Capitolo 2 - ILLUSIONI IN PILLOLE DI SERENITA' - seconda parte
«Ci hai fatto spaventare» la rimproverò Selene, ancora una volta. I commensali, nel frattempo, si erano seduti a tavola. Soltanto una sedia rimaneva ancora senza padrone.
«Spaventare? Non mi sembravi affatto impaurita» precisò Dass, che aveva focalizzato l'attenzione sul carrello delle cibarie.
Maximilian fermò appena in tempo la compagna, evitando lo spargimento del sangue del suo allievo.
«Ricordate? Quando siamo andati a Mirtia, sulla mongolfiera...» Alteria si giustificò, cercando di rievocare l'episodio appartenente a qualche mese fa. «Ve l'avevo promesso, che un giorno avremmo mangiato tutti insieme.»
«Sì, io me lo ricordo» intervenne Dass «non era proprio quello che intendevo, però mi posso accontentare.»
Max e Selene scossero la testa sconsolati, mentre l'arcimaga rise divertita.
«Ehm, ma quand'è che mangiamo?» continuò il giovane mago. «L'ultimo ospite deve essere proprio scortese ad arrivare così in ritardo. Fossi in te non l'aspetterei oltre.»
Alteria arrossì, distogliendo lo sguardo.
«Ma non riesci mai a collegare il cervello prima di aprire la bocca a sproposito?» l'apostrofò Selene, che come tutti gli altri commensali aveva ben chiaro di chi si trattasse.
Arrivò proprio in quell'istante, come se quello sproloquio nei suoi riguardi gli avesse fatto fischiare le orecchie.
«Siete tutti qui» disse con un filo di voce dall'uscio, osservando le persone più care riunite tutte nella stessa stanza.
Indossava una maglietta cenciosa di qualche taglia più grande. Era terribilmente dimagrito: il volto scavato mostrava una barba pungente scarsamente curata, le canizie si facevano largo sgomitando tra i ciuffi corvini, troppo precoci per chi non aveva vissuto più di tre decadi, le iridi nocciola erano spente come un cielo senza stelle.
Alteria abbozzò un leggero sorriso: «Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere.»
«Hai avuto un'idea eccellente» intervenne Esmeralda, leggendo il tedioso tergiversare dell'uomo.
«Sì, è vero» aggiunse Alexandros, cercando di mostrare un pizzico di gioia, recita malriuscita di un pessimo attore.
«Ora, mangiamo, Alteria.» L'arcimaga sfiorò la mano della giovane per infondergli un po' di coraggio. «Non vediamo l'ora di assaggiare tutte queste tue prelibatezze.»
Si voltò verso l'ex collega del consiglio, rivolgendogli un'occhiata sprezzante. Non colse in lui alcun sentimento di rivalsa e, dopo pochi istanti, la rabbia si trasformò in commiserazione.
Nel frattempo, Alteria si era alzata e, sollevando la prima cloche, aveva inebriato l'olfatto dei suoi ospiti.
«Questo è l'arrosto con cui mio padre è divenuto famoso tra i cuochi di Mirtia.»
Dass non riuscì a trattenere un piccolo grido d'esultanza.
«Spero di esser riuscita a imitarlo a dovere.»
La ragazza taglio un paio di fette per piatto, imbevendole in uno speziato sughetto color ocra. Accompagnò il tutto con delle patate abbrustolite, tagliate a fette a forma di mezzaluna.
Finalmente il pranzo cominciò, con somma gioia dei commensali in estasi davanti a tali manicaretti. Non mancarono di riempire di complimenti la padrona di casa, che rispondeva imbarazzata a tutte quelle lusinghe.
«Ancora! Ancora!» reclamò Dass, non sazio della prima abbondante porzione. Mangiava come un orso appena uscito dal letargo, senza perdere tempo a masticare, anzi, sembrava non aver tempo neanche per respirare.
«Oh, allora c'è un modo farti stare zitto» lo schernì Selene, arricciando con disgusto le labbra per il pessimo spettacolo che il ragazzo mostrava a tavola.
Il clima era finalmente disteso dopo giorni difficili.
Maximilian colse il profumo di quella straordinaria normalità: un gruppo di persone a cui voleva bene, attorno a una tavola imbandita. Esisteva, anche tra il freddo metallo della Torre Scarlatta, un istante di tempo simile. Strinse la mano della donna che amava che reagì con un leggero sorriso.
