Capitolo 2

La mattina dopo Luvier per via dell'influenza che aveva preso e che lo aveva costretto a casa, saltò scuola. Dunque ne approfittò per cercare più informazioni su quel delitto avvenuto.

Si alzò dal caldo del letto e si avviò verso la scrivania posta vicino alla porta della sua stanza, sedendosi poi sulla sedia girevole. Cliccò il tasto di apertura e con pazienza - nonostante la lentezza di quel cartoccio malandato - attese che si accendesse.

Una volta del tutto avviato, accese il wifi e poi con la frecciattina del mouse, cliccò su Google. Quando la pagina si caricò del tutto, digitò sullo spazio ricerca, quelle fottute paroline magiche. In risposta una miriade lista di informazioni corellate a quella tragica sera comparve, poi scorrendo in giù trovò una informazione che lo colpì immediatamente, ci freccettò sopra e l'informazione si aprí del tutto.

Leggendo molto attentamente, venne così a scoprire che il Conte non aveva avuto un infanzia facile, vi descriveva come all'età di 5 anni quel povero ragazzo venne preso in custodia dagli zii, dato che per gravi problemi di economia, i suoi genitori biologici, nonché il conte Freddlin e la contessa Marivonne di Rosweel non erano più stati in grado da badare alle spese del figlio.

All'età di 10, venendogli vietato di frequentare gli studi pubblici, gli fu concesso di avere solo studi privati, di cui ogni giorno un maestro veniva a corte per dargli lezioni e tra cui, poi, anche lezioni di pianoforte.

Cresciuto con una rigida educazione, non gli fu nemmeno mai concesso di avvicinarsi ad altri dei suoi coetanei o di divertirsi. La vita a corte come tale doveva essere rispettate e presa seriamente. Una volta presa sotto mano quell'impero così come era stato creato, dal nulla poteva anche essere distrutto. Questo era un errore che mai andava commesso. Mai.

All'età dei 17, il conte fu obbligato a uficializzare il suo presunto fidanzamento con la contessina d'Orlanda. Jovién De Vries.

Poi scorrendo sempre più in giù, vide un grande articolo, con la scritta "ritrovato morto nel proprio letto il contessino appena dicianovenne Reinalmod V. Per quanto lí c'era scritto, diceva che in quella notte delle urla avevano attirato delle balie che lavorano all'interno di quella reggia lavoravano, secondo i loro racconti una volta aperta la porta trovarono il corpo senza vita del giovane e la finestra di solito chiusa totalmente rotta.

Da lí, varie ricerche erano partite per l'inseguimento dell'assassino. Ma lui non fu mai ritrovato.

Luvier, non osò ad aprire la foto, il suo cuore era già fragile di per sé a leggere anche solo quelle cose. Ora che ci ripensava però... Poteva essere che l'anima di questo conte non se ne fosse mai andata in pace per vendetta? Possibile che stesse invece cercando aiuto, per volare via ?

Chiuse di scatto il computer, come se ne fosse rimasto scottato e si alzò con l'intenzione di andare giusto a fare visita a quel castello. La febbre di sicuro non lo avrebbe fermato.

Sí, per oggi sarebbe andato da solo. Non era spaventato in fondo, ma curioso sí.

« Luvier. Scendi, degli agenti di polizia vogliono parlarti » proruppe la voce preoccupata del padre, che bussava alla porta

Luvier si accigliò per un momento. Polizia ? Che diamine era successo ? D'altronde sapeva che forse era successo qualcosa di brutto, ma sapeva che qualunque cosa fosse stata, lui non era affatto coinvolto in quegli affari loschi, in cui loro credevano.

Luvier si incamminò verso la porta che aprí, ritrovandosi così il volto scioccato del padre.
« Che succede papà ? »
Chiese Luvier, in un sussurro.

« Stanno indagando su un ragazzo scomparso, che frequentava la tua stessa  scuola ».
«  Si chiamava Denny. Mi dispiace ».
Aggiunse il padre dandogli tre pacche sulla spalla in segno di consolidarietá. 

Luvier a sentire quel nome, sentí proprio sotto di sé aprirsi una voragine, che tentava in tutti i modi di tirarlo sempre più in giù.

Già Denny. Quel Denny con cui aveva legato sin da piccolo, uno dei suoi primi migliori amici.

Non poteva crederci. Non voleva assolutamente crederci.

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