2. Dietro i dipinti
«Da qui in poi, nulla sarà così semplice» mormorò Warrod, con un misto di tensione e eccitazione che si dibatteva nel petto. Trattenendo a stento l'emozione, infilò la mano nello zaino e tirò fuori una torcia, che a un suo comando si accese di una tenue e calda luce aranciata.
«Qualcuno di voi dovrà reggere questa» disse allungandola ai compagni. «È inestinguibile e non si spegnerà a meno che non lo vogliate».
Jord allungò il braccio e l'afferrò. «Ci penso io a reggerla».
«Bene. Andrò avanti per controllare che la strada sia libera» riprese lo gnomo mettendo il piede sulla prima piastrella. «Illuminate il corridoio e aspettatemi». Poi si infilò nel tunnel, osservando attentamente il pavimento in cerca di pericoli.
Dalla soglia di quel tunnel avvolto nel mistero, i tre compagni videro la schiena dello gnomo sbiadire nella penombra e nell'attesa del ritorno, si presero tempo per osservare le pareti e gli affreschi dai colori brillanti.
Alla loro destra, due figure umane dalle preziose vesti scarlatte e con testa di sciacallo reggevano uno scrigno, che oltre a essere dipinto spuntava dalla parete, intarsiato in bronzo e decorato di invitanti bottoni.
Oltre, era rappresentata una porta di pietra, così dettagliata da sembrare vera: dall'imboccatura del tunnel riuscirono a notarne l'aspetto, pesante e levigato simile a quello della porta di una cella. Questa intuizione pareva confermata dai graffi e dalle scanalature che il pittore aveva inciso sopra la sua superficie, che facevano pensare ai disperati tentativi di qualche misteriosa creatura di liberarsi. Alla stessa creatura appartenevano probabilmente le mani che sporgevano dalle sbarre nella piccola feritoia della porta, contorte e avvinghiate disperatamente al metallo come a volerlo piegare con la forza bruta.
Sull'altro lato del tunnel, il pittore sembrava aver dipinto spinto da una frenesia quasi allucinata, e nessuna scena era distinguibile nella confusione di colori e forme che la ricoprivano; riuscivano a riconoscere alcuni oggetti come sedie, tavoli e pergamene sparse alla rinfusa sulla pietra, ma non era semplice interpretare quell'accozzaglia di dettagli per trovarvi un filo logico.
Troppo lontano per decifrare i restanti affreschi in fondo al corridoio, Jake si concentrò sul pavimento, e sul sentiero di piastrelle rosse che pareva serpeggiare fino a perdersi nell'oscurità.
Fu osservano con attenzione le rune incorniciate nel sentiero che il ranger scorse le prime parole di quello che si rivelò il benvenuto lasciato dal mago:
"Acererak si congratula con voi per la vostra abilità nell'osservare; fate ciò che desiderate, perché non importa ciò che farete, ma sarete miei alla fine."
«Dicono che fosse una persona ospitale» scherzò Jord quando il compagno riferì loro il messaggio lasciato dal mago.
«Forse non ospitale, ma sicuramente loquace» rispose Jake, che si era inchinato per decifrare nuove rune che aveva scorto ai bordi del tunnel. Iniziò a leggerle a voce alta, partendo dalla più vicina e quando terminò lo gnome si stava riaffacciando dalla penombra, con un sorriso soddisfatto dipinto nel volto:
"Tornate indietro dal tormentatore o attraverso l'arco,
e la seconda grande sala scoprirete.
Evitate il verde, se riuscite, ma il bel colore della notte
è per gli uomini di grande valore.
Se le sfumature di rosso rappresentano il sangue, il saggio
non avrà bisogno di sacrificare altro che un cerchio di
magico metallo – siete a buon punto della vostra marcia.
Due buche lungo la via verranno trovate per condurre
ad una fortuita caduta, quindi controllate il muro.
Queste chiavi e quelle sono le più importanti di tutte,
e fate attenzione al tremolio di mani e a ciò che molesta.
Se trovate il falso troverete il vero,
e dentro il salone colonnato arriverete,
e lì il trono che è chiave e serratura.
Gli uomini d'acciaio con i visi addolorati fanno più che
incontrare gli occhi dell'osservatore.
Avete lasciato e lasciato e trovato la mia Tomba
e ora la vostra anima perirà."
«Il tunnel era ricolmo di trappole. Ho disattivato quelle che lo permettevano, le altre dovremo segnarle per evitare di caderci dentro» disse Warrod avvicinandosi ai compagni. «E a quanto pare, il nostro Acererak ci ha lasciato un indovinello. Molto simpatico da parte sua».
