Capitolo 15 - SCONTRO DI LUCE E OMBRA - finale

«Avete sentito?»

L'intera cattedrale aveva vibrato fino alle più profonde fondamenta.

«Poco fa è scomparsa quella terribile aura maligna, e ora questa tremenda esplosione scaturita da un'immensa potenza magica.»

All'ingresso della struttura Tron stava discutendo con i suoi compagni di quello che aveva percepito. Intorno a loro c'era soltanto morte e devastazione causa dai cruenti scontri che erano stati combattuti. I corpi dei vampiri, ridotti in polvere dagli straordinari poteri del primo arcimago, riversavano le loro ceneri mefitiche sul sacro suolo di quel giardino, dove il sangue dei malcapitati soldati aveva tinto l'erba di rosso.

«Quell'enorme aura...ma-maestro...» balbettò Maximilian, rifiutando di credere alle sue percezioni.

«Tu dici?» Tron sembrava dubbioso, anche se in cuor suo condivideva le stesse sensazioni del compagno. «E' incredibile, il potere che è riuscito a sprigionare.»

Dall'interno della cattedrale il roboante rumore della battaglia riprese con vigore improvviso, ricordando ai tre stregoni che non c'era tempo da perdere.

«Muoviamoci» disse Selene, preoccupata soprattutto per Alteria e Dass, che potevano trovarsi in pericolo all'interno della costruzione.

***

«Non è possibile, non può essere!»

Alexandros si stropicciò gli occhi con le mani lorde di polvere e sangue: Emmaniel era ritto avanti a lui.

Il fetore emanato dal corpo visibilmente ustionato del servitore divino, impregnava l'aria presente nella stanza, mischiandosi al puzzo del fumo, sprigionato dai resti dei piccoli incendi che si erano creati dopo la dipartita dell'araba fenice. Le candide ali erano ridotte a due intelaiature d'ossa, dove rimanevano attaccati pochi brandelli di carne bruciata che si erano fuse con le piume incenerite. Nonostante le tremende ferite, nel petto del cherubino il cuore batteva ancora e la sua energia vitale splendeva come un faro nella notte più buia.

«Non avrei mai creduto che un mortale potesse ferire questo mio divino corpo» esclamò con un pizzico di incredulità, mentre si puliva la testa dai ciuffi dei capelli ridotti in polvere.

"In quell'incantesimo ho messo tutte le mie forze, com'è possibile che sia ancora in vita?"

Alexandros sentì le proprie gambe cedere di colpo cadendo carponi al suolo, accompagnato dagli schizzi di sangue che fuoriuscivano dalle numerose ferite.

Emmaniel non lo degnò d'uno sguardo, la sua attenzione era concentrata solo su se stesso. Osservava gli arti completamente anneriti dalle fiamme magiche; la pelle in alcuni punti si staccava, scoprendo le vive fibre muscolari.

Il suo bellissimo aspetto, capace di ammaliare il cuore d'ogni essere umano era stato orribilmente deturpato.

«Mi ci vorrà del tempo per rigenerarmi.» Ruotò meccanicamente la testa in direzione del suo nemico. «Ora però devo tornare a ciò che ho lasciato in sospeso.»

Raccolse la sua divina arma, costituita di puro diamante, dal punto dove era caduta, avanzando inesorabile verso l'arcimago della Torre Scarlatta.

"Non ho più neanche la forza di strisciare, stavolta è davvero finita."

Per un intero decennio aveva affrontato pericoli di ogni genere. Si era addestrato duramente, trascendendo ogni limite conosciuto, raggiungendo un potere che nessun altro era riuscito ad avere in un così breve lasso di tempo. Aveva sacrificato tutto in quell'ultimo incantesimo dalla forza straordinaria, ma neanche il potere della fenice era stato sufficiente ad eliminare l'essere divino. Tutto l'odio, la rabbia, il rancore trascinato per dieci lunghi anni, concentrati in un unico istante non avevano sortito alcun effetto.

"E' stato tutto inutile, mi dispiace..."

Il suo pensiero corse per l'ultima volta ai suoi cari che invano aveva cercato di vendicare. I suoi occhi si chiusero prima ancora che Emmaniel ponesse fine alle sue sofferenze.

***

Sprofondo nell'oblio, mi immergo nel suo silenzio, nelle sue pacifiche acque senza fondo. Il dolore mi abbandona, vacuo scivola via dal mio corpo che si fa sempre più leggero. Ogni anno, passato alla ricerca di qualcosa che non potevo raggiungere, si allontana. 

Quanto tempo ho sprecato nel cercare la mia vendetta? 

