Capitolo 2 - ILLUSIONI IN PILLOLE DI SERENITA' - prima parte

Nella penombra, una maga armeggiava sopra un tavolo, in una delle stanze della torre adibita a laboratorio.

Passava in rassegna i numerosi ingredienti, ordinati nei loro contenitori e pesati con estrema precisione. Ad accompagnarla nel suo lavoro c'erano strumenti di vario genere: piccoli oggetti di metallo e recipienti delle più disparate forme e dimensioni.

Con cura raccolse una grossa quantità di polvere bianca e la versò in un contenitore, insieme a una sostanza arancione e viscida. Mescolò con vigore, mescendo le diverse viscosità, fondendo le tonalità di colore in un composto denso, dalle sfumature giallastre.

La maga, contenta della trasformazione ottenuta, versò altri composti creati in precedenza, continuando l'opera di rimestamento.

Era precisa e meticolosa; la formula richiedeva non poca disciplina e ogni passaggio doveva essere rispettato alla lettera.

Giunse il momento di travasare il tutto in un contenitore circolare di metallo, adatto a sopportare le alte temperature. La sua attenzione si rivolse verso un cilindro di vetro posto in un angolo, ignorato fino a quell'istante. In una soluzione, galleggiava una sostanza organica dall'ignota consistenza. Con una mano la raccolse, tagliandola con cura, stando ben attenta a ottenere parti uguali in forma e dimensione.

Era soddisfatta del lavoro svolto, frutto di studi e tanta pratica. Toccava ora al calore di una fiamma modellare e trasformare il composto, mutandone la consistenza. Mentre la superficie veniva imbrunita si rifletteva negli occhi vispi della maga il bagliore fervido della vampa; non era il momento di lasciar scemare l'attenzione, un istante di troppo e tutto il composto si sarebbe rovinato.

Un particolare aroma si diffuse nella stanza: dolce ed edulcorato, solleticò i sensi della ragazza che si lasciò andare in un ampio sorriso.

Profumo di mele.

«È perfetta!» disse tra sé Alteria quando la sfornò. Aveva sfruttato il laboratorio come cucina riuscendo a realizzare la migliore delle torte che avesse mai fatto. Prese due stracci per non scottarsi facendo attenzione a non farla cadere mentre l'appoggiava sul banco da lavoro per lasciarla raffreddare.

"Chissà se piacerà ai miei ospiti" pensò, mentre ne saggiava con un dito la consistenza.

***


Dass, recati subito alla stanza 101

per un allenamento speciale.

Maximilian.


«Lo detesto!»

Il ragazzo non era certo uno che mancava di esternare i propri pensieri ad alta voce. Rigirò il messaggio, ricevuto dal suo insegnante, tra le dita un paio di volte, prima di gettarlo per terra in uno dei corridoi della torre.

"Neanche il tempo di riprendermi e mi sta già addosso."

Erano passati una decina di giorni dai fatti di Florentia, e gli attori di quella vicenda erano fortunatamente tornati tutti alla Torre Scarlatta. Giunsero alla spicciolata, alcuni feriti gravemente, persino Tron era in pessime condizioni. I primi giorni passarono tra infermeria e varie convocazioni davanti al consiglio dei cinque arcimaghi. C'era poca voglia di parlare e ancora meno di scherzare.

Soltanto Dass sembrava sguazzare rilassato in quel mare di musi lunghi: facce provate più del dovuto, anche quando le cure magiche avevano cancellato le ferite dai corpi.

Erano quelle dell'anima le più difficili da risanare.

Dass non capiva: eppure Alexandros era tornato alla Torre Scarlatta vivo e vegeto, la missione era compiuta. Non era forse il caso di festeggiare per questo?

"Stavolta, Max dovrà darmi una spiegazione."

In quei giorni l'aveva praticamente ignorato. Le poche parole che gli aveva rivolto erano perlopiù ordini, consegne da parte degli arcimaghi e scarse spiegazioni di comodo.

"E ora, così all'improvviso, vuole allenarsi... bah!"

Incrociò le braccia dietro la testa e camminò fischiettando cercando di ignorare i cattivi pensieri.

Lungo il percorso che portava alla stanza incontrò Selene.

«Ehi, vedo che ti sei ripresa.»

La maga si massaggiò la spalla ancora indolenzita, nonostante i trattamenti magici avessero ridotto rapidamente la lussazione.

«Sì, dai, non c'è male» rispose, cercando di accennare un sorriso di circostanza.