«Già, forse è meglio trascriverlo e portarlo con noi, potrebbe tornarci utile in futuro» suggerì Jake, estraendo una pergamena e della grafite dallo zaino. Dopo pochi minuti le oscure parole del mago erano riportate sul foglio e il gruppo si mosse, per osservare con più attenzione gli affreschi oltre l'ingresso.
Oltre la porta e la misteriosa creatura artigliata, campi coltivati a graminacee e lontane montagne facevano da sfondo a figure di diverse razze, impegnate a lavorare duramente la terra brulla. Intuirono che si trattasse di schiavi dalla facce contorte in supplica, e dalle fruste che parevano schioccare ai loro piedi, mosse da personaggi persi nello sfondo. Più avanti il dipinto sfumava in una foresta e nelle montagne che chiudevano il paesaggio.
Quando giunsero al termine del corridoio, segnando lungo il cammino con del carbone le piastrelle che avrebbero attivato le fosse-trappola lasciate dal mago, il sentiero di piastrelle rosse si biforcò, voltando a sinistra verso un arco di pietra, alto quanto tutto il corridoio. All'interno della struttura di pietre, delle quali tre colorate irradiarono luce al loro passaggio, vorticava una fitta e misteriosa nebbia, che impediva di vedere attraverso. Questa sembrava reagire alla loro presenza, e quando le pietre brillavano lei si muoveva più velocemente, arrotolandosi in spire ed estendendosi verso gli osservatori di qualche centimetro.
Se l'arco ispirava diffidenza nei compagni, ben diverso era l'effetto di ciò verso cui conduce l'altro ramo del sentiero: nel muro era scolpito il volto di un demone, dalle corna ritorte e appuntite, gli occhi assetati di sangue e le fauci spalancate come a voler inghiottire il malcapitato che vi fosse arrivato davanti. Al loro interno non era possibile scorgere nell'altro che una profonda e minacciosa oscurità.
«E adesso?» chiese Ben guardandosi intorno. «Da che parte continuiamo?».
«Io escluderei il demone a priori» rispose Jord fissando quelle fauci dalla distanza «Non so perché ma ho come la sensazione che quella oscurità non sia per nulla benefica».
Gli altri annuirono alle sue parole e si mossero, per allontanarsi dal demone e dal suo oscuro ingresso.
«Che ne dite dell'arco?» chiese Warrod, indicandolo. «Sembra attivarsi al nostro passaggio, potrebbe celare una via».
«Sì, ma anche lui non mi ispira» rispose Jake, muovendosi con cautela lungo il sentiero sicuro tracciato dallo gnomo per tornare agli affreschi sulle pareti. «L'indovinello parla di un tormentatore. Che c'entrino le figure in schiavitù rappresentate qui?».
«Stai davvero seguendo le parole del mago? Non pensi che abbia tutto l'interesse a non farci arrivare alla sua tana?» chiese Jord raggiungendolo.
«È possibile. Ma potrebbe anche essere interessato a farci arrivare per poterci uccidere una volta lì.».
«Che consolazione...»
«Credo valga la pena controllare se le sue parole indicano davvero un ingresso possibile. Una volta individuato, possiamo sempre decidere di non percorrerlo».
«Sono d'accordo con Jake. Qualsiasi alternativa all'arco è ben accetta» si intromise Ben, alle loro spalle. «Propongo di osservare i muri separatamente e di cercare qualsiasi riferimento agli indizi della pergamena».
«Bene, allora io penso allo scrigno» disse Warrod camminando verso l'ingresso e la sporgenza sul muro. «Avvisate se trovate qualcosa».
Così si divisero e osservarono con attenzione gli affreschi, in cerca di qualunque elemento che potesse ricondurre all'ingresso della "seconda grande sala".
Il tentativo di Warrod con lo scrigno fallì in una trappola, che lo gnomo saltò agilmente pochi secondi prima che il terreno si aprisse e la gravità lo facesse precipitare sopra una serie di punte acuminate.
Anche l'ispezione di Jake e Jord dei campi e degli oggetti sparsi nel dipinto non portò risultati.
Ben invece si soffermò sulla porta e sulla figura che si intravedeva attraverso le sbarre.
"Sarà questo il tormentatore?" si chiese, esaminando la parete dipinta. Dovette ripassare più volte lungo il contorno per scorgere in alto un angolo sbeccato, che mostrava la pietra sottostante e un piccolo listello di legno.
«Forse ho trovato qualcosa» disse ai compagni, prima di estrarre lo spadone e inserirlo nella fenditura, facendo poi forza verso il basso. La lama si insinuò dietro lo spesso strato pigmentato e poi venne giù, portando con sé la pittura e rivelando una massiccia porta in legno nascosta dietro.
«A-ah!» esclamò Warrod soddisfatto «Molto bene, Ben. Fammi dare un'occhiata per capire se c'è qualche trabocchetto nascosto».
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