Un decennio di sofferenza scompare e io torno quello di allora. Torno a quel tempo spensierato, a quei giorni passati oziando nella tenuta di famiglia. Tutto il resto si dissolve, come se fosse stato un unico e gigantesco incubo...

«Ah, finalmente è ora di cena!»

Corro nella sala da pranzo dove la tavola già imbandita mi sta aspettando. Cleo mastica trafelata la sua bistecca, anche stavolta non ha aspettato quel perdigiorno del suo fratellone. Papà con aria severa distoglie lo sguardo: mi aspetta la solita predica per il mio ritardo. Mi scuso con un inchino e sorrido a mia madre Leda. Sulla pelle di seta del suo viso gli anni paiono non passare mai.

Non mi degna della sua beltà e comincia a consumare la sua cena.

«Mamma sono qui, perché non mi rivolgi la parola?»

Non solo lei, ma anche mia sorella mi guarda con rimprovero. Se ne stanno in silenzio, e io non ho bisogno di parole per comprenderli.

«Ho fatto quello che potevo!» mi affanno a urlare invano.

«Ho fatto quello che potevo!» mi ripeto, stringendomi la testa tra le mani e accovacciandomi sul pavimento.

«Ho fatto tutto quel che potevo!» bisbiglio, per autoconvincermi mentre tutto svanisce, e la luce si fa tenebra.

«Ne sei certo?» sussurra una voce femminile nel mio orecchio.

I suoi capelli ramati accarezzano il mio viso, mentre il suo tenue respiro rinfresca la mia ruvida pelle.

«Esmeralda» esclamo voltandomi verso di lei, e perdendomi con lo sguardo tra le sue gemme fiorenti.

«Cosa fai? Cerchi di giustificarti in punto di morte?» tuona, con il tono severo che usava al tempo del mio apprendistato.

Mi sento sprofondare.

«Sei così vile da trovare soltanto scuse negli ultimi istanti della tua vita?»

Non trovo nessuna parola per controbattere, non con lei. Non con la donna che ho amato e lasciato indietro sulla via che portava alla mia vana ricerca.

«Mi hai sacrificato senza ottenere nulla.»

Ora era Vanessa a parlarmi. L'ho uccisa per evocare Keshnal per poi non servirmi di lui, in quanto credevo di potercela fare con le mie sole forze.

Una vita innocente tolta con queste mani, macchiate indelebilmente da ogni genere di nefandezza. Con quanti cadaveri ho lastricato il sentiero del mio destino?

«Maestro...»

La voce di Maximilian giunge in risposta alle mie congetture, colma di disapprovazione. Colui a cui ho fatto lo stesso torto da me subito è riuscito ad abbandonare il desiderio di rivalsa nei miei confronti. Un uomo decisamente migliore di me, prigioniero senza possibilità di fuga della mia vendetta.

«Mi hai abbandonato per finire in questo modo?»

«Alteria anche tu? per favore non dire così. Il tuo rancore non riuscirei a sopportarlo.»

«Ho affidato il mio cuore ad un essere spregevole» dice, vomitandomi addosso tutto il suo odio, sputandomi contro parole al veleno.

I loro improperi rimbalzano nella mia testa in un'insopportabile cacofonia di suoni. Con il loro disprezzo lacerano il mio spirito martellandomi di dolore.

«Basta!» urlo invano nella speranza di porre fine a quella tortura. Tutte le persone che hanno significato qualcosa nella mia vita mi calpestano e io sono solo a lasciarmi consumare lentamente dal senso di colpa.

«Amico, non tutti ti hanno abbandonato, ci sono ancora io.»

È il suono d'una voce sibillina che di primo acchito non riesco ad associare a nessuno di mia conoscenza. Sento un'ombra scura come la notte posarsi accanto a me e avvolgermi in un tenero abbraccio, mentre agita le sue ispide labbra.

«Io sono con te e lo sarò sempre, non ho intenzione di abbandonarti come han fatto loro.»

Pensare che ti ho sempre rinnegato, servendomi di te quando volevo e nascondendomi ogni volta alla tua chiamata.

«Eppure sono l'unico che non ti ha ancora lasciato solo.»

Ha ragione. Tutto di questo mondo mi ha voltato le spalle, tranne lui. Lui è ancora qui al mio fianco, ad offrirmi una stampella con cui sorreggermi.

«Oh, posso fare molto di più» dice cogliendo i miei pensieri «con il mio aiuto posso farti smettere di strisciare in questo abisso. Combinando le nostre capacità possiamo ottenere ciò che vogliamo. Tu puoi ottenere ciò che vuoi!»

