Capitolo 15 - SCONTRO DI LUCE E OMBRA - prima parte

Emmaniel distese le ali candide in tutto il loro splendore, circondato da un sottile strato luminoso che accompagnava costantemente i tratti della sua figura. Il volto dalla pelle avorio, perfettamente levigata, non conosceva i segni del tempo, i capelli che parevan fili d'argento, fluttuavano a un ritmo ipnotico, sospinti dall'immensa aura divina in cui era avvolto. 

Davanti a tanta magnificenza soltanto un signore degli abissi come Keshnal non si lasciava sopraffare. Il demone, parto del male primordiale, non nutriva alcun timore reverenziale nei confronti di una delle creature più nobili che calcava l'empio suolo di questo pianeta.

Il cherubino stese le proprie braccia in avanti, allineando i propri pugni: da essi si materializzò un bagliore sfolgorante, che costrinse sia il demone che il suo evocatore a coprirsi gli occhi per non restare accecati. La luce diminuì la propria intensità gradualmente, assumendo le fattezze di una spada dalla lama diamantata.

Keshnal ruggì ferocemente, facendo tremare le pareti affrescate della suprema stanza della cattedrale. All'altezza dei suoi avambracci, due propaggini d'ossa a forma di corno si dipanarono, allungandosi verso terra per oltre un metro. Ora anche il signore degli inferi possedeva due affilate lame con cui offendere.

Con un balzo raggiunse il nemico, con insospettabile agilità rispetto ai diversi quintali di muscoli da cui era costituita la sua mole. Emmaniel rimase impassibile davanti a quella furia, parando l'attacco con la sua spada splendente. Fu sufficiente la frizione tra le due lame, per increspare quella composta da materiale organico con cui il demone sferrava i propri attacchi. Keshnal non demorse e continuò a incalzare il suo avversario, ma a ogni contatto le sue armi perdevano efficacia, finché, nel parare un fendente avversario, la lama d'ossa posta sul suo braccio sinistro venne spezzata.

«La mia spada divina non conosce ostacolo» si vantò l'angelo, ottenendo come risposta da Keshnal soltanto un grugnito di sdegno. 

La sua voce era calda e celestiale, ma allo stesso tempo decisa e solenne. Avrebbe potuto rinfrancare il cuore degli uomini che avevano fede in lui, oppure incutere timore nei peccatori. Tuttavia per qualcuno strideva, come il suono più sgradevole esistente sulla faccia della terra. Per lo stregone, che stava assistendo a quello scontro tra divinità, ogni parola di Emmaniel non faceva altro che alimentare il suo odio viscerale. Per lui era soltanto uno sporco assassino e da quando era cominciato lo scontro, nella sua mente, come disegni su pagine di un libro degli orrori, si susseguivano immagini che vedevano il messaggero divino annientato dalla sua nemesi, nel modo più atroce. 

Keshnal, la cui mente era in sintonia con quella del suo evocatore, traeva nutrimento da quegli incubi, aumentando la propria forza vitale.

Emmaniel, ignaro del filo che legava i due, proseguì con gli elogi della sua arma celestiale.

«Neanche le tue ossa, dure come il più temprato degli acciai possono...»

Un'enorme vampa di energia nera, fuoriuscita dalle fauci del signore degli inferi, investì in pieno volto il cherubino strozzando le sue ultime parole in gola. Il demone si asciugò con soddisfazione la bocca, come se avesse appena bevuto un invitante bicchiere di schiumosa birra.

«Parli troppo per i miei gusti.» 

Keshnal schernì il proprio avversario, completamente avvolto in una nuvola di fumo nero. 

D'improvviso, splendenti raggi di luce spazzarono via la densa nebbia di tenebra, rivelando l'immagine imponente del divino angelo, completamente illeso nonostante l'attacco.

«Inutile» disse Emmaniel, senza scomporsi minimamente. 

Un'inattesa esplosione di luce fece da preludio al suo attacco a spada alzata, con cui tentò di fracassare a metà il cranio caprino dell'avversario. Keshnal lo schivò per un soffio, rimediando un taglio superficiale alla spalla, da cui prese a sgorgare sangue nero come la pece. 

Sotto gli occhi vigili di Alexandros, le due creature si affrontavano in una danza di guerra in cui si scontravano luce e ombra, cozzando l'una con l'altra in tremendi boati di potere, che facevano oscillare le pareti di dura roccia. 

Keshnal era costretto alla difensiva, non potendo contrastare efficacemente la lama diamantata del suo nemico. Schivava quando poteva, utilizzando incantesimi per nascondere la propria figura, ma risultavano soltanto blandi palliativi. Emmaniel a ogni attacco si avvicinava sempre più a scoccare un colpo letale al proprio avversario. 

Avvenne di lì a poco: con un fendente rapido come il baleno, staccò di netto l'altra lama ossea rimasta a Keshnal, facendola roteare in aria prima di andare a conficcarsi nel pavimento.

Il cherubino sollevò la spada sopra la testa, emanando da essa un bagliore ceruleo.

«Ma, ma, che mi succede?» balbettò Emmaniel, prima di franare con le ginocchia a terra.

Ora la sua arma era usata come se fosse un bastone per impedirgli di coricarsi prono sul pavimento.

«Ahahahahahah! Ahahahahahah!» Keshnal rideva a squarciagola. Il suo sbellicarsi malefico era talmente forte da essere percepito in tutta la cattedrale.

Alexandros sgranò gli occhi comprendendo grazie alle sue capacità occulte quello che stava accadendo all'angelo. Era circondato da oscure figure d'ombra dalle sembianze antropomorfe che, con le loro bocche di tenebra, succhiavano come sanguisughe l'aura dorata dell'essere divino.

«Mentre tu ti pavoneggiavi a menar fendenti, con la tua invincibile lama, i miei servitori d'ombra lentamente consumavano ogni tua goccia d'energia!»

«Maledetto servo del male, mi hai ingannato!»

«Una falsa divinità come te pensava davvero di avere la meglio su uno dei principali Signori degli Inferi?» lo motteggiò Keshnal «Guarda, stregone, ancora pochi istanti e terrò fede al nostro patto. Gioisci! La tua vendetta sta per esser compiuta!»

Alexandros rimase imperturbabile, era davvero quello il modo in cui voleva veder finire l'assassino della sua famiglia?

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