Proseguirono entrambi in silenzio per una manciata di minuti, finché non si resero conto di condividere la medesima destinazione.

«Anche tu qui?» domandò accigliata la ragazza.

«Maximilian mi ha chiesto di raggiungerlo.»

"E pensare che il messaggio che mi ha fatto recapitare sembrava un invito galante" Selene sbuffò insoddisfatta.

«Che c'è?»

«No, niente, non farci caso. Dai, entriamo.»

Spalancarono la porta trovando all'interno il mittente dei loro inviti.

«Ah, siete voi» esclamò, con un pizzico di delusione. Cosa che non passò inosservata a chi lo conosceva meglio i chiunque altro.

«Beh, che genere di visite ti aspettavi?» chiese, chiaramente innervosita dalla situazione.

Da quando aveva ricevuto quel messaggio, la maga aveva viaggiato con la fantasia, immaginando di rimanere finalmente sola con il suo amato. Un po' di coccole e romanticismo era tutto ciò che desiderava, soprattutto dopo quei difficili momenti in cui avevano messo in gioco le proprie vite.

«Esmeralda» rispose serenamente lui, facendo accigliare Selene che immaginò Maximilian preferire la compagnia dell'avvenente arcimaga alla sua. La stanza centouno, poi, risultava praticamente priva di illuminazione, dettaglio che ravvivò ulteriormente la fiamma della gelosia che già ardeva come un falò nei suoi pensieri.

"Che cavolo devono farci insieme in questo luogo?"

«Chiamalo scemo!» esclamò Dass, pensando alla stessa cosa.

Le orecchie della ragazza cominciarono a fumare come due ciminiere.

«Anch'io vorrei passare qualche momento di intimità con Esmeralda con queste luci soffuse. Io, lei, e quelle sue due grosse...»

«Dass, ti prego, non peggiorare la tua situazione» lo fermò il suo maestro, "e la mia soprattutto..." si affrettò ad aggiungere nella sua testa.

«Beh, che ci fate voi qui?»

L'arcimaga arrivò all'improvviso, accolta dallo sguardo pensieroso di Maximilian, quello furioso di Selene e quello a forma di cuoricino del più giovane dei tre.

«Io me ne stavo giusto andando» replicò stizzita la ragazza, guadagnando l'uscita senza voltarsi.

«Tron ha mandato un messaggio anche a voi?»

«Come, Tron?» Selene tornò sui suoi passi.

«Sì, ho ricevuto questo biglietto dove il primo arcimago, mi esortava a recarmi qui alla torre, alla stanza centouno.»

Esmeralda creò tra le mani un piccolo globo luminoso per permettere ai tre di leggerlo.

«Anche io ho ricevuto un invito, ma a scrivermelo è stato... ehi, ma la calligrafia è identica!»

«Ma che cavolo sta succedendo?» Max, si guardò in giro per potersi raccapezzare. La luce magica, creata da Esmeralda, permetteva di poter osservare ciò che prima i loro occhi non erano in grado di cogliere. Poco lontano da loro c'era una tavola con sei posti a sedere, imbandita con vettovaglie e centritavola floreali.

All'improvviso, le torce alle pareti si accesero, illuminando, con le loro fiamme cremisi il resto della stanza.

«Non siamo soli» disse Esmeralda, affinando al massimo i suoi sensi. «Sento odore di... cibo?»

L'arcimaga si voltò verso il fondo della stanza.

«Mostrati!» comandò imperiosa, dissolvendo la magia di occultamento che aveva percepito provenire da quella parte.

Comparve una ragazza che si rannicchiava spaventata dietro un carrello per vivande. Su di esso c'erano cloche di metallo argenteo e piatti da portata da cui fuoriuscivano aromi deliziosi.

«Alteria!» pronunciarono all'unisono.

«Io, io... volevo solo farvi una sorpresa» rispose, delusa per essere stata scoperta. 

***

SPAZIO AUTORE

Con questo capitolo si torna al presente, come promesso. 

Torniamo a parlare di Alteria, che prepara una torta di mele con la stessa "classe" con cui un mago preparerebbe un composto alchemico. 

Poi, la nostra streghetta architetta un piano per riunire tutti i suoi amici in una stanza: le sue intenzioni sembrano essere chiare, no?

Chi ha letto Orwell potrebbe aver colto la citazione che ho inserito. La stanza centouno è la terribile stanza delle torture del Miniluv di 1984, però tranquilli, in questo caso il significato sarà totalmente opposto. 



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