Decise che era il momento di prendere parola, per un lieto annuncio.
Diede un paio di colpi di tosse per attirare l'attenzione dei presenti.
«Amici, approfitto della gentilezza di Alteria per mettervi al corrente di una cosa... diciamo importante.»
«Selene è incinta?» domandò Dass con la bocca piena, prima di essere fulminato dalla suddetta, e non per modo di dire.
«Ehm, no... non che io sappia almeno.»
«Non ti ci mettere anche te!» gli urlò contro visibilmente stizzita.
«Dai, avanti, non tenerli sulle spine» aggiunse Esmeralda, evidentemente al corrente di quello che stava per dire.
«Ecco... per farla breve... sono stato nominato arcimago dal consiglio» l'ultima frase la pronunciò in un unico fiato.
La sua compagna sgranò gli occhi, formando con le labbra una forma a cerchio: «E non me l'hai detto?»
«Scusa, aspettavo il momento giusto per farlo. Un momento di convivialità, come quello offerto oggi da Alteria.»
«Ma è meraviglioso!» esclamò lei con gioia.
«Beh, vista la scomparsa di Esgarth c'era un posto vacante e...»
«...e non fare il modesto, te lo meriti» Esmeralda decise di dare conclusione al discorso impacciato dello stregone.
«Fo fempre faputo fe eri uno in famba» biascicò Dass, con le labbra ancora anestetizzate per la scarica elettrica appena subita.
Selene abbracciò il compagno e lo baciò su una guancia stringendolo a sé, facendolo arrossire come un peperone.
«Congratulazioni» Alexandros si unì ai complimenti, sforzandosi di sorridere.
«Maestro, quel posto è tuo, io non ne sono degno. Appena lo vorrai io saprò farmi da parte.»
L'uomo ignorò completamente quelle parole, perdendo lo sguardo nel vuoto e la mente in chissà quali congetture.
«Ehi!» Esmeralda richiamò l'attenzione del novello arcimago afferrandolo per la camicia, cercando di strapparlo dall'amore tentacolare di Selene.
«Io mi sono spesa in prima persona per farti avere quella posizione, quindi vedi di non lasciarla al primo che passa!»
«Vi ringrazio» sorrise imbarazzato.
«Sono la fidanzata di un arcimago!» esultò la compagna strappando una risata ai presenti.
Dass ribaltò le pupille, mimando il gesto che si fa quando si vuole indicare qualcuno a cui manca qualche rotella.
Il pranzo continuò in un'atmosfera gioviale e rilassata. I commensali terminarono la squisita pietanza leccandosi perfino le dita e riempiendo di ulteriori complimenti la generosa cuoca.
Tutti, tranne una persona.
«Alex...» fu la laconica sillaba che fuoriuscì dalle labbra imbronciate della ragazza. L'uomo aveva a malapena sfiorato quel ben di dio.
«Scusami, ma non ho molta fame» si giustificò, evitando lo sguardo mesto di Alteria.
«Come dolce avrei preparato una torta di mele» disse con un filo di voce, dimenticando in un battito di ciglia tutto l'entusiasmo e le energie profuse nell'organizzare quel ricco banchetto.
«Deve essere sicuramente buona.» Alexandros posò una mano sulla spalla di Alteria cercando di consolarla, ma il suo tocco era gelido, come quello di uno spettro.
«Se non vuoi la tua fetta posso prenderla io.»
«Dass! Vuoi forse un'altra scarica?» l'apostrofò Selene.
«Ma che ho detto adesso?»
Il ragazzo incrociò gli sguardi duri dei suoi compagni, nessuno aveva voglia di ridere in quel momento.
Alteria affondò la punta del coltello nella morbida pasta, tagliandone uno spicchio sottile, non delle dimensioni che avrebbe voluto riservare all'uomo che aveva inseguito per tanto tempo.
Alexandros la prese tra le mani rimirandone la fragranza. Si lasciò solleticare l'olfatto prima di addentarne un piccolo morso.
«È buona» disse, mentendo a se stesso e soprattutto alla sua innamorata. La bugia a fin di bene sembrò funzionare: la ragazza abbozzò un leggero sorriso e si mise a tagliare abbondanti fette per tutti gli altri, riservando la più grande al più affamato del gruppo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top