Capitolo 9 - ANIMA CORROTTA - finale
Qualcosa fermò l'attacco sul nascere: delle liane si erano avvolte come serpi su quell'arto bloccandolo.
"Questo è uno degli incantesimi migliori di Selene, se fallissi non potrei più guardarla in faccia."
Una dozzina di liane, provenienti dall'ambiente circostante, avvolsero il corpo del mezzodemone, bloccandone ogni muscolo.
«Damian calmati, e vedrai che tra poco sarai libero dalla maledizione del Quaresh!»
Ma il ragazzo ormai aveva perso qualsiasi parvenza di umanità. Un urlo raccapricciante si levò dalla sua bocca, facendo tremare l'intera foresta. I muscoli si tesero in modo spasmodico, le gambe ripresero ad avanzare in direzione di Esmeralda, spezzando gli elastici rampicanti della Foresta dell'Illusione come piccoli fili di spago.
Quando sembrava tutto perduto, una scrosciante vampata di luce investì il corpo del ragazzo posseduto.
L'esplosione di energia proveniente dall'arcimaga della torre lo avvolse in un abbraccio sfavillante. Quella luce cercava di strappare dalla carne del debole corpo umano le parti corrotte dal demonio parassita che ne aveva preso il controllo.
Sotto lo sguardo di Alteria, le due anime presenti nel corpo si dimenavano, mescolandosi l'una con l'altra tra grida di dolore. L'incantesimo però sembrava non sortire l'effetto sperato, il Quaresh resisteva strenuamente alla separazione.
«Non me ne andrò da qui, questo corpo è mio!» gridò una voce che sembrava provenire dall'oltretomba.
Esmeralda espanse ulteriormente il suo potere in un'esplosione di lampi che fece tremare la terra, sollevando pietre e detriti a mezza altezza come se la forza di gravità avesse improvvisamente abbandonato quel luogo. Un'ondata più potente della precedente investì nuovamente il ragazzo, cercando di infrangere per sempre la resistenza dello spirito maligno.
Con un latrato che venne udito in tutta l'isola, il Quaresh si separò dal corpo di Damian, dissolvendosi in una colonna di luce che salì fino al cielo, spazzando via le nuvole soprastanti.
La maestra si inginocchiò al suolo a causa dello sforzo sostenuto, mentre Damian, finalmente tornato un normale essere umano, vacillò cadendo tra le braccia di Alteria.
«Grazie per aver percepito la richiesta d'aiuto proveniente dal mio cuore» disse, con un filo di voce.
«Damian...»
«Ero venuto alla Torre Scarlatta cercando il potere che avrebbe cambiato la mia esistenza, ma ho finito con l'esserne sopraffatto...»
Il ragazzo tossì, vomitando una grossa quantità di sangue.
«...Ma nonostante mi fossi trasformato in un mostro, tu hai fatto di tutto per salvarmi, hai perfino rischiato la tua vita per me, che ero solo uno stupido ragazzino intrappolato nel corpo di un demone.»
«Non sforzarti ora.»
Alteria percepiva l'ultimo spiraglio di vita che stava per abbandonare il corpo del ragazzo. Lo posò a terra e cercò di formulare tra le lacrime un incantesimo curativo. Damian sembrò rifiutare il suo aiuto, usando le ultime forze per stringere tra le sue mani quelle della ragazza.
«Ringrazio il destino per avermi fatto incontrare, nei miei ultimi istanti di vita, una persona come te» disse, prima di chiudere gli occhi per sempre.
«No Damian no...» balbettò Alteria, con la voce rotta dal pianto, sentendo il cuore che smetteva di battere.
«Mi dispiace» disse Esmeralda, ancora visibilmente affannata.
«Edgar, vieni!»
Al comando dell'arcimaga le parti della corazza d'acciaio sussultarono, strisciando tutte verso una comune direzione. Grazie alla magia con cui era stato creato, il golem ricompose il suo corpo e dopo aver raggiunto la padrona, si adagiò a terra per raccogliere il cadavere di Damian, su cui Alteria continuava a versare lacrime.
«Diamo a questo sfortunato ragazzo degna sepoltura» concluse Esmeralda, incapace di consolare l'animo della sua giovane compagna.
***
Una piccola croce, due sottili pali di legno incrociati tenuti insieme da un robusto spago, si era aggiunta alle altre già presenti nel giardino dei fiori, nel cortile del santuario del Picco Solitario.
