6. Il reverendo

«In pochissime settimane ci trasferimmo nella casa che ci destinò Louis. Una comodissima struttura in mattone chiaro vicino al piazzale centrale del paesino. Dallo chalet distava solo due chilometri. Il centro era delimitato da vari archi, sotto i quali si passava per arrivare alle varie costruzioni. Facevamo parte dei duecento abitanti del posto. E negli anni questo numero arrivò a malapena a mille.»

«Pochi abitanti per un paese diretto da un solo proprietario...», sussurra Luna.

«Esattamente. Divenne un mondo a sé, in cui i pochi abitanti vivevano lontani dalla città principale, Holt, alla quale si rivolgevano in casi veramente sporadici.»

«Com'era casa tua?»

«Questa è casa mia», rispondo accarezzando il terreno, «quella era casa di Louis. Tutte le case erano sue, tutto il paese era suo. Quella per me fu solo una casa di passaggio. Comunque... Era strutturata in un solo piano, ma aveva tutto. Ogni comodità era presente. Più bagni con varie vasche; avevamo una stanza da letto per ognuna. La cucina era molto grande ed era questa che si affacciava sul piazzale. Le case, in realtà erano tutte simili, e tutte collocate per quella strada sterrata che partiva dallo chalet alla parte centrale. Il paese era quasi tutto lì. Un piccolo cimitero era presente al di là del bosco. Dietro gli archi del piazzale centrale fece costruire una chiesetta, un piccolo locale, una farmacia e una macelleria. Poco più a destra, seguendo la forma ovale del centro, vi era un panificio. Queste attività non erano state ancora "destinate" ad alcun abitante. Erano pronte, fisicamente erano lì, ma non ancora usate. Vi era solo la struttura.»

«Era Louis che elargiva anche le attività?»

«Sì, un paese indipendente che si mantiene da solo.»

«Sembra più una setta...»

«Già... e a capo c'era lui, il Supremo»

«Louis?»

«No, il reverendo Dave, il pastore del paese; Louis era il proprietario, ma era il reverendo ad avere pieno possesso delle varie attività organizzative.»

«Un uomo di potere», ironizza Luna.

«Non del tutto, a me dava solo la nausea.»

«Era così poco affascinante?», chiede facendo una strana e buffa espressione.

Mi esce un gemito sotto forma di risata...

«Era alto e magro, con occhi piccoli e sottili che si poggiavano su un naso aquilino. Non molto folti i capelli neri che, lisci come spaghetti, gli calavano quasi fino agli occhi. Vestiva sempre con abiti italiani. Profumava di buono. Teneva un'aria spavalda, ostentava sicurezza sfrontata come se la sua parola fosse l'unica veramente importante. Beffardo persino nei suoi gesti...»

 «Nulla di eccitante, allora!», afferma sganciando uno dei suoi sorrisi.

«Già... ma Iosy se ne innamorò sin dal primo loro incontro.»

«Sul serio?», chiede facendosi seria.

«Sì, e non ci fu verso di farle cambiare idea.»

«Incredibile!»

«Beh, i pastori possono sposarsi», replico.

«Lo so... Mi riferivo ad altro. Incredibile è... che un religioso possa essere così curato, mentre un proprietario terriero come Louis fosse così trascurato!»

Sorrido a questa sua esternazione. Annuisco.

«Louis ci diede giusto il tempo di sistemarci nella nuova casa, quando ci invitò a presentarci alla funzione del reverendo, un suo cugino di secondo grado.»

«Erano parenti... Non ne avevo idea», esclama Luna.

«Lo erano tutti, mia cara... Lo erano proprio tutti!», rimango un attimo in silenzio per ricordare a che punto del racconto fossi...

«La chiesa... Eri arrivata al momento in cui andaste in chiesa per la prima volta», mi anticipa.

«Sì... Arrivammo in quella chiesetta. Si trovava al centro, su un ciglio della piazzola. Le vetrate superiori, a forma ovale, facevano filtrare la luce illuminando l'altare, tanto spoglio e semplice come la religione voleva e vuole ancora. Tutta in legno, la Casa di Dio profumava d'incenso, il tappeto rosso centrale divideva in due l'interno. Nessuna ricchezza primeggiava: niente oro, niente marmi, niente argento, nessuna raffigurazione... nessuna statua. Una grande croce in legno si faceva spazio sulla parete dietro l'altare, anche esso in legno chiaro opaco.»

