t w e l v e
I peccati del Diavolo
Non faceva altro che sentirlo, nella sua testa. Era iniziato con un leggero ticchettio, esattamente come quello di un orologio. Tanti mesi fa ormai. Troppi. E in quei lunghi mesi il ticchettio era diventato sempre più forte, come un martello che batteva a ritmo serrato contro un muro. Un muro che presto sarebbe crollato. Tum- tum-tum.
La sua ora si avvicinava. Era sempre più vicina, lo sentiva.
E cosa fare, allora?
Margot? Margot! Svegliati. Svegliati e spegni quel dannato orologio.
E Margot si svegliava, cercava di spegnere la sveglia, ma non era quella a suonare. Era tutto nella sua testa. Un continuo pulsare nella sua testa.
Era aumentato. Stava per scoppiare, Margot, stava per scoppiare.
Quasi nove mesi di agonia, di caffè presi con mani tremanti, di preghiere pronunciate piangendo.
Era molto religiosa, Margot. Andava a messa tutte le domeniche e, solitamente, il sabato lei e altri parrocchiani si fermavano in una saletta e parlavano. Parlavano del Vangelo e parlavano di come migliorare la parrocchia. Conosceva bene anche il prete, gli portava delle buone crostate il lunedì e trascorrevano molto tempo insieme. Forse lei pensava di espiare i suoi peccati vivendo per la chiesa, per la sua parrocchia e i suoi parrocchiani. Ma non avrebbe funzionato. Ciò che aveva fatto era troppo oscuro per essere espiato con le parole, o con le crostate. Serviva di più.
Era una domenica quando Margot decise che avrebbe parlato con qualcuno. Era la cosa giusta da fare. Doveva raccontare tutto al suo amico. Un'ultima volta. Sapeva che ormai era la fine.
Poi squillò il telefono. Lo lasciò squillare per un po', osservandolo con occhi grandi e tristi. Poi rispose. Non fu una buona idea. La voce che parlò dall'altro capo del filo suonò lenta e ammaliante. Catturò la sua attenzione e la sua volontà. La costrinse a seguire parola per parola e la convinse a fare una cosa che nessuno, neppure l'essere più spregevole sulla Terra, avrebbe mai ordinato di fare.
Quando ripose la cornetta, le lacrime le scendevano copiose sulle guance e le sue mani tremavano. Indossò il cappotto verde smeraldo e si coprì con la sciarpa nera fin sopra il naso. Poi uscì in direzione della chiesa.
Voleva parlare con Padre Christoph. E poi farla finita con tutti questi tormenti.
Non camminava nè troppo veloce nè troppo lenta, indecisa. Sembrava traballare ad ogni passo, le sue gambe erano due stecchini che reggevano una mente piena di pensieri, grida, sussurri, parole maligne e di conforto, immagini gioiose e di distruzione. Era un tumulto di emozioni e pensieri.
Si reggeva all'ombrello nero, che la riparava dalla pioggia battente, come se fosse l'unica cosa in grado di sostenerla.
Aveva gli occhi rossi e cerchiati di viola, come in un quadro di Egon Schiele, i capelli scompigliati e le labbra screpolate: fissava il vuoto.
Aveva paura, e tutti la sentivano e ne venivano contagati, quasi come fosse un morbo. La gente che incrociava, ne rimaneva colpita. La guardavano con un misto di raccapriccio e pietà e continuavano a pensare a lei per un bel tratto di strada, poi tornavano alla propria vita.
Margot iniziò a singhiozzare e il freddo non la scalfiva e gli sguardi pietosi della gente non la toccavano.
Arrivò in chiesa tremante. I cinque fedeli seduti tra le panche si girarono e vedendola in quelle condizioni si alzarono e si offrirono di aiutarla. La portarono da Padre Christoph e lì la lasciarono, tornando alle loro preghiere. Ci volle un po' prima che riuscisse a parlare e Padre Christoph non riusciva a riconoscere in quella figura distrutta la dolce e allegra Margot che da cinque anni lo aiutava con la caritativa e preparava per i bambini dell'oratorio le crostate.
"Spiegami"
Padre Christoph la fece sedere su una scomoda sedia di legno e anche lui si sedette di fronte a lei e le prese le mani.
La confessione, espiazione dei propri peccati, una cosa che un buon cristiano fa una volta al mese. Quanti peccati in un mese? Abbastanza, anche se certe volte fatti senza pensarci troppo.
"Ho fatto cose orribili, Padre. Ho fatto cose indicibili e me ne vergogno. Sto cercando di rimediare, ma non basta. Non basta nulla. E ho delle voci nella testa e non vanno via e mi torturato da mesi e non ce la faccio più, la prego, mi perdoni per ciò che ho fatto" il pianto disperato della donna raggiunse il cuore dell'ignaro prete che allungò le paffute mani sul volto della fedele in una dolce carezza, per rassicurarla. Le labbra sottili come la lama di un rasoio si incresparono e gli occhi quasi scomparvero coperti dalle guance.
"Mia cara stai tranquilla, raccontami i tuoi peccati ed essi agli occhi di Dio saranno perdonati" le disse con voce calda e lenta. Ma lei non era tranquilla. Confessare? Si poteva fidare?
