall ci stesse anche George, rietrato prima per sbollire la rabbia. Il conto passò direttamente sulla sua carta nonostante le infinite prediche e lamentele di Eleonora.
-"non fa niente, tranquilla. Ti accompagno se vuoi" rassicurò lui prendendo la sua valigia ed Eleonora annuì solamente, entrando di fretta nell'ascensore.
-"avete litigato di nuovo?" chiese solamente e quella fu l'unica domanda che George le pose.
Entrò nella stanza che sapeva di pulito ma nello stesso tempo era molto meno confortante di quella condivisa con Charles. Non c'erano i suoi vestiti sparsi per la stanza, non c'ra la sua risata che alimentava la stanza e non c'era la sua parte disfatta e con le lenzuola tutte piegate ed in disordine per via dei suoi continui movimenti notturni. Si lasciò andare ad un pianto disperato, senza mai precedenti e fu così probabilmente per tutta notte e per tutto il tempo a venire, fino a quando non crollò sul letto con le guance tutte rigate dalle lacrime. Non riusciva a capacitarsi do comee la relazione tra lei e Charles fosse finita così in malo modo, senza delle motivazioni certe.
Messaggio ad Artù🌷, da parte di Fraise 🍓
Biondino
so che sono le quattro di notte
E mi dispiace
Io...
Io e Charles...
è finita Arthur
Ed io mi sento crollare il mondo addosso ogni minuto che passa.
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