Alteria stazionava in piedi con le mani conserte, mentre Esmeralda finiva di trapiantare alcune rose dove il terreno era stato appena smosso per dare sepoltura al corpo esanime di Damian.
«I fiori, con la loro sfuggente bellezza sono tutto ciò che noi vivi possiamo offrire come omaggio ai defunti.»
Un gelido alito di vento proveniente dalla scogliera scompigliò i capelli delle due ragazze, l'ultima lacrima di Alteria scivolò lungo la guancia prima di disperdersi per sempre tra i flutti di quella brezza.
«Torno alla Torre Scarlatta, maestra Esmeralda!» disse la giovane, congedandosi con un inchino. Volse i suoi passi in direzione del monumentale edificio, ma non fece tempo ad allontanarsi, perché ciò che l'arcimaga le disse la pietrificò all'istante.
«Sono certa che ce la farai, che riuscirai a ritrovarlo.»
La giovane maga sentì il cuore sussultare.
«Lui sta smarrendo la sua umanità inseguendo la sua chimera; ha lasciato alle spalle qualsiasi legame affettivo pur di conoscere la verità sulla morte dei suoi genitori.»
Alteria tremava colpita nell'intimo da quelle parole. Come poteva conoscere il motivo per il quale era giunta alla torre? Come faceva a sapere del filo che intrecciava la sua vita a quella di Alexandros? Aveva nascosto a tutti la verità, ma quella donna era in qualche modo riuscita a scovarla.
«Maestra Esmeralda, io...»
«Dentro il santuario, quando abbiamo fuso le nostre menti durante il rito d'espiazione dell'ombra, i nostri pensieri si sono mescolati.»
La rivelazione scioccò Alteria, che non ebbe la forza di replicare.
«Perdonami, non avevo il diritto di farlo, ma fin dal primo istante in cui ti ho vista ho percepito in te qualcosa che mi ha ricordato lui.»
«Alexandros.»
L'arcimaga annuì.
«Ha abbandonato questo luogo senza dire nulla a nessuno, anche a chi teneva veramente a lui.» Esmeralda si rabbuiò in viso nel pronunciare quelle ultime parole: «Soltanto a te ha dato l'ultimo addio» disse, mordendosi le labbra fino a ferirsi.
«Ora, sei a conoscenza di cosa succede quando l'anima malvagia che ci fornisce i poteri prende il sopravvento. Alteria, sono sicura che riuscirai a trovarlo e salvarlo da se stesso, prima che il Quaresh corrompa del tutto il suo animo.»
Esmeralda gettò le braccia al collo della giovane, cingendola in un tenero abbraccio.
«Ti prego Alteria, soltanto tu puoi aiutarlo.»
***
SPAZIO DELL'AUTORE
Concludo con questa parte i due capitoli che ho dedicato a Esmeralda e Alteria. Diciamo che in questo ho affrontato l'effetto collaterale del Quaresh.
Non ho dedicato una vera e propria spiegazione durante il racconto al "rito del Quaresh" e, seppur ben chiaro nella mia testa, mi sono sempre chiesto che cosa i lettori potessero capire al riguardo dagli indizi che davo lungo il corso della storia.
Approfitterò di questo spazio (che come sempre può essere evitato) per dare una sorta di spiegazione.
I maghi della Torre Scarlatta possiedono dei poteri magici grazie al rito del Quaresh. Significa che l'anima dei sottoposti viene fusa con quella di un demone degli inferi da cui possono trarre poteri preclusi a normali esseri umani.
Il rito può essere compiuto soltanto da Zephir (ricordate il prologo?) il misterioso essere che abita l'ultimo piano della torre di cui non vi dirò altro.
Ovviamente, esiste un grandissimo effetto collaterale, cioè che l'anima demoniaca prenda il sopravvento e che trasformi lo stregone in un demone assetato di sangue, come il povero Damian.
Può succedere in diversi modi:
durante il rito del Quaresh.
quando uno stregone progredisce troppo rapidamente.
quando uno stregone compie troppe azioni malvagie.
L'addestramento alla torre, una volontà ferrea e altri fattori evitano che questo accada, o almeno ne allontanano la possibilità, ma per tutti esiste un limite che non deve essere mai superato.
Spero di aver reso più chiaro qualcosa che magari si era già intuito durante la lettura. Se avete domande non esitate a farmele.
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