«Dio è nei cuori, Cristo e la Madonna nell'animo, non si trovavano di certo negli sfarzi. Il Figlio di Dio era cresciuto in una capanna, non avrebbe dunque mai voluto che su di Lui si facesse un mercato!», continua Luna.

«Questo è il pensiero alla base del protestantesimo...» finisco sentendomi addosso una strana sensazione. Molte delle parole che uso, o che usa la donna, le conosco già. Come un déjà vù, quelle frasi echeggiano in mente. So che non è accaduto qualcosa di simile nella mia vita, ma sento che queste parole sono ripetute... da altri. Non nel passato, nemmeno nel presente. Cito le frasi infatti con la strana sensazione che le stesse usciranno dalla bocca di qualcun altro... negli anni ancora a venire. In un futuro che ancora non conosco.

«Va tutto bene?», chiede la giovane notando la mia distrazione. Faccio finta di nulla e continuo...

«Ci sedemmo nelle prime sedie, quando il pastore iniziò la sua predica. Continuava a dire che il male esisteva. Che le sue forme potevano essere le più svariate. Che il bene combatteva il male, ma che spesso era quest'ultimo che riusciva a insinuarsi dentro di noi. -Guardatelo negli occhi, vi sorprenderà vederne il sangue- disse.»

«Il sangue negli occhi...», sussurra Luna. Annuisco, la osservo dritta negli occhi...

«Ricordai la belva, la lupa. Mi voltai cercando lo sguardo delle mie sorelle, per capire se anche loro avessero ricordato in quel momento l'attacco del mostro. Carmen e Maria ebbero la mia stessa reazione... Iosy sembrò essere paralizzata. Era immersa in un sogno tutto suo, la punta delle sue labbra era distesa, come se sorridesse, del tutto persa nelle parole del religioso. Completamente assorta, come se fosse bastato a...»

«... a farla innamorare!», continua Luna.

«Iosy era la più bella fra noi e credo che persino il reverendo se ne fosse accorto. Sembrò ricambiare la simpatia di Iosy sin da subito», spiego.

«Si innamorò anche lui?»

«Più che altro restò fulminato dalla sua bellezza. E si capì perché appena posò lo sguardo su di ella, non riuscì più a distoglierlo.»

«Come te ne accorgesti?», chiese la donna curiosa.

«Osservandoli, mia cara... Semplicemente osservandoli. Durante il suo sermone si fermava e voltava lo sguardo su di lei, la quale ricambiava sorridendo. -Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo- recitò fissandola.»

«... Il diavolo...», ripete Luna sospirando.

«Già... il male. L'origine della malvagità. Quel giorno al centro della sua predica c'era questo argomento. Ricordo che ebbi diverse volte i brividi ascoltandolo. -Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo si contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo"- recitò leggendo, senza modificare alcuna parola, il passo della Bibbia.»

«Parole molto forti!», esclamò la donna.

«Molto più che forti, aveva praticamente descritto Fear Lake e i suoi abitanti!»

Luna inarca le sopracciglia con un' espressione di domanda.

 «Capirai, ci arriveremo! La lotta tra il bene e il male è qualcosa che è stata presente in tutta la mia vita. Quel diavolo, di cui parlò il reverendo io lo avevo visto, ci ero stata a contatto, nelle sue più svariate forme, fino a convincermi, che io ero una di esse.»

Luna poggia le mani sulla gonna, strattonando delicatamente la punta sporca di terriccio.

«Non credo che tu faccia parte di quel mondo oscuro... non lo penso, me lo sento e si percepisce...»

«Scuoiare quegli animali non mi dava alcun problema, quasi ne provavo piacere. Mi sentivo, e tuttora mi ci sento, come se fosse un modo per nutrire e insabbiare la mia voglia di far del male. Traevo beneficio dalla morte di quegli animali. Mangiavamo e ci proteggevamo dal freddo grazie alla loro macabra fine. Sognavo che fossero quegli uomini che avevano preso mia madre e poi me. Immaginavo fosse l'uomo che si divertiva a tagliuzzarmi con un coltellino nel frattempo che galoppava su di me, e nutrivo piacere nel far del male a quell'animale, che in realtà non mi aveva mai fatto nulla. Sgozzavo i cervi pensando che quel caldo sangue appartenesse a chi mi aveva montata sferrandomi pugni sulla schiena... Uccidevo i cinghiali a colpi di ascia. E io non faccio parte di quel mondo oscuro?» domando alzando la testa al cielo come se stessi chiedendo perdono a Dio.