Guardò Padre Christoph, quell'ammasso di carne e rughe dal quale spuntavano un sorriso caldo e rassicurante e due occhi piccoli e scuri, con le sopracciglia bianche e i pochi ciuffi di capelli candidi tirati all'indietro; pensò che lui forse l'avrebbe capita.
"Sarà lui. Ho scelto lui."
"Dio è buono, io lo so, ma ho fatto cose troppo brutte, troppo troppo orribili" disse la povera donna scuotendo la testa e continuando a singhiozzare. Il petto venne scosso così tanto che il prete ebbe paura che quell'esile corpo si sarebbe spezzato e allora si chiese cosa turbasse tanto l'amica. La strinse a sé in un rassicurante abbraccio e le chiese di nuovo cosa fosse successo perchè lui l'avrebbe aiutata. È allora lei decise di confessare.
"Padre io ho peccato perchè ho ucciso innumerevoli e innumerevoli volte".
La stretta di Padre Christoph ebbe un fremito, ma non si allentò. Il cuore del prete peró accelerò considerevolmente i battiti.
"Spiegami" ripetè con voce tremante.
"La prima è stata una bambina. Lo ero anche io, ma lei era più grossa e prepotente. Mi picchiava e picchiava anche gli altri ragazzi. Allora l'ho portata nel bosco con l'inganno e poi le ho lanciato una scommessa che consisteva nel buttarsi nel fiume con dei sassi in tasca... insomma lei era stupida e sbruffona, così ha accettato e si è buttata. Ovviamente non è riuscita a risalire.
Poi in seconda media, un ragazzo mi aveva baciata per una scommessa e durante le prove della recita di fine anno gli sparai fingendo di non sapere che la pistola fosse vera. Insomma incolparono il proprietario e io finii per essere una delle vittime.
Poi ci fu una ragazza alle superiori. Pensava di essere bella e intelligente. Più di me. Faceva piscina. Mi sono intrufola nello spogliatoio femminile e ho scambiato il suo sapone con un acido. È morta in doccia.
Poi..."
"Quanti sono, Margot?" la interruppe il prete terrorizzato.
"Diciassette. " commentò ormai senza alcuna ombra di lacrime sul volto. Si era tolta un grande peso, ma il ticchettio non finiva. "Dio mi perdonerà?" chiese allora la donna. Guardò il prete speranzosa, ma lui aveva il fiatone e non sapeva proprio cosa rispondere. Non riusciva a parlare.
"Dio è buono e perdona tutti..." disse con grande sforzo "ma dimmi: tu sei pentita di tutti questi omicidi?" chiese non sapendo più ormai che cosa aspettarsi dalla donna che aveva davanti.
Margot ci pensò per qualche secondo. Era pentita? Per alcuni si e per alcuni no.
Aveva solo sfruttato il suo dono. Era un dono l'arte di uccidere , glielo aveva detto Lei che era un dono.
Era un peccato usare il proprio dono? Doveva esserne pentita?
Le tornarono in mente le parole della voce al telefono. Aveva detto che doveva essere fiera. Che a quel suo ticchettio non vi era rimedio. Che doveva difendersi da chi voleva metterla su una sedia elettrica.
"Margot: sei pentita?" il prete aveva sempre più paura e ripetere quella domanda gli fece salire un groppo alla gola. Era sicuro oramai che se avesse nuovamente aperto bocca, non sarebbe riuscito a sillabare nulla e sarebbe semplicemente morto d'infarto tanto il suo cuore pompava velocemente.
"No... Ho fatto la cosa giusta" mormorò la donna, alzando gli occhi gonfi su quelli piccoli e stralunati del prete. "Loro erano cattive persone e sarebbero state cattive persone crescendo... magari avrebbero picchiato i loro figli, li avrebbero rinchiusi in camere buie senza cibo nè acqua, sporchi dei loro stessi escrementi e come unica compagnia quella dei topi. Io ho fatto un favore a tutti, Padre. Dio non me n'è riconoscente?" la voce lamentosa di Margot giunse per quello che veramente era alle orecchie del prete. Era la voce di una pazza, posseduta dal Diavolo in persona. Nella sua testa c'era Lui che come un burattinaio le muoveva le braccia e le mani.
La donna allora si alzò, o meglio Lui le disse di alzarsi e poi prese qualcosa dalla sua borsa. Era avvolta da un fazzoletto di stoffa bianca ricamato, davvero delizioso. Una pistola.
Padre Christoph era paralizzato dalla paura. Non per sè, ma per Margot. Uccidersi l'avrebbe condannata e lui non avrebbe potuto fare più niente. Sarebbe stata per sempre tra le grinfie del Diavolo.
Provò a parlare, ma come predetto non ci riuscì. Si allungò verso di lei, provò ad alzarsi, ma le gambe inferme cedettero sotto il suo peso. Rimase quindi in ginocchio e l'unica cosa che gli restò da fare fu iniziare a pregare.
Margot uscì dalla sagrestia.
Il prete sentì un colpo di pistola e delle urla. Pensò che fosse finita ma ci furono altri quattro colpi secchi e precisi, finchè le urla non cessarono. Si sentì qualche singhiozzo e poi un quinto colpo.
Infine solo il mormorio incessante delle preghiere di Padre Christoph.
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