Ci fu un lungo istante di pausa, ma in cuor mio so che Lui, il mio Quaresh sta per dar voce al mio desiderio più recondito.

«Insieme, noi due, possiamo anche uccidere un Dio!»

L'oscurità con cui mi avvolge è in grado di lenire le mie ferite, cancellando i volti biasimanti di chi mi ha abbandonato.

«Sì, lo voglio... ti prego... aiutami...»

***

Sotto gli occhi stupefatti di Emmaniel,che si trovava a scoccare il fendente decisivo, accadde qualcosa di terribilmente inaspettato.

Il corpo sfinito dello stregone venne avvolto da una tremenda energia oscura, una forza estremamente maligna, paragonabile soltanto all'aura carica di malvagità di un signore degli inferi come Keshnal.

"Non è possibile, non aveva più un goccio di forza vitale... dove trova tutta questa energia?»

L'angelo stupefatto indietreggiò, mentre assisteva alla mutazione del corpo di Alexandros.

La pelle si trasformava in un tessuto dal nerbo robusto, tingendosi di una tonalità violacea, i muscoli si ipertrofizzavano, le estremità assumevano forme adunche simili a quelle di artigli animali. Avvolto in una nuvola di fumo nero il Quaresh, che era stato sotto controllo fino a quel momento, aveva preso il sopravvento sull'animo umano dello stregone dando voce a tutta la sua rabbia. Corna ossute spuntavano come cime cineree dal suo cranio, mentre grandi ali di pipistrello si facevano largo tra la carne del dorso stendendosi in tutta la loro tenebrosa maestosità.

Il grido della creatura dell'abisso, appena nata dall'odio più profondo, squarciò il silenzio della notte, facendo tremare le pareti della martoriata stanza celeste.

«Mostro!» l'apostrofò il cherubino sconcertato davanti a tale trasformazione «quale aberrazione è mai questa?»

«Mostro?» perfino la voce del ragazzo aveva assunto una connotazione più gutturale. Sentiva dentro di sé un irrefrenabile appetito, ma non si trattava della semplice soddisfazione del proprio stomaco, era una fame più istintiva, profonda, primordiale e irrimediabilmente oscura.

Emmaniel vinse lo scoramento per ciò che di cui era stato testimone e decise che era giunto il momento di rispedire lo stregone, o qualunque cosa fosse diventato, nell'abisso da cui era saltato fuori. Sferrò un fendente di piatto che Alexandros schivò semplicemente abbassandosi. L'arcangelo non demorse e con una serie di rapidissimi colpi di scherma incalzò il suo nemico che però evitava con estrema facilità, mostrando di aver raggiunto una velocità irreale, che andava ben oltre le capacità di un semplice mortale. In estasi per queste sue nuove doti, sembrava quasi schernire il suo avversario grazie all'abilità con cui gli teneva facilmente testa. Quando esausto Emmaniel indietreggiò per riordinare le proprie idee, Alexandros lanciò contro di lui il proprio braccio destro allungandolo in maniera innaturale fino a serrare la mano sulla gola del proprio nemico.

«Sembra proprio che la situazione si sia capovolta» disse il mezzodemone con gli occhi spiritati. 

***

SPAZIO DELL'AUTORE 

BOOM BABY! 

Eh sì, il primo capitolo non era altro che un FlashForward che si ricongiunge poi a questo. Chi aveva capito che Alexandros era lo stregone che sbaragliava i tre cavalieri celesti? 

Il nostro protagonista però ha un sussulto d'orgoglio proprio mentre Keshnal sta per compiere la sua vendetta. Ed è con le sue stesse mani che vuole compiere giustizia. È sempre stato solo nella sua rivalsa e così ricaccia all'inferno la sua migliore possibilità di riuscita. 

Alexandros crede nell'uno contro uno, crede nella sua ferma volontà di vittoria, ma anche il massimo dei suoi poteri è inutile contro un Dio. Emmaniel è ferito, ma vivo, e sta per scagliare il colpo di grazia all'inerme giovane. Il lato scuro però viene a galla come ultima carta da giocare, il Quaresh prende il sopravvento trasformando lo stregone in un demonio. Per l'ennesima volta la bilancia delle forze in gioco sembra cambiare lato. 

Ma e tempo di tirare le fila del discorso, di "far venire i nodi al pettine". Le squadre di Tron ed Esgarth giungono sul posto quando forse è troppo tardi. In tutto questo, dove sono Alteria e Dass? 

FINAL CHAPTER IS COMING (e con esso la risposta a tutti i quesiti)

Stay tuned! 

Alessandro 


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