 «Ti ci nutrivi, Adele. Coprivi con la loro pelle le tue sorelle per il freddo. Non hai mai fatto del male a nessuno!» afferma sicura di sé Luna.

Alzo di colpo le sopracciglia dando una steccata al collo. 

«Il reverendo concluse: -Dio ha vinto il male con la giustizia e con la misericordia, Dio ha sconfitto il male con la resurrezione di Cristo. In Cristo possiamo vincere il male, possiamo essere liberi dal ricambiare il male ed essere ancora più liberi di ricambiare con il bene- recitò osservando un'ultima volta mia sorella.»

«Lei come reagì?»

«Alla fine della funzione si avvicinò a lui per fargli i complimenti per il sermone. I due unirono le loro mani come segno di saluto. Al contatto mia sorella tremò. Ricordo che ce ne accorgemmo tutte e anche lui, il quale ne trasse piacere e iniziò a farle tante domande personali. Come si trovava a Fear Lake, se aveva un lavoro... Se fosse sposata...»

«Finirono insieme?», chiese Luna arrossendo.

«Se mi stai chiedendo ciò che penso... sì. Quella stessa sera mia sorella disse che stava andando a fare una passeggiata. Il paese è piccolo e la gente mormora. Già l'indomani scoprimmo che Iosy si era diretta dal reverendo e che dopo una cena si erano "coccolati" a vicenda. Era la prima volta per mia sorella, ma ci raccontò che non ebbe timore, che l'uomo l'aveva accolta tra le sue braccia con delicatezza, seppur dopo, rendendosi conto che sarebbe stato meglio aspettare il matrimonio, il religioso da che si era allontanato, le saltò addosso con passione, accettando di fare un passo non permesso dalla sue stessa religione. Entrò dentro mia sorella senza aspettare l'ufficializzazione della loro unione, ma promettendole che l'avrebbero fatto da lì a poco.»

«Fu lei stessa a raccontarvi cosa accadde?»

«No, non all'inizio. Lo scoprimmo da un anziano che vide la donna entrare nell'alloggio del religioso. Così, io e Maria, decidemmo di parlare chiaramente a Iosy. -Ti rendi conto che non sei ancora sua moglie? Di fronte a Dio, avresti dovuto aspettare!- le rimproverai. -Disse la donna che si dava per denaro- rispose Iosy...»

«Santo cielo, lo avevi fatto per loro!», disse Luna scuotendo la testa velocemente.

«Lo sapeva perfettamente, ma si sentì accusata e le venne spontaneo rispondermi così. -Brutta ingrata!- esplose Maria dandole uno schiaffo.»

«Eh... Beh, credo lo meritasse», ammette la giovane.

«Iosy portò la sua mano sul viso, si scusò e si diresse verso la sua stanza da letto senza più uscirne per ore. -Lasciala stare, Maria... è innamorata, non si è resa conto di ciò che ha fatto, ma lui la renderà degna sposandola, vedrai!- dissi a mia sorella, ma dentro di me, sapevo che anche su quello stavo mentendo, le mie sensazioni erano chiare e avevo imparato a fidarmi di esse.»

«Cosa fece Iosy poi?»

«La stessa sera tornò da lui, così come ogni giorno, per mesi. Non riuscì più a farne a meno. Se non lo vedeva per una volta, perché lui le diceva che non poteva, usciva e cercava di scoprire dove fosse. Ne divenne letteralmente ossessionata. Bastarono pochi mesi per rendersi conto che quello sarebbe stato l'unico uomo che avrebbe amato per il resto della sua vita.»

«Che storia assurda, povera Iosy, si è completamente annullata per stare con lui! Immagino già la fine. Penso di aver capito cosa sia successo dopo. Chissà cosa si prova a essere innamorati... a sentire battere forte il cuore vedendo un uomo... Chissà se è qualcosa di simile all'amore che si prova per i genitori...»

«No, è diverso. L'amore... Quel tipo di amore... cancella ogni razionalità, ogni dignità. Non c'è nulla che possa renderti più felice e allo stesso tempo ucciderti. Calpestarti come cartastraccia; fermare il tuo cuore, senza possibilità di ripresa.»

«Come fai a dirlo? Mi hai detto che non sei mai stata innamorata...»

Alzo lo sguardo verso la luna, ritorno sui suoi occhi, sussurro...

«Ti ho mentito...»

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